ATLAS Genova

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ATLAS CITIES CHANGING DIABETES GENOVA

In Partnership con:


INDICE Prefazioni Atlas Marco Bucci, Sindaco Genova Andrea Lenzi, Presidente Health City Institute

Introduzione Luciano Grasso, Presidente Comitato Esecutivo Genova Cities Changing Diabetes

Il progetto Cities Changing Diabetes Partnership pubblico – privata e nuovi modelli di network sulla salute della città (Board nazionale Cities Changing Diabetes e Health City Institute)

Genova Cities Changing Diabetes Diego Ferone, Presidente Comitato Scientifico Genova Cities Changing Diabetes


Urban Diabetes Declaration Adesione della Città di Genova all’UDD Massimo Nicolò, Vice Sindaco di Genova – Comitato Promotore Genova Cities Changing Diabetes

Dati Socio Demografici Dati epidemiologici sul diabete di tipo 2 Conclusioni Società Scientifiche, Associazioni Pazienti

Profili Partners e Comitati


Prefazioni ATLAS 4



MARCO BUCCI Sindaco di Genova

Per la nostra amministrazione la salute è posta al centro di tutte le politiche urbane e deve essere oggetto di azioni concrete per garantire una corretta alfabetizzazione e l’accesso alle informazioni sanitarie per tutti, in particolare per i giovani cittadini, con particolare riferimento ai rischi per la salute nel contesto urbano. Con l’ingresso nel programma Cities Changing Diabetes Genova vuole sviluppare azioni concrete partendo dallo studio dei dati nella nostra città per identificare le dinamiche sociali e culturali che influiscono sulla vulnerabilità del diabete.

L’obiettivo è quello di superare le fragilità orografiche del territorio per favorire stili di vita sani nei luoghi di lavoro, nelle grandi comunità e nelle famiglie, promuovendo un’adeguata cultura alimentare, migliorando l’accesso allo sport e alle pratiche di esercizio fisico per tutte le età e sviluppando politiche di trasporto urbano orientate alla sostenibilità e attenzione all’accesso alle cure per la popolazione che è tra le più anziane in Italia. Occorre quindi raggiungere gli obiettivi definiti nell’agenda globale per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite per il 2030 e i target del new deal europeo declinati nella transizione ecologica.

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ANDREA LENZI Presidente dell’Health City Institute e Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze per la Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Oggi, più del 50% della popolazione mondiale vive nelle città. Se consideriamo che il 65% delle persone con diabete vive in aree urbane, è chiaro che la città è un punto determinante per contrastare la crescita del diabete. Questo fenomeno è stato definito: urban diabetes. Le città sono chiamate nel contrastare il crescente aumento del numero di persone con diabete, attraverso politiche sui determinanti di salute, in collaborazione con Università, Autorità sanitarie locali ed enti di ricerca. Vivere in un’area urbana, e ancora di più in una megalopoli, si accompagna a cambiamenti sostan-

ziali degli stili di vita rispetto al passato; cambiano le abitudini, cambia il modo di vivere, i lavori sono sempre più sedentari, l’attività fisica diminuisce. E le città inevitabilmente diventano sempre più obesogene. Tutti fattori sociali, clinico e culturali che rappresentano un potente volano per obesità e diabete. Cities Changing Diabetes nasce nel 2014 in Danimarca ed è un programma di partnership promosso dall’University College London (UK) e dallo Steno Diabetes Center (Danimarca) con il sostegno di Novo Nordisk, in collaborazione con partner nazionali che comprendono istituzioni, città metro-

politane, comunità diabetologiche/sanitarie, amministrazioni locali, mondo accademico e terzo settore. Un modo differente per arrivare a definire un action plan preciso da offrire alle Amministrazioni Comunali, sviluppando sinergie e superando l’ottica dei silos L’obiettivo del programma è quello di creare un movimento unitario in grado di stimolare, a livello internazionale e nazionale, i decisori politici a considerare il tema dell’urban diabetes prioritario. Mettendo in luce il fenomeno con dati ed evidenze, provenienti dalle città di tutto il mondo, il programma Cities Chaging Diabetes sottolinea la necessità di agire in considerazione del crescente numero di persone con diabete e del conseguente onere economico e sociale che tutto ciò comporta. Al programma Cities Changing Diabetes ad oggi hanno aderito 41 città per un totale di più di 200 milioni di cittadini. . Il progetto in Italia e a Genova è coordinato dall’Health City Institute e dall’Università di Genova in collaborazione con il Ministero della Salute, l’ANCI, Genova Città Metropolitana, la Regione, l’Istituto Superiore di Sanità, l’ISTAT, la Fondazione

