9. La sperimentazione
Toronto, giugno 1921. Giugno è un mese che a Toronto inizia con giornate fresche e cieli luminosi ma che diventa caldo e afoso avvicinandosi a luglio, con le notti rese insonni dal ronzio perenne di zanzare assetate e dal calore persistente del sole di mezzogiorno, rimasto intrappolato sugli edifici rossastri. Charles Best camminava nella luce accecante del mattino, aveva gli occhi arrossati e la testa pesante. Best era un gran bel ragazzo, capelli biondi, occhi azzurri, fisico atletico, socievole, popolare tra i coetanei, molto in gamba, tra i preferiti dal professore. Per capirci era come uno di quei personaggi descritti nei romanzi di Scott Fitzgerald. Sembrava un eroe patinato del tempo del jazz. Durante la notte aveva dormito male pensando malvolentieri al lavoro che avrebbe dovuto iniziare l’indomani. Ed era caduto in un sonno profondo e senza sogni solo poco prima dell’alba. Ma con quel mal di testa proprio non ce la faceva ad attraversare la città a piedi. Allora puntò una decina di vetture di piazza che se ne stavano accostate al marciapiede, con i cavalli sonnecchianti dietro i paraocchi. Deciso a farsi accompagnare fino all’Università. E crepi l’avarizia. Saltò sulla vettura mentre seguiva con lo sguardo pieno d’invidia un’auto che gli passava accanto. Mezz’ora dopo Best entrò nella buia saletta che sarebbe diventata la base del loro lavoro e trovò Banting in maniche di camicia che stava tentando di pulire in ginocchio, sfregando con olio di gomito, quel laboratorio maleodorante ed indecente. La stanza assegnata da Macleod come sede degli esperimenti era piccolissima, era stata una sala operatoria, ma da dieci anni era in abbandono… quindi era lercia e fatiscente… con le pareti scrostate ed umide ed il pavimento dissestato. All’interno il caldo e l’umidità erano già insopportabili e stavamo solo a giugno. Cominciarono a pulire centimetro per centimetro il pavimento lercio. 41