Italiadagustare febbraio 2017

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Anno 4 - Gennaio/Febbraio 2017

Val d’Orcia

Cultura del territorio, Turismo e Benessere

Personaggio

LUCIANA SAVIGNANO UNA VITA MERAVIGLIOSA

Scopri l’Italia

SALERNO IL GIARDINO INCANTATO

[ STILE

ITALIANO

]

NONINO L’ARTE DELLA DISTILLAZIONE



Gennaio

Febbraio 2017

indice

[ PERSONAGGIO] 6

Intervista a Luciana Savignano

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Salerno: un Natale da fiaba

[ SCOPRI L’ITALIA]

11 Forlimpopoli, squacquerone e sorgenti termali 12 Viaggio nella valle del Chianti

[ STILE ITALIANO]

15 Nonino: dal 1897 l’arte della distillazione

[ GOURMET]

16 Ristorante La Montanella ad Arquà Petrarca

[ SALUTE E BENESSERE]

18 Combattere l’influenza con l’alimentazione

19 Alimentazione e difese immunitarie

[ LIBRI]

20 Adolf Loos: Come ci si veste 21 Le nostre recensioni

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[ AGENDA ITALIA]

32 San Valentino: idee per una serata speciale

Direttore Responsabile Dario Bordet Direttore Editoriale Evelina Flachi ViceDirettore Editoriale Alessandro Trani Art Director Patrizia Colombo Progetto grafico/Impaginazione Milano Graphic Studio S.r.l. Caporedattore Riccardo Lagorio Hanno collaborato Francesca Bastoni Ranuccio Bastoni Elena Fossati Valerio Consonni gennaio/febbraio 2017

Francesco Garosci Carlo Kauffmann Luca Medici Sandro Nobili Alessia Placchi Media Partner Pubblicità, Promozione & PR Le Roy Advertising - Milano Edizioni Le Roy srl redazione@le-roy.it www.italiadagustare.com Stampa Bieffe Industria Grafica (Recanati – MC)

Periodico mensile Reg. trib. di Milano n. 287 del 02/07/12 N°iscrizione ROC: 22250 Distribuzione Gratuita

Desideriamo informarLa che i suoi dati personali raccolti direttamente presso di lei o fornitici saranno utilizzati da parte di “Italia da Gustare” nel pieno rispetto dei principi fondamentali dettati dalla direttiva 95/46/CE e dal D.lgs. 171/98 per la tutela della Privacy nelle Telecomunicazioni e dalla direttiva 97/07/CE e dal d.lgs. 185/99. Eventuali detentori di copywriting sulle immagini - ai quali non siamo riusciti a risalire - sono invitati a mettersi in contatto con: Le Roy srl

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[ editor iale ]

Care Lettrici e Cari Lettori,

dell’arte, della letteratura. Così da

da quando siamo nati, in occasione di

questo numero il nostro mensile inizia

Expo 2015, abbiamo voluto

un’attenta scoperta delle nostre regioni

identificarci come una rivista dedicata

e delle loro straordinarie

alla “cultura del territorio”, ponendoci

manifestazioni come quella che vi

l’obiettivo di valorizzare lo “stile

proponiamo in questo numero

italiano” a 360 gradi. Anche se oggi,

dedicata alle magiche luminarie de “Il

per gli eventi recenti, viviamo un

Giardino incantato” che si possono

periodo difficile per il nostro territorio

ammirare ogni anno a Salerno.

e per il nostro patrimonio artistico e

Troverete in apertura una intervista

culturale, abbiamo comunque

con l’étoile della Scala, Luciana

l’orgoglio di verificare che la qualità

Savignano, il teatro e un personaggio

del nostro cibo e la nostra cultura

amati in tutto il mondo. Daremo

enogastronomica sono apprezzati in

spazio a storie di Aziende nate in

ogni nazione. Un patrimonio che

Italia e oggi note in ogni continente

include la bellezza delle nostre città

così come a persone che ci

piccole e grandi, dei borghi antichi, dei

rappresentano nel mondo, e vi

monumenti e capolavori disseminati

segnaleremo prodotti originali

lungo tutta la penisola (il patrimonio

rigorosamente made in Italy. Insomma

di siti culturali maggiore al mondo

viaggeremo insieme alla scoperta delle

riconosciuti dall’UNESCO). Le nostre

innumerevoli eccellenze italiane che il

colture ci regalano in ogni stagione

mondo già ci invidia da tempo ma che

una varietà infinita di prodotti per la

non può fare a meno di apprezzare.

nostra tavola, tanto che la nostra

Spero che questo “taglio” più definito

cultura del cibo e del bere ha

della “vostra” rivista possa

conquistato il pianeta. Che dire poi

maggiormente interessarvi! Buona

della Moda e del Design, delle nostre

lettura a tutti!

“stelle” dello spettacolo, della musica, gennaio/febbraio 2017

Evelina Flachi

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[ per s onaggio ]

«LA MIA VITA MERAVIGLIOSA»

LUCIANA SAVIGNANO

L

Intervista a cura di Carlo Kauffmann e Dario Bordet

Luciana Savignano nasce a Milano nel 1943. Figura carismatica e stella della danza italiana nel mondo. Notata da Maurice Bèjart nel 1972, inizia con il grande maestro, un lungo percorso artistico: Bèjart crea per lei balletti indimenticabili come “la Luna” e “Bolero”. Collabora poi con i più importanti coreografi tra i quali Micha Van Hoecke con cui inizia un altro lungo sodalizio artistico che darà vita fra gli altri ad “Orfeo” e “Carmina Burana”. Importante anche la collaborazione dal 1995 con Susanna Beltrami che per lei crea “Blu Diablo”, “La lupa”, ed altri balletti famosi. Con Susanna Beltrami fonda nel 1998 la Compagnia Pier Lombardo Danza.

Luciana Savignano dicono spesso “come lei nessuna”, si ritrova?

vita molto particolare, una vita che mi ha fatto stare in un’altra dimensione, una vita che mi ha gratificato, una vita in cui ho potuto avvicinare persone straordinarie che mi hanno trasmesso arte, cultura, affetto…

Ci parla del suo straordinario Bolero? Fantastico, in effetti debbo dire

Come è cambiata la danza oggi, se è cambiata?

