Leggere l’opera d’arte
Le visioni di Magritte Magritte era un uomo che si interrogava in continuazione circa il senso dell’esistenza umana e il significato della realtà, ed era convinto che la pittura fosse lo strumento migliore per avvicinarsi alle risposte che andava cercando. Solo avvicinarsi, però, perché riteneva che arrivare a una risposta completa e definitiva fosse impossibile. Proprio per dire questa impossibilità, egli dipingeva immagini che sembrano assurde e creano sconcerto. I quadri di Magritte paiono addirittura ingannare chi li osserva, quasi uno scherzo, con immagini che non sembrano avere nessuna logica e titoli che non hanno nulla a che fare con quello che è rappresentato. Ma la domanda che egli ci pone con le sue opere è: «Dove sta l’inganno? Nel dipinto, oppure nel Nel quadro vi è una sovrapposizione di due piani: quello del bosco e quello della cavallerizza. Ciascuno dei due elementi, preso separatamente, appare ben definito (contorni, volumi, prospettiva, colore...) e realistico. L’immagine nel suo insieme, invece, disorienta e porta oltre la realtà.
La scena risulta essere coerente fino al quarto albero da sinistra. La sovrapposizione compare con il quinto albero che, pur essendo arretrato rispetto alla cavallerizza secondo la prospettiva con cui è dipinto il bosco, la copre.
René Magritte, La firma in bianco,
mondo, così come noi siamo abituati a vederlo e a rappresentarlo?». Le visioni di Magritte prendono spunto da una realtà concreta e quotidiana, come la passeggiata a cavallo che troviamo nel quadro intitolato La firma in bianco. La scena appare reale, ma al tempo stesso la realtà si rivela e si nasconde in modo inaspettato, i piani si sovrappongono e sorge spontanea la domanda: «Che cosa dovrebbe essere visibile e che cosa nascosto?». Magritte scrisse a proposito di quest’opera: «Le cose visibili possono essere invisibili. […] Nella Firma in bianco, la cavallerizza nasconde gli alberi e gli alberi a loro volta la nascondono. Ma il nostro pensiero comprende sia il visibile sia l’invisibile». Magritte vuole portare l’attenzione dell’osservatore sul rapporto che esiste nella mente umana tra la realtà e la rappresentazione. Se noi osserviamo l’immagine della cavallerizza, la vediamo rappresentata in modo frammentario, ma noi sappiamo bene che essa possiede nella realtà una sua compattezza e una sua unità. E ugualmente accade per il bosco.
Il cavallo risulta essere inspiegabilmente spezzato dall’immagine dello sfondo che viene portata in primo piano. In seguito, la figura riprende la sua coerenza, coprendo il terzo albero da destra.
1965, olio su tela, 81 × 65 cm. Washington D.C., National Gallery of Art.
U11 - Le Avanguardie
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