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RIVISTA D'IGIENE
E. H. HANKl:-1. - S ull'Immunità.. - Memoria letta nella sezione balterioiogica del congresso internazionale d'igiene. - (The Lancét, agosto, 1891 ).
Dalla celebre scoperta di Pasteur del vaccino attenualo come preservativo di alcuni animali contro il colera dei polli ed allre malattie, la natur a dell'immunità congenita od ucquisita ba polenlemente attratto l'attenzione dei ballerioJogi, e le moderne vedute su tale argomento vanno acquistando sempre maggior precisione e saldezza.
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11 concetto dell'immunità contratta per un'alterazione del metabolismo delle cellule, è ora determinato dalla teoria fagocitica alla quale è onorevolmente legalo il nome di Metschnikoff; la supposizione di Chauveau ed altri che l'immunila sia pro1otta dalla presenza di qualche sconosciuta sostanza d'origine batterica, è ora adombrata dai risultati ottenuti da molli osservatori, i quali hanno realmente rinvenuto negli animali immuni delle sostanze che uccidono i batteri, e che per loro natura erl origine sono diverse da quelle che Chauveau aveva supposto.
Alla fine del 1888 Nuttal scoprì che alcuni batteri sono di· strutti se mescolali a sangue fresco ed al sie1·0 del sansrne, e che questa distruzione non può essere ascritta ali' azione degli elementi cellulari, ma piuttosto alla parte 1luida del !.'angue. La scoperta fu tosto seguita dall'opera di Buchner e Nissen. i quali giunsero alla conclusione che questo potere battericida delle cellule del siero del sangue sia un po-
RIVISTA n'IGIENE
tenie fattor-e nel conflitto fra l'organismo ed il micrubio. Ul· terìore conferma di questo principio si rinvi ene nella scoperta di Bouchard, il quale dimostrò pel primo che il. siero del sangue di un coniglio può servire come mezzo d1 cultura del bacillo µiocianeo, e che un coniglio reso immune dalla malattia prodotta da questo bacillo, ha nel siero del suo sangue un potere che attenua o distrugge questo microbio. Cosi, rendendo un animale immune contro una ma· Jaltia, si accresce considerevolmente razione battericida del suo siero sauguigno.
Risultati simili si sono otten uti con i microbi del colera e e del ct1rbonchio, e da Emmerich e Mastbaum col tifo dei maiali, malallie che non sono siate soltanto impedit~ con la inoculazione del siero del sangue di conigli resi previamente immuni, ma che sono state curate con successo in animali che le avevano già contratte, scoperta questa che conduce ad un'altra di natura ben diver;:a.
Secondo i lavori di Behring e Kitasato, i microbi del tetano e della <li fterite nou si spargono pel corpo dell'animale infetto come quelli del carbonchio, ma restano nelle vicinanze del punto d'inoculazione, dove elaborano il loro polente veleno, che as~orbito dall'organismo produce i suoi disastrosi effolli. Cosi ìn una cavia inocul ata si sviluppa la paralisi diflerica quando già il bacillo della difterite è scomparso dal suo corpo, e praticamente si possono riprodurre gli effetti clinici della difterite, con l'ìnoculazione di una dose minima dal veleno elaborato dal microbio della difterite.
Fraenkel, Beh r iog ed altri conveo~ono ch e difficilmente si possa giungere ad una tollel'anza con le successive inoculazioni di dosi minime del puro veleno della <liflerile, quindi simile procetoso difficilmente condurrà ad una via sicura per ottenere l'immunità contro la malattia. Come dunque potremo curare 111 dìflerite? Se anche si trovasse una sostanza capace di uccidere il microb io senza nuocer e all'oroaoismo come si curerà la malattia ~ià sviluppata l Il o , siero del sangue deì sorci forse contiene questa sostanza, ma a che servirà distruggere i bacilli della difterite in un
D'IGIENE infe1·mo se non si distru~ge il loro veleno che nell'assenza del microbio produttore è capace di uccidere l'infermo 1
Eppure Bebring e Kitasalo hanno reso i conigli immuni contro la difterite ed il tetano. Il siero del sangue di un coniglio immune dalla djfterite non uccide il bacillo della difterite, ma ne distrugge ìl veleno, ed é in questa virtù antitossica del siero che si scorge la possibilità di curare tetano e difterite, ciò che è già stato ottenuto nei topi e nelle cavie. Gamaleia ha ottenuto risultati col veleno del vibrione di Metscbnikoff, il quale é distrutto dal siero del sangue dei conigli, ma non da quello delle cavie, le quali non sono refrattarie come i primi, ma sono suscettibili pel veleno di questo microbio. .
La scoperta èel potere battericida del siero del san~ue ci conduce adunque ad una nuova teoria che si può formulare così: l'immunità congenita od acquisita è dovuta alla presenza di sostanze formate dal metabolismo dell'anim!*le anzichè da quello del microbio, aventi potere di distruggere sia il microbio, sia i prodotti dai quali dipende la loro azione patogena.
Qual'è ora la natura delle sostanze dalle quali il siero del sangue trae la sua azione battericida? Bucbner due anni or sono saggiò l'azione di ciascuno dei conosciuti costituenLi del siero del sangue sui batteri, ed in nessuno di essi scopri azione battericida; in seguilo mostrò che quest' azione non poteva attribuirsi ai sali, alle traccie di fibrinogeno o ad altri proteidi del siero, quindi concluse che dovesse attribuirsi a quel resto di vitalità del plasma dal quale il siero det·iva. Forse egli intravide qualche altro costituente finora sconosciuto nel siero del sangue, ed in tale circostanza il lettore di questa memoria sospettò che un particolare fermento proteico conosciuto sotto il nome di cellulo-globulina B. fosse la sostanza in questione.
Ad ogni modo egli ne sperimentò l'azione sul bacillo del carbonchio, e trovò che realmente uccideva questo microbio.
Trovò quindi che simili sostanze èrano presenti non solo in animali naturalmente immuni contro' l'antrace, ma anche in quelli suscettibili di tale malattia, ed a questa sostanza diede il nome di proteidi difensori In uno scritto da lui pubblicato notò varie somiglianze fra l'azione battericida dj tali sostanze e quella posseduta dal siero del sangue, le quéili tendo no a dimostrare che queste dipendono dalla presenza di proteidi difensori.
La sola presenza <li questi proteidi nel siero del sangue degli animali non basta per caratterizzarli come mezzo di resistenza all 'invasione dei microbi. Prima di considerarli come fattori dell'im:nunità, dev'esser dimostrato che il prote ide difensore di un animale refrattario é più attivo o più abbondante che in un animale suscettibile di una data malattia, e questa dimostrazione l'autore ha procurato di ottenerla da uno stud io del proteide difensore del topo che è molto resistente contro il carbonchio.
Bebring nel 1888 dimostrò eh~ il siero del sangue del topo è più alcalino di quello degli altri animali, e che ha il potere di uccidere i bacilli del carbonchio, potere che esso p erde quando è reso neutro, quindi conchiuse che I' immunità del topo per il carbonchio é dovuta alla forte alcalinità del suo siero, ma non polè isolare la sostanza alcalina contenuta nel siero. Lo studio che l'autore ha fatto sui proteidi difensori lo ba messo al caso di guardar la questione sotto un altro punto d i vista, e coel egli ha trovato che quel siero contiene un corpo proteide di reazione fortemente alcalina, capace di uccidere i bacilli del carbonchio, il quale inoculato ad un topo assieme alle virulenti spore del carbonchio, impedisce- lo sviluppo del morbo.