È stata una vita meravigliosa, una

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Lidia Costantini

Mi fa sentire un po’ in imbarazzo… però “come lei nessuna” mi fa molto piacere, ovviamente. È chiaro che ognuno è un caso a sé e se io sono un caso particolare, okay… ci sto.

1972 prima ballerina, 1975 Etoile alla Scala, una storia di incontri da Paolo Grassi a Nureyev, da Paolo Bortoluzzi a Roland Petit a Maurice Bejart e tanti altri, che vita è stata?

che ancor oggi, dopo tanti anni che ho lasciato, diciamo, questo ruolo - usiamo questo termine - mi sento ancora dire… “certo che come lei nessuna”. Tornando alla domanda, è stato un punto molto importante della mia carriera artistica. Confesso che non è certamente il balletto che preferisco, però devo dire un grande grazie a questo Bolero perché mi ha proiettato veramente in alto.

Oggi come oggi io trovo che la danza indubbiamente si è evoluta sotto tanti aspetti. Trovo, per usare questo termine “cambiamento”, che per me ci sia stato un grande cambiamento. Oggi infatti si punta molto di più all’esteriorità, oggi si vuole stupire, ma la danza è interiorità, la danza è emozione, la danza è un qualche cosa che deve arrivare all’anima. Quando si esce gennaio/febbraio 2017


Angelo Redaelli

da uno spettacolo di danza uno deve rimanere ancora in quel mondo fatato, sentire il cuore che palpita ancora. Oggi, quando esco da uno spettacolo di danza, sono stupita da quello che riescono a fare i ballerini, perché sono diventati dei veri acrobati… Ma l’emozione?

Lei ha girato il mondo, ma il suo cuore si è mai allontanato da Milano? Io sono fondamentalmente una grande romantica, ho le radici in questa città a cui tengo molto. Mio padre era di Milano, mi accompagnava sempre alla Scala e poi mi veniva a prendere: la Scala era per me una seconda casa e soprattutto anche nell’ambito del teatro ho avuto dei grandi maestri e ho conosciuto una persona meravigliosa come Paolo Grassi. Quindi a Milano devo molto, e poi mi lasci questo pizzico di romanticismo perché nonostante questi ruoli così spregiudicati che ho sempre fatto, il mio animo non era quello, il mio animo è quello rimasto ancorato agli affetti più cari.

Come vive Milano e cosa pensa della città di oggi?

È un po’ come quanto ho detto della danza di oggi, la Milano di oggi è diversa… molto variegata! Non c’è più l’anima di una volta, ecco torno sui miei passi. Io ho bisogno di sentire l’anima delle pergennaio/febbraio 2017

Luciana Savignano con Emanuele Burrafato autore del libro a lei dedicato

sone che mi circondano, che incontro, ho bisogno di ‘sentire’ le persone che mi guardano… Oggi vai al supermercato e sei una illustre sconosciuta, fra persone sconosciute: dico il supermercato per dire un qualsiasi altro ambiente. Io ho bisogno di sentirmi attorniata “da persone”, persone che hanno vissuto, che hanno un’anima, che provano sensazioni sempre diverse fra loro, che hanno emozioni, che hanno positività.

“Luciana Savignano, l’eleganza interiore” è l’ultimo libro a lei dedicato. Lei ama “l’eleganza” anche in ruoli provocatori, vero?

Sì, certo l’eleganza è stato un po’ il mio filo conduttore perché io trovo che un essere umano può fare qualsiasi cosa, ma sempre con quel tocco di classe e di eleganza e allora tutto diventa facile, leggero, quasi naturale.

Che appuntamento possiamo

dare ai nostri lettori per vederla in teatro?

Ci vedremo presto! Sto facendo delle prove proprio in questi giorni, al Teatro Gerolamo, dove è appena terminato un lungo delicato restauro. Non conoscevo il Gerolamo che ho scoperto essere diventato un vero gioiellino. Mi hanno chiesto di “aprire” con la danza e per me è stata una grande soddisfazione, un grande orgoglio. Riproporrò un pezzo che ho fatto con gli allievi della Scuola di Ballo dell'Accademia Teatro alla Scala, e in una seconda parte una cosa nuova che non posso ancora anticipare, perché non ho ancora iniziato le prove, quindi non so di cosa si tratta, ma questo mi affascina ancora di più. Sarò in scena il 24, 25 e 26 marzo…vi aspetto! Grazie per il suo tempo Signora Savignano …ovviamente ci vedremo al Gerolamo.

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UN NATALE DA FIABA

SALERNO A cura di ALESSANDRO TRANI

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Si sono da poco spente le “Luci d'Artista”, straordinaria manifestazione salernitana che dal 2006, nel lungo periodo delle festività natalizie tra novembre e gennaio, attira ogni anno migliaia di turisti provenienti da ogni parte d’Italia e d'Europa. Dall’iniziativa, realizzata dal comune di Torino già nel 1998, è nato nel 2009 un gemellaggio tra le due città che si traduce ogni anno in scambi di luminarie artistiche. L’intera città si veste di magiche luci che incantano grandi e piccini. Non si tratta delle solite luminarie di fine anno, ma di vere e proprie opere di famosi artisti della luce, che costellano le vie della città. Alla Rotonda c'è una vera e propria ricostruzione di un ambiente da "Le mille e una notte", mentre “Il giardino incantato” rende la Villa Comunale un au-

Via San Bonosio, a Salerno, è la strada con la maggiore densità di poesia del mondo. Il verso si mescola con gli odori e la luminosità del Mediterraneo

