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Il capitano Alvino, nell'interrogatorio, sostiene di aver avuto l'impressione che il colonnello volesse estrarre la pistola e di aver tentato di fermarlo, afferrando contemporaneamente la canna del mitra di uno dei carabinieri che aveva lasciato partire una raffica, alla quale erano seguiti i colpi di Onorio Bisegna contro Bechi Luserna e la scorta.

li Tribunale Militare, alle cui conclusioni è necessario rifarsi, ritiene però credibile la testimonianza precisa e direna del carabiniere Sanguinetti, che racconta di essere stato seduto sul seggiolino anteriore, accanto al colonnello che si era messo alla guida e che, entrando nell'abitato di Macomer, Bechi Luserna aveva ordinato di tenere pronte le armi, perché stavano transitando in 'zona di ribelli'.

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<•Misi il moschetto tra le ginocchia - riferisce Sanguinetti secondo la trascrizione riportata dai giornali dell'epoca - e parimenti fecero con i mitra i miei compagni. Si prese la strada per Oristano e alla discesa di Macomer due militari fermi sulla strada ci intimarono l'alt. Arrestatasi l'automobile, giw1se il capitano Alvino. Barcollava e nella mano destra aveva la pistola. Giunto presso il colonnello fece un salut o vago, senza porre la mano alla visiera , aggiungendo: "Agli ordini signor colonnello".

Il colonnello chiese chi fossero e cosa facessero e l' Alvino rispose: "Traditore".

Il colonnello fece l'atto di scendere dalla macchina e il cap itano Alvino alzò la pistola e sparò, colpendo il colonnello che si accasciò sul volante, invocò la madre e mormorò: "Aiutatemi ragazz i".

Mi chinai sul fianco destro verso il colonnello e riuscii a piazzare il moschetto sullo schienale della macchina. Nel medesimo istante il cap itano AJvino trasse l'arma in disparte e, in una frazione di secondo, seguì una raffica di mitra. Intesi un gran fischio nelle orecchie, portai una mano a l col lo e vidi lungo il mio braccio destro colare molto sangue poi perdetti i sensi.

Quando mi ripresi vidi che ero ferito al petto e non avevo più l'arma>> 128 •

I raccon ti concordano sulla successiva sequenza dei fatti, con l'accorrere degli ufficiali medic i de l battaglione , i tenenti Angelo Fusar Poli, Camillo Santonoceto e Antonio Canne ll a.

Il Capo di Stato Maggiore della Nembo è adagiato a terra, Fusar Poli gli pratica un'iniezione di canfora, ma ormai è in fin di vita e prima di spirare riesce a dire:

<<È questa la mia fine?,> 129 •

Impietosa e sprezzante la risposta de l capitano AJvino:

<•Questa è la fine che fanno i traditori,> 130

128. • U MattinOl (28 novembre 1950), p. 5.

129. AR Ci llVIO STORICO DEL COMVNE 01 SANTA T ERESA 01

GALLURA 2017, p. 28.

130. Ibidem.

Nella sua deposizione il tenente Fusar Poli afferma di aver sentito prima tre colpi di pistola e poi raffiche di mitra e precisa che il colonnello fu raggiunto da proiettili sparati da quattro o cinque metri di distanza.

A sua volta il tenente medico Santonoceto precisa che il colonnello è stato ucciso da quattro colpi sulla parte destra del petto. I carabinieri Sanguinetti e Bernabè, raggiunti dalle raffiche di mitra sparate da Bisegna e Monno, sono curati sommariamente e avviati al posto di medicazione tedesco, quindi trasferiti all'ospedale militare italiano di Ozieri. Gli ufficiali medici non redigono il referto di morte per il co lonnello, né compilano il 'cartellino diagnostico' per i feriti, infine non fanno un rapporto sull'accaduto.

Di fatto, nessuna documentazione scritta dell'omicidio dell'ufficiale e del ferimento dei due carabinieri.

Al bivio di Borore il capitano Alvino cosparge di benzina la salma di Bechi Luserna. Per motivi igienici , afferma al processo. Per distruggerla con il fuoco, dicono i testimoni, ma i paracadutisti presenti glielo impediscono. Sono momenti drammatici , i tedeschi cominciano a passare in Corsica, il XII Battaglione deve muoversi, con aggregata una compagnia del 184° Artiglieria. I testimoni sono concordi nel raccontare che la salma di Bechi Luserna è messa in un sacco e caricata su un camioncino; non risulta dagli atti ufficiali che religiosi , parroci e il priore di un convento, inter- pellati, si siano rifiutati di darle sepoltura, come riportano alcune ricostruzioni. È certo che durante la navigazione verso la Corsica, data la situazione, le spoglie dell'ufficiale sono affidate al mare delle Bocche di Bonifacio. Inutilmente 1'11 e il 12 settembre il sottotenente paracadutista Aldo Baldasso s ' immergerà per tentare di recuperarne il corpo.

Se ne va così, a 39 anni, Giovanni Alberto Bechi Luserna e con lui si estingue la famiglia . Lascia una vedova giovanissima , Paola, e una bambina, Antonella. Paola sposerà l'industriale Enrico Piaggio, mentre Antonella alcuni anni dopo andrà in moglie a Umberto Agnelli. Dall'unione nascerà Giovanni Alberto Agnelli (1964 - 1997), scomparso mentre si apprestava a insediarsi al vertice della PIAT.

Vestita a lutto , con appuntate sul petto le decorazioni del figlio, il 5 dicembre 1950 - nell ' aula del Tribunale Militare di Napoli - la contessa Albertina Bechi Luserna racconta di aver appreso dell'accaduto dopo un mese e riferisce dell'incontro fra il maggiore Mar io Rizzatti e la contessa Luisa Antonelli, la mamma di Paola e suocera di Al berto, il l O dicembre 1943.

<<Tramite la mogli e de l generale Ronco - racconta Albertina Bechi Luserna - il maggiore Rizzarti fece chiamare la madre di mia nuora per consegnarle l'orologio d ' oro, il portafogli, alcune fotografie personali e altri oggetti recuperati dalla salma di mio figlio. Al primo

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