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JoHN GARDON D1LL. - Il fumo dell'oppio oontro la tubercolosi. - ( The Lancet, luglio 1891).

In un recente articolo sulla <.:bina si legge che in alcune provincie dove la tubercolosi é più diffusa, i fumatori d'oppio ne erano quasi immuni. Questa notizia indusse l'autore a speri~entare una mistura di tabacco ed oppio su alcu~i suoi pazienti dì malattie polmonari, prima in. vi~ d1 ten~t1vo ed io piccola quantità, poi in quantità più cons1derevoh.

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La mio-lior mistura secondo l'autore, è fatta con tre gr. di liquor~ oppialo di Battley previamente disseccat~ ed un grammo di tabacco. Egli consiglia a non fumare prima del pa'sto, ed i vantaggi che ha visto seguir~ a ques:o UUO'~O uso terapeutico, lo invogliano a proseguire negli esperimenti.

1J fumo dell'oppio scema la tosse, e faciilila l'espettorazione, procura hl calma degl'infermi, diminuisce l'esp~ttorato.

un ofovane di 27 anni, mollo emacialo, con respiro corto che "'~ impediva perfino di parlare, emoLtoico ad intervalli, . con tosse stizzosa ed abbondante e_spettoraz1one, con profonda caverna all'apice del polmone destro, cominciò a fumare oppio il 28 novembre, ed alla metà di gennaio era . molto migliorato e non aveva più sudori notturni, né emot' ' tisi. Il peso ùel suo corpo c rebbe gradatamente fino all aumento di 8 kg. il 5 maggio, ed alla fine di giugno la sua respirazione era debole ad ambo gli apici, ma non $i udivano più rantoli, non si trovavano bacilli nello sputo.

Un altro infermo, che ha fumato oppio dal luglio 1889, quando si trovava in uno stadio di tisi avanzata, per u_n a_uno non ha più avuto emoUisi, ed ora, beochè le espans1om respiratorie sieno molto limilate, non si odono rantoli nel petto.

L'autore, impressionato dai racconti diversi, ha dato ai s~o1 maiali il tabacco medicalo senza dir loro che v'era dell'opp10, ma prima ha voluto provarne l'effetto su se stesso, ed assicura che, tranne un sapore mollo disgustoso, non ha avverUto altro nocumento, ·quindi. ritiene che i chinesi inghiottano il fumo, o mescolino all'oppio qualche altra cosa per

MEDICA 1331 procurarsi quell'abbattimento di forze e quell'ebrieta di cui tanto si parla. De' 11ari effetti dell'oppio poi, non ne ha riscontrato alcuno né in se stesso, nè sui suoi pazienti. La tubercolosi è ancora una malaltia fatale contro la quale si cercano coulinùameote rimedi se non radicali almeno palliativi. Il tempo, ed un accurato studio clinico, potranno dire se iJ fumo dell'oppio è degno di entrare·in riga con tanti altri, l'autore lo sottopone intanto all'esame dei medici, perchè lo ha trovato innocuo, e perché in due casi ne ha ritratto positivo giovamento, se non guarigione completa.

Disturbi e leslont del ventricolo nel oardlaol. H AU~ECOEUR. - (Journ.al de Médecine et de Chirurgie, luglio 1891).

Non si osservano disturbi in modo costante, ma tanto più frequ~ntemen te essi si riscontrano quanto più il cuore fun-ziona male e vi è più pericolo di asistolia. Dal puuto di vista -clinico, soprattutlo se si tratta ' di lesioni mitrali, le cose possono presentarsi in due m?di: o i disturbi digestivi sono molto pronunciati a tal punto che, in molti casi, lo stato del -cuore è passato inavvertito; oppure i disturbi compaiono nel corso dì una atrezio·ne mitrale constatata. Essi consi-slono soprattutto nell'anoressia e nella di">tensione per gas a tulli gradi~ vi si aggiunge soventi pirosi. I vomiti sono rari è non si presentano che nell'ultimo periodo della malattia. In tutti i malati di regola si ha costipazione, soprattutto se sono costretti a tenore il letto .·

Tutti questi disturbi possono mancare nel primo periodo <!.ella malattia; si può dire che essi sono la regola nel per iodo di asistolia; l'anoressia diven ta allora assoluta, e i vomiti assai frequenti. Questi distur bi sono !-lati descritti da Sée col nome di g astricismo tardivo dei cardiaci. È raro che questi disturbi sieno la causa diretta della morte; per altro Ge ndrin ha citalo un'osservazione in cui la morte fu il risultRLo di un'ematemesi, sopraggiunta in un cardiaco.

Si é ritenuto che i disturbi cardiaci avvengano più frequentemente negli individui affetti da malattia aortica che in quelli di malattia della mitrale. Haulecoeur crede che ciò sia dovuto al fatto che in quesl'ultimi i disturbi sono più sordi, mentre che nei primi sono soventi mollo più acuti. I dolori sono vivi, compaiono dopo il pasto: essi si presentano soventi sotto la forma di crisi gastralgiche. Sembra d'allronde che essi non dipe ndano direltamenle dalla lesione dell'orifizio, ma bensì da alterazioni ateromalose delle pareli aortiche e dell'irritazione del plesso cardiaco che ne è la conseguenza.

All'infuori di questi fenom eni dolorosi, gli altri disordini dello slomaco si approssimano a quelli che si osservano nel corso delle affezioni mitrali. Ciò che domina è la lentezza delle digeslioni. Il ventre si gonfia quasi subilo dopo il pasto. La dispnea è molesta, le eruttazioni sono frequenti.

