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I -I PRESUPPOSTI POLITICI, STRATEGICI E MILITARI
Nell'ambito dello Stato Maggiore italiano l'ipotesi di un'iniziativa offensiva contro la Grecia era stata presa in considerazione subito dopo 1'occupazione dell ' Albania nell'aprile 1939, allorché il gen. Alfredo Guzzoni, comandante superiore delle truppe in quello scacchiere, era stato incaricato di e laborare un progetto messo poi a punto nel luglio successivo Esso fu la matrice di una direttiva per un ' operazione mirante ad isolare la Grecia dal rimanente della regione balcanica, attraverso la s cissura Albania -Salonicco, e ad impadronirsi di Corfù ed eventualmente delle isole Jonie. II presupposto operativo era fondato su una penetrazione a massa nell'area macedone, con ampio supporto aereo, e su una contemporanea azione offensiva in direzione dell'Epiro finalizzata a migliorarne poi la configurazione difensiva , schierando altresì truppe di copertura lungo la frontiera jugoslava. L'impegno organico era valutato in 18 divisioni, conce ntrat e indispensabilmente si n dall'inizio delle operazioni nelle zone di radunata in territorio albanese.
Alla fine di agosto il concorso simultaneo di queste GG.UU. fu considerato eccessivo dallo Stato Maggiore Esercito, giudizio avallato dal Capo di Stato Maggiore Generale Pietro Badoglio, a fr onte della prevedibile minaccia di una massiccia offensiva francese contro di noi nei primi giorni dell'ormai imminente guerra europea; l'ipotesi di un'az ione contro la Grecia venne pertanto subordinata al superame nto della fase critica dell'urto transalpino, nonché alla certezza di un atteggiamento benevolo da parte di Bulgaria ed Ungheria L' accantonamento del piano faceva seguito a quello relativo alle proposte avanzate dallo stesso Badoglio dopo la visita ispettiva compiuta in Albania nel giugno precedente, nella cui relazione era stata enfatizzata la rilevante funzio ne strategica di quel territorio e sottolineata l'u rgenza di apprestarne al meglio la struttura militare so tto l'aspetto terrestre, navale ed aereo , con particolare riguardo agli scali ed alle vie di comunicazione . D'altro canto, le direttive impartite da Mussolini il 16 agosto 1939 di mantenersi sulla più stretta difensiva politica e, se attaccati nonostante questo atteggiamento, compiere ogni sforzo per assicurare l'inviolabilità delle frontiere nazionali , fecero sì che lo stesso Capo di Stato Maggiore Generale le ribadisse come proprie, confermando che eventua li iniziative offensive nei confronti di Grecia e Jugoslavia (qualora, di quest'ultima, si fosse verificata la dissoluzione) sarebbero state intraprese so lo se la sit uaz ione generale lo avesse permesso e si fossero venute a creare circosta nze particolarmente favorevoli.
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Il progetto Guzzoni sarebbe stato definitivamente annullato il 17 settembre . Anzi, una delle divisioni presenti in Albania, la Lupi di Toscana , venne fatta rientrare in Italia, ed il locale Comando Superiore delle truppe rimase costituito dal XXVI Corpo d'Armata su tre divisioni di fanteria (Ferrara , Venezia, Arezzo), una divisione alpina (Julia) ed una corazzata (Centauro) oltre ai servizi varì, con una forza complessiva di 60 .000 uomini, restando tal e sino alla tarda primavera del 1940. A quest 'epoca, quindi, la situazione risultava di poco modificata rispetto al settembre 1939.
Il discorso sulla Grecia fu ripreso il 23 maggio 1940 dal ministro degli esteri Galeazzo Ciano , recatosi in v is ita a Tirana Invitato ad un colloquio il gen. Carlo Gelo so, che il 5 dicembre 1939 aveva sostituito Guzzoni, alla presenza del Luogotenente Generale d'Albania Francesco Jacomoni di S. Savino e del Comandante dell'Aeronautica in loco gen Ferruccio Ranza, gli prospettò come ormai molto prossima la nostra entrata in guerra e la conseguente, urgente necessità di occupare la Grecia e v itando così che il suo territorio d iventasse per Francia ed Inghilterra un trampolino aeronavale contro l'Italia.
In effetti, sul piano strategico, l ' occupazione della Grecia aveva la sua ragion d'essere Le coste eminentemente rocciose e frastagliate, il gran numero di isole che le circondano da Corfù a Creta, l'arcipelago Egeo, potevano offrire infatti numerosi e sicuri ancoraggi ad unità navali e consentire l'impianto, anche di c ircostanza, di basi aeree per idrovolanti. Il Peloponneso, poi , as- sociato all'isola di Creta , dava la possibilità di sfruttare quelle esistenti e di creare nuove basi aeree terrestri , idonee ad appoggiare un importante sistema offensivo co ntro il traffico marittimo itali ano nel settore cen trale ed in quello orientale del Mediterraneo, in particolare contro il traffico vitale per i collegamenti da e per la Libia. Né andavano misconosciuti anche gli interessi politici miranti a contrastare il più po ss ibile l'influenza tedesca nei Balcani. Ed infine la ragion d 'essere andava vista anc he in prospettiva Asse , perché la Germania, sia che avesse optato per attaccare l'Inghilterra ed i suoi Dominions con una manovra a tenaglia Medio Oriente-Afri ca ovvero che avesse dato la precedenza alla neutralizzazione della Ru ss ia, non avrebbe potuto non rimuovere la potenziale minaccia contro il fianco destro del proprio schieramento verso l'URSS rappresentata dalla penisola ellenica trasformata in una base aeronavale britannica , con grave pregiudizio anche della salvaguardia de ll e rotte orientali.
Gel oso, fatto comu nqu e presente come l 'assunto espresso da Ciano contrastasse con le direttive difen s ive esplicitamente confermategli dal Duce all'atto dell'a ss unzione della carica, non poté sott rarsi alle successive, specifiche richieste del ministro degli esteri e, se pur a so lo titolo personale, rispose che la direttrice operat iv a più redditizia sarebbe stata quell a di Salonicco , per iso lare la Grecia dalla Turchia, che l'operazione avrebbe comportato 1' impiego di almeno 10-11 divisioni da dislocare preventivamente a piè d'opera per poterla condurre a termine con la nece ssaria rap id ità , ch e co munqu e la valutazione delle forze contrapposte sconsig liava qu a lsivoglia ini ziativa offensiva e che, ad ogni modo, la questione avrebbe dovuto essere studiata a fondo dallo Stato Maggiore dal quale solamente, fece intendere con garbata determinazione, avrebbe potuto ricevere disposizioni in materia operativa.
