Obesity Focus Lombardia

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Focus

Lombardia BESITY

Con il contributo non condizionante

OBESITY: NET(TO)WORK

L’obesità è un problema di salute pubblica

L’obesità è una malattia cronica che interessa sia la popolazione adulta che pediatrica, definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) uno dei problemi principali di salute pubblica. Secondo l’Italian Obesity Barometer Report 2023 circa 23 milioni di persone in Italia sono in eccesso di peso, ovvero circa il 46,3% degli adulti e il 27,2% tra bambini e adolescenti. A livello globale, almeno 2,8 milioni/anno di decessi sono attribuibili all’obesità.

Le due facce dell’obesità

L’obesità è contemporaneamente malattia e fattore di rischio per malattie croniche altamente invalidanti, come le malattie cardiovascolari, metaboliche e il cancro. Dallo studio internazionale ACTION-IO che ha coinvolto 11 paesi è emerso che in Italia l’84% delle persone affette da obesità ne è consapevole ma che solo il 60% la ritiene una malattia cronica.

L’obesità tra conoscenza e consapevolezza

Una caratteristica peculiare dell’obesità è la differente distribuzione che si riscontra sia a livello territoriale che sociale In generale, vi sono più uomini con obesità che donne con obesità e in Italia si registra una maggiore prevalenza di persone malate nelle regioni del Sud e Isole rispetto alle regioni del Nord e nelle periferie rispetto ai centri metropolitani. Si assiste, inoltre, ad una differente distribuzione della patologia sulla base del livello di istruzione, secondo un rapporto inverso. Questi dati sottolineano l’importanza di diffondere una corretta conoscenza con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza sull’obesità come malattia e le conseguenze che ne derivano.

Obiettivo

L’obiettivo del progetto Obesity net(to)work! è l’identificazione delle azioni necessarie per dare la giusta rilevanza e ottimizzare la gestione del paziente affetto da obesità a tutti i livelli compreso quello regionale, per arrivare alla definizione di un modello gestionale che rappresenti il filo conduttore tra le regioni, superando così il modello dei “silos” che impedisce nei fatti un utile travaso delle conoscenze e delle azioni finalizzate alla risoluzione del problema.

Dialogo

La creazione di un tavolo multidisciplinare permette il dialogo fra pazienti, specialisti che intervengono nella gestione del paziente con obesità da un lato e istituzioni regionali dall’altro.

Confronto

Gli “stakeholders” sono coinvolti nel prendere parte ad un confronto, identificando gli obietivi non raggiunti e discutendo sulle possibili proposte per la definizione del percorso più idoneo da intraprendere.

Azione

Il dialogo e il confronto verranno tradotti in azioni concrete mirate all’accrescimento della consapevolezza della malattia e all’individuazione di procedure di gestione del paziente affetto da obesità.

Board

Michele Carruba

Professore Ordinario di Farmacologia, Presidente Onorario

Centro Studio e Ricerca sull’Obesità Dipartimento di Biotecnologie Mediche e Medicina Traslazionale Università di Milano

Ettore Corradi

Direttore della S.C. di Dietetica e Nutrizione Clinica, Centro per la Cura dei DNA - ASST GOM Niguarda

Davide Croce

Direttore del Centro sull’Economia e il Management nella Sanità e nel Sociale LIUC- Business School, Università Cattaneo

Giulio Gallera

Presidente Commissione Speciale - PNRR, monitoraggio sull’utilizzo dei fondi europei ed efficacia dei bandi regionali, Regione Lombardia

Alexis Elias Malavazos

Responsabile Unità Operativa Semplice di Endocrinologia e del Servizio di Nutrizione Clinica e Prevenzione

Cardiometabolica, IRCCS Policlinico San Donato di MilanoDipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche e Odontoiatriche, Università degli Studi di Milano

Francesco Saverio Mennini

Professore di Economia Sanitaria e Microeconomia, DirettoreEEHTA-CEIS, Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

Emanuele Monti

Presidente Commissione Permanente - Sostenibilità sociale, casa e famiglia, Regione Lombardia

