SPORTCITY JOURNAL GIUGNO 2023

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SPORTCITY JOURNAL

Rivista digitale “scientifica e divulgativa” semestrale della Fondazione Sport City edito da LASTMILE

1/2023 GIUGNO

URBAN HEALTH E VULNERABILITÀ SOCIALI, MANIFESTO SULLA SALUTE E IL BENESSERE NELLE CITTÀ ATTIVITÀ FISICA E SEDENTARIETÀ,SPORTCITYMEETING,CARTADISALSOMAGGIORE, PROTOCOLLO D’INTESA SULL’INVECCHIAMENTO ATTIVO, SPORTCITYDAY2023,PDL “DISPOSIZIONIPERL’ISTITUZIONEDELLA GIORNATA NAZIONALE PER LA SALUTE E IL BENESSERE NELLE CITTÀ”, RIFORMA DELLO SPORT, RICERCHE: QUANTA DIFFERENZA C’ÈNELLAPRATICASPORTIVAALIVELLOREGIONALE?”

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SPORTCITY JOURNAL

N° 1/2023 GIUGNO

SPORTCITY JOURNAL è una rivista digitale scientifica‐divulgativa semestrale edita dalla Fondazione Sport City e dall’Osservatorio Permanente sullo Sport, edita da LASTMILE, aperta alla collaborazione e ai contributi di istituzioni, comuni,enti sportivi, università, imprese, amministratori locali, dirigenti sportivi, urbanisti,esperti e studenti per condividere idee e buone pratiche per l’implementazione e lo sviluppo della cultura dell’attività sportiva e motoria nella cittadinanza, in particolare tra i giovani, come elemento di potenziamento e messa in sicurezza del territorio,della salvaguardia ambientale e della salute. La rivista vuole supportare l’ideazione e sviluppo del tessuto urbanistico e cittadino, attraverso l’utilizzo delle infrastrutture sportive, dei lungomari e del verde urbano, garantendone la piena fruibilità attraverso l’attività sportiva e motoria, e la sostenibilità ambientale, realizzando nuove modalità di interazione socio‐ludico‐sportiva tra gli abitanti, mettendo a fuoco in modo partecipato quel che manca nel quartiere e quello che può presentare una risorsa, ad esempio rigenerando infrastrutture sportive e spazi verdi già esistenti o pensandone di nuovi,promuovere lo sport come modello di un corretto e sano stile di vita, favorendo l’inclusione sociale e rispetto del prossimo, la tutela della salute e volano di integrazione alla diversità.

TEMI DELLA RIVISTA

• Sport, città e periferie

• Sport, bioeconomia e green impact

• Sport e inclusione sociale e partecipazione

• Sport salute e benessere

• Sport e comunicazione, digital e social

• Sport e grandi eventi

• Sport e tecnologia

• Sport e urbanistica

• Sport e gestione degli spazi comuni

• Tesi sperimentali su sport e citta

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EDITOR IN CHIEF

Francesca Romana Lenzi, Federico Serra

ASSOCIATE EDITORS

Livio Gigliuto, Fabio Pagliara, Vincenzo Parrinello

EDITORIAL OFFICE EXECUTIVE MANAGER

Roberto Ghiretti, Chiara Spinato

SCIENTIFIC BOARD CHAIR

Claudio Cricelli, Andrea Lenzi, Giuseppe Novelli, Attilio Parisi , Walter Ricciardi, Carlo Signorelli

MEMBERS

Luigi Angelini, Riccardo Antiochia, Angelo Avogaro, Gianluca Aimaretti, Riccardo Baicchi, Stefano Balducci, Alfonso Bellia, Gianfranco Beltrami , Marco Bernardi, Mauro Berruto , Massimo Biasiotti Mogliazzo, Carmen Bizzarri, Adriana Bonifacino, Harald Bonura, Luca Busetto, Raffaella Buzzetti, Stefano Capolongo, Antonio Caretto, Michele Carruba, Annamaria Colao, Agostino Consoli, Lucio Corsaro, Alessandro Cosimi, Rossana Ciuffetti, Stefano da Empoli , Maurizio Damilano, Francesco

Dotta, Giuseppe Fatat,i Daniele Frongia, Lucio Gnessi, Francesco Landi, David Lazzari, Ezio Ghigo, Guido Quintino Liris, Simona Loizzo, Antonio Gaudioso ,Anna Lisa Mandorino, Guido Martinelli Fabio Mazzeo, Luigi Mazzone, Eleonora Mazzoni ,Gerardo Medea, Antonio Nicolucci, Enzo Nisoli, Mario Occhiuto, Roberto Pella, Paola Pisanti, Mariacarolina Salerno, Paolo Sbraccia, Daniela Sbrollini,Eleonora Selvi, Gaia Simonetti, Federico Spandonaro,Antonio Spataro,Guido Stratta, Gianluca Vaccaro, Ketty Vaccaro, Silvano Zanuso

EDITORIAL OFFICE STAFF

Roberto Lamborghini, Federico Pagliara, Elisabetta Sturlesi

CARATTERISTICHE:

Lingua: Italiano Periodicità: Semestrale (2 numeri all’anno)

Formato: 20 x 27 cm

Website: www.fondazionesportcity.it

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"Sport has the power to change the world"
Nelson Mandela

INDICE

FOREWORD F. Serra pag. 6

CONTRASTO ALLE VULNERABILITÀ SOCIALI F.R. Lenzi pag. 8

MANIFESTO LA SALUTE NELLE CITTÀ BENE COMUNE pag. 10

ATTIVITÀ FISICA E SEDENTARIETÀ UN BINOMIO CHE IMPATTA SULLE MALATTIE

CRONICHE NON TRASMISSIBILI-NCD A. Avogaro, S. Balducci, A. Consoli, L. Corsaro, R.Crialesi, A. Nicolucci, F. Serra, P. Sbraccia pag. 20

UNO “SPORTIMETRO” PER MISURARE IL PESO DELLO SPORT NELLA VITA DEGLI ITALIANI L.Gigliuto Pag. 36

SPORTCITY MEETING pag. 38

CARTA DI SALSOMAGGIORE pag. 40

CONTRIBUTI ALLO SPORTCITY MEETING 2023 M. Berruto, D. Sbrollini, M. Uva, G. Nava, G. Simonetti, D. Gilberti, F. Frittelli, L. Parmigiani, C. Massa, S.R. Messina, S. d’Albora, E. Selvi, A.Castells, G. Esposito, D. Miccio pag. 42

PROTOCOLLO D’INTESA SULL’INVECCHIAMENTO ATTIVO pag. 69

SPORT E SALUTE NELLE CITTÀ SIANO PRIORITÀ PER LA POLITICA: UNA GIORNATA PER PROMUOVERE L’ATTIVITÀ FISICA E IL BENESSERE NEI CONTESTI URBANI pag. 70

PROPOSTA DI LEGGE ON. PELLA “DISPOSIZIONI PER L’ISTITUZIONE DELLA

GIORNATA NAZIONALE PER LA SALUTE E IL BENESSERE NELLE CITTÀ” pag. 76

RIFORMA DELLO SPORT pag. 80

RICERCHE: QUANTA DIFFERENZA C’È NELLA PRATICA SPORTIVA A LIVELLO REGIONALE? pag. 84

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FOREWORD

Sport e città è un binomio sul quale costruire una comunità locale. Sembra una frase ad effetto per dare un ruolo nel contesto cittadino, a mio avviso è una visone più ampia che riguarda il concetto di comunità e di bene comune.

Bene comune non vista come somma dei beni individuali, ma come legame che rende coesa una comunità dove al centro non viene posto l’individui, ma l’insieme degli individui che contribuiscono al miglioramento di dove si vive.

Lo sport ha una funzione sociale importantissima e il fatto che sta approdanodo finalmente nella nostra costituzione significa non tanto dare dignità al termine ma soprattutto visione contenuti.

Lo sport, ha detto Papa Francesco, è “un generatore di comunità”, soprattutto per i giovani perché “crea socialità”, fa “nascere amicizie”, crea condivisione, partecipazione e senso di appartenenza. Ha una dimensione formativa, lo sport, che non può separarsi da quella ludica e “amatoriale”, anche ai livelli più alti del professionismo. Come le membra formano un corpo, sottolinea il Papa, così i giocatori formano una squadra e le persone formano una comunità. In questo senso, “lo sport può essere simbolo di unità per una società, un’esperienza di integrazione, un esempio di coesione e un messaggio di concordia e di pace”.

Papa Francesco identifica nello sport un volano che riguarda i principi di lealtà, impegno, sacrificio, impegno, spirito di gruppo, ascesi e riscatto.

Fare-squadra è essenziale nella logica dello sport. Anche della vita di tutti i giorni. "È vero: nessuno si salva da solo. E come credente posso attestare che la fede non è un monologo, bensì un dialogo, una conversazione. Pensiamo ad esempio a Mosè che, sul monte, dice a Dio di salvare anche il popolo, non solo lui (cfr Es 32). Verrebbe da dire, usando una metafora sportiva, che ci potremmo salvare solamente come squadra.

Lo sport ha questo di bello: che tutto funziona avendo una squadra come cabina di regia. Gli sport di squadra assomigliano ad un’orchestra: ciascuno dà il meglio di sé per quanto gli compete sotto la sapiente direzione del maestro d’orchestra. O si gioca insieme, oppure si rischia di schiantare.

E’ così che piccoli gruppi, capaci però di restare uniti, riescono a battere squadroni incapaci di collaborare assieme. C’è un proverbio d’Africa che dice che se una squadra di formiche si mette d’accordo è capace di spostare un elefante. Non funziona solamente nello sport questo".

"Sì, infatti non basta sognare il successo, occorre svegliarsi e lavorare sodo. È per questo che lo sport è pieno di gente che, col sudore della fronte, ha battuto chi era nato con il talento in tasca. I poveri hanno

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Federico Serra, Editor in Chief di Sport City Journal e Presidente dell’Osservatorio permanente sullo sport

sete di riscatto: offri loro un libro, un paio di scarpette, una palla e si mostrano capaci di gesta impensabili.

La fame, quella vera, è la motivazione più formidabile per il cuore: è mostrare al mondo di valere, è cogliere l’unica occasione che ti danno e giocartela. Questa è gente che non vuole farsi raccontare la vita, vuole vederla con i suoi occhi. Ha fame, tanta fame di riscatto. Per questo certe vittorie portano a commuoversi".

Promuovere uno sport che sia per tutti, coeso, accessibile e a misura di ogni uomo “è un grande impegno” e “una sfida che nessuno è in grado di portare avanti da solo”. Solamente giocando di squadra e mettendosi insieme, infatti, è possibile raggiungere quelli che sono gli obiettivi del motto olimpico altius, citius, fortius, quelli più alti, ardui e difficili.

Ora spetta a tutti noi costruire un modello di sport non solo agonistico ma anche sociale, che si apra all’inclusione e al rispetto delle regole, che possa migliorare e far progredire le comunità dove viviamo.

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CONTRASTO ALLE VULNERABILITÀ SOCIALI

CULTURADELLASALUTEEAPPROCCIODELL’URBANHEALTH

Nella definizione delle vulnerabilità rientra la considerazione che la salute, intesa come benessere integrato di una popolazione, non possa prescindere dalla analisi di determinanti sociali che ne influenzano la condizione.

Il livello socioeconomico e il livello di istruzione (tra loro correlati), la tipologia di lavoro, il setting familiare, fino alla percezione del rischio o della vulnerabilità stessa (che condiziona abitudini e stili di vita, assieme alla cultura e agli usi ad essa connessi), ma anche l’ambiente, la collettività di riferimento e le opportunità del territorio, che è fluido e fruito non solo da chi vi risiede, ma anche da chi lo attraversa, lo vive o lo visita, sono solo alcune determinanti sociali che denotano la complessità della definizione e analisi delle vulnerabilità.

L’incidenza delle determinanti e la vulnerabilità da esse generata produce variazioni percentuali significative, finanche allarmanti, in termini di salute, di qualità della vita e di aspettative di vita della popolazione. Non da ultimo, incide sulla sopravvivenza dello spazio urbano in termini di sostenibilità, ricordando che la vita del pianeta e quella dell’uomo sono inevitabilmente connesse e che le patologie a più alta incidenza e letalità sono determinate da fattori ambientali e comportamentali e attengono agli ambienti urbani.

Tutto ciò è ben noto a tutti noi.

Alla radice di tutto ciò, tuttavia, vi è altro, su cui è necessario riflettere, per non vanificare quanto tutti noi ci impegniamo a fare in termini di salute urbana.

Vi sono tre grandi dimensioni che incidono sull’efficacia degli interventi e sulla valorizzazione delle strategie di intervento sul territorio e sulle comunità urbane e non solo.

Esse sono

- La dimensione formativa,

- La dimensione informativa

- La dimensione comunicativa

Esse si relazionano intensamente tra loro e incidono diversamente.

In base al tipo di messaggio che viene formulato in base ai destinatari, al mezzo con cui viene recapitato , agli strumenti che i destinatari possiedono per accoglierlo ed elaborarlo e ai mezzi per dargli seguito, il messaggio stesso cambia, o meglio esiste o no.

Il tema, attorno a cui girano tali dimensioni è la cultura.

È forse noto che la cultura si componga di tutte quelle cognizioni intellettuali acquisite attraverso l’esperienza e l’ambiente che contribuiscono ad arricchire le facoltà individuali, specialmente la capacità di giudizio e quella di azione degli individui.

L’esistenza di una cultura sviluppata in una società non è solo la garanzia di una protezione contro il riduzionismo del pensiero, ma anche un investimento in se stessa.

Ciò è drammaticamente vero quando si parla di salute.

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La dotazione di competenze nella comprensione delle vulnerabilità e la consapevolezza dell’esistenza e dell’utilità dei servizi e dei sistemi riduce il peso economico e sociale delle disuguaglianze di salute. Ciò può fare davvero la differenza, come la pandemia ci ha drammaticamente ricordato.

La vera sfida oggi è in termini di sostenibilità sanitaria e passa attraverso l’investimento in una cultura della salute. Detto altrimenti, siamo tutti d’accordo che non far ammalare sia meglio che curare, ma senza educazione alla malattia e alla salute e ai sistemi esistenti per accompagnarla, senza un ribaltamento del valore della prevenzione, questo non è possibile. Educare, per non dover curare, questo è il tema.

Impegnarsi nello sviluppo di una cultura della salute significa non appiattirla solo sul lato della cura e dell’emergenza, significa ribaltare un cosiddetto “paradigma della sanatoria” a favore di un “paradigma della pianificazione”, in termini di valorizzazione del benessere e della prevenzione della salute della popolazione.

La risposta a questo la offre l’approccio Urban Health che investe nella condivisone dei saperi, atta ad agevolare concreti strumenti di policy e strategie mirate al miglioramento del benessere della società, proprio a partire da quella cultura della salute che costituisce in sé uno strumento di prevenzione e di innalzamento dell quota di benessere della comunità.

Un esempio dell’importanza della condivisione dei saperi per una prevenzione complessa e collaborativa è il progetto “Dietary fructose: a metabolic switch in pediatric obesity-related diseases. Identification of nutritional, biological, omics and social determinants” sviluppato da 3 atenei aderenti (Foro Italico, il mio, e poi Bari e Novara) come centri di studio e come città di riferimento alla rete HCI e CCD per la rinegoziazione di policy per la riduzione dell’incidenza dell’obesità nelle giovani generazioni, causata da una questione di cattiva informazione e consapevolezza, ovvero il consumo inconsapevole di zucchero. Questo è solo un piccolo esempio di come la collaborazione interdisciplinare, ad esempio tra studi clinici e metodologie di ricerca sociologiche costituisca una base imprescindibile per la promozione della salute sostenibile e del benessere, poiché la salute passa per questioni sociali e culturali. Oggi più che mai è necessario integrare gli obiettivi di salute nelle politiche pubbliche, creare collaborazioni tra i settori per favorire scelte di salute sostenibili al fine di ridurre il carico delle patologie, specie di quelle non trasmissibili.

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MANIFESTO LA SALUTE NELLE CITTÀ BENE

COMUNE

“Ci impegniamo ad aumentare l'efficienza delle risorse, anche attraverso il Dialogo sull'efficienza delle risorse del G20 e riconoscere l'importanza delle città come facilitatori di sostenibilità sviluppo e la necessità di migliorare la sostenibilità, la salute, la resilienza e il benessere nei contesti urbani come sottolineato dalla Nuova Agenda Urbana di Habitat III. Con il coinvolgimento di imprese, cittadini, il mondo accademico e le organizzazioni della società civile, intensificheremo i nostri sforzi per raggiungere obiettivi sostenibili”

G20 ROME LEADERS’ DECLARATION 2022

“ Nel 2016 la comunità internazionale ha adottato la New Urban Agenda per sfruttare il potenziale di una urbanizzazione sostenibile, per poter raggiungere gli obiettivi globali di avere società pacifiche e prospere in un pianeta sano.

Nonostante i progressi compiuti da allora, la pandemia di COVID-19 e altre crisi hanno posto enormi sfide. Le aree urbane sono state particolarmente colpite dalla pandemia – sottolineando l’importanza di intensificare gli sforzi per costruire un mondo più sostenibile e un futuro urbano equo.

Le Città possono guidare le innovazioni per colmare le lacune esistenti sulle disuguaglianze e attuare azioni per il clima e garantire un ambiente verde e inclusivo e una ripresa dopo la pandemia”

António Guterres, Secretary-General of the United Nations World Cities Report 2022

“L’URBAN HEALTH ROME DECLARATION considera la salute non come bene individuale ma quale bene comune, che chiama tutti i cittadini all’etica e all’osservanza delle regole di convivenza civile, e a comportamenti virtuosi basati sul rispetto reciproco”

Roma Urban Health Declaration 2017

“Il Comitato delle Regioni dell’Unione Europea invita gli enti locali ad avvalersi delle azioni innovative urbane (Urban Innovative Actions - UIA), per fornire alle zone urbane le risorse necessarie a sperimentare soluzioni nuove e non ancora esplorate alle sfide urbane, e per riflettere su azioni innovative che potrebbero rispondere anche ad alcune delle sfide delle aree urbane nel campo della salute”

Comitato delle Regioni dell’Unione Europea – 121 Sessione Plenaria Parere La salute nelle città: bene comune 2017

“Salvaguardare il futuro del pianeta e il diritto delle generazioni future del mondo intero a vivere esistenze prospere e appaganti è la grande sfida per lo sviluppo del 21° secolo.

Comprendere i legami fra sostenibilità ambientale ed equità è essenziale se vogliamo espandere le libertà umane per le generazioni attuali e future”

Human Development Report 2011

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UN MANIFESTO PER L’IMPEGNO SULLA SALUTE NELLE CITTÀ COME BENE COMUNE

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 1948 definiva la salute come “ …uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia e di infermità” e invitava i governi ad adoperarsi responsabilmente, attraverso un programma di educazione alla salute, al fine di promuovere uno stile di vita sano e di garantire ai cittadini un alto livello di benessere. Questo nuovo concetto di salute, dunque, non si riferisce meramente alla sopravvivenza fisica o all’assenza di malattia ma si amplia, comprendendo gli aspetti psicologici, le condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, la vita lavorativa, economica, sociale e culturale. Nel considerare ciò, non è più possibile trascurare il ruolo delle città come promotrici di salute.

A tal proposito l’OMS ha coniato il termine “healthy city”, che non descrive una città che ha raggiunto un particolare livello di salute pubblica, piuttosto una città che è conscia dell’importanza della salute come bene collettivo e che, quindi, mette in atto delle politiche chiare per tutelarla e migliorarla.

La salute non risulta essere più solo un “bene individuale” ma un “bene comune” che chiama tutti i cittadini all’etica e all’osservanza delle regole di convivenza civile, a comportamenti virtuosi basati sul rispetto reciproco. Il bene comune è dunque un obiettivo da perseguire da parte dei cittadini,dei sindaci e degli amministratori locali, che devono proporsi come garanti di una sanità equa, facendo sì che la salute della collettività sia considerata un investimento e una risorsa, non solo un costo.

L'organizzazione della città e, più in generale, dei contesti sociali e ambientali, è in grado di condizionare e modificare i bisogni emergenti, gli stili di vita e le aspettative dell'individuo, fattori che dovrebbero, dunque, essere considerati nella definizione ed orientamento delle politiche pubbliche.

Si stima che nei prossimi decenni la popolazione urbana rappresenterà il 70% della popolazione globale. In Italia il 37% della popolazione risiede nelle 14 Città Metropolitane e il tema della salute non può che diventare una priorità da parte dei Sindaci.

L’urbanizzazione e la configurazione attuale delle città offrono per la salute pubblica e individuale tanti rischi quante opportunità. Se le città sono pianificate, ben organizzate e amministrate coscientemente, le opportunità possono superare i rischi.

Già la 1° Conferenza Internazionale sulla Promozione della Salute, riunita a Ottawa il 21 novembre 1986, invitava i vari livelli di governo (sovranazionale, nazionale, territoriale) ad intervenire a supporto di strategie e programmi di promozione della salute nei diversi paesi, nella consapevolezza che la promozione della salute richiede un’azione coordinata da parte di tutti i soggetti coinvolti, e non solo dei sistemi sanitari.

Attualmente i problemi più critici possono essere compresi e risolti solo se si effettua un’analisi dei determinanti sociali, economici, psicosociali e ambientali e dei fattori di rischio che hanno un impatto sulla salute. Il rapporto tra salute, qualità della vita e ambiente è ormai un tema di centrale interesse per le scienze sociali, ambientali e mediche. L’aumento a livello globale dell’incidenza di malattie non trasmissibili quali il diabete è infatti da attribuire ai maggiori livelli di urbanizzazione, all’invecchiamento della popolazione, agli stili di vita più sedentari e alle diete non salutari.

L’Agenda 2030 racchiude 17 obiettivi globali in un grande piano d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, per un totale di 169 target che danno particolare attenzione alla voce dei più poveri e dei più vulnerabili.

Oggi, bisogna chiedersi: nei prossimi decenni che aspetto avrà il Pianeta Terra? Sarà in grado di sostenere un incremento di oltre due miliardi di abitanti? Le nostre città come si evolveranno?

Saranno i governi in grado di essere resilienti e gestire le emergenze sanitarie, rischio in aumento nel mondo sempre più globalizzata e di rispondere alla crescente domanda di salute? Partendo dal

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presupposto che i margini di azione esistono e che il futuro non è già stato stabilito, occorre un approccio integrato per affrontare i problemi di salute pubblica.

La città può offrire grandi opportunità di integrazione tra servizi sanitari, servizi sociali, servizi culturali, sportivi e ricreativi e tra diversi livelli di governance dei servizi a tutela della salute dei cittadini: nazionali, regionali, locali.

L’esponenziale sviluppo urbano, cui il mondo ha assistito, ha modificato profondamente lo stile di vita della popolazione ed è seguito da una rapida trasformazione del contesto ambientale e sociale nel quale viviamo.

L’urbanizzazione crea opportunità ma anche nuovi problemi: riduce l’equità, genera tensioni sociali e introduce minacce per la salute delle persone.

Città la cui espansione sia ben pianificata, organizzata e amministrata coscientemente, secondo il principio del bene comune,possono dare vita ad una sinergia tra istituzioni, cittadini e professionisti in grado di migliorare le condizioni di vita e la salute della popolazione.

Le dimensioni dei problemi derivanti dalla crescente urbanizzazione non sono solo produttive ma anche economiche, sociali, educative, culturali, e soprattutto nel campo della salute, della qualità e dell’aspettativa di vita. Ci sono ingiustificabili disuguaglianze nelle possibilità, nelle capacità e nelle opportunità tra varie zone abitative della stessa città.

Ingiustificabili sono anche le disuguaglianze nell’accesso al cibo, alle cure, all’informazione, ai servizi socio-sanitari e alla pratica sportiva.

Anche l’ecosistema globale è minacciato: mari e foreste, il cuore vivo della nostra terra, vengono sfruttati a una velocità tale per cui stiamo irrimediabilmente perdendo gran parte della biodiversità, sia per quanto riguarda gli animali che le piante, con un impatto non trascurabile sul nostro habitat e sulle città.

Molti dei determinanti della salute si verificano al di fuori del settore della salute umana e sono multifattoriali: coinvolgono, ad esempio, la salute degli animali, i cambiamenti climatici, l'impatto antropogenico, l’inquinamento, l’uso del suolo e delle acque, la perdita di biodiversità, le disuguaglianze sociali, i conflitti, la sempre crescente urbanizzazione ecc. Ciò richiede la collaborazione di tutti i settori interessati per costruire una risposta integrata ed efficace attraverso strategie di prevenzione e attività concrete per ridurre l'impatto dei rischi attuali ed emergenti per la salute individuale e collettiva.

