Il cacciatore d'aria - ESTRATTO

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avventurose avventurose avventurose avventurose Il cacciatore di aria Francesca Capelli avventurose avventurose avventurose avventurose avventurose avventurose avventurose Le meraviglie della scienza: l’atmosfera avventurose avventurose avventurose avventurose

Collana di narrativa per ragazzi

Editor: Paola Valente

Redazione: Emanuele Ramini

Consulenza scientifica: Giovanna Marchegiani

Ufficio stampa: Salvatore Passaretta

Team grafico: Mauro Aquilanti, AtosCrea Copertina: Mauro Aquilanti

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il cacciatore di aria

Illustrazioni di Marga Biazzi

A Daniel, quello vero, per le merende pomeridiane. A Laura, per quello che mi ha insegnato.

Aida in fila per due

In fila per due, con i cappotti già abbottonati e lo zainetto sulle spalle, i bambini dell’Orfanotrofio di Stato n. 54 erano pronti per la cosiddetta “passeggiata della salute”, alla quale erano obbligati una volta alla settimana.

Aida era in fondo alla fila. Aveva solo undici anni, ma era la più alta di tutti.

– Vorrei sapere cosa c’entra la salute con tutto questo –sussurrò alla vicina. O meglio, credette di sussurrare: per quanto provasse a tenere basso il volume della voce, c’era sempre qualcuno che riusciva a sentirla. Come in questo caso.

– HF-415! – la richiamò una sorvegliante, leggendo il codice che ogni bambino teneva stampato su tutti i suoi indumenti. – Silenzio!

L’uso del nome proprio era vietato nell’Orfanotrofio. La bambina la guardò con aria di sfida.

– Il mio nome è Aida. Aida Lysenko – disse a testa alta. Poi, si rivolse di nuovo alla compagna. – Non c’è proprio niente di meglio al mondo che camminare in mezzo alle auto con una mascherina sulla faccia e un tubo che ti spara aria in bocca!

L’altra bambina le lanciò un’occhiata implorante e in silenzio la supplicò di smetterla. Non voleva essere coinvolta in una delle punizioni cui Aida era spesso destinata: dalla pulizia dei bagni al lavaggio dei piatti. I guardiani non avrebbero esitato a farle spalare la neve, se la neve non avesse smesso di cadere su Dabilonia da molti anni.

Aida era abituata alle punizioni, che spesso la colpivano anche quando non c’entrava nulla. Se si cercava un colpevole, la candidata ideale era lei. Forse perché non riusciva a passare inosservata. Non solo per l’altezza e il vocione. C’era anche quella massa di capelli rossi e ricci, ribelli al regolamento dell’Orfanotrofio che obbligava le ragazze a farsi le trecce. Ci aveva provato in tutti i modi, persino versandosi olio sui capelli. Per quanto si sforzasse, la sua chioma indomabile alla fine aveva sempre la meglio.

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Accompagnati da due sorveglianti che aprivano e chiudevano la fila, i bambini camminavano da quasi mezz’ora sotto un cielo color ocra.

Aida si sforzava di tacere, concentrandosi sul sibilo dell’aria che le veniva soffiata in gola, attraverso una mascherina, dalla bombola che portava sulle spalle. Solo così potevano respirare all’aperto, mentre all’interno degli edifici l’aria era continuamente purificata e riciclata da un sistema di filtri con l’aggiunta di un aroma al mentolo che avrebbe dovuto essere piacevole, ma risultava insopportabile.

Come tutti i ragazzini della sua età, Aida non aveva mai visto una libellula, una farfalla o una coccinella. Non aveva mai ascoltato il ronzio delle api, il canto degli uccelli o il fruscio delle foglie alla brezza di primavera, quando la primavera e la brezza esistevano ancora. Tutto questo faceva parte dell’Era del Prima. A Dabilonia in molti non la ricordavano nemmeno più. Altri facevano finta di non ricordarla, perché avere la memoria corta era più conveniente.

