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13-10-2016
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MAURO BARNI
L’assistenza sanitaria a Siena nella Grande guerra
Sullo straordinario panorama di Siena durante la prima guerra mondiale1, spiccano i tratti impressi a fortissime tinte, relativi allo scempio della vita e della salute dei nostri combattenti e della stessa gente comune coinvolta nel “fronte interno” ed allo straordinario impegno sanitario del Paese tutto, tardivo, insufficiente quanto si voglia (anche in senso operativo), ma alla fine 1 Il Convegno di studi su La grande guerra in provincia: comunità e fronte interno, promosso dall’Accademia dei Rozzi (Siena maggio 2015. Atti in corso di stampa) fu moderato da Giacomo Zanibelli e introdotto dall’Assessore professor Stefano Maggi. In una tavola rotonda, cui partecipò con un intervento documentato e appassionato il Prefetto di Siena Renato Saccone, fu delineata l’estensione nazionale della tragica vicenda, che, sia pur osteggiata e malvista, fu tuttavia il decisivo collante dell’unità della patria, poi sciaguratamente indirizzata verso la dittatura, proprio per l’insufficienza della classe politica. Non è possibile dar conto dei “passaggi” più significativi del convegno: i cui resoconti originali si preannunciano di grande interesse informativo e scientifico. Ma si impone comunque un sia pur breve accenno al geniale approfondimento di Saverio Battente sugli effetti del cattivo governo degli eventi nella città di Siena e la sua reazione “politica” e “sociale” aggravata dal crollo della comunità politica (1914) anche sulla nostra città, essenzialmente tradottasi nella paralizzante dialettica tra interventisti e non, tra fautori dell’uno o dell’altro schieramento. Quel che occorse dal Nord al Sud della penisola, in ambito civile, economico, industriale, amministrativo con ogni riflesso sull’ordine pubblico, la alimentazione, la riconversione militare della grande macchina metal-meccanica, e più intimamente sulle famiglie, sulle donne, improvvisamente chiamate ad un ruolo muovo nella società, è stato analizzato con felice scelta di temi e si esempi da parte di un qualificato drappello di studiosi da Giulio Cianferotti, su tutti che hanno riferito sulla salute e sulla sanità. A Siena dovettero essere escogitate molteplici improvvisazioni e soluzioni anche attraverso la mobilitazione di ogni possibile professionalità e di un grande potenziale assistenziale, col prevalente ricorso al volontariato. Mi è parso assolutamente interessante il ricordo delle “pubblicazioni” (Mineccia) relative alle precauzioni igieniche e sanitarie da adottare al fronte e all’interno: una collana preziosa diretta dal sommo patologo fiorentino Lustig, che impartì alcune direttive molto elementari per scongiurare epidemie come la malaria e il colera. Ma quando il colera esplose, non restò al grande Lustig che la nomea di menagramo. Nel quadro è inserito lo studio del disagio mentale dei soldati e dei civili in un manicomio periferico, quello di Teramo (Valeriani).