Fabrizio Muratori

Presidente SIO, Regione Lombardia

Enzo Nisoli

Professore Ordinario di Farmacologia, Dipartimento

Biotecnologie Mediche e Medicina TraslazionaleResponsabile scientifico del Centro di Studio e Ricerca sull’Obesità, Università degli Studi di Milano

Eugenia Pellegrino

Case Manager Percorso Bariatrica, S.C. Direzione Professioni

Sanitarie Fondazione I.R.C.C.S. Policlinico San Matteo di Pavia

Filippo Rumi

Partner & Cofounder, ALTEMS Advisory Srl

Iris Zani

Presidente Amici Obesi Onlus

Emanuele Monti

Presidente della Commissione permanente sostenibilità Sociale, casa e famiglia della Regione Lombardia

Il Presidente Monti esprime la volontà, con l’aiuto del Presidente Attilio Fontana e l’assessore Guido Bertolaso, di concretizzare la lotta contro l’obesità attraverso l’identificazione dei centri specifici di cura e lavorando sulle reti clinico assistenziali. Si dovrebbe spostare l’attenzione sul territorio focalizzando l’attenzione sulla prevenzione multidisciplinare con il supporto di enti territoriali, che non includono solo le istituzioni sanitarie. In Lombardia sono stati predisposti i distretti, luoghi di gestione e coordinamento funzionale ed organizzativo della rete di Aziende Socio-Sanitarie Territoriali (ASST), che potrebbero gestire un efficace presa in carico della popolazione. I distretti essendo parte integrante dell’ASST potrebbero inoltre collegare figure come lo specialista ospedaliero e gli enti locali come ad esempio le scuole per lavorare sui programmi di prevenzione.

L’incontro OBESITY: NET(to)WORK! di Milano deve avere uno sguardo nazionale per portare a scelte e progettualità che dovranno essere scritte nero su bianco in chiave regionale su scala nazionale: le nostre riflessioni devono entrare nel processo decisionale legislativo

Giulio Gallera

Presidente della Commissione Speciale PNRR monitoraggio sull’utilizzo dei fondi europei ed efficacia dei bandi regionali della regione Regione Lombardia

Oltre a rappresentare un grande limite nella gestione sanitaria, non riconoscere l’obesità una malattia cronica impatta negativamente anche nella autogestione del paziente, che non riconoscendo la sua condizione patologica, non interviene in maniera concreta in azioni rivolte alla perdita di peso.

Le istituzioni sono disponibili a collaborare affinchè avvenga un cambiamento nella presa in carico del paziente affetto da obesità. E’ necessario creare una rete assistenziale che permetta di accompagnare il paziente durante il percorso di cura attraverso un approccio multidisciplinare, guardando al problema dell’obesità come il punto di partenza per cambiare il paradigma dell’assistenza sanitaria, che deve essere necessariamente territoriale con un approccio diverso di gestione del paziente. Bisogna costruire una visione a 360 gradi della patologia per poter affrontare in maniera diversa il modo di “vivere” il Sistema sanitario. In Regione Lombardia esistono già dei centri specializzati riconosciuti dalla Società Italiana di Obesità, a rimarcare la consapevolezza a livello territoriale della necessità di agire. Per cambiare paradigma è necessario che il Sistema Sanitario Nazionale intervenga, creando una rete clinico assistenziale, ripensando all’approccio sanitario che preveda la presa in carico del paziente, accompagnandolo prima, durante e dopo il percorso sanitario.

La presa in carico del paziente affetto da obesità dovrebbe prevedere un supporto per uno stile di vita sano, un’alimentazione corretta, un’adeguata attività motoria, un supporto psicologico per sollevare il paziente da stress e preoccupazioni legati alla gestione della propria cronicità e se necessario l’introduzione del paziente alla terapia con il farmaco di intervento. Deve trattarsi di un approccio multidisciplinare all’avanguardia, con più professionisti che lavorano su un singolo paziente. Con la multidisciplinarietà si potranno anche individuare i fattori scatenanti e quant’altro possa essere utile per ottimizzare la modalità di gestione del paziente.