Tal e atteggiamento non risultò gradito a Ciano, il che comportò la sost i tuzione di Geloso con il gen. Sebastiano Visconti Prasca avvenu ta un paio di se ttimane dopo , il 5 giugno. In effetti, Ciano ave va in animo da sempre, d'int esa con Jacomoni , il prop osit o di un'azione contro la Gre cia, e non perdeva occa s ione per e nfatizzare nei co nfronti di Mu sso lini i presunti se ntimenti irredenti st i dell 'Epiro come pure le aspirazioni anne ss ionistiche dell 'Al bania nei riguardi della Ciamuria (parte dell 'Ep iro asseg nata a lla Grec ia nel 1913) e del Kossovo. Il ministro degli esteri va con s iderato uno dei ma ssi mi attivatori della vicenda greca, coadiuvato da Jacomon i c he gli e ra debitore della rapida e brillante carriera; aveva cominciato a fare progetti s u Albania e Grecia almeno d al 1937, e dopo l 'annes s ione dell a prima all'Itali a nel 19 39 aveva rivolto la propria attenzione alla seconda.
L 'entrata in guerra dell ' Italia il 10 giugno 1940 dette luogo in Grecia ad un peggioramento delle rela zio ni fra i due P aesi e ad una contemporanea corrente di simpatia verso F rancia ed Inghilterra, il tutto sapientemente alimentato da una ben orchestrata campagna di stamp a. Da parte italiana, si fece egual mente il possibile nello stesso senso, attivando e cercando pretesti, anche su lla bas e di noti zie non controllate e di fonte non sem pre atten dibil e. Tra gl i ev en ti più rimarchevoli (olt re all 'ucc isione di tale Daut H oxha, albanese ciamuriota, esito di un regolamento di conti malavitoso ma presentato dalla propaganda italiana come delitto politico di un es ponente dell'irredentismo locale), l'affondamento il 15 agosto del vecchio incrociatore Helli, preposto a rendere gli onori con salv e d'artiglieria durante una cerimo ni a religio sa nella p iccola i so la di Tinos, a seguito di tre silur i lanciati da un sommergibile in immersione di na zionali tà rimasta imprecisata ma unanimamente att ribuit a dall'opinione pubblica greca all'Italia, nonostante la netta smenti ta da parte del governo di questa ed anche se non era da escludersi un atto provocatorio inglese tend ente ad esac erbare l'ostilità nei nostri confronti, rapp resent a ndo tale metod o logia un a prassi storicamente cos tante dell' intelligenc e britannica. In effett i, ciò che il Primo Ministro greco Joanni s Metaxas non e ra mai riu sc i to ad ottenere su l piano del favo re popolare gli fu regalato dall'incidente dell ' Helli, dal mom ento che tutte le opposizioni al suo reg ime vennero meno così come la generale apatia politica delle masse, la cui indignazione si coagulò contro l'Italia, individuata come il Nemico in assoluto.
Qualche giorno prima, sempre nella seconda settimana di agosto, Jacomoni e Visconti Prasca giunsero a Roma convocativi da Mussolini , del cui intendimento di occupare «per ragioni politiche» la Ciamuria furono informati da Ciano , che prescrisse al Comandante Superiore delle trup p e d'Alban ia di tenersi pronto ad agire entro 15 giorni . Una procedura invero stran a , tanto da parte del mini stro degli esteri che, sia pure a nome del capo del governo , convocava un esponente militare senza quanto meno informarne lo Stato Maggiore Generale e quello dell'Esercito, dal quale l'interessato dipendeva direttamente, lo intratteneva a rapporto e gli impartiva direttive di carattere operativo, quanto da parte dello stesso generale che, una volta convocato a Roma, non aveva ritenuto doveroso notificare la cosa allo Stato Maggiore Esercito ed avrebbe anche omesso di rendere subito edotto il Sottosegretario di Stato alla Guerra (e Sottocapo di Stato Maggiore Generale) Ubaldo Soddu del colloquio avuto il giorno dopo con Mussolini , informandone lui e Badoglio solo a posteriori.
Mussolini, infatti, ricevuti Jacomoni e Visconti Prasca alla presenza di Ciano , fissò loro le linee politiche e militari della questione, precisando che se la Grecia avesse ceduto la Ciamuria e Corfù senza opporre resistenza l'Italia non avrebbe avuto altre pretese, mentre se si fosse opposta con l a forza av r emmo spinto la nostra azione a fondo. Sia il Luogotenente Generale che il Co- mandante Superiore d'Albania si dichiararono favor evoli all'impresa , definendola poss ibile e facile a condizione però che fosse portata a termine entro breve tempo. Viscont i Prasca, in particolare, si espresse per un potenziamento dell e forze in loco mediante l ' invio di alcuni battaglioni per il rinforzo organico delle divisioni già presenti , cos ì da Iimitare i trasporti al perso nale ed a i materiali leggeri ed evitando l'immediato trasferimento degli ingombranti materiali tecnic i e dei serv izi, fattori gli uni e gli a ltri di rallentamento del movimento e tenendo conto che tutti i preparativi ed il rischi era mento delle unità avrebbero dovuti essere portati a comp imen to non oltre le due settimane. B adoglio ordinò all o S tato Maggiore Esercito di inviare in Albania un reggimento di cavalleria e di predisporre l'afflusso di tre divisioni da effettuare al momento opportuno Ma il 17 agosto l'intera quest ione subì una battuta d'arresto. Il minis tro deg li esteri tedesco Joachim von Rib be ntrop , in un colloquio con l ' ambasc iatore italiano a B erlino Dino Alfie ri , aveva espresso come la Germ an ia non ritenesse opportuno pensa re ad az ioni nei Balcani in quan to da un'iniziativa de ll 'Asse la Ru ss ia avrebb e potuto trarre pretesti per un intervento atto a modificare uno status qu o c he per Italia e Germania era invece de l massimo interesse mantenere. Aveva altresì fatto rilevare che al momento avrebbero dovuto essere sospes i anche st udi di carattere puramente tecnico su problemi c he non mira ssero direttamente a lla disfatta dell ' Inghilterra (in funzione della quale era no viste s ia la questione greca che quella jugo s lava), in quanto fattori distrae nti per g li stati maggiori.
