Città dei vivi e città dei morti Le città etrusche erano circondate da possenti mura e nella parte più elevata sorgeva un tempio. I resti dei templi etruschi giunti fino a noi sono assai scarsi, soprattutto a motivo della deperibilità dei materiali impiegati (in prevalenza il legno). Ne abbiamo testimonianza dai resoconti di Vitruvio, un architetto romano vissuto nel I secolo a.C., e da rari modellini in terracotta che si sono conservati. A somiglianza delle città dei vivi erano strutturate le città dei morti, grandi necropoli nelle quali si trovavano decine o centinaia di tombe. Le tombe etrusche erano di diversi tipi: • a tumulo, ricoperte da una piccola montagnola di terra; • a ipogeo, ossia sotterranee, alle quali si accedeva attraverso un corridoio (drómos) o una scala; • a edicola, come una piccola casa dal tetto spiovente. Vi erano poi sepolture scavate nella roccia (soprattutto nel tufo, in Lazio). Le tombe potevano avere diversi ambienti e in genere conservavano anche vasi e suppellettili, come pure armi e gioielli, che vi venivano posti per accompagnare i defunti nella loro vita oltre la morte.
Pettine con sfingi (proveniente da
Marsiliana d’Albegna), VIII-VI sec. a.C., avorio, h 10 cm. Firenze, Museo Archeologico Nazionale.
Tomba a edicola, VI sec. a.C. Populonia, Necropoli del Casone.
Tomba dei rilievi (particolare dell’interno), IV sec. a.C. Cerveteri, Necropoli della Banditaccia. Alcune tombe riproducevano al proprio interno le abitazioni nelle quali gli Etruschi vivevano e non di rado presentavano in rilievo utensili e suppellettili di uso quotidiano.
U3 - Arte etrusca e romana
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