Radiocorriere Tv n 40 Anno 94

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GOOD MORNING RADIO2

Elenoire Casalegno

ELENOIRE CASALEGNO

Con “Good Morning Radio2”, in onda dal lunedì al venerdì alle 6, la conduttrice dà il buongiorno al pubblico del secondo canale di Rai Radio. L’intervista del RadiocorriereTv

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ELISA ISOARDI

Un viaggio nella provincia italiana, le storie della gente della strada. La conduttrice di “Bar Centrale”, il sabato alle 14 su Rai 1, si racconta al RadiocorriereTv

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GIANNETTA & ZENO

Per Blanca e Michele Liguori è arrivato il momento di iniziare un confronto profondo. I protagonisti della serie del lunedì di Rai 1 raccontano i loro personaggi

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RADIOCORRIERETV SETTIMANALE DELLA RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA

Reg. Trib. n. 673 del 16 dicembre 1997

Numero 40 - anno 94 06 ottobre 2025

DIRETTORE RESPONSABILE

FABRIZIO CASINELLI

Redazione - Rai

Viale Giuseppe Mazzini 14 00195 ROMA Tel. 0633178213

IL COLLEGIO: PROVINI & BACKSTORIES

Sulla piattaforma RaiPlay già disponibili i contenuti che anticipano la nona edizione

Venti minuti di navigazione quotidiani, al calar della sera lungo il Tevere, a Roma. Il viaggio con Piero Chiambretti riprende lunedì 6 ottobre alle 20.15 su Rai 3

FABIO GALLO

In viaggio tra comunità, tradizioni e natura. Alla guida di “Linea Verde” insieme a Peppone Calabrese e Margherita Granbassi. La domenica alle 12.20 su Rai 1

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SALVO SOTTILE

Il venerdì in prima serata su Rai 3 le inchieste di “FarWest”. L’intervista al conduttore

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www.radiocorrieretv.rai.it www.ufficiostampa.rai.it

Collaborano Laura Costantini

Cinzia Geromino

Tiziana Iannarelli Vanessa Penelope Somalvico

GREEN LOVERS 2

Sulla piattaforma Rai il programma con Luca e Daniela Sardella, pionieri della divulgazione ecologica

UN PLAY

La Rai si racconta in digitale

Quel che si cela dietro una storia letteraria

ORCHESTRA SINFONICA NAZIONALE RAI

La cosmogonia musicale della Terza di Mahler. Giovedì 9 ottobre alle 20.30 da Torino, in diretta su Rai 5 e Radio3

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DONNE

IN

PRIMA LINEA

La dott.ssa Carmela Perrone, Primo Dirigente della Polizia Di Stato, Dirigente del Commissariato distaccato RhoPero, racconta la sua esperienza con la Polizia di Stato

L’UOMO QUANTISTICO

Mente, società, democrazia: dove ci porterà la prossima rivoluzione digitale. Il volume di Derrick de Kerckhove, edito da Rai Libri, è disponibile nelle librerie e negli store digitali 28

In onda sette giorni su sette alle ore 14.30 e, dal lunedì al sabato, anche alle 17.10 40 MASHA & ORSO

Una nuova versione del Piccolo Coro dell’Antoniano celebra San Francesco e gli 800 anni del Cantico delle Creature

L'arte, la musica, la storia, la danza, il teatro, i libri, la bellezza raccontati dai canali Rai

CLASSIFICHE DI RADIO MONITOR

Tutto il meglio della musica nazionale e internazionale nelle classifiche di AirPlay 42

CINEMA IN TV

Una selezione dei film in programma sulle reti Rai 44

ELENOIRE CASALEGNO

Vi aspetto alle 6

Con “Good Morning Radio2”, in onda dal lunedì al venerdì, la conduttrice dà il buongiorno al pubblico del secondo canale di Rai Radio. Al RadiocorriereTv racconta il momento della sveglia alle 4.30, il frullato energetico con frutti di bosco pochi minuti dopo, l’arrivo negli studi di Corso Sempione alle 5.27 e, alle 6 in punto, la diretta. Un appuntamento nel segno del sorriso «perché sorridere –afferma – è fondamentale per la sopravvivenza del genere umano, fa bene alla mente e al cuore»

Dà il buongiorno, o meglio il good morning, al pubblico di Radio2, come sta andando questa nuova avventura?

Benissimo, abbiamo messo su una bella squadra, insieme a me ci sono Max Zoara, Mandrake (Giuseppe Ninno) e il Milanese Imbruttito (Luca Abbrescia). Cerchiamo di portare, per primi a noi stessi, e poi anche agli ascoltatori un po’ di leggerezza. “Good Morning Radio2” è una citazione del celeberrimo film “Good Morning Vietnam”, dove si vuole, in momenti complicati come il nostro, cercare di strappare un sorriso. Sorridere è fondamentale per la sopravvivenza del genere umano perché fa bene alla mente e al cuore.

Alle 6 in onda, a che ora suona la sua sveglia?

Esattamente alle 4.30 (per precauzione di sveglie ne metto tre), cosa che comporta una cena leggera tra le 19 e le 19.30, e poi alle 21.30 finire al cinema bianchini, tra materassi e cuscini (sorride), cercando di addormentarmi. I primi giorni non è stato facile, ma pian piano mi sto abituando. Alle 4.30 apro un occhio, tendenzialmente quello destro, poi l’altro, e cerco di strappare altri cinque minuti senza riaddormentarmi. Per fortuna sono molto veloce ed esattamente in 9 minuti sono pronta. Sono ritornata al passato, all’adolescenza, quando la sera, prima di andare a letto, mi preparavo già i completini, la borsa, il computer e il cellulare. È tutto organizzato e trovo il tempo di farmi anche un frullato…

Energetico…

Ci metto latte, banane, frutti di bosco e altri frutti. E poi esco di casa. A Milano abito dal lato opposto di quello della sede della Rai di Corso Sempione, da dove andiamo in onda, ma poco dopo le 5 del mattino ci metto esattamente dodici minuti. Per la strada, a quell’ora, incontro gli operatori ecologici, i pochi edicolanti rimasti aperti in città, i panettieri, e arrivo in radio alle 5.27. Praticamente apro lo studio (sorride).

Com’è a quell’ora il primo approccio con i suoi compagni di viaggio?

Ho la fortuna di essere immediatamente sveglia, di non avere bisogno di carburare, sono da subito in modalità sorriso.

Che ruolo ha la radio nella sua vita?

Un amore che c’è sempre stato, che a volte ritorna, come in questo caso. La radio è divertente, veloce, ti permette di avere un contatto immediato con l’ascoltatore, a differenza della televisione. Ti dà la percezione degli umori delle persone in un preciso momento. La radio è libera.

C’è un brano musicale che la aiuta ad avere energia di prima mattina?

Quando salgo in macchina la radio è già sintonizzata su Rai Radio2 e mi fa compagnia fino agli studi. La musica che ascolto è molto legata al mio umore.

Quando mi capita di essere un po’ abbacchiata preferisco brani molto ritmati…

Elenoire ha quindi uno spirito rockettaro?

Sì, lo ammetto (sorride). Vado dal punk rock a un rock più glam. Uno dei miei pezzi in assoluto preferiti è “Life on Mars?” di David Bowie, brano meraviglioso, che racconta di questa ragazza che fa fatica a vivere il presente e si domanda se ci sia mai vita su Marte….

Cosa probabile, la Nasa parla di tracce di vita passata… Marte a parte, la Nasa dice che c’è vita altrove e che potremmo trovare a breve gli UFO.

Chi è Elenoire Casalegno oggi?

Una donna più ponderata e riflessiva di quando avevo vent’anni. Oggi non ho l’ansia di dover dimostrare, sono molto più presente a me stessa, più lucida, ho accettato anche i miei lati ombra. Poi, certo, la vita non smette mai di metterti alla prova. Quando arrivi a un’età certa, non a una certa età (sorride) hai più confidenza con te stesso, sei anche più in pace con te stesso. Al tempo stesso la bambina e la ragazza che ero non le abbandono mai. Quel bambino continua a essere dentro di noi e bisogna coccolarlo per non diventare grigi. L’entusiasmo di

un bambino è contagioso e per questo amo farmi contagiare dalla loro energia.

Nel suo cassetto dei ricordi professionali ce n’è uno che le sta particolarmente a cuore?

