Un Supereroe in pigiama

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SU P E RE ROE in PIGIAMA Un

Editor: Patrizia Ceccarelli

Coordinamento redazionale: Emanuele Ramini

Autrice: Valeria Conti

Illustratrice: Camilla Garofano

Coordinamento grafico: Mauro Aquilanti

Team grafico: Raffaella De Luca, Nicoletta Moroni

I Edizione 2025

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Valeria Conti

SU P E RE ROE in PIGIAMA Un

Illustrazioni di Camilla Garofano

Supereroi

Abito sul pianeta Soffice. Lo so, nessuno l’ha mai sentito nominare; il fatto è che a noi sofficini non piace la pubblicità, siamo tipi discreti, sottotono. Non ci vorrebbe niente a pubblicizzare il nostro pianeta, anzi dovremmo essere famosissimi perché è proprio da qui che vengono i supereroi più tosti, tipo Spiderman o Batman.

E allora, si chiederà qualcuno, perché siete dei totali sconosciuti?

La spiegazione è semplice, qui da noi i vari Hulk o i Fantastici Quattro sono considerati pecore nere proprio perché sono famosi. Assurdo, vero? Sul pianeta Soffice i supereroi devono salvare gli altri, ma senza mettersi in mostra.

Non sono in cerca di gloria o di notorietà.

E sì che in certi casi noi sofficini siamo tipi davvero notevoli: c’è chi da roccia si trasforma in gelatina, chi è così magro e flessibile da passare dai buchi della serratura, chi è piccolissimo, praticamente un microbo. Insomma, se girasse la voce, scommetto che gli abitanti degli altri pianeti ci troverebbero fortissimi.

Invece niente, dobbiamo passare inosservati. E in effetti la maggior parte di noi sofficini somiglia a un umano normale, niente occhi sulla nuca o braccia stile polipo. Normali ma con qualche potere nascosto in più.

I supereroi della mia famiglia, per esempio, sono molto forti e riescono a diventare invisibili e a volare. Abbiamo questi superpoteri da generazioni e tra i miei antenati ci sono personaggi che hanno compiuto grandi imprese: mia zia Rosetta ha sollevato con un braccio una trave di cemento sotto la quale erano finiti tredici bambini.

Il mio bisnonno Gaspare ha fermato un treno che rischiava di deragliare. E questi sono solo due tra molti esempi.

I membri della mia famiglia frequentano da generazioni un’esclusiva Scuola per Supereroi. Lì impariamo a usare al meglio i nostri superpoteri e studiamo i soggetti che dovremo aiutare: gli umani. Già, perché il mio pianeta è gemellato con la Terra e il nostro compito è aiutare i suoi abitanti. Anche se loro non sanno che esistiamo.

Tra le materie di scuola c’è Cucina terrestre (una delle mie preferite), Mezzi di trasporto umani, Geografia planetaria (roba tosta), Prime nozioni di pronto soccorso e molte altre. Alla fine della terza classe si suppone che ne sappiamo talmente tante del mondo umano da poter vivere sulla Terra e ci viene affidata una missione di salvataggio: chi riesce è promosso, chi fallisce deve ripetete l’anno. Inutile dire che essere bocciati, nella mia famiglia, è una vergogna intollerabile.

Il pianeta Soffice

– Non vorrai andare sulla Terra conciato in quel modo, vero? – ha detto la mamma guardando con orrore la mia tuta da supereroe. O almeno quello che a occhi umani somiglia a una tuta da supereroi.

– È fuori discussione che io affronti la missione con una maglietta qualunque e i jeans! –ho ribattuto.

– Cos’hanno che non va maglietta e jeans?

Sono abiti discreti, sai che non devono riconoscerci – ha replicato la mamma.

– E se per una volta mostrassimo a tutti chi siamo, invece? Gli umani non credono più a niente, né a Babbo Natale né alle fate, e anche sull’esistenza dei supereroi hanno dei dubbi.

Perciò, meglio se mi presento come loro ci immaginano, forse così mi prenderanno sul serio.

Mamma aveva l’aria disgustata.

– Altrimenti resto a casa – ho aggiunto in tono deciso, per chiudere il discorso.