Dabilonia era una città senza atmosfera. O meglio, l’atmosfera c’era, ma era diventata irrespirabile, tossica. Quella miscela di gas che avvolge la Terra e che ha permesso – grazie alla presenza di ossigeno – lo sviluppo della vita e la sua evoluzione in miliardi di anni, a Dabilonia si era trasformata, a causa dell’inquinamento, in una minaccia per la sopravvivenza di tutti.

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I ragazzini camminavano sul ciglio della strada, cercando di non farsi travolgere dalle automobili che passavano a poca distanza. Una moto sfrecciò più vicino al gruppo, tanto da sfiorare Aida e farle quasi perdere l’equilibrio.

– Un Cacciatore di Aria – mormorò, con la voce attutita e deformata dalla mascherina.

– Zitta – le ordinò la compagna. – Loro non esistono. Non li devi nemmeno nominare, lo sai. Aida la guardò sprezzante.

– Una cosa non smette di esistere solo perché non se ne parla.

– Non mi interessa, non voglio passare il resto della giornata a sfregare piatti per colpa tua. Un fischio delle sorveglianti annunciò che la passeggiata stava per terminare. Per quanto deprimente fosse l’Orfanotrofio, la sua atmosfera era quasi accogliente, se confrontata con l’esterno. Un’immensa pianura di fango, cemento e casermoni, suddivisi da strade piene di auto in coda con il motore sempre acceso. Non una pianta, un fiore o un filo d’erba. Sulle pareti degli edifici, enormi cartelloni luminosi ricordavano a chi usciva di casa di verificare che la riserva della bombola fosse sufficiente. Ed elencavano i gas presenti quel giorno nell’aria e che non dovevano per nessun motivo essere inalati: anidride solforica e solforosa, ossidi di azoto, vapori di mercurio e cianuro, anidride carbonica.

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Nessuna traccia dell’azoto, dell’ossigeno – i due gas principali che compongono l’aria, grazie ai quali tutti gli esseri viventi possono respirare e sopravvivere.

Ai bordi delle strade, i pochi pedoni camminavano curvi e veloci. Nessuno passeggiava mai a Dabilonia. Al massimo, andava da qualche parte a piedi, intendendo il lavoro, la scuola, la propria casa. Tutto era assegnato dal CCC, il Comitato Centrale di Controllo, che governava la città e che stabiliva persino con chi sposarsi. Nessuno si lamentava o si ribellava perché – così si diceva – il CCC aveva informatori ovunque e spiava i cittadini con un sistema di microcamere nascoste. Dove, non era dato saperlo. Ma il fatto che avrebbero potuto essere nei luoghi più impensati rendeva tutto incerto e minaccioso. Impossibile dire se il tempo fosse buono o cattivo: il sole era oscurato da uno strato di smog che impediva ai raggi di passare e di raggiungere la superficie terrestre. Di solito il cielo era grigio, a volte color ocra e allora si era stabilito che fosse l’equivalente di una bella giornata. Aida e i suoi compagni non conoscevano il piacere di una passeggiata nei boschi o di una corsa in spiaggia, non avevano mai sentito il profumo dell’erba dopo la pioggia. L’ordine di rientrare fu accolto con sollievo.

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L’aria

Sai cos’è l’aria? Ne sei immerso completamente, la respiri eppure non la vedi. A volte la senti quando soffia il vento. Da essa dipende la vita di tutti gli esseri sul nostro pianeta.

L’aria, chiamata anche atmosfera, avvolge tutta la terra e si estende fino a un’altezza di circa 1000 chilometri. Non si disperde nello spazio grazie all’azione della forza di gravità.

L’aria è un insieme di gas ed è composta principalmente di azoto (78%) e di ossigeno (21%). Questi due gas costituiscono il 99% di tutta l’atmosfera. Il restante 1% è formato da anidride carbonica, argon, neon, elio, cripto, idrogeno, xeno. In sospensione si trova pure il pulviscolo atmosferico, costituito da microscopiche e leggerissime particelle di materia solida, e il vapor acqueo che proviene dall’evaporazione dell’acqua terrestre.