ONE HEALTH è un approccio intersettoriale, che guarda alle molteplici connessioni tra salute umana, animale e ambientale al fine di valutare e gestire la complessità dei rischi per la salute.

La pandemia dovuta a COVID-19 ha messo a fuoco la questione in modo più nitido, ed evidenziato come sia una priorità agire subito assieme e concretamente,per la promozione del concetto olistico di salute umana, animale e ambientale in quanto determinanti del nostro stato fisico e del nostro benessere, e che richiedono lo sviluppo di un contesto urbano quale habitat salutogenico e non patogeno.

L’obiettivo di consentire lo sviluppo delle nostre città, con una popolazione in costante crescita e fortemente urbanizzata, senza danneggiare irreversibilmente la salute individuale e di comunità , è quindi una delle maggiori sfide per il nostro futuro.

Il MANIFESTO LA SALUTE NELLE CITTÀ COME BENE COMUNE delinea i punti chiave che possono guidare le città a studiare ed approfondire i determinanti della salute nei propri contesti urbani, e a fare leva su di essi per implementare strategie per migliorare gli stili di vita e lo stato di salute del cittadino e delle comunità.

Ogni punto del Manifesto contiene le azioni prioritarie per il raggiungimento degli obiettivi che rendano le città volano di salute e benessere, in maniera sostenibile, equa ed inclusiva.

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Firmare ed adottare il MANIFESTO serve a sensibilizzare ed educare ogni cittadino a considerare la propria città come un bene comune dove costruire il benessere attuale e delle generazioni future.

Il MANIFESTO è rivolto a quattro identità diverse: ai cittadini che devono fare la differenza con le loro azioni quotidiane, alle associazioni che raccolgono le esigenze e le necessità della società, agli esperti ed accademici che si occupano di ricerca per rendere l’ambiente dove viviamo più sostenibile e ai sindaci e alle istituzioni che devono indirizzare i cittadini e le singole persone verso scelte salutari.

I sindaci, gli amministratori, le associazioni, gli esperti e i cittadini si impegnano a essere responsabili, per lasciare alle generazioni future città sane e sostenibili. Per farlo ognuno deve avere cura del contesto urbano dove si vive; deve rendere le proprie città eque ed inclusive, considerando la salute un bene comune sul quale investire; deve promuovere l’educazione civica, alimentare e ambientale per costruire città sostenibili.

Le persone e gli enti, firmando il MANIFESTO, si impegnano anche a sostenere e spingere governo, istituzioni, regioni, città, università, associazioni, imprese e organizzazioni nazionali ad impegnarsi a loro volta per approvare e sviluppare soluzioni nel futuro a sostegno del miglioramento della qualità di vita delle città e degli ambienti urbane, abbattendo ogni forma di diseguaglianza, riducendo lo spreco di cibo, promuovendo stili di vita salutari, incoraggiando l’attività motoria, rispettando l’ambiente naturale.

IMPEGNO DEI FIRMATARI DEL MANIFESTO LA SALUTE NELLE CITTÀ COME BENE COMUNE

Noi donne e uomini, amministratori, esperti, cittadini di questo pianeta, sottoscriviamo questo documento, denominato MANIFESTO LA SALUTE NELLE CITTÀ COME BENE COMUNE, per assumerci impegni precisi in relazione al diritto ad avere le città e gli ambienti urbani dove viviamo inclusivi e sostenibili, abbattendo ogni forma di diseguaglianza sociale e garantendo salute e benessere della comunità dive viviamo.

Consideriamo infatti una violazione della dignità umana il mancato accesso alla sanità., un cibo sano, sufficiente e nutriente, ad avere acqua ed energia pulita, alla mancanza di verde e a un ambiente malsano.

Riteniamo che solo l’azione collettiva in quanto cittadine e cittadini, assieme ai sindaci, alla società civile, al mondo della ricerca, alla scuola, all’università, al mondo dello sport alle imprese e alle istituzioni locali, nazionali e internazionali potrà consentire di vincere le grandi sfide connesse alla salute nelle città. Poiché crediamo che avere città sostenibili ed eque, dove la salute e il benessere sia un bene comune e primario, sia possibile e sia un fatto di dignità umana, noi ci impegniamo ad adottare i principi e le pratiche esposte in questo MANIFESTO LA SALUTE NELLE CITTÀ COME BENE COMUNE, coerenti con la strategie che gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno elaborato. Sottoscrivendo questo MANIFESTO noi dichiariamo di portare la nostra adesione concreta e fattiva agli Obiettivi per uno Sviluppo Sostenibile promossi dalle Nazioni Unite entro il 2030 e specificatamente all’obiettivo 11: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili.

Il futuro che vogliamo include città e ambienti urbani che offrano opportunità per tutti, con accesso ai servizi di base, all’energia, all’alloggio, ai trasporti, alla sanità, alla pratica sportiva e alla salute e molto altro.

Un futuro sostenibile e giusto nelle città nelle quali viviamo è anche una nostra responsabilità.

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I DIECI PUNTI CHE GUIDANO L’AZIONE

1. OGNI CITTADINO HA DIRITTO AD UNA VITA SANA ED INTEGRATA NEL PROPRIO CONTESTO URBANO. BISOGNA RENDERE LA SALUTE DEI CITTADINI IL FULCRO DI TUTTE LE POLITICHE URBANE

Migliorare la qualità dell’ambiente urbano è uno dei principali obiettivi delle Istituzioni Internazionali (come Nazioni Unite, World Health Organization e Unione Europea), che stabiliscono misure di cooperazione e linee direttive, rivolte agli Stati membri e alle autorità locali, per rendere le città luoghi di vita, lavoro e investimento più attraenti, più verdi, più inclusivi e più sani. In Italia alcuni standard normativi per la protezione della salute umana non sono ancora rispettati in un largo numero di aree urbane.

1.1 Il miglioramento del contesto urbano deve essere l’obiettivo prioritario delle amministrazioni locali ed i cittadini devono essere coinvolti attivamente nelle scelte politiche;

1.2 Le amministrazioni devono impegnarsi nella promozione della salute e del benessere psicologico dei cittadini studiando e monitorando i determinanti della salute specifici del proprio contesto urbano, facendo leva sui punti di forza delle città e riducendo drasticamente i rischi per la salute;

1.3 Promuovere momenti di scambio tra gli enti deputati per un monitoraggio comune dei determinanti della salute specifici del proprio contesto urbano;

1.4 Prevedere modalità di partenariato pubblico – privato per la realizzazione delle politiche volte alla promozione della salute urbana;

1.5 Prevedere modalità di accesso ai servizi sanitari indipendentemente da genere, condizioni socioeconomiche e nazionalità;

1.6 Garantire equità all’accesso non solo ai punti di cura, ma ai servizi ecosistemici e quindi alle aree verdi come luoghi che li forniscono;

1.7 Promuovere politiche urbane che possano garantire l’equo accesso alla salute a livello urbano, studiarne l’impatto e monitorarne i risultati;

1.8 Contrastare il degrado delle periferie urbane, delle aree abbandonate e la privazione sociale, culturale edeconomica;

1.9 Superare la compartimentazione delle politiche pubbliche introducendo la salute come tema trasversale di tutti i piani e i programmi adottati dalle amministrazioni.

2. ASSICURARE UN ALTO LIVELLO DI ALFABETIZZAZIONE E DI ACCESSIBILITÀ ALL’INFORMAZIONE

SANITARIA PER TUTTI I CITTADINI E INSERIRE L’EDUCAZIONE SANITARIA IN TUTTI I PROGRAMMI SCOLASTICI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI RISCHI PER LA SALUTE NEL CONTESTO URBANO.

L’alfabetizzazione sanitaria (Health Literacy) è "la capacità di ottenere, elaborare e capire informazioni sanitarie di base e accedere a servizi necessari per effettuare scelte consapevoli". Non tutti i cittadini però hanno lo stesso livello di alfabetizzazione sanitaria e ciò crea disuguaglianze. Per questo l’educazione sanitaria è uno strumento fondamentale nella promozione alla salute ed è fattore cruciale per il miglioramento dello stato di salute della popolazione. Numerosi studi evidenziano come un’educazione alla salute svolta nelle scuole risulti capace di ridurre la prevalenza di comportamenti rischiosi per la salute dei giovani. La scuola, più di qualsiasi altra istituzione, può aiutare a vivere in modo

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sano, contribuendo a far acquisire le conoscenze e le abilità necessarie ad evitare comportamenti rischiosi (alimentazione non salutare, attività fisica inadeguata, ecc.).

2.1 Promuovere percorsi formativi a livello regionale o locale indirizzati agli operatori sanitari e alle associazioni dei pazienti per permettere loro di valutare il grado di comprensione del cittadino ed esprimersi di conseguenza con linguaggio compatibile ed efficace;

2.2 Incentivare la formazione degli amministratori e dei tecnici delle amministrazioni locali per promuovere l’integrazione della salute come tema trasversale in tutte le politiche e le azioni del comune;

2.3 Permettere ai cittadini, ai pazienti e alle loro associazioni di comunicare agevolmente e tempestivamente con il sistema sanitario, potendo trovare, comprendere e valutare le informazioni di volta in volta più appropriate per soddisfare i propri bisogni assistenziali, anche attraverso lo sfruttamento delle potenzialità offerte dalle tecnologie digitali, tramite piattaforme digitali istituzionali;

2.4 Favorire l’empowerment delle associazioni, nell’organizzazione delle città, per fare in modo che sviluppino il loro potenziale in grado di promuovere un lavoro di animazione territoriale per essere diventino di riferimento per le comunità e garantire una informazione diffusa e capillare;

2.5 Promuovere e consolidare la collaborazione tra il mondo sanitario, quello dell’istruzione e delle comunità locali. In particolare realizzare una rete di operatori della salute di ASL e AO, scuole e Case della Comunità per definire precise linee di indirizzo per una corretta informazione sanitaria;

2.6 Promuovere lo sviluppo di un nuovo modello di medicina scolastica, servizio essenziale ormai quasi scomparso dalle scuole italiane, quale strumento di informazione e prevenzione;

2.7 Formare competenze professionali per lo sviluppo dell’approccio ONE HEALTH e diffondere la consapevolezza sul tema tra i giovani e la popolazione;

2.8 Contrastare le fake news sulla salute attraverso campagne di informazione nelle farmacie e via social;

3. INCORAGGIARE STILI DI VITA

NEI LUOGHI DI LAVORO, NELLE COMUNITÀ E NEI CONTESTI FAMILIARI

La promozione della salute nei luoghi di lavoro rappresenta oggi una strategia di frontiera che tiene conto degli effetti sinergici, sulla salute umana, dei rischi legati agli stili di vita e dei rischi professionali. Essa è fortemente raccomandata rispetto a diverse problematiche della sfera individuale e collettiva, quali fumo, attività motoria, corretta alimentazione.

3.1 Promuovere buone pratiche per la promozione della salute nei luoghi di lavoro e rafforzare il sistema di incentivi rivolto alle imprese socialmente responsabili che investono in sicurezza e prevenzione;

3.2 Pensare a forme di lavoro agili come lo “smart work” quale possibile strategia di miglioramento della salute e della sostenibilità nelle città, rompendo la dicotomia tra casa e lavoro, riducendo i tempi morti del trasporto al luogo di lavoro e favorendo la conciliazione tra vita di lavoro e vita di relazione;

3.3 Introdurre strumenti atti al controllo del rispetto delle norme sulla sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro in coerenza alle caratteristiche di tali contesti;

3.4 Incentivare attività tese al miglioramento della qualità di vita nelle comunità sociali e amministrative di riferimento (es. municipi, distretti, quartieri…) attraverso la promozione di stili di vita sani;

15
SANI

3.5 Incoraggiare i contesti familiari a migliorare il proprio stile di vita attraverso la sana alimentazione e la lotta alla sedentarietà.

4. PROMUOVERE UNA CULTURA ALIMENTARE E LA LOTTA ALLA POVERTÀ ALIMENTARE

Una sana alimentazione, assieme all’attività fisica, ha un ruolo fondamentale nella prevenzione dell’obesità. Secondo l’OMS l’obesità rappresenta uno dei principali fattori di rischio per l’insorgenza delle malattie cardiovascolari, del diabete di tipo 2, di alcuni tumori, dell’artrosi, dell’osteoporosi ed strettamente correlata a diseguaglianze economiche, culturali e di accesso alle informazioni legate all’ambiente e al contesto urbano nel quale si vive .

4.1 Delineare linee guida precise che tengano conto dei diversi contesti e dei diversi target della popolazione (es. menu scolastici anche in considerazione delle diversità culturali e religiose);

4.2 Organizzare eventi divulgativi e progetti di educazione alimentare sul territorio con particolare riferimento alla prevenzione dell’obesità e al sovrappeso a livello infanto-giovanile;

4.3 Favorire la presenza e la diffusione nel territorio cittadino di iniziative commerciali a catena ;

4.4 corta, incentivando la disponibilità e la reperibilità di cibi salutari e freschi e prevenendo il fenomeno della desertificazione alimentare dei quartieri urbani.

4.5 Promuovere iniziative contro lo spreco alimentare.

5. AMPLIARE E MIGLIORARE L’ACCESSO ALLE PRATICHE SPORTIVE E MOTORIE PER TUTTI I CITTADINI, FAVORENDO LO SVILUPPO PSICOFISICO DEI GIOVANI E L’INVECCHIAMENTO ATTIVO

L’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’ OCSE indicano nella sedentarietà una delle maggiori cause delle malattie croniche non trasmissibili.

Affrontare il peso dell'insufficiente attività fisica potrebbe prevenire migliaia di morti premature nell'UE e risparmiare miliardi nella spesa sanitaria.

Inoltre, l’UE e più in generale i paesi avanzati si trovano ad affrontare un rapido cambiamento della struttura demografica, e devono affrontare le conseguenze dell'invecchiamento della popolazione sulle finanze pubbliche e sulle politiche di protezione sociale.

Il prolungamento della vita attiva in vecchiaia deve contribuire ad affrontare tali sfide.

5.1 Garantire a tutti i cittadini il libero ed equo accesso alle infrastrutture sportive e agli spazi verdi, con particolare attenzione alle persone in difficoltà socio-economica e in condizione di fragilità psicofisica e disabilità, secondo il principio dello “Sport di Cittadinanza”;

5.2 Eliminare le disuguaglianze territoriali soprattutto nelle periferie e nei quartieri con grande disagio socio-economico;

5.3 Favorire l’invecchiamento attivo attraverso la pratica sportiva e motoria;

5.4 Incentivare l’attività sportiva e motoria per i bambini e per i giovani anche tramite il coinvolgimento attivo delle famiglie, dei nonni e delle comunità abitative (condomini, centri di aggregazione sociale, parrocchie, società sportive…), delle scuole, dei pediatri, dei medici di medicina generale e, inoltre, delle campionesse e dei campioni sportivi, quali testimonial, con l’obiettivo di generare un virtuoso spirito emulativo, dal punto di vista non solo agonistico e dei valori che lo sport promuove.

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6. SVILUPPARE POLITICHE LOCALI DI TRASPORTO URBANO ORIENTATE ALLA SOSTENIBILITÀ

AMBIENTALE E ALLA CREAZIONE DI UNA VITA SALUTARE

Gli scarsi investimenti nei trasporti pubblici urbani e nelle infrastrutture che consentano modalità attive di trasporto (consentire di muoversi in sicurezza in bicicletta o a piedi) costituiscono una delle principali barriere nel promuovere efficacemente uno stile di vita sano e attivo. Il trasporto attivo è correlato alla riduzione delle malattie respiratorie e cardiovascolari e l’incremento dell’attività fisica riduce il rischio di obesità, diabete, cancro e infarto.

6.1 Incoraggiare l’utilizzo delle modalità attive di trasporto tramite l’apposita creazione di strade, piste ciclabili sicure e ben collegate, nonché un efficiente sistema di trasporto pubblico locale;

6.2 Prevedere attività di sensibilizzazione dei cittadini verso scelte più efficienti (da un punto di vista economico, ambientale e di impatto sulla propria salute) di mobilità urbana.

7. CREARE INIZIATIVE LOCALI PER PROMUOVERE L’ADESIONE DEI CITTADINI AI PROGRAMMI DI PREVENZIONE PRIMARIA, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE MALATTIE CRONICHE, TRASMISSIBILI E NON TRASMISSIBILI

Le malattie croniche non trasmissibili, soprattutto quelle cardiovascolari, il cancro, il diabete e i disturbi respiratori cronici, continuano a rappresentare il principale rischio per la salute e lo sviluppo umano. Il PIANO D’AZIONE dell’OMS evidenzia come sia indispensabile, per lo sviluppo sociale ed economico di tutte le Nazioni, investire nella prevenzione di queste malattie, e come si tratti di una responsabilità di tutti i governi.

7.1 Collaborare con l’autorità sanitaria locale nello sviluppo di percorsi sociosanitari e di programmi di informazione sulla prevenzione;

7.2 Studiare i contesti urbani più idonei ad avvicinare il cittadino nello svolgimento delle sue attività quotidiane (luoghi di cura, luoghi di lavoro, luoghi ricreativi, strutture sportive, Case della Comunità, luoghi virtuali come siti internet di riferimento delle amministrazioni stesse) in cui veicolare - attraverso materiale cartaceo o virtuale – messaggi chiave per la prevenzione;

7.3 Attivare campagne di informazione e marketing sociale sulla prevenzione attraverso l’utilizzo delle piattaforme digitali;

7.4 Promuove la medicina di prossimità con il coinvolgimento dei medicini di medicina generale, dei pediatri di libera scelta, delle case di comunità e dei farmacisti per garantire accesso all’informazione, alla prevenzione e alla cura.

8. INTERVENIRE PER PREVENIRE E CONTENERE L’IMPATTO DELLE MALATTIE TRASMISSIBILI INFETTIVE E DIFFUSIVE, PROMUOVENDO E INCENTIVANDO I PIANI DI VACCINAZIONE, LE PROFILASSI E LA CAPACITÀ DI REAZIONE DELLE ISTITUZIONI COINVOLTE, CON LA COLLABORAZIONE DEI CITTADINI.

L’emergenza COVID-19 ha evidenziato le enormi difficoltà del mondo globalizzato nel prevenire le emergenze derivanti dall’epidemia, rispondere rapidamente alla minaccia e mitigarne gli effetti. La ROME DECLARATION del Global Health Summit dei Paesi del G20 ha sottolineato la necessità di impegni sinergici a tutti i livelli. Evidenze epidemiologiche mostrano che le epidemie sono eventi ciclici: intensificare gli sforzi nel momento della minaccia e dimenticarsene una volta passato il pericolo non è

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una strada che si possa continuare a percorrere. È necessario che le amministrazioni comunali intervengano a:

8.1 Sviluppare, in collaborazione con le autorità sanitarie locali e le Regioni, programmi di sorveglianza sulla prevenzione della diffusione delle malattie trasmissibili infettive e diffusive causate da virus, batteri, funghi o altri agenti patogeni;

8.2 Creare e implementare a livello locale e cittadino, in collaborazione con le autorità sanitarie locali, le Regioni e il Governo, programmi di sorveglianza sulle questioni relative alla biosicurezza che vanno intesi come un controllo dei fattori inquinanti e dannosi rilasciati nell’ambiente in modo volontario ed involontario (biosafety), fino alla prevenzione del rilascio volontario e malevolo nell’ambiente cittadino di agenti inquinanti, agenti pericolosi per la salute, agenti radioattivi e agenti patogeni;

8.3 Creare forti collaborazioni continue tra Istituzioni governative, regionali, cittadine, università, autorità sanitarie, istituti di ricerca pubblici e privati, professionisti della salute, imprese per studiare in maniera sinergica fenomeni quali la resistenza antibiotica, il contatto con la fauna selvatica in ambito urbano, i cambiamenti climatici e le pressioni sulla biodiversità, per individuare e controllare all’origine ogni possibile insorgenza e diffusione di nuovi agenti infettivi;

8.4 Ricoprire un ruolo attivo nella definizione preventiva di Piani di contenimento delle malattie trasmissibili infettive e diffusive, redatti da Stato e Regioni, con la collaborazione delle tecnostrutture del Servizio Sanitario Nazionale.

9. CONSIDERARE LA SALUTE DELLE FASCE PIÙ DEBOLI E A RISCHIO

QUALE PRIORITÀ PER L’INCLUSIONE

SOCIALE NEL CONTESTO URBANO

Il diritto all’istruzione e alla salute sono diritti fondamentali dell’individuo, costituzionalmente garantiti e devono essere assicurati indipendentemente dalle condizioni personali, sociali ed economiche o di qualunque altra natura. Il persistere di condizioni peggiori dello stato di salute in aree svantaggiate delle città o l’emarginazione sociale delle fasce di popolazione più debole o disagiata, se da un lato è la manifestazione dell’effetto della povertà e del disagio sociale, dall’altro mina la coesione sociale dell’intera popolazione.

9.1 Adottare politiche tese a migliorare le condizioni sociali, economiche ed ambientali dei quartieri disagiati, sia con interventi “mean–tested”, che con interventi volti a migliorare il contesto urbano di riferimento;

9.2 Promuovere misure economiche e sociali mirate a migliorare l’inclusione sociale di tutte le categorie di popolazione considerate svantaggiate per condizioni economico-sociali, o per condizioni di salute come malattia e disabilità, promuovendo la loro partecipazione anche nelle attività sportive e ricreative;

9.3 Ogni città deve allinearsi agli standard più elevati di accessibilità e fruibilità dei servizi urbani per persone disabili, adeguando le infrastrutture sanitarie, la viabilità, l'accesso ai servizi pubblici, agli impianti sportivi e agli spazi ricreativi di qualsiasi tipo;

9.4 Promuovere politiche di prevenzione e inserimento socio – sanitario per le popolazioni di migranti anche ricorrendo a figure di mediatori culturali per arrivare ad un’integrazione a pieno titolo delle popolazioni migranti nella vita cittadina come priorità impellente per favorire la Salute nelle Città;

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10. STUDIARE E MONITORARE A LIVELLO URBANO I DETERMINANTI DELLA SALUTE DEI CITTADINI, ATTRAVERSO UNA FORTE ALLEANZA TRA COMUNI, UNIVERSITÀ, AZIENDE SANITARIE, CENTRI DI RICERCA, INDUSTRIA E PROFESSIONISTI

I determinanti della salute sono elementi di rischio, che interagiscono nell’impostare, mantenere e alterare le condizioni di salute dei cittadini nel corso della loro vita. Tali determinanti possono riguardare l’ambiente, gli stili di vita, le condizioni socio-economiche, la genetica o la possibilità di accedere ai servizi.

10.1 Creare cabine di regia per lo studio e il monitoraggio dell’impatto dei determinanti della salute nel contesto urbano, prevedendo il coinvolgimento congiunto delle Amministrazioni Comunali, delle Autorità Sanitarie, delle Università e dei Centri di Ricerca;

10.2 Creare a livello delle amministrazioni comunali e delle ASL, capacità professionali e amministrative, di gestione della sanità pubblica, riconducibili alla figura dell’Health City Manager, quale professionista con competenze definite, che operi in sinergia con il sindaco e gli amministratori locali per coordinare e implementare le azioni riguardanti la salute pubblica, elaborando soluzioni innovative e inclusive in risposta alle istanze espresse dai cittadini;

10.3 Promuovere partnership multistakeholder per dare vita a politiche urbane che, sulla base degli studi sull’impatto dei determinanti della salute nelle città, possano dare vita a interventi “intelligenti” volti a ridurre i rischi per la salute e a promuovere un ambiente urbano sano e inclusivo;

10.4 Creare una conferenza permanente delle Aziende Ospedaliere delle Aree Metropolitane delegandole significative competenze e poteri decisionali in tema di pianificazione (piani obiettivo) e di erogazione di servizi sanitari ospedalieri.

Alla stesura e revisione del MANIFESTO SULLA SALUTE NELLE CITTÀ COME BENE COMUNE hanno contribuito 208 esperti e 36 tra Istituzioni, enti, università, società scientifiche, associazioni pubbliche e private.

Il Manifesto è stata la base ed ha ispirato, il parere del Comitto delle Regioni dell’Unione Europea, NATVI/016 approvato nella 123° sessione plenaria dell'11 e 12 maggio 2017 “La salute nelle città: bene comun”, la risoluzione Roma Urban Health Declaration presentata e firmata in occasione del G7 il 11 Dicembre 2017, l’Urban Diabetes Declaration, adottata da 46 città a livello mondiale e documenti governativi, ministeriali e di riferimento per le amministrazioni comunali.