Sono tanti, ma uno che porto con me da sempre è quello di aver lavorato con Raimondo Vianello, un gigante della televisione italiana. Raimondo mi ha insegnato tanto, a partire dal ritmo, bastava osservarlo. E poi la battuta, diceva che non è importante quanto rimani in video, ma come. Se azzecchi la battuta giusta al momento giusto, anche se sei rimasto per soli cinque minuti il pubblico ti ricorderà per tutta la puntata. Ed è così. Apprezzavo la sua semplicità, come quella della moglie Sandra Mondaini. Due persone normali, umili, i vicini della porta accanto.

Cosa la diverte e cosa la emoziona nella vita di tutti i giorni?

L’essere umano mi diverte molto, a tratti mi fa arrabbiare, ma mi sa anche emozionare. Mi emoziono nel vedere due ragazzi giovani che si tengono per mano e si baciano, così come due anziani che hanno alle spalle cinquanta anni di vita insieme che si tengono ancora per mano. E poi il sorriso di chi incontri nell’ascensore, che ti dà il suo “good morning”. Amo sentire l’empatia.

Luca Abbrescia
Elenoire Casalegno
Giuseppe Ninno
Max Zoara

ELISA ISOARDI

Un viaggio nella provincia italiana, le storie della gente della strada. La conduttrice di “Bar Centrale” al RadiocorriereTv: «Il bar è un luogo aperto e democratico dove tutti possono dire tutto, dove non si arriva a inviti». Il sabato alle 14 su Rai 1

Al bar non si è mai soli

Tante le trasmissioni televisive che si propongono di raccontare gli italiani. Cosa cerca di scoprire “Bar Centrale”?

Tutto (sorride), della provincia in generale, che ha persone e personaggi dei più vari. C’è ancora tanto da raccontare, basta guardare nelle nostre case. Per me passare dal territorio e dal prodotto alle persone è un bell’upgrade.

Perché, per farlo, ha scelto i tavolini e il bancone di un caffè? Il bar è il posto dove tutti possono dire tutto, dove non si arriva a inviti. È un luogo aperto e democratico, in cui persone anche con idee diametralmente opposte, possono convivere. Perché non portare in televisione questo esempio bello di serenità e dialogo? Questa è stata l’idea di partenza e sarà anche il punto d’arrivo. Anche lo studio è un bar con il suo bancone, il suo barista, con i nostri tipi da bar, avremo la nostra compagnia di giro che sarà fissa, Serena Bortone, la nostra amica geniale, Davide Rondoni, il poeta dei poeti, Rosanna Lambertucci l’amica delle donne. Non farò altro che far palleggiare il bar del paese con quello che abbiamo noi in Rai.

Che ricordi ha del bar della sua Caraglio nella provincia cuneese?

Era un’istituzione. Nella piazza c’erano la chiesa, il negozio di alimentari e il bar, luogo di aggiornamenti e dove passavano tutti. Nel bar, ieri come oggi, le notizie andavano in pasto alla filosofia popolare. E anche nel nostro programma avremo le notizie dell’attualità, quelle più leggere, quelle su cui riflettere. Nel corso delle settimane visiteremo tanti bar nei quali cercheremo di scoprire anche ciò che succede nei diversi paesi della provincia italiana.

Ricorda qualche curioso frequentatore del bar del suo paese?

C’era un signore che sapeva sempre tutto di tutti perché stava al bar dall’alba al tramonto, era bello vederlo, un’abitudine, un punto di riferimento. Il bar ti restituisce tanto, gli aneddoti e personaggi particolari. Al bar, anche quando cerchi la solitudine, non sei mai solo, perché in paese non si è mai soli.

Cosa era ed è solita ordinare al bar?

La mattina il caffè, così come dopo pranzo. La sera invece è il momento della cena piccola o dell’aperitivo lungo. Il bar ti accoglie in ogni momento della giornata.

Lei è nata in provincia, cosa c’è delle sue origini nella donna che è oggi?

La provincia ti aiuta a essere solido. Poi puoi girare il mondo, ma avere le radici forti può fare la differenza. In provincia ci sono verità e schiettezza, attaccamento al senso della realtà, ai valori veri. Mi ha aiutato a sdrammatizzare certe situazioni, a superarne altre in modo sereno. La provincia è accarezzante.

Cosa le ha lasciato l’esperienza di “Linea Verde”?

Il coraggio di chi vuole fare impresa nel nostro Paese, di chi fa agricoltura. Ti porti a casa la grinta di persone che da sole cercano di andare avanti e di proteggere l’ambiente. Gli agricoltori tutelano il paesaggio, senza di loro le montagne cadrebbero a pezzi. Con “Linea Verde” abbiamo cercato di tutelarli, territorio e cucina sono nel mio cuore da sempre, sin dall’inizio della mia carriera.

Qual è la televisione che le piace?

Cerchiamo di fare una televisione gentile. “Bar Centrale” fa suo il gesto del caffè sospeso, rituale napoletano che abbiamo tradotto in modo metaforico, raccontando un gesto gentile che una persona ha fatto nei confronti di un’altra. Lo spirito di emulazione si ha sulle cose negative ma soprattutto su quelle positive. Dobbiamo fare un passo in avanti e raccontare ciò che dovrebbe essere scontato ma non lo è più. La televisione ha ancora una grande responsabilità.

Ha iniziato da giovanissima, quali sono i momenti televisivi che porta con sé con maggiore affetto?

“Unomattina” con Franco Di Mare, esperienza che è stata un po’ la mia università professionale, “Ballando con le stelle” che è stata una rivoluzione, e poi “Bar centrale”, programma tutto mio in età matura della mia carriera.

Chi è Elisa Isoardi oggi?

Una donna che a livello televisivo deve fare ancora tanto e che deve imparare tante cose. Ma fortunatamente la Rai ti dà tante possibilità di misurarti su sfide diverse.

Cosa le rende felice?

Guardandomi indietro sono felice di tutto ciò che ho fatto sino a oggi. La felicità sarà anche per quello che verrà.

MARIA CHIARA GIANNETTA E GIUSEPPE ZENO

Nuove forze

Giunti alla terza stagione per Blanca e Liguori, per i quali sembra ancora difficile far uscire allo scoperto i profondi sentimenti che li uniscono, è arrivato il momento di iniziare un confronto profondo con se stessi. Ce lo hanno raccontato i protagonisti della serie, in onda il lunedì in prima serata Rai 1

Per Blanca e Liguori è proprio il caso di dirlo… che coppia!

GIANNETTA: Rispetto a dove li avevamo lasciati nella scorsa stagione, per loro non ci sono nuove avventure. Liguori inizia una convivenza con un’altra persona, mentre Blanca ha perso il suo Linneo e ora, più che mai, sente il bisogno della presenza di un amico.

Come cambiano gli equilibri con le new entry di questa terza stagione?

ZENO: I nuovi personaggi portano fratture, in alcuni casi insanabili, influenzando sia la trama orizzontale che quella verticale. Introducono mistero e tutto ciò che serve per far evolvere la storia in modo naturale.

GIANNETTA: Alcuni cambiamenti saranno indelebili.

Questa è la stagione della fragilità. In che cosa i vostri personaggi si scoprono vulnerabili?

GIANNETTA: Blanca si sente fragile ogni volta che deve affrontare responsabilità da sola. Questa volta non potrà contare sull’aiuto di nessuno.

ZENO: Liguori è un uomo emotivamente fragile: non riesce mai ad aprirsi davvero con l’altro. Forse, però, in questa stagione riuscirà a “curare” questa difficoltà, prendendo una direzione inaspettata.

Cosa significa avere qualcuno accanto per Blanca e Li-

guori?

GIANNETTA: Al di là del tipo di rapporto, tra loro c’è un legame profondo di fiducia ed empatia. Dopo tutto quello che hanno vissuto, si capiscono al volo. Blanca, ad esempio, sa che affrontare la perdita di Linneo con il sostegno di Liguori è meno doloroso.

ZENO: Avere qualcuno accanto è sempre fondamentale. Il confronto con l’altro ti aiuta a conoscerti, a riconoscere e superare fragilità e difetti, o a far emergere punti di forza. Essere soli, senza qualcuno che ti conosce, ti apprezza e ti rispetta, rende difficile persino riconoscere le proprie qualità.

Genova è una città molto presente nella serie. In cosa la ritrovate nei vostri personaggi?