La risposta di C iano per il suo omologo era as s icurativa in propos ito , e terminava affermando come l ' Italia stesse orientando la vertenza con la Grecia s ul piano diplomatico e che comunque , sotto l 'as petto militare, si sarebbe limitata a rinforzare co n altre unità le divisioni che al momento presidiavano l'Alb ania
Ne scaturì, da parte di Mussolini , una nuova di rettiva del 22 agosto nella quale prevedeva come, nell ' imminenza di una nostra offensiva contro le for ze ingles i in Egitt o, lo scacc hiere libico diventava per noi quello primario e sul quale era pertanto necessario far converge re atte nzione e s forzi, mentre quello greco e ju goslavo, a meno di un'iniziativa di questi Paesi o britannica, ass umevano funzion e di sola osservazione e v ig ilan za. Si pot eva pertanto ralJ e ntare il ritmo pred ispos to per gl i schieramenti, ultimando quelli nel settore Est per il 20 ottobre e quelli nel settore g reco p e r la fine d i settembre, con la dilazione quin d i di un mese per e ntramb i.
L'occupazion e della C iamuri a, come operazione offensiva a raggio limitato con l ' intent o di impedire alla flotta inglese l'utilizza z io ne de ll e basi della costa epirota e di Corfù e del tu tt o indipendente dal pian o Guzz oni relati vo ad un 'az ione co ntro la Grecia co n carattere di maggior ampi ezz a e profondit à, e ra stata presa in esam e dallo Stato Ma gg iore Esercito c irca un mese prim a, nel lu glio se mpr e del 1940. Lo studio, affidato al ge n. Gel oso dop o il suo rientro a seg uito de ll 'av vicendamento co n Visconti Prasca, era finalizzato all'occupazione dell' E piro settentrionale (fino ad Arta) e delle isol e Jonie s ulla bas e di una in equivocabile premessa di natur a assolutamente politica, c h e si verificasse cioè almeno una de ll e seguen ti ipotesi: rinu nc ia della Grecia a co ntrast are , politi camen te e militarmente, la nostra entrata in Epiro ; atteggiamento agg res sivo de l la Bulga ria tal e da inchiodare co n s icurezza il gross o de ll'esercit o g reco alla fronti e ra d e ll a M ac edoni a orientale, così da co n sen tirci di lasc iare in Epiro non più di tre div is ioni.
Il fabbisogno previsto era cal co lato in 1O divi sio ni, aumentate poi di una dallo Stato Ma gg iore Eser cito dopo l ' approvazion e del piano e la s ua codificaz io ne co me «Es ige nza G » . Con la sig la «Esige nza E» ve nn e invece de s ignato un altro progetto, messo allo stud io dallo Stato Magg io re E se rcito su direttiva di Mu ssol ini sempre nello s tesso pe riodo, relativo ad un ' o ffe ns iva contro la Ju gos lavia attuabile però con la netta escl usion e di qu alsivog lia intervento contro la Grecia. Ali ' operazione , infatti, avrebbero dovuto partecipare anche le forze dislocate in A l ban ia con il co mpito di svilupp a re un 'azione offensiva offrendo, a lmeno virtualmente, una mano alla Bul ga- ria L'attenzione dello Stato Maggiore Esercito era polarizzata sull' «Esigenza E», che per 1'ammontare delle forze di previsto impiego e per i ristretti limiti di tempo concessi per il loro approntamento - entro la fine di agosto - sovrastava di gran lunga l'ipotesi Grecia, vista ancora in chiave teorica anche in relazione al fatto che le premesse di natura politica che la vincolavano non appar ivano facilmente conseguibili. Il ruolo dell'Albania era pertanto dichiaratamente difensivo. Nel frattempo Visconti Prasca, rientrato a Tirana e temendo di non essere pronto per la data stabilita, dette inizio a movimenti di truppe verso la frontiera ellenica . Appariva chiaro come per lui gli intendimenti manifestatigli da Mussolini, ed ancora più le disposizioni di Ciano, avessero assunto un significato di decisioni operative, nonostante fosse stato chiaramente richiamato dallo Stato Maggiore Esercito all'osservanza delle dipendenze gerarchiche . A parte gli aspetti contraddittorf nel comportamento dei principali protagonisti della vicensa, la preoccupata sollecitudine del Comandante Superiore in Albania poteva non essere considerata del tutto infondata tenendo conto che, una volta ricevute le disposizioni relati ve ali' approntamento delle tre divisioni, lo Stato Maggiore Esercito aveva comunicato al Comando Supremo che le stesse potevano essere inviate in qualsiasi momento ma con il 75% degli organici di guerra per il personale ed il 70% per gli automezzi ed i quadrupedi, il che significava che la forza effettivamente presente nei reparti non sarebbe stata superiore al 65 - 68%, che gli automezzi efficienti non avrebbero superato di mol to il 50% delle scarse dotazioni e che i quadrupedi, pressoché unico mezzo di trasporto per la fa nteria, quand ' anche tutti presenti e validi sarebbero risultati pur sempre 1/3 dell'organico.
L'iniziativa di Visconti Prasca però , oltre che discostarsi dagli orientamenti dello Stato Maggiore Generale e dello Stato Maggiore Esercito, ebbe l'effetto di spingere la Grecia ad iniziare la mobilitazione. Essa non fu generale ma parziale e per aliquote successi ve , con spostamento verso Nord delle GG.UU. dislocate nel Sud e con il completamento dei reparti sul posto di schieramento anziché nei centri di mobilitazione.
Il 23 agosto 1940 il Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito gen. Mario Roatta fece il punto della situazione con Visconti Prasca comunicandogli che, per ordine del Duce, Jo schieramento alla frontiera greca avrebbe dovuto essere effettuato per il 1° ottobre e che di conseguenza il trasporto in Albania delle tre divisioni sarebbe rimasto allo stato di predisposizione. Roatta dispose inoltre, previa approvazione di Badoglio, per un nuovo, più rispondente ordinamento del Comando Superiore in Albania che, considerata anche l'entità delle forze a rinforzi avvenuti, era opportuno portare a livello di Armata su due Corpi d'Armata dei quali uno incaricato del fronte ju gos lavo e l'altro di quello greco Una settimana dopo , la data prevista per lo schieramento subì u n 'ulteriore dilazione al 20 ottobre, anche se continuava, come nel messaggio precedente, l'uso ricorrente dell'aggettivo <<eventuale» attribuito alle varie misure da assumere; inoltre, ne l preannu nc iare il prossimo invio delle direttive operative dello Stato Maggiore, Roatta specificò come qu es te avrebbero considerato tutte le ipotesi possibili, e cioé: misure di sicurezza verso la Jugos lavia ed offensive contro la Grecia per occupare l'Epiro settentrionale ed, eventual mente, Corfù e le isole Jonie - misure di sicurezza verso la Grecia ed offensive contro la J ugoslav ia - atteggiame nto d ifensivo su entrambi i fronti
L a perp less i tà ingenerata in Visconti Prasca dalla comunicazione del Sottocapo di Stato Magg iore dell'Esercito è comprensibile laddove si cons ideri che l 'ulteriore differimento de ll a data a llo n tanava il termine che egli riteneva invece ancora imminente, ed inoltre il ribadimento de l! ' «eventualità» dell'ordine esecutivo così come il preavviso di una pianificazione relativa a tu tte le ipotesi scombussolavano ciò che egli riteneva invece conso lidato, ovvero il colpo di mano in Ciamuria al più presto possibile. E d'altra parte, tenendo conto che pur dopo la richiesta tedesc a di non inasprire la situazione nei Balcani aveva continuato a mantenersi potenzialmente atti vo, da parte di Ciano e Jacomoni, quanto era in corso di approntamento per l'obiettivo che sta- va entrambi a cuore, ed essen do a conoscenza dell'influenza esercitata dal ministro degli esteri sul capo del governo, la persistenza di Visconti Prasca nel guardare all'azione epirota aveva una logica, pur rimanendo valida la censura circa il suo rimanere vincolato ad orientamenti politici e per di più «personalizzati».