Hautecoeur ha fatto ricerche nello scopo di accertare quale fosse lo stato del succo gastrico in questi casi; ora egli ha trovato quasi costanlemente una diminuzione dell'acido cloridrico e delle sue combinazioni organiche. Questi elementi essenziali talvolta mancano completamente; ma tutti questi fenomeni dipendono innanzi tutto da disturbi della circolazione venosa; anzi le lesioni analomiclie predominanti sono lesioni di congestione e le lesioni raggiungono nel ventricolo dei cardiaci un grado che non si osserva in alcuna altra affezione del ventricolo.

Non devesi però ammettere con troppa facilità che tutti questi disturbi sieno d'origine cardiaca. In certi casi essi possono essere dovuti all'uremia, allre volle a.Il' alcoolismo, od anche all'intolleranza medicamentosa, specialmente della digitale.

Questa dislinzione ha una grande importanza dal punto di vista della cura. Nel primo caso infalli si deve cercare di regolarizzare la circo lazione, sia colla digitale, se è ben tollerata, sia colla caffeina in iniezioni sottocutanee, col bromuro, oppio, ecc.

MEDICA

]!lutumo l1terioo . - PtTRES. - (Journ al de M édeeine et de Chirurgie, luglio, 1891).

Si può defini re queslo muLismo un'impotenza funzionale elettiva dei muscoli della fonazione. I maiali che ne sono affetti hanno perdulo totalmente l'uso della paI'ola.

E!'-si possono in g enerale fischiare, soffiare, muovere le labbra e la lingua in tutte le direzioni. ma sono incapaci di parlare anche a voce bassa. La loro intelligenza è conservata. se sanno scriver e, ess i rispondono per inscritto e con una ~rande lucidila alle questioni che loro si fanno. La parola soltanto manca loro.

Questo accidente sopraggiunge d'ordinario, in una maniera subitanea, dopo un'emozione morale viva, un traumatismo od un accesso convulsivo. Si è notata la sua comparsa in seguito allo spavento causalo da un incendio, alla paura prodotta da un'aggressione, all'emozione provocata da una sepoltura, ad una caduta dalla vettura, ad una collera, ad una sezione chirurgica del lendine d'Achille, ad accesso d'isterismo, ecc.

La durata del mutismo isterico è molto vari1:1bile. Esso ha durato un anno in un caso di Wiedermeister, tredici mesi in un caso di \Verlner, venti mesi in un caso di Philippeaux, cinque anni in un caso di Johnston, dodici anni in un caso di Sédillot. Pitres ha veduto una giovane di 34 anni che da più di dieci anni é affetta da un'afoma iste1-ica complt-ta.

~Jendel ha citalo un caso in cui il mutismo era intermittente: il malato parlava tutti i giorni da sei a nove ore del mattino, poi restava mutn tutto il rimanente della giornata. Molto spesso, dopo un periodo piu o meno lungo di assoluto silenzio i maiali pronunciano cltiaramente qualche parola e ricadono in seguito nel loro mutismo. Una giovane condotta nel r1par10 siccome affetta da mutismo isterico, esclamò tullo ad un tratto vedendo arrivare i medici: « Oh! Ecco i medici •, e fu incapace di pronunciare un'altra parola fino al momento della sua guarigione.

Il mutismo isterico può sempre guarire subitamente. Le cure pii.t svariale hanno dato guarigioni istanta nee. Una semplice emozione morale può condurre a questo ri sultato. Un

RlVISTA

malato di Wiedermeister, il quale era muto da un anno, riacquistò la parola vedendo un incendio. La collera, l'apertura violenta della bocca, la semplice applicazione del laringoscopio, l'elettrizzazione e'stralaringea od intralaringea, l'ubbriachezza alcoolica, la suggestione ipnotica hanno dati meravigliosi risultati anche nei casi in cui l'affezione persisteva da molto tempo.

La diagnosi del mutismo isterico è generalmente molto facile. La perdita assoluta della parola, coincidente colla conservazione perfetta dell'intelligenza e dei movimenti, r.on si può spiegare che con un disturbo puramente dinamico delle fun,1.ioni cerebrali.

L'afasia organica non produce mai un'impotenza così assoluta dei muscoli della fonazione; inoltre, essa è preceduta quasi sempre da un ictus apoplettico più o meno intenso ed accompagnata da •ma paralisi motrice estesa ad una metà della f6ccia e della lingua. Nei casi dubbi si dovranno, beninteso, ricercare i segni sensitivo-sensoriali dell'isterismo, ma non si dovrà dare alla loro presenza od alla loro assenza un troppo gran valore, perché il mutismo è spesso un accidente isolato: si può riscontrarlo in individui che non hanno mai p resentato allri sintomi neYropatici e che non offrono alcuno dei segni rivelatori dell'isterismo.

Le infezioni blllari. - ERNESTO DUPRÉ. (Journal cle Médecine et de Chirurgie, luglio, 1891).

Sotto questo nome il dott. Dupré ha studiato i fenomeni morbosi ancora poco conosciuti che possono essere il risultato della penetrazione nelle vie biliari di alcuni microrganismi, i quali si trovano nell'intestino, sia normalmente, sia accidentalmente.

Queste infezioni possono essere di origine diversa; ma la più frequente è quella che è consecutiva alla febbre tifoidea .

La prova di qui,sta infezione è data dal fatto che è stato possibile di riscontrare nella bile della vescichetta, in un soggetto morto per febbre tifoidea, pochissimo tempo dopo la morte, il bacillo specifico di questa malattia, il quale non vi si trova nei casi ordinari. _

I sintomi proprii dell'infezione biliare tifica sono mollo variabili.

