Per conoscere la lingua e la civiltà latina
Sintassi latina e italiana a confronto Educazione civica Progetto inclusivo Dizionario allegato
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Lezione 1. La lingua latina
1. Che cosa resta degli antichi Romani
Lezione 5. Il verbo e le sue caratteristiche
Lezione 2. Leggere il latino
5. La persona e il numero
Lezione 6. Il verbo sum 1. L’indicativo presente, imperfetto e futuro semplice del verbo
La sintassi che serve per continuare:
verbale e predicato nominale
Lezione 7. Gli aggettivi femminili della prima classe
3. Scrivere in
La sintassi che serve per continuare:
Lezione 8. La seconda declinazione: nomi in -us e in -er
1. I nomi in -us
La sintassi che serve per continuare:
Lezione 4. La prima declinazione
Lezione 9. La seconda declinazione: nomi neutri in -um e le particolarità
1. I nomi neutri in -um
2. Particolarità della seconda declinazione
Lezione 10. L’indicativo presente delle quattro coniugazioni
1. L’indicativo presente attivo
La sintassi che serve per continuare: I complementi d’agente e di causa efficiente 85
Lezione 15. La terza declinazione: primo gruppo
1. I nomi della terza declinazione 124
2. Primo gruppo: nomi imparisillabi 125
3. Particolarità dei nomi del primo gruppo 127
Lezione 11. Gli aggettivi della prima classe
1. Le classi degli aggettivi latini 96
2. Gli aggettivi in -us, -a, -um 96
3. Gli aggettivi in -er, -a, -um ........................................ 97
4. La concordanza 98
5. L’aggettivo sostantivato 99
La sintassi che serve per continuare: La funzione dell’aggettivo: attributo e nome del predicato – I complementi predicativi del soggetto e dell’oggetto 100
AGENDA 101
Lezione 12. Gli aggettivi possessivi
1. Caratteristiche generali 105
2. Uso di suus, sua, suum 106
La sintassi che serve per continuare: L’apposizione 106
AGENDA 107
Lezione 13. L’avverbio
1. Classificazione degli avverbi 110
2. Formazione dell’avverbio 110
AGENDA 111
Lezione 14. L’imperativo presente e futuro
1. L’imperativo presente e futuro del verbo sum 114
2. L’imperativo presente delle quattro coniugazioni 114
3. L’imperativo futuro delle quattro coniugazioni 115
AGENDA 115
La sintassi che serve per continuare: Il dativo di possesso – Il complemento di causa –Il complemento di fine o scopo 127
AGENDA 128
Lezione 16. La terza declinazione: secondo gruppo
1. Parisillabi e imparisillabi 133
2. Particolarità dei nomi del secondo gruppo 135
La sintassi che serve per continuare: I complementi di tempo 135 AGENDA 136
Lezione 17. La terza declinazione: terzo gruppo
1. I nomi neutri in -e, -al, -ar 141
2. Particolarità dei nomi del terzo gruppo 142
La sintassi che serve per continuare: Il complemento di modo – Il complemento di compagnia e di unione 142 AGENDA .................................................................................. 143
Lezione 18. La terza declinazione: particolarità
1. Le particolarità dei nomi della terza declinazione 147
2. Nomi con la declinazione irregolare 148 AGENDA 149
Lezione 19. L’indicativo imperfetto
1. L’imperfetto attivo delle quattro coniugazioni 153
2. L’imperfetto passivo delle quattro coniugazioni 154 AGENDA 154
Lezione 20. Gli aggettivi della seconda classe a tre uscite
1. Gli aggettivi della seconda classe 164
2. Primo gruppo: aggettivi a tre uscite 165
La sintassi che serve per continuare: Il complemento di argomento – Il complemento di materia – Il complemento di denominazione 166
AGENDA 167
Lezione 21. Gli aggettivi della seconda classe a due uscite
1. Secondo gruppo: aggettivi a due uscite 170
AGENDA 171
Lezione 22. Gli aggettivi della seconda classe a una uscita
1. Terzo gruppo: aggettivi a una uscita 175
2. Particolarità degli aggettivi a una uscita 176
AGENDA 176
Lezione 23. L’indicativo futuro semplice
1. Il futuro semplice attivo delle quattro coniugazioni 181
2. Il futuro semplice passivo delle quattro coniugazioni 182
AGENDA 183 ALLA SCOPERTA
Lezione 24. La quarta declinazione
1. I nomi della quarta declinazione 192
La sintassi che serve per continuare: I complementi di vantaggio e di svantaggio 194
AGENDA 194
Lezione 25. La quarta declinazione: le particolarità
1. Domus e altre particolarità
Lezione 26. La quinta declinazione
1. I nomi in -es, -ei
2. Particolarità della quinta declinazione 204 AGENDA 205
Lezione 27. L’indicativo perfetto
1. Il perfetto di sum 208
2. Il perfetto attivo delle quattro coniugazioni .... 208
3. Il perfetto passivo delle quattro coniugazioni 210
AGENDA
Lezione 28. Il comparativo
1. I gradi dell’aggettivo 220
2. Il comparativo di minoranza e di uguaglianza .................................................................... 221
3. Il comparativo di maggioranza 221
La sintassi che serve per continuare: Il complemento di paragone .......................................... 222
4. Il comparativo assoluto 223
AGENDA 223
Lezione 29. Il superlativo e le particolarità
1. Il superlativo 226
2. Il superlativo assoluto e relativo 227
La sintassi che serve per continuare: Il complemento partitivo 227
3. Comparativi e superlativi particolari 227
AGENDA 229
Lezione 30. I gradi dell’avverbio
1. Il comparativo degli avverbi 232
2. Il superlativo degli avverbi 232
3. Comparativi e superlativi irregolari 233
AGENDA 233
Lezione 31. L’indicativo piuccheperfetto
1. Il piuccheperfetto di sum 236
2. Il piuccheperfetto attivo delle quattro coniugazioni 236
3. Il piuccheperfetto passivo delle quattro coniugazioni 237
AGENDA 238
Lezione 36. I pronomi e gli aggettivi determinativi
1. Is, idem e ipse
La sintassi che serve per continuare: I complementi di abbondanza e privazione
Lezione 32. I pronomi personali
1. I pronomi personali di prima e seconda persona 248
2. Il pronome personale di terza persona 249
La sintassi che serve per continuare: Il complemento di limitazione 250
AGENDA 250
Lezione 33. Il pronome relativo
1. Qui, quae, quod 253
La sintassi che serve per continuare: La forma del pronome relativo 254
AGENDA 255
Lezione 34. I pronomi interrogativi e indefiniti
1. I pronomi e gli aggettivi interrogativi 258
2. I pronomi indefiniti 259
AGENDA 261
Lezione 35. L’indicativo futuro anteriore
1. Il futuro anteriore di sum 263
2. Il futuro anteriore attivo delle quattro coniugazioni 263
3. Il futuro anteriore passivo delle quattro coniugazioni 264 AGENDA
Lezione 37. I pronomi e gli aggettivi dimostrativi
1. Hic, iste e ille 281 AGENDA 282
Lezione 38. Gli aggettivi e gli avverbi numerali
1. Gli aggettivi numerali 286
2. Gli avverbi numerali 289
3. I numeri romani 289 AGENDA 290
Nel Libro digitale puoi approfondire gli aspetti più caratteristici della civiltà latina, attraverso immagini, fonti audio in latino e in traduzione italiana, giochi e attività interattive.