Di conseguenza, lo schieramento delle truppe italiane in Albania rimase più o meno immodificato, ovvero orientato verso l a Grecia. Alla Ferrara, conce ntr ata nelle valli della Vojussa e del Dhrinos, si era no aggiunte la Julia nella conca di Erseke, due reggimenti di cavalleria in quella di Korça, il 3° Rgt. Granatieri a Delvino e la Centauro a tergo della Ferrara nella zona di Tepeleni. La Vene:ia e l'Arezzo erano dislocate ve rso la frontiera jugoslava, rispettivamente a Nord , fra Scutari e Kukes, e ad Est, nel settore compreso fra Peshkopi, Elbasan e Pogradec.
Il 4 settembre lo Stato Maggiore Esercito emanò le direttive promesse. Per quanto concerneva !'«Esigenza G», il Comando Superiore d'Albania venne inv itato a dar corso alla p ianificazione operativa dandone conoscenza allo Stato Maggiore entro il 25 dello stesso mese; nello stesso giorno, ad una riunione dei capi di stato maggiore delle tre forze armate presso il Comando Supremo , Badoglio parlò della s i tua zio ne politi co- militare nei Balcani in termin i di assoluta distensione. E quando lo Stato Maggiore Esercit o ricevette il piano redatto da Visconti Prasca, ordinò di soprassedere alla sua diramazione alle unità interessate: la convinzione dello Stato Maggiore Gen e rale, dello Stato Maggiore Esercito e del Ministero della Guerra che le due «Esigenze G ed E» fossero destinate ad un rinvio sine die era cos ì salda da indurre a limit arsi a disporre per una idonea sis tem azione logistica delle truppe in vista della stazione invernale. In tal modo, la questione del «colpo dì mano subitaneo», un mese prima dell'inizio delle operazioni, venne a ridursi ad un problema dì disloca z ione e siste mazion e dei reparti, senza reali prosp ettive belli c he.
Il Capo di Stato Maggiore Generale e lo Stato Maggiore dell'Esercito continuarono a predisporre l' «Esigenza G » quas i per dovere d'ufficio, con la convinzione che non sarebbe stata mai attuata anche perché mancavano le premesse politiche considerate irrinunciabili, mentre il Comando Superiore d'Albania rimase invece persuaso, nonostante tutto, della persistenza e dell'imminenza dell'azione. Il 5 ottobre Visconti Prasca chiese allo Stato Maggiore Esercito quanti giorni avrebbe avuto disponibili fra l'eventuale preavviso e l'attuazione del previsto schieramento, ma non ricevette rispo s ta.
Nel frattempo, il 5 settembre la Divisione Parma aveva iniziato il trasferimento in Albania, mentre la Siena avrebbe com in ciato il viaggio il 17 e la Piemonte il 25.
La deci s ion e di dare inizio alle operazioni contro la Grecia maturò fra il 12 ed il 15 ottobre 1940 , dopo che le trupp e tedesche, dietro ri ch iesta del nuovo governo instaurato dal Maresciallo Jon Antonescu, erano entrate in Romania per garantirsi il possesso e la sicurezza dei pozzi petroliferi, evento che, essendosi realizzato all'insaputa dell ' Italia, suscitò l'irata reazione di Mussolini. Badoglio e Roatta, richiest i circa l 'a mmontare de ll e forze necessari e e del tempo occorrente per il completamento del loro schieramento, si espressero per un impiego contemporaneo di 20 divisioni e per un lasso di tempo non inferiore ai tre mesi dall'ordine esecutivo, dal momento che gli studi operativi sino allora condotti prev edevano solo l ' occupa zione dell ' Epiro e del l'isola di Co rfù, ed a condizione che l'Esercito venisse s ubito rimobilitato. Il capo de l governo ordinò di preparare il piano comp leto, riservandosi la decisione di attivare, in una prima fase, le sole azioni in Epiro e su Corfù per poi attuare in una second a fase un'offensiva a fondo una volta completati la preparazione e l ' affl usso di rinforzi, ovvero condurre un 'u nica operazione abbinando le due fasi.
Il 15 ottobre Mu sso lini pre s iedette una riunione a lla quale parteciparono Ciano, Jacomoni, B adoglio, Soddu e Visconti Pra sca ma non l'ammiraglio Dom enico Ca vagnari ed il gen. Francesco Pricolo, Sottosegretari di Stato e Capi di Stato Maggiore rispettivamente della Marina e del1' Aeronautica (lo stesso Roatta fu convoc ato d'urgenza a riunione iniziata) , né il gen. Cesare Amé, capo del S.I.M. (Servizio Informazioni M il itari) ed il rappresentante diplomatico italiano in Grecia ministro plenipotenziario Emanuele Grazzi.
Mus s olini disse che in un primo tempo si doveva puntare alla pre s a di poss esso di tutta la costa meridionale ellenica, comprese le isole di Zante , Cefalonia e Corfù , ed alla conquista di Salonicco; in un secondo tempo , ed in contemporanea con queste operazioni, l ' obiettivo sarebbe stato rappresentato dall ' occupazione integrale della Grecia, allo scopo di metterla fuori causa e di trattanerla nello spazio politico ed economico italiano sottraendola a quello britannico. La data fissata per l ' inizio delle ostilità fu i ndicata nel 26 ottobre, e tutti i partecipanti alla riunione, che avessero preso o meno la parola, concordarono pienamente con le decisioni del capo del governo. Particolare rilievo va attribuito all ' intervento di Jacomoni. che continuò a millantare il presupposto dell ' irredentismo epirota, l'atteggiame nto o s tentamente noncurante e comunque tiepido del1a popolazione greca e l'avvenuto prezzolamento di taluni ambienti po li tici e militari ateniesi. Altrettanto ottimistico e rassicurante fu quello di Visconti Prasca, che definì l'operazione preparata fin nei minimi particolari e perfetta per quanto umanamente possibile e ne garantì l'esito favorevole basandolo su due fattori , un rapporto di forze ta le da darci una superiorità di due ad uno e lo scarso spirito combattivo dei soldati greci, entrambi assolutamente infondati; l'unica riserva formulata fu quella circa l'imminente stagione delle piogge .