In primo luogo essi possono essere nulli e l'infezione biliare può dirsi latente.

In altri casi, i segni sono quelli di un'angiocolite e di una colecistite più o meno manifesta (dolori nell'ipocondrio destr.o, tumefazione della vescichetta, vomiti, itterizia). I vomiti che non appartengono alla sindrome classica della febbre tifoidea sono talvolta un sintomo indicatore deJJa infezione biliare.

Talvolta, nel cor so di una febbi·e tifoidea, compaiono i seg~i di una determinazione biliare manifesta che retrocedono rn seguito e scompaiono completamente. .

L'infezione biliare può ancora esplicarsi, nel corso o m seguito alla febbre tifoidea, coll'itterizia. Questo s!~tomo nella febbre tifoidea è molto rai:o, certamente molto pm raro dell'infezione bmare, la quale non produce necessariamente l'itterizia. Quando vi ha itterizia, questa compare generalmente sotto forma epidemica. Si osservano serie di febbri tifoidee con itterizia, ciò che tenderebbe a provare che questo sintomo dipende non già da una predisposizione del terreno · dell'organ ismo infettato, ma piuttosto da una modalità dell'infezione, vale a dire da una affinità specialmente elettiva dell'agente patogeno esterno per le vie biliari.

L'itterizia è stata constatata nella febbre tifoidea secondo una proporzione che oscilla, secondo gli autori, tra 1 e 2 p. 100. Ma il decorso e la prognosi di questo sintomo sono molto variabili. In alcuni casi si é potuto vedere la febbre così complicata finire tX>n la sindrome dell'itterizia grave; allre volle si è potuto consfatare la concatenazione dei seguenti fatti: febbì'e tifoidea classica, itterizia sopraggiunta nel corso della febbre tifoidea con sensibilità e tumefazione del fegato, evoluzione regolare della malattia; convalescenza con persistenza dell'itterizi a ricaduta della febbre tifoidea. Per spiegare queste ' . ricadute, si può forse ammettere che i bacilli tifici, situati nelle vie biliari, sieno stati, ad un dato momento, gli agenti della reinfezione dell'intestino e dell'organismo.

Infine, in un·attra serie di casi, l'infezione biliare latente nel primo tempo, persiste e per così dire cova allo stato silenzioso nelle vie biliari. Poscia, subitamente, compaiono i segni di un'angiocolite grave, innestatasi sopra una litiasi, sia a ntica, sia recente. Questa persistenza del ~erme tifico è un fallo molto importante, che venne ben constatato da Dupré nell'osservazione seguente; febbre tifoidea grave, susseguila da una convalescenza lunga; guarigione confermata: sei mesi piu tardi, dopo un periodo di perfetta salute, prima comparsa dei segni di litiasi biliare (coliche epatiche, itterizia): poco tempo dopo, accessi febbrili elle allestavano un'infezione biliare innestatasi sull'ostruzione cellulare, intervento chirurgico; constatazione balleriologica sul vivente di un'infezione biliare tifica pura.

Il bacillo tifico ave,•a dunque vissuto silenziosamente allo stato latente, nelle vie biliari del malato, per la durala di sei mesi; esso aveva in seguilo prodoLLo, sotto l'influenza della discrasia biliare, della litiasi, gli accidenti locali settici che ~i possono giuslamente qualificare di tifo locale, di febbre tifoidea locale. È evidentemente difficile pronunciarsi sui ra pporti di questa litia si biliare col bacillo tifico, ma è lecito supporre che quest'ultimo abbia prodotto un'alterazione catarrale della parete interna dei condotti, la quale ha determinato poco a poco la precipitazione della bile e la formazione di calcoli.

Atrofia del fegato per avvelenamento saturnino . -

P OTAI~. - (Journal de :Médecine et de Chiruraie, giugno 1891).

Quando ci troviamo in presenza di uno stato piu o roeno cachellico accompagnato da una diminuzione di volume considerevole del fegato, siamo facilmente portati a far diagnosi di una cirrosi atrofica e quasi sempre l'aLtribuiamo l;l.ll'alcoolismo. Non dobbiamo però affrettarci ad ammettere questa ipotesi se non constatiamo nello stesso tempo l'insieme dei sintomi di questa malattia.

In primo luogo l'atrofia semplice del fegato può riscontrarsi nei vecchi, in cui tutti gli organi si atrofizzano in ur. certo grado; questa diminuzione di volume può andare fino alla meta del volume normale.

L'atrofia può anche riscontrarsi nei casi di profonda alterazi one dell'alimentazione e della nutrizione, come nel restrin gimento o nel cancro dell'esofago o del cardias.

Anche nella febbre intermittente, io cui il fegato comincia per tumefarsi, esso può subire in seguilo una considerevole retrazione.

Infine gli avvelenamenti, la !:>ifilide, l'alcoolismo, possono cau sare la periepatite susseguila dall'atrofia del fegato.

Queste differenti ipotesi vennero messe in discussione dall'autore a riguardo di un malato, nel quale i sintomi principali consistevano nel dimagramento progressivo, noi disturbi digestivi, nella perdita dell'appetito, nei vomiti, nelrascite, nell'edema degli arti inferiori, sinlomi tutti che erano consociali ad un'atrofia del fe:zato, la di cui ottusità era diminuita della metà.

In questo individuo, per spiegare que&l'alrofìa non si poteva invocare n(• la senilità (d'altronde in simi le caso la lesione del fegato non é consociata ad ascite) nè l'inanizione, nè le malattie infettive, nè l'alcoolismo. Himaneva un solo avvelenamento da discutere: il saturnismo.