Oltre ai dieci argomenti trattati all’interno del volume, il Libro digitale propone approfondimenti sulla religione, sull’esercito e sul concetto di bellezza femminile nel mondo antico.
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Salve! Mi chiamo Dante, ho 13 anni e sono nato a Firenze. Adoro i videogiochi, tifare per la mia squadra allo stadio, creare storie su Instagram e divertirmi con gli amici… proprio come te!
Ho anche una grande passione per i libri e la lettura. E sono molto fortunato perché mio zio Brunetto è uno stimato paleografo, ossia uno studioso di antichi manoscritti.
A volte mi porta con lui nelle biblioteche dove è chiamato ad analizzare antichi e preziosi testi. Oggi siamo alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, un luogo davvero prestigioso e per me pieno di mistero…
A scuola abbiamo visto che la lingua italiana utilizza tante parole o formule latine: album, lapsus, a priori, in extremis, gratis, bis, promemoria, agenda…
È vero! Il latino, anche se definito «lingua morta» perché non esiste più una comunità o un popolo che la parla, continua a vivere all’interno del nostro italiano.
Il latino è stato continuamente oggetto di studio nel corso dei secoli, e non si è mai smesso di insegnarlo. Sai perché?
Perché conoscere il latino vuol dire conoscere le nostre radici più profonde; significa comprendere la nostra origine, il nostro passato…
Il nostro passato?
Pensa all’archeologo, ma anche all’avvocato o al botanico!
Certo! Ma il latino ci apre anche la strada per il futuro, per il tuo futuro! Sai che ci sono tante professioni per cui è importante – se non fondamentale – conoscere il latino?
Lex posterior derogat priori.
Ahaha! Che fantasia! Sai che ti dico? Qui quaerit, invenit!
Mi hai davvero convinto. Studierò il latino, da subito! Sarebbe bello poter contare sull’aiuto di una persona vissuta nell’antica Roma…
Si vis, latinam linguam disces et antiqui Romani populi vitam tibi narrabo.
Ave, puer! Puella Romana sum, mihi nomen est Iulia!
Dice che mi insegnerà il latino e la vita dell’antico popolo romano! Speriamo di non finire in una selva oscura…
Io invece ti racconterò tante curiosità sulle parole italiane e il loro legame col latino.
E allora seguici anche tu… che il viaggio abbia inizio! Optime!
Per affrontare il latino è importante avere una solida conoscenza della lingua italiana, a partire dalla sintassi della frase semplice. Sei in grado di individuare, ad esempio, il soggetto di una frase o il complemento di specificazione?
Sono fortissimo in grammatica!
Zio, mettimi alla prova con qualche esercizio!
1 Sottolinea il soggetto presente nelle seguenti frasi. Ricorda: il predicato ti aiuterà a individuarlo più facilmente!
1. Giovanni è già tornato da scuola? 2. Lo spettacolo inizierà tra 10 minuti. 3. Luisa aiuta Anna nei compiti. 4. I miei zii hanno sempre viaggiato molto. 5. Quella tua amica è proprio brava. 6. In alcune favole le streghe vogliono mangiare i bambini. 7. Un’ape ha punto Marta. 8. Giulia è davvero testarda!
Il soggetto preceduto dall’articolo partitivo è detto soggetto partitivo.
2 Sottolinea i soggetti partitivi presenti nelle seguenti frasi. Attenzione! Quattro frasi ne sono prive; quali sono?
1. Le onde del mare avevano gettato delle conchiglie sulla spiaggia. 2. Degli aerei eseguivano delle evoluzioni nel cielo. 3. Del fumo e dei lapilli fuoriuscivano dalla bocca del vulcano. 4. Vorrei del sale. 5. C’è del fumo in questa stanza. 6. Delle scimmie saltavano da un ramo all’altro degli alberi del giardino zoologico. 7. A tre anni Franco conosce già il nome delle stagioni dell’anno. 8. Ci sono dei fogli sul tavolo, puoi usarli. 9. Dai rami del melograno pendevano dei frutti rosati. 10. La notizia del vostro arrivo mi ha riempito di gioia. 11. Dei bambini nuotavano tranquilli nella piscina. 12. Dei gatti miagolano in cortile.
3 Sottolinea i complementi di specificazione presenti nelle seguenti frasi (16). Attenzione, in due casi le preposizioni di e del non introducono il complemento di specificazione.
1. Ho regalato un libro di fiabe a Cristina. 2. Il ricordo dei giorni di vacanza mi riempie ancora di gioia. 3. Lo zaino di Luigi è appoggiato sul piano della cassapanca. 4. Lo studio della lingua inglese è indispensabile per chi è amante del viaggiare. 5. Il rumore assordante del traffico ci infastidiva. 6. Le poltrone del salotto di Enzo sono molto comode. 7. Vuoi del gelato? No, non lo voglio. 8. I miei compagni di scuola hanno organizzato una festa di addio. 9. Ho comprato del pane al negozio di Luigi. 10. Tutti gli abitanti del villaggio si impegnarono per la cattura di due vitelli fuggiti dalla stalla.
Il complemento di termine consiste nell’elemento cui si rivolge o su cui termina l’azione del verbo. Occhio al motore della frase, allora!
4 In ogni frase sono presenti due complementi preceduti dalla preposizione a, semplice o articolata. Sottolinea i complementi di termine. 1. Abbiamo scritto una lunga lettera a Eugenio/ al computer . 2. Le amiche hanno comprato una maglia a fiori/a Maria . 3. Emanuele ha comunicato il risultato dell’espressione di algebra a Enrico/a gesti 4. Ricordati di fissare la visita; telefona al medico/alle sette 5. Durante l’assemblea il dottor Paolini espresse ai convenuti/a voce alta il suo dissenso. 6. Il plico è stato recapitato a mano/al destinatario.
Come per il soggetto, anche nel caso del complemento oggetto partitivo esso è preceduto dall’articolo partitivo.
5 Nelle seguenti frasi, sottolinea il complemento oggetto (15), evidenzia il complemento oggetto partitivo (7) e cerchia i rispettivi attributi.