Ma i proteidi difensori degli animali suscettibili pel carbonchio non esercitano tale potere protettivo, ond·e questi esperimenti indicano una differenza sul modo d'azione dei proteidi d ifensori fra gli animali immuni ed i suscettibili per una data malattia.
La quantità del proteide difensore d'un topo può essere diminuita da quelle cause che sono conosciute come alle ad abbassarne il potere di re&istenza, e Feser assicura che si può rendere suscettibile di carbonchio un topo nutrito per qualche tempo con vegetali; l'aulore ha però osservato che
H2.t RlVISl'A
i topi bianchi sono re~ratlari pel carbonchio sotto qualunque dieta, e che si può ~empre estrarre dalla milza e dal siero del sangue di questo animale il proteide difensore, mentre egli ha provaw con inocuiazioni comparative che i topi neri nutrili con solo pane muoiono dopo l'inoculazione del ca rbonchio, e sopravvivo110 quelli alimentati con carne. Dopo i lavori dell'autore, Buchoer ha abbandonato l'idea -del resto di vitalità attribuito al siero del sangue, ed ba accettato quella del proteide difensore per il quale propone il nome di ale:.eina. Comunque sia, l'autort: crede che questi corpi albuminoidi simili a fermenti si possano dividere in due classi, in quelli cioè che sono normali e naturali per un animale, ed in quelli posseduti da animali resi immuni artificialmente, e propone di chiamare sozine i primi, ph!Jla:.eine i secondi. Ciascuna di queste classi può essere p oi suddivisa in quelle che agiscono sul microbo stesso, e quelle che agiscono sul veleno dai microbi generato, e queste sottospecie prenderebbero il nome di myeo-sozine e to:.eo - sozine, myco - p!tylaxine e to:x:o- phyla:x:ine. Cosi le myco-sozine ra ppresenterebbero i proteidì difensori normali negli animali, e d agenti su varie specie di m :crobi, le to:co-sozine i pr oteidi difensori normali agenti sui veleni prodotti dai vari microbi, le muco-phyla:.eine e le toxo -phyla:x:ine esprimerebbero le due sotto-classi del gruppo della phylaxine.
Dott. PROSPERO S0NS1No, di Pisa. - I principali meszt preve ntlvl più effioaqi contro la dift'uslone delle malattie e ntozoa rie nell'uomo . - Memoria letta nella 1• sezione del congresso internazionale d'igiene. - (The Lancet, agosto, 1891).
L'autore, dopo un'onorevole allusione alla memoria del compiimto Spencer Cobbold, strenuo cultore di questa bran ca della medicina, richiama I' allenzione degl' igienisti sulle ::,o specie di entozoari che infestano il corpo umano, co mpresi a lcuni piccoli parassiti di carattere protozoario, comò\ le amoebae, il cercomonas, un balantidium, alcuni coccidit ,
D'IGIENE ·1425 ed il più importante fra lutti, l' hoemocytozo,m della febbre malarica, dei quali non intende occuparsi, perché è ancora sconosciuto il loro modo di penetrazione nella umana economia.
Limitandosi a considerare gli entozoi che apparteno-ano alla classe zoologica dei vermi, eccetto due specie di ;entas~omi ~~e. sono del. tipo degli artropodi, anzi restringendosi a1 p1u 1mportanli, ma includendo quelli che sono esotici per l'Europa, costruisce il seguente quadro sinottico ind~?8nte la_ dist~~b~zione geografica degli entozoi principali p1u d1Jfus1 e p1u importanti.

RlVISTA
Nome dell'entozoo
Dbtribu1.ione geografica Osservazioni
1• Tenia Madacasca- Mayotle-Mauritius Secondo Blanchard riensis (1) (Davaine). é diffusa ali' est dell'Africa ed alle isole della costa orientale.
2· Botriocephalus Groenlandia. cordatus (I) (Leuckart).
3u Botriocephal us lChina e Giappone. ,Con osciu~o solo allo Mauri (3) (Cobbold). slato d1 larva.
4• Distomum Ringeri Isola F ormosa, Jamagiva lo ha tro(2) (Cobbold). Giappone. vato incistato ne cervello umano.
5• Dislomum Etero- Egitto. phies (1) (von Siebold).
6°Distomum Buski (1)(Asia ed Egitto,\ (Lancaster). China, Calcutta,(Trovato da Sonsi i 0 Di$lomum SinenseÌ Corea, Maurizio,( nei gatti. (2) (Cobbold). \ Lapponia. J

8° Dislomum coniun- 1India. J lum (2) (Cobbold).
9° Bilharzia Hae- Costa arabica del Berkeley Hill l' matobia (3) (Cob- Mar Rosso, E- rinvenuto in d bold). gitto, tutta la co - persone che h sta orientale del- sempre vissuto i l' Africa , Costa In ghilterra. d'Oro, Nilo bianco, Alb. Nyanza.
10' Amphistomum India. hominis (1) (Mac Connel).
D'lGlENE
Nome dell"entozoo
Distribuzione geografica
11• Dracunculus Me- Arabia, Persia dinensis (2) (Lin). Turkestan, Gui~ nea, Sénegambia , Abissinia, Nubia , Egitto, ) Brasil~,Guiana.
Osservazioni
1.'2° Filaria sanguinis India, China, Giap-,/ Demarquai la tr · h · · (1) ovo omm1s (Lew1s). pone, coste dello pel primo in un Zambeo:e, Zan- idrocelè. zibar, Brasile ,I Caroline, Ala- I bama , Guiana , 1 Bu enos Ayres.
13• Filaria Diurna (1) /Congo, vecchio Ca-inu·e specie caralte(Manson). labar. riz'zate dal Man-
140 Filaria Perstans ,Congo, vecchio Ca· son pe~ l'embri~(1) 1Mansoh). Jabar. ne, uni.;o stadio finora conosciuto 15• Filaria Loa (1) Co~ta~riental~del-,Manson suppon~ (Guyot). l Africa, Gumea,I che sia lo stadio Congo, GuiHna, aduJto della FilaIndie Orientali. rJa Diurna 16° P~ntostomum con- JEgitto. / Conosciuto 8 °oltanto str1clum (2) (Sie- , allo stato d' I • bold). . 1 a1 va.
Nota. - Il numero (l ) indica che l'entozoo è stato trovato sol•·nto I 1' ·1 "" ne· uomo, 1 numero (t) che è stato trovato nell'uomo e negli animar 1 ·1 • me (3) · d' • 1 • nu .ro . in 1ca esser dubbio se si sia trovato solo nell'uomo od anche e r ammah n g 1
L'i~portante differenza fra gli entozoari i ed i microrga~·s~1 questa, che l'entozoo venuto dal di fuori non si molh~hca md~fin~tamente nel corpo che ro alb~rga, mentre i m,crorgamsm1 entrano in piccolo numero, .e si moltiplicano all'infinito. Altra differenza é nella predisposizione necei:isarìa per i microrganismi, non necessaria per gli entozoi, giacché ingh iottilo un Cysticercus cellulosae, si può esse re sicuri di vedere do po un certo tempo sviluppare la Taenia solium, come inghiottendo uova mature di Taenia solil)(,m un animale sarà presto infettato dal Cysticercus cellulosae.
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Avendo di mira la prevenzione delle malattie entozoarie, l'autore stabilisce una divisione pratica di entozoi cosmopoliti e regionali, d'jndigeni ed esotici relativamente all'Europa, ed un'allra divi~ione in parassiti che vivono nel canale inte:,tinale, in parassiti che viv.ono in organi che mandano le loro secrezioni nel canale intestinale come i òolli biliari, eri ·in parassiti che vivono in Ca\•iià chiuse, nel nettivo, nel sistema vascolare.
Indi stabilisce le seguenti regole person11li:
1° Pura acqua di sorgente, od in mancanza, acqua bollita e fillrata; l'acqua da bere sia conservala in vasi nitidi e ben coperti; l'acqua dei fiumi e dei laghi non deve essere inghiottita quando si prendono bagni. Questa regola riguarda specialmente la Bilhar:.ia haematobia, la Filaria sanguinis~ la Filaria Loa, il Dracunculus mediriensis, il .Rhabdomena intestinale. La relativa grandezza delle uova e delle larve degli entozoi ne impedisce il passaggio attraverso il filtro , per la Bilhar~ia basta dunque la filtrazione. In E gitto i soli naturali trascura110 questa precauzione, e sono quasi esclusivamente affetti da quest'entozoa. In alcuni paesi i mosch rini che cadono e muoiono nell'acqua. la infettano con le. uova della Filaria sanguinis·, le mosche vi depositano le, uova d'altri vermi, e perciò è necessario coprire i recipienti. Il Rabdomena intestinalis, scoperto in soldati che venivano dalla Cocincina, quando é ingerito in grande quRntilà, produce intensa anemia ed enterite.
2• La carne, il pesce d'acqua dolce, le verdure, devonoessere beo cotte e riparate dalle mosche. Tale precauzione salva dalla Trichina spi r alis, dalla Taenia solium, saginata, mystax, dal Both ridcephalus latus, dall' Ascar is lumbricoide, r dal Distomum laneeolatum, dalla Faseiola hepatica. Lewis, p ellizzari e Pcrroncito hanno dimostrato che la temperatura di 60° basta gia ad uccidere le trichine ed i cisticerchi, ma perchè la parte centrale del pezzo di carne raggiunga una sirnile temperatura, è nec.essario asso ggettarn e Ja superficie ad una temperatura molto più alta per qualche tempo. Max Braun ed altri hanno dimostrato che alcuni pésci d'acqua dolce, come il luccio e lo storione, contengono le larve del Bothriòcephalus latus.
Il moderno uso di dare ai bambini ed ai deboli della car'ne eruda, é stato causa di straordinaria diffusione della Ta enia saginata. li rasch iare e passare la carne in uno slaccio beo fine, basta perché il Cystieereus boois non giunga vivo nel eorpo de ll'uomo.
3° Bisogna opporsi al gusto depravato per le sostanze alimentari corrotte e per le immondizie come nella P(ca e nella Gophauia, perché la Tenia nana, canina e leptocephala, il Dislomum eterophies, l'Echinorhyn.;hus hominis, l'Asearis lumbricoides e my:ctas hanno per ospiti interme<liari degl'insetti che possono giungere nell'intestino di questi infelici.
4° Alcuni cibi speciali dei chine~i e giapponesi, come nidi di rondine ed altri alimenti congeneri, contengono le larve e le uova di Bothriocephalus cordaius e ,.\1an,wni, di Distomum crassum, eterophies, sinense e Ringe-ri, quindi devono e.$sere evitati.

