LO STRETTO DI MESSINA E BAGNARA DOPO IL TERREMOTO DEL 1783

Page 55

2.10 - L’89: le preoccupazioni della Corte Napoletana e i riflessi in Calabria. 214

L’esplosione avvenuta in Francia e in un primo momento intesa come “anarchia popolare”, preoccupava adesso Ferdinando e i suoi ministri riformatori, alle prese con le difficoltà di politica economica, la reazione feudale, l’avanzare irrazionale e reazionario della borghesia provinciale, qualche moto spontaneo contadino, l’instabilità sociale della Capitale, dove gli indiziati ricevevano bastonate o venivano sottoposti a inenarrabili sevizie (un modo d’indagare e soffocare la dissidenza che andò aggravandosi nel tempo, fino a divenire 215 eclatante in tutta Europa nel 1855, ad opera della propaganda britannica). Echeggiavano a Napoli le 216 parole di Babeuf, che incitava la piazza parigina con queste espressioni: Furono i supplizi d’ogni genere, la tortura, i roghi, le forche, a darci feroci abitudini. I governanti invece di educarci, ci hanno resi dei barbari perché essi lo sono. Ora raccolgono i frutti.

Aumentarono così i consiglieri, e in questi molti del Partito Siciliano, che suggerivano al Re di fermarsi colle riforme. Ulteriori azioni avrebbero potuto portare a moti rivendicativi della libertà politica, come stava accadendo appunto in Francia. Ferdinando osservava lo scenario che si disegnava e confidava nella tenuta del sistema europeo in contrapposizione a quanto avveniva in Francia. Molte però le cautele adottate nel Regno: aumento dell’attività di polizia, controllo sui circoli letterari, maggiore pressione sulle Province e intensificazione dell’attività diplomatica. Nel febbraio 1790 moriva l’Imperatore Giuseppe II succedendogli il figlio, il Granduca Leopoldo di Toscana. Si anticiparono a tal punto le nozze delle principesse di Napoli Maria Teresa e Luisa Amalia, con gli Arciduchi Francesco, erede al trono d’Austria, e Ferdinando, nuovo Granduca di Toscana. Inoltre la famiglia reale s’imbarcò a Barletta per Trieste ove furono celebrate le promesse di matrimonio fra i figli dell’Imperatore d’Austria e le Principesse borboniche di Napoli. Subito dopo Leopoldo veniva incoronato Re d’Ungheria. Si saldava dunque il fronte fra Napoli e Vienna e il viaggio fu motivo di verifica delle posizioni politiche verso la Francia. I risultati incoraggiavano Ferdinando, lo rendevano certo della sconfitta rivoluzionaria: la potenza delle monarchie europee sarebbe stata invincibile, nelle armi e nelle istituzioni. Nel contempo e a maggior ragione dopo il fallimento della fuga di Varennes del 20/6/1791, Ferdinando si convinse della bontà dei suoi consiglieri più reazionari e il Regno cominciò a trasformarsi in 217 uno Stato di Polizia. Ora la minaccia si faceva più consistente, globale. Non più solo i sommovimenti di piazza, le folle inferocite che assaltavano e depredavano, o teorizzazioni e discorsoni poco concreti, ma, sull’abbrivo della Costituzione Civile del Clero, varata il 12 luglio1790, un vero ordine politico e ora anche sociale si instaurava, garantito da leggi e rappresentanze elette, un ordine che «attirava» le masse ma anche gli altri ceti sociali nell’ottica della libertà di fare e pensare. La Costituzione che s’approvava in Francia 214 La Rivoluzione, predisposta dalle classi colte e illuminate, fu eseguita dalla classe rozza e incolta, nel contrasto dunque fra “dottrina” e “brutalità delle azioni”. Questo popolo, educato dallo stesso Antico Regime, era composto in massima parte da contadini, coltivatori temprati e fieri, “rotti a ogni fatica, indifferente alle mollezze e agli agi (…) saldo di fronte al pericolo”. Questo popolo s’impadronì della dottrina e la mise in pratica colle sue passioni e la sua agghiacciante razionalità. (A. de TOCQUEVILLE, La rivoluzione democratica in Francia, UTET, To. 1969, vol. I, pg. 789). Taine considerò “anarchia” il periodo rivoluzionario e “nuovi barbari” i suoi attori. (H.TAINE, Les origines de la France contemporaine, Hachette, Parigi 1909, vol. III). Labriola scrisse di « anarchia spontanea » nel senso che : quei contadini (divennero) poi liberi