URBE MAGAZINE n2 2022

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Intervista all’On. Beatrice Lorenzin: “Costruire un modello di welfare urbano è un obbligo del presente” di Mario Pappagallo

Promuovere la salute nei contesti cittadini, immaginando anche un nuovo modello di welfare urbano, non può più essere un mero esercizio intellettuale per pianificare un futuro, non lontano ma pur sempre futuro. Oggi è un obbligo del presente. Gli avvenimenti globali degli ultimi due anni che hanno anche rallentato gli impegni per ridurre inquinamento e surriscaldamento del pianeta spingono verso un’accelerazione degli atti concreti. “Oggi è necessario identificare strategie di azione per rendere consapevoli governi, regioni, città e cittadini dell’importanza della promozione della salute nei contesti urbani, guardando alla sempre maggiore urbanizzazione in termini nuovi”. Beatrice Lorenzin, nel dicembre 2017, da ministro della Salute, firmò, insieme al Presidente dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), Antonio Decaro, l’“Urban Health Rome Declaration”. Uno degli atti conclusivi del G7 Salute. “Quindici punti in tutto – ricorda la parlamentare – il cui fulcro è sempre la Salute. Si va dall’impegno delle amministrazioni per la tutela della salute dei cittadini, alla diffusione di informazione tra la popolazione con l’inserimento di specifici insegnamenti a scuola, alla promozione dello sport, della sana alimentazione e del trasporto sostenibile. Questa trasformazione, inevitabilmente, richiede una comprensione e un’analisi attenta dello scenario futuro all’interno del quale declinare le politiche per un progressivo miglioramento, in un quadro di welfare state, della soggettività del welfare locale, per favorirne la trasformazione in un welfare generativo, e di partecipazione e progettazione, condivise”. 44

L’Italia, per le sue caratteristiche geografiche e demografiche, con metropoli relativamente grandi in termini di abitanti e molte realtà cittadine con una popolazione molto più contenuta ma distribuite sul territorio abbastanza vicine una all’altra, potrebbe essere il più grande laboratorio per avere città a misura di benessere di chi le abita?

“L’Italia oggi può essere in prima linea nello studio di queste dinamiche correlate alla salute derivanti dell’urbanizzazione se Governo, Sindaci, Università, Aziende Sanitarie e esperti sapranno interagire attraverso forme virtuose e multidisciplinari e non virtuali, settoriali e individualistiche, evitando la logica dei silos, cioè la mancanza di collaborazione e scambio fra le varie istituzioni coinvolte. L’obiettivo resta sempre uno: la città produttrice di salute, la città pulita, sanificata, la città promotrice di igiene. Se la città non è salubre, le persone si ammalano perché il 90% della vita oggi si svolge in centri urbani. E se nelle città medie, più piccole, si vive meglio, le città grandi devono diventare produttrici di salute. Devono essere concepite per calare politiche come nelle realtà piccole. Un centro urbano a misura d’uomo, dove tra casa e lavoro, tra casa e scuola, bastano 15 minuti, meglio se a piedi. Con comunità nel quartiere. Dove favorire l’invecchiamento attivo e dove il verde, inteso anche come orti cittadini o verticali, sia ben distribuito rispetto ad abitazioni e luoghi di lavoro”. Il sindaco di Parigi Anne Hidalgo ha chiesto la ristrutturazione radicale e la decostruzione della città, dove i servizi essenziali e le attività culturali si trovano a 15 minuti a piedi da ogni casa. Che ne pensa? “Un obiettivo da condividere e in linea con quanto ci siamo detti finora”. Che aspetto avrà il Pianeta Terra nei prossimi decenni? “Dipende se siamo in grado di intervenire rapidamente o meno. Se lasciamo che le cose vanno come stanno andando, il nostro pianeta non avrà un buon aspetto. Occorre intervenire subito per la riduzione delle emissioni, per utilizzare tecnologie per riorganizzare strutturalmente le città, per esempio utilizzando materiali che si adattano ai cambiamenti ambientali, in grado di creare energia pulita o di ridurre i consumi, materiali ‘intelligenti’, non inquinanti. Sono urgenti anche investimenti per priorità che, purtroppo, stiamo toccando


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