5° Le mani e le unghie devono essere accuratamente la,•a te quando si mangia; gli animali domestici devono essere toccati con precauzione, specialmente i cani, gli e ntozoi emessi devono essere distrutti col fuoco se non si vogliono conserva.re per collezioui, specialmente l'Anchylostoma d uodenale, l'Eehinoeocco, il Pentastodocum denticulatum, le tenie e gli ossiuri.
6° Si ripari il corpo dagli epizoi, mosche, moscherini, ecc., perché trasportano le uova ed embrioni di enlozoi, e si distruggano col fuoco se é possibile, o si disinfettino ed allontanino gli escrementi' umani, i quali contengono germi di entozoi. Siccome però non é sperabile che queste misure
D'IGIENE sieno scrupolosamente prese dai privati, lo Stato deve intervenire con una serie di prescrizioni come le seguenti: s• Prescrizione di buon e latrine non solo in città, ma anche in campagna, onde non si contaminino le strade le a cque.
10 Fognatura delle citi.A fatta secondo le r egole della moderna igiene.
2• Disinfezione delle fecc1e nelle scuole e negli a sili, ospedali, ecc., con acido solforico al 10 p. 100 e col fuoco.
3• Interdizione di lavori ed industrie nocive vicino aira. bitato, come mine, gallerie, piantagioni di riso; esame microscopico delle feccie di individui che vogliono essere ammessi nei laboratori.
4• Ispezione veterinaria giornaliera negli ammazzatoi, e cremazione di organi o parti di organi di animali contenenti entozoi.
5• Facilita di ammissione negli ospedali dei sofferenti per malallie entozoiche.
6• Il pascolo dei maiali sia tenllto lontano dalle agglomerazioni di uomini, in luogo nel quale non trovino escrementi umani, o topi infetti da trichina.
1• Distruzione dei cani senza padron"', onde evita re l'echinococco eò il pentastoma denticolato.
SHERIOAN DEL BPtNE. - 1'uovo metodo per lo atu41o 4811avtluppo 4el mlororg&Dlsml , e della mut&bllltà del loro oaratterl e delle loro proprietà, - (The Lancet, giugno 1891).

A risolvere la questione della costanza di balte ri patogeni sostenuta da Koch e Zopf, o della loro mutabilità pr opugnata da Davaine, Pasteur, Buchner, una delle vie più sempl ici sarà quella di studiare una spora isolala e seguirne lo sviluppo nei suoi diversi stadii, seguire lo sviluppo delle s ue· cessive gener azioni di mi c rorganismi che derivano tutti dalJa medesima spora, e che sono coltivali in vari mezzi, invece di studiar~ i prodotti misti della germinazione di un certo mero di spore. Se sarà possibile seguire la storia di una nu b d fì · · spora e della sua progenie, ad oltener e risultati e~ e o'.h, non occorre allro che seguire la serie completa dei cangiaenti morfologici che avvengono, quando i discendenti dello m stP.sso individuo saranno colt,vat, lll vasi messi sucr.ess1v~· men te, e quindi connetter e alcun& alterazioni fisiche e chi~ miche ùei varii mezzi, con gli s tadi di sviluppo, m~dificat~ 0 no, e fin almente l"invenire in qual modo le propr1e~a. dei mi cror ga nismi, ed ogni stadio di svil uppo, sieno modificate 0 r Pstino immutate in mezzo alle circostanze esteriori. In uno studio anteriore eseguito col mezzo della <liluzione, l'autore ha notalo che nella moltiplicazione dei batteri occorrevano fenomen i analoghi alle cariocinesi. Verso la meta dell'anno scor so, studiando lo sviluppo di certe muffe patoi:r~ne, sentì di nuovo il bisogno di seguir da vicino lo svilup po di ogni siogolo microrganismo, ma col mezzo delle <roce,ie e dellP colture a piallo non riesci all"inlento, per la ~quefazione di alcuni m ezzi, per la mobilità di altri, pe r la forma che assumevano le goccie. Ricor>'e <JUindi ad un nuovo metodo, ch e quantunque imperfetto nei suoi particolari , produc:se sodisracenli risultati.
Questo metodo co nsiste nello includere un sottile strato di mezzo nutrith·o fra ùue lamine para llel", in modo da costrin~ere il microrganismo a sv ilupparsi in determinate direzion~. Per effello <!ella capillarila., i mezzi liquidi diventano fissi, purché ne sia impedita l'evaporazione, e tornan~ u_tili_quant~ i mezzi solidi. Il metodo può subi r molle var1az1om, ma 11 più semplice, e quello che all'aulor e ha dato migliori risultati è il seguente:
Ai lati più cor ti di un portao~getti di cm. 8Xi si fissano due striscie strette di vetro che servono a sopportsre un altro portaoggetti, e su lla slessa superficie riscaldala alla lampada si fanno colare tre goccie di cera lacca c~e do~ vronno sopportare un coprioggetli circolare di 3 centimetri ,li diametro , il quale resta cosi alquanto distaccato dalla lamina sottostante. Nel rar cola 1·e le goccie di cer a lacca, dopo avere sterilizzato il vetro, *'i ha cura di fo rm a r e un triangolo che resli iscritlo nel circolo formato dal coprioggetti.
Su! centro del copr ioggetti sterilizzato si pone una piccola goccia di maleriale nutritivo, la quale si inocula del materiale che si vuole studiare, si esamina prima in goccia pendente indi si capovolge sulle tre goccie di ceralacca.
Si può anche deporre sulla pagina superiore del portaoggelti sterilizzato una piccola goccia di un qualunque materiale nutritivo con pipetta sterilizzala, ma di tal picciolezza, che distesa non abbia un diametro ma ggiore di due centimetri, e su di essa far l'ioocula:t.ione invece di farla sul coprioggetto, stendendo il m~zzo nutritivo e la coltura in sottilissima lametta che resti circoscritta fra le tre goccie di ceralacca. Dopo di ciò, si copre la collura col copriogg'elto sterilizzato, il quale resterà ben sostenuto dalle tre goccie di cera, senza schiacciare ne comprìmere la sottostante cultura.
Ciò fatto, si tocca il vetrino con una bacchetta di vetro arroventata in corrispondenza dei tre punti ai quali corrispondono le goccie di ceralacca, il liquido di coltura inte'rposlo si stende cosi uniformemente atlorno alla parte centrale, e la preparazione é pronta per esser posta nell'incubatrice garantita nelfa camera umida.
Queste lamine così preparate, e sovrapposte l'nna all'altra, occupano poco spazio. Prima di porla nell'incubatrice, si nota a ccuratamente la posizione ed il rapporto delle cullure, e dei punti cli inoculazione, ricercando quesli con piccolo in grandimento.
A molli potrà questo metodo sembrare null' altro che un metodo di cultura in goccia pendente, o un metodo di coltura a piallo, ma se si considera che il mezzo sol idificabile di cul tura $i riduce ad una <sottilissima mernbranella schiacciata fra il coprioggetlo ed il portaoggetto, che l'autore chiam a membranella inlerlamellare, si vedrà che la superficie liber a del mezzo di nutrizione è limitata allo spazio esistente fra le due lamine di vetro, mentre nelle culture a piatto od a goccia pendente, lo spazio comunicante con l'aria è molto esteso. Infatti, col metodo interlamellare si ottiene una visuale laterijle della coltura, col metodo della goccia una visuale di superficie. Col primo metodo i microrganismi posti a varie distanze dalla libera superficie del mezzo, possono esser seguili nel loro sviluppo passo per passo, cosa impossibile con la coltura a goccia pendente.
Col m etodo interlamellare è possibile seguire alcuni mutamenti chimici che avvengono lungo un filamento crescente od in una colonia che si estende in una dir~zione che può essere daterminata, é possibile dimostrare la diramazione di alcuni baccilli, seguire per s ettimane intere lo sviluppo dello stesso individuo, 'o di un gr uppo di individui, anche in mezzo ad un materiale liquido, tulle cose impossibili col metodo :lt·lla goccia pendente.
S ulla possibilità di trasmissione dl alcune malattie per mezzo del burro artificiale . - Dottori SCALA e G. ALEss,. - (AttidellaR. Aecademiamedica diRoma,anno XVI, voi. V, $erie II, 1891).

