IoArch 85 Dec_Jan 2020

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› NUOVI CONTESTI VIRTUALI

Maxim Zhestkov Maxim Zhestkov (1985) è un media artist il cui lavoro si concentra sull’influenza dei media digitali sulle arti visive. Cresciuto a Ul’janovsk, la città sul Volga che diede i natali a Lenin, e affascinato fin da bambino dall’arte, dalla fisica e dai computer, Maxim ha condotto studi in campo architettonico e artistico. Nel 2015 fonda, con alcuni colleghi, Zhestkov Studio col quale esplora nuovi orizzonti nell’ambito di progetti artistici e spettacoli dal vivo. Molti i commercial prodotti per brand internazionali come Adobe, Google, Microsoft, Samsung, LG, PlayStation, Nike, Under Armour, Jimmy Choo.

https://zhestkov.studio

PARTICELLE ELEMENTARI

Maxim Zhestkov, sopra, Optics. In basso a destra, Supernova.

Sviluppa progetti di comunicazione in equilibrio tra reale e virtuale per i più importanti gruppi del mondo. Il media artist russo Maxim Zhestkov ci parla del suo lavoro in equilibrio tra natura, materia e fisica di Carlo Ezechieli

Come un tormentone dell’estate, le opere di Maxim Zhestkov entrano dentro. Non solo i video, ma anche la musica che li accompagna e che compone lui stesso: un originale incrocio tra Massive Attack, Radiohead, Olivier Messiaen e qualche altra indecifrabile influenza. Non solo media artist ma autore poliedrico, molto riferito all’architettura e alla scienza. I suoi video si svolgono sempre in interni, in ambientazioni quasi museali. Il suo lavoro è stato in mostra in tutto il mondo, dall’Hermitage al Shanghai Modern Art Museum al Massachusetts Institute of Technology. Non male per un ragazzo cresciuto in una piccola città sul Volga. Qual è lo scopo fondamentale del tuo lavoro?

Credo che il mio interesse principale sia comprendere come funziona la natura, come si comportano la materia e la fisica. Come hai iniziato?

Fin da bambino ero molto affascinato dal concetto e dagli studi sulle particelle. Ho studiato architettura ma ben presto mi sono reso conto che era una disciplina troppo tecnica per me e, per molti versi, limitante. Ho pertanto concluso i miei studi come progettista grafico. Quando ho iniziato, nel 2002, lavo[ 58 ]

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ravo con piccole unità elementari, nei limiti delle tecnologie di allora, e su qualche progetto commerciale. A un certo punto ho iniziato a lavorare su un software, chiamato Houdini, sviluppato per gli effetti speciali in stile Hollywood. Non è uno strumento per grafici, né tantomeno per artisti, ma per programmatori, estremamente complesso, ma che mi ha consentito di realizzare simulazioni virtuali non con centinaia, ma con miliardi di piccoli elementi. Ho iniziato a sviluppare progetti e installazioni su incarico di grandi marche che, ad un certo punto, hanno cominciato a chiedermi di tradurre gli stessi concetti in installazioni fisiche. Strano a dirsi ma, nello sconcerto generale, la mia risposta è sempre stata no. Una traduzione di un’opera pensata come videoinstallazione in qualcosa di materiale mi era semplicemente impossibile pensarla, non solo tecnicamente, ma anche concettualmente. Anche se più di recente ho incominciato a ricredermi. Come organizzi i tuoi progetti?

Preferisco non dedicarmi troppo a lungo a un singolo progetto. Cerco di contenerne la durata in non più di tre mesi. Questo mi per-

mette di spaziare in una notevole quantità di territori. Ho aperto uno studio di nome Media.Works dove lavoro con un gruppo di artisti multimediali, architetti, programmatori. Poco tempo fa ho lanciato Zhestkov Studio col quale ho deciso di realizzare installazioni concrete lavorando con particelle vere. Ovviamente, dobbiamo sviluppare tecniche completamente nuove. È una vera sfida. Parlavi prima della tua esplorazione nelle leggi della fisica e della materia, ma come è possibile farlo con strumenti virtuali, per definizione del tutto astratti dalla materia?

In realtà si tratta di ricostruire un modello affidabile, un’emulazione delle forze realmente esistenti. Posso attribuire alle sfere un peso, 25 grammi ad esempio, ma posso anche aggiungere una forza vettoriale che corrisponde a una forza di gravità addizionale, o aggiungere la forza del vento. Sono un vero fanatico di Leonardo Da Vinci, di come abbia cercato di comprendere il funzionamento dei flussi, le loro dinamiche. Probabilmente i miei progetti sono fatti collaborando con la natura, allo scopo di comprendere il comportamento di unità elementari come le particelle, appunto.


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