Da lungo tempo Polain ba dimostrato che la retrazione del fegato è molto frequente nella colica salurnins. Essa scompare dopo alternative di aumento e di diminuzione coi purganti, ed il fatto si spiega perché il piombo che si fissa nel fegato ha la proprietà di far retrarre i capillari. Ma questa retrazione può prodursi anche quando non esistono dolori e Potain ha citato aBra volta a questo proposito errori di diagnosi fatti in queste condizioni in un fotografo ed in un pillore affetti da saturnismo.

Nel caso in discorso non era assolutamente certo che si trattasse di saturnismo; esisteva però una leggiera frangia ge ngivale e l'avvelenamento poteva spiegarsi nel seguente modo: il malato, sarlo di professione, usava seta da cucire che egli teneva costantemente in bocca. Ora si sa che la seta contiene frequentemente una notevole proporzione di piombo. Potain ha altra volta osservalo un sarto e sua moglie, che lavoravano colla seta, presentare fenomeni analoghi, che li avevano per lungo tempo falli ritenere come affetti da cancr o dello stomaco.

In questi casi però non si notava l'ascite. Malgrado questa diver genza, la ras~omiglianza degli altri sintomi, rautore é inclina to ad ammettere che il malato in discorso sia affetto da un'atrofia del fegato dipendente da avvelenamento s a tu rnino ed ù cont r o quesfintossicazione che rautore ha diretta la cura.

Complicazi oni deg li orecoh tonl . - LA1-<oouzv. - Journ al de M é,lecine et cle Chirttr{Jie, agosto, 1891).

Il prof. Landouzy ha riferito che durante l'epidemia di orecchioni che ha infierito per tutto l'inverno scorso a Parigi, ha potuto osservare un c&rto numer o di fo rme insolite che s arebbero state mollo difficilmente diagnosticale se non si fosse avuta, in precedenza, la conoscenza di questa epidemi6.

I casi in cui le ghiando le sotto ma scell ari sono affette isolatamente o prima delle par otidi presentano soventi difficoltA; si c r ede allora ad un ascesso di questa regione, ma non fa d'uopo affrettarsi ad agi re percbè dopo due o tre giorni la tumefazione scompa re e si go nfia invece la s:rhiandola par otide. Questi casi son o molto frequenti e non sono d'altra parte i più difficili.

Io un caso r ecen te Lando uzy ha veduto in un uomo una tumefazione enorme del testicolo, con dolore molto vivo, sopraggiunta do po un po' di malessere e di febbre. Si cercò s e fosse, causala da uretrite, da abusi vener ei e si praticò anche la pa lpaz ione rettale, ma nulla s i trovò. La febbre si mantenne elevata per tre giorni, poscia decadde ed il testicolo diminuì di volume; ma due $!iorni do po si ammalò nello stesso modo l'altro testicolo e r itornò la febbre; di più so- praggiunse una alterazione oculare con episcl~rile e ~ar~ tecipazione della cornea. Erano, insomma, glt ~recch1om senza gli orecchioni, come si osserva la scarlatttn~ senza eruzione ; ed, in questo caso il decorso della m_al~ll1a, colle sue multiple localiz1.a zioni, è del tutto caratteristico. Questa monifestazione degli or ecchioni è d'altronde la_ sola che presenti qualche pericolo e ~a più grave di lu~le, po_1cl~~' nell'adulto, la si riscontra una volta su tre casi e, d1 p1~, una volta su cinque o sei può produ r re l'atr ofia del te sl:colo· fortuna t amente la lesione è quasi sempre un ilaterale. Nei'fllnciulli la manifestazione testicolare è lult'affalto eccezionale ed alcuni autori, come Rillet, Barlhez e Cs.det de Gttssicourl, la negano completamente. Ciò nondimeno Gin trac l'ha osservata una volta sopra una serie di 24 casi e Landouzy ne ba veduto un caso sopra una seri~ di ~3 casi. Fa quind i d'uopo non considerar e questa lo~altzza:1on e co~e impossibile, la qual cosa renderebbe la d1agnos1 molto difficile in un fanciullo che la presentasse senza avere manifestazione parotidea. . .

In una ragazza di venti anni ed affetta da orecch1001, Landouzy ha veduto manifestars i acciden tì addominali d'ap· parenza mollo grave con vomiti incoercibili~ d~lori ~ivi analoghi a quelli che accom pagnano i mestrui, 1 qua ~1 eran~ compars i quindici g iorni prima della loro e poca abituale, 11 polso piccolo, la faccia alterata a lai punto che s~ ~on vi fossero stati gli or ecchioni si sarebbe temuto molt1s~1mo per 18 vita. In queste condizioni il pronostico era rassicurante. I fatti di questo genere sono però molto ral'i; è s tata segnalata come po::1sibile la flussione ovarica. m~ le osservazioni pr ecise sono poco numerose. È necessario però tenerne conto e s a pere che essa può presentarsi consociala ai diff'erenli accidenti ch e costituiscono il peritonismo.

In questo caso particolare, vi era da segnalare un fatto special e interessante perché esso dimostra quanto ~ia .utile tener con to dello stalo anteriore del mala. lo per g1ud1ca r e quale sarà la fo rm a della malattia. Si trattava inratti di una donna con tendenza alle congestioni, nevro -artr itica, la quale, fin dalla suà infanzia, aveva presentato accidenti .congestivi

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picc~le le~ioni, spasmo della glottide, convulsioni, poi p1u tardi flussione addomino-ovarica nel momento della comparsa dei mestrui con minaccia di peritonite. Quando sono sopraggiunti gli orecchioni, questa tendenza alle flussion i si è prodotta_con aUiv'.tà e se non si fosse avuta per guida !a tume_fa_z1one parolidea, la di11gnosi sarebbe stata pressoché 1mposs1btle.