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tentico giardino fiabesco, con maghi, stregoni, tunnel luminosi e figure incantate, per la gioia dei più piccoli! Tra le altre attrazioni: Piazza Portanova, dominata da un maestoso albero di Natale, la Grande Foresta di Largo Campo, gli Angeli vicino al Duomo, l'Antartide su Lungomare Trieste e a Santa Teresa, i suggestivi presepi di sabbia, la magia floreale in via Carmine e via Dei Principati, i gioielli di Luce in via Mobilio e il Soffione in via Volpe e via Nizza. UN “TUFFO” A MARE E… NELLA STORIA Si può visitare la città in ogni stagione. Il mare della Costiera salernitana regala alla città un clima mite al punto che una giornata di sole in pieno inverno anticipa le tiepide temperature primaverili. Passato l’inverno, una gita in traghetto consente di ammirare Costiera amalfitana, con i suoi tipici strapiombi su cui ancora si nascondono le antiche torri saracene. Questa si estende da Salerno a Positano, passando da Vietri sul Mare, Cetara, Maiori, Ravello, Amalfi e altre località forse meno note ma sempre straordinarie come Furore (suggestivo fiordo noto per il Campionato mondiale di tuffi), Minori (con il sito archeologico di una villa romana del I secolo d.C.), Tramonti, Praiano, Conca dei Marini e tante altre. D’estate il mare è stupendo, ma non è il periodo ideale per visitare la costa. In città, una passeggiata sul lungomare in una giornata di sole ci mette di buon umore, e può guidarci dritto nel cuore di Salerno. Il suggestivo centro storico si sviluppa con i suoi antichi edifici nei dedali di vicoli di origine medievale, con qualche traccia testimone delle varie dominazioni che si sono susseguite attraverso varie epoche: dalla

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fondazione come centro romano (nel 179 a.C.), poi longobardo, poi normanno, fino alle epoche più recenti con gli Svevi, gli Angioini e gli Aragonesi. Non dimentichiamo che a Salerno fu fondata ‘La Scuola Medica Salernitana’, la più antica e celebre istituzione medica d’Europa nel Medioevo. Qui si possono ammirare le bellezze monumentali ed artistiche della città: dal Duomo o Cattedrale di San Matteo (il Santo Patrono della città) in cui sono custodite diverse reliquie tra cui quelle del Patrono e il corpo di Papa Gregorio VII (morto in esilio a Salerno); la Fortezza ‘La Carnale’, antica torre di avvistamento costruita nel 1563 a difesa dagli attacchi saraceni, al medievale Castello di Arechi, adagiato sul colle Bonadies - così nominato in omaggio del famoso principe longobardo Arechi II. Dal Castello si può ammirare la città in tutto il suo splendore, dal porto al lungomare, in un panorama suggestivo che domina l’intero golfo da Positano a Sapri). E poi c’è la torre Angellara, costruita nel XVI secolo dal viceré spagnolo per difendere la città dai pirati e dagli attacchi provenienti dall’est della città. Sulla Costa Del Cilento, che si estende da Paestum a Sapri, passando da Palinuro, è d’obbligo almeno un’escursione a Paestum, per una visita ai templi di Hera, Poseidone e Cerere e al Museo Archelogico con le lastre dipinte della cosiddetta Tomba del Tuffatore. SALERNO "CAPITALE" La provincia di Salerno è di gran lunga la più estesa della Campania, con i suoi 158 comuni, raggruppati in macroaree ognuna delle quali con una propria identità storica, geografica ed enogastronomica. Un

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[ scopri

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territorio così vasto in cui madre natura è stata tanto generosa, non potevano certo mancare gli infiniti piatti tipici, data l’abbondanza e soprattutto la qualità delle materie prime. Qui è nata la dieta mediterranea, anche se alcuni piatti di tradizione salernitana vengono a volte ricordati genericamente come prodotti tipici della Campania. Pochi sanno che nel Principato di Salerno si produceva il riso più buono dell’epoca, che la divina mozzarella di bufala campana DOP viene prodotta in tutta la piana del Sele, che l’antica pizza Cilentana è nata molto prima della Margherita e che la sfogliatella è nata a Conca dei Marini, che Tramonti ha dato i natali a circa 3.000 pizzaioli che si sono sparsi in Italia e all'estero portando la vera cultura della pizza nei migliori ristoranti e pizzerie… Sapevate che Salerno è stata "Capitale" del Regno d'Italia? Infatti dall'11 febbraio al 15 luglio 1944 fu sede provvisoria del governo… Ci vorrebbero ancora pagine e pagine, ma ritorneremo a parlarvi della sua ricca storia e tradizione. PER DELIZIARE I PALATI Con un territorio così vasto e dalle mille sfaccettature, la provincia di Salerno, tra mare, montagna e colline, non poteva non regalare al palato una molteplicità di prodotti enogastronomici. Regina della tavola è, senza dubbio, la mozzarella di bufala Dop. Regalano grande soddisfazione al palato altre bontà come la ricotta e la provola affumicata di bufala, la ‘Ricotta di Tramonti’ e gli ‘Scialatielli all'Amalfitana’ (o Scialatielli allo Scoglio), basati su uno dei formati di pasta tipici della Costiera (più corti degli spaghetti, piacevolmente irregolari e sublimi con il sugo di pesce). Per non dimenticare le ‘alici di Cetara’ e la tradizionale ‘colatura’, ‘i dolci di Salvatore De Riso’ e gli ‘Ndunderi di Minori’, una specie di gnocchi di ricotta considerati dall'UNESCO una delle paste più antiche del mondo (probabilmente risalgono al tempo dei romani e venivano fatti con farina di farro e caglio). Popolare in tutto il mondo è il pomodoro San Marzano Dop dell’agro nocerino-sarnese. Alle caratteristiche orografiche e climatiche delle zone costiere della provincia di Salerno, è dovuta anche la diffusione del fico bianco del Cilento e del limone Costa d’Amalfi, con cui si produce il famoso “limoncello”. Due le tipologie di olio che hanno ottenuto, negli anni, il riconoscimento del marchio Dop: l’olio extra-

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vergine di oliva Cilento e l’olio extravergine di oliva Colline Salernitane. Tre vini doc rendono completa l’offerta dei prodotti tipici enogastronomici del salernitano. ‘Il Cilento’, ‘il Castel San Lorenzo’ ed il ‘Costa d’Amalfi’ (con le sue sottozone Tramonti, Furore e Ravello) sono l’ideale per accompagnare le pietanze, soprattutto quelle a base ci pesce che è tra gli ingredienti principe dei piatti tradizionali locali. Per non dimenticare i dolci, ce n’è per tutti i gusti: il mustacciuolo, il calzoncello di castagne, il dolce ricotta e pera di Minori, la melanzana al cioccolato di Maiori, la sfogliatella Santa Rosa a Conca dei Marini, i sospiri al limone di Amalfi (noti come “zìzz ’e monache”), la crostata di ricotta di bufala e fichi del Cilento, la spaghettata alle fragoline di bosco di Petina, la crespella e la crema di nocciole di Giffoni, la zeppola cotta di Cava dei Tirreni, la pizza di grano e la pizza di riso e la colomba di Pasqua con crema di limoni di Amalfi. Sono solo un piccolo assaggio della tradizione salernitana!

