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\'IZIATA PERCEZIO~E O.El t.:OLOR!
fonda la sua teorica, gli si può opporre che si hanno prove certe ed inconcusse che negli animali, che nella sr.ala evoluzionista del celebre naturalista rappresentano una perfezione assai minore dell'uomo , tanto più bassa quanto è inferiore la specie , il senso cromatico non solo non è deficiente ed imperfeuo rna in alr.uoi e assai sviluppai•>, ed è tanto vero ciò che alcuni colori brillanti e smaglianti di ce:-ti pesci ed uccelli, a confessione dello stesso Dan\ in, debbono essere il risultato di una ragionata scellcis!'ssuale, mentre invece la semplice scelta naturale, guidata, se fo sse vero, da organi visivi in cui la percezione cromatica fosse imperfetta o deficiente. avrebbe av uto per risultato la produzione di animali pallidi o a fiacchi colori. Comunque sia non è privo d' importanza il confutare la teorica del Magnus perchè le conseguenze pratiche che DI! possano derivare hanno un valore positivo. rnfatti se fosse vero che la evoluzione progressiva della retina a percepire i colo ri fo,;se :stata nell'antichità al suo inizio e che coll'an dar del tempo ahbia raggiunto un ce rto quale grado di perfMione, attualmente nella nostra epoca, in cui è certo che l'apprezzamento dei colori non è limitato a quelli fondamentali e pri ncipali dello spe~tro, ma si estende ad un'infinità di gradazioni e di tinte, causa i progressi incessanti della chimica delle arti. delle indm,trie, se ne potrebbe dedurre esser noi giunti alperiodo di perfezionamento, mentre invece la mancanza del senso cromatico nei suoi vari gradi e forme è un fatto che isi Yerifica ancora costantemente in molte e molte persone: e perciò, accettando le idee del M;1g11us, vorrebbe dire ammet · tere che tale anomalia non esiste più nelr umani1à e rinunziare quindi a quelle ricerche e provvedimenti sociali che po· tessero scongiurare e prevenire i pericoli e le conseguenze di cu i non infrequentemente sono causa gli individui acromalici, come vedremo in seguito.
f.erto è però che nell'antichità, poche e confuse sono le nozioni dei colori . Omero nell'Iliade e nell'Odissea confonde il verde col giallo, il bleu ed il viole110 gli danno la sensazione dell'ombra e dell'oscurità. Xenofane, 2500 anni fa, non ravvisava nell'arco bnleno che il rosso, il porpora (probabilmente l'aranciato) ed il verde giallo, e così in genere altri :-cri llori e filosofi greci. ~on vi si parla del violetto. dell'azzurr•> e di tante altre gradazioni di tinte di coi è ricci) il nostro tempo. )la , se si considera invece che lo sviluppo scientifico ed indlutriale non aveva ancora progredito come nei tempi posteriori, è lecito il supporre che alcuni colori e molle combinazion i dei meclesimi, fossero sconosciuti o tJUa:,i nei tempi nntichi, o per lo meno non avessero vocaboli corrispondenti a precisarne la specialità e tante differenze di mumce CO$Ì svariate. Sarehbe ben strario il credere che nei primissimi !empi l'uomo non iibbia avuto la percezione del verde e che sia rimasto insensibile alle hellezze della natura in cni il verde appunto primepgia !
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Si può adunque accettare la teoria del Ma gnus nel sen,o di un'evoluzione progressiva nel perfezionamento della percezione dei vari colori, non dovuto ad un fallo evolutivo della membrana seoziente, ma alla graduala educazione della vista, risultato degli immensi progressi chimici e scien1ifici e dei . prodoui che ne sono la conseguenza. An che io 1Juesti tempi, le persone rozze, la gente di campa~na: che non hanno nozione alcuna di arti e di inclustrie non sanno apprezzare nei colori che i fondamentali come il rosso, il giallo, il verde, perchè questi essendo sparsi abbondantemente in natura, negli alberi, nelle frutta, ecc. li hanno continuamente sott'occhio, ma con molta facilità confondon o iderivati loro; così l'aranciato ed il viole110 lo riportano al rosso, il ble!l e sue tinte al Yerde e cotl via. Or bene come procede altrimenti