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MAGGIO

R&DCULT maggio 2017

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L’ERBA/1

I mille nomi (e usi) degli strigoli in cucina Conosciuti anche con il nome di carletti, sclopit, schioppettini, sonaglini, cavoli della comare, bubbolini, cannatella, tagliatelle della Madonna, erba del cucco, gli stridoli sono una delle erbe spontanee più facili da riconoscere. Il nome? Sono mille le interpretazioni! Quello scientifico è silene vulgaris mentre “stridolo” forse deriva dallo stridore che fanno gli steli allo sfregamento. Poi c’è “schioppettino” che certamente è stato generato dallo suono che emette il fiore a palloncino quando viene schiacciato. Ancora, c’è la leggenda: si narra un certo Sileno, compagno di Bacco, avesse una grande pancia rotonda e da qui l’associazione al fiore panciuto dello stridolo; secondo altri racconti invece, il nome deriverebbe da “Selene”, la luna. Infine, il nome è anche connesso con la parola greca sialon (= saliva), riferito alla sostanza bianca attaccaticcia rilasciata dal fusto. Piante perenni, diffuse in tutta Italia, dal mare ai monti, fino a 1.600 metri di altitudine, crescono in pieno sole, soprattutto in terreni calcarei poco fertili e non eccessivamente ricchi di vegetazione, poiché temono la competizione di altre piante spontanee. Noti come pianta alimentare da tempi antichissimi, merita menzione una citazione del 1685 che riporta che, a seguito di una invasione di cavallette che distrusse gran parte delle coltivazioni nell’isola di Minorca (Spagna), gli abitanti si cibarono abbondantemente di strigoli. Veniamo ora alla loro raccolta che avviene solitamente in due momenti diversi dell’anno: le giovani piantine, nate dal seme caduto in estate, vengono prelevate da settembre fino a primavera quando fioriscono. Alcuni semi germinano invece in marzo-aprile ed allora le piante fioriscono più tardi, da fine primavera all’estate. Le foglie degli strigoli hanno una consistenza piuttosto carnosa e risultano particolarmente gradevoli, proprio perché croccanti, quando vengono aggiunte crude all’insalata. Il loro sapore ricorda un po’ quello dei piselli appena raccolti. Le foglie, insieme alle cimette, si usano anche cotte come tutte le altre verdure, ma si gustano soprattutto unite a frittate, sughi per pasta o ripassate in padella. Tipico è l’uso come ripieno per i ravioli, insieme a ricotta e parmigiano, al posto degli spinaci. Il modo migliore, però, per cuocere gli strigoli, è di scottarli direttamente in olio e burro in padella. In alternativa si possono usare al posto dell’ortica per il risotto. Ma con gli strigoli si possono realizzare anche pizze, polpette vegetali, tagliatelle, torte salate, minestre e minestroni. Recenti studi indicano negli strigoli un contenuto in sali minerali ed in fenoli più alto che negli spinaci, oltre che una buona percentuale di vitamina C. Per quanto riguarda le proprietà medicinali, gli strigoli risultano essere una pianta utile nelle oftalmie (affezioni degli occhi).

Una pianta di strigoli

L’ERBA/2 SCARPÈGN E PESALÈT LESSI O IN INSALATA Lo Scarpigno (in dialetto scarpègn) ed il tarassaco (sufiòn o pesalèt) sono due fra le erbe di campagna classiche della storia dei sapori della Romagna. Il primo viene usato per le insalate rustiche crude oppure viene lessato e poi saltato in padella, diventando un fantastico ripieno per la piadina. I suoi boccioli gialli poi, messi a conservare sotto sale, possono sostituire i capperi. Una curiosità: in passato allo scarpigno era riconosciuto il merito di favorire la produzione di latte nei bovini. Venendo al tarassaco, il cui nome deriva dal greco e significa turbamento, la credenza popolare del Cinquecento ce lo racconta come strumento per carpire la benevolenza del prossimo. Nel ‘600 le foglie erano portate al collo a mo’ di amuleti e le fanciulle, per sapere quanti anni mancassero al matrimonio, contavano i soffi per disperdere il palloncino. Pianta perenne, il tarassaco cresce dappertutto: incolti, giardini, lungo le strade, sia in campagna, sia in città (insomma: l’inquinamento Una pianta gli fa un baffo). di tarassaco In cucina se ne fa un uso del tutto simile allo scarpigno: sia in insalata, sia lesso.

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