Una cucina fantasiosa e variegata che riesce ad esaltare profumi e sapori di queste terre

Scialatielli all’Amalfitana

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[ s copr i l’italia ]

FORLIMPOPOLI

LO SQUACQUERONE E LE SORGENTI TERMALI

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Sulla via Emilia, tra Forlì e Cesena si rimane impressionati dal continuum di chioschi che propongono la piadina nelle versioni più tradizionali, come con lo squacquerone, a quelle più insolita con crema di cioccolato e nocciole... La piadina è così importante per i romagnoli che Giovanni Pascoli le dedicò un poemetto. Forlì è anche la patria dei cappelletti, generalmente più grandi dei tortellini dei quali condividono le forme, ma con un ripieno del tutto particolare: ricotta, uova, lonza di maiale arrostita, pepe, noce moscata e formaggio grattugiato. Il consumo dei cappelletti è in brodo di cappone. Merita una visita la basilica di San Mercuriale, magari perdendosi sotto i porticati del centro, prima di tuffarsi nella Pinacoteca che conserva opere di Cagnacci e Guercino. A Forlimpopoli tappa d’obbligo presso la Scuola di cucina di Casa Artusi, dove s’insegna a impastare farina di tipo 1, acqua, strutto e sale di Cervia per modellare la piadina perfetta, quella realizzata secondo il disciplinare dell’IGP, prima di spal-

marci su lo squacquerone. Formaggio molle, scivoloso, più lieve dello stracchino e da consumare molto fresco, lo squacquerone trae origine sulle colline del Cesenate da latte vaccino pastorizzato, e dal luglio 2012, ha ottenuto la DOP. Evitando strade trafficate, Bertinoro è a pochi chilometri. Qui si produce il vino ideale da consumare con la piadina. È infatti la patria dell’Albana, dai risvolti chiari e dal finale simpaticamente amarognolo. La si coltiva quando la strada inizia a salire e spesso s’impenna. A Bertinoro i vigneti sono esposti ora verso il mare, ora verso l’argilloso entroterra. Che sia secca, dolce, spumante o appassita l’Albana riesce sempre gradevole e fresca. La vista da Piazza della Libertà spazia sull’ultima porzione di pianura padana sino al grattacielo di Cesenatico. Non distante, la Rocca, dove dimorò Federico Barbarossa, ospita un singolare museo interreligioso mentre bisogna risalire in automobile per visitare la pieve di San Donato, nella frazione Polenta. In località Fratta, l’acqua. Anzi, le ac-

que! Si caratterizzano per differenti componenti le undici sorgenti lungo il percorso del rio Salso: sulfuree, magnesiache e bromoiodiche quelle più praticate sotto il profilo terapeutico. Dirigendosi verso sud, a Rocca San Casciano si incontra un altro simbolo della Romagna, il bovino di razza Romagnola. Questa è apprezzata per la sua attitudine alla produzione di carne dalla tessitura molto fine e scarsa infiltrazione di grasso. Gli animali vengono allevati spesso su terreni marginali e collinari, caratterizzati dalle rive, concrezioni simili ai calanchi. Si può dare l’addio alla Romagna in una trattoria del paese. Ci si va per le tagliatelle ai funghi porcini e per la carne di Romagnola alla griglia. Ed è quasi Toscana...

Ca de bè Piazza della Libertà 10 Bertinoro (FC) Telefono 0543444435

Hotel Globus City Via Traiano Imperatore 4 Forlì Telefono 0543722215

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TRA ANTICHI BORGHI E DOLCI COLLINE

VIAGGIO NELLA VALLE DEL CHIANTI A cura di Sandro Nobili

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Ogni regione d’Italia custodisce un pezzo del vasto patrimonio culturale ereditato e conservato dal nostro Paese. Uno dei territori più conosciuti e apprezzati in tutto il mondo è la Toscana, culla rinascimentale dell’arte e della letteratura italiana, patria di opere d’arte, cibo delizioso, ottimi vini e paesaggi mozzafiato. Il suo cuore, il Chianti, è una destinazione perfetta non solo per scoprire una delle più rinomate zone vinicole d’Italia, ma anche come base per poi partire ad esplorare molte altre località della Toscana. Il nome “Chianti” è riferito tradizionalmente all’area - a cavallo tra le province di Firenze, Siena e Arezzo - ove si produce il famosissimo vino e non a un particolare territorio dotato di precisi confini. Pochi territori come quello del Chianti possono offrire un panorama così ricco e suggestivo: verdi colline disegnate da chilometri e chilometri di vigneti e oliveti, borghi stretti tra ampie mura medievali, strade sinuose. Il Chianti detto Classico è quello che si estende tra Firenze e Siena e comprende per

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intero i comuni di Greve, Panzano, Castellina, Radda e Gaiole. Greve in Chianti. Il nostro viaggio non può che partire da Greve, considerata la porta d’ingresso del Chianti. Questa vivace cittadina è famosa per la sua particolare piazza, che sin dal medioevo era il mercatale dei borghi, castelli e fattorie dei poggi circostanti. Costeggiata su tre lati da ampi portici, al centro ospita la statua di Giovanni da Verrazzano, scopritore della Baia di New York. La Chiesa di Santa Croce, di origine medievale ma dalle forme neorinascimentali, ospita alcune preziose opere d’arte sacra, tra cui un trittico con Madonna e Santi di Bicci di Lorenzo. Sotto i portici della piazza si trovano tanti negozi di artigiani, enoteche e ristoranti, tra questi l’Antica Macelleria Falorni offre solo prodotti tradizionali chiantigiani. Panzano in Chianti. Del Castello di Panzano, importante baluardo a difesa della Repubblica di Firenze nelle guerre tra Firenze e Siena, restano evidenti tracce nel borgo antico, oggi dominato dalla Chiesa di S. Maria, risalente al XIII secolo ma completamente ricostruita in stile neoclassico nell’Ottocento. È piacevole passeggiare per il borgo antico e respirare l’aria dei tempi andati e soffermarsi nella piazzetta principale per degustare vini e prodotti tipici locali. In più c’è l’Antica