– Bravo, così ti sospendono da scuola e non superi l’esame. Ci mancherebbe altro, poi chi lo sente papà!

– Non me ne importa niente. Io in missione sulla Terra ci vado con la mia tuta da supereroe o non ci vado – ho concluso mostrando tutto orgoglioso la mia tutina di spugna azzurra.

– Ma è il tuo pigiama! – ha esclamato lei scandalizzata. – Vuoi andare in giro in pigiama?

– Non è un pigiama! Forse era un pigiama, ma dopo che ho cucito sul davanti la G di Giustiziere è una tuta da supereroe.

– Pensavo che fosse la G di Giuseppe – ha mormorato lei sempre più disorientata.

– Giuseppe non è un nome da supereroe.

Nessuno dei supereroi dei fumetti o del cinema si chiama così.

– Ma è il tuo nome! Oltre che quello di tuo padre, di tuo nonno e del tuo bisnonno.

Aveva l’aria perplessa. Io, nel frattempo, stavo lisciando i miei boccoli con il gel. Ero molto soddisfatto del risultato: i capelli erano ritti sulla testa, sembravano aculei di porcospino. I boccoli non sono da supereroe, gli aculei sì.

– In ogni caso – ha ripreso la mamma, – gli abiti da umani sono parte dell’equipaggiamento obbligatorio. Mettili nello zaino.

Ho appallottolato jeans e maglietta e li ho ficcati nel mio bagaglio, insieme al gel. L’indomani mattina sarei partito per la Terra. Gli amici della quarta classe che ci sono già stati dicono sia un posto un po’ caotico, ma divertente.

La missione che viene affidata agli allievi della mia scuola alla fine della terza consiste nell’aiutare un umano per un breve periodo. La parte più difficile è farsi prendere sul serio dal terrestre. A quanto pare, gli uomini non credono più a niente; se dici che sei un supereroe ti ridono in faccia. Per essere sinceri, neanche noi siamo più quelli di una volta, ormai abbiamo difficoltà anche a salvare noi stessi. Prendiamo i miei genitori, per esempio: litigano di continuo e io ho paura... molti miei amici hanno i genitori che vivono in case-soffici separate.

Ho dato il bacio della buonanotte alla mamma e sono andato a letto. Ormai il pigiama era una tuta da supereroe, perciò ho dormito in mutande e canottiera. La mamma mi ha guardato e ha scosso la testa. – Papà non ti permetterà di uscire conciato in quel modo – ha osservato. Poi ha spento la luce e se n’è andata.

Sono rimasto disteso nel mio letto che fluttua: non esiste la gravità, tutto sul pianeta Soffice galleggia in aria dolcemente. La cosa diventa un problema se devi piantare un chiodo, ma per prendere sonno è fantastico. Chissà come mai, però, non riuscivo ad addormentarmi. Il fatto è che ero un po’ preoccupato: dal giorno dopo sarei stato solo, niente genitori, niente Oreste e Mario, i miei migliori amici. I contatti, anche a distanza, sono sconsigliati, avrei quindi pure dovuto evitare di chiamare a casa. Mamma aveva suggerito di portarmi dietro il mio animaletto di peluche, ma io mi sono rifiutato. Sono in terza, non posso continuare a dormire con i peluche. Allora ho pensato di scrivere un diario per sentire meno la solitudine, ho messo nello zaino un quadernetto con la copertina blu, sul quale ho già scritto queste righe. Sarà il racconto fedele della mia missione.

Primo giorno di missione

Caro amico diario, voglio confidarti per filo e per segno tutto quello che mi succede. Peccato che tu non possa parlare e darmi il tuo parere, ma non si può avere tutto dalla vita.

Questa mattina ho cercato di sgusciare fuori di casa senza che mi scoprissero. Dopo tutto i nostri pavimenti sono morbidi e i miei passi non producevano nessun rumore: è come camminare su caramelle di gelatina, ma senza i granelli di zucchero. Mio padre, però, era già sveglio e controllava il corridoio. – Sei ancora in pigiama? – ha esclamato affacciandosi alla porta della cucina dove stava facendo colazione. – Sbrigati a vestirti e vieni a mangiare qualcosa.

