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Raoul Bova: una grande passione per l’acqua
RAOUL BOVA
UNA GRANDE PASSIONE PER L’ACQUA
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A cura di SANDRO NOBILI
Attore, regista, produttore, doppiatore… Classe 1971, Raoul Bova nasce a Roma il 14 agosto: ha da poco compiuto 51 anni. Se, agli inizi, ha conquistato i produttori televisivi e il pubblico soprattutto per la sua innegabile bellezza, non hanno tardato ad emergere anche il suo grande talento e la sua profondità umana. Non tutti sanno però che il noto attore è anche stato un nuotatore professionista. Raoul ha cominciato a nuotare a 4 anni (nella piscina dell’Aurelia Nuoto) iniziando una carriera sportiva che lo ha visto vincere a soli 15 anni il campionato italiano giovanile nei 100 metri dorso. A 21 anni Raoul presta il servizio militare nel corpo dei Bersaglieri, dove esercita l’incarico di istruttore di nuoto. Finita questa esperienza, però, si iscrive alla scuola di recitazione di Beatrice Bracco, intraprende la carriera di attore e così abbandona l’agonismo. Tuttavia la passione per lo sport, in lui viva e forte ancora oggi - come vedremo - lo spinge a tornare ai campionati Italiani Master Nuoto nel 2010, ove ottiene il terzo tempo assoluto della categoria M35 nei 100 stile libero.
«IL MONDO DEL NUOTO È STATO UN SERBATOIO FANTASTICO DI LEZIONI DI VITA»
Oltre 70 film (per ora), tra piccolo e grande schermo
Raoul Bova ha all’attivo più di 70 film, divisi tra pellicole per il cinema e fiction per la tv. L’attore si fa notare proprio per il ruolo di uno sportivo, Giuliano Amitrano, nella fiction “Una storia italiana”, del 1992, ispirata alla storia dei fratelli Abbagnale. Il primo ruolo importante arriva però nella commedia di Carlo Vanzina “Piccolo grande amore”, dove interpreta un insegnante di surf. Ancora una volta un ruolo da sportivo, complice anche una fisicità da fotomodello, che lo impone soprattutto tra le ragazzine, di cui diventa ben presto l’idolo (per la gioia delle fan ha posato nudo nel 2000 per un calendario della rivista Max). Nel corso degli anni, Raoul si contraddistingue anche per ruoli più impegnativi, recitando con altri grandi registi, tra cui Pupi Avati, Lina Wertmüller, Giuseppe Tornatore, Ferzan Özpetek, Paolo Genovese… fino ad arrivare a Hollywood, dove ha lavorato accanto a Sylvester Stallone e Diane Lane, solo per citarne alcuni. Tra i circa 40 film interpretati per il cinema, ricordiamo “Palermo Milano - Solo andata” “Ninfa plebea” “La finestra di fronte” “Io, l’altro” “Buongiorno papà” “La nostra vita” “Nessuno mi può giudicare”, per citarne solo alcuni. Nel 2008 Raoul è il protagonista del film campione di incassi “Scusa ma ti chiamo amore” di Federico Moccia. Nell’ultimo decennio l’attore alterna cinema e serie tv senza mai fermarsi. Arrivando agli anni più recenti, nel 2020 termina le riprese della fiction “Giustizia per tutti” e “Buongiorno, mamma!” e in ottobre pubblica il suo primo libro “Le regole dell’acqua”. A Giugno 2021 va in onda su Canale 5 il docufilm “Ultima gara”, di cui è regista oltre che attore. Alla fine di aprile di quest’anno ha debuttato nella 13a stagione di “Don Matteo”, prendendo il testimone da Terence Hill e interpretando il ruolo di Don Massimo. A distanza di pochi giorni è partita anche la nuova serie “Giustizia Privata” in cui recita, tra gli altri, insieme all’attuale compagna Rocío Muñoz Morales.