GIANNETTA: Genova è tanto affascinante quanto complessa, anche dal punto di vista architettonico. C’è una confusione visiva in cui però ci si muove con naturalezza, proprio come Blanca. Vederla a suo agio in questa complessità racconta moltissimo di lei.

ZENO: Genova non è una città semplice, nemmeno da girare in auto con il navigatore. Ma è il luogo ideale per la storia di Blanca: percorsi tortuosi, intrecci complicati, quando basterebbe essere più diretti. E poi c’è il mare: a volte tempesta, altre rifugio e calma. Per Liguori rappresenta entrambe le dimensioni.

GIANNETTA: Non è un caso che molte scene di confronto tra i personaggi siano girate proprio davanti al mare.

In che cosa vi hanno sorpreso Blanca e Liguori?

GIANNETTA: Per me è stato un viaggio necessario, che mi ha permesso di scoprire fino a dove potevo spingermi, anche tirando fuori la mia parte più infantile e spontanea.

ZENO: In teatro e in tv spesso pensiamo che l’arte drammatica sia soprattutto parola. Invece, Liguori comunica più con i silenzi, che a volte sanno essere persino più incisivi.

La storia continua…

Serata 3 – Il delfino

Il tentato omicidio di un giovane tirocinante del Centro Recupero Animali Marini, precipitato da un tetto in circostanze sospette, porta Blanca e Liguori a indagare fianco a fianco e fa riaccendere i sentimenti dell’ispettore per la collega, ma Blanca è presa da altro. Insieme a Domenico, infatti, continua la ricerca del bambino legato a Valsa, su cui il mistero si infittisce: i due, sempre più vicini - con grande disappunto di Eva Faraldi, che tiene molto a Domenico, battono nuove piste per far luce sul caso.

Serata 4 – Paura del buio

Blanca, dopo un’aggressione subita dall’assassino di uno psichiatra al Museo del Buio, vive un momento di forte spavento. Decide quindi di prendersi una pausa dal lavoro operativo e Liguori si trova a indagare direttamente con Bacigalupo, che appare particolarmente interessato al caso. Intanto, Liguori cerca di stare vicino a Blanca, ma si accorge di non essere l’unico: anche Domenico le fa spesso visita per aggiornarla sul caso del bambino scomparso, su cui finirà per fare delle scoperte inaspettate.

Serata 5 – Acido

Mentre il commissariato San Teodoro è in subbuglio per il caso di uno sfregiatore che colpisce ragazze che si sottopongono alla chirurgia estetica, Blanca accoglie a casa Lucia, in visita a Genova e più caustica che mai. Mentre la nostra protagonista è alle prese con un segreto che fatica a rivelare alla ragazzina, anche Domenico sembra nascondere qualcosa a Blanca. Se ne accorge Liguori, che per proteggerla decide di seguire personalmente i movimenti di Domenico, finendo nei guai.

Serata 6 – Il bambino

Mentre Liguori affronta le conseguenze delle sue azioni, Blanca deve confrontarsi una volta per tutte con le bugie di Domenico, che la riguardano da vicino e la portano a chiedersi una volta per tutte se faccia bene a fidarsi di lui. In una corsa contro il tempo, Blanca decide di portare avanti l’indagine sul bambino scomparso mettendosi in pericolo in prima persona. Riuscirà a non avere paura del “buio” che troverà?

Aspettando Il Collegio 9

Sulla piattaforma Rai già disponibili i provini degli allievi e dal 9 ottobre le backstories di quelli selezionati

Chi saranno i diciotto futuri collegiali pronti a occupare i banchi dell’aula più famosa della Tv? Doppio appuntamento in esclusiva su RaiPlay, in attesa della nuova stagione de “Il Collegio”. Già disponibili “I Provini”, tutto il meglio, ma anche il peggio, delle selezioni per conquistare un posto nella classe del 1990. Gli aspiranti alunni hanno dovuto rispondere a quesiti di matematica, fisica, letteratura e geografia, ma anche a domande di cultura generale che spa-

ziano tra musica, sport, Tv. Si sono presentati con i propri punti di forza, fragilità e contraddizioni: esuberanti e introversi, sicuri e incerti, studiosi e svogliati. Dal 9 ottobre invece con “Le Backstories” di tutti i futuri allievi si scoprirà chi di loro è riuscito a superare il cancello del Collegio, lo storico Convitto Nazionale Mario Pagano, nel cuore del Molise, a Campobasso. Un posto in cui il tempo si è fermato: niente social, solo libri da sfogliare, regole da rispettare, e prof da ascoltare, con l’obiettivo di superare l’esame di terza media e prendere il diploma. “Il Collegio” è un programma di Rai Contenuti Digitali e Transmediali realizzato in collaborazione con Banijay Italia.

In edicola

In viaggio tra comunità, tradizioni e natura

La domenica alle 12.20 su Rai 1 è tornata “Linea Verde”, con una nuova stagione dedicata al racconto dell’Italia più autentica. Il conduttore è alla guida del programma insieme a Peppone Calabrese e Margherita Granbassi

Come ha vissuto l’emozione di diventare uno dei volti di “Linea Verde”?

Una gioia grandissima. Non vedevo l’ora, perché in fondo ce l’eravamo quasi promesso dieci anni fa, con Peppone, che prima o poi avremmo fatto qualcosa insieme. Quando finalmente è arrivato il momento, l’ho vissuto con grande entusiasmo e riconoscenza.

Come è stato iniziare questo percorso al suo fianco? È stato come incontrare un amico. Ci siamo conosciuti a una presentazione dei palinsesti, ci siamo scambiati subito i numeri, e da lì sono nati pranzi, cene, lunghe chiacchierate al telefono durante i viaggi di lavoro. Abbiamo condiviso tanto anche prima di lavorare insieme e questo rende il nostro rapporto molto vero e spontaneo.

Qual è l’aspetto del programma che sente più vicino alla sua sensibilità?

Il racconto delle comunità, delle tradizioni, dei paesaggi, sono tutti elementi fondamentali, ma quello che sento più vicino è il racconto delle storie. È il motivo per cui faccio questo lavoro da sempre. “Linea Verde” offre infinite possibilità di incontrare persone e vicende che ti arricchiscono, grazie a una squadra che lavora con passione e attenzione. Ogni territorio diventa lo spunto per dare voce a chi lo vive.

Che cosa può rendere speciale una comunità locale italiana?

Paradossalmente il fatto che non la conosciamo. Spesso pensiamo di sapere tutto del nostro Paese, ma in realtà ci fermiamo ai luoghi comuni o alle grandi città. Invece le comunità vere, quelle che custodiscono identità e tradizioni, restano nascoste. La bellezza sta proprio nello scoprirle, perché ogni incontro riserva sorprese ed emozioni che non avresti immaginato.

Le feste popolari sono molto presenti nelle vostre puntate. Quale valore trasmettono al pubblico?

Sono un’autostrada che collega passato e presente. Raccontano come si è formata una comunità e come si è trasformata negli anni. In televisione hanno un impatto forte, perché non sono solo tradizione, ma diventano emozione condivisa.

C’è una storia di agricoltori o artigiani che l’ha colpita in modo particolare?

Sì, è accaduto di recente a Erice, in Sicilia. Ho incontrato una donna poco più che cinquantenne che lavora ancora con il telaio tradizionale, tessendo tappeti tipici. Prima ancora di iniziare l’intervista, soltanto sedendosi al telaio, si è commossa. In quel momento ho capito quanto quel gesto fosse profondamente legato alla sua identità e alla memoria della comunità. Una singola storia, anche nata da un’emozione, ti permette di spiegare un mestiere, una tradizione, un luogo. È come una festa popolare: dentro c’è l’anima di chi la vive.

Come si è preparato a questo nuovo ruolo di narratore dell’Italia più autentica?

In realtà non c’è stata una preparazione particolare, perché è ciò che faccio da 15 anni. Ho portato semplicemente la mia esperienza e la mia sensibilità dentro “Linea Verde”, dopo aver già avuto la fortuna di lavorare con altri spin off del programma negli ultimi anni. Sono una persona molto precisa, a volte persino troppo. Sono noto per essere un “rompiballe” e cerco sempre di migliorare. Mi impegno a fondo in ogni dettaglio.

C’è un territorio che l’ha sorpresa particolarmente?

I borghi interni del Cilento. Hanno una bellezza autentica: costruzioni in pietra, richiami medievali, un patrimonio rispettato e vissuto con orgoglio dagli abitanti.

