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lavoro Anno XVI - n. 1 - gennaio 2012
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FNP
PENSIONATI LECCO
speciale pensionati
Di fronte alla crisi deve crescere la nostra capacità di rappresentanza collettiva La crisi, con tutte le sue implicazioni non è un’invenzione: sta mordendo e incide sulle condizioni di vita di milioni di persone. Ha ragione chi dice: “Non è la fine del mondo, è la fine di un mondo”: Chi prima d’altri, aveva il compito di comprendere, di decidere, di sollecitare comportamenti adeguati, di compiere scelte in grado di affrontare la crisi ha continuato a diffondere messaggi semplificatori e rassicuranti, a fare comparazioni consolatorie su scala europea, alimentando falsi ottimismi. La distanza tra situazione economica e sociale del paese e grado di consapevolezza di chi ha governato l’Italia negli ultimi anni, ha assunto dimensioni, incommensurabili. Simmetricamente, le forze politiche di opposizione enfatizzando gli aspetti personali, hanno impostato una modalità di rapporti che ha appannato la loro stessa capacità di proposta. Emblematico è stato l’intervento del Presidente della Repubblica svolto in occasione del Meeting di Rimini, quando ha richiamato tutte le forze politiche a non limitarsi ad addossare le colpe agli altri e a compiere analisi oggettive della situazione, evidenziando che le difficoltà del momento non potevano essere ricondotte solo ai limiti e alle omissioni del governo del paese. Il bipolarismo muscolare, prigioniero della sindrome dello scontro, ha condizionato la dialettica tra le for-
ze politiche ed ha bloccato il processo politico. La Cisl si è chiamata fuori, scegliendo di presidiare il terreno della contrattazione, com’è accaduto nella recente storia sindacale; ancora una volta è andata controcorrente. Il continuo richiamo a deporre le armi per concentrarsi sui problemi del paese è stato ignorato dai più; la Cisl è tra le poche organizzazioni che ha colto l’invito ed ha operato di conseguenza: una scelta. Una scelta non priva di insidie, esposta a persistenti strumentalizzazioni. L’assunzione di responsabilità è stata, spesso, confusa e interpretata come disponibilità ad assecondare il quadro politico e alcuni ministri in particolare. In realtà abbiamo scelto e praticato scelte sindacali plausibili, contrastando insieme le forme di antagonismo fuori tempo e la deriva deleteria verso il bipolarismo sindacale; alla nostra organizzazione vanno ascritti gli unici risultati di questi anni. Un sindacato unito, come aveva saputo essere in occasioni passate altrettanto complicate per il nostro paese, avrebbe condizionato il corso politico degli ultimi anni, con benefici per tutto il paese. Ma le ragioni per agire insieme non si sono trovate: l’incongruenza di un movimento sindacale diviso, tra chi lotta, e chi si confronta e fa accordi, va superata; c,è una frattura da ricomporre, se vogliamo evitare di essere relegati ad un ruolo di sostanziale insignificanza.
Da soli ci si può accontentare di praticare una dignitosa linea difensiva, ma il movimento sindacale unito può ambire ad essere protagonista, nella difesa dei settori più deboli della società, e protagonista nel delineare scelte eque e obiettivi di sviluppo. E’ importante valorizzare i rapporti unitari che, pur nelle difficoltà, i pensionati hanno salvaguardato: hanno consentito di realizzare una cospicua attività negoziale con le istituzioni locali. Autorevoli esponenti sindacali, hanno dichiarato, nei mesi scorsi, la disponibilità a fare sacrifici ma solo, con un quadro politico diverso: un’offerta di disponibilità intempestiva e fuorviante, colta al volo dal governo tecnico. La Cisl, senza dare deleghe ad alcuno, ha chiesto con forza alla politica di individuare forme di collaborazione per affrontare l’emergenza e il declino del paese, con l’inquietante conseguenza della progressiva perdita di considerazione a livello internazionale. L’incedere dell’attuale governo e il suo atteggiamento nei confronti del sindacato è privo dei tratti di arroganza espressi dal centrodestra, che ambiva a scegliersi anche gli interlocutori, ma gli esiti prodotti dal nuovo quadro politico non sono molto diversi; il risultato è la nostra sostanziale marginalizzazione, il governo si percepisce autosufficiente, ritiene di poter compiere le proprie scelte senza la