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4. Dalla “Nazione del Popolo” all’“Italia Libera” di Roma
4. Dalla “Nazione del Popolo” all’“Italia Libera” di Roma
Ormai la notizia circola: Levi sta per passare alla sede romana de “L’Italia Libera”. Questo smuove le acque: affidare un giornale a Levi significa poter disporre di collaboratori importanti, o almeno provarci. Il 25 agosto Montale scrive a Carlo da Forte dei Marmi:
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mi trovo in un mezzo ginepraio. A Valiani ho scritto confermando che a fine settembre sarò con lui: ma subito dopo mi hanno quasi offerto (anzi senza quasi, ma a data imprecisa) un posto anche migliore a Milano. […] A tua volta tu accenni a un posto che mi offrirebbero a Firenze, e anche alla possibilità di farmi lavorare con te a Roma, cosa tutt’altro che sgradevole a me, dato che non avrei difficoltà a essere tuo subalterno. Avrei dunque all’orizzonte tre posti e mezzo. Troppa grazia!!! Ti pregherei di scrivermi d’urgenza: 1) Di che si tratta a Firenze. 2) (Dopo aver parlato a Ragghianti) Se credi che intanto debba mandare contrordine a Valiani, e se ci farò un’orrenda figura. 3) Quali prospettive economiche potrei avere all’Italia di Roma e press’a poco quale figura redazionale.
Montale lo dice senza mezzi termini: il “Corriere” – “la grossa offerta milanese” – “ha a priori le mie preferenze”, però lascia uno spiraglio; “a lungo andare forse capirò che per uno che vuol lavorare per conto proprio sono preferibili i posti piccoli ai grossi”. Per adesso non può dare articoli all’“Italia Libera”, “perché sono bouleversé dalle incertezze, ma presto mi metterò la testa a posto”
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Il 12 agosto 1945 Tristano Codignola riferisce ai compagni e alle compagne di Firenze quanto si è discusso a livello regionale e nazionale nell’ultimo mese, in particolare al convegno di Assisi, e le ultime decisioni della Direzione del partito. Tra le altre cose, si parla della stampa: Valiani e Cianca sono stati confermati direttori de “L’Italia Libera”, per le edizioni, rispettivamente, di Milano e Roma. Cianca non ha
56 ACS, FCL, b. 27, fasc. 934, Eugenio Montale a Carlo Levi. Montale data la lettera, scrivendo per esteso, “25 febbraio 1945”. Il luogo da cui spedisce, le circostanze a cui fa riferimento e un’annotazione manoscritta in cui precisa “Sarò qui fino al 15 settembre” mi fanno datare la lettera 25 agosto 1945.
voluto continuare. Il posto è stato offerto a Levi
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. La notizia ormai era nota a tutti, almeno nell’Esecutivo fiorentino. Già il 23 luglio giro di nomine:
sostituire Levi con Enzo Enriques. Galletta resterà come suo supplente. Enriques dovrà sostituire Cancogni alla Radio nell’Ufficio Prosa. Alla Nazione si delibera di introdurre Bandini al posto di Cancogni come redattore. Bandini nell’U[fficio] S[tampa] verrà sostituito da Cecchi Gori, però, possibilmente, continuerà a collaborare alcune ore al mattino. Comunicare al C.L.N. la designazione di Agnoletti per la Commissione Stampa. Per chiedere la sostituzione di Cancogni con Bandini mettersi d’accordo con Boniforti circa la procedura […]
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Il 6 agosto Giorgio Spini, responsabile dell’ufficio stampa, avvisa che alla “NdP” ci sono problemi: il sostituto di Levi è fiacco, “non si occupa abbastanza degli interessi del Partito”, “manca di polso”. Adesso che Levi e Cancogni andranno a Roma, “occorre provvedere a sostituirli con persone veramente del Partito che si occupino anche delle piccole cose di cui Spini sottolinea l’importanza”
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. Pochi giorni dopo Cassola è designato a sostituire Cancogni. Di fatto, Levi non sarà mai sostituito. Enriques Agnoletti, ufficialmente in carica, è sempre in difficoltà per la sua salute, e può essere presente solo a sprazzi. Inoltre, di lì a poco, il problema della direzione azionista si intreccerà con quella della fine dell’esperienza del giornale e dei CLN.