In Italia le fabbriche di M ilano, di Rifredi e di Roma producono ogni anno da 300 a 400 mila chilogrammi di burro artificiale .
La prepara%ione si fa riducendo in frantumi il grasso e lavandolo; si unisce poi a stomachi di pecore o di maiali e si scaida con acqua per due ore di seisuito ad una temperatura che non oltrepRssa mai i 50 gradi cen tigradi. Il gras!'O fuso a questa temperatura é raccolto e trattato con sale di cucina; poi si fa passare attraverso uno slaccio per separarlo da tutte le parli solide e si tiene per 24 ore a circa 30°. A questa temperatura 1J3 stea rina cristallizza e si separa dalla parte liquida o margarina, spremen dol a al torchio. L'oleomargarina infine si mescola con latte di vacca ed acqua nella proporzione di 50 chilog rammi di oleomargarina, 25 di latte e 25 di acqua: si agita il tutto negli apparecchi adatti e l:'i oUiene così il burro ari(ficiale.
Gli autori si credono autorizzati a ritener e che la tempera - tura a cui si sollopone il grasso (50-) nelJa fabbricazione del burro artificiale non è sufficiente a spegnere la vitalità delle larve di trichina; gli altri olminli però non sopravvivono es_sendo tale temperatura sufficiente a distruggere anche le rt• spetlivP. forme larvali. ,
Per ciò che riguarda i germi di altre malatlle mfeU1ve, I oggetto di questo studio fu appunto di verificare se nel_ta _preparazione della margarina essi rimanessero dr.nnegg1all o restassero capaci di produrre ancora effetti patogeni.
Gli esp<!rim enti fatti avrebbero confermato che i bacilli sporigeni del carbonchio, lo stafilococco pio~eno aure~, lo strPptococco piogeno, i bacilli della morva, re~tslon o tulll nel burro filtrato e non filtralo dopo esse:-e stati esposti all'azione delle due temperature nece~sarie come sopra fu indicato (2 ore a W-50-, e 2{ ore a circa 300) e che solo lo streptococco piogeno e i baC'lli della morva muoiono nel burro non filtralo.
Oltre 8 ciò i bacilli del carb,mchio resistono al burro non filtrato 40 giomi e più, mentre nel burro filtrato reRistono ap,µena oa questo studio gli autori deducono un consigli.o P_ratie~ che dovr ebbe es~ere accettato da tutti i fabbr1cant1 d1 bu r ri t .fi · ,. ed A che la ma rrrar ina non deoe esse r e impie{Jata ar 1 c1a.1, v ,, . . per la prepara~ione del burro, prim~ c~e siano passa t i 40 giorni dal momento della sua/abbr,e~1~ne, perché do~ ,1uesto tempo si è sicuri che sono _mort1 in essa anche 1 a-ermi mollo resistenti del carbonch10.
2R giorni ; tutti gli altri ge rm i tanto nell'uno come n~ll al_lro muoiono dopo un tempo certamente inferiore a 30 g iorni. .
Inoltre i bacilli spori geni del carbonchio sono patogeni nel burro filtralo quando il tempo del loro innesto nel burro non superi i 30 giorni, e pa lo geni sempre nel burro non filtralo. Lo streptococco piogeno nel burro filtralo non è più patogeno rlopo l'azione delle due temperature suddette mentre è patogeno nelle stesse condizioni nel burro non fil · lralo. 1 bacilli della m orva n on hanno mai prodotto la morte deglt animali, ed i bacill i della tubercolosi hanno prodotto la morte in un cAso.
0 Se la mancanza dì dati epidemiologici non conforta le previsioni ed i risultati sperimentali testé riferiti, ciò si deve specialmente al fatto che non tulle le fabbriche si prestano al commercio disonesto dei grassi di bestie morte di malattie infettive, e quindi la maggior parte dei burri artificiali provengono da grassi sani. Inoltre questi burri servono quasi esclusivamente comi:1 condimento e perciò vengono sottoposti ad elevste temperature prima di essere ingeriti. Resta quindi qualche pericolo solo nei miscugli di burri 111:1turali e ·i artificiali, e nei burri artificiali stessi quando siano man~dati senza far loro subire alcuna coltura o altra manipolazione.
K1TASATO. - Bloerohe aperlment all alil vel eno d el teta n o . - (Zeitsehrift J. Hggiene, II fas<'., 1891).
È dapprima importante di ottenere da culture pure di tetano il liquido velenoso del lutto privo di germi. A tal uopo ha costrutto l'A. un piccolo filtro di ~olino ad imiwzione di quello di Chamberland, ma piu semplice ed economico di esso, ed assicuratosi col mezzo di cuHure che il liquido filtrato era pl'ivo di germi, ha inoculato questo a diversi animA!i come topi, cavie, conigli, sotto la cule o nella cavità dd ventre ed ha sempre ottenuto gli stessi fenomeni morbosi che si riscontrano nel tetano. Dunque i bacilli del tetano producono una soslar.za tossica specifica che avvelena l'orgimismo ed in questa malattia non si tratta di ua,"infezione, ma di un'into~sicazione.