Nella pagina a fianco, in alto: il Castello di Volpaia a Radda in Chianti; sotto: la Chiesa di Castellina in Chianti; a sinistra il Castello di Vertine

Macelleria Cecchini, famosa per l’ottima bistecca alla fiorentina, che viene tagliata decantando la Divina Commedia. Più avanti si trova la Pieve di San Leolino, ricordata sin dal 982, custode di preziose opere d’arte di maestri locali. Castellina in Chianti. Proseguendo verso Siena si trova questo piccolo borgo le cui origini sono antichissime, come testimoniano le tombe e i reperti etruschi di Montecalvario conservati nel Museo Archeologico del Chianti Senese, che ripercorre l’antica storia di questa zona. La posizione favorevole all’incrocio di quattro zone del Chianti rese questa città un’importante capoluogo strategico e militare tra Firenze e Siena, come testimonia l’imponente Rocca che domina la piazza centrale. A Castellina si possono degustare ottimi vini in una delle innumerevoli enoteche del borgo e assaporare l’arte norcina del Chianti che produce salumi dal sapore indimenticabile. Radda in Chianti. Lasciando la via Chiantigiana si raggiunge questa graziosa cittadina con le sue mura medievali che proteggono ancora il centro della città che si sviluppa in un dedalo di viuzze concentriche. Il centro del borgo è dominato dal Palazzo del Podestà e dalla Chiesa di San Niccolò di origine ro-

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manica. Vicino Radda si trova il Castello di Volpaia, nel piccolo borgo turistico dove si può degustare l’antica tradizione del vino. La costruzione in pietra arenaria ha un caratteristico colore scuro, che rende il Castello diverso dalle altre fortificazioni del Chianti. Da vedere anche la Commenda di S. Eufrosino, chiesa del ‘400 oggi sconsacrata e sede di un’enoteca. Gaiole in Chianti. Non lontano da Radda si trova Gaiole, suggestivo paese medievale. Grazie alla sua posizione alla base della vallata, a metà strada tra il Chianti e il Valdarno, Gaiole ha sempre giocato un ruolo importante come “città mercato” per i vari castelli circostanti e le località limitrofe. Oggi è una importante meta turistica ricca di agriturismi, enoteche e fattorie che offrono i loro prodotti e la loro ospitalità. Intorno a Gaiole sono rimasti alcuni castelli e rocce fortificate che meritano una visita, come ad esempio il Castello di Vertine, il Castello di Meleto o la Pieve di Spaltenna, oggi dimore per i soggiorni nel Chianti. Una tappa in questa piccola città potrebbe essere la scelta giusta per un alloggio accogliente come base del vostro soggiorno in Toscana.

Greve in Chianti Panzano in Chianti

Castellina in Chianti

Radda in Chianti

Gaiole in Chianti

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[ s tile ita liano ]

NONINO DAL 1897 L’ARTE DELLA DISTILLAZIONE

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Per dedicare un servizio alla famiglia Nonino ci vorrebbe un intero numero della rivista, tante sono le eccezionali “storie” che hanno riempito la vita di questa straordinaria avventura umana e professionale. Abbiamo scelto di “costruire”, per voi lettori, una personalissima nostra “agenda” per ricordarvi date ed eventi che hanno segnato la storia di questa famiglia

diventata in un secolo la rappresentante dell’eccellenza italiana nel mondo. Si tratta solo una minima parte delle date che abbiamo scelto per parlarvi della famiglia Nonino, una straordinaria impresa italiana nel mondo. Apriamo la “nostra” Agenda con una frase, apparsa su un prestigioso giornale americano il 31 dicembre 1997.

«...Per decenni la Grappa è stata poco più che una forma tascabile di riscaldamento per i contadini del Nord Italia… Gli italiani più ‘in’ e la maggior parte degli stranieri la disdegnavano. Ma tutto questo accadeva prima che i Nonino di Percoto salissero alla ribalta...» R.W. Apple Jr., 31 Dicembre 1997

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1 Dicembre 1973 Benito e Giannola Nonino rivoluzionano il sistema di produrre e presentare la grappa in Italia e nel mondo. 29 Novembre 1975 Nasce il Premio Nonino dedicato alla cultura contadina. 27 Novembre 1984 I Nonino segnano una nuova svolta, creano l’Acquavite d’Uva. 2 Giugno 1998 Giannola Nonino viene nominata “Cavaliere del Lavoro”. 1 Gennaio 2000 Wine Spectator, considerata la Bibbia dell’enologia mondiale, nel numero che celebra il nuovo millennio invita a brindare al terzo Millennio con l’Acquavite Nonino. 3 Aprile 2000 Le sorelle Nonino, dopo anni di ricerche sul miele, anticamente considerato un miracolo della natura, presentano GIOIELLO®, frutto della distillazione del solo miele. 6 Dicembre 2003 Il New York Times dedica alla famiglia Nonino il “Saturday Profile” in occasione dei trent’anni della creazione della Grappa Nonino Monovitigno®. 3 Marzo 2010 Al primo “Ultimate Spirits Challenge”, a New York, al quale hanno partecipato oltre 520 distillati provenienti da 42 Paesi, la Grappa Nonino vince il massimo premio. 16 Novembre 2010 La Collezione Nonino entra nella Collezione Permanente del Design Italiano del Triennale Design Museum. Dicembre 2010 Fendi presenta “The Whispered Directory of Craftsmanship una guida al Made in Italy”, rigorosamente fatto a mano. Borsalino, Buccellati, Fendi, Maserati, Nonino, Riva, Rubelli, Slow Food, Venini. Febbraio 2015 Per la prima volta una Grappa, The Legendery Nonino, appare nella vetrina londinese di Harrods. 2015 Le sorelle Nonino sono nominate Ambassador per Expo 2015 Maggio 2015 La Grappa Nonino viene scelta come unica Grappa nella carta dei vini dell’Enoteca Ufficiale del Padiglione Italia. Settembre 2015 F. Paul Pacult, definito da Forbe “il più autorevole esperto di distillati degli Stati Uniti”, riconferma Grappa Nonino come unica Grappa fra i 16 più straordinari Distillati al mondo.