Il Manifesto è stato edito nel luglio del 2016, con una prima revisione febbraio 2021 e una seconda revisione marzo 2023

Roma, li 14 Marzo 2023 , presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica

Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città

Mario Occhiuto

Roberto Pella

Daniela Sbrollini

C14+ Health City Institute

Enzo Bianco

Andrea Lenzi

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ATTIVITÀ FISICA E SEDENTARIETÀ UN BINOMIO CHE IMPATTA SULLE MALATTIE

CRONICHE NON TRASMISSIBILI-NCD*

Vi è una forte correlazione tra aumento delle malattie croniche non trasmissibili e inattività fisica. Un vero allarme lanciato dall’OMS che deve essere raccolto a livello governativo, soprattutto nei Paesi ad alto reddito, dove il tasso di cittadini inattivi è in crescita. L’Italia ha tassi di inattività fisica superiori alla media europea e sono necessari interventi legislativi e normativi a supporto della promozione dell’attività fisica come strumento delle malattie croniche non trasmissibili.

Roberta Crialesi – Istat

Antonio Nicolucci – Coresearch

Angelo Avogaro – SID e FeSDI

Agostino Consoli – EUDF Italia

Paolo Sbraccia, Alfonso Bellia - IBDO Foundation

Stefano Balducci – Associazione Fitness Metabolica

Lucio Corsaro - BHAVE

Federico Serra – Osservatorio permanente sullo sport in Italia

*Il presente lavoro è pubblicato su Diabetes Monitor di Giugno 2023

L'attività fisica svolge un ruolo importante nella cura di persone affette da diabete di tipo 2 e nelle malattie croniche on trasmissibili-NCD

Una attività fisica in maniera regolare può aiutare a ridurre alcuni dei dannosi effetti e rallentare o addirittura invertire la progressione delle NCD

Essere attivi può anche ridurre i sintomi della depressione e ansia, e migliorare il pensiero, l'apprendimento e il benessere generale.

Al contrario, il comportamento di chi è troppo sedentario predispone all’insorgenza delle NCD

Tutti possono trarre beneficio dall'aumento dell'attività fisica e riducendo il comportamento sedentario. Tuttavia molte persone incontrano barriere di natura strutturale all’accesso all’attività fisica o possono sviluppare atteggiamenti che predispongono alla sedentarietà, pregiudicando la loro salute e il loro benessere psico-fisico.

L'attività fisica in genere, oltre che per il diabete di tipo 2, può conferire molti benefici per la salute di bambini, adolescenti, adulti e anziani, compreso il rischio ridotto di mortalità per tutte le cause di malattia e mortalità per malattie cardiovascolari, per la prevenzione dell'ipertensione, per i tumori sitospecifici, miglioramento della salute mentale (riduzione sintomi di ansia e depressione), salute cognitiva e ritmo sonno-veglia. Negli anziani, l'attività fisica aiuta a prevenire cadute e lesioni correlate alle ridotte capacità funzionale. Quasi 500 milioni di persone svilupperanno malattie cardiache, obesità, diabete o altre malattie non trasmissibili (NCD) attribuibili all’inattività fisica, tra il 2020 e il 2030, per un costo di 27 miliardi di dollari all’anno, se i governi non

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intraprenderanno misure urgenti per incoraggiare una maggiore attività fisica tra le loro popolazioni.

Il Global action plan on physical activity (GAPPA) 2018-2030, pubblicato nell’Ottobre del 2022 dall’Organizzazione mondiale della Sanità, da evidenza delle modalità con le quali i governi stanno attuando raccomandazioni per aumentare l’attività fisica a tutte le età.

GAPPA vuole stimolare i Governi a inserire nelle proprie politiche interventi che possano garantire l’aumento dei livelli di partecipazione all’attività fisico-sportiva nella popolazione facendo leva sulle 4 punti di intervento individuati all’interno del piano di azione, puntando su SOCIETÀ, AMBIENTI, CITTADINI E SISTEMI ATTIVI (box 1) per arrivare ad una riduzione del 15% della prevalenza dell’inattività fisica entro il 2030 e con un beneficio a livello della prevenzione dei NCD e dei costi economici derivanti.

GAPPA Policy Areas

GAPPA policy area – active systems:

richiede sostenute campagne di comunicazione a livello di comunità, utilizzando diversi canali di comunicazione, mass-media e messaggi e immagini inclusivi (su misura per le comunità) per raggiungere efficacemente un gran numero di cittadini per informarli, motivarli e coinvolgerli maggiormente nell’attività fisica.

GAPPA policy area – active societies: richiede luoghi sicuri e convenienti e spazi che invitino, supportino e permettano alle persone di tutte le età e capacità fisiche di essere attive e in diversi modi. Ad esempio, verde pubblico attrezzato, spazi aperti che favoriscano l’attività fisica, più luoghi per lo sport e dove giocare, mentre le piste ciclabili separate dalle strade invitano di più le persone a pedalare per brevi tragitti.

GAPPA policy area – active environments:

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(figura 1) Figura
Fonte: Elaborazione Osservatorio Permanente sullo sport su dati World Health Organization. (2022). Assessing national capacity for the prevention and control of noncommunicable diseases: repor t of the 2021 global survey.

richiede l'accesso a programmi, servizi e infrastrutture a prezzi accessibili, che siano inclusive e stimolanti per tutte le persone ad essere attive nei contesti dove vivono, lavorano e giocane, anche nelle scuole, nei posti di lavoro, nei parchi e in altri luoghi della comunità.

GAPPA policy area – active people: richiede governance e sistemi politici che forniscano leadership, politiche pertinenti, quadri legislativi e regolamentari, coordinamento multisettoriale e partnership; una forza lavoro qualificata; sistemi informativi rivolti a sostenere l'attuazione e la valutazione delle politiche per ridurre i rischi per le persone che camminano e praticano il ciclismo nelle città.

I dati provenienti da 194 paesi mostrano che, nel complesso, i progressi sono lenti e che i Paesi devono accelerare lo sviluppo e l’attuazione di politiche per aumentare i livelli di attività fisica e quindi prevenire le malattie e ridurre il carico sui sistemi sanitari già sopraffatti.

I dati 2018-2030 (box 2) che emergono dal “Global action plan on physical activity” sono allarmanti e danno una dimensione dell’urgenza sulla quale agire a livello non solo come politiche sanitarie ma come politiche globali sui determinati della salute della popolazione

1. Si stima in tutto il mondo che l'inattività fisica abbia prodotto circa il 20% del carico di malattia da tumori del colon e della mammella, circa il 6% di malattia coronarica e circa il 7% del diabete di tipo

2.

2. Uno stile di vita inattivo è una radice significativa di milioni di morti pretermine in tutto il mondo ogni anno e una gran parete deriva da comportamenti sedentari uniti ad una cattiva alimentazione

3. La sindrome da disuso, nome dato alla condizione che è causata dalla mancanza di attività fisica, è il cosiddetto risultato della vita inattiva. La prevalenza delle malattie non trasmissibili (depressione, obesità, invecchiamento precoce, fragilità muscoloscheletrica e vulnerabilità cardiovascolare) è anche la conseguenza negativa dell'inattività fisica.

4. L'inattività fisica è il quarto fattore di rischio per la mortalità globale, influenzando ulteriormente la prevalenza delle malattie non trasmissibili.

5. Gli organismi sanitari professionali e l'OMS hanno sviluppato politiche per la promozione dell'attività fisica.

6. Le prove disponibili dimostrano che l'intervento di attività fisica aiuta a trattare le malattie non trasmissibili e migliora la qualità della vita.

7. L'inattività fisica è stata identificata come uno dei principali fattori di rischio per la mortalità globale e un contributo all'aumento del sovrappeso e dell'obesità.

GAPPA identifica cinque misure da adottare per arrivare all’attuazione di politiche che possano invertire il trend negativo e di inerzia:

1. Rafforzare la partecipazione e le sinergie tra le istituzioni per favorire l’azione politica e di governo;

2. Integrare l'attività fisica in tutte le politiche attinenti e facilitare l'attuazione delle stesse fornendo strumenti normativi e legislativi e fornendo consigli pratici;

3. Consolidare i partenariati, coinvolgere la popolazione e sviluppare il potenziale di ciascun individuo nel contesto dove vive;

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4. Rafforzare il sistema di raccolta dei dati nazionali e transnazionali, la vigilanza e la concretizzazione delle conoscenze e delle ricerche, nella messa in opera delle politiche.

5. Garantire investimenti continui e coerenza con gli impegni politici nazionali definiti.

IL QUADRO NAZIONALE ITALIANO

La scheda del “Global action plan on physical activity 2018-2030” relativa all’Italia evidenzia che le malattie non trasmissibili (diabete, malattie cardiovascolari, tumori, malattie dell’apparato respiratorio etc.) sono responsabili del 91% dei casi di morte (figura 2).

I costi sanitari attribuibili alle NCDs sono di circa 1,4 miliardi di euro e con una proiezione cumulativa nel decennio 2020-2030 superiore agli 15 miliardi di euro (figura 3)

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Figura 2 Fonte: Elaborazione Osservatorio Permanente sullo sport su dati “Global action plan on physical activity 2018-2030”- Italy

Figura 3

IN ITALIA UNA ALTISSIMA ASPETTATIVA DI VITA

Nonostante la flessione degli anni di vita attesi nel 2020, l’indicatore della speranza di vita in buona salute alla nascita ha subito un inaspettato miglioramento con un guadagno di 2,4 anni rispetto al 2019, per effetto di un aumento della quota di persone che, nel contesto della pandemia, ha probabilmente valutato con maggiore favore la propria condizione di salute. Nel 2021 questo miglioramento viene parzialmente riassorbito, ma comunque la speranza di vita in buona salute rimane più alta rispetto al periodo pre-pandemia (figura 4).

Figura 4

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Fonte: “Global action plan on physical activity 2018-2030”- Italy
AD UNA GRANDE ASPETTATIVA NON CORRISPONDE UNA UGUALE QUALITA’ DELLA VITA
Fonte: Elaborazione Osservatorio permanente sullo sport in Italia (2022) su Istat (2022)- indagine Aspetti della vita quotidiana relativi all’anno 2021

L’aspettativa di vita alla nascita per le donne nell’UE è, in media, 5,7 anni in più rispetto a quella degli uomini (83,2 anni rispetto a 77,5 anni). Gli anni di vita in buona salute rappresentano rispettivamente il 78 % e l’82% dell’aspettativa di vita totale per donne e uomini. Pertanto, in media, gli uomini tendono a trascorrere una parte maggiore della loro vita un pò più breve senza limitazioni di attività. Tra gli Stati membri dell’UE, la Svezia ha registrato il maggior numero di anni di vita in buona salute alla nascita per le donne (72,7 anni), seguita da Malta (70,7 anni) e Italia (68,7 anni). I numeri più alti per gli uomini sono stati registrati negli stessi tre paesi: Svezia (72,8), Malta (70,2) e Italia (67,2). (Figura 5)

Figura 5

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SPORT E ATTIVITÀ FISICA IN ITALIA NEGLI ULTIMI VENTI ANNI
Fonte: Elaborazione Osservatorio permanente sullo sport su dati Eurostat (2023)- “Healthy life years at birth”

Sempre più persone di tre anni e più praticano attività fisico-sportiva nel tempo libero, dai circa 34 milioni nel 2000 ai 38 milioni 653mila nel 2021 (66,2%) (Figura 6)

Figura 6

Fino al 2020 l’incremento è stato trainato principalmente dall’aumento della pratica continuativa di sport (dal18,0% del 2000 al 27,1% del 2020) mentre è rimasta pressoché stabile la pratica sportiva saltuaria (intorno al 9,5%) e risulta tendenzialmente decrescente la pratica di attività fisica (dal 33,2% nel 2000 al 28,1% nel 2020).

Nel 2021 lo sport continuativo subisce una contrazione (dal 27,1% al 23,6%), aumenta leggermente lo sport saltuario (pari al 10,9%) e in misura più decisa la pratica di attività fisica (dal 28,1% al 31,7%). Tale andamento può essere ricollegato anche al cambiamento negli stili di vita indotto dalle misure di contrasto alla pandemia, che hanno per lungo tempo ridotto la possibilità di svolgere attività sportiva negli ambienti chiusi di palestre, piscine e impianti sportivi e la pratica all’aperto in tutti gli spazi esterni alle abitazioni.

Tuttavia, nei primi mesi della pandemia i vincoli posti dalle normative anti Covid-19 non sono stati un vero e proprio ostacolo alla pratica sportiva. I dati dell’indagine Istat “Il diario degli italiani al tempo del Covid-19” indicano infatti che ad aprile 2020, in un giorno medio settimanale di lockdown, il 22,7% delle persone di 18 anni e più hanno svolto attività sportiva prevalentemente presso la propria abitazione (94%), sfruttando anche gli eventuali spazi aperti disponibili come terrazzi, balconi, giardini privati o spazi condominiali esterni.

Nella seconda metà del 2020 e fino a buona parte del 2021 le reiterate restrizioni per palestre e centri sportivi hanno inciso negativamente sulla pratica continuativa principalmente di tipo strutturato al chiuso. La possibilità di poter svolgere nuovamente attività all’aperto ha invece avuto effetti positivi sull’aumento di attività fisiche non strutturate (fare lunghe passeggiate, andare in bicicletta, nuotare, ecc.).

I livelli di pratica sportiva sono più elevati per il genere maschile. Nel 2021, il 27,9% degli uomini pratica sport con continuità e l’11,9% lo fa saltuariamente mentre fra le donne la percentuale è,

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rispettivamente, del 19,6% e del 10,0%. Nel tempo il graduale aumento della pratica sportiva ha però riguardato sia gli uomini che le donne; il gap di genere si è quindi ridotto di quasi il 30%. Malgrado i miglioramenti nel tempo in termini di pratica fisico-sportiva, più di un terzo delle persone (33,7%) ha dichiarato di non praticare sport o attività fisica nel tempo libero (30,3% degli uomini e 36,9% delle donne).

LA PRATICA FISICO-SPORTIVA IN RAPPORTO ALL’ETÀ

Lo sport è un’attività del tempo libero fortemente legata all’età. Durante l’intero ciclo di vita tende a praticare sport specialmente la popolazione più giovane di 6-24 anni; tale abitudine decresce nelle età centrali ma aumenta la frequenza di qualche attività fisica. Anche la sedentarietà aumenta al crescere dell’età: riguarda generalmente due persone su 10 tra gli adolescenti e i giovani fino a 24 anni e quasi sette su 10 tra la popolazione di 75 anni e più (Figura 7).

Figura 7

Tra il 2000 e il 2019 la pratica sportiva cresce in tutte le classi di età. Gli incrementi sono nell’ordine di circa 15 punti percentuali tra i bambini di 3-10 anni e di oltre 10 punti tra la popolazione di 45-74 anni mentre triplica la quota tra gli ultra74enni (dal 2,6% al 7,2%). Il recupero osservato nella popolazione anziana interessa entrambi i generi, ma in misura maggiore le donne (dall’1,7% al 5,9%).

Parallelamente diminuisce tendenzialmente in tutte le classi di età la pratica di qualche attività fisica, soprattutto tra i bambini di 3-10 anni (dal 26,4% del 2000 al 17,4% del 2019) e anche la quota di

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sedentari registra un decremento significativo, in particolare nella popolazione adulta di 45-74 anni (-8 punti percentuali).

Nel 2020, primo di anno di pandemia, aumenta rispetto all’anno precedente la percentuale di donne giovani e adulte di 18-54 anni che hanno dichiarato di praticare discipline sportive (dal 35,5% al 40,5%). Tale quota rimane invariata anche nel 2021. Per gli uomini adulti si registra invece una sostanziale stabilità nel biennio pandemico.

La pratica sportiva ha retto e si è mantenuta su livelli uguali o superiori al periodo pre-pandemia tra la popolazione adulta mentre è risultata in netto peggioramento per bambini e adolescenti di 3-17 anni. In queste classi di età vi è stato un vero e proprio crollo della pratica sportiva specialmente di tipo continuativo, diminuita di circa 15 punti percentuali (dal 51,3% al 36,2%) e compensata soltanto in parte dalla pratica di qualche attività fisica (dal 18,6% al 26,9%), svolta in modo destrutturato e quindi al di fuori delle palestre e dei centri sportivi interessati dalle chiusure. La sedentarietà è infatti aumentata dal 22,3% al 27,2%

I LIVELLI PIÙ ALTI DI PRATICA SPORTIVA TRA I GIOVANI DI 15-24 ANNI

Nel 2021, il 16,8% delle persone di tre anni e più di tre anni e più praticanti sport, ha dichiarato di praticare sport meno di una volta a settimana, il 49,2% una o due volte a settimana e il 34% tre o più volte a settimana (Figura 8).

Tra chi pratica sport, il 35,6% si allena fino a due ore a settimana, il 22,7% dedica allo sport un tempo compreso tra le due e le quattro ore a settimana mentre per il 16,8% l’impegno è di quattro ore a settimana o più.

La frequenza con cui si pratica sport è meno elevata tra i bambini sportivi di 3-5 anni e cresce nelle età successive fino a raggiungere alti livelli di assiduità tra gli sportivi di 15-24 anni che, nel 40,6% dei casi,

28
Figura 8

vi si dedicano in media per tre o più giorni a settimana. La frequenza allo sport si riduce nelle classi di età adulte (25-64 anni) mentre recupera tra gli over65: in questa fascia d’età il 44,5% degli sportivi pratica sport in media tre o più giorni a settimana.

Anche il tempo dedicato settimanalmente alla pratica sportiva è più limitato per i bambini di 3-5 anni e gli adulti di 25-64 anni e più elevato tra gli sportivi di 15-24 anni e di 65 anni e più. In queste due ultime fasce di età il 22,6% e il 23,8% riserva allo sport un tempo superiore alle quattro ore a settimana. Tra il 2019 e il 2021 è rimasta pressoché stabile intorno al 34% la quota di praticanti assidui (tre o più volte a settimana, si è ridotta quella di chi si dedica allo sport una o due volte a settimana (dal 53,6% al 49,2%) mentre risulta simmetricamente in aumento la pratica più saltuaria e non settimanale (dal 12,8% del 2019 al 16,6% del 2021).

FORTI I DIVARI TERRITORIALI E PER TITOLO DI STUDIO

Sul territorio, l’attitudine alla pratica sportiva è maggiore al Nord-est dove vi si dedica il 41,6% della popolazione di tre anni e più; segue il Nord-ovest (39,9%) e il Centro (36,7%). Le quote sono decisamente più basse nelle regioni meridionali (24,8%) e insulari (25,4%) con l’eccezione della Sardegna (31,9%) (Figura 9)

Figura 9

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Le regioni con i valori più bassi sono Campania (20,8%), Calabria (22,5%), Sicilia (23,2%), Molise (23,6) e Basilicata (24,7%).

Sebbene nell’arco degli ultimi 20 anni l’attitudine allo sport sia aumentata in tutto il territorio nazionale, il gradiente territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno continua ad ampliarsi: tra il 2000 e il 2021, infatti, è aumentata di circa il 25% nel Centro-nord e di quasi il 15% nel Mezzogiorno, incrementando le distanze tra le diverse macro aree del Paese.

Considerando l’ampiezza demografica dei comuni, i livelli di pratica sportiva sono più elevati nei comuni centro e periferie dell’area metropolitana (rispettivamente il 36,0% e il 35,0%) e nei grandi comuni con oltre 10mila abitanti (circa il 34,5%). Quote meno elevate si hanno invece nei piccoli comuni fino a 2mila abitanti (30,6%).

Anche il livello di istruzione rappresenta un elemento rilevante per la pratica sportiva: pratica sport il 51,2% dei laureati, il 38,3% dei diplomati e soltanto il 15,6% fra coloro che hanno la licenza della scuola media dell’obbligo.

Le diseguaglianze rispetto al titolo di studio sono aumentate nel tempo: la distanza tra titoli di studio bassi e titoli di studio alti era pari a 27,7 punti percentuali nel 2000, arriva a 39,5 punti nel 2020 e si mantiene quasi allo stesso livello anche nel 2021 (35,6 punti percentuali).

PRATICA SPORTIVA DEI RAGAZZI CONDIZIONATA DA DISUGUAGLIANZE SOCIO-ECONOMICHE

Il contesto familiare è fondamentale per l’adozione di stili di vita più o meno salutari, specialmente nel periodo della crescita quando i ragazzi si trovano ad apprendere i comportamenti individuali anche attraverso l’osservazione dei modelli familiari.

L’associazione tra le abitudini sportive dei genitori e la pratica sportiva dei figli è molto significativa. Sono soprattutto i bambini e i ragazzi di 3-17 anni con entrambi i genitori sportivi a dichiarare di praticare sport (75,2%).

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Livelli elevati di pratica sportiva si osservano anche quando è solo uno dei genitori a fare sport, in misura maggiore se si tratta della madre piuttosto che del padre (58,9% contro 54,1%) mentre si scende al 31,2% se nessuno dei genitori pratica sport (Figura 10).

I membri di una stessa famiglia condividono inoltre lo status socio-economico a cui spesso sono associate diverse opportunità e propensioni ad assumere comportamenti e stili di vita. Nel 2021 praticano sport il 49% dei bambini e giovani che vivono in famiglie con ottime o adeguate risorse economiche e il 39,8% di quelli che hanno situazioni economiche familiari più svantaggiate. Anche il contesto culturale della famiglia incide sulla pratica sportiva. I giovani che hanno genitori con titolo di studio alto si dedicano allo sport nel 57,9% dei casi. La quota scende al 45,5% se i genitori possiedono un diploma di scuola superiore e si attesta ad appena il 29,6% quando i genitori non sono andati oltre la licenza di scuola media dell’obbligo.

ITALIA, UN POPOLO SEDENTARIO RISPETTO AL RESTO D’EUROPA

Il raffronto con la media europea evidenzia un’Italia fortemente sedentaria (Figura 11) ed inattiva (un’Italia a km 0). Il dato risente sicuramente della grande carenza del Sud e delle Isole, che malgrado le condizioni climatico-ambientali che potrebbero favorire l’attività fisica e motoria, mostra segni preoccupanti a livello di sedentarietà. Dati che possono essere associati all’alta prevalenza di obesità e del sovrappeso a livello infanto-giovanile come evidenziato dal “WHO - European Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI) Report on the fifth round of data collection, 2018–2020” realizzato su dati nazionali del sistema di sorveglianza OkKio alla SALUTE dell’Istituto superiore di sanità (Figura 12a e 12b)

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Figura 10

Prevalenza del sovrappeso (compresa l'obesità - definizioni dell'OMS) nei ragazzi e nelle ragazze di età compresa tra 7 e 9 anni, secondo i dati COSI disponibili (%)

Prevalenza dell'obesità (definizione dell'OMS) nei ragazzi e nelle ragazze di età compresa tra 7 e 9 anni, secondo i dati COSI disponibili (%)

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Figura 11
Fonte: Elaborazione Osservatorio permanente sullo sport in Italia (2022) – Factsheet su Dati Eurostat (2023)- “Healthy life years at birth” Figura 12a Fonte: World Health Organizzation (2023) - European Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI) Report on the fifth round of data collection, 2018–2020 Figura 12b

ATTIVITÀ LEGISLATIVE SUL RUOLO DELL’ATTIVITÀ FISICA COME STRUMENTO DI PREVENZIONE ALL’INTERNO DEL SSN

L’attività fisica riduce del 30 per cento il rischio di morte prematura, di malattia cardiovascolare e ictus, di diabete tipo II, di cancro al colon e al seno e di depressione,1 per questo è fondamentale il suo riconoscimento come mezzo terapeutico e di prevenzione attraverso la possibilità di prescrizione medica. Questo è il tema al centro del DDL con l’Atto Senato n. 135 - Sbrollini - della XIX Legislatura del 13 Ottobre 2022 su “Disposizioni recanti interventi finalizzati all'introduzione dell'esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia all'interno del Servizio sanitario nazionale. Lo sport è un “farmaco” che non ha controindicazioni (salvo la presenza di specifiche patologie) e fa bene a tutte le età, per questo, già durante la diciottesima legislatura, erano state fatte proposte nel riconoscere il valore formativo, sociale, di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva. Per continuare quanto iniziato e favorire la considerazione dello sport come strumento per investire sul miglioramento del Paese, recentemente è stato presentato, per dare la possibilità a pediatri, medici di medicina generale, specialisti di inserirlo in ricetta medica, così che le famiglie possano usufruire delle detrazioni fiscali. La speranza è che, recuperando attraverso il 730 parte dell’investimento, le persone siano incentivate a impegnarsi in attività positive per la propria salute.

