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MITI DEL NUOVO MILLENNIO?

La partecipazione all’ultimo Sanremo di Chiara Ferragni, l’influencer più famosa al mondo, ha prodotto sui social media un profluvio di commenti, dalla sua pervasività, dalle opportunità che apre e dai rischi che può far mezzi pubblici di altre città, di osservare quanti passeggeri sono assorbiti “comunicatori” sono ben consapevoli di questa situazione e devono farci i influenzabili; tuttavia, basta una percentuale anche bassa di utenti del web per garantire centinaia di migliaia e talvolta milioni di imitatori a personaggi che si propongono di volta in volta come “fashion influencer”, “food influencer”, “make up influencer” ecc. Basta dare l’impressione di raccontare con semplicità la propria storia, di essere “uno di voi”, in poche parole basta agire sui meccanismi dell’empatia e il gioco è fatto. Sia ben chiaro, non è mia intenzione demonizzare il fenomeno degli “influencer”, prefiggiamo nel loro uso, e questo vale anche le piattaforme Instagram, promuovere un prodotto sia a chi, come Alessandro Barbero, indirizza il

L’influencer si porta dietro centinaia di migliaia di fedelissimi “follower”. Questi sono in massima parte giovani e, come abbiamo visto, sono stati la leva grazie a cui il livello dell’audience di Sanremo è schizzato al top. Ciò ci induce a riflettere sui presupposti del successo nella comunicazione, sulle sue regole, sui suoi pregi e sulle sue storture. Amadeus avrebbe ottenuto gli stessi risultati se, invece di ricorrere alla Ferragni, avesse affidato solo alla pubblicità tradizionale l’obiettivo del “super-audience” del “suo” festival?

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Alessandro Trani