I Cenomeni telanici cominciano nel luogo in cui fu eseguita la inoculazione della sostanza tossica ed in appresso si m11nifeslano gli allri sintomi generali. Le cavie sono più sensibili al veleno del telano dei topi e dei conigli, poiché se pPr uccidere un topolino del peso medio di 15 grammi basta la minima dose di 0,0002 eme. di liquido filtrato, per una cavia del pe,,o di 565 grammi ne occprrono circa 0,008 eme. e per un coniglio del peso di H06 grammi 0,02 eme.
I fenomeni tetanici si manifestarono al più lardi il 3° gil)rno dopo l'i noculazio ne , dirnodoché se gli animali r imasero sani sino al 4• giorno dopo l'inoculazione, non si 1:1mmalarono più di tetano. Piccole parli di tessuti come connettivo sottocutaneo, muscoli di animali morti di tetano, inoculali ad animali sani non produssero alcun effetto, ma il sangue o il trasudato della cavità del petto di animali morti di tetano, inoculati a topolini sani produssero senza eccezione la stessa malattia. Da ciò si può dedurre che il veleno tetanico, penetrato nel corpo degli animali raggiunga il torrente circolat0rio ed ivi spieghi la sua azione tossica. li sangue o il trasudato tossici non contengono bacilli tetanici.
Il veleno più attivo si ottiene dalle colture di tetano nel brodo preparalo di fresco e leggermente alcalino.
A. Relativamente all'.azione del calore l'autore ha ottenuto i seguenti risultali:
1• Il liquido fillralo da una coltura di bacilli di tetano é alquanto sensibile al calore.

2° La temperatura di 65° C. in cinque minuti ed anche meno ne annulla del tutto l'attività.
3° L'azione del calore a 600 C. per la durata di 15 minuti può essere ancora tollerata, ma dopo 20 minuti il veleno diviene t1ssai debole.
4• Il liquido filtrato tenuto per un'ora e un quarto alla temperatura di .55' C. conserva ancora la sua azione, ma dopo un'ora e mezzo la perde.
B. Resistenza del liquido filtrato all'essiccamento. - Tanto nell'essiccatore con acido solforico, quanto all'azione dell'aria ed alla tempert1tura di 15° o 20° C. il liquido filtrato n on perde la sua e[ficacia, mentre la perde del lutto se è essiccalo nella stufa alla temperatura di 35° a 3i° C.
C. Resisten~a d,l liquido filtrato alla luce solare. - Il liquido filtralo, esposto in una finestra alla luce solare diffusa, perde lentamente la sua azione. Ma anche dopo o 10 settimane rimane talora in grandi dosi attivo. Invece il liquido filtrato, che fu conservato freddo in luogo oscuro non perde la sua azione anche dopo lungo tempo, poiché dopo 300 giorni si trovò egualmente efficace come il liquido preparato di fresco.
D. Resisten:.a del liquido filt rato ai raggi del sole. - I raggi del sole, se agiscono direttamente sul liquido filtrato, dopo 15 o 18 ore distrug~ono il veleno del tetano.
E . La <liluzione del liquido filtrato con acqua distillata sterilizzata o con brodo, non modifica affatto l'azione del veleno.
F. Influenza delle sostanze chimiche sul liquido .filtrato.
- Nel seguente specchietto sono riassunti i risultati po5itivi ottenuti dall'autore con le rispettive dosi chimiche e col tempo r elativo della loro azione occorrente per distruggere il veleno del tetano.
,1438 R1V1STA D'IGIENE
Inoltre è da notare che il siero di sangue di vari animali mammiferi non esercita alcuna influenza sul veleno del tetano, anche posto con esso a contatto per 24 ore
G. Rieerehe sull'immunittl. - In pl'imo luogo l'autore tentò se fos8e possibile abituare gli animali a dosi crescenti del veleno ed osservò che mentre i limiti sono mo)to ristretti, non è possibile con tal metodo rendere immune alcun animale.
In ~ecoudo luogo inoculò l'autore agli animali il liquido fillrato sottoposto per un cer to tempo alla temperatura di 55°, 60", ,()o, 80", 90• e t ()()o C., e se esso riusci innocuo ai detti animali, questi però morirono per successive inoculazioni di li11uido contenente vel e no tetanico.
Con inoculazioni preventive di soluzioni di tricloruro di iodo l'autore riusci a rendere immuni il 40 p. 100 di conigli sottoposti ad esperimento. Col sangue e col siero di questi aoimali l'autore non solo riusci a renderne immuni altri, ma ad arr el"tare la malattia gié. manifestatasi.
Fra tutti gli animali so ttoposti ad esperimento l'autore ne ha trovato uno, cioè il pollo domestico, che è refrattario al tetano. Però il sangue o il siero di sangue di quest'anima le inoculalo in altri, non li r endono.immuni.
Rivista Di Stat Istica Medica
n valuolo . - Sorbldltà. e mortalità nell'Impero tedeaoo.
- BlsuUatl ataU.tlol per l'anao 1888 . - Dott. RABTS (1).
- (Annales d'H!Jgiène publique et de médeeine légale, giugno, 1891}.
N ell'anno 1889 si verificò uria r ecrudescenza as sai notevole nella mortalità per vaiuolo in tutto l'impero tedesco .

N~I 1887 il numero dei morti fu di 112, nel 1888 di 168 e nel t889 di 200.
(I) Erqebniue cur amUichen Pockentodu(allt-14nà Pockentrkra11kung - ~latistik in deuùchen Rtiche i,om Jahre 1889. - Arbeiten au, cl em Kai1erlioiGesu11cl/uit,amtt, !891, voi. Ili.
RI'fISTA DI STATISTICA MEDICA U.39
Il fatto che le provincie di confine sono quelle che danno la maggior mortalità risulta più chiaramente in questt1 statistica che in quelle degli anni precedenti. Il vaiuolo ha colpito soprattutto le provinci.e della frontie~~ aus.tro-russ~:
Frontiera Est, 15 prov111c1e . . . 1,:> casi mortah
» Nord, Ove s t e Sud . . 13 • » r imangono quindi 12 soli casi rli morte per vaiuolo p~1· !e provincie del centro. I due terzi di c~i di morle pe~ ~alUO avvennero nella provincia prussiana di Posen e nei distretti di Gumbinne11 e Oppeln; la frontiera rul'"a può quindi essere considerata come la porta principale d·entrala del vaiuolo in Germania.
In grazia della sua Iegi8lazione speciale la Germania no~ ha avuto nel t889, come neppure negli anni antecedenti, delle diffusioni locali di vaiuolo.
Quanto affelil, sopra 200 morti 78 (39 p. t OO) erano bam-. bini da 1 a 2 anni; questi i8 bambini appartenevano agh stati extra-pru~siani e non erano stati vaccinati; tre lo erano stati poco tempo od anche immediatamente prima della com• parsa del vaiuolo e per conseguenza troppo tar d!· Più .di un terzo dei morti aveva passalo la trentina; per cui non in ob· bli"'O di farsi vaccinare all'epoca della promulgazione della Je:"e sulla vaccinazione (1875) e probabilmente non l'aveva0;0 fatlo. Tre ragazzi dell'età di 3 anni non erano stati vaccin11ti. Da 4 a 24 linni non vi sono decessi all'infuori della Prussia. I oochi decessi constata li nelle ci r coscrizioni prussiane della frontiera Est in individu~ nel.l'età meg:io pr~tetla contro il vaiuolo grave dalla vaccinazione obbhgalor1a si spiegano colle cattive condizioni igieni.che. .
Il oaiuolo durante l'anno 1889. - Nei 24 Stati della unione f!ermanièa e nell'Alsazia-Lorena si ebbero 556 casi di vaiuolo. li regno di Prusl'ia non ha mandato co municazioni all'istituto sanitario imperiale. Con frontando il numero dei vaiuolosi nell' impero eccettu11la la Prussia (359), colla popolazione censita nell'anno t889 (18,95-t-,950 abii.ant'.) si hanno 19 vaiuolosi per 1 milione d'abiw.nti, e 17,4 se s1 tolaono dal numero dei vaiuolosi 29 individui nati sir estero. o Di questi 359 vaiuolosi ne morirono 43 :::: 12 per 100 ma-
RlVISL\ DI S'fATISTlCA MEDICA
lati. Sopra i 294 casi <li vaiuolo dei r egni dì Baviera e di Sassonia, 117 appartengono alle circoscrizioni imroedia tamen le vicine all'Austria.
La statistica dimostra che i forestieri in Germania hanno una probabilità di contrarre il vaiuolo molto superiore ai tedeschi autoctoni, ciò che è spiegalo dalla legge sulla vaccinazione.
I risultali del 1889 confermano c1uelli degli anui antecedenti:

Studio Etiologico E Clinico
MALATTIE ~~:BBRILI PIÙ COMUNI AMASSAUA
l
• Gli individui va,:cinati con successo sono protetti fino all'età di 25 anni contro gravi btlacchi ui vaiuolo.
2• Gli individui rivaccinati con successo godono per tutta la loro vita di una uguale protezione.
Questi risultati hanno ancora dimostrato:
1° Che la vaccinazione nella prima infanzia non protegge al di la di 30 anni contro il vaiuolo grave, anche mortale;
2• Che Je rivaccinazioni falle dopo lo sviluppo del vaiuolo nelle vicinanze spesso sono tardive, cioè non preservano gli individui dal vaiuolo grave durante i 14 giorni che seguono le rivaccinazioni.
Solamente le vaccinazioni e le rivaccinazioni fatte fuori del tempo delle epidemie conferiscono una resistenza sicura ai casi gravi di vaìuolo; e non bisogna contare $Opra le vaccinazioni di necessita che arrivano soventi troppo tardi.
Qui appresso riferisco sui risultamenti degli studi, che, in ordine alla missione affidatami dal Superiore Dica5tero , ho finora compiuti sulle malattie febbrili più comuni a Massaua (11).
Il Direttore
Vi fu, in sul principio, una grande discrepanza d'opinioni sulla natura di quei morbi febbrili predominanti a Massaua, i quali, e perché non trovavano un perfetto riscontro con altri già noti, e perch è non erano spiégati da alcuna lesione localizzata, accessibile ad un primo esame fisico, furono affasciati sotto una sola rubrica, e indicati col nome di f ebb ri , climatiche.
(l) la sul principio, quando sca:-seggiavano i febbricitanti sulla regìa nave-ospedale Garibaldi, furono presi in esame ;immalati dall'ospedale di Ras-Madur, nel che fui cortesemente age volato dai signori medici, superiori e colleghi, del Regio Esercito.
Le ricerche furono eseguite nel Gabinetto balleriologico, che, a tal uopo e d 'ordine superiore, impiantru dapprima sulla Garibaldi e poi nell'ospedale in fabbrica della Regia Marina in Abd-el-Kader.
Infine lo studio dei microrganiSmi e dei parassiti intestinali é stato da me compiuto nel Laboratorio batteriologico della Stazione zoologica di Napoli.
H42 Studio Etio Lo Gico E Cli Nico
Fu creala così per Massaua una nuova entità morbosa, come del resto era stato già fatto in altri climi tropi cali, fondandola quasi esclusivamente su dati negativi, il che, lu ngi dal risolvere la quistione fin allora agitata, agevolando il compito del medico al letto dell'ammalato, maggiormente la intralciava e confondeva. E per vero, stando cosi le cose. molte febbri di diversa natura, con sintomi non abbastanza distinti, potevano essere diagnosticate per febbri climatiche, e ritenersi come identiche fra loro. Onde le opinioni, che di esse portarono i medici curanti, fondate per lo più sul!'espe· rienza di un limitato numero di casi, non potevano essere che discordi, come discordi erano le cose delle quali giudicavano .
Così, in sul principio si ritenne che queste febbri fossero prevalentemente, se non tutte, di natura malarica; si trovarono per Massaua condizioni favorevoli allo sviluppo del miasma palustre : le basse maree, che mettevano allo scoperto un gran tratto di spiaggia, su cui putrefacevano una .straordinaria quantità di alghe e di detriti organici, impregnati dall '. umidità atmosferica, la potenza vegetativa del suolo di Massaua (in verità molto discutibile) fecero il gran gioco della quistione. Il chinino fu quindi somministrato in grande profusione e su larga scala, sia come mezzo terapeutico si. curo , sia ~ome profilattico.
Segui a questo un secondo periodo, in cui questo farmaco venne perdendo sempre più terreno fino ad essere completamente detronizzato. Incominciarono i medici a poco a poco e a tutto rischiò proprio a non somministrare più il chi nino, ed, osservando che gli ammalati del pari guarì vano, proclamarono l'inutilità del rimedio, che spesso fu anzi ritenuto perfino nocivo. L'infezione malarica o fu ammessa in unione alla tifica, ovvero fu affatto esclusa; ed allora si parlò invece
DEl,LE MALATTIE FEBBRILI PIÙ COMUNI A MASSAUA 1443
di un' infezione s ni generis, dovuta ad un agente patogeno specifi co, proprio di Massaua.
A tal punto erano le cose, e questo su per giù si era detto delle febbri di Massaua , quand'io ne intrapresi lo studio. Accertare possibilmente l'etiologia di questa nuova forma morbosa , soprattutto sotto il punto di vista della presenza o no di un' infezione malarica, fu questo il precipuo scopo delle mie ricerche, compiutesi in condizioni purtroppo difficili.
[ casi di febbri, che mi si sono offerti all'osservazione per siffatto studio, sono stati in tutto 85, dei quali 3 provenivano dagl'indigeni, reclutati dalla Regia Marina. Solo 22 di questi 85 appartenevano ad individui con destinazione a terra, fra i qnali sono . compresi 4 ricoverati nell'Ospedale del Regio Esercito a Ras-Madur; degli altri 63 casi la maggior parte , 48 , si verificarono fra i militari accasermati a bordo la Regia Nave stazionaria Garibaldi e 15 fra gli equipaggi-delle piccole navi, che facevano servizio di crociera; però di questi solo 1 si verificò in navigazione, gli altri 14 all'ancoraggio di dette navi nel porto di )lassaua. Oltre a ciò, ho cercato di mettere a profitto le osservazioni cli niche fatte sui numerosi febhr;citanti a me affidati al tempo della spedizione San Marzano, quand'era imbarcato per regio servizio sul piroscafo noleggiato Polc evera.
Ciascun ammalato è stato da me solloposto ad un esame accurato, paziente e minuzioso, e quest'esame, nella maggior parte dei casi, è stato proseguito anche durante la convalescenza e comparativamente con l'esame d'individui sani.
Ogni giorno, e spes~o anche due volte in un giorno, secendo era indicato dalla curva termica, ma non in tutti gli 85 casi, ' prendeva nota dei dati clinici più importanti, portando maggiormente la mia attenzione non solo sulla temperatura, ma anche sul polso, sull'apparecchio respiratorio, . sugli organi della digestione e più di tutto sulla milza.