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CENSIS, CORESEARCH, l’IBDO Foundation, MediPragma e le Società Scientifiche del Diabete e della Medicina Generale (AMD, SID, SIEDP, SIMG) e le Associazioni pazienti e di Cittadinanza. L’ Health City Institute, in collaborazione con Ministero della Salute e ANCI, ha inoltre promosso inoltre la realizzazione del Manifesto della Salute nelle Città, documento che delinea le azioni da intraprendere nelle Città per studiare i determinati della salute nelle Città e migliorare la qualità di vita dei cittadini. Il Manifesto è stato la base per la redazione della proposta di iniziativa presentata dalla Delegazione Italiana del Comitato delle Regioni dell’Unione Europeaalla Commissione NAT e al Parlamento Europeo e base di riferimento per la “Roma Urban Declaration” presentata durante il G7 sulla salute nel Dicembre del 2017. Il progetto Cities Changing Diabetes prevede tre momenti. Il primo step è la mappatura dei fattori sociali e culturali. In ogni città viene promossa una ricerca qualitativa e quantitativa dalla quale emerge il livello di vulnerabilità. Il secondo momento è quello della condivisione dei dati sia a livello nazionale, con tutti gli attori coinvolti, ma anche a livello internazionale, fra le varie città aderente al programma, con l’obiettivo di

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identificare le similitudini ed i punti di contatto. L’ultimo step del programma è la parte dedicata all’azione con lo sviluppo di uno specifico action plan e condivisione delle best practices. Con questo ATLAS si è realizzato una prima mappatura dei dati quantitativi demografici, clinico- epidemiologici e sulla percezione della salute nell’area di Genova, dati che forniscono spunti di analisi, osservazione e confronto per futuri studi. La fase qualitativa, che potrebbe rendere più chiari alcuni aspetti di fragilità sociale riscontrati sarà avviata nei prossimi mesi attraverso previsto lo studio delle vulnerabilità sociali dell’area metropolitana sul Diabete Tipo 2.



INTRODUZIONE per raggiungere le fasce di popolazione anziana e quelle a maggior rischio di fragilità con interventi educativi, preventivi e di diagnosi precoce, tenendo ben presente che la prevenzione inizia già in età scolare.

LUCIANO GRASSO Presidente Comitato Esecutivo Genova Cities Changing Diabetes

Rinascita….la rinascita di Genova, sancita dall’inaugurazione del ponte S.Giorgio nell’agosto del 2020, ma prima ancora la sua rinascita legata all’attenzione per la salute dei cittadini con una politica fortemente orientata al lifestyle ed alla prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili, la determinazione ad innovare e ricercare soluzioni coraggiose, fanno di Genova una città che la pone di diritto all’attenzione nazionale ed internazionale nello studio dei determinanti della salute urbana. Il tempo della pandemia da SARS-Cov19, se da un lato ha messo in luce alcune fragilità delle nostre città, dall’altro ha fatto emergere con forza la responsabilità che la società civile con in testa i nostri

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Sindaci, ha nel ricercare le soluzioni che a 360° possano impattare la vita e la salute dei cittadini. Negli ultimi anni la città metropolitana di Genova ha assistito ad una progressiva riduzione della popolazione residente. Oggi raggiunge circa 836.000 abitanti, caratterizzati da un’alta prevalenza di anziani (circa il 30% ha più di 65 anni) Questi cambiamenti demografici sono associati ad un aumento della prevalenza del diabete. Questi dati suggeriscono la necessità di intervenire nel contesto urbano per facilitare l’adozione di stili di vita adeguati e per garantire l’accessibilità a trattamenti appropriati, favorendo la medicina di prossimità. È inoltre necessario agire in modo proattivo

La storia e la vocazione multiculturale di Genova rendono particolarmente interessante all’interno della rete Cities Changing Diabetes promuovere le buone pratiche, l’accesso alle informazioni sanitarie e la sensibilizzazione sui rischi per la salute nel contesto urbano. Oggi l’obiettivo è quello di incoraggiare stili di vita sani sul posto di lavoro, nelle grandi comunità e nelle famiglie, promuovendo un’adeguata cultura alimentare, migliorando l’accesso alle pratiche sportive e all’esercizio fisico per tutte le età e sviluppando politiche di trasporto urbano orientate alla sostenibilità e garantendo l’accesso all’assistenza, in particolare tra la popolazione anziana e altri gruppi più a rischio di sviluppare complicanze.