lavoratori e piccoli proprietarii o aspiranti alla proprietà, da vincitori altre i confini a breve andare si trasformarono in automatici istrumenti della reazione. Questo perché non le forme della coscienza determinano l’essere dell’uomo, ma il modo di essere determina la coscienza. (A.LABRIOLA, Del materialismo storico, dilucidazione preliminare, Newton Compton ed., Roma 19752, pg. 50). Lefebvre scrive di “contadini inferociti” per il pane che si trasformarono in “forza collettiva” obbediente a “capi improvvisati”. Essa individuava un nemico comune disposto a rischiare e agire. In sostanza gli Stati Generali suscitarono nelle classi più basse uno “stato d’animo collettivo” alimentato dall’informazione che consentiva di unire i contadini delle campagne alla plebe delle città. (G.LEFEBVRE, Foules révolutionnaires, Etudes sur la Révolution française, Parigi 1954) In città tuttavia, i lavoratori riconoscevano nell’aristocratico il loro nemico, per abbattere il quale, si affidavano alla guida dei borghesi, soprattutto dopo il rialzo generale dei prezzi dei beni di consumo, che avveniva più accelerato rispetto a quello dei salari (V.C.E. LABROUSSE, La crise de l’économie française à la fin de l’ancien régime et au début de la Revolution, Parigi 1944.) L’assalto a Versailles del 5 ottobre 1789, auspicato e incitato dall’Ami du Peuple, e il secondo sequestro del Re del 6 ottobre, costretto a rientrare a Parigi, indicava la maturità delle élite rivoluzionarie; ormai il processo poteva giudicarsi veramente inarrestabile e i nobili, con in testa il Conte d’Artois, fratello del Re, cominciavano a lasciare la Francia per l’esilio. Quest’ultima circostanza, più che la presa della Bastiglia del 14 luglio, l’abolizione del feudalesimo del 4 Agosto e i movimenti popolari di piazza in tutta la Francia precedenti l’assalto a Versailles, si accomunava al sequestro dei beni della Chiesa, deciso dall’Assemblea il 2.11.1789 per fronteggiare il dissesto economico e indicava un percorso alla fine del quale, malgrado l’azione moderata di Honoré G. Riquetti, Conte di Mirabeau e la presenza nel Club dei Giacobini, di moderati monarchico-costituzionalisti come A. de Lameth, si vedeva chiara la fine della Monarchia a favore della Repubblica. 215 Le bastonate arano “amministrate” regolarmente alla Vicaria, sotto gli occhi dei magistrati. La «commissione delle bastonate» non cessò mai di funzionare. Così gli inglesi fomentavano l’Europa nel 1855 contro Napoli. Si trattava, secondo un’autorevole testimonianza, di “pura invenzione” ovvero di una esagerazione notevole della realtà: Esiste a Napoli un tribunale di semplice polizia autorizzato a fare impartire dei colpi di verga (…) è stata stabilita sotto l’amministrazione del Duca d’Ascoli. (J.GONDON, De l’état des choses a Naples et en Italie; lettres a G. Bowyer Esq., membre du Parlement britannique, tip. Bailly, Divry et C.ie, Parigi 1855, pg. 46). A seguito della riunione di Vizille da parte dei maggiorenti del Delfinato che s’opposero “strutturalmente” al potere centrale, la Rivoluzione parve potersi dare un’evoluzione strutturata, puntando a riformare la stessa organizzazione politica del Regno. Circa 47 Deputati della Nobiltà, con il testa il Duca d’Orléans, conversero nell’Assemblea Nazionale rafforzando l’azione dei Rappresentanti del Popolo di Parigi, impegnati a fare pressione sul Re affinché desse libertà d’azione agli Stati Generali. La prima “Comune” inaugurava la sequenza dei movimenti di piazza che con progressione prenderanno il sopravvento sulla rivoluzione legislativa. Con la Dichiarazione dell’uomo e del cittadino del 26.8.1789, in effetti la Rivoluzione fece un salto di qualità notevole. La Dichiarazione raccolse l’influsso del movimento nord-americano, che Tom Paine col suo «Common Sense» aveva rappresentato negli Stati Generali, e gli aneliti di libertà provenienti dai movimenti popolari di Ginevra, del Belgio, Irlanda e Olanda. 216 Lo ribadiva il Journal de la Société del 1789 di Jean de Caritat, Marchese di Condorcet. 217 D.M.SMITH, Sic., 432 pag. nr.

55


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.