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L’amore ai tempi del Covid 50 In vacanza si ricaricano le pile, ma quanti giorni occorrono?
AI TEMPI DEL COVID AMORE L ’
Una ricerca condotta per circa un anno tra il 2020 e il 2021 dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino e pubblicata sulla rivista scientifica internazionale “Journal of Affective Disorders” ha indagato l’impatto della pandemia da Covid-19 sulle relazioni di coppia e benessere psicologico degli italiani. Lo studio ha indagato i livelli di ansia, depressione e i sintomi da stress post-traumatico (PTSS), insieme all’impatto delle misure restrittive pandemiche sulle relazioni romantiche e l’adattamento di coppia, inteso come qualità e soddisfazione della relazione. La ricerca ha coinvolto 410 partecipanti aventi una relazione romantica stabile. Secondo i risultati, i partecipanti che hanno dichiarato un impatto negativo della situazione pandemica sulla relazione di coppia riportavano peggiori esiti psicologici e difficoltà nella relazione stessa. Alla domanda “Ritiene che le misure contenitive introdotte per arginare l’emergenza Covid-19 e la nuova quotidianità che ne è derivata abbiano avuto un impatto sulla sua relazione sentimentale?”, il 32% dei partecipanti ha riferito un impatto negativo sulla relazione di coppia, mentre solo il 18.5% ha dichiarato un impatto positivo, la restante parte dei partecipanti nessuno impatto. I partecipanti che dichiaravano un impatto negativo erano tendenzialmente più giovani, con problemi lavorativi, senza figli e con una minore durata della relazione rispetto agli altri partecipanti. Da un punto di vista psicologico, questo gruppo presenta maggiore ansia, depressione e PTSS. Quindi, secondo i risultati di questa ricerca, le persone che hanno risentito maggiormente delle conseguenze della pandemia hanno mostrato una peggiore salute mentale e una scarsa qualità della relazione. Ad ogni modo, un evento stressante come quello della pandemia da Covid-19 non dovrebbe essere considerato come unico fattore che influenza la qualità di una relazione e il benessere psicologico. I risultati dello studio si inseriscono all’interno di un filone di ricerca che garantisce una visione più complessa e multifattoriale del benessere di coppia e che prende in considerazione fattori individuali e ambientali preesistenti. Ad esempio, persone con un buon adattamento di coppia e alti livelli di benessere psicologico saranno maggiormente in grado di fronteggiare eventi stressanti, come la pandemia. Allo stesso tempo giovani coppie che percepiscono la loro relazione come instabile potrebbero essere meno portati a fronteggiare alcune problematiche in modo adattivo. In conclusione, lo studio mette in luce quanto la salute mentale del singolo individuo sia influenzata dalla qualità della relazione di coppia e al contempo influenzi, a sua volta, la relazione romantica stessa. L’intreccio tra questi aspetti assume una valenza particolare a fronte di eventi traumatici di straordinaria portata come quella del Covid-19.
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IN VACANZA SI RICARICANO LE PILE MA QUANTI GIORNI OCCORRONO?
Oggi più che mai, le persone sono in cerca di un buon equilibrio tra lavoro e vita privata. Ai lavoratori europei servono in media 17 giorni di vacanza per ricaricare le batterie. Inoltre, ben il 30% è attivo anche durante il periodo di ferie. I dati provengono dall’ultimo sondaggio condotto da SD Worx, uno dei principali fornitori europei di servizi di gestione delle risorse umane e delle paghe, intervistando i lavoratori di quasi 4400 aziende di ogni settore. La risposta alla domanda: “Quanti giorni sono davvero necessari per rilassarsi?” porta però a risposte diverse da parte dei lavoratori europei attivi nei diversi Paesi. Nel Regno Unito, ad esempio, 8 giorni e mezzo sono sufficienti; i lavoratori italiani ne vorrebbero 11, mentre in Paesi come Spagna e Finlandia sembra esserci un gran bisogno di vacanza, dato che vorrebbero rispettivamente 27 e 34 giorni. Le differenze sono meno significative quando si parla di un periodo di vacanza fisso da prendere ogni anno. Per esempio, il 37% dei lavoratori europei segue un modello che si ripete ogni anno per i periodi di vacanza. In particolare, i lavoratori olandesi (45%), italiani (42%) e belgi (42%) usufruiscono di un periodo di vacanza annuale, mentre la stessa cosa accade solo al 23% dei lavoratori finlandesi. Un modello di ferie annuali ricorrenti si riscontra soprattutto tra persone sposate e conviventi. Tra i single, solo 1 su 3 ha un periodo fisso di vacanza. Un periodo più corto, come un weekend lungo o un giorno di ferie è quello che preferisce infine il 33% di lavoratori europei. Sorprendentemente, un altro 37% dei lavoratori europei vorrebbe prendersi un periodo sabbatico non pagato, una volta consumate tutte le ferie.
Uno su tre lavora durante le vacanze
Dalla ricerca emerge chiaramente che non per tutti è così ovvio tenere le vacanze separate dal lavoro. Un terzo dei lavoratori europei afferma infatti di continuare a seguire il lavoro quando è in vacanza, per esempio controllando la mail e rispondendo a telefonate di lavoro. Si tratta di un’abitudine propria soprattutto dei lavoratori norvegesi (45%), olandesi (37%) e italiani (34%). I lavoratori tedeschi sono molto meno dediti al lavoro quando sono in vacanza: solo il 23% infatti legge le e-mail e risponde al telefono. Inoltre, una media del 30% degli intervistati indica di avere difficoltà a staccare mentalmente dal lavoro durante le vacanze. I lavoratori norvegesi (36%), inglesi (33%) e italiani (32%) in particolare fanno fatica a fare questo. Dal punto di vista dell’età, sono soprattutto i lavoratori più giovani tra i 25 e i 34 anni che trovano difficile disconnettersi dal lavoro durante le vacanze (38%). L’ansia diminuisce poi con l’età: solo circa il 20% degli over 55 dice infatti di aver difficoltà a lasciar andare mentalmente il lavoro.
Quanti giorni dovrebbe durare la tua vacanza per ricaricare completamente le batterie?

