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La montagna

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Appendice

Appendice

All'inizio delle operazioni militari tra Italia e Austria-Ungheria, il confine di oltre 600 km era segnato per tre quarti di estensione su montagne oltre i 1 .000 m, con alcuni crinali che superavano i 3.500.

Era in genere convenzione non attribuire all'alta montagna grande valore strategico: gli scontri e i guadagni territoriali si sarebbero dovuti svolgere piuttosto sul fondovalle con l'appoggio di postazioni difensive e offensive su livelli adatti alle manovre.

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Pochi anni prima dell'iiùzio delle ostilità era però sorta una nuova teoria, formulata in termini tattici dal generale Kasimir von Lutgendorf, operante nel Sudtirolo. Egli attribuiva alla vetta una funzione fondamentale per cui, spiegava, non la si deve lasciare sguarnita e i,una volta conquistata, non va più abbandonata, finché non è passato il momento critico dell'attacco», senza ben specificare quale fosse questo momento

Anche in Italia c·era chi la pensava allo stesso modo. Da una parte e dalJ'altra si erano formati corpi specializzati di combattimento: gli alpini e i Kaiserjiige,:

Conseguentemente anche ad altezze elevate, furono dislocati soldati, costruiti baraccamenti, tracciate trincee, e nei due inverni 1915-16 e 1916-17, i più rigidi del conflitto, si videro salire pezzi di artiglieria di piccolo e medio calibro anche a quote elevate, dove mai erano stati istallati.

Lassù l'artiglieria, colpendo gli obiettivi, otteneva effetti anche più devastanti, soprattutto provocando schegge di rocce che cadendo si spargevano in un vasto raggio sul terreno sottostante.

Venne sperimentata una nuova potente arma d'attacco: dopo settimane di scavi in galleria venivano collocate cariche di dinamite sotto le postazioni nemiche. L'esplosione comandata a distanza le faceva saltare, provocando insieme radicali cambiamenti al profilo fisico della montagna. Cosi avvenne, ad esempio, sul Col di Lana e sul Lagazuoi

La vita ad alta quota richiedeva particolari accorgimenti per la fornitura di cibo, di legna, di munizioni, di soccorso. Per facilitare i rapporti con il fondovalle vennero istallate un po' dovunque delle teleferiche.

Le abbondanti nevicate - raggiunsero altezze da 4 fino a 8 metri - permisero di scavare nel ghiaccio gallerie anche di una certa lunghezza (si ricorda quella di cinque chilometri sull'Adamello tra passo Garibaldi e passo Lobbia) utili per nascondere gli spostamenti ed evitare attacchi nemici

Ma il clima rigido in alta montagna si dimostrò essere il nemico più pericoloso, imprevedib ile nelle sue dimensioni e nella durata. Su certi punti d'altura, anche in quelli in cui meno era stato previsto, la temperanira scese a oltre 40° sotto zero, con conseguenze letali. I congelamenti portarono a morti e malattie croniche.

Inoltre lungo i ripidi versanti, soprattutto i più elevati, si scatenavano improvvise tempeste di neve: anche piccoli cambiamenti di temperatura provocavano slavine e valanghe. Una di grandi dimensioni si portò via da sola 300 soldati. La "guerra bianca" , come venne chiamata, fece molte più vittime di quelle provocate dagli scontri armaci.

Alpi110 di 11edetta s11 1111a 11alle dell'Adamello. n massiccio venne coperto da straordi11arie nevicate 11ei due inverni 1915-16 e 1916-17 con un manto alto fino a 8 metri e 1111a temperatura che scese i11 alcune notti sotto i -40°.

Tra tto de ll a teleferica che sali va al rifugio Garibaldi sull'Adamello. Car ica un soldato munito di casco e di tuta bianca. La comp lessa costruzione dell' impi anto fa pensa re all'enorme sfo rzo al qu ale dove ttero so ttopo rs i i genieri e gli altri militari (e proba bil mente altre persone non ap parte nenti all'ese rcito) . Sui carre lli e att raverso alt ri sostegni era possibil e trasportare armi, munizioni, vettovaglie, medicinali, legn a, non ché persone, soprattutto feriti .

Un g ru ppo di ci nq ue sold at i sul sen tiero che co ngi un ge la va ll e all e cime de l! ' Adam e ll o, dove gli alloggiamenti erano collocati all 'al titud ine di 3.200 111 . Tenendo conto d ella vege taz io ne vis ibi le nella fo to, l'i t ine rar io si doveva prolunga re parecchio. l tre sol dat i più in basso si avv iano a sce nd e re.