1. Ada ha superato dei momenti critici terribili; ora affronta la vita in modo sereno. 2. Il vento della settimana scorsa ha scoperchiato molti tetti, abbattuto antenne e ha sradicato delle piante centenarie. 3. Aggiungi ancora del sale e del peperoncino per insaporire questo sugo! 4. Per realizzare delle inchieste possono essere utilizzati i questionari a risposte chiuse che offrono delle soluzioni diverse fra le quali gli intervistati sceglieranno quelle giuste. 5. L’uomo rovesciò una cassa che conteneva delle mele, le esaminò ed eliminò i frutti piccoli e quelli screpolati. 6. Il poeta Pablo Neruda ha lasciato tante poesie che cantano la natura, l’amore, i ricordi dell’infanzia ed esprimono l’impegno sociale e politico e la nostalgia per la propria terra.
Non confondere il complemento di vocazione con quello di esclamazione: questo è costituito da una interiezione o da espressioni con valore esclamativo.
6 Sottolinea i complementi di vocazione (9) e cerchia quelli di esclamazione (6) presenti nelle seguenti frasi.
1. Che disdetta, si è rotta di nuovo la tv! 2. Scusi, signora, mi potrebbe indicare dov’è la farmacia? 3. Che noia, quando finirà questa lezione di scienze! 4. Oh, che bei tempi, quelli delle vacanze con tutti voi all’isola d’Elba. 5. O bionda, o bella imperatrice, o fida, o pia, mercé, mercé di nostre donne! (Carducci) 6. Cara mamma, ti voglio tanto bene. 7. Carla, vuoi una fetta di torta di mele? 8. Stai fermo, Diego! 9. Cantate, ragazzi, tutti insieme. 10. Povera me, ho bruciato l’arrosto! 11. Oh, che sbadata! Ho lasciato le chiavi di casa sul tavolo della cucina. 12. Che guaio! Mi si è spezzato un dente.
7 Sottolinea i complementi di mezzo (14) presenti nelle seguenti frasi. 1. La nonna lavora ai ferri e all’uncinetto. 2. Le pareti dei corridoi della scuola sono abbellite con quadri e ceramiche prodotti dagli alunni. 3. Ti manderò, tramite Luigi, notizie sulla mia salute. 4. Una volta si viaggiava a cavallo, in carrozza o a piedi. 5. Il sentiero era sdrucciolevole perché coperto di ghiaccio e di neve. 6. L’insegnante ha sottolineato gli errori nei compiti con la penna rossa. 7. In certi villaggi africani le capanne sono fabbricate con fango e paglia e ricoperte di frasche.
8 Individua e sottolinea i complementi di modo o maniera (6) presenti nelle seguenti frasi. 1. Dopo la lunga camminata ci dirigemmo con stanchezza verso casa. 2. Si alzò un forte vento, riuscii a stento a chiudere le imposte. 3. Luigi ammise con grande onestà il suo errore di valutazione. 4. Giovanni Cerioni ha risolto gli esercizi di algebra con la solita velocità. 5. Clara ha difeso le sue idee con fermezza ma anche con molto garbo.
Il complemento di mezzo e il complemento di modo possono essere introdotti dalla preposizione con. Per non confonderli, prova a sostituire la preposizione con l’espressione «per mezzo di». Se il risultato ha senso si tratta di complemento di mezzo, altrimenti sarà un complemento di modo.
9 Sottolinea i complementi di modo (8) e cerchia i complementi di mezzo (6) presenti nelle seguenti frasi.
1. Si esprimeva faticosamente, con frasi spezzate.
2. L’uomo primitivo viveva di raccolta e di caccia.
3. I convenuti si riunirono in segreto e, dopo aver deliberato, uscirono silenziosamente dal salone.
4. Ogni anno mi reco in vacanza in Sicilia; aspetto quei momenti con gioia, ma affronto il viaggio in aereo con una certa apprensione. 5. Riordina la tua camera, disponi ogni cosa con precisione e con metodo; con il disordine non si ottengono buoni risultati! 6. Ha recitato la parte con voce sicura, in modo meraviglioso.
Il mio popolo ha una storia avvincente, fatta di uomini, donne, battaglie ma anche di vita quotidiana, opere letterarie, istituzioni che hanno contribuito alla nascita della civiltà europea.
In queste pagine e nelle prossime conoscerai gli eventi più significativi del popolo Romano. Buon viaggio!
753 a.C. Fondazione di Roma. Secondo la leggenda, Romolo fonda la città e con lui inizia la monarchia (i sette re). Il rinvenimento di insediamenti sul colle Palatino ci conferma l’epoca in cui una piccola comunità di villaggi si trasforma in una realtà urbana sempre più solida che si dà i primi ordinamenti. Si assiste a una fusione tra i Romani e popolazioni locali limitrofe, come i Sabini. La città organizza le prime istituzioni religiose.
616 a.C. Inizio del periodo dei re etruschi. L’avvicendarsi, secondo la leggenda, di tre re etruschi ci racconta della profonda influenza che questa civiltà esercitò su Roma. L’archeologia conferma il processo di urbanizzazione della città (inaugurazione del circo, della cloaca massima, edificazione di templi). A quest’epoca inoltre risalgono i primi documenti scritti e la riforma centuriata con Servio Tullio (la popolazione viene divisa in cinque classi di censo).
509 a.C. Cacciata di Tarquinio il Superbo. Con l’avvento della Res Publica il governo passa ai magistrati, primi fra tutti i Consoli
451-450 a.C. Nei primissimi secoli lotte tra patrizi e plebei, che rivendicavano più diritti e partecipazione alla vita dello Stato, portano alla creazione delle leggi delle XII tavole, le prime leggi scritte.
343-295 a.C. Guerre sannitiche. I primi secoli della Repubblica sono caratterizzati anche da guerre di conquista.
275 a.C. L’esercito romano sconfigge Pirro, re dell’Epiro, intervenuto in soccorso della città greca di Taranto. Roma è padrona della penisola.
264-146 a.C. Guerre puniche.
242 a.C. Alla fine della prima guerra punica, Roma controlla tutto il territorio italico, comprese le isole della Sicilia e della Sardegna.
146 a.C. Alla fine di un lungo periodo di guerre in Oriente Roma è padrona del Mediterraneo
82 a.C. Il I secolo a.C. è all’insegna di scontri civili: il primo, tra Mario e Silla, porta alla dittatura di Silla a Roma.
58-52 a.C. Nuovi uomini si impongono sulla scena politica e militare: Cesare conquista la Gallia
49-46 a.C. Dopo la formazione del primo triumvirato si arriverà guerra civile tra Cesare e Pompeo.
44 a.C. Cesare, divenuto padrone di Roma dopo essersi proclamato dictator perpetuus, viene assassinato. Si forma un nuovo triumvirato da cui scaturirà l’ultima guerra civile dell’epoca repubblicana.
31 a.C. Ottaviano trionfa ad Azio su Marco Antonio e Cleopatra. Di fatto ha fine la Res Publica
27 a.C. Inizia il Principato o Impero. Ottaviano riceve il titolo di Augustus dal senato: è il primo imperatore di Roma e con lui inizia la dinastia giulio-claudia. Augusto si fa garante della Pax Romana, periodo di pace che durerà anche grazie all’appoggio di plebe ed esercito che il princeps ha saputo garantirsi, circondandosi di funzionari fidati per l’amministrazione delle province. I successori della dinastia non saranno abili come lui.