Ques~i casi. n~u hanno importanza che per gli adulti, perché _nei fa~ci~llt la ~~laUia è quasi sempre benigna e queste mamfestaz1om spec1ah sono così rare che la diagnosi non presenta gravi difficoltà.

Sulla sordità. causat a dagli orecchioni. - GELLÉ. _ (Journat de Médecine et de Chi r urgie, agosto, 1891).

Il dott. ~ellé ha studialo pt1.rlicolarmente quale poSBa essere la lesione che provoca la sordità negli orecchioni. Si sa che questa complicazione è una conseouenza rara ma g r ~ve ~ella malattia parotidea e che, nell: maggior ~arte dei ~asi, .essa res~s~ a tuUe le cu r e. Ora, pare che questa sord1ta s1 presenti m certe particolari circostanze. Gellé ha notati). in primo luogo cbe in molli casi in cui l'orecchio era leso, s1 era avuto un delirio più o meno accentuato ciò che prova che il sistema nervoso era slato in tere ssato. ' La sordit_à più f~equente negli adulti che nei fanciulli . Ma il fatto pr!ncipale .s• _è eh~, nella maggior parte dei casi, pare che gh o~ecch1om abbiano agito soprattutto nei soggetti predisposti e che presentavano g ià un certo grado di sordità.

Questa nozione è molto importante dal punto di vista della prognosi della malattia.

Gel_lé conchiude che i processi infettivi nelle complicazioni acusL1che gravi della par otide debbono invadere soprattutto l'ap~arato n~r ,·oso e cagionare in tal modo la perdita della funzione. Il delirio, le vertigini, i rumori auricolari ed in certe osse~va~ioni, la mancanza. di grosse lesioni ~~etiive sembrano 10d1care nettamente che il labirinto è Ja sede di questa lesione dist r uttiva.

La sclerosi a tr ofica della membrana del timpano e della cassa può egualmente essere una delle conseguenze degli orecchioni, se si giudica per analogia secondo ciò che accade negli organi il più spesso colpiti nella febbre parotidiana.

Si avrebbe in tal modo una spiegazion e degli insuccessi terapeutici segnalati dagli autori.

Ao rtlte aouta.. - LANDOUZY. - (Journal de Médecine et de Chirurgie, agcsto, 1891).

L'aortite acuta, affezione molto più frequente di ciò che si creda generalmente, si manifesta soventi con sintomi che sono male interpretati e possono condurre facilmente ad un errore di diagnosi. L'autore cita il fatto seguente che serve di esempio.

Una donna di trentaquattro anni venne r icovera ta nel suo riparto con dispnea, malessere, oppressione dolor osa, senso di calore alla parte superiore della regi::>ne sternale ed una sensibilità tale di queste regione che la malata sopportava difficilmente la pressione della tesla appoggiata per l'ascoltazione. Colla pressione della clavicola e dello sterno-mastoideo si determinava un vivo dolore. Esisteva inoltr e un dolore molto vivo alla nuca, alle apofisi spinose ed alla regione interscapolare, la qual cosa rendeva impossibile il decubito dorsale; gli accessi di dispnea e di palpitazione si ripeteva no mollo frequentemente e, dopo gli accessi dolorosi, erà stata notata anche una sincope.

Non ostante questi differenti accessi, che avrebbero potuto far cr eder e ad una lesione cardiaca, non si conststava alcuna altera zione al cuore, nessuna traccia di endocardite antica od in atto; siccome poi nulla esistevi\ di sosp•}lLO nelle orine si era portati a ritener e che si trattasse di una lesione dell'aorta, lesione che gli antecedenli della malata spiegavano facil mente. Essa aveva sofferto intatti tre att acchi di reumatismo, senza che il cuore fosse stato atfetto in questo momento, una febbre tifoidea, una pleurite e gli o r ecchioni.

Essa è stata r icoverata più volte a llo spedale per accidenti di cui non ha saputo determinare esaltamente la natura ed

MEDICA 13.i3

una volta, in par.ticolare, essa é rimasta moHo tempo allo spedt1le, ove ~1lenuta ~ffetla da lesione ga!ltrica. Ora, con molta p robab ,hta, non s, traltava che di un disturbo d I . e pneumogastrrco ventricolare, in rapporto con Ja lesione del plesso cardiaco e dell'aortile.

Questo fallo è molto interessante, im perciocché dimostra c?mc !o stato del ventricolo abbia potuto richiamare l'attenzione ro modo che la lesione aortica è stata completamente trascurata .

~uan~o all 'aortite, essa nel caso in discorso è facilmente sp1egab1le coli~ persistenza di più attacchi di reumatismo c!1e avev~n? ri spa rmiato il cuore, ma che avevano probabllmente 10,eressala l'aorta, e colle due malattie infettive come_ la febbra lrf'.)idea e gli orecchioni, che avevano potul~ ~sercrlare la loro influenza tanto pii.I facilmente in quanto che il terreno era giù stato preparalo dal r eu matismo anteriore.

L~ p.r~gnosi di queste sortiti é sempre grave, perché le Jes'.oni f'.n1scono genera lmente per estendersi e produrre la d1l 1 ataz1one dell'aorta con tutte l e sue complicazioni.