Le obbiez ioni vennero invece espresse il giorno successivo nel corso di una riunione presso il Comando Supremo indetta da Badoglio con i tre capi di stato maggiore di forza armata , ciascuno dei quali manifestò serie difficoltà sotto l'aspetto logistico ed organiz z ativo in genere, con conseguente necessità di un adeguato differimento dell'operazione. Ma il Capo di Stato Maggiore Generale, dopo aver promesso di promuovere una nuova riunione collegiale per esaminare la possibilità di un rinvio, non mantenne l ' impegno e , recatosi qualche giorno dopo a rapporto dal Duce, non riferì le remore dei capi di stato maggiore delle tre forze armate limitandosi a chiedere due g iorni di dilazione che vennero concessi senza difficoltà. Da parte sua anche Visconti Prasca, smentendo le assicurazioni. fornite nella riunione del 15 , chiese l'immediato invio in Albania di una divisione motorizzata , di una di fanteria da montagna e di 4 gruppi di a1tiglieria alpina nonché l'approntamento di altre GG.UU.
Nonostante il parere del gen. Francesco Rossi dello Stato Maggiore Esercito , inviato da Roatta in Albania per una valutaz ione della s ituazione logistica, che si espresse per un peggioramento de ll e condizioni metereologiche tale da rendere proibitivo l'impiego dell'Aeronautica ed oltremodo difficoltosi i rifornimenti terrestri e marittimi, suggerendo inoltre che l 'inizio delle operazioni avrebbe dovuto essere fissato dal Comandante Superiore sul posto in base ad una ponderata analisi di tali fattori, Visconti Prasca misconobbe del tutto disinvoltamente tali avvertenze (il maltempo, se era incomodo per noi, lo era anche per il nostro avversario) e confermò la data del 28 ottobre
A complicare le cose, il 19 era pervenuta la risposta di re Boris di Bulgaria all ' invito di tre giorni prima da parte di Mussolini perché approfittasse dell ' attacco italiano per realizzare gli obbiettivi territoriali del suo Paese rivendicati nei confronti della Grecia : una netta dichiarazione di disimpegno da ogni azione armata, con la sola disponibilità a continuare a tenere impe gnata una parte considerevole delle forze elleniche alla propria frontiera
Alle 06.00 del giorno 28, dopo che tre ore prima era stato consegnato al governo greco un ultimatum (non opporsi ali 'occupazione da parte italiana di località strategicamente importanti) che era in pratica dichiarazione di guerra, le ostilità ebbero inizio su l fronte aeroterrestre , mentre l ' operazione Corfù - l'uni ca insulare rimasta programmata dopo il differimento a tempo indeterminato di quelle riguardanti le altre iso le joniche - dovette essere rinviata perché secondo il Capo di S tato Maggiore della Marina le condizioni atmosferiche e del mare non la rendevano possibile.
Lo scacchiere operativo greco -alban e s e era rappresentato da un'area montagnosa, con una struttura orografica piuttosto complessa corrispondente alla confusa tettonica dinamica dalfa quale traeva origine. Esso era diviso nettamente in due settori dalla catena del Pindo che si estendeva, sui 2000 metri di altitudine media culminando nei 2 637 mt. del monte Smòlika, per circa 250 km. di lunghezza e J80 di larghezza con andamento Nord -Ovest-Sud Est attraverso l' Albania centro-meridionale, l 'Epiro, la Macedonia Sud-Occidentale e la Tessaglia settentrionale, facendo dell'Epiro una vera e propria isola unita all'Albania da una sola e mediocre strada, la Berat/Valona-Kalibaki -Gianina-Arta, ed alla Tessaglia dal raccordo Gianina-Trikkala-Larissa attraverso il passo di Metsovo aperto al traffico poco piima del conflitto con l'Italia.
La catena montuosa del Pindo era caratterizzata da fianchi scoscesi ed impervi la cui impercorribilità era aumentata da ripidi contrafforti. Le sue propaggini meridionali lasciavano un breve spazio in Etolia ed Acarnania , sulle sponde settentrionali del golfo di Patrasso, mentre a Nord la catena trovava un prolungamento nei massicci del Grammos e dello Smòlika dove sentieri e mulattiere, se pur disagevoli, consentivano qualche possibilità di movimento fra i due settori operativi .
La struttura orografica e, soprattutto, l'orientamento dei sistemi montuosi determinavano un'influenza essenziale sul clima della regione greco - albanese. Gli elevat i massicci che, dalla parte settentrionale della penisola balcanica si prolungavano in Grecia fino al Peloponneso, avevano un andamento pressocché normale al senso del movimento nella quasi totalità delle perturbazioni metereologiche spontantisi d'abitudine con direttrice Ovest- Est. Ne derivava in primo luogo che sulla Grecia occidentale e sull'Albania i fronti freddi e le occlusioni, trovando il cammino sbarrato dalle montagne , subivano sempre una rilevante intensificazione; molto spesso, fronti dinamicamente poco importanti ed appena percettibili nello Jonio, davano luogo nella penisola balcanica a tempo cattivo ed a copiose precipitazioni
Pur prescindendo dalla presenza di fronti, comunque, un'abbondante nuvolosità sul versante occidentale della Grecia e dell'Albania era generata dalla condensazione del vapor d'acqua contenuto in masse d'aria umida proveniente dal settore Sud -Sud-Ovest che venivano sollevate per convezione forzata sulle coste e sulle montagne; ed il settore Sud-Sud-Ovest corrispondeva alla direzione delle correnti predominanti durante la stag ione invernale. Per le cause suddette, i fenomeni metereologici della regione assumevano generalmente un aspetto imponente. Le piogge erano torrenziali , al punto da modificare 1'aspetto fisico della bassa pianura, con formazione di piccoli laghi, deviazione dei corsi d'acqua, interruzione di strade, ed i venti s i precipitavano con estrema violenza nelle valli e sulle pianure.
