Scultura
U3
2 Sculture in bronzo e in terracotta
Cavalli alati e chimere Le testimonianze più importanti della scultura etrusca riguardano opere destinate alla vita religiosa e ai culti funerari. Molte sono le statue votive in bronzo che fin dall’inizio della civiltà etrusca accompagnavano i riti pubblici e privati. Tra queste, famosa è la Chimera d’Arezzo. Di dimensioni più grandi erano gli acroteri, dei templi, dipinti con colori vivaci.
Chimera d’Arezzo,
II metà IV sec. a.C., bronzo, h 65 cm. Firenze, Museo Archeologico Nazionale. La chimera è una mostruosa creatura della mitologia greca con il corpo e la testa di leone, un serpente al posto della coda e una testa di capra sulla schiena. Qui è rappresentata sofferente per le ferite inflittele dall’eroe Bellerofonte.
Cavalli alati, IV sec. a.C. ca., terracotta.
Tarquinia, Museo Nazionale Etrusco. I maestosi Cavalli alati in terracotta che decoravano il monumentale santuario dell’Ara della Regina a Tarquinia, risalenti al IV secolo a.C., offrono un esempio straordinario dell’abilità raggiunta dagli artisti etruschi. In essi spicca, oltre all’eleganza, la precisione nella descrizione dei particolari anatomici, che denotano un chiaro influsso greco.
I sarcofagi La scultura era impiegata anche nell’arte funeraria. Inizialmente venivano decorati con piccole figure i canopi, vasi in bronzo o in terracotta destinati ad accogliere le ceneri dei defunti. A partire circa dal VI secolo a.C., si affermò l’usanza di inumare i defunti dentro sarcofagi in pietra o in terracotta. Sul coperchio il defunto era ritratto in posizione semisdraiata, da solo o in compagnia del marito o della moglie. Generalmente il contesto richiamato dalle sculture dei sarcofagi è quello del banchetto e l’espressione tranquilla che contraddistingue i volti rimanda alla convinzione di una vita ultraterrena serena e gioiosa. Sarcofago degli sposi, 520 a.C. ca., terracotta, 140 x 202 cm. Roma,
Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Il sarcofago, proveniente dalla necropoli della Banditaccia a Cerveteri, reca ancora tracce dei vivaci colori che originariamente lo decoravano.
74