Di pari passo è fondamentale che le città e il governo promuovano un’urbanizzazione focalizzata sulla cura e sulla salute dei cittadini. Si deve sportivizzare le città così da garantire a tutti la possibilità di svolgere moto e attività fisica. Spesso sono proprio le barriere architettoniche come l’assenza di parchi o la cattiva illuminazione a rendere difficile una passeggiata o una corsa. Si deve agire insieme per far sì che le città siano strutturate a misura di sport.

Grazie alla ricerca e all’innovazione, l’aspettativa di vita si è allungata oltre gli 80 anni, ma per usufruire di una buona qualità di vita è necessario preparare il nostro organismo con attività fisica costante e continuativa. È importante che nella realtà di oggi siano messi in atto interventi di prevenzione mirati a sensibilizzare la popolazione a svolgere attività sportiva fin dalla giovane età. Lo sport, oltre a rappresentare valori importanti come lo spirito di gruppo, la solidarietà, la tolleranza e la correttezza, contribuisce all’invecchiamento attivo, fondamentale per aspirare quanto più possibile ad un invecchiamento in salute della popolazione.

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Fonte: World Health Organizzation (2023) - European Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI) Report on the fifth round of data collection, 2018–2020

Svolgere attività fisica vuol dire fare una scelta a favore della propria salute. Infatti, ha importanti effetti sul fisico e sulla mente, contribuisce a migliorare la forza, la resistenza e la salute ossea, allo stesso tempo permette di mantenere il peso sotto controllo, contrastare la depressione e prevenire diverse malattie non trasmissibili come ictus, ipertensione, iperglicemia, iperlipidemia, cancro al colon e al seno ma anche diabete e obesità. A questo proposito c già nel 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva pubblicato le Linee Guida sull'attività fisica e il comportamento sedentario per fornire raccomandazioni, basate su evidenze e studi scientifici, che i governi dovrebbero adottare nelle loro politiche nazionali, così da sostenere un aumento dei livelli di attività fisica nella popolazione. A volte, a causa di difficoltà economiche, il genitore rinuncia a mandare il figlio a fare sport perché ci sono altre priorità. Su questi devono essere inserite politiche di governo per migliorare l’aderenza a stili di vita più salutari e far leva sulla prevenzione all’interno delle politiche del SSN.

CONCLUSIONI

L’attività fisica è uno dei cardini dei sistemi di prevenzione delle malattie e si interseca con tutte le politiche sociali, economiche e riguardanti la salute e può contribuire in maniera significativa a raggiungere i SUSTAINABLE DEVELOPMENT GOALS (SDGs) 2030 (Figura 13)

Figura 13

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Fonte: World Health Organizzation(2022) - Global action plan on physical activity 2018-2030

È dimostrato che un'attività fisica regolare aiuta a prevenire e curare malattie croniche non trasmissibili (NCD) come malattie cardiache, ictus, diabete e cancro al seno e al colon. Aiuta anche a prevenire ipertensione, sovrappeso e obesità e può migliorare salute mentale, qualità della vita e benessere. Eppure, gran parte del mondo sta diventando meno attivo. Man mano che i Paesi si sviluppano economicamente, aumentano livelli di inattività fisica nella popolazione. In alcuni Paesi, questi livelli possono arrivare fino al 70%, a causa del cambiamento dei modelli di trasporto, dell'aumento dell'uso della tecnologia, dei valori culturali e dell'urbanizzazione.

La mancata azione per aumentare i livelli di attività fisica vedrà i relativi costi continuare a crescere, con impatti negativi sulla salute, i sistemi sociali, l’ambiente, lo sviluppo economico, il benessere della comunità e la qualità della vita.

A livello governativo bisogna promuove un piano d'azione nazionale per promuovere l'attività fisica presso tutte le fasce di età e sociali, attraverso un quadro di azioni politiche e legislative, efficaci e fattibili per aumentare l’attività fisica a tutti i livelli. Un piano che punti ad affrontare le molteplici questioni culturali, sociali e ambientali e i determinanti individuali dell'inattività fisica.

Un'attuazione efficace richiede una leadership coraggiosa combinata con partenariati interministeriali e multisettoriali, per ottenere una risposta coordinata dell'intero sistema socio-sanitario.

Data sources:

United Nations Department of Economic and Social Affairs. World Population Prospects 2022 .

The World Bank. GDP per capita, PPP (current international, $) accessed, July 2022.

Global Health Estimates 2019: Deaths by Cause, Age, Sex , by Countr y and by Region, 2000-2019. Geneva, World Health Organization; 2020.

Guthold et al Lancet Child Adolesc Health. 2020;4(1):23-35.

World Health Organization. (2016). Global Health Observator y (GHO) data. Prevalence of insufficient physical activity among adults aged 18+ years.

World Health Organization. (2022). Assessing national capacity for the prevention and control of noncommunicable diseases: repor t of the 2021 global survey.

World Health Organization. (2018). Global status report on road safety 2018.

Istat (2022)- indagine Aspetti della vita quotidiana relativi all’anno 2021

Eurostat (2023)- “Healthy life years at birth”

World Health Organizzation(2022) - Global action plan on physical activity 2018-2030

Osservatorio permanente sullo sport in Italia (2022) – Factsheet

World Health Organizzation (2023) - European Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI) Report on the fifth round of data collection, 2018–2020

Istituto Superiore di Sanità et all (2023) VI rilevazione 2022 del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia (Health Behaviour in School-aged Children - Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare Istituto Superiore di Sanità et all (2021) – VI sesta indagine della sorveglianza nazionale OKkio alla

SALUTE 2019

Harvard T.H. Chan School of Public Health: A Global Look at Rising Obesity Rates (2022)

The Lancet:Worldwide trends in insufficient physical activity from 2001 to 2016: a pooled analysis of 358 population-based surveys with 1·9 million participants (2022)

British Journal of Sports Medicine: Physical inactivity and non-communicable disease burden in lowincome, middle-income and high-income countries (2022)

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UNO “SPORTIMETRO” PER MISURARE IL

PESO DELLO SPORT NELLA VITA DEGLI

ITALIANI

Individuare uno strumento in grado di misurare il livello di sportività di un Paese può essere estremamente semplice o particolarmente complicato. A posizionarci tra questi due estremi è la definizione che vogliamo assumere del concetto stesso di sportività. Cosa vuol dire per una persona (e quindi per una comunità, che è la somma collettiva di singole traiettorie individuali) essere sportivi?

A questa domanda, insieme ai ricercatori dell’Istituto Piepoli e alle alte personalità che compongono la Fondazione Sportcity, abbiamo provato a dare una risposta, per quanto possibile, innovativa.

La premessa è semplice: essere sportivi, dal nostro punto di vista, significa dare un ruolo centrale allo sport, all’attività fisica, al benessere.

Per misurare quindi il livello di sportività degli italiani abbiamo scelto di considerare un numero elevato di variabili, circa 30.

È naturalmente un criterio importante, se non prevalente, la propensione delle persone a praticare sport o, largamente, fare un po' di attività fisica. Ma anche qui, cosa intendiamo per “fare attività fisica”? Dal nostro punto di vista, quella ideale è una concezione che tenga conto di ogni scelta fatta dalle persone nella loro vita quotidiana. Quel 27% di italiani, quindi, che si sposta a piedi o in bici, per noi contribuisce positivamente alla sportivizzazione del Paese, ma anche il 56% che ritiene importante poter praticare sport in vacanza e il 43% che, quando sceglie un hotel, valuta anche la presenza di una palestra incide positivamente.

Fin qui, lo sport inteso come pratica che svolge in prima persona. Secondo la concezione dalla quale muove lo Sportimetro, però, anche frequentare gli stadi, acquistare giornali sportivi, persino l’acquisto di articoli sportivi o la pratica di e-sports, sono tutti indicatori che concorrono a individuare il livello di sportivizzazione di una persona e quindi di un Paese.

E come non fare riferimento alle città? Dal nostro punto di vista, l’importanza data all’infrastrutture urbane dedicate allo sport, il peso nel giudizio dell’amministrazione del modo in cui questa ha gestito l’area sportiva, anche queste sono variabili determinanti nel valutare il livello di sportività di un Paese.

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Per fare un esempio concreto, in questo momento il 18% degli italiani (che diventa il 23% tra i più giovani) quando deve votare il proprio Sindaco considera determinanti le sue idee e suoi progetti sullo sport. Questo significa che se un candidato ponesse al centro del proprio programma elettorale la crescita di strutture sportive, incoraggiando così i cittadini a fare più attività fisica, sarebbe già visto di buon occhio da un quinto dell’elettorato, soprattutto da quello più giovane, così difficile da incrociare e motivare al voto.

Tenendo insieme questi e molti altri indicatori, l’indice Sportimetro rappresenta, con un numero compreso tra 0 e 100, il peso dello sport in Italia. Naturalmente, sarà particolarmente interessante studiarne l’evoluzione nel tempo, attraverso diverse rilevazioni, cogliendo così il trend (positivo, stabile o negativo) e aiutandoci a rispondere alla domanda: stiamo diventando più sportivi?

Tutte le maratone iniziano da un passo, però, e il primo “Sportimetro”, realizzato da Istituto Piepoli a Marzo del 2023, ci consegna un dato tendenzialmente positivo, ma non ancora del tutto soddisfacente: i valori alti iniziano da quota 71, e l’Italia si ferma ancora poco sotto 60. Ma quali sono le aree di popolazione per le quali lo sport è più importante: i giovani (che si fermano a soli 3 punti dal fatidico 71) e gli uomini, che arrivano a quota 66. Se dovessimo quindi immaginare un percorso migliorativo, dovremmo suggerire al Paese di investire sullo sport in età matura (dopo i 54 anni assistiamo a un effettivo calo del peso dello sport in quasi tutti i parametri misurati) e tra le donne, non del tutto coinvolte, spesso contro la loro volontà, nella vita sportiva del Paese.

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SPORTCITY MEETING 2023

Lo Sportcity Meeting, è un evento per lo sviluppo e la diffusione della nuova filosofia della cultura del movimento promossa da Fondazione SportCity, che dal 2020 favorisce l’utilizzo e lo sviluppo delle attività sportive all’aria aperta e la diffusione delle sportcities in Italia.

La mission dell’evento è:

▪ approfondire la ricerca e lo studio sui bisogni collettivi;

▪ migliorare la qualità della vita con l’attività fisica dei cittadini;

▪ coinvolgere città, amministrazioni e cittadini sui reali valori dello Sport e del benessere;

▪ promuovere la rigenerazione urbana con luoghi di Sport e socializzazione;

L’edizione 2023 – prima edizione – si è svolta tra l’1 e 2 aprile 2023 in una sporticity, Salsomaggiore Terme, con la partecipazione di oltre cento tra amministratori di città italiane grandi e piccole, esponenti del parlamento, massimi dirigenti della governance dello sport italiano, manager di settore e nuovi stakeholders.

Attraverso interventi mirati, tavole rotonde, presentazione di best practice e di format da esportare e hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con esperti di settore per conoscere a fondo le opportunità europee e italiane in materia di bandi e finanziamenti tesi alla diffusione della pratica sportiva nelle città, relazionando sulle tematiche promosse da Fondazione SportCity, alcuni qui raccolti.

Nell’occasione è stata firmata la Carta di Salsomaggiore Terme , che èil nostro impegno per lo Sport: un documento per lo sviluppo e la promozione dello Sport come elemento di benessere nelle città.

Sottoscrivendo la Carta di Salsomaggiore Terme assumiamo l’impegno verso le generazioni future.

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PARTECIPANTI

“Sono convinto che la politica debba adottare un vocabolario comune perchè dando lo stesso significato alle questioni importanti dello sport rende le cose più facili, vedi ad esempio il passaggio alla camera all’unanimità sul decreto contro la pirateria. Siamo qui a Salsomaggiore con tanti rappresentanti qualificati del mondo dello sport, e riconosco a Fondazione Sportcity di aver iniziato con questo meeting un percorso che nei prossimi anni potrebbe aiutare tutti a realizzare quelle azioni di cui si parla spesso ma alle quali non si dà sempre seguito. Il focus di questo convegno è quello della trasformazione delle città in luoghi dove l’opportunità al diritto allo sport si presenti realmente”.

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CARTA DI SALSOMAGGIORE

Noi donne e uomini di sport, cittadini di questo pianeta, sottoscriviamo questo documento, denominato Manifesto di Salsomaggiore, per assumerci impegni precisi in relazione a considerare lo sport quale elemento di promozione del benessere nelle città.

Consideriamo anche che le città e l’ambiente nel quale viviamo abbiano una dimensione di sostenibilità ambientale, che consenta a tutta la comunità e non solo al singolo individuo di sviluppare benessere anche attraverso la pratica sportiva e l’attività motoria..

Riteniamo che solo una azione collettiva in quanto cittadine e cittadini, assieme alla società civile, alle imprese e alle istituzioni locali, nazionali e internazionali potrà consentire di vincere le grandi sfide connesse alla sostenibilità delle nostre città.

Sottoscrivendo questo Manifesto di Salsomaggiore affermiamo la responsabilità della generazione presente nel mettere in atto azioni, condotte e scelte che garantiscano la tutela di un domani migliore per le generazioni future;

Ci impegniamo a sollecitare decisioni politiche che consentano il raggiungimento dell’obiettivo fondamentale di garantire un equo accesso all’attività motoria e sportiva per tutti i cittadini.

NOI CREDIAMO CHE

▪ La crescita e lo sviluppo armonico di una comunità, possa avvenire attraverso la piena fruizione dell’attività sportiva, quale elemento di aggregazione e socialità;

▪ La pratica sportiva e motoria deve essere inclusiva per tutte le cittadine e i cittadini, prescindendo dall’età, dal genere, dalle condizioni socio-economiche, da quelle ideologiche e religiose;

▪ L’ambiente nel quale viviamo e vivranno le generazioni future deve essere considerato un bene comune pienamente fruibile;

▪ Lo sport è fondamentale per il suo contributo a disegnare una comunità, proteggere l’ambiente e il territorio e trasmettere valori positivi;

▪ Lo sport e l’attività motoria deve essere inserito nelle politiche inerenti la salute, l’ambiente, l’urbanistica, la formazione scolastica, il lavoro, la lotta alle devianze giovanili e il recupero delle aree a forte degrado sociale;

▪ L’investimento nell’attività sportiva e motoria deve essere obiettivo prioritario dei Governi Nazionali, Regionali e locali;

IN QUANTO MEMBRI DELLA SOCIETÀ CIVILE, NOI CI IMPEGNIAMO A

▪ far sentire la nostra voce a tutti i livelli decisionali, al fine di determinare progetti per un futuro più equo e sostenibile, attraverso la pratica sportiva;

▪ rappresentare le istanze del mondo dello sport, della società civile nei dibattiti e nei processi di formazione delle politiche pubbliche;

▪ rafforzare e integrare la rete internazionale di progetti, azioni e iniziative che costituiscono un’importante risorsa collettiva;

▪ promuovere lo sport in tutte le politiche perché vi sia una consapevolezza collettiva della sua importanza;

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▪ individuare e denunciare le principali criticità nelle varie legislazioni che disciplinano l’accesso o la discriminazione alla pratica sportiva;

▪ promuovere strumenti che promuovano la pratica sportiva e l’attività motoria nelle città;

▪ valorizzare le buone partiche quale elemento di sviluppo e miglioramento di una comunità .

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CONTRIBUTI ALLO SPORTCITY MEETING 2023*

*I presenti contributi riflettono l’opinione degli autori e non dell’editore.

SALSOMAGGIORE: LA PRIMAVERA DELLO SPORT

MAURO BERRUTO- DEPUTATO

Bell’inizio di primavera, lo scorso 1 e 2 aprile, a Salsomaggiore. Tante persone, tante esperienze, tanti ruoli diversi, un unico obiettivo: muovere definitivamente il nostro Paese verso una vera e propria “cultura del movimento”, uno stile di vita che metta al centro il benessere psico-fisico che lo sport, compreso quello destrutturato, garantisce.

Tuttavia, per riuscire in questo ambizioso progetto che potremmo definire culturale, servono azioni e strumenti nuovi. Stewart Brand, geniale inventore di Whole Earth Catalog, la rivista che voleva raccogliere lo scibile umano (una specie di Google cartaceo) dove comparve la famosa citazione di Steve Jobs ‘Stay hungry, stay foolish’, sosteneva che “molte persone provano a cambiare la natura degli umani, ma è davvero una perdita di tempo. Non puoi cambiare la natura degli umani, quello che puoi fare è cambiare gli strumenti che usano, cambiare le tecniche. Allora cambierai la civiltà”. Quelle parole erano all’alba della digitalizzazione del mondo, ma possono essere riproposte per la “rivoluzione dolce”, come la chiama Fabio Pagliara, della cultura del movimento. Il concetto, ampiamente dimostrato da tutti gli interventi alla due giorni di Salsomaggiore, è che occorre modificare degli strumenti, come diceva Brand, cambiando, per esempio, il modo in cui noi intendiamo il paesaggio urbano ed extraurbano, per renderlo attraente per la pratica sportiva, nel pieno rispetto dell’ambiente, naturalmente. Anzi, praticamente senza eccezioni, la cultura del movimento e la cultura dell’ambiente vanno a braccetto. Prendersi cura di sé nell’ambiente insegna a prendersi cura e a rispettare l’ambiente stesso, proprio per la sua importanza per il nostro benessere. Quello che può innescarsi è un circolo virtuoso che ha, come risultato finale, la generazione di un risparmio, almeno quattro volte superiore all’investimento, per il Servizio Sanitario Nazionale, come ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica.

Sono stato, per tanti anni, un allenatore sportivo e se potessi definire l’azione di un coach con tre verbi, suggerirei questa sequenza: “ispira, allena, misura”. Ispirare è la premessa, serve a creare quelle condizioni che mettono in moto i grandi cambiamenti, le rivoluzioni culturali. Però non basta. Serve una seconda fase, quella dell’azione, della pratica. Serve andare in palestra migliorarsi, mettersi alla prova.

Infine, per completare il lavoro, serve la fase della misurazione, l’analisi di quel feedback oggettivo che serve a comprendere dove e come si possa migliorare.

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Ecco, Salsomaggiore è stato un enorme momento di ispirazione. Sportivi, manager, politici, imprenditori, persone innamorate dello sport si sono scambiate idee. E come si dice, quando due persone si incontrano e si scambiano una moneta, ciascuno va via con una moneta, ma quando due persone si incontrano e si scambiano un’idea, ciascuno va via con due idee. Le idee scambiate sono state molte di più e hanno arricchito davvero tutti, scoprendo anche che sul territorio esistono già tantissime buone pratiche che vanno semplicemente copiare, diffuse, messe in rete.

Il prossimo 17 settembre ci sarà il momento dell’“allenamento”: si scenderà in campo, in 101 città, pronti a dimostrare che c’è un pacifico e bellissimo esercito di amministrazioni e di associazioni che sono pronte a giocare la propria parte. Infine, misureremo l’impatto dei benefici di queste azioni nel modo più oggettivo e scientifico possibile, per far sì che la “rivoluzione dolce” sia inarrestabile, nel rispetto di un evento epocale che orami è alle porte: la nascita di un vero e proprio “diritto allo sport” che, è questione di poche settimane, sarà riconosciuto dalla nostra Costituzione con l’inserimento, all’art. 33 del seguente comma: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”. Insomma, questo è un momento di grande discontinuità per il mondo dello sport e, come sempre succede, i grandi cambiamenti possono spaventare un po’, ma poi sono destinati a cambiare per sempre la cultura. Salsomaggiore ha segnato, davvero, l’inizio di una primavera che non prevede passi indietro. Parafrasando il poeta Pablo Neruda, qualcuno potrà recidere i fiori, ma non potrà mai fermare la primavera.

LO SPORT AL CENTRO EL SISTEMA ITALIA

DANIELA SBROLLINI - SENATORE

Salsomaggiore ci consegna il testimone dell’impegno congiunto tra tutti gli attori del sistema sport affinché lo stesso trovi un posto prioritario nell’agenda politica nazionale e locale.

Lo sport è fondamentale nella riforma complessiva del welfare. L'attività fisica, gli stili di vita sani e la corretta alimentazione si sposano perfettamente con il benessere e la salute. Un binomio, quello tra sport e salute, che deve avere il suo riconoscimento legislativo. Una delle proposte di legge a mia firma, in arrivo a breve - ha spiegato la senatrice - prevede che lo sport diventi un vero e proprio farmaco naturale da prescrivere nella ricetta medica. E anche detrazioni fiscali per quanti vogliono compiere attività fisica, a qualsiasi livello.

La 'sportivizzazione' del Parlamento e del paese va avanti. E siamo ormai vicinissimi al passaggio più importante: l'inserimento dello sport in Costituzione, nell'articolo 33, quello sul diritto all'istruzione, per sottolineare il carattere educativo dello sport, accanto comunque all'articolo 32, che parla del diritto alla salute. Non è solo un atto che colma un vuoto costituzionale, ma deve essere il volano per concepire una nuova modalità di inserire lo sport all’interno del sistema Paese. ha un valore

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profondamente etico. Ha un valore di riconoscimento di un diritto universale, di inclusione sociale, di integrazione, fondamentale nella scuola.

Dobbiamo spiegare perché quel comma è stato aggiunto all’articolo 33, quello che riconosce il diritto all’istruzione, accanto all’articolo 32, sul diritto alla salute. Perché le due cose stanno insieme. Sport e salute è il binomio perfetto, fondamentale soprattutto a livello giovanile ed è il pilastro stesso su cui costruire una riforma del welfare, per arrivare a riconoscere pienamente che l’attività sportiva è un diritto universale. Nei territori dove ci sono luoghi di aggregazione e palestre si vive meglio, lo sport aiuta i bambini a vivere la socialità e a tenerli fuori dal degrado, ha un ruolo di prevenzione verso l’obesità e le dipendenze.

Tanto c’è ancora da fare: pensiamo ad altri disegni di legge, ora in Commissione Sanità, che prevede il riconoscimento dello sport come farmaco da prescrivere in ricetta medica, anche con detrazioni fiscali, per aiutare le famiglie più deboli, che non possono permettersi un abbonamento in palestra o in piscina. Ripartire dalle città è fondamentale, soprattutto nel momento nel quale il mondo fortunatamente uscendo da una crisi globale legata alla pandemia che ha esacerbato disuguaglianze e vulnerabilità, ma è tuttora nel pieno di un’altra grave crisi, climatica.

Solo coinvolgendo e integrando società civile, istituzioni, esperti di ogni aspetto accademico e scientifico è possibile portare concretamente un cambiamento che veda al centro delle politiche pubbliche la qualità di vita del singolo cittadino. Per questo il concetto di SportCity quale spazio di sviluppo del bene comune deve essere portato avanti con decisione a tutti i livelli, quello politico, quello sportivo e quello che riguarda le comunità locali.

SPORT, CITTÀ E SOSTENIBILITÀ

MICHELE UVA-DIRETTORE FOOTBALL&SOCIAL RESPONSIBILITY UEFA

Il rapporto fra sport, città e sostenibilità è decisamente molto stretto anche se ancora in tanti si chiedono cosa sia concretamente la sostenibilità e soprattutto nel nostro caso quale è il ruolo che lo sport deve saper giocare per avere un impatto concreto sulle città, sulle loro comunità e più in generale sulla società civile.

La sostenibilità nello sport copre quattro aree principali: la sociale, la finanziaria, l’ambientale e quella propriamente tipica ovvero quella sportiva. L’interazione con le città deve essere totale su tutte le aree e deve essere considerata una grande opportunità per tutti quella di saperla condividere strategicamente e saper sviluppare azioni congiunte.

Il ruolo di Sportcity nel mio immaginario potrebbe essere proprio questo. Il ponte ideale per la costruzione e lo sviluppo concreto di azioni sul territorio.

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Sono convinto che lo sport è un investimento a lungo termine e non è un costo, ma di questo non tutte le istituzioni ne sono realmente convinte. E’ anche una delle piattaforme con maggiore influenza al mondo e deve promuovere e realizzare, tutte le attività che potenzialmente può mettere sul campo. Dobbiamo anche essere realistici e trovare un equilibrio tra i temi in cui lo sport può avere un impatto diretto e quelli in cui la nostra influenza è più indiretta. Ci sono molte questioni che non può risolvere direttamente, ma abbiamo comunque il potere di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'entità del problema e di coinvolgere le persone.

Sino ad oggi lo sport ha subito passivamente i mali della società civile. Un atteggiamento che non è proprio dello sport dove tutti sono abituati a lottare pur di vincere. Dovrebbe assumere sempre di più un ruolo attivo, propositivo e di guida per ispirare e influenzare sia coloro che lo praticano sia coloro che lo tifano. In forma aggregata parliamo di oltre 4 miliardi di persone nel mondo. Parto dall'idea che lo sport non deve semplicemente intercettare e seguire le tendenze della sostenibilità e della società, ma deve saperle anticipare e originare.