Il programma mette al centro anche il rapporto tra uomo e natura. Lei come vive questo legame nella vita di tutti i giorni?

Lo vivo costantemente. Credo che per raccontare la natura bisogna viverla davvero. Io, paradossalmente, già prima di condurre programmi legati al territorio passavo molto tempo all’aperto. Sono nato a Roma, ma appena posso scappo fuori città. Anche con le mie figlie, cerco di trasmettere questa abitudine: certo, ogni tanto vogliono andare al parco giochi o a una festa, ed è giusto così, ma appena posso le porto al mare in inverno o a fare una scampagnata. È un modo di vivere, più che un semplice interesse.

Che cosa spera resti al pubblico di una puntata di “Linea Verde”?

La curiosità. Oggi, rispetto al passato, nelle nuove generazioni vedo appiattimento, e mi dispiace. Vorrei che chi guarda “Linea Verde” si sorprendesse e avesse voglia di scoprire di più. Spero che resti anche la sensibilità con cui cerchiamo di trattare le persone e i temi che incontriamo. Perché alla fine il programma è fatto di incontri, di storie e di rispetto.

Fin che la barca va… MA DEVI REMARE!

Venti minuti di navigazione quotidiani, al calar della sera lungo il Tevere, immersi nella bellezza e nella storia di Roma. Il viaggio con Piero Chiambretti riprende lunedì 6 ottobre alle 20.15 su Rai 3

Al via la nuova stagione del programma di Piero Chiambretti, traghettatore e conduttore delle nuove venticinque puntate del preserale di Rai Cultura, in onda da lunedì 6 ottobre su Rai 3. “Fin che la barca va…” ospita personaggi del giornalismo, della cultura, della politica, dello sport, del costume e dello spettacolo. Insieme a loro, Chiambretti pone riflessioni e approfondimenti su dove si sta andando e in quali acque si sta navigando. Immersi nella bellezza di una Roma da cartolina, nasce l’opportunità di confrontarsi e dialogare su temi attuali, provando a dimostrare che si è tutti sulla stessa barca. In questa edizione è ospite fisso Patrick Facciolo, che analizza le strategie comunicative di personaggi pubblici italiani e internazionali. “Fin che la barca va lasciala andare” cantava Orietta Berti… Chiambretti aggiunge alla nota canzone che dà il titolo al programma: “ma devi remare!” 

Siamo inviati VECCHIO STILE

In prima serata su Rai 3 tutti i venerdì l’approfondimento di “FarWest”: «Il mestiere mi ha insegnato a non avere pregiudizi, a essere sempre curioso verso le cose e di allargare gli orizzonti, di avere sempre la mente aperta» racconta il conduttore al RadiocorriereTv

Che Italia stai scoprendo stagione dopo stagione?

Sto scoprendo un’Italia aggrappata alla speranza di non soccombere di fronte alla mancanza delle regole. I farwest non sono soltanto italiani, ma mondiali, visto tutto quello che sta succedendo a Gaza, in Ucraina, ed è per questo che all’interno del programma abbiamo cercato di aprire una finestra sui farwest del mondo, sugli esteri, sulle guerre, con gli occhi ben puntati su tutto quello che sta succedendo. Il piano di pace di Donald Trump, Hamas... Ci rendiamo conto che il farwest non è solo un mondo senza regole italiano, ma a livello internazionale.

Quali sono le nuove frontiere dell’Italia?

Le truffe. Le più disparate. Ad andare per la maggiore sono quelle legate all’intelligenza artificiale. Dopo la prima puntata abbiamo scoperto che ci sono truffatori che utilizzano l’IA con volti riconoscibili, da Meloni a Giorgetti, a personaggi dello spettacolo, e che hanno a disposizioni delle banche dati di gente già truffata, a cui si rivolgono proponendo loro di recuperare i soldi che hanno perso. Ma lo fanno per truffarli di nuovo. Ci sono persone che vengono truffate per due volte.

Come è cambiato, negli anni, il lavoro del cronista?

Quando ho iniziato io, 33 anni fa, non c’erano i telefonini, attraverso un cellulare puoi collegarti e andare in diretta da ogni luogo. Credo che il futuro sia proprio questo, la possibilità di andare in diretta da ovunque, di raccontare le cose per come le vedi in maniera immediata. Ovviamente, tutto questo passa spesso per una mancata verifica delle fonti. Il mondo veloce a cui assistiamo cerca a volte di andare per le vie brevi, di acquisire immagini, contenuti, testi senza verificare la loro origine,

un po’ come fa anche l’intelligenza artificiale quando le chiediamo di risolvere un problema. Credo che il valore aggiunto di “FarWest” sia quello di avere una squadra di cronisti che vanno sul posto, che prediligono la qualità dell’immagine, del racconto. Siamo ancora inviati vecchio stile, che cercano di fare dell’inchiesta il corpo principale del nostro lavoro.

Cosa ha insegnato il mestiere del giornalista all’uomo Salvo Sottile?

Il mestiere mi ha insegnato a non avere pregiudizi, a essere sempre curioso verso le cose e ad allargare gli orizzonti, ad avere sempre la mente aperta, ad andare a scavare sempre un po’ più a fondo, senza accontentarmi della prima cosa che guardo.

Tra le tante storie di frontiera che racconti quali ti colpiscono di più e perché?

C’è sicuramente l’Ucraina. Ho la sensazione, a volte, che su Gaza ci sia un sacco di empatia da parte di tutti, la Flotilla, la gente che sta scendendo in piazza. Mi sembra, invece, che dell’Ucraina ci siamo tutti un po’ dimenticati. Anche lì ci sono donne e bambini uccisi, e quando lo fai notare ti rispondono che l’Ucraina ha armi, ha soldi, ha l’appoggio dei governi del mondo, mentre i palestinesi no. È vero, però vorrei che non si facessero vittime di serie a o di serie b. Tutti hanno diritto ad avere il nostro appoggio e la nostra solidarietà.

Puoi anticiparci alcuni temi delle prossime inchieste?

Ci occuperemo di tanti argomenti. Abbiamo scoperto truffe clamorose, faremo un’inchiesta sulla qualità del cibo che si mangia in autostrada: spesso non ci pensiamo, arriviamo lì, prendiamo un panino, una bibita e pochi di noi stanno attenti a cosa mangiano. Faremo un’inchiesta sulle grandi opere incompiute, sui ponti sui quali nessuno è intervenuto e che dopo Genova restano obsoleti. Faremo un grosso reportage dall’Ucraina, per raccontare il dramma dei bambini che rimangono senza genitori e ai quali nessuno sa che fine far fare. Racconteremo ciò che si nasconde dietro ai teatri, ai cinema, parleremo di un certo modo di fare cultura che predilige il denaro piuttosto che la qualità.

Green Lovers 2

Sulla piattaforma Rai il programma con Luca e Daniela Sardella, pionieri della divulgazione ecologica

Con un approccio positivo e propositivo, Luca e Daniela Sardella diventano protagonisti nella difesa dell’ambiente in un’epoca di cambiamenti climatici, uso smodato delle risorse, consumi insostenibili e perdita di biodiversità. Attraversando il Paese, da Nord a Sud, portano la natura nelle case degli italiani presentando nuove scoperte sulla flora e sulla fauna. Con la guida dei due esperti, il pubblico avrà l’opportunità di esplorare non solo la varietà di piante e alberi, ma anche di comprendere come il cambiamento delle stagioni influenzi la vita animale e vegetale. Ogni episodio affronterà anche il delicato tema della biodiversità e dell’impatto del clima sulla Terra per imparare non solo a osservare la natura, ma a comprenderla in profondità. “La natura non è sempre uguale, cambia continuamente, anche per colpa dell’uomo – aggiunge Luca Sardella – come in una partitura musicale, ogni essere vivente contribuisce a creare una meravigliosa sinfonia. Se dovesse mancare una nota, la musica non sarebbe più la stessa. Per sensibilizzare i giovani alla tutela della biodiversità è nata l’iniziativa Green Lovers amici delle api. In ogni puntata affiderò ai ragazzi piccole sfere di terra e semi: non semplici bombe di fiori, ma messaggi consegnati al futuro. Queste sfere contribuiranno a rinverdire luoghi incolti, fornendo nutrimento per le api. L’uomo può ancora scegliere di non spegnere la musica del mondo.” Per Daniela Sardella “il senso profondo di Green Lovers è raccontare la bellezza fragile della natura per spronare e sensibilizzare il pubblico ad amarla di più difendendola con gesti concreti. Se è pur vero che è l’uomo a spezzarne molto spesso gli equilibri è anche vero che il pianeta potrebbe ancora guarire se solo imparassimo a custodirlo come il dono più prezioso che abbiamo ricevuto e smettessimo di ferirlo”. Per Marcello Ciannamea, direttore Rai Contenuti Digitali e Transmediali “l’uomo ha un legame profondo con la natura, radicato nella sua storia evolutiva. Oggi i giovani hanno espresso uno spiccato desiderio di tutelare e difendere l’ambiente in modo attivo, adottando comportamenti sostenibili e proponendo stili di vita mirati ad assicurare un futuro migliore e più verde. “Green Lovers” accompagna il pubblico di ogni età in un suggestivo viaggio tra le bellezze della natura e regala preziosi consigli per meglio apprezzarla e difenderla”.

