Poltronova @Design Repubblica

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Esiste neldesign italiano una tradizionechelega ilmondo delprogetto a quello delgioco.Seda unaparte moltidesignersisonoimpegnati nellaprogettazione didispositivipergiocare voltiastimolare l'apprendimento ela creatività,dall'altra ildesign ludico è,apartire dagliannisessanta, una tra le correntipiù rappresentative deldesign italiano.Ilgioco èinprimo luogo un'esperienzaformativa chesvolge la fúnzionefondamentale di mettere adultie bambininell'atteggiamento della scoperta,aldifuoridallelogiche digenere.

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A partire dagli anni cinquanta è Bruno Munari, uno dei maestri del design italiano e della pedagogia applicata al gioco,a tracciare la strada della progettazione di artefatti destinati all'attività da lui considerata la più seria che esista: giocare. Insieme a lui c'è un altro maestro del design, Enzo Mari. Con i loro giochi, prodotti da Danese Milano, Mari e Munari contribuiscono a inaugurare una nuova visione del bambino e della sua intelligenza creativa.

L'atteggiamento progettuale di Mari parte dal presupposto che dalla qualità dei giochi che si propongono ai bambini dipenda la qualità della società futura:"Tutto ciò che viene realizzato per il gioco dei bambini deve essere progettato tenendo presente che scoprire il mondo e ricavarne il proprio comportamento è lo stato dell'infanzia. Intervenire in questo settore implica comunque e sempre un'opera di condizionamento che, per questo, non può essere svolta se non con il massimo dell'impegno etico e didattico. Le relazioni intercorrenti fra qualità e utilità e fra rinnovabilità e libertà determinano così il progetto del giocattolo. Oggi, per il progettista, questo tipo di intervento resta una delle poche possibilità di contribuire realmente al rinnovamento della società". Forte in Italia è anche l'influenza del lavoro di Maria Montessori e di altri maestri tra cui Rosa e Carolina Agazzi, Mario Lodi, Loris Malaguzzi,Alberto Manzi, Giuseppina Pizzigoni,che a partire dall'inizio del secolo scorso pensano e progettano ambienti,oggetti e giochi destinati a stimolare nei bambini le capacita di apprendimento e di interazione con il mondo esterno. Queste esperienze hanno dato impulso all'attività di molte generazioni di designer interessati alla progettazione per l'infanzia. C'è poi un'altra attitudine del design italiano che ha a che fare con il gioco e afferisce all'estetica della Pop art: il design ludico. Questa tendenza si sviluppa in particolare a partire dal clima culturale della fine degli anni sessanta con l'intenzione di mettere in discussione le forme consolidate dell'estetica industriale a favore di una più libera attività creativa nell'ambiente domestico. La componente ludica è una parte imprescindibile del processo progettuale che ha dato vita ad alcuni tra gli oggetti più rappresentativi del design italiano come per esempio Pratone(progettato da Giorgio Ceretti, Pietro Derossi e Riccardo Rosso nel 1966),Sassi(Piero Gilardi, 1968)e Capitello(Studio 65,1971)tutti prodotti da Gufram,o ai progetti di gruppi e collettivi come Archizoom e Superstudio(entrambi fondati a Firenze nel 1966),Alchimia(Milano, 1976)e Memphis(Milano,1981), fino ad arrivare all'esperienza di Stefano Giovannoni che con la serie Family Follows Fiction prodotta da Alessi a partire dal 1993 porta nelle case una vasta famiglia di oggetti ironici e giocosi.

3/ tizi, 1952

32 Recinto contraibile per bambini, W55

3.316 animali 35 Joe 37Sistema 30 Serie 1957 1970 Scuola,1976

34 K4999 36Tavolo 3/1 Eddy /0 Puppy 1959 da gioco, 1973 1981 2005

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Girotondo,1989
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Divano a due posti a forma di guantone da baseball, realizzato con un'operazione di cambio di scala e di decontestualizzazione tipici della Pop art. Ironico simbolo di un'epoca e di un'idea informale dell'arredamento, è realizzato con una struttura metallica su ruote piroettanti,imbottita di poliuretano e rivestita di cuoio o tessuto jeans. Il nome allude al campione di baseball italoamericano Joe DiMaggio(noto anche per essere stato uno dei mariti di Marilyn Monroe). Fu esposto anche alla mostra Italy: The New Domestic Landscape al MOMA di New York nel 1972.

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