STUDIO ETIOJ.OGICO E CLINICO
Le feci sono state esaminate tulle le volte, le urine ed il sangue ogni giorno, e quest'ultimo anche più volte in un giorno. Le ricerche sono s~ate fatte non solo nel campo della microscopia e della chimica clinic11, ma anche, e più specialmente, nel campo della batteriologia.
Le feci s.pesso erano stacciate, ma, per diflicoJtà inerenti al servizio di bord.o e al gran numero di ammalati che aveva in cura, non seqi,pre; l'esame era fatto il più sollecitamente possibile dopo l'emissione. In totale le analisi fatte ·sono state circa ,i.00. In 8 casi fu falla complessivamente per 45 volte la ricerca del bacillo del tifo, seguendo il metodo indicato dagli studi più recenti su quest'argomento, vale a dire <i.ella chemo.tassi d! AU-Cohen (•I), combinalo a quello delle piastre con agar in succo di patate, preparato sulle indicazioni date dall'Holz per la gelatina in succo di patate (2).
. Le ~rine sono state chimicamente analizzate giorno per g10rno m 48 casi (di ciò si è in parte occupato il medico di 2a classe, signor Enrico Malizia). Si sono avute cosi circa 320 analisi chimiche di urine. Quasi sempre, e soprattutto in quei casi in cui più se ne mostrava il bisogno, ho proceduto atresame microscopico del sedimento. Anche la ricerca batteriologica non è stata fatta in tutti i casi, comechè, essendo sémpre povera di risultati, sottraeva tempo ad altre ricerche più importanti.
Più particolarmente la mia attenzione è stata portata sul1' esam~ del sangue, inquantochè questo doveva ·decidere della quistione, che più s'imponeva non solo dal punto di vista medico , ma apche degl'interessi vitali della colonia se cioè Massaua fosse sede d'infezione malarica. '

(t) Au-COHEN. - Die Chemotazis ats Ilii.lfsmitteLder baklerwlogtschen Porich1mg (Centralb. f. Bakt. u. Parasitenku.nde, VIII Ba., N. 6 !890).
(~) HoLZ • -E~erimentette UntenuchungenJiber den Nachweis àer Typhu,bac1Ut11 (Ze,tschrift f. Hygiene, Achter Bd, t890)
DELLE MALATTIE FEBBRILI PIÙ COMUNI A MASSAUA 1,i.,i.5
Ho fatto ia tutto circa 250 analisi qualitalive del sangue sia in preparati a fresco che in preparati a secco, colorati per lo più con soluzione alcolica satura di blu di metilene (Marchiafava e Celi i); ovvero, fissando i preparati prima 'Con sublimato (soluzione acquosa satura) e, dopo a'Ver el iminato questo con iodo (soluzione tenuissima in alcol assoluto), col9randoli con una soluzione idroalcolica di blu di metilene, o infine colorandoli con questa dopo avet·li semplicemente fissati in alcol assoluto. Inoltre più di 100 analisi quantitative dei globuli del sangue, mediante il globulimetro del Thoma. La ricerca etiologica nel sangue, mediante preparati microscopici è stata fatta una e spesso anche 2-3 volte al giorno per ciascun febbricitante, nelle ore in cui maggiori dovevano essere le probabilità pel reperto degli ematozoari délla malaria, e a tal uopo non era somministrato chinino .
Dal sangue ho fatto anche culture per lo più in ìµiscuglio di gelatina ed agar, talvolta anche di gelatina e fucus. In sul principio la ricerca fu falla a questo modo: sterilizzato un dito, ne sp;l!ava una gocci&. di sangue, e, intinta in questo una grossa spatola di platino, ne praticava rapidamente un innesto per strisciamento sul suindicato miscuglio. Questo metodo, sopr11ttutto a causa della piccolissima quantità di sangue presa in esame, non offriva molta probabilità di riusc ita; e difallo i risultali da me ottenuti in 22 casi, in cui l'ho potuto praticare, sono stati mai sempre negativi, ovvero debbono ritenersi per tali, avendo qualche volta ottenuto culture accidentali, certo non provenienti dal sangue. Onde appena fu possibile disporre di scatole di Petri, per siffatta ricerca seguii il metodo delle piastre, già da me dettagliatamente descritto in altri lavori (1): la quantità del sangue utilizzata per ciascuna ricerca variava dalle 1O alle 115 gocce, e in ,U. di questi esami solo una volta ottenni una colonia ' certamente proveniente dal sangue, ma era di bacilli del Lifo ' e tratt.avasi appunto di un ammalato di tifoide; le altre voli.e le piastre rimasero sterili, perfino 20 giorni dopo la preparazione, conservandole alla temperatura media di 25-30° c.
(t) PASQUUE. - L'epidemia d'influimza'.ml 2• dipartimento marittimo (Giornale medico del R.• Esercito e d ella R. • Marina, t890). - Su.I tifo a Massaua (G iornale medico del R. 0 Esercito e della R.• Manna, t89!).
Ho avuto anche occasione di eseguire tre autopsie, cioè una per febbre tifoidea, una per atrofia gialla acuta del fe~ato ed una terza per dissenteria, tutte e tre in individui, che già precedentemente e a brevi intervalli erano stati curati alì'ospedale sia per febbre climatica sia anche per febbre reumatica. E in ciascuno di questi casi, oltre alla ricerca anatomica, non è stata omessa ·l'indagine istologica e batteriologica.
Infine nel corso di questi studi non ho trascurato di fa re analisi batteriqlogiche ripetute sulla cute di parecchi febb ri-, citanti, sulle acque in uso, compreso il ghiaccio, sull'aria e sul suolo; e di queste dirò brevemente in ultimo.
Tali le ricer che da me fatte e questo il mater iale che è stato oggeuo dei miei studi. Senonchè , a .misura che questi son proceduti innanzi , il mio lavoro è diventato sempre più complesso; inquantochè, per quello che ho detto in principio, mi son trovato di fronte allo studio non più di un'unica fo rma morbosa, ma di malattie fra loro differenti, ed ho dovuto perfino esitare sulla convenienza di ritenere come special e per .Massaua una malattia, distinta dalle altre e indi cata co l nome di febbre remittente climatica.

