3. Clandestini in cerca di rifugio Alla fine dell’estate 1943, Levi deve lasciare il suo solito domicilio, la casa-studio di piazzale Donatello, ed entrare in clandestinità. Fino alla Liberazione, il suo rifugio principale sarà la casa-pensione di Anna Maria Ichino, in piazza Pitti 14. Forse aveva avuto l’occasione di conoscere o incrociare la sua ospite presso la sede de “La Nuova Italia” dove, stando a un rapporto di polizia della primavera 1943, la Ichino era stata segretaria di redazione nei primi mesi dell’anno53. All’epoca Anna Maria – nata nel 1912 – aveva poco più di trent’anni; era appena diventata madre di un bambino, Paolo54. Maria Luigia Guaita la ricorda “bella e felice”, sempre “iperbolica e violenta nel trovare per i tedeschi anatemi crudeli e pittoreschi”. Nella sua casa-pensione, sceglieva la stanza per ricevere gli ospiti secondo il grado di amicizia che aveva per loro, anche se poi finiva per accogliere tutti nella terrazza sul tetto. Il salotto d’angolo era soffocante d’estate e gelido d’inverno: “portava l’impronta di Annamà disordinata e sciatta”. La stanza era colma di mobili e anticaglie: poltrone e poltroncine, tavolinetti, “un divano alla turca pieno di cuscini di cuoio tripolino”. Due “abat-jour dalla lunga frangia a perline colorate” diffondevano una luce debole che ingannava sulle reali dimensioni della stanza. Uno specchio antico sopra il caminetto, “per essere stato ricomposto da due lastre, rimandava immagini fortemente raccorciate e grottesche”. C’era una libreria “ad archetti gotici sostenuti da colonnine a torciglione” che ospitava vecchi libri rilegati in pelle, ma non si poteva raggiungerli per “i troppi oggettini che ingombravano i ripiani”. L’ambiente era peraltro accogliente e riposante; nei pomeriggi estivi le finestre, dalle quali si poteva vedere tutto Palazzo Pitti, rimandavano la luce calda di quelle vecchie pietre a dorare il salotto.
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Cfr. ACS, CPC, b. 2621, fascicolo personale di Anna Maria Ichino. Un ritratto di Anna Maria Ichino si può vedere in Carlo Levi si ferma a Firenze cit., p. 110. 54 Su Anna Maria Ichino si veda il breve ricordo di E. Benaim Sarfatti, Firenze 1943-44. Giochi di vita, d’amore e di guerra in piazza Pitti 14, “Belfagor”, a. LV, n. 6, 30 novembre 2000, pp. 689-714. Non c’è nessuna indicazione su chi fosse il padre di Paolo; né Benaim Sarfatti, né i biografi di Levi, né Maria Luigia Guaita nei suoi ricordi, citati qui più sotto, fanno notare che Anna Maria doveva aver partorito nell’ottobre 1943, ossia proprio nel momento in cui cominciava a trasformare la sua casa in rifugio. Non ho trovato indicazioni precise sulla data di nascita di Paolo, e la ricavo dalla notizia della sua morte, avvenuta il 17 agosto 1944, all’età di dieci mesi; su questo tornerò brevemente in questo stesso paragrafo e nel cap. 6, par. 3.
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