Non avevo altra scelta che togliermi la tuta da supereroe, indossare i soliti abiti e raggiungere mio padre.

– Oggi è un giorno speciale! – ha esclamato papà sorseggiando la sua pozione vitaminica. – La missione sulla Terra è importante, devi impegnarti al massimo, il buon nome della nostra famiglia adesso è nelle tue mani.

Rendici fieri di te!

Detto questo, mi ha versato nella tazza la pozione violetta ai cereali e vitamina B, ha aspettato che bevessi, mi ha accompagnato fin sulla porta e mi ha spedito fuori di casa con un bacio.

Ho voltato l’angolo e mi sono guardato intorno. Non c’era anima viva, come sempre il pianeta Soffice era illuminato da una luce diffusa, non troppo forte da abbagliare ma sufficiente per vederci. Dove vivo io non è male, un po’ noioso, forse. Niente confusione, niente affollamento.

Tutto si trova esattamente al suo posto e i supereroi, tra loro, sono educati e cortesi.

Non ci sono rumori, solo suoni gradevoli, una specie di musica ovattata di sottofondo. Sul pianeta Soffice tutto è morbido, gli oggetti hanno contorni elastici e mutevoli. Sulla Terra dovrò stare attento agli spigoli. E i compagni di quarta mi hanno consigliato di portarmi dei tappi per le orecchie perché in certi momenti c’è davvero un gran baccano.

Ho deciso che era il momento giusto per cambiarmi, stavo tirando fuori la mia tuta da supereroe, quando una voce alle mie spalle mi ha fatto sussultare:

– Perché stai lì impalato a perdere tempo?

Non lo sai che tra poco dobbiamo essere sulla Terra?

Mi sono voltato e ho visto Alfredo, il compagno che ha la missione vicino alla mia.

Purtroppo, tutti gli altri, compresi i miei amici Oreste e Mario, sono in altre località del globo.

Perciò non potremo stare insieme. Un vero peccato, perché Alfredo si dà un sacco di arie, è il primo della classe e non ti permette mai di scordarlo.

Ovviamente era vestito in jeans e maglietta come da regolamento. Se volevo indossare la tuta da supereroe dovevo liberarmi di lui al più presto, quello era capace di fare la spia agli insegnanti.

– Arrivo tra un attimo – ho risposto, fingendo calma. – Intanto tu parti, non aspettarmi.

Hai impostato il satellitare di volo?

– Certo, l’ho fatto ieri sera. Per chi mi prendi? Ci vediamo a cena. Ciao ciao.

Per fortuna era impaziente di andare, non sia mai che Mr. Dieci-e-lode arrivi con un secondo di ritardo.

Quando sono rimasto solo, ho tirato fuori la tuta da supereroe. Ho impiegato circa venti minuti per indossarla, perché continuavo a guardarmi intorno preoccupato.

Alla fine sono riuscito a indossare la tuta, cacciare i vestiti nello zaino e via! Il mio satellitare di volo era sintonizzato sulla missione e io dovevo solo abbandonarmi alle correnti d’aria e lasciarmi trasportare. Il navigatore mi avrebbe guidato dal pianeta Soffice fin sulla Terra.

– Farò bene a sbrigarmi. Mi scoccia dare ragione a quel saputone di Alfredo, ma sì, sono proprio in ritardo – mi sono detto controllando l’ora.

Il viaggio è stato di tutto riposo, l’aria formava un comodo materasso sul quale appoggiarsi. Ne ho approfittato per scrivere alcune righe sul mio diario. Confesso che ero molto eccitato all’idea di vedere la Terra, ma soprattutto gli umani. Chissà se mi sarebbero piaciuti.

La Terra, finalmente!

Sono atterrato in un grande piazzale pieno di strani aggeggi di metallo colorato con quattro ruote. Mi sembra di aver letto nel libro di scuola che i terrestri le usano per spostarsi, credo le chiamino automobili; erano ferme una accanto all’altra, appiccicate, per cui non c’è da meravigliarsi se ci sono atterrato proprio sopra.