~c1n.iouzy ha. crtat~ ~n .altro caso, in cui l'affezione pre~enla~ .la parl1colar1ta d1 essere in rapporto con una antica srfJ!Jde. Si trattava di un uomo mollo r obusto, il quale fu c~llo da dolori sternali mollo Yivi e presentava questa condrz'.one m.olto speciale, di prendere le più strane posizioni per evitare dr .appoggiara sul letto la regione dorsale ed intersca?o.lare. Esistevano una dispnea parossistica, dolori sternali, rl bottone diaframmatico con irradiazioni dolorose di tutl~ _ I~ zona ~el nervo frenico. Si poteva ammettere con probab1hta che s1 trattasse di un'aorlite acuta, tanto più che il ma~ato ~ra ~tfett~ d~ una sifilide antica che aveva prodotto diers1 ~cc1denti. S1 ebbe allora un miglioramento coll'ioduro pota~s1co, mentre che col salicilato sodico nulla si era ottenuto. ~a un giorno avvenne un'emottisi, ed un anno dopo sopraggiunse un'emorragia fulminante che causq subitamen te la morte. Alrautopsia si trovò una dilatazione dell'aorta con rottura nei bronchi.

In questo caso l'azione della sifilide non sem brava dubbia ed è ornai la conoscenza di quesLa malàttia anteriore che ba fac i- litato la diagnosi dell'aortite che, senza di ciò, non avrebbe potuto esser fatta così presto.

L'autore ha riferilo un ultimo caso, in cui gli accidenti sono stati quasi identici, con minor gravezza; sei mesi dopo una febbre tifoidea abbastanza lieve, ed in seguito ad uno sforzo, il malato risenti malessere, s tordimenti, poscia oppressione e palpitazioni, con dolori vivi della regione sternale.

I segni dell'aortite, anche in questo caso, erano certi, ma non si potevano spiegare che colresislenza della febbre tifoidea anteriore, benchè questa fosse stata leggera.

In un caso simile, non si può quindi dire che tutto sia finito dopo la g uarigione apparente della febbre tifoidea; perchè questa oortite ne é la conseguenza dire tta, ed è cosi in gran numero di circostanze. e: degno di nota che, nei fatti di questo genere, l'inizio degli accidenti coincide con uno sforzo più o meno violento. Ma questo non é che una causa occasionale e devesi sempre risalire ad una malattia generale, la di cui localizzazione è rimasta latente fino allora.

L e angtne della soaTlattina . - BouRGES. - (Journ.al de Médeein.e et de Chirurgie, agosto, 1891).

Nonostante i numerosi lavori di cui le angine .della s1•arlattina sono state l'oggetto, la loro natura non fu ancora netta· mente stabilita.

Alcuni anni or sono Odent, rimettendo io onore le idee di Graves e Trousseau, ammetteva due forme d'angine pseudomembranose nella scarlattina, la prima precoce, non dinerica, che si presenta fin dai tre primi giorni che susseguono all'eruziope; la seconda tardiva, veramente difterica e che SO· pra~giunge quando l'eruzione è scomparsa, contemporaneamente alla desquc1mazione, oppure mollo tempo dopo, durante la convaleséenza.

Sevestre si accostò a questo modo di vedere ammettendo però che la difterite può eccezionalmente complicare la scarlattina fin dall'inizio.

B ourges, in seguilo alle sue osservazioni cliniche ~d alle sue ll&DICA 134-5 ricerche batteriologiche, modificò in alcuni pun ti Ja descrizione classica di queste angine.

L'ao~ina p~eudo-membranosa deve essere divisa io precoce e in tardiva. Ma nell'angina precoce, secondo il grado di estensione delle false membra ne, secondo la gravezza dei sintomi generali, si possono distinguere tre forme: benigna grave e settica, quest'u ltima confondendosi con la forma an~ ginosa della scarlattina.

Nella forma benigna, le false membrane sono $eneralmente poco estese e non hanno tendenza a guaàagnare terreno; l'aden?patia sotto-mascellare è appena pronunciata, e non sopraggmngono complicazioni dipendenti dall'ancrina· Io st~to gen~rale è mollo soddisfacente e la febbre dura 0 app~na ~ualche giorno. Le false membrane possono di prima giunta invadere Je amigdale e l'ugola, ma esse si modificano poco e scompaiono rapidamente.

La forma grave è caratterizzata non solo dall'estensione rapida delle false membrane, dalla loro persistenza, dall'inteosila dell'ingorgo dei ganglii, ma anche dalla lunga durata dell'angina che, nei casi osservati da Bourges ha duralo da 9 a 23 giorni, dal prolungamento della febbre e dei sintomi aen~rali, dalle complicazioni che quasi costantemente sopr:g. g1~ngono (?ronco-polmonite, reumatismo, nefrite, bubonì, otite, ecc.). Questa forma non cagiona la morte per sé stessa, ma aggrava la prognosi prolungando la convales0enza. Essa contribuisce certamente ad accelerare l'esito fatale nelle scarlattine maligne che essa complica assai frequentemM~. \

Se nelle forme precedenti i sin'lomi indipendenti dall"angina tengono il primo posto nella scena morbosa il contrario a~viene nella forma settica . Un'eruzione a ti pic;, appena pronunciata, fugace, tale è il segno soventi poco netto della malattia. Di là il nome di forma anginosa che soventi gli v~nne data. Senza insistere sulla sua sintomatologia, si può dire che essa corrisponde alla descrizione dell'angina difterica ipertossica. Però tutti i casi non sono fatalmente mortalL

In queste differenti forme dell'angina pseudo-men;branosa è molto interessante determinare la data della comparsa delle false membrane, relativamente a quella dell'eruzione.