L’approccio strategico dovrebbe essere guidato da una capacità di anticipazione, in cui ci raffiguriamo un futuro sostenibile e stabiliamo azioni tangibili per contribuirvi, passo dopo passo, non solo sviluppando il concetto del “Return On Investment” ma guardando anche a quello del “Risk Of Inaction”.

Ma lo sport non può agire da solo e di certo non può risolvere i problemi del pianeta e della società civile. È vero, è in ritardo e non ha ancora la piena consapevolezza dell’importanza di dover integrare senza resistenze i concetti della sostenibilità sociale ed ambientale così attuali quanto indispensabili per il futuro. Le responsabilità principali devono ricadere sulle istituzioni internazionali e nazionali, sui governi. Sono loro che devono raggiungere accordi globali, varare leggi, investire risorse e supportare le diverse piattaforme, in primis quelle rappresentate dalle città e dallo sport con le federazioni e società sportive coinvolte nel percorso del bene comune.

Parlando nello specifico dello sport più pratico e seguito al mondo, il calcio, sono certo che farà la sua parte in qualità di grande piattaforma di ispirazione sociale, ma è pur sempre un elemento isolato nel contesto di un pianeta che soffre nel suo insieme. Nonostante questo dobbiamo agire, e subito, anche a piccoli passi.

Per me che ci lavoro quotidianamente, è evidente la convinzione che la sostenibilità possa alimentare il successo di tutto il sistema calcistico e sportivo in Europa come nel mondo. È un viaggio a lungo termine, che presenta sfide considerevoli lungo il percorso. Per superarle, l’ecosistema calcistico deve riconoscere l’urgenza di agire e collaborare con le istituzione e le città intorno a un’agenda comune per cambiare al proprio interno gli aspetti funzionali della sostenibilità dell’intero sistema calcio, senza pretendere di risolvere o subire troppo passivamente i problemi della società civile, che spesso sfociano poi proprio nel calcio, ma riconoscendo la sua capacità di avere un impatto. Bisogna saper investire insieme a tutti gli stakeholder sulla base di convinzioni e fiducia comuni, usando la propria forza per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni legate ai parametri di sostenibilità facendo ricorso anche all’innovazione. È arrivato il momento di accelerare, tutti insieme.

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STREET ATHLETICS

GORAN NAVA- FOUNDER STREETATHLETICS.ORG

Il Tour

StreetAthletics.org KIDS e´ un tour di gare di “Street Athletics” - aperto a tutti i bambini tra i 6 e 13 anni - svolto nel cuore delle città e nelle location iconiche delle destinazioni turistiche più belle d´Italia, per valorizzare la bellezza dei luoghi, gli spazi storici, il calore della gente e le attrazioni culturali del territorio.

Il format

Il format consiste nello svolgimento di gare di Street Athletics, attraverso qualificazioni, semifinali, e finali sui 60m piani- in un pomeriggio estivo – con bambini tra i 6 e 13 anni suddivisi in 4 categorie. Le gare vengono svolte su un pistino in gomma o su corsie disegnate a terra, in luoghi simbolo, nel cuore delle cittá o nelle zone a più alto traffico pedonale, come in piazza, centri storici, lungomare e zone classici di ritrovo. Le finali vengono corse alla sera -sotto i riflettori – facendo correre i 6 ragazze e le 6 ragazzi piu´ veloci per ciascuna categoria.

Storia e valori

Nato dal successo de La Notte delle Saette di Porto Recanati (MC), organizzato ogni anno in piena estate sulla parte di lungomare più importante della cittadina marchigiana – l’evento ha portato oltre 4,125 bambini all’avviamento della pratica sportiva.

L’entusiasmo dei bambini, la vicinanza degli spettatori, la bellezza delle piazze, il calore delle strade e dei lungomare, inseriti nel contesto paesaggistico, crea il contesto per una corsa unica per il bambinoall’interno del piu´ grande patrimonio storico-culturale-naturale al mondo.

Un format sportivo che si fonda sui valori della bellezza della corsa, della diversità territoriale, dell’educazione culturale, e della promozione dell’attività sportiva nella city-life estiva.

Un evento che avvicina ragazzi tra i 6 e 13 anni - provenienti da tutte le regioni italiane-ma anche da paesi europei ed extraeuropei- a conoscersi l’uno con l’altro e a vivere un profondo ricordo positivo dell’esperienza legata alla location della gara. Molti partecipanti a distanza di anni hanno ancora la maglietta ricordo indossata alla partenza e l´attestato di partecipazione appeso in camera.

A chi è rivolto

L’evento è rivolto ad Amministrazioni Comunali ed Associazione Sportive Dilettantistiche (ASD/ SSD) che vogliano organizzare l’evento nella propria città, mantenendo il format delle gare e lo spirito dell´evento fondatore de La Notte delle Saette ed inserendosi nel tour nazionale di StreetAthletics.org Kids.

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Benefici

Il format permette di ottenere i seguenti benefici:

a) 300-400 bambini avviati ogni anno alla pratica sportiva in ogni location- durante il periodo vacanziero, il più bello dell’anno

b) Ampliamento dell’offerta turistica per famiglie con 1 evento sportivo- culturale su base annuale

c) Visite a musei ed attrazioni turistiche vicine alla zona gare attraverso convenzioni per tutti i bambini e famiglie partecipanti

d) Incremento dell’indotto economico a favore delle strutture ricettive della città e dei siti culturali vicini

e) Creazione di un’immagine di Città di Sport con un´ Amministrazione Comunale attenta e capace di offrire eventi sportivi per famiglie nel cuore della città

f) Aperto a tutti i turisti e visitatori per vivere appieno l’esperienza della città – non solo mare e musei

g) Valorizzazione destinazione e turismo sportivo

Assetto Organizzato

Con il Patrocinio di Fondazione SportCity, l’assetto organizzativo prevede la collaborazione tra enti locali Comune, ADS locali, Volontariato e Scuola -oltre che Partner Tecnici locali.

• Amministrazioni Comunali - forniscono le autorizzazioni per la gara, la concessione del luogo pubblico, la sicurezza della location e la collaborazione con gli enti organizzatori alla promozione dell’evento in sede locale.

• ASD /SSD Locali - coinvolgono ed allargano la partecipazione dell’evento a ragazzi che non fanno ancora atletica, offrendo un punto di contatto e sostegno operativo agli organizzatori

• L´ AVIS - oltre che rappresentare lo sponsor storico dell’iniziativa- fornisce con il proprio volontariato un team di giovani ai quali è affidata la cura della preparazione e gestione (area start, area arrivi, informatica dei dati, il Fotofinish e la pubblicazione dei risultati, etc)

• Scuola- i presidi ed insegnanti delle scuole locali supportano la comunicazione ed il coinvolgimento degli studenti della scuola nei mesi vicino al periodo estivo

• Partner Tecnici- fornisco il materiale sportivo tecnico necessario per l’organizzazione e svolgimento delle gare (i.e. pistino di 60m, strumentazione rilevazione cronometrica, materiale audiovisivo, etc).

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PREMIO COSTRUIAMO GENTILEZZA NELLO SPORT

GAIA SIMONETTI - GIORNALISTA PROFESSIONISTA, PREMIO COSTRUIAMO GENTILEZZA NELLO SPORT"

Lo sport è una splendida metafora della vita. Si presenta con il suo percorso di salite, discese, sfide, ostacoli da superare, costellato di esempi belli, che si diffondono proprio attraverso lo sport e il suo essere ambasciatore di messaggi positivi.

Compie il suo primo anno di vita un Premio che valorizza i gesti del cuore e di gentilezza. Il "Premio Costruiamo Gentilezza nello sport" è nato dall'idea dell'Ussi Toscana (Gruppo dei giornalisti sportivi) guidato da Franco Morabito e dall'Associazione Cor et Amor di Luca Nardi, che raggruppa al suo interno quasi 2.000 ambasciatori di gentilezza, tra cui allenatori alla gentilezza, imprenditori alla gentilezza, medici alla gentilezza.

Il progetto ha trovato una sua collocazione nello spazio dedicato alle best pratices nel corso del meeting della Fondazione Sportcity, che si è tenuto a Salsomaggiore.

Il Premio “Costruiamo Gentilezza nello Sport” porta alla consegna di una maglia ispirata dai disegni dei bambini con tanti colori e con la frase di Mandela, (siamo nel decennale dalla sua scomparsa): "Lo sport ha il potere di cambiare il mondo”. A riceverla sono atleti, dirigenti e club che si sono distinti per esempi positivi.

Questa maglia diventa, così, una sorta di "investitura" di ambasciatore alla gentilezza nello sport.

L'iniziativa è nata ed ha preso ispirazione dal gesto di cuore di Guglielmo Vicario, portiere dell'Empoli, che nel marzo 2022 accolse, ospitandola, una famiglia fuggita dalle atrocità della guerra. La famiglia è ancora ospite del giocatore e il piccolo Milan ha potuto coronare il sogno di giocare a calcio.

"Abbiamo pensato ad un riconoscimento per le iniziative che nascono dal cuore e che si diffondono attraverso lo sport – ha dichiarato Franco Morabito, presidente dell'Ussi Toscana – per contribuire a diffondere i valori ".

Nel corso dei 12 mesi di vita del Premio, la maglia è stata consegnata a Guglielmo Vicario, Federica Cappelletti, moglie di Paolo Rossi per progetti di sport e inclusione, ad Anna Astori, nel ricordo del figlio Davide e del suo impegno nel sociale, a Stefano Pioli, allenatore del Milan, al Tennis Giotto di Arezzo per progetti di sport e inclusione e per la panchina rossa, simbolo del no ad ogni forma di violenza sulle donne davanti ai campi, a Manuel Pasqual, ex calciatore, tra le varie squadre, di Fiorentina ed Empoli, per il suo impegno nel sociale, e alla piccola Nina, un'atleta del basket di Bolzano, che ha organizzato una raccolta fondi tra familiari ed amici per ricomprare i palloni che erano stati rubati.

Al Premio "Costruiamo Gentilezza nello Sport" si è unito anche il progetto "Alfabeto della gentilezza", ideato da Gaia Simonetti, giornalista fiorentina e segretario Ussi Toscana delegata ai progetti sociali, che

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consiste nel compilare l'alfabeto con parole belle, che fanno star bene chi le scrive e chi le riceve in tutte le lingue del mondo. L'alfabeto si trasforma in impegno con parole che si traducono in progetti concreti di gentilezza in campo e fuori dal campo. In ambito sportivo, hanno compilato l'alfabeto della gentilezza Silvia Salis, Vicepresidente Vicario del Coni, la Feralpisalò, il Perugia Calcio e l'elenco di club, che stanno aderendo, cresce ogni giorno.

VIVI SANO

DANIELE GILIBERTI . AD VIVI SANO ETS

L’intervento in plenaria in occasione della riuscitissima convention nazionale organizzata a Salsomaggiore dalla Fondazione SportCity il primo w-e di aprile, mi ha portato a fare una disamina sul lavoro svolto durante gli ultimi anni.

Dieci anni fa, dopo venti trascorsi in campo, anzi in piscina, prima da atleta, poi da tecnico e quindi da dirigente sportivo, mi sono chiesto quale fosse il soggetto giuridico adatto a dibattere sui temi della promozione della salute, affinchè la visione dell’ambiente, inteso nella sua complessità, quale luogo di salute, diventasse centrale nella formulazione dello sviluppo delle politiche e prevedesse la promozione degli stili di vita sani come unicum. Un soggetto giuridico che potesse favorire l’empowerment dell’individuo e della comunità con azioni orientate a cambiare le condizioni sociali, ambientali ed economiche in modo da ridurne l’impatto sulla salute individuale e pubblica.

Volevo, da Palermo e della Sicilia, sensibilizzare i decision maker e i policy maker ad adottare politiche sociali condivise al fine di raggiungere obiettivi comuni per la promozione della salute, azione condotta in questi ultimi anni con grande efficacia da Fabio Pagliara e dai suoi collaboratori sul territorio nazionale.

Non bastava, allora come oggi, una ASD o una SSD. Serviva un ente che si occupasse a 360° di promozione della salute con finalità di utilità sociale. Lo Sport sarebbe stato il mezzo. Lo Sport motore di sviluppo sociale e ricetta di salute. Nel 2012 costituimmo quindi Vivi Sano, un’associazione di promozione sociale, inizialmente Onlus e oggi Ente del Terzo Settore iscritto al RUNTS e, in seguito, al RAS.

Oggi si parla molto delle APS in campo sportivo dilettantistico. I vantaggi, rispetto alle ASD non sono soltanto fiscali ma riguardano anche semplificazioni amministrative e accesso ai fondi pubblici.

Una scelta, quella fatta nel 2012, che oggi si rivela indovinata per diversi motivi.

In primo luogo per strutturare un ente chiamato ad accollarsi funzioni ed erogare servizi non soltanto per i propri associati ma per l’intera collettività spesso in via, non solo complementare, ma sempre più spesso sostitutiva rispetto alle amministrazioni, enti pubblici carenti di risorse umane ed economiche.

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In secondo luogo per dotarsi di strumenti di analisi e di riflessione, interne ed esterne, atti a verificare non solo l’andamento della produzione e impatto sociale dell’ente, in termini di crescita della propria comunità associativa e dei servizi a loro offerti, ma anche nei confronti della comunità in cui avrebbe agito e del quanto e del come gli stakeholders che avrebbero dato sostegno, sarebbero stati necessari alla realizzazione della sua mission statutaria.

Ecco allora che, in linea con gli obiettivi di Agenda 2030 (ob. 3: assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età / ob. 11: rendere le città e gli insediamenti urbani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili / sotto-obiettivo 11.7: fornire accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per donne, bambini, anziani e disabili), Vivi Sano mirando alla promozione dei corretti stili di vita crea le opportunità e i luoghi che trasformino tutto ciò da sola dottrina in concreta occasione.

Nascono a Palermo, tra il 2015 e il 2020, due centri ludico/sportivi accessibili e gratuiti: il Parco della Salute al foro italico e il Parco dei Suoni alle falde del Monte Pellegrino. Luoghi in stato di abbandono riqualificati e gestiti ancora oggi da Vivi Sano.

Sono contenitori di salute, veri presìdi educativi, ove promuovere, grazie a un equipe multidisciplinare, una serie di princìpi quali la corretta alimentazione, lo sviluppo della pratica dell’attività motoria per tutti, la sostenibilità ambientale, la solidarietà, il contrasto alle dipendenze patologiche e agli sprechi alimentari dovuti ad una deformazione culturale e di costume. Parchi gioco/sport sostenibili alimentati da energia alternativa che, soprattutto durante la pandemia, sono diventati luoghi di riferimento per le comunità territoriali. Spazi civici di comunità ove fare sport in contesti destrutturati. Centri di aggregazione vissuti con gioia da famiglie, scolaresche, sportivi e persone speciali. Tutti insieme. Nessuno escluso.

A primavera del 2020, in pieno primo lockdown, studiando il DPCM e la seguente ordinanza regionale, intravedevamo la possibilità di aprire il Parco della Salute a chi in quei giorni soffriva maggiormente le restrizioni imposte dal Governo. Il 2 maggio, in occasione della giornata internazionale di sensibilizzazione sull’autismo, aprivamo il Parco della Salute a più di 400 persone con disabilità intellettiva che, a turno e in piena sicurezza, fruivano di un break salutare alla presenza di nostri psicologi volontari. L’iniziativa destava l’attenzione dei media nazionali e alcune amministrazioni comunali replicavano la buona pratica riservando i parchi cittadini alle persone con disabilità per la pratica dell’attività motoria. Ma accadeva ancora qualcosa di particolare. I servizi di NPI dell’Azienda Sanitaria Provinciale consigliavano alle famiglie con minori in carico ai servizi di frequentare il parco anticipando, a nostro parere, quello che è uno degli obiettivi di tutti noi che operiamo in campo sportivo: l’attività fisica prescrivibile nella ricetta medica.

Anticipare i tempi e individuare percorsi virtuosi, senza peccare nel definirsi visionari, Vivi Sano lo ha fatto anche tra il 2020 e il 2021 nel lanciare un terzo progetto: “Palestre a cielo aperto per il Sud”. Iniziativa che ha visto la realizzazione in sei comuni siciliani di altrettanti percorsi workout. Un progetto a basso costo che consente a tanti di praticare sport all’aria aperta. Idea replicata, magari inconsapevolmente, da Sport e Salute sul territorio nazionale e, soprattutto, oggetto oggi della terza

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linea di intervento del PNRR sport e inclusione sociale, che prevede la realizzazione di percorsi attrezzati all’aperto per promuovere la pratica sportiva libera.

Vivi Sano, attraverso progettazione condivisa con Fondazioni, Istituti Scolastici di ogni ordine e grado, l’Azienda Sanitaria territoriale, l’Assessorato alla Salute della Regione Siciliana e, ultimamente, con Sport e Salute, ha creato inoltre reti per condurre attività strutturate di prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili e attività fisica adattata per il mantenimento capacità residue per persone con esito di sclerosi multipla, con malattie neuro degenerative, per donne che hanno subìto un intervento di mastectomia e per diabetici. Praticamente per fare praticare sport a tutti gratuitamente.

Grande attenzione l’Associazione presta alle attività di prevenzione secondaria con visite mediche gratuite e percorsi di valutazione del rischio cardiometabolico organizzate ogni mese in occasione di giornate di prevenzione grazie all’impegno dei medici volontari associati. Periodicamente Vivi Sano organizza eventi sportivi inclusivi e campionati nazionali federali che riscuotono grande partecipazione di partecipanti e sostenitori.

Nelle attività a sostegno al mondo delle disabilità promosse dall’associazione, dirette in particolar modo alle persone con disturbi del neurosviluppo e deficit neurosensoriali, Vivi Sano, oltre a dare una opportunità di reale inclusione nei parchi abbandonando la forma segregante che caratterizzava il funzionamento dei vecchi centri, ha avviato nel 2020 una “Special Academy”. Un centro di avviamento allo sport paralimpico, riconosciuto dal CIP, dove uno staff composto da tecnici sportivi specializzati e terapisti potenzia la parte sana di persone con autismo e con sindrome di Down o con disabilità sensoriali attraverso attività sportiva tesa al potenziamento delle abilità sociali e lo sviluppo delle autonomie personali. Attività condivise anche dalle scuole del territorio attraverso la stipula di convenzioni.

Vivi Sano ha avviato scuole sportive sociali dirette a minori con fragilità. Opera costantemente nel prevenire le dipendenze patologiche e rischi correlati in ambito scolastico e di comunità. In particolar modo ha condotto, per e con l’ASP di Palermo e una rete di partner istituzionali, un intervento biennale di prevenzione sul corretto uso di smartphone e device oggi progetto pilota del Piano Regionale di Prevenzione. E’ attivo infine nelle attività di prevenzione delle ludopatie e conduce interventi diretti ad adolescenti a rischio di dipendenza da uso e abuso di energy drink e alcol con iniziative correlate alla prevenzione della sicurezza stradale. Il premio per gli alunni meritevoli non può essere altro che la partecipazione ad attività sportiva gratuita!

Un’ultima, importante, iniziativa appena lanciata: un centro sportivo educativo dedicato a Paolo Borsellino da realizzare in uno spazio sportivo in stato di abbandono di fronte la Via D’Amelio, luogo della strage del ’92.

Gli associati di Vivi Sano sono più di novanta: medici, nutrizionisti, operatori sociali, tecnici sportivi, psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, educatori, docenti scolastici. Un’associazione rappresentata da un consiglio direttivo di maturata esperienza ma composta in maggioranza da giovani che hanno tanta voglia di spendersi per il bene comune. La competenza nell’affrontare le varie tematiche di cui si fa portavoce Vivi Sano, è affidata a stimati professionisti che a titolo volontario partecipano alle attività quali Salvatore Amato, Presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo e Presidente dell’ETS, Giuseppe

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Notarstefano, suo vicepresidente, docente universitario di Scienze Economiche e Aziendali e Presidente

Nazionale di Azione Cattolica; Daniele Giliberti, Amministratore Delegato, che ha già al suo attivo iniziative manageriali sportive e sociali. I sostenitori di Vivi Sano vengono remunerati attraverso l’alto valore sociale delle iniziative promosse sul territorio regionale. Più sono i sostenitori e maggiore è il numero delle persone che possono accedere ai servizi gratuiti offerti da Vivi Sano. Info su www.vivisano.org

SALSOMAGGIORE MODELLO DI CONFRNTO CIVICO SULLO SPORT

FILIPPO FRITTELLI – SINDACO DI SALSOMAGGIORE

Il ricordo della due-giorni di Sportcity a Salsomaggiore Terme è indubbiamente uno dei momenti più intensi e significativi che hanno caratterizzato non soltanto il mio secondo mandato da Primo Cittadino di una delle maggiori e più belle località termali italiane ma, sento di dire, anche della mia intera decennale legislatura nella quale ho ricoperto con nutrito orgoglio la carica di Sindaco.

La due-giorni di Maggio 2023 ha significato non solo un momento di civico confronto tra cittadini, istituzioni, portatori di interesse e personaggi del mondo dello sport – attraverso una ricca condivisione di contenuti frutto di conoscenza e di preparazione sul tema – ma soprattutto un vero e proprio cambio di paradigma nella visione e nel concetto stesso di sport, grazie ad idee, appunti e visioni concentrate sul futuro della Città, immaginato sotto la lente del benessere di tutti i cittadini grazie anche ad una imprescindibile rigenerazione urbana di tutti quei luoghi di comunità che potranno diventare (e stanno diventando) i nuovi luoghi dello sport.

Siamo fieri che, proprio dalla nostra Salsomaggiore, sia partita quella rivoluzione dolce che Fondazione Sportcity da tempo persegue per incrementare nel nostro Paese il Fil, ossia la felicità interna lorda, raggiungibile attraverso una migliore qualità della vita nelle città grazie ad una nuova cultura del movimento; siamo fieri che l'appuntamento di Maggio 2023 abbia incrementato e favorito lo sviluppo e la diffusione della cultura del movimento che ci auguriamo possa divenire la filosofia e la concezione di un nuovo stile di vita, promosso dalla Fondazione Sportcity, che dal 2020 promulga l'utilizzo e lo sviluppo delle attività sportive all'aria aperta e lo sviluppo delle sportcities in Italia.

Occorre essere ben consci che un simile obiettivo, per poter essere raggiunto, necessita di una massiccia dose di impegno, poiché deve anche essere mantenuto vivo: per tale ragione tutti noi – cittadini, personaggi dello sport, stakeholders e istituzioni – dobbiamo essere pronti ad offrire la nostra disponibilità per approfondire la ricerca e lo studio sui bisogni collettivi atti al miglioramento della qualità della vita attraverso l'attività fisica. Tutto ciò passa attraverso un unico filo rosso: il sempre maggior coinvolgimento delle città, delle amministrazioni e dei cittadini sui reali valori dello sport, la

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divulgazione di quelle best practice e di quei format che, anche esportati, possano alimentare il positivo confronto con gli esperti di settore per conoscere a fondo le opportunità europee e italiane in materia di bandi e finanziamenti tesi alla diffusione della pratica sportiva nelle città.

Sportcity a Salso è stato realmente un Grande Evento. Lo abbiamo fortemente ricercato e voluto tutti insieme e mi preme cogliere l'occasione per portare, ancora una volta i nostri più sentiti e sinceri ringraziamenti a Fabio Pagliara, per il prezioso apporto fornito insieme a Roberto Milocco, nostro concittadino. La presenza del Ministro dello Sport Andrea Abodi ci ha onorati. Ripensando al lungo percorso che abbiamo attraversato quando quest'idea era ancora allo stadio embrionale, alla fine del 2022, la strada percorsa è stata davvero lunga: abbiamo iniziato a trattare il tema del benessere e delle pratiche sportive nei parchi con l'obiettivo di pervenire ad un concetto di sport diffuso che potesse aiutare i cittadini a vivere appieno gli spazi e la bellezza della nostra città. Uno sport che si potesse praticare anche al di là, anche al di fuori degli impianti sportivi e che fosse vissuto davvero in modo pieno. Il convegno ha portato diversi importanti relatori nella nostra Città: ospiti molto prestigiosi, amministratori che hanno concentrato l'attenzione su Salsomaggiore e contribuito a dare vita ad un progetto che durerà. Un progetto che potrà, negli anni, acquisire ancor maggiore rilievo.