L’accordo su cui si reggeva la “Nazione del Popolo” stava andando in pezzi. Il CTLN ne discute il 6 settembre 1945: tutti sono d’accordo nell’attribuire la responsabilità della crisi ai liberali, che hanno deciso di far uscire un giornale per conto proprio. Per difendere le posizioni del PLI arriva persino Aldobrando Medici Tornaquinci, un importante dirigente fiorentino che da tempo aveva incarichi a livello nazionale: il PLI non ha rotto gli accordi, quello che si dice essere un giornale di partito, in realtà è un quotidiano indipendente
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Il PdA sceglie di «sostenere la “Nazione del Popolo” il più possibile». Però c’è la convinzione che non si possa andare avanti così più di due o tre mesi. Dunque, si pensi
57 Archivio ISRT, Carte Ramat, b. 3, “Verbali di assemblee”, 12 agosto 1945. Per le vicende del PdA nazionale a cui si fa riferimento, cfr. De Luna, Storia del Partito d’Azione cit., pp. 340-341. 58 Archivio ISRT, Carte Ramat, b. 3, verbale dell’Esecutivo, 23 luglio 1945. 59 Archivio ISRT, Carte Ramat, b. 3, verbale dell’Esecutivo, 6 agosto 1945. 60 Archivio ISRT, CTLN, b. 32, verbale del 6 settembre 1945.
a preparare a un’edizione fiorentina de “L’Italia Libera”, dipendente dalla sede di Roma, “oppure un nostro giornale, come quotidiano indipendente”
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Levi aveva scelto il momento buono per andarsene, ma non aveva abbandonato i compagni: sin da agosto aveva fatto una proposta concreta per una pagina fiorentina su “L’Italia Libera”, purché il PdA locale pagasse gli stipendi a due corrispondenti
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. Era in ballo anche una proposta dei socialisti: fare un giornale dei tre partiti di sinistra. Di queste ipotesi l’Esecutivo discute anche con Cancogni, di passaggio a Firenze. La pagina fiorentina verrebbe stampata a Roma, dunque il problema è far arrivare il giornale nelle edicole di Firenze a un’ora consona. I costi di trasporto non possono essere coperti dalla tiratura prevista (20.000 copie). Cancogni però è contrario all’idea di un giornale fatto a Firenze con PSI e PCI: “prevede che sarebbe impossibile la collaborazione coi comunisti”. Resta l’ipotesi di una edizione de “L’Italia Libera” fatta in Toscana: “sarebbe la soluzione meno dispendiosa e più rapida”
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Le trattative continuano su tutti i fronti. Si prende in considerazione la possibilità di confezionare la pagina toscana con “L’Italia Libera” di Milano. Malgrado il parere contrario di Cancogni, si ragiona in termini molto concreti su come organizzare un giornale delle sinistre la cui direzione – socialisti e comunisti sono d’accordo – sarebbe spettata a un azionista. Levi rimane tra i candidati per questo posto almeno fino alla fine del 1945, e di certo anche dopo si tiene informato di quel che sta accadendo. Il 23 febbraio 1946, Valiani gli scrive per saperne qualcosa.
Dimmi per favore se ci sono speranze per Firenze. Mi verrebbe proprio a proposito, perché non riesco ad avere le sterline a 400 e quindi il viaggio a Londra non si realizzerà; d’altra parte bisogna pure che mi cerchi un impiego
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Intanto il PdA cercava di tenere duro alla “NdP”, ma le prospettive diventano sempre meno rosee, e pare che l’Esecutivo ci metta una pietra sopra il 13 dicembre 1945: “Sta diventando un feudo della Democrazia Cristiana”. Le ultime battaglie sono quelle della primavera 1946. Valiani capita a Firenze proprio quando Enriques Agnoletti comunica di essere costretto a stare lontano dalla “NdP” per problemi di salute.