Il progetto Cities Changing Diabetes Partnership pubblico-privata e nuovi modelli di network sulla salute della Città Board Nazionale Cities Changing Diabetes e Health City Institute

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Oggi sappiamo che lo sviluppo urbanistico ha profondamento cambiato molti fattori di government su temi globali e in particolare sul tema dell’ambiente e della salute. Le città e il loro modello di sviluppo sono oggi in prima linea nella lotta contro le criticità connesse alla crescente urbanizzazione, tra cui la salute pubblica occupa un posto di primaria importanza. Nel settembre del 2015, 193 Stati membri delle Nazioni Unite si sono riuniti a New York con l’obiettivo di adottare una nuova serie di 17 obiettivi di Sustainable Development Goals (SDGs). I nuovi SDGs coprono una vasta gamma di questioni di critiche come porre fine alla povertà, il raggiungimento universale dell’istruzione e la lotta ai cambiamenti climatici, ma è importante come per la prima volta sia stato inserito un preciso obiettivo (SDG 11) dedicato a rendere le città inclusiva, sicura, sostenibile e capace di affrontare il cambiamento. Obiettivi chiave per raggiungere questo obiettivo come lo sviluppo abitativo, la qualità dell’aria, la buona alimentazione e il trasporto vengono individuati chiaramente e diventano importanti determinanti della salute delle persone nelle città. Ma è importante considerare come migliorare la salute rimane una priorità globale nella programmazione che va dal 2016 al 2030 con

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un particolare punto (SDG 3) focalizzato sulla realizzazione della promozione del benessere psico-fisico per tutti e per tutte le fasce le età. La prevalenza e alta densità della popolazioni nelle metropoli, la complessità dei fattori di rischio che influenzano la salute, l’impatto delle disuguaglianze sulla salute, l’impatto sociale ed economico e sono temi da affrontare e discutere, per agire concretamente sui determinanti della salute e non con interventi a spot che spesso non risolvono nulla e non permettono di comprendere a pieno la sfida alla quale siamo chiamati. Le città oggi non sono solo motori economici per i Paesi, ma sono centri di innovazione chiamati a gestire e rispondere alle drammatiche transizioni demografiche ed epidemiologiche in atto.

Group (C40), da United Cities and Local Governments Network (UCLG) e dall’International Council for Local Environmental Initiatives (ICLEI)

Nel 2014, una coalizione di sindaci e leader della maggiori città a livello mondiale si sono riuniti e impegnati per affrontare il cambiamento climatico del Pianeta riducendo le emissioni di gas serra. Una sfida che parte proprio dalle città e vede coinvolti i Sindaci e tutta la comunità.

Questo impegno comporta una serie di azioni locali per affrontare alcune emergenze globali che vanno dalla fame, alla malnutrizione e allo spreco di cibo. Le città sottoscrivendo il documento si sono impegnate a sviluppare sistemi alimentari sostenibili e cibi sani a prezzi accessibili per tutte le persone, in un quadro basato sui diritti umani.

Questa iniziativa è stata lanciata e promossa dalle Nazioni Unite (ONU), attraverso un network formato dal Cities Climate Leadership

Ad oggi, attraverso questo accordo, 206 città per una popolazione complessiva di 270 milioni di abitanti, si sono impegnate ad intraprendere un percorso specifico con un approccio trasparente e delle strategie precise, per ridurre nelle loro realtà urbane il livello emissioni e polveri sottili, riducendo così la vulnerabilità dei loro territori ai cambiamenti climatici. Nell’ ottobre del 2015, sindaci di 115 città per un totale di 400 milioni di persone , in occasione dell’EXPO 2015 hanno firmato il Milan Urban Food Policy Pact.

La rete C40 è una rete globale di grandi città che operano per sviluppare e implementare po-


litiche e programmi volti alla riduzione dell’emissione di gas serra e dei danni e dei rischi ambientali causati dai cambiamenti climatici, con sede a Londra. Nasce da un processo iniziato nel 2005 dall’allora sindaco di Londra Ken Livingstone, che convocò i rappresentanti di 18 metropoli per proporre un accordo di cooperazione per la riduzione delle emissioni attraverso azioni decisive ed immediate, in modo da coordinare il loro intervento nell’affrontare una delle maggiori sfide economiche, sociali ed ambientali degli ultimi anni. Da allora, l’urgenza di rispondere al cambiamento climatico nei centri urbani continua ad aumentare, e con essa l’esigenza di interventi significativi e tempestivi. Già nel 2006 avevano aderito alla rete 40 città (da ciò nacque il nome dell’organizzazione), che ad oggi conta 96 membri, tra le quali Milano, Roma e Venezia. Le città hanno un ruolo fondamentale nel cambiamento climatico, come maggiori produttrici di emissioni di gas serra (quelle che fanno parte della rete C40 sono responsabili del 25% sul totale globale) e come maggiore fonte di soluzioni innovative alla questione climatica. Questi esempi sottolineano il ruolo che i Sindaci e le città si sono date per affrontare lo sviluppo del Pianeta e dei popoli attraverso un approccio proattivo. Ma oggi i Sindaci debbono affrontare con