Quello del Maggio 2023, dunque, non è che l'Evento Zero. Credo che Salso sia pronta a declinare il tema della cultura dello Sport in maniera diffusa e a valorizzare le pratiche sportive all'aperto: quanto abbiamo fatto in questi anni come Città dello Sport, attraverso la riqualificazione degli impianti, la rigenerazione di diversi luoghi, lo sviluppo di percorsi e la creazione di eventi che, nel reciproco interesse, hanno cementato i rapporti istituzionali sono la dote che lasciamo alla Città e che consentirà a chi verrà dopo di noi di proseguire nello sviluppo e nella promozione di queste capillari attività.

ACES EUROPE, LA FEDERAZIONE DELLE CAPITALI E DELLE CITTÀ EUROPEE DELLO SPORT

LUCA PARMIGIANI - SEGRETARIO GENERALE DELEGAZIONE ITALIA ACES EUROPE

ACES Europe è un’Associazione no profit con sede a Bruxelles che consegna dal 2001 il premio di European Capital of Sport. Nei successivi anni, sono nati anche i premi per i Municipi più piccoli, come European City of Sport (per Municipi sopra i 25.000 abitanti), European Town of Sport (per Municipi sotto i 25.000 abitanti) , European Community of Sport (unione di più Municipi), European Island of Sport ed European Region of Sport. Il premio delle Capitali Europee dello Sport è riconosciuto nel Libro Bianco sullo Sport all'articolo 50 e il network di ACES Europe conta ad oggi più di 3.000 Municipi premiati, distribuiti in tutto il mondo. La forza di ACES Europe ha infatti permesso di estendere il proprio raggio d’azione oltre il Vecchio Continente e a riguardo sono stati ratificati degli accordi di primaria importanza con l’UNESCO e l’OAS (Organization of American States).

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L’Italia è il Paese con più Municipi premiati nelle diverse categorie. Tre sono le città che hanno ottenuto in questi 20 anni il massimo premio di European Capital of Sport: Milano nel 2009, Torino nel 2015 e Genova nel 2024, con la città di Napoli candidata per il 2026. Da evidenziare il ruolo delle Regioni, con il Piemonte che ha aperto la strada con il titolo ottenuto nel 2022 e un impatto economico stimato in oltre 300 milioni di euro; percorso proseguito dalla Valle d’Aosta come European Region of Sport 2023 in attesa delle candidature di Veneto e Liguria rispettivamente per il 2024 e il 2025

Nel 2023, sono state riconosciute European City of Sport i Comuni di Busto Arsizio, Catanzaro, Fondi, Padova, Rende, Spinea e Schio; come European Town of Sport i Comuni di Cardano al Campo, Castano Primo, Codogno, Crescentino, Marcon, Motta di Livenza, Monte di Procida; come European Community of Sport le Comunità Maremma Toscana Nord, Terra della Lana e Tigulio & Golfo Paradiso. Nel 2024 sono state riconosciute quali European Community of Sport le Comunità Cuore di Valtellina, Flegra dello Sport, Pontina dello Sport, Terra dei Due Laghi e Maremma Toscana Sud. Quest’anno saranno valutate le candidature dei Municipi italiani candidati per l’anno 2025.

Per rafforzare le sinergie sul territorio con le Istituzioni, sono stati ratificati in questi anni molti Protocolli di Intesa con CONI, Sport e Salute, ANCI, Ministero per le Politiche Giovanili, Istituto per il Credito Sportivo, Comitato Italiano Paralimpico, CONAPEFS, Sport City, Marevivo, Panathlon International e le Regioni Abruzzo, Liguria, Piemonte e Toscana. Inoltre, sono stati firmati accordi di collaborazione con Decathlon, Fondazione Ecosistemi, Unicoop Tirreno e Eso Recycling.

Infine, tra le attività programmate da ACES Italia, ricordiamo l’ACES International Video Awards, la Settimana Europea dello Sport (nel 2022 sono stati coinvolti oltre 200.000 cittadini nei Comuni premiati da ACES), il Corso Sports & Public Administration rivolto alle Amministrazioni Locali e ai Manager dello Sport svolto nel mese di maggio con oltre 400 utenti collegati da remoto e la rivista ACES Italia Magazine. Per saperne di più: www.acesitalia.eu

COACH DI QUARTIERE, LA BEST PRACTICE PER L’INCLUSIONE E LA CITTADINANZA ATTIVA.

CLAUDIO MASSA – INNOVATORE SPORTIVO

Tra le cose che maggiormente apprezzo della rivoluzione dolce proposta da SportCity, c'è l'intento di creare una prassi comune e condivisa che porti nelle città una modalità di fare e proporre lo sport attuale, contestualizzata con le esigenze delle persone nel nostro tempo.

Definisco questa attenzione WELFARE oriented ed è per questo che noi de L'Orma abbiamo scelto di sposarla e di sostenerla concretamente con azioni pratiche. Il nostro progetto "Coach di Quartiere" si

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dimensiona proprio come la filosofia della rivoluzione dolce predica: un modello di innovazione sociale sportiva, funzionale al welfare locale, che persegue l'obiettivo di diventare un format sociale replicabile.

Cos'è Coach di Quartiere

Sport, inclusione sociale e cittadinanza attiva. Giochi e sport gratuiti nei parchi pubblici della città, per bambini dai 6 agli 11 anni.

Le attività sportive sono condotte da giovani volontari i "Coach di Quartiere" opportunamente formati e guidati da educatori professionali.

A chi si Rivolge

Bambini dai 6 gli 11 anni appartenenti a target “fragili” che per motivi economici, organizzativi, culturali, sociali, caratteriali, non praticano sport.

Giovani tra i 17 e i 25 anni del territorio: studenti delle scuole superiori o universitari, atleti di società sportive, ma anche NEET, a cui viene proposta l’esperienza di “Coach di Quartiere” come percorso di volontariato scolastico o di cittadinanza attiva. Per gli studenti di specifiche facoltà, il percorso per diventare Coach di Quartiere è anche un’opportunità di tirocinio.

Per gli iscritti al 3° anno dei corsi di laurea o già laureati, è possibile prendere parte al corso per diventare Playmaker.

Beneficiari Indiretti

Genitori e famiglie dei minori che partecipano alle attività, nel supporto alla conciliazione e nella sensibilizzazione alle tematiche di progetto.

Il territorio, il quale beneficia di cittadini attivi, di bambini sportivizzati e di community manager (i playmaker, coordinatori progettuali sul territorio)

Come si svolge

1)Si lavora a livello territoriale per creare uno stakeholder network di valore che possa fungere da comunità educante. Si inizia dalla promozione del progetto tra gli enti no profit locali, sportivi e non, per promuovere la collaborazione attiva orientata alla causa sociale.

2) Si attiva il processo di ricerca e formazione dei playmaker e dei volontari.

Tramite la costruzione di una rete di relazione tra amministrazione locale, i servizi sociali e le scuole si costruisce il gruppo dei beneficiari e si arriva a proporre l'attività sportiva ai bambini. Queste si svolgono in due periodi dell'anno: da marzo a maggio e da settembre a fine ottobre, nei parchi pubblichi, nei giorni e negli orari convenuti con playmaker, volontari e famiglie.

Il ruolo di coordinatore e supervisor di progetto sul territorio è svolto dal Playmaker, professionista selezionato e formato da L’Orma per garantire il corretto funzionamento del complesso meccanismo sociale.

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Le attività sportive proposte ai bambini dai volontari sono di carattere ludico-motorio, di tipo generale e finalizzate alla socializzazione.

Ogni Sportcity può verificare la possibilità di attivare "Coach di Quartiere", compilando la manifestazione di interesse a questo link: https://coachdiquartiere.it/interesse/

ANCE CATANIA - VERSO UN NUOVO SIGNIFICATO DELLO SPAZIO PUBBLICO:

SPORT STRUMENTO DI RIGENERAZIONE URBANA

SALVATORE RICCARDO MESSINA, VICEPRESIDENTE ANCE CATANIA (REFERENTE URBANISTICA E TERRITORIO)

Catania, sarà per la sua vicinanza al vulcano, è una città per molti aspetti “magmatica”, priva di una forma definita, con un piano regolatore vecchio di 50 anni ma che discute spesso, nei convegni, tra tecnici e uomini di cultura, della propria rigenerazione urbana, uno dei temi fondamentali per l’ANCE (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili), a cui appartengo.

La nostra contaminazione con la Fondazione Sportcity inizia a fine 2020, subito dopo la prima devastante ondata di COVID; due chiacchere e un caffè con Fabio Pagliara, il Presidente. Si dissertava del modo in cui il lungo lockdown avesse mostrato a tutti noi come gli spazi pubblici urbani fossero luoghi che si prestavano all’attività fisica di ogni tipo, individuale o di gruppo, organizzata o libera. Con i centri sportivi chiusi, le piazze, i parchi e in generale gli spazi aperti erano stati riconvertiti, dai cittadini stessi, per il movimento, per l’esercizio fisico. Dall’esperienza difficile di isolamento forzato, era emerso un messaggio potentissimo: lo sport è uno strumento di rigenerazione per la città e la sua comunità. Ecco che l’urbanista che alberga in me, prima di essere costruttore, si è chiesto come rispondono le città contemporanee a questa necessità di spazio per il wellness? E la mia città, Catania, cosa offre?

Per rispondere a questa domanda e analizzare opportunità e potenzialità, ANCE Catania ha affidato alla SG PLUS Ghiretti & Partners uno studio sulla situazione attuale dell’impiantistica sportiva catanese e sugli eventuali spazi pubblici funzionali per l’attività fisica.

Dai risultati della ricerca emerge, ahimè, un dato impietoso. A confronto con altre città italiane come Parma e Brescia, Catania ha il 60% in meno di impianti sportivi a disposizione degli utenti.

L’unico modo per recuperare questo drammatico gap strutturale passa da due azioni irrimandabili: ristrutturare e mettere immediatamente a regime gli impianti sportivi esistenti e, contemporaneamente, intraprendere politiche urbane votate al riuso e alla rifunzionalizzazione di aree pubbliche che meglio si prestano alla pratica motoria.

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Sono nate così le proposte di progettazione per cinque piazze che Ance Catania ha commissionato a giovani professionisti catanesi: Piazza Aldo Moro, Piazza Eroi D’Ungheria, Largo Bordighera, Largo Paisiello SQUIBB, Piazza I Vicerè.

Suggestioni di urbanistica “tattica”, basate su azioni locali mirate e budget sostenibili

che possono, in breve tempo, rispondere alle esigenze degli sportivi catanesi (amatoriali e non). Da spazi che nel tempo a Catania erano diventati anonimi, sono emerse nuove potenzialità.

I progetti illustrati nel corso del convegno “Progetti per una Catania in movimento” che ha visto dibattere moltissimi esperti sulla possibilità di utilizzare lo Sport come strumento di rigenerazione urbana.

Ance Catania, come sempre, si è posta al fianco di coloro che desiderano implementare e sviluppare la trama urbanistica e cittadina, garantendone la piena fruibilità attraverso l’attività sportiva e motoria con nuove modalità di interazione socio-ludico-sportiva tra gli abitanti. Crediamo fortemente che investire nelle infrastrutture sportive sia non solo necessario per una società futura più sostenibile, ma sia fondamentale per migliorare la qualità della vita dei cittadini di oggi.

Per questo lo scorso febbraio abbiamo siglato un protocollo di intesa con la Fondazione Sportcity; sinergia che può, senza dubbio, contribuire a trasformare le città, unendo competenze e ripensando l’urbanistica in un’ottica moderna, in linea con il patrimonio di welfare materiale.

L’obiettivo, certo ambizioso, che noi imprenditori edili, come “costruttori di città”, abbiamo è chiaro e imperativo: garantire che le generazioni future valutino positivamente le nostre azioni e le nostre opere, affinché non debbano mai dire che "sapevano cosa fare e non l’hanno fatto".

LA DIGITALIZZAZIONE DELLO SPORT E L’IMPORTANZA DEL DATO NEL

MONDO DELLO SPORT

STEFANO d’ALBORA - DIRETTORE CHIEF TECHNOLOGY OFFICIER SPORT E SALUTE

La digitalizzazione dello sport è diventata una tendenza sempre più diffusa nel panorama mondiale, e l'Italia non fa eccezione. Sport e Salute, insieme a ConiNet, il suo braccio operativo, stanno attualmente guidando un processo di digitalizzazione dell’ecosistema sportivo italiano, grazie all’attivazione di nuovi servizi a valore aggiunto a supporto dello sport, degli atleti e degli sportivi di base.

In questo contesto, il dato riveste un ruolo di fondamentale importanza, poiché consente di raccogliere informazioni significative che opportunamente elaborate, grazie a tecnologie avanzate di Intelligenza

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Artificiale, consentono di attivare nuovi servizi mirati alle singole e specifiche esperienza di atleti, sportivi di base e partecipanti a eventi sportivi in ambito sociale e non solo.

La raccolta e l'analisi dei dati, in ogni sua forma e qualità, consentono di fidelizzare gli sportivi di base, i fan e gli sponsor offrendo nuovi servizi ad hoc e ci permettono di conoscere sempre più gli sportivi, grazie all’analisi delle preferenze, e ingaggiare nuovi sportivi, fan, partecipanti e sponsor.

I dati sono uno strumento indispensabile per monitorare l'impatto delle iniziative e degli interventi nel mondo dello sport. Consentono di valutare l'efficacia di programmi di promozione, ottenere informazioni preziose sul numero di praticanti, sulle discipline sportive più popolari, sulle preferenze degli sportivi, sulle aree geografiche più attive e su altri dettagli che sono essenziali per la pianificazione e lo sviluppo dello sport di base.

Un approccio data-driven consente di guidare il processo decisionale sulla base di dinamiche oggettive e sostanziali, modificando di conseguenza la tipologia dei servizi e la modalità di erogazione degli stessi.

Sport e salute, in qualità di società data-driven, al fine di valutare le esigenze e le opportunità da coniugare e realizzare ha definito un modello architetturale, modulare, integrato e interoperabile, il Tech-Digital Sport Hub, base dello scambio informativo e del programma di digitalizzazione, dall’infrastruttura ai servizi.

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In questo contesto, Sport e Salute, diventa un laboratorio sperimentale e funge da Hub: prima di promuovere le iniziative digitali sul territorio nazionale le attua nel proprio contesto valutandone accuratamente vantaggi, benefici ed eventuali inefficienze.

Sulla base di questa valutazione, nel corso degli ultimi anni, si è fatto leva sui seguenti fattori abilitanti:

• Nuove infrastrutture di base, sicure e in cloud necessarie per evolvere e ampliare il portfolio dei servizi offerti agli sportivi;

• Strumenti di analisi avanzata del dato, utili per valorizzare, analizzare e elaborare il dato degli sportivi e delineare delle iniziative mirate e personalizzate;

• Piattaforme digitali e sistemi digitali, interoperabili, canale per favorire e incentivare lo sport come strumento di inclusione e il benessere per il sociale.

Con l’obiettivo di, a titolo esemplificativo, promuovere i corretti stili di vita, facilitare l’inclusione e l’integrazione sociale ed abilitare nuove iniziative e servizi a supporto dello sportivo di base e dello sport destrutturato in generale, quali:

Questi strumenti digitali aiutano a:

• indirizzare i giovani ai corretti stili di vita e abbattere la sedentarietà;

• migliorare l’esperienza degli sportivi di base fornendo, accesso libero a programmi di allenamento, strumenti di monitoraggio dell’attività fisica;

• favorire la socializzazione tra i partecipanti alle attività sportive destrutturate, creando community online e offrendo soluzioni di networking digitali;

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• monitorare la salute degli sportivi attraverso strumenti tecnologici avanzati, al fine di praticare sport in sicurezza e prevenire rischi derivanti dallo svolgimento di attività fisica non in sicurezza;

• favorire l’accessibilità dello sport di base ad un pubblico più ampio offendo nuovi luoghi e aree attrezzate e dotate di supporti digitali ai cittadini per svolgere attività sportiva.

Il percorso di trasformazione tecnologica e digitale relativo al contesto sportivo italiano assume un ruolo fondamentare per ridurre il gap tra cittadini e sport: far leva su soluzioni innovative per avvicinare il singolo a uno stile di vita sano basato sullo sport.

L'integrazione dell'intelligenza artificiale (AI) nel processo di analisi dei dati può portare ulteriori vantaggi per identificare modelli e tendenze, migliorando la capacità di previsione e di personalizzazione delle iniziative sportive. Ad esempio, può aiutare a individuare giovani talenti con un potenziale elevato, suggerire allenamenti personalizzati in base alle caratteristiche individuali degli sportivi, o prevedere il rischio di infortuni in base a fattori specifici. L'utilizzo dell'AI nel contesto sportivo può quindi ottimizzare l'approccio agli allenamenti, migliorare la performance degli sportivi e contribuire alla prevenzione di lesioni.

Tuttavia, è importante affrontare anche le sfide associate all'utilizzo dei dati nel mondo dello sport, in particolare quelle legate alla privacy. È fondamentale garantire che la raccolta, l'elaborazione e l'utilizzo dei dati avvengano nel rispetto delle normative sulla privacy e della protezione dei dati personali. Ciò implica l'adozione di misure di sicurezza adeguate a protezione dei dati e l'implementazione di politiche trasparenti riguardanti la gestione e l'accesso ai dati.

In conclusione, la digitalizzazione è un processo essenziale e per far sì che venga concretamente realizzato è necessario concentrarsi sui dati e sull’esperienza del singolo per migliorare l'esperienza degli sportivi, l'organizzazione degli eventi sportivi e la promozione dello sport di base. L'integrazione dell'AI può apportare ulteriori vantaggi, il tutto considerando le tematiche di privacy e compliance e rendendo gli strumenti interoperabili con enti terzi – sorgenti di dati significativi per lo sport.

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LO SPORT E LE CITTÀ A MISURA DI SPORT: PROMOTORI DI LONGEVITÀ E BENESSERE

ELEONORA SELVI – PRESIDENTE FONDAZIONE LONGEVITAS

Lo sport svolge un ruolo cruciale nella promozione di una vita sana e attiva, contribuendo alla longevità e al benessere generale delle persone. Quando le città si impegnano a diventare "a misura di sport", investendo nella creazione di infrastrutture, programmi e politiche che incoraggiano l'attività fisica e promuovono uno stile di vita salutare, ne guadagna l’intera collettività, beneficiando di un contesto che favorisce le relazioni sociali, il benessere, elementi fondamentali per vivere più a lungo e meglio. La Fondazione Longevitas ha scelto di siglare un Protocollo d’Intesa con la Fondazione Sport City sulla base dell’idea che favorire progetti sportivi nei contesti urbani sia fondamentale non soltanto per l’invecchiamento attivo, ma per rendere le città pronte ad affrontare la sfida della longevità di massa e a costruirla passo per passo per tutte le generazioni. Le città longeve, infatti, non possono che essere città a misura di sport, ponendo l'attività fisica al centro delle loro politiche e pianificazioni urbane. Investendo nella creazione di parchi, piste ciclabili, sentieri pedonali e strutture sportive accessibili a tutti. Promuovendo l'attività fisica come mezzo di trasporto, ad esempio attraverso l'implementazione di programmi di bike sharing e il miglioramento dei mezzi pubblici. E infine integrando lo sport nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nelle comunità locali. Si pensi ad esempi come Copenaghen, famosa per la sua cultura del ciclismo, e che ha investito nella creazione di una vasta rete di piste ciclabili, garantendo un facile accesso a tutti i cittadini. Questo ha incoraggiato l'uso della bicicletta come mezzo di trasporto principale, migliorando la salute generale e riducendo l'inquinamento atmosferico. O Medellín, in Colombia, che ha puntato sulla costruzione di parchi e infrastrutture sportive nelle comunità svantaggiate, offrendo opportunità di pratica sportiva a tutti. Politiche che hanno contribuito a ridurre la criminalità, migliorare la coesione sociale e aumentare la qualità della vita complessiva. E ancora Melbourne, una delle più importanti "città dello sport" al mondo, che oltre a ospitare numerosi eventi sportivi internazionali vanta un'ampia gamma di strutture sportive all'avanguardia, e ovviamente incoraggia anche la partecipazione sportiva di base attraverso programmi comunitari e scolastici, creando una cultura sportiva diffusa. Ora grazie alla Fondazione Sport City anche l’Italia ha la sua rete di Città dello Sport su cui poter contare: non solo grandi città ma anche piccoli borghi, che saranno unite nello Sport City Day con attività e attrattive utili anche a promuovere il territorio e per le quali la partecipazione alla giornata dello sport rappresenta l’adesione a un manifesto d’intenti, a una scelta programmatica che vede nello sport uno degli elementi cardine della sostenibilità della vita cittadina e dell’inclusione sociale. E sono questi gli elementi rispetto ai quali Fondazione Sport City e Fondazione Longevitas trovano un punto d’incontro. Secondo il ricercatore belga Michael Puolain, che insieme all’italiano Gianni Pes ha catalogato le zone ad alto tasso di longevità, le cosiddette Blue Zone, tra cui l’italiana Ogliastra, sono 4 i fattori base che determinano una vita più lunga e felice. Oltre al fattore

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genetico, che conterebbe per un 25%, e al fattore ambientale (qualità dell’aria, dell’acqua e di conseguenza dei prodotti alimentari) gli altri due fattori sono di tipo sociale e comportamentale, e riguardano nello specifico l’esercizio fisico, la vita all’aria aperta e di comunità. In un contesto come l’Ogliastra, ad esempio, ci si muove a piedi lungo percorsi con dislivelli significativi, mentre le attività lavorative sono spesso legate all’agricoltura e all’allevamento: tutte occupazioni che tengono allenato e in movimento il corpo. Non va trascurato l’elemento sociale, dovuto alla qualità delle relazioni interpersonali in queste piccole comunità, in cui è più facile conoscersi tutti e dove la rete di sostegno alle persone anziane è più forte. Sono queste le condizioni che l’integrazione dello sport e dell’attività fisica nella comunità e nei quartieri cittadini si propone di ricreare. Le giornate sportive, infatti, non servono solo alla promozione dell’attività fisica e quindi alla prevenzione e alla riduzione delle patologie croniche che tanto impattano sulla nostra popolazione sempre più anziana, ma sono anche un momento fondamentale di contrasto della solitudine e dell’isolamento sociale. Eventi e giornate come lo Sport City Day possono essere uno strumento potente per promuovere l'inclusione sociale delle persone di diverse età, poiché le attività sportive offrono un ambiente di condivisione e collaborazione in cui i più anziani possono sentirsi accolti e valorizzati per le loro abilità e interessi e il coinvolgimento in squadre o gruppi sportivi può favorire l'integrazione intergenerazionale, permettendo agli anziani di condividere esperienze e conoscenze con altre generazioni. Per queste ragioni Fondazione Longevitas sarà al fianco della Fondazione Sport City affinché lo Sport City Day 2023 diventi il punto di partenza in un lavoro comune che porti alla creazione di un network di città non soltanto dello sport, ma della Longevità.

IL FITNESS ALL’ARIA APERTA: UN’OPPORTUNITÀ PER AUMENTARE LA

PRATICA SPORTIVA

ARIADNA CASTELLS - MARKETING MANAGER KOMPAN

In un mercato in forte espansione grazie ai recenti finanziamenti del PNRR, è ormai abbastanza comune trovare spazi nella quale poter fare attività fisica all’aria aperta. Questi spazi hanno 3 obiettivi principali:

1. Essere accessibili a tutti e facilmente fruibili.

2. Capillari in modo da poterli raggiungere facilmente dalla propria abitazione.

3. Garantire un’effettiva performance sportiva qualitativa in modo gratuito.

Grazie a queste caratteristiche e ai finanziamenti in corso, abbiamo come mai fino ad oggi, l’opportunità di riqualificare in modo concreto il tessuto urbano del nostro paese agendo sulla salute e sul benessere fisico dei nostri cittadini.

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Negli ultimi anni in tutto il mondo è incrementato il trend di fare attività all’aperto ma i recenti dati dell’Osservatorio Valore Sport 2023, dimostrano che non è ancora soddisfatta la domanda dei cittadini:

• L’Italia è il 4º paese più sedentario tra gli adulti (44,8%).

• Il 27% degli italiani non pratica sport perché non è motivato e non è interessato.

• L’incidenza del costo della sedentarietà sulla spesa sanitaria nazionale e di 1,7% e il costo sanitario della sedentarietà in Italia è di 3,8miliari di euro.

• L’inattività fisica e uno stile di vita sedentario aumentano il rischio di malattie anche gravi.

• L’Italia è terzultima in UE-27 per incidenza della spesa per lo sport sul totale, pari allo 0,46% (vs media UE dello 0,75%).