OFELIA

Ofelia ha 92 anni, i suoi ricordi ormai confusi continuano a svanire. L’unico modo per frenare l’azione inarrestabile del tempo è documentare il presente e riscoprire il passato nelle vecchie Super 8. Un ritratto intimo che racconta la sua vita e i ricordi custoditi tra le mura di casa. Esclusiva RaiPlay. Regia di Pierfrancesco Bigazzi con Ofelia Borgheresi.

IL COMMISSARIO RICCIARDI

Napoli, 1932. Ricciardi è un commissario della Mobile, dotato di un intuito e un dono straordinario: vede il fantasma delle persone morte in modo violento e ne ascolta l’ultimo pensiero. Dai romanzi di Maurizio De Giovanni. Regia di Gianpaolo Tescari, e Alessandro D’Alatri. Interpreti: Lino Guanciale, Antonio Milo, Enrico Ianniello, Serena Iansiti, Maria Vera Ratti, Mario Pirrello, Peppe Servillo, Fabrizia Sacchi, Nunzia Schiano, Giovanni Allocca, Marco Palvetti, Adriano Falivene.

Basta un Play!

CLAN - SCEGLI

IL TUO DESTINO

Francesco è nato a Scampia, dove il destino non concede seconde possibilità. La sua vita cambia quando conosce il Clan del maestro Maddaloni e attraverso l’amicizia e il judo trova la forza di ribellarsi alla Camorra. C’è ancora, però, chi vuole distruggere il Clan, minacciando proprio Francesco. Regia: Daniele Barbiero (stagione 1), Alba Chiara Rondelli (Showrunner stagione 2). Interpreti: Maikol de Falco, Antonio Milo, Elisa Del Genio, Gabriele Rizzoli, Francesco Ferrante, Giorgia Agata, Luca Ambrosino, Kayla Blanchfield.

L’ARTE CON MATÌ E DADÀ

TMatì e Dadà guidano i bambini nel mondo dell’arte, proprio dentro agli atelier dei grandi maestri dove c’è sempre un mistero da risolvere. I nostri eroi aiuteranno Mantegna, Picasso, Bruegel, Toulouse-Lautrec e altri grandi artisti che in cambio sveleranno segreti e tecniche utilizzate per realizzare i loro capolavori. Arte a misura di bambini! 

MUSICA

CANTICO DI FRATE SOLE

Una nuova versione del Piccolo Coro dell’Antoniano celebra San Francesco e gli 800 anni del Cantico delle Creature

In occasione dell’ottavo centenario dalla composizione del “Cantico delle Creature” di San Francesco d’Assisi, è disponibile su tutte le piattaforme digitali e distribuito da Sony Music, “Cantico di Frate Sole”, il nuovo brano del Piccolo Coro dell’Antoniano diretto da Margherita Gamberini. Si tratta di una versione speciale del celebre testo francescano, musicato da Marco Cosini e Giancarlo Sesana con l’arrangiamento di Marco Iardella, che restituisce con la freschezza delle voci dei bambini il messaggio universale di fraternità, pace e speranza. In contemporanea è stato pubblicato anche il videoclip ufficiale del brano, le cui riprese sono state realizzate in collaborazione con il Sacro Convento di San Francesco in Assisi. Sul sito dello Zecchino d’Oro, è inoltre possibile scaricare base e testo della canzone per permettere a tutti di impararla e cantarla insieme. «Il Cantico con le voci dei bambini diventa un invito ancora più intenso a riconoscersi fratelli e sorelle di tutta la creazione e soprattutto a credere nella possibilità del perdono come via per inventare la pace anche là dove c’è guerra e disperazione. Questa nuova canzone, che esce nel giorno di San Francesco, è l’occasione per dire con la voce dei bambini quan-

to attuali siano le sue parole e speriamo che possano cantarla tante bambine e tanti bambini insieme a noi» dice Fr. Giampaolo Cavalli. L’Antoniano, oggi diretto da Fr. Cavalli, nasce nel 1954 a Bologna dal desiderio di Padre Ernesto Caroli di mettersi al servizio dei più svantaggiati, valorizzando in parallelo il talento dei più giovani. Alla distribuzione di pasti caldi presso la mensa di Bologna e alle attività di sostegno per i più bisognosi si affiancano lo Zecchino d’Oro (1959) e il Piccolo Coro dell’Antoniano (1963), due realtà nate dal desiderio di diffondere valori quali solidarietà, accoglienza, fraternità e cura per gli altri e per la terra. Grazie alle attività dello Zecchino d’Oro e alla generosità di tanti sostenitori, negli anni è stato possibile portare avanti numerosi progetti sociali e ampliare la rete di mense francescane che, in Italia e nel mondo, offrono pasti e cure attraverso la campagna “Operazione Pane”: oggi sono attive 20 mense in Italia, 1 in Siria, 3 in Ucraina e 1 in Romania. Musica e solidarietà trovano inoltre spazio nelle attività del Centro Terapeutico aperto a Bologna negli anni Ottanta, dove con un approccio multidisciplinare si accompagnano bambini con diverse fragilità favorendone lo sviluppo fisico e cognitivo. Oltre al pane per chi è affamato, Antoniano realizza diverse iniziative culturali, proponendosi come strumento di coesione sociale per riprendere a immaginare il futuro come atto di benessere, connessione e cura. 

L’ uomo quantistico

Mente, società, democrazia: dove ci porterà la prossima rivoluzione digitale. Il volume di Derrick de Kerckhove è disponibile anche negli store digitali

Rai Libri presenta “L’uomo quantistico” di Derrick de Kerckhove. L’avvento del digitale rappresenta molto più di un incremento dei servizi tecnologici a disposizione dell’uomo. È una trasformazione radicale, che scuote le fondamenta delle società, scardina i paradigmi esistenti e ha conseguenze di grande portata. Lo vediamo quotidianamente, quando deleghiamo le nostre facoltà cognitive (memoria, giudizio e orientamento) a cellulari, assistenti digitali e navigatori. I sistemi basati sulla parola e sulla scrittura vengono progressivamente superati da quelli dominati dalle operazioni digitali e dagli algoritmi di apprendimento automatico. Fino a che punto? Lungi dall’essere un semplice potenziamento delle facoltà umane, la digitalizzazione pervasiva può apparire oggi come una minaccia per la democrazia e per la convivenza civile, per il modo in cui ridefinisce in maniera liquida i concetti di verità condivisa e per la polarizzazione delle posizioni a cui ci spinge. Tuttavia, l’ulteriore frontiera di questa rivoluzione culturale

è quella di un’integrazione dell’intelligenza artificiale con l’intelligenza umana. Una collaborazione creativa, all’insegna della fisica quantistica e del quantum computing, che permetta la connessione tra umano e non umano, tra uomini, sistemi informatici e pianeta. Un salto quantistico culturale che è già alle porte, e al quale occorre giungere preparati e consapevoli.

“L’uomo quantistico” è pubblicato nella collana di Rai Libri Digital Loop, dedicata alla crossmedialità e alla transmedialità, agli universi contigui a quello della televisione e alla loro influenza sull’evoluzione del linguaggio e del prodotto radiotelevisivo.