Il co lonnello Annibale Roffi riconosc iu to nel l'ufficiale, e un cappe Uano so no portati su sl itte trai na te dai cani . L'ambiente sembra essere anco ra il massiccio dell'Adamello, volutamente in q uadrato da l fotografo in un momento di sosta .

Qu i il cap pell ano viene acco mp ag nato più in alto, alq uan to sopra la se lla in c ui sono istallati i bara ccame nti, vis ibili sullo sfondo. Co n loro è sa lic o, natura lmente, anc he il fotografo .

Un gruppo fotog rafato in un momento di sosta . Al cencro un sol dato indossa la tuta bianca. Si riconoscono gli occhia li , che dovevano pro teggere gli occhi dal freddo e dal riverbero della neve. ln seconda fila un uomo della truppa si è messo in bocc a la pip a.

Al passo Brizio, nel complesso de ll 'Adamello, un assem brarnento numeroso su uno spiazzo vic ino ai ba ra ccamen ti, intu ib ili a sini stra. Al ce ntro si nota no, con croce su fascia bianca, gli addetti al serv izio sanitario, che scanno con tutta probab ilità assistend o dei ma lati. I muli, visibili in va ri punti, fanno pensare che si organizzerà un traspo rt o a va ll e.

Uaraccamemi sull'Adame llo, distribuit i in d ue blocchi dist inti, su ll a pr ima do rsale e sulla va ll e tta più avanti . Una coper tura è ancora incomple ta. Il numero de ll e cos truz ioni e que llo della truppa che s'intravede su ll a des tra fan no pensare alla volontà di cos titui re in ques ta posizione di alta quota un equipagg iamento d i lunga du rata e con suffic iente autonomia per un folto numero di so ldati .

Un'alrra visione pano ramica dei baraccame nti cos truit i sull'Adame llo. li fumo che cop re le baracche in primo piano è prodotto dai comigno li delle cucine e anche di q ualch e allogg iamento. Partico lar me nte difese dal freddo risu ltava no le ba racche con tetto a vo lta, dotate di una stru ttura meta lli ca in cui venivano inserite, in doppi a fila, tavo le di legno. In esse, anche senza l' accensione de ll e stufe, la tempera tura si stab ili zzava attorno a 0°.

Alt ro colpo d'occ hi o su l campo de ll 'Adam e llo visto da Punta Vene rocolo. In primo piano è po ssibile intuire lo spessore ra gg iunto dal man to nevoso; sull e ba racche sono be n visibili i com ig no li de lle stufe ut ilizza te pe r riscal dare l'a ll oggiamento de i sodati ; sulla pr ima vetta sale il sentiero verso le pos taz ioni , dove erano piazzati i pezzi di artiglie ri a e i pos ti di osse rva zione.

Suggestiva immagine di una galler ia scavata, a quanto sem bra nel ghiacc io, che sbocca su un pendio coperto di neve. Potrebbe esse re esattamente quella otten uta pro prio sul massiccio de ll 'Adamello, che si pro lun gava per cinq ue chi lometri sotto il manto nevoso .Veniva chiama ta "Galle r ia azzurra" e doveva essere percorsa con l'accompagn amento di una guida espe rca pe r po rer sup erare co n sic urezza alcuni tratti pe ri colos i.

Ora le imma gini si sposta no ve rso orience: qui si vede il mo nte Caurio l, nel momenco in cui viene sottoposto a bomba rda menti di artiglie ri a. Le zone bia nche ind icano tratti di gh iaccia i. In vetta l' altitudine ragg iun ge i 2.396 m. L'attacco qui documentato è quello che si realizz ò da parte del Battagl io ne Alpini Feltre dal 23 al 27 agosto 1916, che r iu scì a conquista re le postazioni austri ache .

Un gruppo di alpin i sa le ne ll a zona montana de l Pas ubio, ri conoscibile sull o sfondo. Caricano tucro il loro equipaggiamento : con il fuc ile e le muni zion i sono visibili anche la mas chera antigas nell'a ppos i ta custodia e la borraccia di legno chiamata Guglielminett i, da l nome del suo creatore.