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[ gourmet ]

“IL PAPERO ALLA FRUTTA” TRADIZIONI E ANTICHI SAPORI AD ARQUÀ PETRARCA A cura di Riccardo Lagorio Giorgio Borin e Biancarosa Zecchin

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Magnetizzato, al pari di numerosi connazionali ed europei, dallo splendore del Rinascimento italiano, Matthias Jaeger si insedia a Padova nel 1616. Per primo, immagina ed espone l’arte di piegare ed accomodare i tovaglioli sulle tavole e, per quanto riguarda i cibi, che siano cotti senza grassi e serviti con la frutta. Passano cinquecento anni e sui Colli Euganei Biancarosa Zecchin, nel suo La Montanella ne ripete l’esperienza con il papero alla frutta. Cottura tale da rendere la pelle del volatile morbida e dorata, come racconta nell’ottima redazione del menu, con indicazione dell’origine della materia prima. La frutta: pere glassate e uva, i cui liquidi si mischiano e si confondono in tegame con ciò che si liquefa dal pennuto. Entrare alla Montanella non vuol dire però solo mangiare, ma anche immergersi nella natura e nelle tradizioni, spaziare con lo sguardo sul bel giardino; il verde che la circonda si estende a perdita d’occhio; sempre di colori tenui e riposanti l’ambiente, ricco di luci attenuate e suggestivi accorgimenti, linee degli arredi sobrie ed eleganti. Fuori, alti sui colli dove Francesco Petrarca metteva mano alla ultima

versione del Canzoniere, gli ulivi. Preparazioni studiate con immensa dedizione dalla famiglia al completo, con Giorgio Borin, patron-sommelier e figlio d’arte, in testa: il filetto di ma-

iale con mele cotogne e tortino di funghi chiodini, che sa conquistare per equilibrio e temperanza di sapori; la tagliata di manzo alle tre mostarde di Biancarosa (pomodori verdi, mele cotogne e anguria verde). Un’autentica devozione nei confronti della gallina Padovana, tanto da figurare in numerosi piatti storici del ristorante: in toceto con chiodini e patate stracciate e, in versione primaverile, in toceto con punte di asparagi; i sedanini all’uovo con sugo di gallina Padovana e viole. A deporre a favore del matrimonio tra carne e frutta c’è poi il filetto di manzo accompagnato da confettura di mirtilli. E poi i torresani con salsa peverada padovana. Sotto il nome di torresani passano i colombi di torre, prelibato volatile più volte presente nella cucina della tradizione locale, mentre la salsa peverada possiede come ingredienti quasi universali capperi, acciughe, aglio, scalogno e limone. Il prosciutto di Montagnana, presentato con fagottino ai porri o di radicchio e Montasio a seconda della stagione, è selezionato tra i migliori cosci che il Prosciuttificio Soranzo mette sul mercato. Di casa, il pane e lo schissoto. Carta dei vini armonica e impegnata.

RISTORANTE LA MONTANELLA - Via dei Carraresi, 9 - Arquà Petrarca (PD) • www.montanella.it

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[ s alute & benes s er e ]

COMBATTERE L’INFLUENZA CON L’ALIMENTAZIONE A cura di Evelina Flachi

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Contro l’influenza è possibile intervenire anche con l’alimentazione quotidiana variata equilibrata ricca di vitamina C, che aiuta a tornare in forma e al tempo stesso aumenta le difese immunitarie dell’organismo. Gli sbalzi di temperatura indeboliscono le difese immunitarie dell’organismo e favoriscono l’insorgere dell’influenza. Il nostro apparato respiratorio è protetto da una patina di muco che viene “distribuita” da piccole ciglia che si bloccano quando il

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freddo arriva all’improvviso. Senza “rivestimento”, gola e polmoni sono esposti all’attacco di virus e batteri. Soprattutto durante la stagione invernale è facile venire a contatto con questi microrganismi perché le basse temperature portano a cercare spazi riparati e chiusi, dove la vicinanza con altre persone favorisce il contagio. Il nostro organismo è però dotato di anticorpi che possono scacciare le malattie sul nascere. Affinché gli anticorpi del sistema immuni-

tario funzionino al meglio, è bene seguire una corretta alimentazione quotidiana ricca di agrumi ma anche di cavoli, prezzemolo e rucola: sono tutti alimenti ricchi di vitamina C, che attiva il sistema immunitario e migliora l’irrorazione sanguigna dei tessuti. La zucca e i cachi forniscono invece betacarotene, precursore della vitamina A, anch’essa utile per potenziare le difese immunitarie. La carne e il pesce sono fonti di zinco, indispensabile per la produzione degli anticorpi. Una corretta dieta quotidiana è quindi un rimedio naturale contro l’influenza anche per recuperare la disidratazione da febbre e sudorazione. Per questo non facciamoci mancare il tradizionale brodo di pollo o di verdure passate (da evitare se abbiamo problemi intestinali) ricchi di minerali e sostanze utili al recupero energetico anche quando si hanno problemi di mancanza di appetito. Possiamo inserire anche centrifugati o estratti di frutta e verdura che possono arricchire la giornata di antiossidanti utili contro raffreddore e tosse arricchiti di zenzero o curcuma. Inoltre non facciamoci mancare alla sera una tisana calda o un bicchiere di latte con miele di eucalipto utile a fluidificare e lenire le mucose infiammate!!! gennaio/febbraio 2017