61 Archivio ISRT, Carte Ramat, b. 3, verbale dell’Esecutivo, 10 settembre 1945. 62 Archivio ISRT, Carte Ramat, b. 3, verbale dell’Esecutivo, 16 agosto 1945. 63 Tutte le citazioni da Archivio ISRT, Carte Ramat, b. 3, verbale dell’Esecutivo, 10 settembre 1945.
Codignola è disperato: “proprio in periodo elettorale rimaneva così vacante la carica di direttore, che poteva essere ricoperta da uno dei nostri. (Il direttore scrive o fa scrivere gli articoli di fondo)”. Valiani si incarica di proporre a Franco Venturi di venire a Firenze come “direttore provvisorio fino all’arrivo di Agnoletti”: “Se la cosa Ti interessa, telegrafa subito a Tristano Codignola […]. A Firenze non devi lavorare più di 8 ore, la sera e la notte, hai dunque quasi tutta la giornata per le biblioteche, che sono ben fornite e credo 20 o 30 mila lire di stipendio”
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Il 3 luglio 1946, cerimonia a Palazzo Medici-Riccardi: viene sciolto il CTLN. Tra gli oratori c’è il prefetto Giulio Paternò, confermato nella sua carica al momento del passaggio della provincia di Firenze all’amministrazione italiana: “Non vi nascondo che mi distacco dal Comitato Toscano con profonda malinconia”
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Il quotidiano del CTLN non ha più ragione di esistere; sotto il controllo della DC, la testata si trasforma in “Mattino dell’Italia centrale”, poi “Giornale del mattino”. Il “Corriere del Mattino” si trasforma in “Nuovo Corriere”, controllato dai partiti di sinistra che in questo modo realizzano il progetto in discussione sin dall’estate precedente. Nel frattempo però il panorama politico era cambiato: il PdA si era dissolto di fatto sin dal febbraio 1946. Il “Nuovo Corriere” sarà diretto dal comunista Romano Bilenchi
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Con il numero del 7 settembre 1945 scompare l’indicazione “direttore Alberto Cianca” dalle pagine de “L’Italia Libera” di Roma. Il nuovo direttore Carlo Levi pubblica il suo primo pezzo il 9 settembre
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. Almeno per tutto settembre anche l’edizione milanese approfitta della sua collaborazione. Il 14 settembre, Levi annuncia la pubblicazione delle lettere di Pitigrilli all’OVRA su “L’Italia Libera” di Milano a
64 ACS, FCL, b. 41, fasc. 1420, Leo Valiani a Carlo Levi, 23 febbraio [1946]. 65 Tutte le citazioni da Valiani, Venturi, Lettere cit., p. 22; la lettera, dell’8 maggio 1945, è alle pp. 18-
23.
66 Su questo cfr. E. Rotelli, L’ipotesi toscana di fondazione della Repubblica, in La ricostruzione in Toscana cit., I, p. 26 (il saggio alle pp. 13-40); alcuni stralci del discorso di Paternò sono riportati da Spini, Il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale cit., p. 230, da cui cito. Il passaggio tra l’amministrazione alleata e quella italiana era avvenuto il 19 giugno 1945. 67 Per notizie sui giornali fiorentini del primo dopoguerra rimando a: Meucci, Giornalismo e cultura nella Firenze del dopoguerra cit.; Autobiografia di un giornale cit.; si veda anche la seconda parte del volume Rileggere Bilenchi, atti delle giornate di studio (Colle di Val d’Elsa, 28-29 novembre 1999), a cura di L. Lenzini, Cadmo, Fiesole 2000, pp. 125-167. 68 L. [C. Levi], Due anni, “IL”, Roma, 9 settembre 1945. Levi riprese con minime modifiche
partire dal lunedì seguente
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. Pochi giorni dopo l’edizione romana riprende l’articolo e l’iniziativa. Il 21 e il 22 settembre “L’Italia Libera” di Roma pubblica in due parti una lunga intervista a Edda Ciano Mussolini, confinata a Lipari. Levi arriva con quattro colleghi, un italiano e tre americani, “i primi giornalisti che giungessero da molto tempo a quest’isola”, trasportato da
una strana nave da guerra, il «Giovannini», una silurante fluviale. Costruita nei tempi preparatori dell’Impero, quando forse si pensava che il Po e l’Arno potessero diventare il Mississipi o il Volga, è una nave che non tiene il mare se non è calmissimo, e non serve praticamente a nulla se non a portare confinati […]
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Il 22 settembre l’intervista è ripresa dall’edizione milanese
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. Anche Cancogni fa su e giù ancora per qualche tempo. A fine settembre annuncia dalle colonne del giornale: «Sono arrivato a Roma in volo da Milano su un cacciabombardiere del tipo “Baltimora”, ampio d’ali, stretto di fusoliera, estroso come un cavallo da corsa, che ha coperto il percorso in poco più di un’ora»
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Per Levi ricomincia tutto da capo: la redazione da costruire, le difficoltà, le incomprensioni, i conflitti
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. Da Firenze, Linuccia Saba scrive a Carlo, dispiaciuta di averlo sentito “stanco e piuttosto giù”.