La rete delle comunicazioni stradali, in particolare in Albania, si presentava come molto scadente. Le rotabili seguivano in genere 1'andamento dei fiumi, cosicché se in pianura offrivano una sufficiente mobilità allorché si inoltravano nelle zone montane comportava no un'inevitabile penalizzazione: la larghezza limitata della sede stradale, la ca re nza di asfaltatura e di manutenzione, le forti pendenze, il tracciato tortuoso con curve molto st rette rendevano oltremodo difficoltoso l'impiego di autocarri con rimorch i o e pressoché impossibile il doppio transito di autocolonne. Arduo anche il deflusso dagli scali di Durazzo , Valona e Santi Quaranta, con immediata fonnazio ne di in go rghi quando il traffico oltrepassava il normale livello di pace.
La rete fluviale condizionava in particolare la viab ilità fra Epiro ed Albania, e dava luogo ad una grande H. Di questa , l'asta orientale era rappresentata dal corso della Yojussa fino a Klisura, prolungata verso Nord-Ovest nella val Deshniçes e percorsa dalla rotabile Gianina-Kalibaki -Ponte Perati - Premeti- Klisura-Berat, mentre l'asta occ identale era a sua volta segnata dal corso del Dhrinos fino a Tepeleni dove confluiva nella Vojussa, e da questa fino a Nord nella baia di Valo - na tracciando il percorso de lla strada Gianina-Kalibaki-Kakavia (Borgo Tellini) - Arg irocastroTepel e ni-Valon a. La sbarra trasv ersale della H era rappresentata dal corso medio della Vojussa, una stretta forra utilizzata dalla rotabile Kli sura-Tepeleni.
Le principali arterie e rano comunque due. La prim a si dirigeva verso la Macedonia occidentale , lungo i solchi dello Skumbini e dell'alto Devoli, con la rotabile Elbasan-Korça (Koritza o Corizza, come dalle deformazioni semplifi catrici dei documenti e delle carte topografiche dell'epoca) - Florina-Kastoria. L a seco nd a comprendeva tre rotabili: le due g ià citate quali cost ituenti rispettivame n te l 'asta ori e ntale ed occidentale della grande H nella quale si configurava la rete fluviale e la corrispondente viabilità albano -epirota, e la Valona-Himara-Santi Quaranta-Konispoli. Le predette quattro strade erano collegate fra loro da arroccamenti a ridosso del confine con la Grecia ed al riparo delle linee montane : Korça-Erseke-Leskoviku-Ponte P erati; Ponte PeratiKalibaki -Kak avia (in realt à confluenza a Kalibaki , sul fiume Kalama s, dell e due rotabili da Bera t e da Valona); J erg uçat -Delv ino-Santi Quaranta, collegante le provenienze da Valona. Migliore delle precedenti era comunque la Durazzo-Tirana, denominata autostrada anche se in realtà n on era che una buona rotabil e a doppio tra nsito.
In sos tan za, sol tant o il semicerch io Dura zzo- Tiran a- Elba san- Berat-Valona dava luogo ad una adeg uata viabilità . La rete delle comunicazioni non compre n deva alcuna linea fe rro viar ia, mentre molto ridotta risultava la capacità di sca rico degli sca li portuali : nell'o ttobre 1940, quell a giornal iera di Durazzo (il porto più importante e l'uni co fornito di banchin e) si ag girava sui 50 autocarri e su ll e 1000 tonnellate di materiali, cifra c h e sce nd eva a 250 tonnellate p er quella di Valona e si riduceva a meno di 150 per quell a di Santi Quaranta e S. Giovanni di M edua.
In Grecia , lo stato de ll e comunicazioni terrestri non era di molto migliore L'esteso sviluppo di coste frastagliate, ric che di buoni appro di , e l'aspro territorio interno inducevano a privilegiare i collegamenti marittimi rispetto a que lli via te rra , ardui ed onerosi. In prati ca, esis teva un'unica arteria importante, la Atene-Salonicco, anche se dal fondo sconnesso. La sola ferrovia di riliev o, ma ad un solo binario, era quella che da Aten e risal i va a Larissa e Salonicco (dove si innestava il tronco macedone per Florina e Bito li ) proseguendo poi verso Skoplje ed In stambu l.
In co mpl esso, le suddette ca ra tterist iche della rete stradale , in un ambiente naturale già di per sé stess o ostico, erano tali da rendere lento e difficoltoso qual s ivoglia movimento di trupp e, ancora più diffi co ltato laddove si consideri l a c rudezza delle condizioni metereo logi che fra l'autunno e l 'i n verno . P er copr ire la distanza di circa 300 km. fra Du razzo ed il confine greco, ad e semp io , in qu esta s tagion e le autol oco nne impiegavano mediamente tre giorni, ai quali ne and avano aggi unti altrettanti p e r il ritorno ed uno pe r la manutenzion e e d il r iposo, prescindendo naturalm e nte dall'usura dei mezzi e dagli imprevisti connessi alla situazione bellica.
Sca la app ross. 1: 1.000 000
Cartina n. 2 - Sc hi zzo oro-idrog rafi co dell o sc acchi e re (da Montanari M., «La campagna di Gre ci a», tomo III, p ag 8, Roma, USSME, 1980)
Situazione Stradale
DELLO SCACCHIERE OPERATIVO ALBANO • GRECO
al 28 ottobre 1940
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Cart in a n. 3 - Si tuaz ione s tradale del lo scacc hie re operat i vo al bano -greco al 28. i 0.1940 (da Mon t anar i M. , «L a cam pag na di Grecia », tomo In , pa g 9. Roma , USSME, 1980
Prima di procedere ali' esposizione dello schieramento italiano, è opportuno un breve richiamo a quanto era avvenuto in seno all'Esercito fra l'estate e l'autunno del 1940.
Dopo l'armistizio con la Francia firmato a Roma il 24 giugno 1940, s i era diffuso in Italia un generale senso di rilassamento psicologico ed un contagioso ottimismo circa una rapida fine della guerra, evento peraltro giustificatamente pronost icabile in relazione ai travolgenti successi tede schi. Ne derivò, da parte del Ministero della Guerra, - su risoluzione di Mussolini, piena adesione di Soddu ed approvazione di Badoglio - una decisione che avrebbe gravato pesantemente su tl!.ltta la campagna italo -greca, e cioè il congedamento di 600.000 uomini su 1..100.000 alle armi. Il concetto informatore del provvedimento ri s pondeva, in apparenza, ad un criterio ragionevole ed accettabile, quello cioè di una smobilitazione parziale che avrebbe conseguito due scopi, realizzare un cospicuo vantaggio per i varf aspetti della vita socio-economica nazionale e, sul piano militare, sciogliere comandi e reparti non necessari migliorando per contro l'efficienza delle GG.UU. che si riteneva opportuno mantenere a livello operativo.