• Il 60% degli impianti sportivi è stato costruito più di 40 anni fa.

• 131 impianti ogni 100mila abitanti rappresentano il -58% vs Francia e quasi 5 vole meno della Finlandia.

Il fitness all’aria aperta è un’opportunità per aiutare a risolvere questi problemi. Da oltre 50 anni Kompan sviluppa prodotti per il fitness innovativi e di alta qualità grazie al Kompan Fitness Institute: un istituto interno che si occupa di implementare i risultati delle proprie ricerche e ha creato una gamma di attrezzature di fitness di alta qualità, integrando gli studi delle più recenti innovazioni scientifiche nel campo della salute e dell’esercizio fisico, in collaborazione con università e reti di esperti. Le recenti conoscenze conseguite dalla ricerca scientifica e sportiva garantiscano agli utenti finali un’esperienza sicura, connessa ed allenante.

Attraverso il proprio know-how e l’impegno di offrire un prodotto professionale adatto ad ogni target, Kompan è in grado di fornire 6 gamme di prodotti completi adatti ad ogni situazione climatica e con i più alti standard di resistenza agli atti vandalici, con la stessa efficacia di quelli indoor.

Per integrare l’esperienza dell’utente il Kompan Fitness Institute ha creato l’app Kompan Fit, che attraverso la connessione bluetooth permette di collegare il proprio dispositivo mobile a ogni attrezzatura e offre la possibilità di accedere a workout personalizzati, regolare l’intensità dell’allenamento e valutare i propri progressi in ogni momento

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SFIDE ED OSTACOLI PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Nel contesto della riqualificazione urbana e nello sviluppo dello sport all’aperto, la pubblica amministrazione deve affrontare diverse sfide e ostacoli:

1. In-effective fitness. La realtà del mercato italiano mostra come il fitness all’aperto è usato come riempimento di spazi e non come creazione di benessere fisico. Solo l’8% dei utilizzatori outdoor fitness ha un abbonamento in palestra e molte aree spesso sono deserte.

La progettazione e la partecipazione della comunità sono fondamentali per rendere le aree fitness all’aperto attraenti e bene utilizzate. Coinvolgere gli abitanti, le associazioni sportive e professionisti del settore è importante per creare spazi che soddisfano le esigenze della comunità: aree bene collegate, raggiungibili con 15 minuti di viaggio, in prossimità di servizi come fontane.

L’uso delle attrezzature fitness all’aperto nei parchi contribuisce inoltre notevolmente alla creazione di comunità più sane, in quanto consente agli utenti allenarsi individualmente o in gruppo e condividere una passione o un obiettivo comune con altri.

2. Controllo qualità dei materiali e sicurezza. La pubblica amministrazione deve assicurarsi che le attrezzature per lo sport all’aperto siano realizzate con materiali di alta qualità e rispettino le norme di sicurezza come ad esempio l’acciaio zincato o il legno di Robinia, ottenuto da silvicultura sostenibile e certificato FSC.

3. Sostenibilità non misurabile. Affrontare la sfida della sostenibilità promuovendo l’adozione di pratiche sostenibili nella progettazione e nella gestione degli spazi per lo sport all’aperto è una sfida importante. Ad esempio, usando materiali che sono nati già sostenibili, come il legno Robinia, certificato FSC o usando materiali riciclati post consumo che aiutano a ridurre l’impronta di carbonio.

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4. Target limitato e progettazione non inclusiva. È importante che la progettazione degli spazi sportivi all’aperto sia inclusiva e risponda alle esigenze di persone di diverse età e abilità. Ciò si ottiene riducendo le barriere e includendo varie opportunità di esercizio, in modo che vi sia uno scenario di utilizzo pertinente per il maggior numero possibile di utenti - disabili o meno. È importante sottolineare che l'inclusione non consiste nel creare aree segregate per utenti specifici, ma nel creare un ambiente realmente integrato. A tal fine sono necessarie intuizioni derivanti dalla ricerca, dai principi di progettazione e dal dialogo con gli utenti effettivi.

5. Scarsa attività fisica nelle scuole. È necessario promuovere programmi di attività fisica nelle scuole per raggiungere il livello d’attività fisica minimo consigliato dalla OMS. Solamente il 5,5% dei bambini in Italia pratica attività fisica per 60 minuto al giorno. Secondo i datti dell’Osservatorio Valore Sport, Italia è il peggior paese nel OCSE a livello di attività fisica in età scolastica.

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SPORTCITY E RESPONSABILITÀ SOCIALE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

GIOVANNI ESPOSITO - SEGRETARIO GENERALE FEDERAZIONE ITALIANA BADMINTON

In un mondo attraversato da profondi cambiamenti, anche le organizzazioni che operano nello sport stanno vivendo un rinnovamento nel proprio ruolo: non più soltanto soggettivi sportivi, ma anche veri e propri ambasciatori dal punto di visto valoriale e dunque sociale.

In questo senso la responsabilità sociale per lo sviluppo sostenibile è una priorità che merita maggiore comprensione soprattutto nei contesti sportivi.

La Responsabilità sociale è definita nella IS0 26000 denominata “Guida alla responsabilità sociale”

(UNI EN ISO 26000 dicembre 2020) come la “Responsabilità da parte di un’organizzazione per gli impatti delle sue decisioni e delle sue attività sulla società e sull’ambiente, attraverso un comportamento etico e trasparente che: contribuisce allo sviluppo sostenibile, inclusi la salute e il benessere della società; tiene conto delle aspettative degli stakeholder; è in conformità con la legge applicabile e coerente con le norme internazionali di comportamento; è integrata in tutta l’organizzazione e messa in pratica nelle sue relazioni”.

La vera sfida che ci attende è quella di lavorare assieme affinché la cultura della trasparenza, della rendicontazione e dell’attenzione agli impatti creati non sono dal punto di vista sportivo - ma anche da quello economico, sociale e ambientale - passi dalla Vision alla Mission delle organizzazioni sportive che operano nelle Sport City, influenzandone così lo scopo di esistenza.

Si tratta di un passo fondamentale che vede coinvolti tutti gli attori dello sviluppo territoriale: solo i progetti sportivi che creano un valore e una legacy possono trovare spazio nell’agenda degli operatori pubblici e privati.

Non a caso la scelta dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite è stata chiara: inserire con ancora più vigore lo sport tra gli strumenti da valorizzare nell’attuazione dell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile.

L’attività sportiva è stata infatti inclusa tra gli “attori importanti” richiamandone, al paragrafo 37 della risoluzione 70/1 di adozione, il “crescente contributo per la realizzazione dello sviluppo e della pace attraverso la promozione di tolleranza e rispetto”, oltre che i “contributi per l’emancipazione delle donne e dei giovani, degli individui e delle comunità” nel quadro degli “obiettivi in materia di inclusione sociale, educazione e sanità”.

Pertanto, dopo aver rappresentato un valido strumento attuativo dei diritti umani, lo sport è stato riconosciuto dalla comunità internazionale quale mezzo per raggiungere lo sviluppo sostenibile, ampliando in questo modo il suo raggio di azione

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Ecco perché la comunità sportiva ha il compito di riconoscere parametri «veri» per misurare il suo operato, adottando altresì un processo affidabile di rendicontazione e valutazione di impatto.

Appare evidente come la sfida che stiamo affrontando richieda competenze adeguate ai cambiamenti in atto, per porre in essere attività capaci di ponderare non solo quanto si riesce a ottenere in termini di risultati sportivi, ma anche quanto si riesce a cambiare la realtà circostante. E’ opportuno quindi, abituarsi a raccogliere informazioni tramite piattaforme dedicate e l’utilizzo di indicatori che consentano di dare una dimensione reale ai fenomeni sportivi, economici, sociali e ambientali dell’organizzazione sportiva. In effetti lo scopo della misurazione dell’impatto sociale è misurare gli effetti sociali e l’impatto sulla società determinati da attività specifiche di un progetto sportivo.

E’ difficile segnalare l’applicazione di un solo metodo specifico anche se lo SROI (Social Return On Investment) che consente una valutazione economica dell’impatto sociale del progetto sportivo sembra trovare delle prime applicazioni interessanti anche in ambito nazionale. Di certo qualsiasi metodo scelto dovrebbe prefiggersi di trovare un equilibrio tra dati quantitativi e qualitativi nella consapevolezza che la “narrazione” è centrale per misurare l’impatto sociale dei progetti sportivi.

Ai diversi rischi della misurazione e valutazione di impatto (es. green/social/gender-washing, appiattimento nel grigiore della compliance a standard «insostenibili» per il sistema sportivo, ecc) vanno comunque affiancate le molteplici opportunità (es. maggiore capacità di gestire il cambiamento, migliore rapporto con i portatori di interesse, incremento di reputazione, maggiore capacità di attrarre risorse, componente umana più soddisfatta del proprio operato, maggiore condivisione e apprendimento reciproco con gli stakeholder, ecc.).

In conclusione emerge la necessità di avviare una seria raccolta dati che consenta un’analisi comparata della misurazione dell’impatto sociale nei diversi contesti sportivi, ma anche l’opportunità di approfondire ulteriormente la questione nella dimensione sportiva e sociale dell’Europa.

L’IMPEGNODELL’ISTITUTOPERILCREDITOSPORTIVO

DEBORA MICCIO - RESPONSABILE DIREZIONE COMMERCIALE E MARKETING ISTITUTO PER IL CREDITO SPORTIVO

L’Istituto per il Credito Sportivo è l’unica fra le circa 500 banche pubbliche al mondo a occuparsi prettamente di due settori, due passioni, che ogni giorno muovono il Paese: lo Sport e la Cultura. Fin dalla sua fondazione, nel 1957, ha lavorato per favorire la diffusione della pratica sportiva, di base e professionale, finanziando la realizzazione di strutture che sono diventate poi centri di socialità. Nel 2005 ha ampliato il suo ventaglio di offerte aprendosi alla Cultura, occupandosi in particolare della conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico nazionale.

In sinergia con l’ANCI, l’impegno di ICS si concretizza nella pubblicazione del bando “Sport Missione Comune”, rivolto a Comuni, Città Metropolitane, Province e Regioni che potranno essere così sostenute

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nella realizzazione, riqualificazione e negli interventi di efficientamento energetico dell’impiantistica sportiva anche connessi al PNRR. Il bando di quest’anno è stato pubblicato il 10 maggio e sarà aperto fino al 5 dicembre 2023. Le istanze dovranno essere presentate attraverso il portale dedicato accessibile dal sito www.creditosportivo.it.

Il Credito Sportivo ha sempre prestato particolare attenzione alle Regioni carenti di impianti sportivi investendo nella realizzazione di nuove strutture al servizio della collettività oltre che delle Federazioni di riferimento. I centri sportivi sorti negli anni nel Paese permettono a migliaia di sportivi di praticare la propria attività: dal calcio al golf, dal nuoto al tennis passando per il basket e il volley. A questi vanno aggiunti i “grandi impianti” realizzati per essere destinati a centri di preparazione olimpica, dove nascono i campioni del domani.

Grazie ai finanziamenti agevolati offerti da ICS, centinaia di enti pubblici territoriali e società private hanno effettuato la riqualificazione, l’adeguamento, la messa a norma degli impianti preesistenti nonché la costruzione di nuove strutture ecosostenibili, migliorando sensibilmente l’offerta del proprio territorio.

Finanziare la realizzazione di un impianto significa favorire la crescita umana della collettività intervenendo nei territori e favorendo il benessere sociale. ICS tiene in forte considerazione il ritorno sul territorio dei propri investimenti: da marzo 2023 è attivo un nuovo strumento, la piattaforma DELTA, che permette la valutazione ex ante del beneficio sociale prodotto dall’investimento e la misurazione del rating ESG. La compilazione del questionario, obbligatoria per tutte le domande di finanziamento, prevede la possibilità di premiare i clienti virtuosi accompagnandoli verso un’economia ESG. L’Istituto per il Credito Sportivo supporta in questo modo un processo di sviluppo equo, inclusivo, duraturo. Con DELTA è stato possibile misurare il rating ESG dello stock dei finanziamenti di ICS in essere al 31 dicembre 2022 e il relativo ritorno sociale dell’investimento che si sono attestati rispettivamente ad A+ e SROI a 2,96. Questo vuol dire che, per ogni euro investito, i progetti finanziati da ICS hanno generato un ritorno sociale pari a quasi tre euro.

La collaborazione con gli Enti Territoriali è attiva anche per il settore Cultura. ICS promuove annualmente il bando “Cultura Missione Comune” rivolto a Comuni, Città Metropolitane, Province e Regioni per sostenere la riqualificazione e la valorizzazione dei luoghi di Cultura attraverso finanziamenti agevolati con tasso completamente abbattuto. L’obiettivo è valorizzare l’arte, l’archeologia, l’immenso patrimonio culturale e storico del Paese mettendo al servizio della collettività l’esperienza maturata in oltre sessant’anni di attività, che hanno permesso al Credito Sportivo di conoscere il territorio e le sue sfaccettature. La storia che il Credito Sportivo ha costruito in oltre 60 anni di attività è favorire la crescita del Paese, secondo i principi di sostenibilità e responsabilità sociale. Dobbiamo costruire INSIEME! Enti Locali, imprese del territorio ed ICS per le generazioni presenti e per quelle future, nella consapevolezza che lo sport è un acceleratore di sviluppo e di inclusione.

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FIRMA DEL PROTOCOLLO D’INTESA

SULL’INVECCHIAMENTO ATTIVO IN VISTA

DELLA SPORTCITY DAY 2023

E’ possibile pensare a delle città future dove la nostra vita sarà più facile e il nostro invecchiamento più attivo, naturale e fornito di servizi? Presentata oggi l’edizione 2023 della Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città e SportCity Day, iniziativa promossa da Health City Institute, C14+ e Fondazione SportCity con il patrocinio di Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Anci, Coni, Comitato Italiano Paralimpico, Sport e Salute, in collaborazione con Fondazione Longevitas, Federsanità, FeSDI, Cittadinanzattiva. La Giornata, che sarà celebrata il prossimo 17 settembre, vuole richiamare l’attenzione, e stimolare l’azione della politica, sulla necessità e l’urgenza di ripartire dalle città come luoghi per promuovere la salute, il benessere e lo sport.

Una giornata speciale, dedicata ad affermare l’importanza dello sport, dell’ambiente e di tutti i determinanti urbani per la salute e il benessere dei cittadini, per promuovere un’azione consapevole della politica e delle amministrazioni in questa direzione”, afferma Tiziana Frittelli, Presidente di Federsanità, durante la presentazione dell’edizione 2023 della Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città e dello SportCity Day presso la sede dell’ANCi – Associazione nazionale Comuni italiani. Questo evento è promosso congiuntamente da Health City Institute, C14+ e Fondazione SportCity e gode del patrocinio dell’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, ANCi, Coni, Comitato Italiano Paralimpico, Sport e Salute, oltre ad essere organizzato in collaborazione con Fondazione Longevitas, Federsanità, FeSDI e Cittadinanzattiva.

L’edizione di quest’anno, che coincide con lo SportCity Day, si svolgerà il prossimo 17 settembre e ha come obiettivo principale richiamare l’attenzione e stimolare l’azione delle amministrazioni, dei sindaci e della politica nel promuovere la salute, il benessere, lo sport e l’ambiente nelle città. L’idea di questa giornata nazionale è nata nel 2018 a causa dell’aumento dei fattori di rischio per la salute e lo sviluppo legati alle malattie croniche non trasmissibili e alle malattie infettive e diffusive, come la recente esperienza del COVID-19. Inoltre, il significativo aumento della popolazione nelle aree urbane ha un impatto maggiore su questi fenomeni. Attualmente, il 37% della popolazione italiana vive nelle aree metropolitane. È quindi sempre più urgente e importante promuovere il concetto di Health City, incoraggiando una riqualificazione e una rigenerazione urbana in cui la salute sia un fattore di crescita e coesione, grazie a un’amministrazione consapevole.

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SPORT E SALUTE NELLE CITTÀ SIANO PRIORITÀ

PER LA POLITICA: UNA GIORNATA PER PROMUOVERE L’ATTIVITÀ FISICA E IL

BENESSERE NEI CONTESTI URBANI

Presentata in ANCI l’edizione 2023 della Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città e SportCity Day, iniziativa promossa da Health City Institute, C14+ e Fondazione SportCity con il patrocinio di Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Anci, Coni, Comitato Italiano Paralimpico, Sport e Salute, in collaborazione con Fondazione Longevitas, Federsanità, FeSDI, Cittadinanzattiva. La Giornata, che sarà celebrata il prossimo 17 settembre, vuole richiamare l’attenzione, e stimolare l’azione della politica, sulla necessità e l’urgenza di ripartire dalle città come luoghi per promuovere la salute, il benessere e lo sport

Una giornata speciale, dedicata ad affermare l’importanza dello sport, dell’ambiente, e di tutti i determinanti urbani per la salute e il benessere dei cittadini, per promuovere un’azione consapevole della politica e delle amministrazioni in questa direzione. È stata presentata il 27 Giugno nella sede dell’Anci - Associazione nazionale Comuni italiani, l’edizione 2023 della Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città e SportCity Day, promossa insieme da Health City Institute, C14+ e Fondazione SportCity. L’edizione di quest’anno, che gode del patrocinio di Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Anci, Coni, Comitato Italiano Paralimpico, Sport e Salute, ed è organizzata in collaborazione con Fondazione Longevitas, Federsanità, FeSDI, Cittadinanzattiva, si svolgerà il prossimo 17 settembre, con l’obiettivo di richiamare l’attenzione, e stimolare l’azione delle amministrazioni, dei sindaci, della politica tutta, sulla necessità e l’urgenza di ripartire dalle città come luoghi per promuovere la salute, il benessere, lo sport, l’ambiente.

Ideata nel 2018, la Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città, che quest’anno viene dunque a coincidere significativamente con lo SportCity Day, nasce dalla constatazione dell’aumento dei fattori di rischio per la salute e lo sviluppo dell’uomo legati alle malattie croniche non trasmissibili e a quelle infettive e diffusive - come la recente esperienza del COVID-19 -, un fenomeno su cui impatta maggiormente negli ambienti urbani il significativo incremento della popolazione. Ad oggi il 37 per cento della popolazione italiana vive nelle aree metropolitane. Diventa sempre più importante, e urgente, promuovere il modello della Health City, incentivare una riqualificazione e rigenerazione urbana in cui la salute sia fattore di crescita e coesione, grazie a un’amministrazione consapevole.

Da qui, nel quadro delle azioni per rendere più sane le nostre città, la centralità dell’attività sportiva. Occorre trasformare gli ambienti urbani in spazi sempre più accoglienti per praticare sport e attività fisica, ovvero in luoghi generatori di salute. Quest’anno, nell’ambito dello SportCity Day del 17

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settembre saranno 101 le città italiane che organizzeranno in piazze, parchi e aree attrezzate, in contemporanea, una giornata di sport e benessere per tutti i cittadini offrendo loro la possibilità di cimentarsi liberamente in oltre 60 attività sportive, con una previsione di partecipazione che supererà quota 150.000 persone attive. L’Italia intera quel giorno si trasformerà in una immensa palestra a cielo aperto, una festa nazionale della cultura del movimento e del benessere. L’imponente partecipazione prevista testimonia il progressivo radicarsi di un nuovo modo “destrutturato” di intendere lo sport, ovvero diffuso nello stile di vita, su cui però è importante porre ancora l’impegno per sensibilizzare non solo i cittadini, ma soprattutto i decisori perché facilitino la concretizzazione di risposte adeguate.

Una cultura, quella dell’attività fisica, che è importante promuovere e facilitare a tutte le età. Nell’ambito della conferenza di oggi è stato infatti siglato un protocollo d’intesa per la promozione dell’invecchiamento attivo nelle città tra l’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Health city institute, C14+, Fondazione SportCity, Fondazione Longevitas, Federsanità, FeSDI e Cittadinanzattiva. Un’iniziativa questa per rafforzare un impegno comune nel rendere le città sempre più a misura delle persone senior nell’ottica di una longevità sana e attiva.

«Oggi la promozione della salute e dei corretti stili di vita in ambito urbano riveste una posizione di centralità negli obiettivi di Sindaci e Amministrazioni locali: abbiamo la responsabilità di creare città più sane e sostenibili, in sintonia con l'intero ecosistema umano, animale e naturale», dichiara l’On. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Qualità della vita nelle città e Vicepresidente Vicario Anci, «Per riuscirci è necessario lavorare tutti insieme, adottando un approccio multidisciplinare e interistituzionale in grado di rafforzare tale consapevolezza nella collettività, ed è proprio in quest'ottica che ho depositato una proposta di legge a mia prima firma che individua nel 2 luglio - giorno centrale dell'anno solare - la Giornata Nazionale per la Salute e il Benessere nelle Città. Sono fiducioso che il Parlamento saprà riconoscere l'alto valore istituzionale di questa iniziativa e possa contribuire al suo massimo riconoscimento».

«Nel contesto attuale è un obiettivo sempre più cruciale quello di una rigenerazione urbana che consideri la salute come fattore di crescita e coesione in grado di rendere le città italiane delle Health City, cioè promotrici della salute, amministrate da politiche chiare per tutelarla e migliorarla», dichiara il Sen. Mario Occhiuto, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Segretario VII Commissione del Senato. «Occorre promuovere il nuovo concetto di salute come condizione che comprende aspetti psicologici, condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, la vita lavorativa, economica, sociale e culturale. Sviluppare un contesto urbano che sia salutogenico e non patogeno è ormai una priorità, come anche promuovere una politica urbana che sappia essere una forma di medicina preventiva, spezzando il circolo vizioso che si crea fra cattive condizioni di salute, povertà socio-economica, basso livello di istruzione ed emarginazione».

«L’urbanizzazione è una delle maggiori sfide di sanità pubblica del nostro tempo e nonostante i tanti sforzi già compiuti, ancora molto c’è da fare per assicurare alle città una Healthy Governance», dichiara la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Vicepresidente della X Commissione del Senato, «In questo contesto lo sport ha certo un ruolo fondamentale. Il lavoro del nostro intergruppo è fortemente impegnato in questa direzione e io stessa ho presentato un disegno di legge, l’Atto del Senato n.135 della XIX Legislatura del 13 ottobre 2022 su “Disposizioni recanti

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interventi finalizzati all’introduzione dell’esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia all’interno del Servizio sanitario nazionale”, per dare la possibilità a pediatri, medici di medicina generale e specialisti di inserirlo in ricetta medica, così che le famiglie possano usufruire delle detrazioni fiscali. È importante portare avanti un lavoro comune che promuova lo sport in quanto “farmaco” senza controindicazioni, che fa bene a tutte le età».

«La Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città rappresenta un momento molto importante per celebrare tutte le azioni messe in campo in questa direzione e promuoverne di nuove affinché si diffonda una cultura e una prassi politica attenta ai determinanti urbani della salute», dichiara Enzo Bianco, Presidente C14+, «Urge sempre più una visione strategica multidisciplinare e una collaborazione interistituzionale e multistakeholder per l’elaborazione di politiche urbane che abbiano come priorità la salute, il miglioramento della rete urbana dei trasporti, della qualità del verde cittadino e delle politiche ambientali, della promozione delle attività sportive fino ovviamente a interventi di partecipazione sociale, welfare e supporto attivo alle fasce più deboli».

«Più di una persona su due nel mondo vive in aree metropolitane. La nostra sopravvivenza dipende dalla pianificazione di ambienti urbani più sani», dichiara Andrea Lenzi, Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei ministri e Presidente dell’Health city institute, «Rendere le città più eque e salutari incide sul benessere psicofisico di tutti in tutte le fasce di età. Si deve intervenire guidando a una nuova urbanizzazione consapevole che consideri l’impatto sociale ed economico dei fattori di rischio che influenzano la salute, l’impatto delle disuguaglianze, l’invecchiamento della popolazione, che porta un aumento del carico delle cronicità. È una sfida determinante che inciderà sullo sviluppo e sulla sostenibilità delle nostre città».

«Siamo felicissimi di come stanno procedendo le nostre attività», dichiara Fabio Pagliara, Presidente Fondazione SportCity, «Per la terza edizione dello SportCity Day di settembre abbiamo superato le cento città aderenti, registrando un incredibile entusiasmo da parte delle amministrazioni territoriali. Al contempo è in atto una collaborazione sempre più forte con Enti e Istituzioni che, come noi, credono si possa migliorare la qualità di vita dei cittadini attraverso il perseguimento della cultura del movimento. Per noi è molto importante continuare ad avere alleanze come quella che sanciamo oggi, perché il progetto non è solo di Fondazione SportCity, ma è un progetto condiviso con tutti per migliorare la qualità di vita nelle città e dei cittadini».