Caro, davvero non merita. […] Se non sanno sostenerti, se non sanno capire quanto sei loro utile che vadano al diavolo; che qualunque cosa tu faccia, sarà sempre una cosa che vale, lasciando anche da parte la pittura la quale oltre a darti piacere è di un’utilità generale “per tutti” e non solo di partito
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C’è anche da mettere su casa: Levi trova qualcosa di stabile solo nel gennaio 1946, quando un’amica gli cede il posto in uno studio che lei teneva in affitto a Palazzo
69 C. Levi, … un fatto unico nella storia della letteratura e dello spionaggio…, “IL”, Milano, 14 settembre 1945, ed. di mezzogiorno. 70 [C. Levi], Edda Mussolini a Lipari, “IL”, Roma, 21 settembre 1945. 71 C[arlo] L[evi], Edda in confessione, “IL”, Milano, 22 settembre 1945, ed. del mattino; C. Levi, A Lipari con Edda dai capelli rossi, “IL”, Milano, 22 settembre 1945, ed. di mezzogiorno. 72 M. Cancogni, Lettera da Roma, “IL”, Milano, 27 settembre 1945, ed. di mezzogiorno. 73 Secondo la testimonianza di E. de’ Giorgi, Levi fece assumere a “L’Italia Libera” anche Sandrino Contini Bonacossi: un lavoro “simbolico” affidato in un momento di difficoltà, e senza stipendio (L’eredità Contini Bonacossi, Mondadori, Milano 1988, pp. 116-117). 74 Levi, Saba, Carissimo Puck cit., pp. 32-33.
Altieri; diventerà “il palazzo dell’Orologio”. Nel giro di poco tempo, sarebbe svanita ogni diffidenza nei confronti della capitale
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Saba aveva già lasciato Firenze nell’inverno del 1945; Levi e Cancogni partono pochi mesi dopo. Molti altri seguiranno, in una specie di esodo che si completerà negli anni Cinquanta. Non resta più molto della città che Levi aveva conosciuto da giovane e da uomo maturo. Molti dei gruppi e delle riviste del periodo del CTLN chiudono o si trasferiscono. Non scompare tutto d’un colpo: restano “Il Ponte” per esempio, e ancora per una decina d’anni il “Nuovo Corriere” di Bilenchi. Ma ormai la nuova organizzazione della vita politica e culturale del paese costringe chi resta a prendere il treno, in direzione di Milano o di Roma
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75 Nel corso del 1946, Levi prese la residenza a Roma; per conoscere i suoi rapporti con Roma nel dopoguerra, si veda l’antologia di scritti C. Levi, Roma fuggitiva. Una città e i suoi dintorni, a cura di G. De Donato, introduzione di G. Ferroni, Donzelli, Roma 2001. 76 Su questo cfr. le testimonianze contenute in Rileggere Bilenchi cit. Per una descrizione della vita culturale di Firenze nel 1946, si veda E. Montale, Spirito di Firenze, “La Lettura”, a. II, n. 13, Milano, 28 marzo 1946, pp. 5-6, ora in Id., Il secondo mestiere cit., pp. 665-673.