Michele Carruba

Professore Ordinario di Farmacologia, Presidente Onorario Centro Studio e Ricerca sull’Obesità Dipartimento di Biotecnologie Mediche e Medicina

Traslazionale Università di Milano

L’obesità non è un problema sanitario nazionale, ma mondiale, e se non si agisce subito, assisteremo per la prima volta ad una regressione dell’aspettativa di vita, che diminuirà. Rispetto agli altri paesi europei, l’Italia si attesta tra i primi paesi europei per obesità infantile. Le evidenze scientifiche dimostrano che un bambino che sviluppa obesità nella fascia d’età fino agli 8 anni, ha l’80% di probabilità di rimanere affetto da obesità da adulto; questa è una fotografia di come sarà la futura generazione. Secondo uno studio del New England Journal of Medicine, se non si mettono in atto azioni concrete, si assisterà ad un fenomeno mai accaduto in precedenza, dove la generazione futura avrà un’aspettativa di vita inferiore a quella precedente.

La lotta contro l’obesità iniziò nel 1999, quando il Centro Studio e Ricerca sull’Obesità (CSRO) dell’Università degli Studi di Milano, di cui è Presidente Onorario, espose il problema in occasione del IX Congresso Europeo sull’Obesità (ECO) durante il quale l’Associazione Europea per lo studio dell’Obesità (EASO) ha emesso la “Milan Declaration”, portata all’attenzione anche in occasione dell’Expo Milano nel 2015, a cui ha fatto seguito nel 2020 la proposta sulla carta di Milano sull’Urban Obesity al fine di incentivare gli stakeholders ad impegnarsi sinergicamente per affrontare l’obesità come malattia e garantire una migliore qualità di vita dei pazienti che vivono nei grandi centri urbani.

Dopo anni di lavoro il problema obesità è stato esposto a livello parlamentare e il 13 di novembre 2019, 458 presenti all’unanimità hanno approvato una mozione parlamentare che impegnasse il Governo a prendersi cura e carico del problema obesità. Il 2 marzo 2021 la regione Lombardia votò una mozione che impegnava la giunta regionale, ad attivarsi affinché l’obesità venisse riconosciuta come malattia e inserita nei LEA. Questo non è ancora avvenuto e nel frattempo il tempo ed i numeri avanzano inesorabilmente. 20 milioni di italiani sono in sovrappeso, 6 milioni affetti da obesità e crescono del 10% ogni 10 anni, 1 bambino su 3 è in sovrappeso, 1 su 4 è affetto da obesità. L’80% dei casi di diabete di tipo 2, il 55% dei casi di ipertensione, il 55% di casi di cardiopatia, il 35% dei casi di tumore sono legati all’obesità. Oggi ci sono 57.000 morti l’anno, 1.000 a settimana, 150 al giorno e 1 ogni 10 minuti. Uno studio sul sesso maschile ha dimostrato

che chi diventa affetto da obesità nella fascia d’età compresa tra i 20 e i 40 anni può ridurre le aspettative di vita di 8 anni e 18-19 anni li trascorrerà con una serie di patologie dannose sia per la salute che per l’economia, poiché l’obesità mina la funzione di qualsiasi organo e/o apparato. Tra le complicanze ricordiamo diabete, ipertensione, patologie renali, cancro, ictus, incontinenza urinaria, disfunzione erettile, malattia della cistifellea, malattia epatica grassa non alcolica e malattie polmonari (funzione anormale, apnea ostruttiva del sonno e sindrome da iperventilazione)

È stato inoltre riportato tra coloro che hanno un IMC > 27, il 20% non presenta nessuna patologia correlata e il restante 80% ha ipertensione, diabete o dislipidemia. La differenza tra queste due percentuali di popolazioni è che il 20% sono pazienti affetti da obesità da meno di 3 anni, rispetto all’80% che lo sono da più tempo.

