38. L’epilogo, ancora un treno
Toronto, novembre 1928 Macleod lasciò l’Università di Toronto nel 1928 e tornò a casa col titolo di regio professore dell’Università di Abeerdeen. Molti pen sarono che il ritorno in Scozia fosse da collegarsi ai continui conflitti con Banting ed alla tensione che si era creata nell’ambiente di lavoro, anche se poteva essere semplicemente una normale, anzi naturale, evoluzione di una carriera. Entrato in stazione Macleod, alzò lo sguardo verso il tabellone che segnalava l’arrivo dei treni. «Maledizione !» Macleod appoggiò in terra le sue elegantissime valigie di cuoio. Ma non solo le valigie erano eleganti. Lui indossava un abito grigio a righe sottili verde pallido, una cravatta di maglia verde oliva con una piccola spilla d’oro, fazzolettino da taschino in tinta, calzini di lana sempre verde oliva e scarpe oxford rosso scuro. Il soprabito invernale, per concludere, era marrone scuro. Anche i capelli che si erano ingrigiti in poco meno di un anno erano perfettamente intonati all’insieme. Impeccabile! «È in ritardo?» chiese l’amico Collip. «Più di un’ora, che noia.» «Già. Preferisci tornare a casa ad aspettare?» «No, non mi piacciono le partenze abortite.» «I biglietti intanto li vado a prendere.» «Ci penso io professore.» Il solerte assistente Clark Noble andò di corsa verso la biglietteria. «Facciamo quattro passi. Pensi che saranno al sicuro là le mie valigie?» «Certo.» «Quanto sono diverse le stazioni di qui rispetto a quelle europee.In Europa non resterebbero lì neanche cinque minuti. Le ruberebbero 183