L’atmosfera è costituita da vari strati. Quello più vicino alla crosta terrestre si chiama Troposfera e contiene l’aria che respiriamo. Arriva a un’altezza di 12 chilometri e al suo interno si verificano i fenomeni meteorologici: pioggia, neve, vento e così via. È molto sottile ma anche più densa perché contiene 3/4 della massa gassosa di tutta l’atmosfera.

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ATMOS FERA

OZONO

TROPOSF E R A STRATOSF E R A

RAGGI ULTRAVIOLETTI

Lo strato successivo è chiamato Stratosfera , arriva fino a 45 chilometri, qui si concentra l’ozono, un gas che protegge la terra dalle radiazioni solari troppo intense. Guai se non ci fosse questo filtro! Seguono la Mesosfera , la Termosfera o Ionosfera e la Esosfera , oltre la quale si trova lo spazio interplanetario dove non c’è aria.

Man mano che ci si allontana dalla superficie terrestre, la temperatura diminuisce.

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Cellula vegetale

La fotosintesi clorofilliana

Gli esseri viventi, per respirare, consumano ossigeno ed emettono anidride carbonica. Tuttavia le piante contribuiscono a mantenere l’ossigeno in atmosfera grazie alla fotosintesi clorofilliana. Le piante respirano come noi (consumando ossigeno ed emettendo anidride carbonica) ma, con la luce del sole e la mediazione della clorofilla , producono le sostanze nutrienti indispensabili per la loro sopravvivenza e in questo processo rilasciano ossigeno. La fotosintesi dunque agisce in modo contrario alla respirazione della pianta, perché assorbe anidride carbonica e produce ossigeno. Per questo le foreste sono fondamentali per mantenere il corretto equilibrio tra ossigeno e anidride carbonica nell’atmosfera. La loro distruzione favorisce l’effetto serra e il riscaldamento globale.

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Clorofilla di basilico Cellula vegetale PARETE CITOPLASMA ORGANULI CLOROPLASTI MEMBRANA NUCLEO

Schema della fotosintesi clorofilliana: l’anidride carbonica assorbita dalle foglie (freccia viola), attraverso la luce del sole e la clorofilla (freccia gialla) produce ossigeno (freccia azzurra).

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Il Cacciatore di Aria

Jonas aprì la porta, disattivò l’allarme con il telecomando che teneva in tasca e rimase al buio per qualche istante, in ascolto, alla ricerca di un minimo rumore o di un altro segnale che rivelasse la presenza di un estraneo.

Tutto era tranquillo.

L’uomo si avvicinò alla finestra, tirò la tenda e solo allora accese la luce. Si sfilò lo zaino, lo appoggiò sul tavolo e lo aprì. Con infinita cautela ne estrasse una sfera trasparente, che guardò in controluce.

“Limpidezza perfetta. Nessun residuo. Questa roba vale oro” pensò.

Il cellulare iniziò a squillare.

– La merce è pronta – rispose Jonas. – Una sfera. Ditemi quando volete ritirarla.

– Domattina – disse la voce dall’altra parte. – Una sola sfera? Poca roba, ci aspettavamo di più. In ogni modo, lasciala nel solito posto e prendi i soldi, non fare scherzi perché sai che ti troveremmo.

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avventurose

Il cacciatore di aria

A Dabilonia, una città ambientata nel futuro, l’aria è irrespirabile, tanto che le piante e gli animali si sono estinti a causa dell’inquinamento.

La giovane Aida crede però che da qualche parte esista ancora la possibilità di una vita diversa. Con l’amico Daniel decide di fuggire dall’orfanotrofio in cui è rinchiusa e va alla ricerca di un mondo dove la natura non sia scomparsa.

Un misterioso personaggio si offre di aiutarli: manterrà la sua promessa o li tradirà?

avventurose

Un racconto per conoscere l’aria e per capire che inquinarla significa mettere in pericolo la Terra.

Il racconto è arricchito da: • pagine di approfondimenti tematici • : esperimenti scientifici • attività interattive su www.avventurosescienze.it

Sei curioso? Ti piacerebbe conoscere tutti gli aspetti della natura? Allora non ti resta che leggere, approfondire e sperimentare. ISBN 978-88-472-2422-3

Età consigliata: dagli 8 anni € 7,50

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