L’obesità è una malattia epidemica, pandemica e mortale. I dati dimostrano che vi è una differente distribuzione dell’obesità sulla base del grado di scolarizzazione, dimostrando che coloro che in famiglia hanno i genitori con un titolo di studio come la laurea hanno una prevalenza di obesità del 3%, con il diploma sale al 4%, con le scuole medie al 10% e senza nessun titolo al 13%. Questo studio ha fatto emergere una correlazione della patologia ad un contesto culturale povero, oltre che ad un contesto economico disagiato, il che dimostra che l’obesità è anche una patologia sociale. La prevenzione, quindi, deve passare anche attraverso l’educazione alimentare. A Milano, per 5 anni, è stato intrapreso un percorso di educazione alimentare nelle scuole che ha ridotto la prevalenza dell’obesità infantile al 5%, contro il 12% nazionale e il 30% della Campania.

A fronte delle varie iniziative messe in campo e della mole di letteratura scientifica prodotta sul tema, il problema primario da affrontare è il riconoscimento dell’obesità quale malattia recidivante, e il suo inserimento nei LEA, passando attraverso un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA).

Il 41% delle malattie croniche non trasmissibili del nostro paese sono di natura cardiovascolare e la metà di queste sono prevenibili prevenendo l’obesità, come lo sono anche il 35% dei tumori, il 5% delle malattie respiratorie

ed il 4% del diabete. Prevenzione, dunque, è sinonimo di sostenibilità del SSN.

Bisogna cambiare paradigma e comprendere che il target per combattere l’obesità non è soltanto il soggetto affetto da grave obesità, di cui si fa carico il sistema sanitario attraverso la chirurgia bariatrica, ma il soggetto con obesità e sovrappeso, e che fare prevenzione è lo strumento efficace di riduzione dell’obesità perché permette che i soggetti sani non si ammalino

Ettore Corradi

Direttore della S.C. di Dietetica e Nutrizione Clinica, Centro per la Cura dei DNA – ASST Grande Ospedale

Metropolitano Niguarda

Il riconoscimento dell’obesità come malattia è di primaria importanza, mentre nel piano nazionale di prevenzione 2025 viene ancora inserita come fattore di rischio modificabile e porta ad errori nell’orientamento delle risorse e i tipi di percorsi da mettere in atto. Si tratta di una patologia ambientecorrelata che è altamente impattata dalla prevenzione e che va gestita come le altre patologie ambiente-correlate (vedi cancro al polmone). La prevenzione, quindi, ha un ruolo importante, ma l’obesità dovrebbe essere gestita nel PDTA come una malattia cronica recidivante, quindi tramite una visione trasversale: se trattata adeguatamente è possibile anche agire sulle recidive

L’organizzazione sul territorio della presa in carico del paziente con obesità deve tenere in considerazione la natura cronica e recidivante dell’obesità, che richiede quindi l’istituzione di centri specializzati, dove non si consideri la chirurgia bariatrica l’unico intervento possibile, ma è necessario guardare anche al trattamento farmacologico, alla terapia comportamentale e a tutti gli altri interventi che richiede una patologia recidivante, dove l’approccio multidisciplinare è la chiave di lettura.

E’ importante e strategico organizzare una rete a partire da centri specializzati accreditati SIO, con tutte le risorse disponibili per affrontare la patologia e con una connessione ospedale-territorio per prevenire le recidive.

L’obesità non è solo mancanza di volontà del paziente, ci sono più di 40 peptidi riconosciuti per regolare il bilancio energetico e su questi è necessario intervenire.

Enzo Nisoli

Professore Ordinario di Farmacologia al Dipartimento Biotecnologie Mediche e Medicina Traslazionale e Responsabile scientifico del Centro di Studio e Ricerca sull’Obesità presso l’Università degli Studi di Milano.

