CARLO LEVIA AFIRENZE E LA FIRENZE DI CARLO LEVI (1941-1945)

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3. Una corrispondenza da Milano: balli nei cortili e un nuovo primo ministro al governo Ne L’Orologio Levi ricorda che Milano fu la prima meta del suo viaggio al nord: di nuovo, come otto mesi prima verso Roma, per strade distrutte su automobili rimediate all’ultimo momento. Nel buio della notte, l’accompagnano i fuochi d’artificio sparati in tutti i villaggi: “il tuono allegro dei mortaretti giungeva da ogni parte dell’orizzonte, sopra il canto sereno dei grilli, nella campagna”. A Reggio Emilia, l’automobile si rompe e costringe a una tappa imprevista: “nessuno poteva, a quell’ora, riparare il guasto”. La città era buia, le strade deserte, gli alberghi affollati: venni accompagnato dal cameriere di un’osteria, un partigiano già vecchio, alla difficile ricerca di una camera ove dormire. Camminammo a lungo su quegli acciottolati: dalle case, di dietro agli spiragli delle porte giungeva un mormorio continuo, come se esse fossero tutte piene da scoppiare di gente, e tutti parlassero insieme, e dicessero le stesse parole, sussurrando di felicità. […] Continuavamo a camminare, svoltando per viuzze buie, in quel brusio indistinto. Giungemmo, infine, a una casa, battemmo a una porta, venne a aprire una vecchia vestita di nero. Aveva una camera per me, se mi contentavo44.

A Milano tutto una rovina, ma le strade sono “piene di una folla esuberante, curiosa e felice”. Andavano a comizi, a riunioni, a passeggio, chissà dove. Tutti parevano contenti di vedersi, di urtarsi camminando, di respirare, di ritrovarsi, di sentirsi vivere. La città pareva più abitata del solito. «Quanti siamo!» parevano dirsi i milanesi, ammiccando d’intesa e di meraviglia; e si sedevano sull’erba del Parco.

La sera si balla “in tutti i cortili, al suono di orchestrine improvvisate”. Alle corde, tese tra le finestre dei primi piani, erano attaccati dei lampioncini di carta, e delle frasche verdi, e là sotto, i milanesi ballavano. Passavano le ore, la notte era fonda, e le danze continuavano senza interruzione, come se una forza miracolosa reggesse i muscoli di quelle ragazze, che pure avevano, per tanti mesi, mangiato così poco. I

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