Lo sapevi? Dante Alighieri nel VI canto del Paradiso ripercorre la storia di Roma immaginando di seguire il volo dell’aquila imperiale, vessillo delle legioni romane sin dall’epoca repubblicana.
68 d.C. Muore Nerone. Dopo un discusso principato Nerone, dichiarato nemico pubblico dello Stato, si fa uccidere prima di essere catturato dai pretoriani. Con lui termina la prima dinastia imperiale di Roma.
69 d.C. Vespasiano è il capostipite della dinastia Flavia (69-96 d.C.). Grazie a lui il potere dell’imperatore viene formalmente riconosciuto tramite la lex de imperio Vespasiani. Durante gli anni della dinastia sarà costruito l’anfiteatro Flavio meglio conosciuto come Colosseo.
98-117 d.C. Principato di Traiano. Ultimo conquistatore, è il primo princeps di origine provinciale (Spagna). Con lui l’Impero raggiunge la massima estensione: è un organismo unitario dotato di efficiente amministrazione che sa in ogni caso salvaguardare le culture dei popoli sottomessi.
212 d.C. Editto di Caracalla: la cittadinanza romana viene estesa a tutte le province dell’Impero.
285-305 d.C. Principato di Diocleziano. Dopo quasi cinquant’anni di anarchia militare Diocleziano diventa imperatore, riorganizza l’amministrazione dell’Impero e, con la tetrarchia, tenta di evitare nuove crisi dinastiche.
313 d.C. Editto di Milano: Costantino concede la libertà di culto anche ai Cristiani.
324 d.C. La capitale dell’Impero viene spostata sul Bosforo: sarà Costantinopoli.
380 d.C. Editto di Tessalonica: con Teodosio il Cristianesimo diventa religione ufficiale dell’Impero.
395 d.C. Morte di Teodosio: divisione definitiva dell’Impero in Occidentale e Orientale.
410 d.C. I Goti saccheggiano Roma
476 d.C. Fine dell’Impero romano d’Occidente. Odoacre re degli Eruli depone Romolo Augustolo, ultimo imperatore.
Augusto
31 a.C. > 14 d.C. Figlio adottivo di Gaio Giulio Cesare, fu il primo imperatore romano.
Tiberio
14 > 37 d.C.
Governò in modo cauto garantendo pace e sicurezza all’Impero.
Vespasiano
69 > 79 d.C.
Capostipite della Gens Flavia, consolidò il potere imperiale e le finanze dello Stato.
Tito
79 > 81 d.C.
Sotto il suo governo fu inaugurato il Colosseo e si verificò l’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei ed Ercolano.
Caligola
37 > 41 d.C. Fu ucciso dai pretoriani a causa del suo potere dispotico e poco moderato.
Claudio
41 > 54 d.C. Imperatore autoritario, crudele e vendicativo, condannò Seneca all’esilio.
Domiziano
81 > 96 d.C. Rafforzò il potere imperiale inasprendo i rapporti con l’aristocrazia; fu vittima di una congiura.
Nerone
54 > 68 d.C.
Crudele e violento, fu dichiarato nemico pubblico dello Stato e si fece uccidere prima di essere catturato dai pretoriani.
Gli imperatori adottivi non provenivano da una dinastia familiare, ma ogni imperatore nominava il successore adottandolo come figlio. Dopo Traiano, nel II secolo, ci furono Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, Lucio Vero e Commodo.
Nerva
96 > 98 d.C.
Senatore tradizionalista ebbe il merito di scegliere il suo successore adottandolo: lo spagnolo Marco Ulpio Traiano.
Traiano
98 > 117 d.C. Fu l’ultimo conquista tore: con lui l’Impero raggiunse la massima espansione.
Divenuta capitale dell’Impero con Augusto (27 a.C.), Roma assume a poco a poco quell’aspetto monumentale che ancora oggi la rende una città unica al mondo: migliaia di persone lavorarono per costruire molte opere maestose rivestendo la città completamente di marmo. Ricordiamo il maestoso complesso dei Fori imperiali (che di fatto ampliarono il Foro originario), fatti edificare di volta in volta dai vari imperatori che si susseguirono al potere.
I cittadini romani, appena usciti di casa la mattina, si dedicano alle proprie attività recandosi generalmente al Foro: una piazza enorme su cui si affaccia la basilica 1 , dove si riuniscono gli uomini d’affari e si amministra la giustizia, e si tiene il mercato cittadino. In età imperiale il mercato viene abbattuto per fare spazio a nuovi splendidi edifici, come i templi 2 , colonne commemorative e statue imponenti 3 Il Foro è così affollato che dall’alba al tramonto è vietato il transito di veicoli, fatta eccezione per le lettighe 4 dei patrizi e i carri funebri dei personaggi illustri. Qui si incontrano cittadini di ogni tipo e di ogni estrazione sociale: magistrati, mercanti, schiavi, stranieri, sfaccendati.
Roma conquista il suo Impero con gli eserciti per fare poi strada alla sua civiltà: a poco a poco centri abitati già esistenti si trasformano in città romane, cioè dotate di quegli elementi architettonici ed urbanistici che ne fanno delle “piccole Rome” presenti in tutte le regioni dell’Impero. Molte sono anche le città fondate ex novo da soldati o coloni romani (colonie).
Ogni città romana è dotata di mura di difesa 1 , lungo le quali si aprono quattro porte 2 in corrispondenza delle vie principali 3 (cardine e decumano). Il cuore della vita politica e religiosa della città è il Foro 4 , cioè la piazza principale. Non mancano edifici pubblici destinati allo svago dei cittadini, quali il teatro 5 , l’anfiteatro 6 e le terme 7
Nella Roma imperiale affluisce un numero sempre maggiore di persone, provenienti dalle campagne italiche e dalle province straniere. Il problema di dare l’alloggio a tutti viene risolto con la costruzione delle rumorose insulae, abitazioni tipiche dei quartieri popolari, suddivise in appartamenti piccoli, scuri, privi di acqua e di riscaldamento. Costruite parzialmente in legno, sono spesso esposte a incendi e crolli.
L’acqua la si attinge dalle fontane pubbliche ed esistono servizi igienici pubblici, che spesso mancano negli appartamenti. Le botteghe affacciate sulle strade affollate e sui vicoli angusti sono sempre frequentate dai clienti: schiavi mandati dai padroni o donne accompagnate da ancelle o uomini di fiducia del marito.