L’obesità è una questione di definizione. Ma qual è la definizione di obesità? Si riferisce ad una malattia o a un fattore di rischio? L’etichetta persiste, mentre i concetti alla base si sono evoluti in modo significativo. Dovremmo rinominare l’obesità? Qual è il miglior trattamento per le persone con obesità? Qual è il principale obiettivo terapeutico nelle persone con obesità? Una malattia cerebrale o patologia adiposa (accumulo)? La restrizione dell’assunzione di energia - dieta, farmaci anoressigeni e fibre - è una strategia adeguata a tutti i soggetti con obesità? Pensare fuori dagli schemi: essere metabolicamente affetti da obesità (obesità come malattia dell’intero organismo).

Bisogna cambiare il modo in cui consideriamo la gestione dell’obesità, come un intervento chirurgico o una medicina, e iniziare a pensare ad essa più come un approccio multidisciplinare, ad una malattia cronica e potenzialmente recidivante, simile al cancro

L’evoluzione delle conoscenze sui sistemi neurologici coinvolti nella regolazione del bilancio energetico sta individuando nuovi obiettivi terapeutici per migliorare i metodi di prevenzione e trattamento dell’obesità.

La flessibilità metabolica sembra svolgere un ruolo rilevante negli eventi adattativi successivi alla perdita di peso. La manipolazione nutrizionale e/o farmacologica della rigidità metabolica può modulare la regolazione omeostatica e controbilanciare il tasso metabolico energetico ridotto nella perdita di peso corporeo.

È importante comprendere che il paziente con obesità è il primo a non sapere di essere ammalato; quindi, si trova ad acquisire una consapevolezza che spesso non ha. Il medico di famiglia, primo interlocutore con cui il paziente ha dei contatti, non ha gli strumenti per dare informazioni adeguate al paziente. Il medico dovrebbe allertare i pazienti già quando si trovano in una condizione di sovrappeso.

La prima figura che ha il compito di allertare il paziente è quindi proprio il MMG.

Mancano centri specializzati di primo livello a livello territoriale per accogliere e prendere il carico il paziente che necessita di screening, procedure diagnostiche e assistenza a tutto tondo

Sappiamo che l’obesità è determinante soprattutto nelle categorie meno abbienti, questo spesso e volentieri spinge il paziente a non iniziare neppure il percorso di cura. A tal proposito sarebbe utile la creazione di una figura professionale che sia in grado di accompagnare e consigliare il paziente anche nella gestione burocratica, come avviene già per il diabete, dove l’iter burocratico è efficiente per l’ottenimento dell’esenzione. L’associazione dei pazienti si augura che in futuro questo riconoscimento possa essere ottenuto anche per i pazienti con obesità.

Quello che l’associazione dei pazienti richiede è il riconoscimento della malattia che ormai non è più rimandabile. L’associazione pazienti fa parte dell’intergruppo parlamentare “Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili”, che si impegna a promuovere azioni concrete attraverso strumenti legislativi. Di recente ha richiesto al Parlamento l’istituzione di un Piano Nazionale di Cura e Prevenzione. Il riconoscimento giuridico della patologia potrebbe aiutare a cancellare lo stigma sociale che ricopre la malattia

L’associazione pazienti richiede anche l’inserimento nei LEA di piani di cura, per poter accedere in maniera agevolata alle procedure diagnostiche, necessarie per valutare qualunque grado di obesità. I pazienti affetti da obesità non sono persone senza volontà, necessitano di cure e non meritano discriminazione a causa dell’aspetto fisico. Anche i nutrizionisti, come tutti gli operatori sanitari, dovrebbero essere formati adeguatamente per seguire pazienti affetti da obesità.

I.R.C.C.S.