Derrick de Kerckhove, sociologo di fama internazionale, esperto di cultura digitale, è direttore scientifico di Media Duemila e dell’Osservatorio TuttiMedia. Ha diretto dal 1983 al 2008 il McLuhan Program in Culture & Technology dell’Università di Toronto, ed è professore ospite presso la Scuola di Design del Politecnico di Milano e direttore di ricerca presso l’Internet Interdisciplinary Institute (IN3) della Open University of Catalunya di Barcellona. È autore di numerosi libri, tra cui: Brainframes. Mente, tecnologia, mercato; La pelle della cultura; L’intelligenza connettiva; Oltre Orwell. Il gemello digitale (con Maria Pia Rossignaud) e The Quantum Ecology (con Stefano Calzati).

L’AUTORE Francesco Di Domenico vive a lavoNapoli. Corsivista satirico ed umorista, ha collaborato con alcuni periodici del settore tra “Ragù”, l’inserto satirico del quotidiano “Il e “Dodici Magazine”. Come scrittore pubblicato i volumi Storie brillanti di eroi (2008), Notte in Arabia (2011), Le Avdi Max Fontanarossa. Storie di donne (2014), Marzia, calibro nove lungo Frida e altre Storie (2016), I Racconti del (2018), Il Cuore di Marzia. La vipera della omicidi (2020) e Max Fontanarossa, Detective (2023). Ha vinto il Premio Massimo 2011, il Premio Internazionale Tulliola è stato finalista al Premio Giallo Napo-

STORIE DIETRO LE STORIE FRANCESCO DI DOMENICO:

« Disincanto, eros, dialoghi pungenti, satira di costume e malinconia scostumata in una singolare miscela. Francesco Di Domenico conferma di essere un brillante irregolare della scrittura che, quando entra in campo, non delude mai le attese.» VLADIMIRO BOTTONE

ISBN 9788860432254

commovente.

FRANCESCO

«Ero timido e con poca autostima, scrivevo pagine di diario false e le lasciavo in bella vista in camera mia, gli amici e le amiche che venivano da me - negli anni ’70 o ci si vedeva sui muretti o nelle camerette – avevano libero accesso e leggevano, e mentre i maschi mi invitavano a contattare gli editori, le ragazze - a cui miravo - leggendo “Ho Stefania nel cuore, e Marzia nelle passioni, ma Giuliana ha le tette da Oscar”, si facevano guerra per stare con me. Ancora oggi ho amici che per ripicca non leggono i miei libri “Sei diventato scrittore per fregarci le ragazze…”. Di fatto il Didò (è il nickname di Francesco Di Domenico n.d.r.) di adesso è nato a quattordici anni, prima ero uno studente serio, da dieci in pagella.» Di Domenico ha una di quelle vite che sembrano uscite da un film neorealista: studente delle medie a dir poco birichino – “Convinsi gli altri alunni a produrre un foro nella cattedra. E le gambe della signorina De Quiris, che indossava una delle prime minigonne della storia, divennero famose” – poi giovanissimo imbianchino nella ditta del padre – “i suoi operai mi mandavano a comprare le sigarette di contrabbando nei bassi dei Quartieri Spagnoli di Napoli. Le sigarette le vendevano le prostitute durante il giorno, per arrotondare: bionde di giorno, belle di notte” – quindi autista di autobus, pronto a cogliere tutti gli spunti della commedia umana per trasferirli su carta.

Il tuo registro passa dall’umorismo spinto alla malinconia, dal vernacolo alla poesia. Come nasce questo stile? «Credo che sia la qualità della mia vita, fino a dieci anni l’italiano lo parlavo male anche a scuola, e se sentivo participio credevo si dovesse partire; mi ha aiutato l’eccezionale curiosità per le cose, il camminare con la testa rivolta al cielo, ai cornicioni dei palazzi, al barocco dei balconi napoletani - tante volte suffragata dalle cosce delle massaie coi panieri per farsi mandare su la spesa - poi ho condotto bus pubblici a Napoli – “Ragazzi! Non potete salire col motorino sul bus…”. “Tranquillo capo, mica lo mettiamo in moto”. Guidavo il pullman a Scampia quel mattino della strage in cui furono uccise sette persone in una faida. E quando è uscito “Gomorra”, guardando la quarta di copertina e la foto di Saviano mi ricordai di quel ragazzo con la felpa e il cappuccio che nelle sere buie, chiedeva: “Capo, posso scendere qui?”

Credevo fosse un tossico, invece era Roberto che indagava.»

“Hotel Aurora. Tre stelle”: l’espediente narrativo della portineria di un albergo è consolidato ma la differenza la fa Vittorio. Lo hai creato, voluto oppure incontrato per caso?

«Vittorio è il Troisi di “Ricomincio da tre”, il ragazzo che non “emigra” ma viaggia: “Perché un napoletano deve per forza emigrare?”. Vittorio è un italiano, forse un europeo, quelle persone che da un lato sono legate alle radici, alla propria terra e dall’altro però sono libere da preconcetti, razziali, patriarcali e sociali, nonostante sia nato nell’ultimo quarto del Novecento è un uomo nuovo. È probabilmente il me stesso se fossi nato vent’anni dopo (mannaggia!).»

Nella storia una girandola di donne di cui hai esplorato l’erotismo con occhio scanzonato e innamorato. Difficile calarsi nei loro panni?

«Le “mie” donne sono quasi sempre le stesse, vincenti, spregiudicate, libere. Chi ha letto il mio personaggio nei due gialli che ho scritto – “Marzia, la vipera della squadra omicidi” - sa bene che ho una reverenza particolare per il mondo femminile, denotato anche dall’azzardo di scrivere le storie della poliziotta in prima persona da donna. Il mio amare le donne - come dovrebbe esserlo per tutti gli uomini - non è possederle ma condividerle, i maschi dovrebbero capire che se adorano “La Gioconda” non per questo possono portarsela a casa.»

Qual è il tuo lettore/la tua lettrice ideale?

«Il mio lettore ideale è un maschio che la pensi come me, che se è stato tradito a vent’anni nel secolo scorso - quando fino all’81 c’era il Delitto d’Onore - si fa una risata, restando amico di quella donna per tutta la vita, perché forse anche lui aveva un po’ torto. La lettrice ideale non esiste, i miei libri non piacciono in toto alle mie lettrici: potendo interagire attraverso i social mi riempiono di critiche, sempre costruttive, ognuna amando parti diverse del racconto, e così stabilisco che la varietà dei caratteri è un valore assoluto e il mondo femminile è fantastico. Poi, essendo un po’ paraculo – come molti maestri scrittori che non lo confessano - scrivo con un occhio attento alle lettrici. Perché si sa che il 56,7% degli acquirenti di libri sono donne contro il 43,3% dei maschi.»

CON CUORE E DETERMINAZIONE

La dott.ssa Carmela Perrone, Primo Dirigente della Polizia Di Stato, Dirigente del Commissariato distaccato Rho-Pero, racconta la sua scelta di una carriera in divisa

Di origini calabresi, Carmela Perrone ha lavorato a Trento, come Capo di Gabinetto della locale Questura, prima di tornare a Milano dove aveva già lavorato come Vice capo di gabinetto in Questura dal 2017. La sua tenacia instancabile, la sua perseveranza e professionalità le hanno permesso di costruirsi un percorso professionale eccellente: il rigore, il senso di responsabilità, la ponderatezza abbinate ad uno spiccato senso pratico le consentono di affrontare le situazioni, anche quelle più difficili in poco tempo, usando il grande spirito di analisi che l’accompagna. L’approccio femminile ai problemi, fatto di pragmatismo e concretezza e la capacità di essere multi-tasking si coniuga con una sensibilità che consente di comprendere chi ti è vicino. Esserci sempre è un binomio inscindibile. Esserci è essere dentro, nel profondo e nell’intimo e quindi non potrebbe essere che “sempre”. «Per essere in Prima Linea bisogna studiare bene e molto, avere a cuore la storia passata e tenersi connessi e aggiornati sul presente, per essere attenti scrutatori del futuro – afferma – in fondo il lavoro in Polizia è, prima di tutto volto a che anomalie di comportamento, disordini, sregolatezze non accadano, perché non avviino processi che portano a gravi fatti illeciti. Solo dopo c’è il grandissimo impegno investigativo e di azione per contrastare l’azione di coloro che delinquono che, ricordiamolo, sono solo una sparuta minoranza nelle nostre comunità». Una Donna in Prima Linea costituisce un tassello importante per la Polizia di Stato e il suo esempio può riassumersi in una frase di Rita Levi Montalcini: Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Perché ha deciso di entrare in Polizia?