1·angina pseudo-membranosa è quasi sempre consecutiva all'eruzione, talvolta essa si presenta contemporaneamente all'eruzione, raram ente la precede: in quest'ultimo caso s ono quasi inevitabili gl i errori di diagnosi, Le cifre seguenti sono molto istruttive: sopra 32 casi di angine pseudo-membranose precoci della scarlattina, le false membrane si sono riscontrate 4 volte al primo giorno delJa malattia, 3 voli.e al secondo giorno, 5 volte al terzo giorno, 4 volte al quarto oiorno, 7 volte al quinto giorno, 5 volte al sesto giorno , 3volte al settimo giorno, 1 volta all'ottavo giorno. P er allra p11 rte esse sono co mparse 1 volta tre giorni, 2 volte quattro aiorni ed 1 volta cinque giorni prima·dell'eruzione. o ,

Le angine pseudo-membranose tardive sono poco conosciute nella loro evoluzione, ma pare che tal volta sia difficile separarle dalle >in gine precoci, poiché in queste ultime le false membrane possono non comparire che nel settimo od anche nell'ottavo giorno della malattia. Tuttavia quando l'angina erilematosa dall'inizio aveva persistito fino alla comparsa delle false membrane, la temperatura si era sempre , mantenuta al disopra della normale.

Non avviene più la stessa cosa per l'angina pseudo-membranosa tardiva.

In questo caso la scarlattina si è svolta normalmente; la eruzione, dopo aver durato qualche giorno, è scomparsa, come pure l'angina iniziale; la temperatura é ridiscesa alla normale, la desquamazione é gia cominciata, quando si vede aggravarsi Io stato generale, impallidire il fanciullo, tumefarsi i ganglii del collo e si ril eva allora che la gola è piena di false membrane. Quest'angina sopraggiunge soventi nella secondR settimana della malattia, ma essa può presentarsi molto più tardi nel cot•so della terza o quarta settimana. Trousseau la considera come quasi costantemente mortale. Pare per ò che la prognosi non . sia tanto grave.

Bourges ha osservato 7 volle la guarigione. Sembra quindi che l'angina tardiva, pur essendo sempre grave, presenti un pronostico meno tetro di ciò che si pensa generalmente: essa può anzi assumere una forma benigna. L' isolam~nto dei maiali le cure antisettiche costanti, che ora si prendono, della gola' degli scarlatlinosi, spiegano probabil~enl.e qu~sta attenuazione innegabile della tossicità delle angme tardi ve.

Lo studio clinico di questi fatti permette di concludAre che l'angina pseudo-membranosa precoce semb ra il _pi ù spesso, per la sua benignità, per la sua limitata esten s ione, per la poca azione che ha sullo slalo generale, di non apparl.enere alla difterite, quantunq11e i caratteri obiettivi dell'angina non permettano di affermare la diagnosi. L'angina. pse.udo-mem~ branosa tardiva, al contrar:o, sembra essere 11 pni sovenh di natura difterica.

Le esperienze batte riologiche confermano questo modo di vedere. Su 30 casi di angine scarlallinose cosi distinte: 7 angin e eril.ematose poltacee, 19 angine pseudo-membranose precoci di cui 1 tossica, 4 angine pseudo-membranose tardive, non venne riscontralo il bacillo di Loeffl er che quattro volte una volta in un'angina pseudo-membranosa precoce e tre' volle nelle angin e pseudo-membranose tardive; in tutti gli altri casi, quantunque molti di essi presen~sse:o tutti i caral~eri di angina difte rica grave e che uno d1 essi, accompagnato da coriza pseudo-membranosa, aves~e pr~so tot~lmente respetto di un'an gina d ifterica ipertossica, 11 bacillo di Loeffier mancava; l'infi ammazione delle amif,?dale e le false membrane erano dovute alla presen za costante di uno streptococco piogeno, al quale erano soventi consociali vari stafiloçocchi.

In consei:tuenza, le angine della scarl11ttina sono dovul.e ad una infezion'! secondaria per lo streptococco piogeno nelle angin e eritema.tose, in quasi tutli i casi di angine pseudomembranose precoci ed in alcuni casi di angine pseudomembranose tardive.

È quasi sempre per le tousille, infettate fin dall'inizio della scarlattina, che penetrano gli streptococchi che si trovano nel cor so della roAlattia in tulle le suppurazioni, otiti, flemmone del collo, pleurili purulente, artriti, nefriti e broncopolmoniti.

L'infezione secondaria per il bacillo della difterite avviene eccezionalmente nelle angine pseudo-membranose precoci,

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molto frequentemente al contrario nèlle angine pseudomembranose tardive.

Questi falli dimostrano che, per evitare negli scarlaltinosi le complicazioni, come le risipole, le suppurazioni, ~cc., è necessario fare frequenti lavature antisettiche della gola, -della bocca e delle fosse nasali, fin dall'inizio della malattia. Es!'i di mostrano pure che se é necessario isolare i fanciulli affetti da angine pseudo membranose, di cui non si può con osce r e la natura che coll'esame batteriologico, fa d uopo ev ita re, negli ospedali, di mandarli nei padiglioni riservati ella difterite, perchè essi avrebbero molla probabilità di con-trar re una malattia che non hanno.

"Jnoubazlone e periodo p regra.nu lare della tuberoolo1l . - CuFFER. - (Journal de M édeeine et de Chirurgie, agosto, 1891).