Un fatto innegabile è che le febbri a .Massaua, di qualsiasi natura esse siano, hanno un insorgere, che spesso molto le , avvicina fra loro . Dippiù mancano per cinscuna malattia quelle sfumature di sintomi, ch e ne completano il quadro cli nico, il · tipo stesso della febbre è per lo più .alterato; in modo che la diagnosi ne riesce dubbia e difficile.
DELLE MALATTIE FEBBRILI PIÙ COMUNI A MASSAUA 44.47
Certamente l'alta temperatura ambiente ed altre peculiari condizioni del clima (luce, igrometria, ecc.), le quali forse hanno agito anche sugli agenti patogeni modificandone la virulenza , fanno si che l'organismo non reagisca a questi allo stesso modo, come da noi.
Epperò, relegando !'influenza debilitante del clima semplicemente agli effetti , che possono aversi sulla vita fisiologica , maggiormente risentiti da organismi deboli o refrattari all'acclimatamento, da quelli che si trasportano a Massaua conservando e spesso esagerando tulle le loro abitudini europee, l'esperienza piuttosto larga che bo potuto fare di quelle malaLLie, e soprattutto l'accurato e minuzioso esame di ciascun malato, mi permettono di così dividere i casi di febbri, che si sono presentati alla mia osservazione:
71 febbri comuni continue,
6 » tifoidee,
8 » malariche atipiche.
Naturalmente ~iverse altre malattie, che hanno per sintomo la febbre, possono aversi a Ma ssaua; ma io nella .ristretta esperienza di medico capo-riparto e, per breve periodo. di direttore di un piccolo Ospedale, non ne ho avuta esperienza propria. Posso però affi~rmare di aver osservato casi di reumatismo articolare acuto se nza notevole versamen ,o nelle articolazioni, ma con endocardite cospicua; casi di pulmonite fibrinosa tipica. Inoltre le tre autopsie colà eseguite mi permettono di segnalare come piuttosto frequenti le pleu-= riti secche adesive, massime &Ila base del polmone destro, dove riesce molto più difficile il diagnosticarle. Mettendo a confronto queste note anatomiche con le precedenti malattie, riportate in vita da ciascu no di questi tre individui, ebbi ad accorgermi che dette pleuriti, non essendosi rivelate con fatti cospicui, passarono come febbri reumatiche o climatiche e restarono inosservate. Questo nolo, solo percb è si possa tener conto del fatto, che non pare sia raro a verificarsi, e che anche a me è riuscito di utile ammaestramento.
Come già feci rilevare nella mia .Yota preuntiva (1), i risultati delle mie ricerche quantitative del sangue messi in rapporto coi dati clinici. potrebbero forse giustificare l'ipotesi che a Massaua l'esagerata traspirazione cutanea e polmonale, non compensata per avvectura da notevole introduzione di liquidi (l'acqua essendo per lo più calda nè abbondante), possa portare un certo ispessimento del sangue; onde il relativo ed apparente aumento dei globuli rossi e la poca frequenza di versamenti cavi tari. Questo disquilibrio nella crasi sanrrui"na mentr'esisle un'anemia, potrebbe anche spiegarci le facili Lipotimie in individui affatto rob usti , e come l'organismo possa colà così violentemente risentire gli effetti del caldo e della luce solare, quando non si è abbastanza cauti nel difendersene.
Frattanto è necessario trauare singolarmente di ciascu no dei tre gruppi di febbri, innanzi enunciati, ril evandone le parti colarità, io una allo studio dell'ambiente esterno, per poterne trarre conclusioni ge nerali.
Febbri eomanl eontlnue .
11 Seitz (2), riferendosi ad una delle più comuni cause di tali febbri, le chiama malattie lievi da raffreddore, e vi comprende tutte quelle febbri, le quali, ma ssimamellle dai patologi francesi , so no state indicate come /'e bbri 1ffimere, e da altri singolarmente designate come febbre erpetica, febbre gastrica, febbr e rmmatica e / ebbre catarrale .

DELLE lfALATTIE FEBBRILI PIÙ COMUNI A MASSAUA U-49
Pur riconoscendo l'importanza, che hanno i raffredd 1>ri nel pronunziarsi di tali malattie febbrili, ho preferito indicnrle sotto il nome di Febbri comuni contin1u - Fiei;er common continned degl' Inglesi - sia per lasciare impregiudicata la questione ei iologi ca, sia perchè un tal nome già da gr~n pezza ha preso po sto nei noshi quadri nosolo~ici. Fra e~se 10 compre ndo anche la cosiddetta febbr e remittente climatica.
Etiologia comune. - Inteso il raffreddore come una sottrazione di calore alla superficie del corpo, ri sulta chinro che a J\lassaua , trovandosi la cute, a causa dell'alta temperatura ambiente, in uno stato con tinuo di esagerata traspirazione, anche un leggiero movimento di aria basterà a determinarlo. On de certi venti costa nti, che spirano nelle ore tarde della sera, durante i mesi del maggior caldo, ed ai quali, oppresso ed este nuato dal caldo diurno, l'organi smo si abbandona col ma$sim o godi mento, possono benissimo r appresentare una cau~a di raffreddam e nto.
In oenerale si ammeue che a determinarlo tre fattori op e" rioo di conserva, cioè l'abbassamento di temperatura, la ventilazione e l'umidità ambiente; ma non tutti e tre, a quanto pare. so no a ciò indispensabili. Come nei climi temperati è facile il raffreddarsi , anche durante il forte caldo estivo, solo per aver portato durevolmente esposti all'aria ;I petto, il collo, ecc., che si era abituati a tener sempre coperti, così beo può immaginarsi come ciò debba di leggieri accadere a Massaua, dove si è obbligati ad un modo di vestire così semplice e tanto diverso dall'ordinario.
Rilevo a tal propo si to che in generale tutti arrivando colà. spesso anche prima di giungervi o d'imbarcarsi per quella destinazione, sono indotti, pur senza urgente bisogno, ad ab· banùonare bruscamente ogni cautela , cui erano per lo innanzi abituati, per la propria persona. Giunti a Massauii , si preferisce dormire all'aperto, anzi una volta si dormiva perfino nei panni bagnati. Infine si diviene ·eccessivamente avidi di qualsiasi mezzo possa scemare, sia pure momentaneamente, la insopportabile sensazione del caldo, che estenua ed abbatte.
Tutte queste considerazioni ed allre secondarie, che, per per brevità, ornello, inducono a far ritenere come piuttosto frequenti le cause perfrigeranli a Massaua: i fatti del resto lo provano, e fin dal 1885 aveva ciò falto rilevare anche il Panara (1 ). È necessario però anche per esse una certa predisposizione individuale; e difauo si sa come anch~ da noi non tutti siano ugualmente disposti ai reumatismi; si sa che esistono norme igieniche, fondate soprattutto sull'idroterapia, per diminuire gli e[eui di questa disposizione individuale.

Il manifestarsi di queste febbri da raffreddore spesso assume carattere epidemico. Anche nei climi temperati e a bordo delle regie navi, come molti colleghi hanno po tuto certamente constatare, si verificano, massime al termine della stagione primaverile, vere epidemie di febbri da raffreddore o cosiddette effimere. Il carattere epidemico adunque non può avere alcuna importanza speciale per Massaua.
Tuttavia il fallo che queste piccole epidemie a bordo le regie navi colpiscono più frequentemente la categoria dei fuochisti, potrebbe spiegarci come avvenga che a \ fassaua , dove la temperatura ambiente mantiensi costantemente più elevata, tali febbri siano molto più frequenti, e si diffo ndano su più larga scala che altrove, senza che per ciò si possa ritenerle veramente endemiche di quel luogo.
Che poi l'alta temperatura ambiente non agisca tanto per
DELLE MALATTIE FEBBRILI PIÙ CO~IUNI A MASSAUA 145'1 sè, quanto piuttosto pei facili raffreddori cui dispone l'organismo, lo dimostra il fatto che l'epoca di tali epidemie non è costante, e, mentre per lo più ne sono rari i casi nel colmo del caldo (LuglioeAgosto), viceversa più facilmente esse coincidono col principio della stagione cosiddetta delle piogge. Cosi nel 11888-89, durante i mesi di Novembre e Dicembre , di tali febbri si ebbe sulla Garibaldi una straordinaria invasione: gli ammalati in pochi giorni si quintuplicarono, ben pochi ne rimasero esenti, nè io fui fra i fortunati; al contrario , nei corrispondenti mesi dell'anno 1890-91, pochissimi sono stati i casi di simili febbri. In altri anni invece tali febbri si sono avute all'avvicinarsi del maggior caldo, com'ebbe ad os · servarne il Rho(4), nei mesi di Marzo, Aprile e Maggio 1886.
A volte si è potulo notare eh' esse stanno in un certo rapporto col sito di ancoraggio della nave , forse in dip~ndenza del maggiore o minore dominio , che vi hanno i venti. Così il Calatafimi, ancorato presso campo Gherar, nel 1888 diede, relativamente al suo piccolo equipaggio, un gran numero di questi febbricitanti; mentre non se ne ebbero più casi, quando la detta nave, per provvedimento igienico, ebbe cambiato di ancoraggio.
Yi è chi se ne ammala appena arrivato a l\fassaua e chi parecchi mesi dopo ; nè sono molto rari i casi d'indiv\dui che ne restano affatto immuni.
In rapporto all'acclimatamento c' è da dire questo solamente, che, nei periodi in cui queste febbri dominano , esse attaccano più frequentemente i nuovi arrivati, anzichè quelli che han fallo già un lungo soggiorno a Massaua.
Gl'individui, che le hanno sofferte una volta, sono più di-