CARLO LEVIA AFIRENZE E LA FIRENZE DI CARLO LEVI (1941-1945)

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forse rievoca le circostanze dell’arresto: “Sono ancora oppressa dal ricordo di quella mattina in cui ci separammo così bruscamente”. La lettera raggiunge il destinatario dopo lunghi giri: proprio il 29 giugno Levi era stato trasferito alle Murate di Firenze, dove erano già imprigionato gli altri arrestati del 26 giugno. 2. Al carcere delle Murate, Firenze A oltre dieci anni di distanza da quegli eventi, lo scultore Quinto Martini ha raccontato le circostanze del suo arresto, avvenuto all’alba del 26 giugno nell’ambito della stessa operazione coordinata dall’OVRA in cui era rimasto coinvolto Levi. Due poliziotti in borghese lo prelevano a casa, lo caricano in macchina e gli fanno fare un lungo giro prima di depositarlo al carcere. Mentre entra all’ufficio matricola, sta uscendo Tommaso Landolfi, “lo scrittore Dolfi” nella trasfigurazione letteraria. Ci salutammo con un basso «ciao». Dunque, non ero solo, forse quella stessa mattina altri miei amici sarebbero stati arrestati. Tutti i giorni si facevano arresti di «intellettuali» come se fossero i soli responsabili della catastrofe che si abbatteva sopra al paese. Una guardia mi prese le generalità, un’altra mi fece mettere le impronte digitali sopra un grande registro dove apposi la mia firma sotto a quella di Dolfi9.

Come si è già detto, Levi e Martini avevano lo studio in piazzale Donatello e si frequentavano. “Io mi occupavo allora – scriverà Levi nel 1957 – molto attivamente, seppur clandestinamente come i tempi comportavano, di politica”, ma questo non era argomento di conversazioni con l’amico, che anzi sembrava estraneo a quelle faccende. Levi sapeva che Martini non era fascista, e “questo bastava per confermare maggiormente l’amicizia e la naturale solidarietà”. Quando vede il nome di Quinto Martini seguito dalla dicitura “Politico, grande sorveglianza” sul cartellino della cella di fronte alla sua, Levi teme d’essere responsabile della carcerazione dell’amico. “Pensavo (ed era vero) che Quinto era stato arrestato soltanto perché io frequentavo così spesso il suo studio, ed ero perciò pieno di rimorso e di preoccupazione per lui”. Solo quando si ritrovano fuori dal carcere, la sera del 26 luglio, i due si chiariscono: “Quinto Martini

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Il racconto di Q. Martini, L’arresto, è uscito in tre puntate su “Il Contemporaneo”, a. I, nn. 12-14, rispettivamente 12, 19 e 26 giugno 1954; la citazione è presa dalla prima puntata.

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