Al piano terra delle insulae si trovano le botteghe dei commercianti 1 , mentre i piani superiori sono occupati dagli appartamenti 2 . Il quartiere è molto vivo: piccoli ambienti affacciati sulle rumorosissime strade sono adibiti a scuola 3 ; non mancano elementi che ritroviamo tuttora nelle nostre città, come gli attraversamenti pedonali 4 e le fontane 5
Le domus sono le abitazioni urbane tipiche dei patrizi, più o meno ampie ed eleganti, ma tutte abbastanza simili nella struttura. Attraverso il vestibulum 1 si entra nella stanza centrale, atrium 2 , un ambiente che ha un’apertura nel tetto, compluvium 3 , per raccogliere l’acqua piovana in una cisterna, impluvium 4 ; intorno sono dislocate le stanze da letto, cubicula 5 e lo studio, tablinum 6 . La parte più interna della domus è un portico, perystilium 7 , collegato alla sala da pranzo triclinium 8 ; a fianco la cucina 9
La situazione illustra un’interrogazione in corso 1 con il maestro, ludi magister 2 , seduto sulla cathedra; al suo fianco una capsa 3 contenente rotoli di papiro. Mentre uno studente svogliato e assonnato 4 si concede una pausa, altri ragazzi si esercitano nella scrittura e nel calcolo 5 utilizzando tavoletta cerata 6 e abaco 7
Si tratta di una vera e propria azienda agricola, spesso anche residenza di campagna dei ricchi patrizi che abitano nei centri cittadini. Il lavoro nei campi e quello per la trasformazione dei prodotti agricoli (uva e olive, frumento…) è reso possibile dalla manodopera degli schiavi.
Grandi ceste di vimini 1 sono utilizzate per trasportare olive e uva dai campi coltivati 2 al torchio per la spremitura 3 ; il vino e l’olio vengono conservati nei dolia 4 , enormi vasi di terracotta interrati. Mentre gli schiavi sono occupati nei lavori 5 , i bambini si divertono a giocare con gli animali 6
Nel circo, edificio di forma ellittica allungata, circondato da gradinate per il pubblico, si svolgono le corse dei carri, molto amate dai cittadini dell’Impero.
L’auriga 1 è il conducente della quadriga 2 , un carro leggero trainato da quattro cavalli che corrono fiancheggiando la spina 3 , il muro che divide la pista in tutta la sua lunghezza.
Il pubblico sugli spalti 4 segue animatamente la corsa incitando con urla le squadre in gara.
Nell’anfiteatro, edificio pubblico di forma ellittica, hanno luogo diversi spettacoli molto graditi dal pubblico romano, in modo particolare i combattimenti dei gladiatori. Nell’arena 1 è in corso uno scontro tra un mirmillone 2 e un reziario 3 ; alcuni schiavi stanno portando via un gladiatore morto in combattimento 4 mentre il vincitore 5 esulta salutando il pubblico. Gli spettatori, che assistono dalle gradinate 6 , sopportano la calda giornata grazie all’ombra prodotta dal velarium 7 , un telo che copre la sommità dell’edificio.
Il teatro, come struttura architettonica destinata alla rappresentazione di spettacoli pubblici, nasce in Grecia. Il teatro romano conserva le caratteristiche fondamentali del teatro greco, anche se a differenza di questo è costituito completamente da strutture in muratura. Ha la forma di una D ed è composto da tre parti principali: la cavea 1 , una serie di gradinate ricurve sostenute da un intreccio di archi, con rampe e gallerie di accesso 2 (vomitoria); l’orchestra 3 , lo spazio semicircolare al centro, occupato dai sedili riservati a magistrati e senatori; il palcoscenico 4 , dove recitano gli attori, sul cui sfondo si innalza la scena 5 , una struttura sempre più ricca ed elaborata, composta da più ordini di arcate e colonne sovrapposte.
Gli stabilimenti termali pubblici sono complessi architettonici destinati ai bagni e alle attività ricreative degli abitanti delle città. Comprendono uno spogliatoio 1 , una stanza riscaldata, spesso provvista di vasca 2 (tepidarium), una stanza ancora più calda con vasca per i bagni caldi 3 (calidarium), un locale freddo con vasca per i bagni freddi 4 (frigidarium).
Nelle terme più complesse ci sono anche il laconicum 5 , una stanza per i bagni di sudore, la palestra, una piscina e una biblioteca.
Gli ambienti sono riscaldati grazie a condutture di terracotta inglobate nelle pareti e a camere d’aria sostenute da pilastrini di mattoni 6 (suspensurae) che permettono la circolazione dell’aria riscaldata dai fuochi alimentati dagli schiavi.
L’imponente rete stradale, costruita dai Romani con tanta perizia, nasce per collegare fra loro le città dell’Impero, ma serve anche ai commercianti e ai viaggiatori che si muovono su carri a quattro ruote ricoperti di pelli. Diversi tipi di materiali, trasportati con l’aiuto di buoi 1 , sono impiegati per la costruzione di una strada: sopra un primo strato di ciottoli 2 viene stesa una copertura di sabbia e ghiaia 3 , quindi sono sistemate le pietre che compongono la pavimentazione della via 4 Più impegnativa e complessa è la costruzione di ponti 5 per il superamento dei fiumi.
Ai tempi dell’Impero, di fronte agli attacchi dei Barbari, Roma rafforza i confini delle regioni più insicure con sistemi di difesa in muratura. Dal fortino 1 si accede ai camminamenti 2 destinati alla ronda dei legionari di guardia; le mura sono intervallate da torri di avvistamento 3 per controllare i Barbari stanziati in lontananza 4 . All’interno del campo si trovano le tende dei legionari 5 che si tengono sempre pronti ad entrare in azione 6 mentre i funzionari di alto grado alloggiano in strutture in legno 7 .
Il porto di Ostia, edificato secondo la tradizione in età monarchica, fu il porto che garantì a Roma intensi scambi commerciali via mare. Molte anfore contenenti vino e olio 1 vengono caricate nelle navi mercantili 2 ; altri barconi 3 sono utilizzati per il trasporto fluviale. Quando una nave attracca alla banchina 4 , alcuni uomini si occupano di scaricare le merci 5 e di trasportarle nei magazzini e nelle botteghe 6
Le origini latine della lingua italiana. Le regole di pronuncia del latino. I casi, le declinazioni, le coniugazioni, il paradigma. Le strutture logiche della frase italiana e della frase latina.
aver letto le parole di Dante, le nella traduzione latina di Iulia. Evidenzia quelle di cui pensi di comprendere il significato.
In questa pagina vedi i rilievi che narrano le imprese dell’imperatore Traiano. Infatti conoscerai le tecniche di comunicazione dei Romani.
In hac pagina emblemata quae narrant principis Traiani res gestas vides. Nam Romanorum communicationis rationes cognosces.
Sicuramente ti sarà capitato di utilizzare le parole agenda, album, video, gratis, bis: con l’aiuto del dizionario prova a capire da dove derivano e spiegane il significato.
Protagonisti di una delle più importanti civiltà del passato, gli antichi Romani, dopo più di 2000 anni, continuano a far sentire la loro presenza grazie ai numerosi monumenti da essi costruiti, alcuni ben conservati, altri ridotti a pochi ruderi. Probabilmente anche nella tua città o nei suoi dintorni si trova un monumento di epoca romana. Magari è proprio uno di questi.
