IoArch 85 Dec_Jan 2020

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Nuovi architetti italiani

GIOVANNI FIAMINGO Luigi Prestinenza Puglisi

NextBuild, lo studio di progettazione fondato nel 2009 da Giovanni Fiamingo, oggi gestito in partnership con Giovanna Russo, opera in una delle realtà più belle e più difficili della Sicilia: l’area intorno a Milazzo, caratterizzata da un sublime paesaggio in bilico tra l’orizzontalità del mare e la verticalità delle alture che proteggono e recintano la costa. In cui una ineguagliabile natura convive con i ruderi del passato e gli scempi del presente. Orrori questi ultimi verso i quali occorre inventare strategie ad hoc, realistiche, innovative e volta per volta specifiche e quindi tra loro differenti. Il più importante progetto di NextBuild è il recupero di Villa Hera, un abuso tanto pazzesco che non è stato possibile, per le sue dimensioni, pensarne la demoli-

zione. E difatti è stato sanato per poi diventare un gigantesco problema ambientale. Inutile dire che l’area in cui insiste la costruzione è densa di materiali storici e tutelata (?) da vincoli paesaggistici, idrogeologici e di ogni altra natura. La strategia proposta da NextBuild, già sperimentata con altri interventi sia pur di minore dimensione, è duplice. Da un lato cercare di togliere: i rivestimenti e gli elementi costruttivi che stridono con il luogo e che maggiormente fungono da ‘detrattore visivo’. Del resto oggi non è possibile pensare ad alcun progetto di recupero ambientale in cui la sottrazione non giochi un ruolo prevalente o, quanto meno, paritario con la costruzione di nuovi segni. Costruzione che, a sua volta, punta su alcune mosse. La prima e più importante è la abolizione della netta separazione tra interno ed esterno. Che permette di sovvertire l’aspetto chiuso e insolentemente concluso del brutto, dissolvendolo nella natura e nell’ambiente circostante. Un compito facilitato dall’inserimento del verde e da specie vegetali autoctone. Hanno la funzione non solo e non tanto di nascondere (secondo il vecchio precetto di Frank Lloyd Wright che vedeva i rampicanti come la soluzione per nascondere le brutte architetture) quanto di vanificare la preesistente gerarchia degli spazi stimolando l’osservatore ad aprirsi verso direzioni in precedenza trascurate. La seconda mossa consiste nel recupero di materiali naturali appropriati con lo scopo di stabilire una relazione tattile con l’ambiente circostante. La terza, alla quale abbiamo già accennato, è il considerare il paesaggio come parte integrante del progetto architettonico. Potremmo dire con una battuta che il posto migliore da cui non si vede l’abuso edilizio è proprio dal suo interno. E, più seriamente, che a volte le viste potenziali che si possono ricavare da questi manufatti sono così straordinarie da riuscire a conferire senso e

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