L'ESPERIENZA DELLA GRANDE GUERRA A SIENA

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13-10-2016

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MARTINA DEI

“Avanzi di umanità”: la nascita dell’Associazione Nazionale tra invalidi e mutilati di guerra di Siena Durante la Prima Guerra Mondiale furono utilizzati strumenti bellici innovativi che, oltre ad aumentare il numero dei morti, crearono una quantità fuori dal comune di mutilati fisici e psichici, che furono spesso, una volta tornati alle proprie case, in parte esaltati per il loro evidente sacrificio di sé, ma anche isolati per la loro deformità. Molti tornarono infatti traumatizzati dalla vita in trincea, dalla convivenza con i cadaveri e in generale dagli orrori visti in una guerra, che per la prima volta impiegò armi moderne di distruzione e annientamento del nemico. Proprio a causa di queste armi (gas, bombe a mano, mitragliatrici, lanciafiamme, bombe chimiche al fosgene o all’yprite) furono moltissimi i soldati che persero gli arti, la vista, l’udito o che rimasero sfigurati a cause delle schegge di granata. Gli antibiotici non erano stati ancora scoperti e le sale operatorie, specie quelle allestite sui campi di battaglia, non erano in grado di garantire la sterilità, per cui molti soldati subirono l’amputazione di parti del corpo a causa della cancrena, anche a mesi di distanza dal ferimento. Alla fine della guerra in tutta Italia si potevano trovare “giovani, miserandi avanzi di umanità. La loro vita non era troncata, ma ridotta e divenuta oggetto di commiserazione. A chi mancava un braccio, a chi un piede, a chi una gamba o tutte e due le gambe, chi invece di braccia aveva solo i moncherini. Chi si trascinava con le grucce, e chi era trascinato dalle braccia, perché cieco. Tutti facevano pietà”1. Chi sopravvisse, ritornato alla propria casa, fu pertanto inquadrato in categorie sociali nuove: invalido, grande invalido, mutilato, ferito, disabile, spesso senza riuscire a tornare a lavorare o ad una vita normale.

B. BRACCO, La patria ferita. I corpi dei soldati italiani e la Grande guerra, Firenze, Giunti, 2012, p. 10. 1


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