Il dotl. Cuffer cerca di dimostrare che, come tulle le maJattie infettive, la tubercolosi presenta fin dai primi giorni -del suo sviluppo alcuni fenomeni, i quali permettono di ri~onoscerla fin da questo primo periodo.

Tre sintomi hanno richiamato principalmente la sua attenzipne: la febbre, l'anemia e la splenomegalia.

Indipendentemente dagli altri sintomi che si possono os~erva re nell'inizio della tubercolosi, come il malessere, la -stanchezza, la tristezza, ecc., la febbre quasi costante si manifesta con accessi più o meno intensi, susseguili da uno $finimento molto caratteristico. Questa febbre é 9ccompagnata soventi da piccoli brividi, ma sopratlutto da sensazione <li calore estremo e se si controlla col termometro, si trova .quasi sempre una contraddizione fra la temperatura reale e la sensazione percepita dal malato. E tultavia, non ostante .questi sintomi, non si nota alcun disturbo funzionale da parte dei varii organi, il malato non ha tosl"e, l'ascoltazione <là un risultato assolutamente negativo. Questi sintomi sono soventi appena poco apprezzabili, ma esistono sempre e si ~onstatano necessariamente quando l'osservazione è fatta

MEDICA 4349 bene, come accade soprattullo nella clientela privata, per esempio.

L'anemia non ha un'importanza minore; il numero dei globuli è sensibilmente diminuito e si può facilmente credere aù una clorosi semplice; vi ha però un s egno differenziale, importante, ed è che nella clorosi esiste il soffio venosi) giugulare continuo; con rinforzamento durante l'inspirazione. Questo soffio non esiste nella anemia sintomatica della tubercolosi. Di più, fa d'uopo aggiungervi un segno, la di cui coincidenza è molto importante: la splenomegalia.

Cuffer ha constatato soventi un leggiero aumento del volume della milza in molti clorotici, ma non ha mai risco ntrata la milza cosi voluminosa come nella tubercolosi; io q.uesla malattia '~ss a merita veramente il nome di splenomegalia.

Osservando attentamente questi fen o meni si può giungere a fare una diagnosi precoce, ed in questo periodo si può agire efficacemente colla terapeutica.

Questa deve consistere soprattutto nell' uso del tannino, sostanza di cui Cuffer spiega in questo modo l'azione già dimostrata clinicamente. E gli considera il microbo della tubercolosi come aerobio .e sottraente ai nostri tessuti l'ossigeno che il sangue loro apporta. Ora l'acido tannico (che -potrebbè forse essere sostituito dall'acido gallico) si trasforma in acido gallico, il quale non presenta alcun inconve niente e non precipita nè l'albumina, nè la gelatina; assorbito che sia dal nostro organismo, esso sottrae ai microbi il loro ossigeno e diventa così un microbi~ida, poiché esso priva il micl'obo del suo alimento indispens'abile.

Checchè ne sia, l'esperienza dimostra che la medicazione tannica deve essere tentata in tutti gli iudividui che si suppongono infetti dai microbi tubercolosi.

Sopra. alcuni eft'ettl delle sottraslonl sanguigne. - Comunicazione preventiva del dolt. G. DoornL. - (Centralb. .f. die medie. Wissenseh., N. 19, 1891).

Per stabilire la influenza del salasso sul!' organismo a nimale, lo studente di medicina Pietro Kasem-Beck ha fatto una serie di sperimenti nel laboratorio farmacologico della Università di Kasan, dei q uali ci sembra importante il far -co noscere i risultati. Il Kasem-Beck !:=i servì pei suoi sper imenti di rane, conigli e specialmente di cani. Il sangue fu es tratto da una vena o da una arteria o con l'applicazione <li mignatte nei luoghi della cute dPl ventre sprovvisti di peli . La quantità totale della ma s sa sanguigna dell'animale fu calcolala dal peso del corpo (nel cane f/ts del peso del corpo). Avanti e dopo la sottrazione sanguigna furono determinali: il peso dell'animale, la temperatura nel retto (nei conigli e nei cani), il numero de!Ie pulsazioni cardiache e degli alti respiratori e la p-ressione del sangue. -Nelle ripetute sottrazioni sanguigne furono interposte fra le singole sottrazioni meno di 3 o 4 seltimane. Dopo che un ·cane era stato sottoposto a ripetute soltra1ioni ne era fatta la sezione eadaverica. Que sti sperimenti dettero i seguenti risultati:

1° A perdite di •/7, i/5, •/, , !/ 3 e anche di !Ji di tuttala massa <lei sangue i cani ordinariamente sopravvivono. Ma se un cane perde 2/3 del suo sangue, alla fine dello sperimento quasi sempre muore. Lasciato l'animàle a se stesso, dalla arteria carotide comune sgorgano solo poco più di 213 di tutta la massa i,anguigna. Un cane di 3390 grammi ha 261 gri,mmi di sangue, e 't/ 3 sono 174 grammi. Ma aperta l'arteria femorale e poi anche la carotide comune, ne uscirono 190 g rammi, per conseguenza 16 grammi di più. Il deflusso del sangue dalla arteria femorale si arrestò prima di quello della caro· tide, 5 minuti e 30 secondi dopo la apertura del vaso, e la quantità del sangue sgorgato era di 154 grammi. Il numero degli atti respiratori aumentò da 16 a 40, quello delle p ulsazioni cardiache da 80 a 90 al minuto. Dalla carotidfl seguito ad uscire il sangue s enza interruzione, e quando la quantità estratta fu di 185 grammi, le contrazioni del cuore

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