L'insieme del disposto riguardò tre distinte misure: il collocamente in congedo, da iniziarsi il 10 ottobre, di ben 7 classi (dal 1910 al 1916 compresa) , programmato a scaglioni iniziando da quelle più anziane. Dal momento che la distribuzione delle classi nei Corpi era per lo più uniforme, ne conseguì che il congedamento incise contemporaneamente su tutti i reggimenti , tanto su quelli destinati allo scioglimento quanto su quelli destinati ad essere conservati . Si aggiunse poi, con dannose ripercussioni morali, la decisione (d'altra parte inevitabile) di escl udere dal congedamento i militari delle unità stanziate oltremare, il che comportò che le GG. UU. inviate successivamente in Albania dovettero essere nuovamente approntate e completate con richiamati scarsamente preparati essendo state escluse dal richiamo, per ragioni di ordine psicologico , le classi addestrate in tempi più recenti. Inoltre , il rientro in se de dei reparti dislocati ne ll e zone di radunata, parte per ferrovia e parte per via ordinaria, si rivelò oltremodo complicato perché le caserme, sedi stanziali del tempo di pace, erano occupate dalle truppe ai depositi, dalle unità preposte alla difesa territoriale e dalle altre comunque mobili tate. Si rese pertanto necessario disciplinare e graduare i movimenti onde evitare ingorghi nelle guarnigioni, oltre che frammischiamento e dispersione di materiali, mentre altrettanto ardua fu la gestione amministrativa relativa allo scioglimento dell e truppe ai deposit i a seguito del rientro dei rispettivi reggimenti.
Lo schieramento italiano in Albania al 28 ottobre 1940 era il seguente:
COMANDO SUPERIORE TRUPPE ALBANIA (gen. Sebastiano Visconti Prasca)
S etto re Litorale
Raggruppamento Litorale (gen. Carlo Rivolta)
3° Rgt. Granatieri di Sardegna
Rgt. Cav. Lancieri di Aosta
Rgt. Cav. Lancieri di Milano
Settore Epiro
XXV Corpo d ' Armata della Ciamuria (gen. Carlo Rossi)
Divisione Fanteria Siena (gen. Gualtiero Gabutti)
Divisione Fanteria Ferrara (gen. Licurgo Zannini)
Divisione Corazzata Centauro (gen. Giovanni Magli)
Settore Korç iano
XXVI Corpo d 'Annata (gen . Gabriele Nasci)
Di v isione Fanteria Piemonte (gen. Adolfo Naldi)
Di v isione Fanteria Parma (gen. Giuseppe Grattarola)
Di v isio ne Fanteria Venezia (gen. Silvio Bonini)
Divisione Fanteria da montagna 1Arezzo (gen. Ernesto Ferone) n.b. Le Divisioni Venezia ed Arezzo erano attestate alla frontiera con la Jugos lav ia.
Settore Pindo
Divisione Alpina Julia (gen Mario Girotti)
SCHIERAMENTO ITALIANO il 28 ottobre 1940
Cartina n. 4 - Lo schieramento italiano il 28.10.1940 (da Montanari M., «La campagna di Grecia> , , Roma, USSME, 1980, pag. 18 .
Lo schieramento era completato da elementi di rinforzo 2 e servizi d'armata3. La forza complessiva ammontava a circa 140.000 uomini. I reparti erano al 100% degli organici di guerra per il personale, almeno nella truppa, al 75% invece come automezzi e quadrupedi.
Il parco artiglierie comprendeva 686 pezzi così ripartiti:
- 36 pezzi da 100/17 M16, 20 da 100/17 M14, 24 da 75/18, 140 da 75/13, 56 da 75/27,61 da 65/17 per un totale di 337 pezzi (artiglieria divisionale);
- 36 pezzi da 105/28 e 36 da 149/13 per un totale di 72 pezzi (artiglieria di corpo d'armata, che r isultava notevolmente scarsa sia per la vastità de llo scacchiere e sia per il dover combattere con un esercito nelle cui divisioni esisteva il calibro 105 e che aveva fortificazioni di carattere semipermanente alla frontiera);
- 24 pezzi da 149/35, 16 da 149/12, 8 da 105/28, 84 da 75/27-06, 3 da 65/17 per un totale di 135 p ezzi (unità da posizione);
- 12 pezzi da 75/27 A.V., 36 da 76/40, 62 da 20 mod. 35 (artiglieria e.a.) ;
- 32 pezzi da 47/32 (artiglieria e e )
In due casi eravamo nettamente superiori, nei mezzi corazzati (170 carr i armati, dei quali 133 <<L» e 37 lanciafiamme) e negli aerei.
L'Aeronautica d ' Albania presentava il seguente schieramento:
- 38° Stormo Bombardamento su S . 81 (Valona);
- 105° Gruppo Bombardamento su S. 79 (Tirana);
- 160° Gruppo Caccia su CR 32 (Drenova);
- 72° Gruppo Osservazione Aerea su R037 (Korça, Valona, Argirocastro).
Fra il 1° ed il 5 novembre sarebbero giunti altri reparti:
- 104° Gruppo Bombardamento su S . 79 (Tirana);
- 24° Gruppo Caccia su 050 (Berat);
- 154° Gruppo Caccia su G50 (Berat);
- 150° Gruppo Caccia su CR42 (Tirana, Valona, Argirocastro) .
Nel periodo iniziale delle ostilità la R.A . in Albania disponeva pertanto di 8 squadriglie da bombardamento, 9 da caccia e 3 da osservazione aerea per un totale di 107 caccia (47 G50, 46 CR42, 14CR32) e 55 bombardieri (31 S 79 e 24 S. 81). A questi dovevano aggiungersi i velivoli appartenenti alla 4° Z A.T. (Zona Aerea Territoriale) dislocati nelle basi della Puglia, per una consistenza di 18 squadriglie da bombardamento (139 aerei) e 4 da caccia (54 aerei).
1 La divisione di fanteria da montagna differiva da quella «normale» perché aveva il reggimento d'artiglieria someggiato. Erano denominate «speciali » le divisioni alpine, cele ri, autotrasp01tabili, motorizzate e corazzate.
2 Una legione della Milizia albanese su 2 btg.ni di CC.NN. volontarie , reparti della Guardia alla Frontiera e da posizione, reparti del Genio (comando 26° raggruppamento , un btg. artieri su 3 compagnie, un btg marconisti speciali su 3 compagnie, un btg. teleferisti su 2 compagnie, un btg. minatori su 3 compagnie, un btg. pontieri su 3 compagnie , una compagnia idrici, una compagn ia antincendi, un plotone meccanici elettricisti, 2 compagnie telegrafisti, 5 colombaie) , unità te1Titoriali mobili ( un rgt. su 6 btg.ni) , unità presidiarie (2 btg.ni per complessive 15 compagnie), unità lavoratori ( 12 compagn ie).