«La promozione di sani stili di vita, di cui l’attività sportiva è parte integrante, è fondamentale nelle politiche di prevenzione. Dobbiamo agire a partire dai contesti urbani, sportivizzando le città e agevolando le persone a svolgere attività fisica e mantenere una vita attiva a tutte le età», dichiara Federico Serra, Segretario Generale dell’Health city institute e del C14+, Capo Segreteria tecnica dell’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, «Il protocollo d’intesa siglato oggi costituisce un’alleanza strategica per promuovere l’inclusione sociale, la vita attiva, l’invecchiamento positivo, la salute nelle città anche in una prospettiva “age-friendly” al fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini in termini di sana longevità. Da questo impegno comune nasceranno iniziative e progetti congiunti per promuovere la sostenibilità, la prevenzione, l’abbattimento delle barriere architettoniche, la salute e la qualità della vita nelle città».

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«L’attività fisica è una componente essenziale della terapia di tutte le malattie croniche non trasmissibili, particolarmente del diabete», dichiara Angelo Avogaro, Presidente FeSDI - Federazione delle società di diabetologia, «Nelle persone affette da questa patologia l’esercizio fisico induce una serie di adattamenti positivi sia metabolici sia funzionali che sono indispensabili per far sì che anche le terapie innovative per il diabete esplichino la loro piena efficacia».

«Dobbiamo attuare un'azione forte di stimolo ed educazione per promuovere il concetto di salute come responsabilità diffusa, coinvolgendo ad esempio le comunità attraverso le scuole e facendo un grande gioco di squadra», dichiara Tiziana Frittelli, Presidente Federsanità, «Obiettivo principale che stiamo perseguendo tutti insieme in maniera corale è la creazione di una rete proattiva che possa incidere sulla qualità della vita dei cittadini, partendo proprio da un approccio sano nella vita quotidiana. Riqualificazione e rigenerazione urbana, obiettivi ampiamente esposti nel PNRR, non sono realizzabili senza includere nelle strategie messe in atto la salute e il benessere. La città deve diventare quindi un bene comune in cui tutti hanno ruolo centrale ed è compito delle istituzioni garantire benessere psicofisico e sociale, plasmando un modello di cura e di benessere urbano all’altezza della sfida che stiamo vivendo».

«La salute è il prodotto di azioni coordinate da politiche pubbliche attente, condivise e collaborative», dichiara Elio Rosati, Segretario Cittadinanzattiva Lazio, «L’evento di oggi è il segno tangibile della necessità di creare una rete sempre più ampia di soggetti capaci di preparare un futuro a misura di persona partendo dai luoghi di vita, dalle città, dalle comunità locali come ambienti dove mettere a terra interventi volti a promuovere benessere e salute globale. Per questo è necessario che la prevenzione, gli stili di vita e ambienti urbani sostenibili siano non solo l’obiettivo verso il quale tendere, ma anche le vie da percorrere nei prossimi anni sostenendo politiche attive nelle scuole, nei luoghi di lavoro e per tutte le età, ripensando, o immaginando, una “terza età” sempre più attiva e presente nel nostro paese».

«L’invecchiamento della popolazione rappresenta una sfida fondamentale per i contesti urbani, e la promozione dell’attività fisica è un elemento chiave per garantire efficaci politiche a supporto di una longevità positiva», dichiara Eleonora Selvi, Presidente della Fondazione Longevitas, «La Fondazione Longevitas lavora con le Istituzioni per la riqualificazione dello spazio pubblico, nell’ottica di favorire una vita attiva e l’inclusione sociale di tutte le età. In tal senso siamo impegnati nella valorizzazione dei luoghi di aggregazione come i Centri Sociali per Anziani e di quartiere, in quanto parte fondamentale di quelle reti di prossimità che occorre rafforzare per contrastare la solitudine e l’isolamento delle persone fragili. In questi luoghi lavoriamo per promuovere lo sport e l’attività fisica in un’ottica intergenerazionale, ma anche per moltiplicare quelle esperienze di welfare generativo di comunità che riteniamo essenziale e che chiediamo alle Istituzioni di sostenere con particolare attenzione, per il benessere collettivo e la sostenibilità sociale».

Nel contesto delle azioni per rendere le città più salubri, l’attività sportiva riveste un ruolo centrale. È necessario trasformare gli ambienti urbani in spazi sempre più accoglienti per praticare sport e attività fisica, creando luoghi che promuovano la salute. Durante lo SportCity Day del 17 settembre, 101 città italiane organizzeranno contemporaneamente una giornata di sport e benessere in piazze, parchi e aree attrezzate, offrendo ai cittadini la possibilità di partecipare liberamente a oltre 60 attività sportive. Si prevede la partecipazione di oltre 150.000 persone attive. Questa giornata trasformerà l’intera Italia in

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una grande palestra all’aperto, diventando una festa nazionale della cultura del movimento e del benessere. La massiccia partecipazione prevista testimonia l’adozione progressiva di un nuovo approccio allo sport, integrato nello stile di vita. Tuttavia, è ancora importante impegnarsi per sensibilizzare non solo i cittadini, ma soprattutto i decisori affinché facilitino l’attuazione di risposte adeguate. A questa iniziativa aderiranno anche le 139 ASL locali, stabilendo un connubio tra sport e promozione della salute.

Un altro elemento fondamentale è la promozione dell’invecchiamento attivo nelle città. Durante la conferenza di oggi, è stato siglato un protocollo d’intesa tra l’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Health City Institute, C14+, Fondazione SportCity, Fondazione Longevitas, Federsanità, FeSDI e Cittadinanzattiva. Questa iniziativa mira a rafforzare l’impegno comune nel rendere le città sempre più adatte alle persone anziane, promuovendo una longevità sana e attiva.

Bisogna attuare un’azione forte di stimolo ed educazione per promuovere il concetto di salute come responsabilità diffusa, coinvolgendo, ad esempio, le comunità attraverso le scuole e facendo un grande gioco di squadra. L’obiettivo principale che stiamo perseguendo tutti insieme in maniera corale è la creazione di una rete proattiva che possa incidere sulla qualità della vita dei cittadini, partendo proprio da un approccio sano nella vita quotidiana. La riqualificazione e la rigenerazione urbana, obiettivi ampiamente esposti nel PNRR, non sono realizzabili senza includere la salute e il benessere nelle strategie messe in atto. La città deve diventare quindi un bene comune in cui tutti hanno un ruolo centrale, ed è compito delle istituzioni garantire il benessere psicofisico e sociale, plasmando un modello di cura e di benessere urbano all’altezza della sfida che si sta vivendo.

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“DISPOSIZIONI PER L’ISTITUZIONE DELLA GIORNATA NAZIONALE PER LA SALUTE E IL

BENESSERE NELLE CITTÀ”

Proposta di legge d’iniziativa del deputato Roberto Pella

Onorevoli Colleghi! L’evidente aumento dei fattori di rischio per la salute collettiva e lo sviluppo dell’uomo rispetto alle malattie croniche non trasmissibili e a quelle trasmissibili infettive e diffusivecome la recente esperienza del COVID-19 ha dimostrato, è un fenomeno che riguarda in misura crescente i nostri territori e che è strettamente legato all’incremento demografico e alla tassonomia della popolazione nei contesti urbani, parallelamente allo spopolamento delle aree interne, rurali e montane, del nostro Paese.

Il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, lo sfruttamento del suolo e delle risorse idriche, l'inquinamento e altre minacce stanno degradando l’ambiente di vita dell’uomo, a tal punto da renderlo patogenico e da mettere in pericolo l'esistenza stessa degli esseri umani delle future generazioni. È necessario agire per pianificare territori e città salutogenici, in grado di generare e promuovere salute.

L’ampio spettro dei possibili effetti sulla salute che caratterizzano l'Antropocene, da quelli sul cibo e la nutrizione a quelli sul diffondersi di malattie infettive e di malattie non trasmissibili, dagli effetti in termini di migrazioni e conflitti a quelli sulla salute mentale, è da affrontare con massima urgenza tramite un approccio interdisciplinare e interistituzionale. Tale nuovo campo di studio è oggi chiamato "salute planetaria" (planetary health) e ha come obiettivo primario quello di comprendere come questi cambiamenti minaccino la nostra salute e come proteggere noi stessi e il resto della biosfera.

Per questa ragione è fondamentale istituire la Giornata Nazionale per la Salute e il Benessere nelle Città, che si celebrerà ogni 2 luglio, giorno centrale dell’anno solare, per richiamare l’attenzione e stimolare l’azione dei decisori e delle comunità sulla necessità e urgenza di promuovere la salute nelle città come bene comune. La salute, l’ambiente, il benessere e la pratica sportiva devono, conseguentemente, diventare temi centrali e prioritari delle politiche nazionali, regionali e delle città durante tutto l’anno.

In tale occasione, Stato, Regioni, Province e Comuni sono invitati a organizzare in tutto il territorio nazionale eventi di sensibilizzazione dedicati all’interno di una campagna nazionale finalizzate a lanciare messaggi positivi alla popolazione sul tema, specie nelle scuole, e per comunicare buone pratiche e politiche pubbliche già in atto sui territori italiani in tutti i campi, dall'aria che si respira al cibo che si mangia.

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L’obiettivo di queste iniziative sarà rendere le nostre città più “in salute” (healthy), consce dell’importanza della salute come bene collettivo e, quindi, in grado di mettere in atto politiche chiare per tutelarla e migliorarla, in accordo con l’invito rivolto dall’Oms ai governi ad adoperarsi responsabilmente, attraverso programmi di educazione alla salute, a promuovere uno stile di vita sano e a garantire ai cittadini un alto livello di benessere.

Art. 1

Istituzione della Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città

1. La Repubblica riconosce il giorno 2 luglio di ciascun anno quale Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città, di seguito denominata «Giornata nazionale», al fine di rafforzare la consapevolezza e la responsabilità collettiva sulla centralità della salute nelle politiche pubbliche e di potenziare il ruolo di tutti i territori per la sua promozione.

2. La Giornata nazionale non determina gli effetti civili di cui alla legge 27 maggio 1949, n. 260.

Art. 2

Iniziative per la celebrazione della Giornata Nazionale

1. Al fine di celebrare la Giornata nazionale, i Comuni, insieme a Stato, Regioni e Province, possono promuovere, nell'ambito della loro autonomia e delle rispettive competenze, anche in coordinamento con le associazioni interessate, iniziative specifiche, manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri e momenti comuni volti a celebrare i principi fondativi della Giornata, favorendo in particolare le attività e le iniziative rivolte alle giovani generazioni.

2. Le iniziative saranno celebrate ogni 2 luglio - giornata centrale dell’anno solare, e nella settimana immediatamente precedente e immediatamente successiva alla data stessa, e saranno raccolte all’interno di un calendario realizzato in collaborazione con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) che ne valuterà la rispondenza agli obiettivi.

3. La Giornata nazionale sceglierà di celebrare ogni anno un aspetto specifico e dedicato, il quale sarà reso noto e promosso presso tutte le Amministrazioni pubbliche aderenti.

Art. 3

Celebrazione della Giornata nazionale negli istituti scolastici di ogni ordine e grado

1. Nella Giornata nazionale, le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, nell'ambito della loro autonomia, possono promuovere iniziative didattiche, percorsi di studio, concorsi di idee ed eventi dedicati alla comprensione e all'apprendimento dei temi relativi ai determinanti di salute, all’alfabetizzazione sanitaria della collettività, all’adozione di sani stili di vita, alla cura del territorio e al prendersi cura degli spazi pubblici quali luoghi generatori di salute e benessere per i cittadini.

Art. 4

Informazione radiofonica, televisiva e multimediale nella Giornata Nazionale

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1. La società concessionaria del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, secondo le disposizioni previste dal contratto di servizio, assicurerà adeguati spazi a temi connessi alla Giornata Nazionale nell'ambito della programmazione pubblica nazionale e regionale.

Art. 5

Clausola di invarianza finanziaria

1. All'attuazione delle disposizioni previste dalla presente legge si provvede nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie previste a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

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RIFORMA DELLO SPORT

"La riforma dello Sport è un momento fondamentale.Si riconosce dignità a chi lavora in ambito dello sport soprattutto nel dilettantismo.Sarà una riforma a rilascio progressivo che interesserà tutto quel mondo dilettantistico che è alla base del movimento sportivo che vive in gran parte di volontariato"

Andrea Abodi, Minsitro dello sport e dei Giovani, intervista 4 Luglio a SKY

Il 1° luglio è entrata in vigore la Riforma dello Sport. Una riforma dove il legislatore è intervenuto in merito al riordino e alla riforma delle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici e dilettantistici, nonché di lavoro sportivo attraverso le modifiche del 23 giugno 2023 al testo del D.lgs. 36/2021, una riforma che è anche un momento epocale per il mondo dello sport e che dovrà trovare correttivi. Il decreto prevede forti misure di semplificazione degli adempimenti previsti per consentire la gestione da parte del sistema previdenziale generale delle posizioni dei lavoratori dello sport, identificando altresì un percorso che consenta l'interoperabilità dei sistemi di gestione dei flussi di dati allo scopo occorrenti, in modo da evitare duplicazioni e sovrapposizioni o rischi di interferenza, tenendo nel debito conto anche le esigenze di operatività dei professionisti che affiancano le organizzazioni del mondo sportivo nell’assolvimento dei loro obblighi datoriali.

Con il provvedimento si interviene sui decreti nn. 36, 37, 38, 39 e 40 del 2021, sulle seguenti materie:

- 36, in materia di lavoro sportivo;

- 37, in materia di rappresentanza degli atleti e delle società sportive;

- 38 in materia di norme per la sicurezza per la costruzione degli impianti sportivi;

- 39 in materia di semplificazione di adempimenti relativi agli organismi sportivi;

- 40 in materia di sicurezza nelle discipline sportive invernali, adottati tutti il 28 febbraio 2021.

Per poter accedere a benefici e contributi pubblici, vine prevista l’iscrizione al Registro delle attività sportive dilettantistiche, istituito presso il Dipartimento per lo Sport, anche per le cooperative e gli Enti (ETS) iscritti al Registro Unico Nazionale del Terzo settore (RUNTS), laddove esercitino quale attività di interesse generale l’organizzazione e la gestione di attività sportive dilettantistiche.

Inoltre viene previsto l’ampliamento della facoltà di poter autodestinare gli utili per gli enti dilettantistici costituiti nelle forme di cui al Libro V, Titolo V, del codice civile e ha introdotto un obbligo in capo alle Federazioni sportive nazionali e alle Discipline sportive associate di adottare un proprio regolamento entro il 31 dicembre 2023. In difetto, vi provvederà l’Autorità politica delegata in materia di sport con proprio decreto.

Vengono anche stabilite delle agevolazioni fiscali e contributive per i lavoratori sportivi e per i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa di carattere amministrativo-gestionale, nell’area del dilettantismo. La legge di conversione del D.L. 198/2022 (cosiddetto “Decreto Milleproroghe”) stabilisce

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e conferma che la soglia di esenzione fiscale complessiva sia pari a 15.000 euro annui per i compensi sportivi percepiti nell’anno 2023. Qualora l’ammontare complessivo dei compensi superi il limite di 15.000 euro, esso va a concorrenel formare il reddito del percipiente solo per la parte eccedente tale importo.

Per quanto riguarda il professionismo, tale franchigia si applica solo agli atleti under 23 per gli sport di squadra e alle società sportive professionistiche che hanno registrato un fatturato nella stagione sportiva precedente inferiore a 5 milioni di euro.

Gli importi erogati come premio legato al raggiungimento di risultati sportivi, non concorrono alla formazione del reddito. In ogni caso, è prevista una ritenuta alla fonte del 20%.

Con le modifiche introdotte dal D.lgs. 163/2022, si evidenzia una nuova disciplina del lavoro sportivo che include oltre agli sportivi professionisti, anche ogni lavoratore tesserato che svolge, verso un corrispettivo, le mansioni rientranti tra quelle necessarie per lo svolgimento di attività sportiva, con esclusione di quelle aventi carattere amministrativo-gestionale. Il nuovo impianto normativo distingue ora la figura del lavoratore sportivo autonomo (di cui all’articolo 25 del D.lgs. 36/2021), quella del lavoratore subordinato sportivo (agli articoli 25 e 26 del D.lgs. 36/2021), quella del lavoratore sportivo in ambito professionistico (articolo 27 del D.lgs. 36/2021), a cui continuerà ad essere applicata una disciplina identica a quella prevista nella L. 91/1981 –, e quella del dilettante (articolo 28 del D.lgs. 36/2021).

Secondo l’articolo 25 del D.lgs. 36/2021 si stabilisce che è lavoratore sportivo “l’atleta, l’allenatore, l’istruttore, il direttore tecnico, il direttore sportivo, il preparatore atletico e il direttore di gara che, senza alcuna distinzione di genere e indipendentemente dal settore professionistico o dilettantistico, esercita l’attività sportiva verso un corrispettivo. Inoltre, la norma sancisce che è lavoratore sportivo anche ogni tesserato che svolge verso un corrispettivo le mansioni rientranti, sulla base dei regolamenti dei singoli enti affilianti, tra quelle necessarie per lo svolgimento di attività sportiva, con esclusione delle mansioni di carattere amministrativo-gestionale.”

La norma al secondo comma precisa che l’attività di lavoro sportivo può costituire oggetto:

- di un rapporto di lavoro subordinato, per il quale l’articolo 26 richiama la non applicazione di alcune norme dello Statuto dei Lavoratori e della L. 604/1966 (esclusione già contemplata, tra l’altro, dalla L. 91/1981 con riferimento al lavoratore subordinato sportivo professionista);

- di un rapporto di lavoro autonomo, anche nella forma di collaborazioni coordinate e continuative.

Scompare il riferimento a una forma contrattuale vincolata ma si rinvia alle classi generali che definiscono ildiritto del lavoro ordinario, tuttavia lo stesso costituisce oggetto di contratto di lavoro autonomo quando ricorre almeno uno dei seguenti requisiti:

- Quando l’attività sia svolta nell’ambito di una singola manifestazione sportiva o di più manifestazioni tra loro collegate in un breve periodo di tempo;

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- Quando lo sportivo non sia contrattualmente vincolato per ciò che riguarda la frequenza a sedute di preparazione o allenamento;

- Quando la prestazione che è oggetto del contratto, pur avendo carattere continuativo, non superi otto ore settimanali oppure cinque giorni ogni mese ovvero trenta giorni ogni anno.

È poi prevista la forma scritta del contratto a pena di nullità – nelle forme del contratto tipo predisposto dalla federazione, dalla disciplina sportiva associata, e dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, sul piano nazionale, delle categorie di lavoratori sportivi interessate, conformemente all’accordo collettivo stipulato – e l’obbligo di depositare il contratto presso la federazione sportiva nazionale o la disciplina sportiva associata per l’approvazione.

L’articolo 28 della Riforma disciplina invece il lavoro sportivo prestato nell’area del dilettantismo. Tale settore è espressamente regolato dalle disposizioni contenute nel Titolo V della Riforma stessa, salvo quanto diversamente disposto dal summenzionato articolo 28.

Il lavoro sportivo in campo dilettantistico dovrebbe essere oggetto di contratto di lavoro autonomo, nella forma della collaborazione coordinata e continuativa, quando ricorrono i seguenti requisiti nei confronti del medesimo committente:

- Quando la durata delle prestazioni oggetto del contratto, pur avendo carattere continuativo, non supera le diciotto ore settimanali, escluso il tempo dedicato alla partecipazione a manifestazioni sportive;

- Quando le prestazioni oggetto del contratto risultano coordinate sotto il profilo tecnico-sportivo, in osservanza dei regolamenti delle Federazioni sportive nazionali, delle Discipline sportive associate e degli Enti di promozione sportiva.

Inoltre i contribuenti che superano i 5.000 euro annui hanno l’obbligo di contribuzione INPS con l’aliquota contributiva fissata al 25% sia per i dilettanti titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa che per coloro che svolgono prestazioni di lavoro autonomo non nelle forme di cui all’articolo 409 n. 3 del codice di procedura civile.

Le prestazioni dei volontari in ambito sportivo sono regolate dall’articolo 29 che prevede che “Le società e le associazioni sportive, le Federazioni Sportive Nazionali, le Discipline Sportive Associate e gli Enti di Promozione Sportiva (anche paralimpici, il CONI, il CIP e la società Sport e salute S.p.a.), possono avvalersi nello svolgimento delle proprie attività istituzionali di volontari che mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per promuovere lo sport, in modo personale, spontaneo e gratuito, senza fini di lucro, neanche indiretti, ma esclusivamente con finalità amatoriali. Le prestazioni dei volontari sono comprensive dello svolgimento diretto dell’attività sportiva, nonché della formazione, della didattica e della preparazione degli atleti.”

Viene atta salva la possibilità di ottenere il rimborso delle spese documentate relative al vitto, all’alloggio, al viaggio e al trasporto sostenute in occasione di prestazioni effettuate fuori dal territorio comunale di residenza del percipiente, tali prestazioni sportive non sono retribuite in alcun modo e sono incompatibili con qualsiasi forma di rapporto di lavoro subordinato o autonomo e con ogni altro rapporto di lavoro retribuito con l’ente di cui il volontario è socio o associato o tramite il quale svolge la

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propria attività sportiva.I volontari devono poter godere di copertura assicurativa contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.

Le società o associazioni sportive possono sottoscrivere contratti di apprendistato professionale per valorizzare la formazione dei giovani atleti, con l’obiettivo di garantire agli atleti una crescita non solo sportiva, ma anche culturale e educativa – accanto a un percorso professionale che favorisca l’accesso all’attività lavorativa anche alla fine della carriera sportiva (cosiddetta dual career). Tale disciplina è regolata all’articolo 30.

Va ricordato che il Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, e il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, co-proponenti, hanno presentato il decreto correttivo che interviene sulla Riforma dello sport, in vigore dal 1° luglio 2023.

Tutele, semplificazione e trasparenza sono le parole chiave che identificano il correttivo proposto ai decreti attuativi della delega contenuta nella legge 86/2019 con l’obiettivo di portare migliorie ed innovazioni normative nel mondo dello sport, a iniziare dal lavoro sportivo di cui al d. lgs. 36/2021, con il riconoscimento delle dovute tutele a chi opera nel suo ambito, incluse tutele fondamentali come quelle relative alla maternità e alla malattia, in un quadro sostenibile per il mondo del dilettantismo.

Diverse le novità, tra le quali si segnalano in particolare:

• le semplificazioni degli adempimenti in materia di lavoro sportivo, con norme che disciplinano le comunicazioni al centro dell’impiego e la tenuta del libro unico del lavoro, da effettuare anche attraverso il registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche le cui implementazioni saranno disciplinate nel pieno rispetto degli obblighi di legge con un decreto interministeriale da emanare entro il 1° luglio; tale registro potrà consentire ad associazioni e società sportive dilettantistiche di inserire, tramite interfaccia web, i dati dei collaboratori sportivi che saranno disponibili per tutti gli enti competenti;

• il registro verrà dotato di ulteriori funzioni: gli uffici dei due ministeri sono al lavoro per assicurare il rispetto dei tempi previsti per i primi adempimenti;

• le norme specifiche per i giudici di gara, per quali il rapporto di lavoro potrà essere attivato tramite convocazione o designazione dell’organismo sportivo;

• le norme specifiche per i dipendenti pubblici, con la previsione di un meccanismo di silenzio assenso per il rilascio dell’autorizzazione necessaria per lo svolgimento dell’attività sportiva retribuita (extra orario di lavoro), mentre, in caso di attività non retribuita, sarà sufficiente una comunicazione al datore di lavoro;

• la maggiore flessibilità nella individuazione del tipo di rapporto da instaurare nel lavoro sportivo dilettantistico, con l’innalzamento a 24 ore settimanali del limite previsto per mantenere la presunzione di lavoro autonomo;

• il sostegno al mondo paralimpico, con l’introduzione di una nuova disciplina che consente agli appartenenti al club paralimpico di partecipare a competizioni e ad allenamenti con un permesso

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speciale retribuito, senza richiedere quindi ferie e conservando il posto di lavoro con rimborso degli oneri sostenuti dal datore di lavoro;

• l’abbassamento a 14 anni dell’età minima per l’apprendistato per l’istruzione secondaria sia nel professionismo, sia nel dilettantismo;

• l’intervento in tema di Irap con la previsione, per il mondo del dilettantismo, che non concorrono a determinarne la base imponibile i corrispettivi inferiori fino a 85mila euro;

• la previsione di un Osservatorio nazionale sul lavoro sportivo, da istituire di concerto con il Ministero del Lavoro, con compiti di promozione di iniziative di monitoraggio e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

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