Il ponte o acquedotto di Pondel è uno dei più suggestivi monumenti della Valle d’Aosta. Situato all’imbocco della valle di Cogne, nei pressi di Aymavilles, il ponte fu costruito sulla gola del torrente Grand’Eyvia, probabilmente per poterlo attraversare. Alto circa 60 metri, è costituito da una sola arcata; nella parte superiore scorreva il canale dell’acquedotto e al di sotto un passaggio pedonale coperto. Un’iscrizione riporta l’anno in cui fu edificato, il 3 a.C., e i nomi dei suoi costruttori, i coloni romani Avilius e Aimus. Il termine Pondel deriva probabilmente dal latino ponticulus, cioè ponticello.
L’anfiteatro Flavio, conosciuto con il nome di Colosseo, è il più grande e imponente anfiteatro romano. Fu costruito a Roma nella valle tra i colli Palatino, Esquilino e Celio. Voluto dall’imperatore Vespasiano della dinastia flavia, fu inaugurato nell’80 d.C. dal figlio Tito, che per 100 giorni vi fece allestire grandiosi combattimenti e spettacoli, tra cui le «naumachie», incredibili rappresentazioni di scontri navali. Il Colosseo era diviso in settori, ai quali si accedeva tramite scale e gallerie affollate durante gli spettacoli da venditori di ceci, bevande e cuscini.
Il foro costituiva il cuore della vita civile, politica ed economica di ogni città romana; a esso si poteva accedere soltanto a piedi e vi erano concentrati i più importanti edifici pubblici e religiosi. Nel foro di Pompei, in Campania, si trovavano il Capitolium, ossia il tempio di Giove Capitolino, il Macellum o mercato cittadino, un santuario dei Lari, il tempio di Vespasiano, dedicato al culto dell’imperatore, il tempio di Apollo, circondato da un porticato di 48 colonne, il Comitium, in cui si eleggevano i magistrati, la Basilica, nella quale si trattavano questioni civili, commerciali ed economiche, e infine gli horrea, cioè i granai.
L’immagine qui a fianco costituisce un particolare della splendida pavimentazione a mosaico della villa romana
Casale di Piazza Armerina, in provincia di Enna, in Sicilia, edificata tra il III e il IV secolo d.C.
Tali mosaici riproducono scene di caccia, l’episodio omerico di Ulisse che fa ubriacare Polifemo, giochi di bambini e gare femminili. È curioso osservare che alcune figure femminili sembrano indossare un costume da bagno dei nostri giorni, il bikini.
L’italiano è la lingua che utilizziamo per parlare e per scrivere, per comunicare ed esprimere ogni nostro pensiero. Ma come è nato l’italiano? Come molte lingue europee, anche la nostra si è formata nel corso dei secoli, in un lungo periodo durante il quale ha subito una costante trasformazione ed evoluzione.
Per comprendere le fasi di questo processo, da cui si è originato l’italiano che noi oggi conosciamo, dobbiamo necessariamente tornare indietro di molti secoli, all’epoca di Roma antica, e tracciare brevemente la storia della lingua allora parlata: il latino.
Il latino è una lingua di origine indoeuropea. Con il termine «indoeuropeo» viene indicata la lingua preistorica da cui si ritiene sia derivata una gran parte delle lingue europee e asiatiche, sulla base di elementi comuni (lessico, strutture grammaticali) riscontrati tra di esse. L’indoeuropeo era la lingua parlata dagli Indoeuropei, antichissime popolazioni organizzate in tribù a carattere patriarcale, originarie, sembra, delle steppe della Russia meridionale. Queste tribù, tra il IV e il III millennio a.C., si stanziarono, attraverso successive migrazioni, in una vasta zona che si estendeva dall’Europa centro-orientale all’India. La loro lingua si sovrappose alle lingue locali, che ne furono contaminate e influenzate. Da queste mescolanze nacquero
Lingue indoeuropee
Lingue non indoeuropee
Distribuzione delle lingue parlate in Europa e nel Vicino Oriente.
Nascita ed evoluzione del
La lingua latina era parlata inizialmente da un piccolo popolo di contadini, i Latini vano l’antico Latium (Lazio).
Quando i Latini fondarono Roma, secondo la tradizione il 21 aprile del 753 a.C., le lingue parlate in Italia erano numerose e varie: nell’E truria si parlava l’etrusco, nella Gallia Cisalpina (l’odierna Pianura Padana) si parlava il celtico e nel resto dell’Italia si parlavano diversi dialetti italici, tra i quali l’osco, l’umbro e il piceno. I Latini, fondata Roma, riuscirono ben presto a imporsi su tutte le altre popolazioni dell’Italia, creando un’unità politico-culturale basava sull’identità di culto e di lingua e su una comune organizzazione amministrativa. Successivamente, essi ampliarono il loro domi nio anche oltre i confini dell’Italia, dando vita a un potente impero che, nel periodo della sua massima espansione (II secolo d.C.), compren deva gran parte dell’Europa e dei Paesi affac ciati sul Mediterraneo. Via via che annettevano nuovi territori, i Romani estendevano a essi la propria lingua, il latino, che divenne così la lingua ufficiale di tutto l’Impero. Per secoli dunque il latino fu la lingua parlata non solo in Italia, ma in tutto il bacino del Mediterraneo e in tutte le aree che erano sotto l’influenza e il dominio dell’Impero Romano.
Italico centrale
Italico occidentale
Greco
Altre lingue
I Latini erano inizialmente un popolo di agricoltori e pastori. L’origine di alcune parole ci conferma questo dato storico.
Pecunia, termine arcaico che significa denaro, deriva dal latino pecus (= bestiame).
Le greggi costituivano una ricchezza, gli animali potevano essere anche oggetto di scambio commerciale.
Lieto deriva dal latino laetus (= grasso), spesso riferito a un terreno agricolo particolarmente fertile.
Egregio, cioè di ottima qualità, eccellente, deriva dall’espressione latina e grege (= fuori dal gregge), riferito all’animale pregiato che veniva messo all’ingrasso in vista della vendita o del consumo.
In latino furono scritte numerose opere in prosa e in poesia, molte delle quali sono giunte fino a noi. Quindi noi conosciamo il latino quasi esclusivamente attraverso fonti letterarie o documenti ufficiali.
Tuttavia – come accade anche per l’italiano – rispetto al latino scritto, la lingua parlata, e in particolare la lingua del popolo, doveva essere molto diversa. Di questo latino parlato possiamo avere un’idea grazie ad alcuni autori antichi, che ne hanno lasciato testimonianza nelle loro opere, e grazie alle iscrizioni provenienti da tutti i territori dell’Impero. Sappiamo per esempio che la lingua popolare usava la parola posto di equus, che era il termine in uso nel latino letterario. È interessante osservare che la nostra lingua conserva entrambe le parole: l’una ha dato origine a termini come «cavallo» o «cavaliere», l’altra è presente nei termini «equino», «equestre», «equitazione».