ALIMENTAZIONE E DIFESE IMMUNITARIE

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Per proteggere adeguatamente l’apparato respiratorio è indispensabile prestare attenzione all’alimentazione e preferire bevande calde, brodi, minestroni e zuppe, frutta e verdura cruda e cotta. Non far mai mancare nella dieta, oltre a quelli già citati, alimenti ricchi di vitamina C, come verdura a foglia verde, peperoni, arance, mandarini, kiwi. Nella dieta vanno inseriti anche i legumi per fare un “carico” di vitamina B e di sali minerali come zinco, manganese e rame, che hanno un’azione di rinforzo delle difese naturali dell’organismo. Oltre agli agrumi, esistono molti altri cibi capaci di aiutarci a tenere alla larga i malanni stagionali contrastando virus, batteri e sintomi dell’influenza. Ne descriviamo qualcuno con sue proprietà: cavoli: sono ricchi di fibre che regolano l’intestino, contengono vitamina C, vitamina A e altri antiossidanti; curcuma: spezia con proprietà protettive ed antiossidanti utili a contrastare l’aumento dei radicali liberi e quindi utile a rafforzare il sistema immunitario. Può essere aggiunta allo zafferano per rafforzarne le proprietà; peperoncino: se si avverte un inizio di raffreddore, il peperoncino usato nella preparazione dei piatti è un rimedio naturale, perché fluidifica il catarro; in più, il peperoncino attiva la circolazione e ottimizza l’attività delle difese immunitarie; rucola e prezzemolo: sono ricchi di vitamina C, anche se non si vede il tipico colore arancio che è coperto dalla clorofilla; nella dieta quotidiana è meglio usarli gennaio/febbraio 2017

sempre a crudo: la vitamina C, infatti, con il calore si disperde, zucca e cachi: apportano betacarotene precursore della vitamina A, necessaria per accelerare l’attivazione del sistema immunitario. CONTRO L’INFLUENZA ADOTTARE REGOLE DI “BUON SENSO” Per prevenire febbre, raffreddore, cefalea (mal di testa), mal di gola e tosse, si possono seguire alcune regole di “buon senso”, adatte per fronteggiare i mali di stagione dei mesi più freddi dell’anno. Eccone alcune: • indossare tessuti che non disperdano il calore del corpo: il cotone o la seta sulla pelle e sopra la lana; • utilizzare indumenti non comprimenti o troppo attillati per evitare la fastidiosa sensazione di freddo e consentire la migliore circolazione sanguigna a livello cutaneo; • proteggersi da freddo e vento con sciarpe, guanti, cappelli, evitando gli sbalzi di temperatura; • vestirsi “a strati” quando si esce: è così più facile escludere una parte degli abiti entrando in luoghi riscaldati; • curare l’alimentazione, avere regolarità negli orari dei pasti e nella giusta quantità di sonno; • svolgere un’attività fisica quotidiana, seppur moderata, aiuta a rinforzare le difese immunitarie dell’organismo; • lavarsi spesso le mani soprattutto dopo aver frequentato nei luoghi affollati ove si moltiplicano le occasioni di contagio dell’influenza.

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LIBRO

Lezioni di stile di Adolf Loos

«COME CI SI VESTE»

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A cura di Valerio Consonni

Molti decenni prima di Armani, Loos scriveva: «Essere vestiti bene cosa significa? Essere vestiti in modo da non farsi notare. Nella buona società, tutto ciò che attira l’attenzione è contrario al buon gusto». E poi ancora: «le sottovesti in maglia sono destinate solo a coloro che si lavano. Molti tedeschi pensano che indossare la biancheria in jersey permetta di non lavarsi. Vengono dalla Germania tutte le invenzioni che dovrebbero evitare di lavarsi». Adolf Loos, grande architetto rivoluzionario (1870- 1933) e scrittore molto brillante, fu un attento osservatore della società a lui contemporanea. Figlio di un’Austria felice, studiò in America, fu un protagonista della Secessione viennese e del tramonto della Mitteleuropa tra i due conflitti mondiali, intellettuale di spicco e amico di artisti ed intellettuali d’avanguardia, con molti dei quali condivideva uno stile caustico e l’irresistibile ironia austriaca. “Come ci si veste” affronta un tema sempre attuale e di grande fascino: è una bellissima raccolta di articoli che si distingue per organicità, chiarezza e compiutezza. Loos sfoggia un’aria canzonatoria, irridendo le mode del suo tempo, sbeffeggiando il cattivo gusto e l’eccentricità, lodando l’austerità e la compostezza della vera eleganza, in particolar modo di quella inglese. Come conservare l’aria di veri gentiluomini quando si è in bicicletta? Le donne possono portare i capelli corti? L’autore ne ha per tutti i gusti e le tendenze, dai cappelli alle calzature, dalla foggia dei pantaloni ai baffi, dalla mania dei tatuaggi alle cravatte pre-annodate, dall’avanzata inevitabile dell’uomo in salopette alla pericolosa tendenza verso la donna-

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bambina. Non risparmia neppure di criticare la sciatteria e sozzeria dei suoi connazionali. «La moda è lo stile del tempo presente», scrive. Loos ama la semplicità, l’essenzialità e la mancanza di fronzoli così da evidenziare la pura bellezza dei materiali, come nelle sue opere architettoniche. “Il nuovo Werther” di inizio ‘900 dovrà presto rassegnarsi all’uomo in salopette di importazione americana, ma avverte che la moda è un affare troppo serio per imbrigliarla in rigidi dogmi e a spicciole imposizioni; nel 1928 scrive «un uomo che voglia insegnare alle donne come vestirsi vuol dire che considera la donna come un oggetto sessuale. Farebbe meglio ad occuparsi dei propri abiti. Le donne sanno cavarsela da sole». Un femminista ante litteram! E ancora afferma «più un regime è liberale, più gli uomini sono limitati nelle loro azioni», azioni che comprendono il decoro, le buone maniere, il buon gusto, cui ciascuno si dovrebbe attenere per non minare la pacifica coesistenza. Ecco perché vestirsi male, in modo indecente e scorretto, equivarrebbe quasi a «vuotare il pitale in strada perché mi secca tenerlo pieno in casa, senza riguardo per i passanti». Per l’autore la moda non è tanto un fenomeno frivolo ed effimero quanto «lo stile del tempo presente… fra cent’anni chiameremo la moda della nostra epoca il suo stile, che si parli dei cappelli per signore o di cattedrali». Perciò l’etichetta non è solo una formalità fine a se stessa, ma proprio una regola di convivenza civile e democratica, un modo di stare al mondo educato e rispettoso verso gli altri, verso il mondo. Una grande lezione di stile da un insospettato maestro di eleganza. gennaio/febbraio 2017