3 Sanità (una sezione disinfezione , una sezione bonifica gassati, un'ambulanza odontoiatrica da campo in ragione di 4 per ogni divisione di fanteria e di 2 per la divisione corazzata, un magazzino specia le), Commissariato (una s e zione sussistenza, 6 sezioni panettieri, un magazzino specia le viveri ed avena, un magazzino speciale foraggi, paglia e legna , un magazzino speciale vestiario ed equipaggiamento), Artiglie ria (u n magazzino speciale), Genio (un magazzino speciale) , Chimico (un magazzino spec ial e), Veterinario (un' in fermeria quadrupedi , un magazzino speciale veterinaria e mascalcia), Trasporti (un reparto caneggio ridotto ed un autoraggruppamento d'armata).
I compiti assegnati comprendevano :
- offesa s ulle basi aeree dell'Epiro, della Tessaglia e della Macedonia;
- offesa sulle basi navali di Salonicco e di Preveza;
- offesa su lle principali linee di comunicazione;
- difesa aerea del territorio albanese, ed in particolare dei porti di Valona e Durazzo e delle basi aeree;
- concorso all'operazione tendente all'occupazione di Corfù.
GRECIA
Loschieramento greco era così configurato :
Settore Epiro
8° Divisione Fanteria (gen. Csaralampos Katsimitros)
3° Brigata rinforzata+ unità varie
Settore Macedonia Occidentale (gen . Joannes Pitsikas)
9° Divisione Fanteria (gen Crestos Zigouris)
4° Brigata rinforzata (gen. Agamennon Metaxas)
Distaccamento del Pindo (col. Costantinos Davakis) Settore d'Armata di Kavala (alla frontiera bulgara)
IV Corpo d'Armata
V Corpo d'Armata in Tracia
Gruppo di divisioni in Macedonia orientale Interno Paese (con organici di pace)
I Corpo d'Armata (3 divisioni) ad Atene
5° Divisione a Creta
1° Divisione del II Corpo d'Armata a Larissa
Divisione Cavalleria a Salonicco.
La forza complessiva ammontava a circa 130.000 uomini. Le divisioni erano di tipo ternario, anche se talune mancavano del terzo reggimento di fanteria. In linea di massima, l'armamento non poteva dirsi moderno, né per la fanteria né per l'artiglieria; questa, in ambito divisionale, era però dotata di materiale da 105 . Mancavano pressocché del tutto carri armati ed autoblindo, mentre piuttosto carente era l'armamento controcarri.
La dottrina tattica era di pretta derivazione francese. La difensiva si incentrava su una posizione di resistenza di profondità variabile dai 1200 ai 2000 metri in fun zione delle caratteristiche del terreno, e davanti ad essa era predisposta una zona di s icurezza della profondità media di 3000-3500 mt.
Il confronto fra gli opposti schieramenti, considerando so lo le unità di fanteria indicate in prima schiera dallo stato maggiore ellenico, si presentava come segue:
- in Epiro: 22 battagl ioni greci (senza contare i reparti da posizione) contro 34 italiani;
- sul Pindo: 3 battaglioni greci contro 5 italiani;
- in Macedonia occidentale: 27 battaglioni greci contro 16 italiani.
In totale, 52 battaglioni greci contro 45 italiani (che salivano a 55 tenendo conto dei 4 battaglioni c arri e dei 6 gruppi s quadroni) 4 •
L' armamento principale della divisione di fanteria greca e di quella italiana era così configurabile: fucili cann o ni mitrag.ri mitragli. c i mortai d ' accomp.to artiglieria
La forza di una divisione greca ammontava a circa 18 500 uomini contro i 12-14.000 di quella italiana.
Come emerge dalla tabella precedente, quest'ultima era in netto vantaggio per i mortai da 45 e da 81 ma in forte difetto per le mitragliatrici ed i fucili mitragliatori. Inoltre, va considerato che il battaglione CC.NN. , formazione catalogata come «d ' assalto» ed impiegabile quindi per azioni leggere e rapide, non disponeva di armamento pesante ma soltanto di fucili mitragliatori e mortai da 45, e che la sua forza era inferiore a quella del battaglione di fanteria.
La superiorità globale stava, in ultima analisi, dalla parte dei greci, e si aggiunga che mentre al tergo di questi esisteva una contiguità territoriale che, pur con le limitazioni dell'infelice rete di comunicazioni, consentiva l'affluenza continua di rinforzi , gli italiani avevano alle loro spalle una vera strettoia, i porti di Durazzo e di Valona, di ridottissima capacità recettiva , specialmente il secondo . Questa sproporzione degli opposti schieramenti dimostra su quale precaria base poggiasse il piano di guerra italiano e come essa abbia condizionato negativamente fin dall'inizio lo sviluppo delle nostre operazioni
L'aeronautica greca aveva in carico circa 300 aeromobili, 180 dei qua l i però di tipo ormai superato , mentre gli aerei più moderni erano limitati a 44 da caccia ed a 46 da bombardamento Di basi aeree vere e proprie esisteva solo quella di Taloi, nei pressi di Atene. L'insieme di tale situazione non consentiva di prevedere l'impiego strategico di una forza aerea autonoma
La marina disponeva di poche unità: una nave di battaglia, un vecchio incrociatore trasformato in posamine, una dozzina di CC.TT. (dei quali solo la metà moderni), otto sommergibili, una decina di torpediniere ed un numero imprecisato di dragamine e piccole navi per servizio costiero . L'unica base navale sufficientemente attrezzata era quella di Salamina; le possibilità operative si riducevano quindi alla difesa degli arsenali di quest'ultima e ciel Pireo, alla protezione ciel traffico marittimo in genere e di quello verso le frontiere settentrionali in particolare, ad eventuali azioni offensive contro i traspo r ti avversari in Egeo .
4 Nel mar zo 1940, per ovviare al la scarsa dosatura d i fanteria della divisione binaria quale era conseguita dall' «Ordùiamento Pariani» dell ' anno precedente, lo Stato Maggiore Esercito aveva disposto l'assegnaz ione di una Legione della M .Y.S .N. , strutturata su due battaglioni ed una compagnia mitrag li er i, ad ogni divisione d i fanteria de l tipo «normale» e <<da montagna». Alla campagna greco -albanese parteciparono 56 battaglioni di CC.NN., che quasi mai furono impiegati come reparti a sé stanti nelle divisioni nelle quali erano inquadrati ma , a seconda delle necessità del momento, passarono alle dipendenze tattiche di altre divisioni.