Oltre a presentare differenze rispetto al latino scritto, la lingua parlata era diversa anche nelle varie regioni dell’Impero, perché influenzata dalle lingue originarie dei popoli conquistati. Tali differenziazioni si fecero col tempo sempre più marcate, cosicché se da un lato il parlato si allontanava sempre più dalla lingua scritta, dall’altro si diversificava anche internamente, assumendo in ogni area geografica caratteri specifici, da cui poi si sarebbero sviluppate le varie lingue nazionali.
In seguito alla crisi politico-amministrativa che portò alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.), e soprattutto a causa delle invasioni barbariche che segnarono la diffusione delle lingue germaniche, si assi stette alla frantumazione dell’unità lingui stica su cui si era basato l’Impero.
Le differenze linguistiche tra le varietà di latino parlate nelle regioni dell’ex Impero Romano si accentuarono, portando alla for mazione di nuove lingue.
Nelle aree dell’Europa in cui il latino era più radicato, quali l’Italia, la Spagna, la Francia e la Romania, si formarono lingue in cui la derivazione dal latino è più evidente e che per que sto vengono dette «neolatine» o «romanze» (dal nome dei Romani); tali lingue erano definite anche «volgari», perché usate dal popolo (
Parentele linguistiche
Nel suo trattato De vulgari eloquentia Dante Alighieri intuì per primo la parentela dell’italiano e del francese antico con una lingua comune, senza però riconoscere quest’ultima nel latino
2 3 4 5
Basandoti sulla somiglianza del latino con l’italiano, collega ciascuna parola italiana alla corrispondente parola latina da cui deriva.
1. abitare a. pater
2. figlio b. mater
3. isola c. filius
4. romano d. semper
5. padre e. insula
6. madre f. habitare
7. sempre g. Romanus
Spiega, con l’aiuto del dizionario, il significato delle seguenti parole latine ancora in uso nella nostra lingua.
lapsus: tandem: optimum: ultimatum: promemoria: vademecum:
Prova a scrivere, accanto alle parole latine del seguente elenco, la corrispondente parola italiana.
amare: viola: aqua: exercitus: bonus: piger: hora: rosa: homo: velox:
Leggi le seguenti parole italiane e scrivine il significato, poi cerca di abbinarle alle parole latine sottoelencate.
verbale: sociale: bellico: selvaggio:
virile: ufficio:
verbum (= parola) – silva (= bosco) – officium (= dovere) – vir (= uomo) – bellum (= guerra) – socius (= alleato).
Nelle seguenti frasi individua e sottolinea la parola o l’espressione latina e, con l’aiuto dell’insegnante, ricostruiscine il significato.
1. Oggi sarà proiettato un film per tutti gli studenti nell’aula magna della scuola.
2. La pro loco della città organizzerà alcune iniziative per le serate estive.
3. Roberto Benigni ha ricevuto una laurea honoris causa per i suoi meriti letterari.
4. Mio fratello, appena laureato, ha spedito il suo curriculum vitae a molte aziende.
5. Il progetto per il nuovo parco cittadino è ancora in fieri.
Maiuscole A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T U V X Y Z
Minuscole a b c d e f g h i k l m n o p q r s t u v x y z
L’alfabeto latino ha 24 lettere. Oltre alle sei vocali (a, e, i, o, u, y), esistono i dittonghi, cioè coppie di vocali pronunciate con un’unica emissione di voce. I dittonghi più comuni sono: au, eu, ae, oe; sono più rari: ei, ui, yi.
STORIE DI PAROLE Una lettera non latina
Che fine ha fatto la lettera W?
Presente nel nostro alfabeto, la W manca in quello latino, perché di origine germanica!
La pronuncia corretta del latino è stata oggetto di discussione nel corso del tempo. Oggi esistono una pronuncia scientifica o restituta (ricostruita) e una pronuncia scolastica (che è quella che seguiremo) sostanzialmente uguale alla pronuncia dell’italiano, con alcune differenze. Ecco le principali regole che ti permetteranno di leggere in maniera corretta il latino.
Scrittura
Pronuncia scolastica
y i lyra [lìra] ae, oe e
Esempi
caelum [cèlum]
poena [pèna] aë, oë ae, oe
aër [àer] (= aria)
poëta [poèta] au, eu, ei, ui au, eu, ei, ui
audacia [audàcia]
Europa [Euròpa]
ei [èi] (= ahimè)
cui [cùi] (= a cui) k c (suono gutturale) Karthago [Cartàgo] (= Cartagine) h non ha suono proprio homo [òmo] x cs laxare [lacsàre] (= allentare) ph f philosophia [filosòfia]
gl suono gutturale (come glicine) glis [glìs] (= ghiro) ti + vocale z sorda (come pazienza) patientia [paziènzia]
ti preceduto da s, t o x, o se la i è accentata pronuncia regolare
vestio [vèstio] (= vesto)
mixtio [mìcstio] (= mescolanza)
totius [totìus] (= di tutto)
Generalmente, in latino, la divisione in sillabe segue le stesse regole che in italiano: a-mi-cus (= amico), re-fer-re (= riportare), con-su-les (= consoli).
Tuttavia vi sono alcune differenze:
• due vocali vicine che non formano dittongo costituiscono due sillabe distinte: Grae-ci-a (= Grecia), in italiano Gre-cia;
• due consonanti (sia uguali che differenti) generalmente si separano, anche se la prima consonante è «s» o se il gruppo è «gn»: mag-na-ni-mus (= magnanimo), in italiano ma-gna-ni-mo; fus-cus (= fosco), in italiano fo-sco.
Quantità delle vocali
In latino le vocali potevano essere brevi o lunghe a seconda del tempo che si impiegava a pronunciarle: le lunghe venivano pronunciate in un tempo doppio rispetto alle brevi. Le brevi si indicano graficamente ponendovi sopra il segno ˘, mentre le lunghe si indicano ponendovi sopra il segno ̄.
Il dizionario ti permette di conoscere la quantità delle vocali, informazione utile per distinguere:
• i casi, quindi le funzioni logiche della parola: rosă (= la rosa) è in caso nominativo, svolge cioè la funzione di soggetto; rosā (= con la rosa), invece, è in caso ablativo, svolge cioè la funzione di complemento di mezzo;
• gli omonimi, cioè le parole che hanno la stessa forma, ma significati diversi: mălum (= il male) non ha lo stesso significato di mālum (= la mela);
• la posizione dell’accento tonico nella parola: monēre (= ammonire) va accentato sulla penultima sillaba [monère]; legĕre (= leggere), invece, va accentato sulla terzultima [lègere].
Come le vocali, anche le sillabe possono essere brevi o lunghe e ciò avviene «per natura» o «per posizione».
Lunghe Le sillabe che contengono un dittongo o una vocale lunga: aurum (= l’oro); Rōma.