[ libri ] LA SCOMPARSA DI ME

Un uomo attivo, pieno di interessi parla dopo la sua tragica morte e ci racconta la sua esistenza, i legami che avuto professionali e di “sangue” dell’ amore del suo mondo privato. Come si può parlare dopo la morte? Questo è un racconto fortemente emotivo che svela in realtà un grandissimo amore per la vita. Un vero e proprio viaggio nell’interiorità di se stesso. Gianluigi Ricuperati (Feltrinelli)

VIA PROVINCIALE

Abbiamo voluto dedicare questo spazio alla poesia perché c’è un nuovo interesse da parte dei lettori, tanto che molti editori stanno riportando in libreria nuove collane di poesia di autori italiani e stranieri. Giampiero Neri è un grande poeta pur nella esiguità della sua “produzione letteraria”, sempre attento alla linearità della sua scrittura. Un’opera intensa e creativa. Giampiero Neri (Garzanti)

PANE PER I BASTARDI DI PIZZOFALCONE

Un libro dolente e luminoso da leggere almeno due volte: un racconto vero pieno di grazia dove la descrizione e la storia di un giardino si intrecciano con gli stati d’animo dell’autrice. Ma poi che succederà a quel fiore quando il giardiniere quel giorno (e i giorni a venire) non arriverà all’appuntamento? Quale pianta saprà badare a se stessa? Il giardiniere è Pia Pera, la quale è stata stretta nella morsa di una malattia terminale. Un libro ricco di metafore e frasi da segnare, da ricordare, un diario che, come pochi altri, ci aiuta a comprendere la straordinaria avventura di stare al mondo. Maurizio de Giovanni (Einaudi)

IL GIARDINO CHE VORREI

L’autrice racconta la propria lunga esperienza accompagnando il lettore nella ricerca di un giardino “dei desideri”, attraverso scenari climatici e paesaggistici molto diversi tra loro, disseminando aneddoti e consigli lungo i nove scenari che ha immaginato: dall’acqua all’orto, passando per il sole e l’ombra, il mare e la pianura, la collina, la montagna e la città, in una progressione di altitudine. Pia Pera (Ponte alle Grazie)

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QUALCOSA

Questa è una storia di straordinaria attualità. Come in una favola ci sono la Principessa Qualcosa di Troppo, il Cavalier Niente, il Principe sempre allegro, il Conte sempre triste, il Duca sempre indignato, le illustrazioni di Tuono Siamo “noi” sempre intenti a voler parlare sui social ed altre diavolerie. Una riflessione impietosa per invitarci a capire, ad ascoltare, non sempre e solo a “riempire”. Chiara Gamberale (Longanesi)

NON È LA FINE DEL MONDO

Emma De Tessent è una eterna stagista, carina, di buona famiglia, che abita a Roma con sua madre. Ha un sogno, il villino con il glicine dove si rifugia quando si sente particolarmente sola. Licenziata dalla società di produzione cinematografica per la quale lavora, Emma trova la sua rivincita diventando assistente in un negozio di vestiti per bambini. Da qui parte una storia romantica, fresca, sensibile.

Alessia Gazzola (Feltrinelli)

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[ a genda italia ] SAN VALENTINO Idee per una serata speciale

Per una serata che conquisti il cuore della vostra dolce metà, siamo andati alla “caccia” di alcune mete davvero originali per il “vostro” San valentino, nella speranza che, se vorrete sceglierne uno, questo resti fra i vostri ricordi più belli!

SAN VALENTINO IN ALTA QUOTA Belluno/Arabba. Incastonato nella roccia a quasi 2.500 metri vi aspetta l’alta cucina del ristorante “Viel dal Pan”, l’unico ristorante gourmet in alta quota nelle Dolomiti a Porta Vescovo, all’interno del Rifugio Luigi Gorza. Un aperitivo in funivia, la prima sorpresa per una serata sociale. All’arrivo sarete accolti nella sala intima ed elegante del ristorante, le cui vetrate si aprono sul gruppo del Sella mentre al Bistrot, dal suo terrazzo riservato, si ammira il ghiacciaio della Marmolada. Solo dieci tavoli, per una cenetta davvero unica.

SAN VALENTINO AL CASTELLO Como/Erba. Luogo da favola davvero fuori dal tempo, affascinante e avvolto da quell’alone di mistero che caratterizza ciò che è antico e sconosciuto, il Castello di Casiglio vi porterà in un’altra epoca in un’atmosfera magica, pensata appositamente per questa speciale serata, ma sarà anche un viaggio extra sensoriale che darà piacere a tutti i vostri sensi. Il romantico menù proposto per l’occasione, sofisticato e dai sapori ricchi ed intensi, sarà accompagnato dalla calda musica di Max Turati ed il suo sax. Il Castello si trova in via Cesare Cantù ad Erba. SAN VALENTINO DA FIABA Milano/Pioltello. Per il giorno di San Valentino regalatevi qualcosa di davvero speciale e scegliete di festeggiare un angolo al di fuori dal tempo, al ristorante “C’Era Una Volta Un Re”, a Limito di Pioltello, a pochi passi da Milano e dall’aeroporto di Linate. Il locale è piccolo e volutamente intimo e raccolto per ospitare pochi buongustai, (circa 50 coperti in due salette), tra camini d’altri tempi e travature in legno, vi accoglierà in una atmosfera particolarmente calda e romantica ove potrete apprezzare la tradizione più genuina dei sapori classici Toscani, con grandi spunti di creatività.

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SAN VALENTINO IN TOSCANA Pisa/Ponsacco. I vostri sogni d’Amore si potranno realizzare nelle fantastiche ambientazioni dell’esclusivo Resort Casale Le Torri a Ponsacco, in provincia di Pisa, circondato da giardini e ulivi. Se amate le escursioni, potrete approfittare del soggiorno al Resort per scoprire un’infinità di bei posti toscani quali le città di Pisa e Livorno, i graziosi centri di Pontedera ed Empoli, ma anche la stessa Ponsacco, un paese molto carino e ospitale. Potrete anche noleggiare una bicicletta. gennaio/febbraio 2017




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