Non è stata colpa mia. Ammetto di essermi appisolato durante l’ultima parte del viaggio. E ammetto anche che l’atterraggio morbido non è la mia specialità. Però non c’era spazio, quelle auto erano praticamente una sull’altra, non lasciavano libero neanche un centimetro.

Mi sono svegliato di soprassalto sbatacchiando sul tetto di una macchina rossa.

Poi sono rimbalzato sul cofano di una verde.

Naturalmente non mi sono fatto male, noi del pianeta Soffice siamo un po’ gommosi, le auto, però, hanno sofferto: avevano due grandi bozzi nel metallo, perciò mi sono affrettato ad allontanarmi dal piazzale. Non credo che i terrestri proprietari delle due macchine sarebbero stati felici delle ammaccature.

Per fortuna era ancora presto e in giro non c’era anima viva.

Meglio, così non avrei dato nell’occhio usando il mio schermo da contatto. Anche se so che gli umani hanno un aggeggio simile e lo chiamano smartphone.

Ho girato l’angolo e ho contattato Maestro Serafico, il mio insegnante. È bene non farsi ingannare dal nome, perché Maestro Serafico è uno dei supereroi meno serafici e sereni che conosca.

– Cosa vuoi? – mi ha risposto in modo brusco quando è apparso sullo schermo.

– Volevo avvertirla che sono arrivato sulla Terra, Maestro.

– Per fortuna ci sei riuscito senza combinare guai. Con un tipo come te è già qualcosa – ha ribattuto lui in tono aspro. Poi, senza perdersi in chiacchiere, ha aggiunto: – L’oggetto della tua missione è una bambina di nome Ilaria. La troverai alla scuola elementare Goffredo Mameli.

Mi ha osservato più attentamente.

– Perché hai i capelli impiastricciati? – ha domandato.

Mi sono ricordato del gel che avevo messo e allora ho dovuto inventare in fretta una scusa.

– Non so come sia successo. Appena entrato nell’atmosfera della Terra sono diventati così. Sarà la gravità – ho risposto con la mia migliore faccia tosta, augurandomi che, dato che era inquadrato solo il viso, non si accorgesse che indossavo una tuta fuori regola.

capitanati da Gigi Lasagna, le rubano sempre la merenda e anche il pranzo alla mensa di scuola.

Lo schermo stava mostrando i furti di cui parlava il mio insegnante. Ho visto un ragazzo robusto che strappava la merenda dalle mani di Ilaria.

– Zitta e mosca con la maestra, o sarà peggio per te! – stava dicendo Gigi Lasagna con cattiveria. Accanto a lui, due ragazzi sghignazzavano.

– Perché non si ribella? – ho domandato stupefatto al Maestro.

– Facile a dirsi! – ha ribattuto lui. – Secondo te perché gli Stritolatori si chiamano così? Li hai guardati bene? Sono bravissimi a terrorizzare le loro vittime. I due accanto a Gigi sono Paco, che ha una vera passione per le focacce altrui, e Zampetto, il cui unico interesse sono i soldi, sempre degli altri.

Allarga il tuo orizzonte!

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Serie ROSSA

ValeriaConti Unsupereroeinpiagiama

Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d).

ISBN978-88-472-4812-0

copia di SAGGIO-CAMPIONE, GRATUITO, fuori commercio.

Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi

LEGGO FACILE

Sul Pianeta Soffice, in una lontana galassia, tutti i supereroi hanno doti speciali: c’è chi diventa microscopico e chi ha la vista trapassa-muri. Il piccolo supereroe Giuseppe, invece, sembra avere l’unica dote… di attirare i guai!

Per essere promosso in quinta classe, il simpatico ragazzino dovrà affrontare la missione richiesta agli alunni della sua scuola: arrivare sulla Terra e salvare una bambina in difficoltà.

Tra mille peripezie, stringerà legami di amicizia non solo con la sua protetta, ma anche con i bulli che le rubavano merendine e pranzi.

Valeria Conti lavora a Roma, dove svolge l’attività di traduttrice e adattatrice di film e telefilm per bambini. Per Raffaello ha scritto vari racconti e romanzi per ragazzi.

Consigliato a partire dai 7 anni Il libro continua online su daileggiamo.it

€ 8,00

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