In linea con il progetto aziendale nato nel 2015 per ridurre gli accessi al pronto soccorso e per ottimizzare una gestione del percorso del paziente affetto da obesità patologica, si deve arrivare ad un miglioramento della gestione dei pazienti riducendo gli accessi al pronto soccorso, la presa in carico appropriata e i ricoveri. In tema di sicurezza di percorso a volte le aziende sanitarie non sono pronte ad accogliere sia in regime ordinario che in urgenza, pazienti affetti da grave obesità e nella ristrutturazione o costruzione di nuove aziende sia in contesto ospedaliero che territoriale , bisognerebbe tener conto di sedute, presidi, mezzi di trasporto adeguati alla portata. Infine, la Dottoressa Pellegrino ha sottolineato che, sebbene i percorsi aziendali esistano, l’istituzione di un PDTA regionale è una priorità

Bisogna guardare all’HTA come allo strumento che ci permette di misurare l’efficacia degli aspetti clinici, quanto di quelli economici. Si dovrebbe ripensare agli interventi da mettere in campo, in un’ottica di HTA, che ci permette di misurare e monitorare la loro efficacia sia a livello nazionale che regionale.

Anche se insieme all’obesità cresceranno anche il numero delle malattie correlate, è anche vero che nel corso di ogni anno intervengono trattamenti efficaci per le patologie che riducono l’impatto di costi diretti e indiretti.

Secondo un rapporto OCSE nel mercato del lavoro c’è un impatto anche in termini di produzione, ogni anno circa 600 mila lavoratori a tempo pieno non sono disponibili per cause correlate al sovrappeso e le patologie correlate.

“Un’altra fonte OCSE indica che in Italia il sovrappeso rischia di ridurre il PIL italiano di circa il 2,8%. Se la patologia dell’obesità non sarà contenuta potrà generare un impatto negativo sulla spesa sanitaria e sui costi indiretti (perdita di produttività e costi sociali).”

collega in termini di interventi sanitari con l’approccio “one-health”, che considera l’impatto che l’ambiente determina sull’insorgenza delle malattie.

Propone poi di prevedere un programma di informazione scientifica e comunicazionale per informare la popolazione sui problemi clinici ed economici legati all’obesità. Promuovere l’attività fisica e la regolamentazione pubblicitaria affinché i PDTA possano funzionare. I messaggi pubblicitari che vengono recepiti dai bambini portano ad abitudini alimentari scorrette e sedentarietà, elementi che non fittano con un buon livello di salute. Pertanto, il percorso che si dovrebbe seguire per ridurre il burden della patologia, secondo il parere del Prof. Mennini, sono politiche di prevenzione, di comunicazione, di interventi sociali e di formazione/informazione a livello scolastico. Questo percorso preventivo, sottolinea, è il meno oneroso. Un’altra proposta è stata quella di definire i LEA e di puntare ad un PDTA omogeneo e condiviso sul territorio nazionale. Il Prof. Mennini propone che i LEA e il PDTA debbano essere costruiti con un approccio HTA, per misurare e monitorare gli aspetti clinici ed economici al fine di garantire organizzazione sanitaria efficiente ed un programma di presa in carico funzionante, tanto a livello nazionale quanto regionale.

La sedentarietà è considerata il 4° fattore di mortalità a livello globale e in Italia il costo totale dell’inattività fisica è di circa 1,5 miliardi di euro, di cui 900 milioni sono costi diretti a carico del SSN e più di 500 milioni costi indiretti (sociali e previdenziali legati alla perdita di produttività). Queste informazioni andrebbero veicolate a chi dovrà prendere le decisioni, non solo enti nazionali e regionali ma anche alle famiglie poiché lo stigma sociale è sottovalutato.

La definizione di patologia ambiente-correlata oltre ad essere corretta è anche molto attuale, in quanto si ri-

L’obesità è una patologia che ha diverse ricadute sul SSN, in quanto presenta diverse comorbidità e non è soltanto malattia ma anche fattore di rischio per altre patologie, per cui vi è una ricaduta su più specialisti, per questo ci si chiede qual è la figura a cui affidare la gestione del paziente. La risposta non è facile, ed è necessario pensare all’approccio multidisciplinare.

Per il triennio 2024-2027 va posta un’attenzione particolare a tre distinte aree di intervento: prevenzione, politica di gestione sanitaria e stigma sociale. Bisogna puntare sulla prevenzione per ridurre l’impatto non soltanto dell’obesità ma anche delle altre patologie, pensando di poter intervenire sul piano sociosanitario, dando delle indicazioni che dirigono vergono la prevenzione.