Brevi Le sillabe che contengono una vocale breve seguita da un’altra vocale (con cui non formi dittongo) o da una consonante semplice: audı˘ o (= io odo); bĕ ne.
Le sillabe contenenti una vocale seguita da due consonanti (diverse da h) o dalle consonanti x o z: mōns (= il monte); gāza (= il tesoro).
Le sillabe che terminano per vocale seguite da sillaba iniziante con un’altra vocale o con h + vocale: fuu˘ it (= egli fu); vĕ ho (= io trasporto).
Nelle parole latine, l’accento tonico cade sempre su una delle ultime tre sillabe: questa regola costituisce la cosiddetta legge del trisillabismo. Per stabilire dove cade l’accento, ossia la vocale tonica, è necessario conoscere la quantità della penultima sillaba, e tenere presente che:
• se la parola è bisillaba, l’accento cade sempre sulla penultima sillaba: gùtta (= goccia);
• se la parola è formata da tre o più sillabe, l’accento cade sulla penultima, se questa è lunga; cade invece sulla terzultima se la penultima è breve (legge della penultima): monère (perché è monēre); lègere (perché è legĕre).
ìta iòcus vìtium tènax còhors Pythàgoras 1 2 3 4
Disponi in ordine alfabetico le seguenti parole. vestibulum – melius – beneficus – patientiam – genius – res – coactus – Zama – agricola – otium – captivus – quaero – ferrum – navis – hominem –secum – index – undique – kalendae – laetitiam – Xanthippe – damnum
Disponi in ordine alfabetico le seguenti parole. conviva – exspiro – extremus – coniuratus – aedificium – agricola – exitus – athleta –aequor – aureus
Sottolinea i dittonghi presenti nelle seguenti parole. Attenzione: non tutte li contengono! aedes – rosae – Lacedaemon – oboediens – taurus – Leuctra – caelum – aër – praemium – Croesus – foedus – amoenus – aurum – neuter – scientia – Phoenicia – praetor – poëta –quaestor – poena – pecuniae – Oedipus – praeterea – Phaeacia
Leggi le seguenti parole ad alta voce, applicando le regole di pronuncia.
frigidàrium nègligens fràtres auxìlium àgnus gèmitus càstra
òtium hèdera sènex
Lìbyae lèctio ràtio kalèndae mènsa mìhi
nùptiae Phoèbus foèdus proèlium glìsco theàtrum
Caèsar àra nìhil desidèrium clàssis vir hùic habère Xèrxes àut poèna poetàrum aèdes pùgnam moènia cònsul gàudium vèritas
supèrbus iuràre
Leggi ad alta voce le seguenti parole, applicando le regole di pronuncia. àter
aurìga maèstus cèrtus
bònus
Lacedaèmon
làbor
tàcitus
calàmitas
Sòcrates
aèstas
pìus
Tròës
Miltìades
ùxor
Rhòdanus
quaèstus
ìnsula
Zèphyrus triumphàlis
Alexandrìa puerìtia scièntia philòsophus
Dividi in sillabe le seguenti parole. musica – caritatem – discipulus – magister – ancilla – Latinam – seduli – docet – nomina –natura – insula – terra
Dividi in sillabe le seguenti parole, tenendo presente le particolarità della suddivisione in sillabe in latino.
Sicilia – paeninsula – tenebra – involucrum – patria – ambiguitas – maestus – aequus –aequitas – patres – philosophia – diffido – platea – bestiolam
Dividi in sillabe le seguenti parole classificandole in monosillabi, bisillabi, trisillabi, polisillabi.
vel – mare – quaestor – aqua – timēre – Aemilius – navis – conspice ˘ re – rex – pater –tempora – faber – causa – auriga – pendere – pugna – viola – portus – aër – constantia –sum – artifex – litteras – poëtam
Nelle seguenti parole segna la quantità della penultima sillaba, tenendo presente la posizione dell’accento tonico.
mulìeres – senàtus – còntulit – monère – oràtor – mactàtus – ìnsula – pèrspicax – àridus – òrbitam – adsùmo – mendàcium – nullìus – colùmba – hàbitus – praedònes – ròboris –òculus – òppidum – tribùtum – imitàtio
Segna l’accento tonico sulle seguenti parole, in base alla quantità della penultima sillaba, quindi leggile ad alta voce. rex – tempus – Paulus – venit – docet – filı˘us – puellam – sum – ancīlla – convo˘co – Italı˘cus –calcu ˘ lus – descrīptus – thesaurus – cognōmen – occu ˘ po – scitu ˘ lus – defe ˘ ret – decēssus
Segna l’accento tonico sulle seguenti parole. Per farlo dovrai prima stabilire, servendoti del dizionario, la quantità della penultima sillaba. responsum – edictum – vestigium – repello – vinculum – antequam – certamen – emineo –conclave – fremitus – aedilis – consumo – ceteri – fortitudo
Leggi le seguenti frasi e le loro traduzioni, osservando le differenze tra le due lingue che sono schematizzate sotto.
Rosa odorata est. La rosa è profumata.
Rosam oleo. Io odoro la rosa.
Rosa mensam delecto. Con la rosa rallegro la mensa.
Rosae spina acuta est. La spina della rosa è pungente.
Rosae topiarius aqua perfundit. Il giardiniere dà l’acqua alla rosa.
Rosas oleo. Io odoro le rose.
Rosis mensam delecto. Con le rose rallegro la mensa.
Rosarum spinae acutae sunt. Le spine delle rose sono pungenti.
La parola rosa cambia all’interno delle singole frasi.
Non esistono articoli né preposizioni articolate.
La terminazione fornisce informazioni sul genere, sul numero e sulla funzione logica (soggetto, complemento di specificazione, complemento di termine, complemento oggetto, di vocazione, di mezzo) che il nome può svolgere all’interno della frase.
La parola rimane sempre «rosa» al singolare, «rose» al plurale.
Esistono gli articoli; le preposizioni articolate introducono i complementi indiretti (della rosa, alla rosa…).
La terminazione della parola fornisce informazioni solo sul genere e sul numero.
Anche in latino, come in italiano, le parti del discorso si distinguono in variabili e invariabili, a seconda che subiscano o meno mutamenti.
o altrimenti c ontrassegnato), è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUIT O, fuori commercio (vendita e altri atti di disposizione vietati: art. 17, c. 2 L. 633/1941).
(D.P.R. 6-10-1978, n° 627, art.4. n° 6).
(D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d). Esente da bolla di accompagnamento
Esente da I.V.A.
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Prima verba è un corso teorico-pratico che permette un proficuo avvio alla lingua latina, calibrato in funzione dell’età delle studentesse e degli studenti e delle loro capacità, proponendosi soprattutto di destarne l’interesse e il gusto per il passato, di stimolarne l’entusiasmo e la curiosità, evitando di ridurre l’insegnamento alla meccanica acquisizione delle regole grammaticali e sintattiche.
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