Mi hanno da sempre attratto l’aspetto investigativo della professione, il lavoro di gruppo in ambienti dinamici, seguendo regole chiare e condividendo responsabilità importanti, il senso di appartenenza ad una comunità nonché la possibilità di difendere le fasce più deboli. La scelta è stata condizionata anche dalla prospettiva di una carriera stabile, con possibilità di crescita, con specializzazione e formazione continua.

Ci racconta le tappe più importanti della sua carriera?

La mia prima sede di servizio è stata la Polizia di frontiera, presso l’aeroporto di Milano Linate, nell’anno 2000. Dopo

qualche anno, avendo chiesto di poter fare un’esperienza presso la Questura di Milano, fui assegnata all’Ufficio di Gabinetto, come funzionario addetto. Successivamente ho prestato servizio presso la D.I.G.O.S., per poi tornare all’Ufficio di Gabinetto, prima con l’incarico di Responsabile dell’Ufficio Ordine Pubblico e poi di Vice Capo di Gabinetto, fino ad arrivare alla promozione a Primo Dirigente. A seguito del nuovo incarico sono stata assegnata, nel 2023, alla Questura di Trento con il ruolo di Capo di Gabinetto.

Quale è il suo ruolo attuale?

Attualmente dirigo un Commissariato distaccato, quello di Rho Pero, cioè sono responsabile della gestione operativa, organizzativa ed amministrativa del Commissariato. Si tratta di un ruolo strategico nel mantenimento dell’ordine e della sicurezza in un determinato territorio. Il dirigente supervisiona le attività di controllo del territorio, prevenzione e repressione dei reati, coordina le operazioni di p.g., gestisce gli interventi in situazioni di emergenza. Si dedica alla gestione del personale, nonché ai rapporti istituzionali e con la cittadinanza, occupandosi, inoltre dell’amministrazione e della burocrazia – firmando gli atti amministrativi di competenza.

C’è un episodio particolare che ha segnato la sua carriera?

Non ho mai ricoperto, nella mia carriera, incarichi operativi, per cui non posso raccontare di primi interventi sulla scena del crimine, di salvataggi in extremis o di situazioni di pericolo improvviso. Ciò nonostante, gli episodi che hanno caratterizzato la mia carriera sono quelli connessi alla gestione degli eventi pubblici e/o delle grandi manifestazioni, che nel corso degli anni ho avuto modo di organizzare, svolgendo il ruolo di funzionario Responsabile dell’ordine pubblico prima e poi di Vice Capo di Gabinetto. L’organizzazione di ogni evento – dal più semplice a quello più complesso - richiede un’attività preparatoria di raccolta dati, una di analisi, una fase caratterizzata dai sopralluoghi, arrivando così alla stesura dell’ordinanza di servizio, e quindi, alla fase finale di svolgimento dell’evento così organizzato.

Un suggerimento ai giovani che vogliono entrare in Polizia Ai giovani che desiderano intraprendere questa carriera dico di prepararsi, con determinazione e consapevolezza, ad assumersi grandi responsabilità. L’impegno, il sacrificio e l’abnegazione, che caratterizzano il nostro lavoro, richiederanno anche un grande spirito di adattamento, pazienza e forte equilibrio. 

NELLA TERRA DEI FARAONI.

L’avventura dell’egittologia italiana

C’è un filo rosso che lega l’Italia all’Egitto, ripercorso fin dai suoi albori con il documentario di Marta Saviane. Lunedì 6 ottobre alle 19 su Rai 5

Il documentario ha inizio sulle note dell’Aida di Verdi, che il maestro ambientò in un esotico Egitto, e dalle atmosfere egittizzanti che si ritrovano a Roma, dove obelischi millenari segnano le piazze più importanti della città eterna. Si arriva poi in Egitto, con la celebre spedizione di Napoleone della fine del ‘700, che darà il via alla nascita dell’egittologia grazie a due eventi: la pubblicazione del libro “Description de

L’Egypte” e la scoperta della stele di Rosetta, chiave di volta per interpretare i geroglifici. L’Ottocento è il secolo di svolta: l’Egitto diventa teatro di avventure e i viaggiatori europei in cerca di fortuna influenzano opere teatrali e cinematografiche, primo tra tutti il padovano Giovanni Battista Belzoni, “The great”. È a lui che George Lucas si ispirerà per costruire il personaggio di Indiana Jones. Si arriva, infine, agli anni ’60 del secolo scorso, con l’incredibile impresa di Abu Simbel che vede interi templi millenari essere smontati e rimontati altrove per sfuggire alle acque della diga di Assuan, per poi scoprire quale sia il legame attuale tra l’Italia e l’Egitto dei faraoni. 

La settimana di Rai 5

Documentario

La melodia della natura di Attenborough

Il regista va alla scoperta dei più straordinari canti degli animali, svelandone il significato. Lunedì 6 ottobre alle 14

Italia viaggio nella bellezza

Il patrimonio in divisa da guerra

Nei 41 mesi in cui è stata coinvolta nella Prima Guerra Mondiale, l’Italia ha imparato a considerare la tutela del patrimonio artistico come uno dei fattori fondanti della nazione. Giovedì 9 ottobre alle 21.20

Film

Roma Blues

La storia di un giovane musicista e di una ragazza che si ritrovano coinvolti in un mistero a Roma. Regia di Gianluca Manzetti. Martedì 7 ottobre 21.20

Paradisi da salvare

Il Santuario di Umphang

Sul confine fra Thailandia e Birmania c’è una regione montuosa coperta da una fitta foresta. Al suo interno, l’enorme cascata di Thi Lo Su. In onda mercoledì 8 ottobre alle 22.15

Italia viaggio nella bellezza

I Bronzi di Riace. Storia di un mito

Sono trascorsi 53 anni dalla scoperta delle due magnifiche statue greche del V secolo a.C.. Venerdì 10 ottobre alle 21.20

Signorie

La Mantova dei Gonzaga

Continua il viaggio tra i fasti e l’eredità artistica e culturale delle principali signorie italiane. Sabato 11 ottobre alle 21.20

Documentario

Volontè. L’uomo dai mille volti

Il cammino personale e artistico di Gian Maria Volonté, di Francesco Zippel. Domenica 12 ottobre alle 21.20

LA GUERRA DI COREA

Al via la nuova stagione del programma condotto da Paolo Mieli. In onda dal lunedì al venerdì alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia

“La terra della pace mattutina”: questo il nome tradizionale della penisola coreana. Ma dal 1950 al 1953 quella terra fu tutt’altro che in pace. Conobbe anzi una guerra tremenda, costata ben 3 milioni di morti. Un conflitto oggi quasi dimenticato, ma le cui conseguenze sono tuttora tangibili. Ne parlano, nel 75^ anniversario dell’invasione, Paolo Mieli e il professor Gastone Breccia a Passato e presente in onda martedì 7 ottobre alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia. Nel corso delle nuove 120 puntate di “Passato e Presente”, poi, i temi spaziano attraverso tutte le epoche per far emergere le continue connessioni tra il Passato e il Presente. 

La settimana di Rai Storia

“Passato e Presente” al via la nuova stagione

Si parte da Boccaccio, il primo narratore

Insieme a Dante e Petrarca, Giovanni Boccaccio è uno dei padri fondatori della lingua e della letteratura italiana. Lunedì 6 ottobre alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia

a.C.d.C

Viaggio nei secoli bui: la peste nera

Alla peste è dedicato l’appuntamento con il programma del professor Alessandro Barbero, in onda giovedì 9 ottobre alle 21.10

Un’epoca nuova

Senza distinzione di sesso

Tra il 1945 e il 1960, le donne italiane sono le artefici di una rivoluzione silenziosa quanto profonda. Martedì 7 ottobre alle 21.10

Italoamericani

Diventare Americani, 1910-1930

Il racconto di come un gruppo di immigrati dalle caratteristiche uniche e peculiari abbia influenzato e messo alla prova l’America. In onda venerdì 10 ottobre alle 21.10

Passato e presente

La regina Vittoria, icona di un’era Nel 1837, a soli 18 anni, la giovane principessa Vittoria diventa regina d’Inghilterra. In onda mercoledì 8 ottobre alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia

Cinema Italia

Scusi, lei è favorevole o contrario?