I dati sul burden of disease sono eterogenei, e considerando che si tratta di una patologia cronica con grosse ricadute sulla produttività, i costi indiretti impattano notevolmente.

Per questo è importante far comprendere che la prospettiva sociale è fondamentale, quando si parla di obesità e quando si devono considerare costi e risorse da allocare per la gestione della patologia. Infatti, si potrebbe ipotizzare di sostenere i programmi di prevenzione attraverso l’utilizzo di risorse diverse da quelle sanitarie, perchè si tratta di un problema socio-sanitario, e non è possibile ragionare con la logica dei silos.

Alexis Elias Malavazos

Responsabile Unità Operativa Semplice di Endocrinologia e del Servizio di Nutrizione Clinica e Prevenzione Cardiometabolica, IRCCS Policlinico

San Donato di Milano

Dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche e Odontoiatriche, Università degli Studi di Milano

Per troppi anni la definizione della malattia obesità si è basata su un presupposto corretto ma allo stesso tempo fuorviante: “l’entità dell’eccessivo accumulo di tessuto adiposo che caratterizza la malattia obesità equivale, secondo la prima legge della termodinamica, alla differenza tra apporto calorico e dispendio energetico”. Secondo questa definizione, l’obesità è vista come una semplice condizione nutrizionale e come il risultato di scelte personali sbagliate e reversibili, ma non è così. La malattia obesità ha radici profonde e riconoscerla come malattia cronica recidivante dovrebbe essere il primo passo per affrontare le numerose sfide che essa pone: sfida clinica con le numerose complicanze ad essa correlate (come il diabete mellito di tipo 2, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia, le malattie cardiovascolari, i tumori, la sindrome delle apnee ostruttive del sonno, l’infertilità), sfida socio-culturale (cercando di combattere lo stigma legato a questa patologia) e sfida per la prevenzione nella sanità pubblica.

L’obesità non dovrebbe, inoltre, essere diagnosticata solamente utilizzando il calcolo del BMI (Body Mass Index) poiché l’applicazione della formula, oltre a non tener conto delle differenze di sesso, età ed etnia, non permette la distinzione tra massa grassa e massa magra e soprattutto non consente la valutazione della distribuzione del tessuto adiposo. La misurazione della circonferenza addominale, invece, permette di valutare la distribuzione del tessuto adiposo consentendo così la diagnosi di obesità addominale, patologia che rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio per lo sviluppo di malattie cardiometaboliche.

Tavola rotonda: proposte condivise

La tavola rotonda ha permesso la discussione plenaria di tutti i partecipanti, tra cui clinici, istituzioni, rappresentanza dei pazienti, economisti, che hanno espresso all’unanimità la volontà di non agire come silos che lavorano indipendentemente, ma piuttosto come risorse che collaborano insieme per il raggiungimento degli obiettivi comuni emersi da questo incontro:

Key facts

• Riconoscere l’obesità come malattia cronica, recidivante, ambiente-correlata;

• Bisogna cambiare il paradigma dell’obesità e la gestione territoriale, iniziare a pensare ad essa quale malattia cronica e potenzialmente recidivante che richiede un approccio multidisciplinare, simile al cancro;

• Creare una rete assistenziale attraverso l’identificazione di centri specializzati per la presa in carico, cura e follow-up del paziente affetto da obesità, anche all’interno dei distretti presenti sul territorio;

• L’inserimento dell’obesità nei LEA;

• Finalizzare un PDTA regionale;

• Puntare su interventi di prevenzione precoci per migliorare gli aspetti sanitari e socioeconomici, come ad esempio piani di educazione scolastica, per affrontare l’obesità pediatrica;

• Istituire e formare figure professionali adibite alla presa in carico del paziente affetto da obesità;

• Rafforzare il ruolo dei medici di medicina generale;

I responsabili scientifici

OBESITY: NET(to)WORK ! Focus Lombardia

Con il contributo non condizionante di: Segreteria Scientifica e Organizzativa:

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