La vita privata
Nel 2000 sposa Chiara Giordano, figlia dell’avvocato matrimonialista Annamaria Bernardini de Pace. Da questo matrimonio nascono due figli: Alessandro Leon, nel 2000, e Francesco, nel 2001. Nel 2013 i due si separano e nello stesso anno l’attore inizia una relazione con la modella showgirl e attrice spagnola Rocío Muñoz Morales, conosciuta sul set del film “Immaturi - Il viaggio”. Da questa seconda relazione nascono due bimbe: Luna e Alma. «Mi sento fortunato ad avere quattro figli così: belli, dolci e complicati. Amo perdermi nelle loro diversità», ha affermato Raoul. L’affascinante Bova ha passato dei periodi molto duri, come ha raccontato lui stesso nel corso di una serie d’interviste. Era profondamente legato ai suoi genitori, che purtroppo ha perso entrambi in meno di 2 anni, tra il 2018 e il

2019. Il lutto da affrontare è stato molto duro. Negli anni in cui è stato un campione di nuoto, Raoul (come ha raccontato) lo ha fatto anche per compiacere suo padre. Quando perdeva, stava male fisicamente perché non riusciva a superare la sconfitta e, nonostante il padre lo rassicurasse, pensava che tutti l’amassero solo quando era il campione. Questo gli procurava molto stress psicologico, ma era un modo per ripagare i sacrifici che suo padre faceva per lui. «Però, quando gli ho detto che volevo smettere, che non ce la facevo più - ha rivelato l’attore - lui mi ha detto: “Non è importante il nuoto, è importante che tu faccia qualcosa con tutta la passione che hai”. Gli confidavo le mie insicurezze. Lui per me era un pilastro. Non parlarci più - anche se però io ci parlo ancora - insomma mi ha fatto molto male. Tante cose che sono adesso, lo devo a lui che ha rappresentato un simbolo di forza». I suoi genitori non lo hanno mai ostacolato nelle scelte, nella sua carriera. La madre Rosa, originaria di Acerra, si era traferita insieme al marito Giuseppe, calabrese, a Roma, dove Raoul è nato. «Mia madre mi voleva laureato ma è diventata la mia più grande fan quando ho iniziato la mia carriera da attore. È stata una mamma premurosa: era molto attenta all’estetica, controllava se la mia barba fosse troppo lunga o troppo corta, se i capelli fossero della giusta lunghezza».
Il ritorno al primo amore: l’acqua
Mentre affrontava il dolore per la scomparsa della madre, Raoul Bova ha scritto il suo primo libro “Le regole dell’acqua”, in cui da ex promessa del nuoto rivela le scelte importanti che hanno segnato la sua vita. «Aprire il mio cuore mi ha fatto bene. Dovevo fermare il dolore che dilagava, lo dovevo fare per me e per le persone che amo, per i miei figli», aveva spiegato. Quegli anni passati in piscina, le lunghe ore di allenamento, l’euforia delle prime vittorie, costituiscono un universo di riferimento che si rivelerà fondamentale anche per affrontare le sfide fuori dall’acqua. Raoul è molto legato alla Sabina dove possiede una villa nei pressi di Rieti e un’abitazione di famiglia a Varco Sabino, dove il padre ha vissuto a lungo. Sempre durante i dolorosi anni della pandemia, ha scelto questi luoghi, il lago del Salto e la sua diga, per girare le riprese del docufilm “Ultima gara”, da lui diretto insieme a Marco Renda. Per “rinascere” è tornato ancora una volta al primo amore: l’acqua. «Sono ripartito da lì. E lì ho incontrato Manuel Bortuzzo (promessa del nuoto costretto sulla sedia a rotelle dopo una sparatoria a Roma nel febbraio 2019, ndr). Ho messo a confronto il mio dolore con il suo: ci siamo dati energia. Mi mancava tanto mio padre ma vedevo il suo, che ha lasciato tutto per stare vicino al figlio. Il loro rapporto mi emozionava. Grazie a lui ho ripreso ad allenarmi e, da ex sportivo, ho pensato a una staffetta per battere un record mondiale». E ha coinvolto altri tre ex nuotatori, Brembilla, Magnini e Rosolino. «In comune avevano il fatto di non volersi ributtare in acqua. Invece, da quella sfida siamo arrivati all’idea di un film - Ultima gara - in cui cinque uomini si incontrano e cercano di superare le proprie difficoltà. Parlando del film di cui è stato regista e attore, Raoul Bova l’ha definito proprio una sorta di Sliding Doors, un voler guardare cosa sarebbe successo se avesse “azzeccato la virata durante la gara più importante”, quella della vita. Sul Lago del Salto Raoul è tornato di recente come ambassador dei Campionati del Mondo di Wakeboard 2022.
Insomma, 51 anni e già una carriera lunga 30 anni, con tanti successi: ma c’è davvero tanto ancora da scoprire su questo affascinante talento italiano.
Raoul Bova con Manuel Bortuzzo durante le riprese del docufilm “Ultima gara”