Seconda prova di Alberto Sordi dietro la macchina da presa, in onda sabato 11 ottobre alle 21.10

“1492”

America e non solo

Un anno che è diventato, per convenzione, lo spartiacque tra il Medioevo e l’età Moderna. Lo racconta il professor Alessandro Barbero domenica 12 ottobre alle ore 15

La cosmogonia musicale dellaTerza di Mahler

Con Andrés Orozco-Estrada sul podio, il mezzosoprano Anke Vondung, il Coro Maghini femminile e il Coro di voci bianche del Teatro Regio. Giovedì 9 ottobre alle 20.30 da Torino, in diretta su Rai 5 e Radio 3

Mancava dai leggii dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai da 26 anni. Per la precisione dal maggio 1999, quando la diresse a Torino, in un concerto rimasto memorabile, Giuseppe Sinopoli. È la Sinfonia n. 3 in re minore di Gustav Mahler, grandiosa pagina del repertorio sinfonico del primo Novecento per contralto, coro femminile, coro di bambini e orchestra, concepita dallo stesso autore come una cosmogonia in musica, celebrativa della natura e dell’innalzamento della dimensione umana a quella spirituale, che inaugura la stagione 2025/2026 della compagine Rai giovedì 9 ottobre alle 20.30 all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino. Il concerto è trasmesso da Rai Cultura in diretta su Rai 5 e su Radio3. Sul podio sale Andrés Orozco-Estrada, Direttore principale dell’OSN Rai. Nato a Medellín, in Colombia, nel 1977, ha debuttato con la compagine della radio-televisione italiana nel maggio 2022, e nell’ottobre 2023 ha iniziato una collaborazione di tre anni come Direttore principale, che lo porta sul podio della Rai più volte in stagione e in tournée. È stato a capo di compagini come l’Orchestra della Radio di Francoforte, i Wiener Symphoniker e la Houston Symphony. Accanto a lui, a dar voce al Lied del quarto movimento il mezzosoprano Anke Vondung, interprete di rilievo del repertorio tedesco e al suo debutto con l’OSN Rai, il Coro Maghini femminile diretto da Claudio Chiavazza e il Coro di voci bianche del Teatro Regio di Torino diretto da Claudio Fenoglio. La Terza Sinfonia fu composta da Mahler tra l’estate del 1895 e quella del 1896. Venne però eseguita, con lo stesso compositore sul podio, solo qualche anno dopo, nel 1902, nella città tedesca di Krefeld, nell’ambito del festival della “Società musicale tedesca”. Come la sinfonia precedente, la n. 2 del catalogo, ha dimensioni enormi ed è intrisa di significati extramusicali. Si tratta di un «poema musicale che abbraccia tutti gli stadi dello sviluppo in ordine progressivo» e che, partendo da quelli inanimati della natura, avanza verso quelli vegetali, animali e umani, per arrivare alla dimensione celeste. La costruzione dell’opera è organizzata in sei movimenti: al primo – un grande blocco che è una sinfonia a sé stante –sono contrapposti gli altri cinque: due puramente strumentali, il terzo e il quarto con interventi vocali, e l’ultimo –un lungo Adagio – nuovamente strumentale. Mahler fu pienamente consapevole dell’eccezionalità del suo lavoro, della durata di oltre un’ora e mezza, che descrisse così «La mia Sinfonia sarà qualcosa che il mondo non ha ancora udito. La natura parla qui dentro e racconta segreti tanto profondi che forse ci è dato presentire solo nel sogno».

Masha e Orso tutti i giorni su Yoyo

In onda sette giorni su sette alle ore 14.30 e, dal lunedì al sabato, anche alle 17.10

La serie segue con tenerezza la piccola protagonista Masha e il suo grande amico, Orso. Ogni loro avventura è una metafora della relazione tra il bambino e il mondo. Ogni episodio si snoda come una sitcom ricca di gag e sintetica nei dialoghi catturando l’attenzione dei bambini fin dai primi istanti. “Masha e Orso” si basa su una vecchia fiaba molto popolare in Russia in cui una bambina incontra un grosso Orso a cui riesce a sfuggire. Qui è il grande e

paziente Orso che sarebbe ben contento di poter sfuggire ogni tanto alla piccola e vivace Masha che, ogni giorno con la sua intraprendenza lo trascina, suo malgrado, in incredibili avventure e rischia spesso di farlo finire nei guai… Masha è sempre inarrestabile nel suo desiderio di sperimentare cose nuove, e Orso la protegge come può nelle sue scatenate avventure Un cartone animato prescolare che, grazie all’accuratezza di sceneggiatura e realizzazione, ha conquistato il pubblico di grandi e piccini prestandosi a una piacevole visione familiare. La serie ha vinto diversi premi di festival dell’animazione prima in Russia e poi nel resto del mondo.

Irama feat. Elodie

Fabri Fibra feat. Joan..

Achille Lauro

Pinguini Tattici Nucleari

Tommaso Paradiso

Olly, Juli

Tiziano Ferro

Cesare Cremonini

Annalisa feat. Marco M..

Milano Baby

Senza Una Stupida Storia

Amaro Lasciamene un po’

Questa domenica

Cuore Rotto

Alaska Baby

Piazza San Marco

Golpe

CLASSIFICHE AIRPLAY per Radiocorriere TV

I FILM DELLA SETTIMANA

CINEMA IN TV

Durante la Guerra di Secessione un gruppo di Sudisti assalta un treno che porta un carico d’oro: il colonnello McNelly, responsabile del trasporto, intuisce che qualcuno ha tradito. Finita la guerra assolderà due dei rapinatori, che aveva catturato, per aiutarlo a fare giustizia. Opera ambiziosa d’impianto classico: in un’epoca in cui il western risentiva di una spinta innovativa e anticonvenzionale, Hawks sceglie John Wayne per tenere il film allineato agli standard hollywoodiani, avvincente e malinconico.

Aaron Falk, agente federale di Melbourne, torna nella natale Kiewarra per il funerale del suo amico di gioventù Luke, omicida della moglie e del figlio e poi suicida. Aaron non metteva piede in quel luogo da vent’anni, quando lasciò il paese in seguito alla misteriosa morte della coetanea Ellie Deacon. L’indagine porta Aaron e lo sceriffo locale anche a riconsiderare alcuni elementi poco chiari della morte di Ellie vent’anni prima, forse legata più di quanto si possa pensare al caso di Luke. Ispirato al primo dei tre romanzi che la scrittrice Jane Harper ha dedicato al detective Falk, “Chi è senza peccato–The Dry” è un giallo che si dipana su due piani temporali in cui il ricordo del passato è determinante alla risoluzione dell’indagine nel presente.

Rio Lobo – Lunedì 6 ottobre ore 21.20 – Anno 1970 – Regia Howard Hawks
Chi è senza peccato, The Dry – Martedì 7 ottobre ore 21.10 – Anno 2021 – Regia Robert Connolly

Tratto dalla vera storia di Frank Serpico, poliziotto newyorkese idealista e ribelle, che assegnato all’81° distretto si rende conto di quanto sia diffusa tra i suoi colleghi la corruzione: ma rifiuta di adeguarsi e viene trasferito in un altro commissariato. Lì le cose vanno ancora peggio e Frank, osteggiato da colleghi e superiori, denuncerà tutto al New York Times. La sua vita da poliziotto diventerà ancor più dura. Appena diventato celebre grazie al “Padrino”, Al Pacino interpreta un ruolo memorabile e dirompente, sostenuto in pieno da Sidney Lumet che trova il perfetto equilibrio fra cinema poliziesco e introspettivo.

Rosalind e Will vivono a Londra: lei è una celebre artista con un matrimonio fallito alle spalle, lui un ingegnere che fa da patrigno alle figlie gemelle di otto anni della compagna. La nascita del loro figlio sconvolge però la quotidianità di Rosalind, che scompare improvvisamente con i suoi figli e la giovane tata Candy. Will si lancia in una frenetica ricerca in tutta Europa, localizzando Rosalind e i bambini sulla cima di una scogliera in Normandia, ma scopre con orrore che suo figlio è misteriosamente morto, Rosalind è troppo traumatizzata per raccontare come sono andati fatti, così come le gemelle, e Candy è scomparsa. Un intrigante mistery di impostazione hitchcockiana girato anche in Italia, a Sestri Levante, in Liguria.

Serpico – Mercoledì 8 ottobre ore 21.20 – Anno 1973 – Regia Sidney Lumet
La baia del silenzio – Sabato 11 ottobre ore 21.10 – Anno 2020 – Regia Paula van der Oest

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