Ne lla tr in cea scavata ne ll a neve e sistema ta di recente , come possono far pens are i bad ili in primo piano, arr iva il rancio : i solda ti sono pronti, gavetta in mano, a ricevere la propria porz ione.

Alp ini sc iacori (o skiator i, come i scr iveva allora) con la ru ta bianca, adat ta a mim e tizzarli nell'ambiente carico di ne ve . [Jro prio sul! ' Adamello, alpini in gr igioverde ave va no fatto una sortita per comp iere un attacco, ma su ll a neve furono be rsagli o ben visibile dal fuoco nenùco . Anche le gib erne sono cope rte da te la bianca. Sono dotat i di fuci le e zaino. Prob ab ilmente si stanno spos tando ve rso un a zona di comba tt imento.

Eccoli ora in movimento, con lo zaino ben vis ib ile. La vegeta zione circos tante lascia intendere che non si trovano a quoce molto elevate, come potrebbero esse re invece que ll e delle postaz ioni, alle quali sembrano indirizzati.

Verso Cor tina d'A m pezzo • Paesagg io sugges tivo, nei pressi del noto centro alpino. Immagine che potrebbe benissimo essere servita come cartolina per gli auguri di I arale. A causa del freddo il soldato protegge k man i so tto il pastrano. Suggestivo anche il vi lla ggio c he ~i inw isce sullo sfondo.

Nella stretta va ll e di montagna, dove il ruscello semb ra scorrere rego la rment e, un gra n num ero di persone si è messo a spala re per aprire il sentiero che sa le a quote pi ù alte. Ne ll a lu nga fìla al lavo ro non è inveros imi le pens are alla presenza di donne, le guaii, per esempio sui monti della Carnia, si rec avano sp esso a portare vivande e mun izion i agli uomini in armi sui crin ali del co nfin e.

La co lonna di militari, che ~ca sa lendo verso una locali tà difficile da identificare. fa una sosta in piedi. Forse il ragazzo accucciato in primo piano sta usando un radiotelegrafo per comunicare il punto raggiunto o per ri cevere eventuali o rdi ni dai co mandi. Sulle ~palle di molti dd grup po appare un carico abba,tanza pesante.

Una carovana di alp ini si sta mettendo in cammin o con i muli, non molto carichi. La partenza semb ra importan te se richiama la presenza di gruppi schierat i ad ass iste re . Una recente nev ica ta deve essere stata molto abbondante: intorno le baracch e rimaste q uasi se polte.

Le buone cond izi o ni atmosfe riche permetto no al piccolo g rupp o, di cu i poco è ri conoscib ile. di prendere la , ia de lla discesa . nonos tante qualche difficoltà nell 'aprirsi un , arco nella ne, e.

Due alpini in marcia dentro un crincerone di neve. Il primo è sicuramente fer it o. Del seco ndo, c he segue a brevissima distanza, si riesce a vedere solo il braccio destro.

No n è stato poss ibil e identifica re la loca lità rapp resentata in questa foto, pe raltro ric ca di partico lar i. Potrebbe trattars i dell'a lto Iso nzo . Luogo d i confìne, tracci ato in al to dalla barr ie ra di fil o spina to, è pro tett o poco sopra il ponte da un fort in o. l quattro so lda ti ne l greto del fiume stanno tenta ndo d i re cup erare un tronco caduto.

In ques ta zo na di montagna, che no n sem bra però di alta quota, sono ben vis ibili i fili dei co ll egamenti te le fonic i, che dovevano più a monte raggiunge re le varie posta zioni di prima e seconda linea. Su lla strada è in arrivo una lunga fila di ca rr iaggi, per riforn ire ve ttovagliamento e munizi oni.

Probabilmente pano rama di una valle trentina. Un momento di pausa c he il fotografo si è preso, in una stagione non più rigida, per rip osare gli occhi e la sciarsi dietro le impressioni legate al conflicco.

Un trincerone scavato tra du e fianchi di neve viene vigilato da un fa nt e, all e cu i spalle è visibile un rifugio molto approssimativo. Difficile individuare la zona montagnosa che fa da sfondo. Un'ipotesi potrebbe far pens are a q ualche sentiero di co ll egamento su ll'Altopiano de i Sette Com uni, in un'alt itud ine non eccess ivamente elevata . La stag ione è sicu ramente invernale, tene ndo conce che gli invern i in quegli ann i erano stati pa rtico lar mente rigidi.

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