altrettanto impegno il tema dei determinati della salute nelle città. Già nei Sustainable Development Goals vengono indicati degli obiettivi sanitari collegati al conseguimento dello sviluppo urbano quali ad esempio SDG 3.3 e 3.4, obiettivi che hanno uno specifico focus sull’epidemia di HIV e la riduzione della mortalità da malattie non trasmissibili (NCDs). Mentre la prevalenza di HIV è noto che da sempre è concentrata maggiormente nelle persone che risiedono nelle città , lo stile di vita urbano è considerato un fattore di guida per l’aumento del carico dei NCDs. L’invecchiamento della popolazione di se per stesso porta un aumento del carico delle cronicità e i dati socio-demografici ci indicano come l’aumento dell’urbanizzazione e delle malattie croniche non trasmissibili siano fattori intercorrelati. Allora i Sindaci oltre alle emergenze sanitarie, come il COVID-19, dovranno guardare alla sempre maggiore urbanizzazione in termini nuovi, comprendendo che il carico di disabilità che le malattie croniche si portano con se, come naturale fardello, inciderà sullo sviluppo e sulla sostenibilità delle loro città. Si sta venendo a creare un nuovo modello di welfare urbano, che va compreso, analizzato e stu-

diato in tutti i possibili dettagli. Un welfare che se pur riferito a un quadro di riferimento Nazionale, deve essere valutato oggi nei contesti locali. Bisogna chiedersi se e in cosa differiscono i sistemi di welfare tra le grandi città e le piccole città. Bisogna chiedersi se oggi si stia passando da un sistema di welfare state a un sistema di welfare local. Bisogna chiedersi se le città saranno disponibili ad attivare strategie che portino progressi verso gli obiettivi urbanistici, l’ambiente e i problemi socioeconomici , perché solo allora probabilmente potranno essere più propensi a sostenere il miglioramento della qualità di vita e della salute dei propri cittadini, attraverso un progressivo miglioramento di stili di vita più salutari. Un approccio integrativo al SDGs sarà utile per il raggiungimento degli obiettivi per la salute nelle città perché molte delle sfide richiedono la collaborazione multisettoriale. E’ chiaro che un aumento dell’aspettativa e della buona qualità di vita correlata ad una riduzione dei decessi prevenibili a causa di malattie non trasmissibili, porterà come conseguenza alla creazione di strutture di coordinamento tra diversi settori della governance urbana che interagiscono con la salute. Un approccio questo sviluppato con il progetto Cities Changing Diabetes che mira a studiare

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l’impatto del diabete nei grandi nuclei urbano, studiandone le vulnerabilità individuali e di comunità. Cities Changing Diabetes nasce nel 2014 con l’obiettivo di creare un movimento unitario in grado di stimolare, a livello internazionale e nazionale, i decisori politici a considerare il tema dell’urban diabetes prioritario. Mettendo in luce il fenomeno con dati ed evidenze, provenienti dalle città di tutto il mondo sottolineando la necessità di agire in considerazione del crescente numero di persone con diabete e del conseguente onere economico e sociale che tutto ciò comporta. Al programma Cities Changing Diabetes hanno aderito ad oggi 41 città al mondo, diventando per i prossimi anni oggetto di studi internazionali su urbanizzazione e diabete tipo 2 e nello stesso tempo Città simbolo mondiale nella lotta a questa importante patologia.

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E’ necessario che nasca un nuovo concetto di network per affrontare i grandi temi come quello della salute e dell’ambiente, attraverso un coordinamento che dovrà avvenire attraverso il coinvolgimento di diversi livelli di governo - locale, regionale e nazionale e una partnership pubblico-privato ed essere supportato da azioni globali e quale fattore primario da una osservazione dinamica dei determinati della salute nelle città. Lavorare in silos separati non è più possibile e l’esperienza di questo momento di emergenza dimostra come una società è tanto più fragile se ognuno lavora in una dimensione individuale e non di comunità. Bisogna arrivare ad avere un Osservatorio della salute nelle città che riesca ad individuare le criticità e a favorire le buone pratiche. In quasi tutte le città i vantaggi per la salute possono essere notevolmente maggiore per alcune persone rispetto per gli altri e in effetti bisogna interrogarsi e riuscire a capire come ad esempio, per alcune persone che vivono in medesimi contesti urbani vi possano essere aspettative di vita differenti. Ad esempio, a Londra le persone vivono più a lungo 17 anni che a Westminster, che dista dalla City poche fermate di metropolitana, o come gli abitanti di un sobborgo di Baltimora, vivono 20 anni meno di altri abitanti della stessa città.

Queste sono sfide che vedono i Sindaci in prima linea nella gestione delle periferie dove l’aspettativa di vita e la qualità di vita è minore.

settoriali e individuali

Bisogna creare una roadmap su urbanizzazione e salute. Per aumentare la consapevolezza riguardo le sfide per la salute associati con l’urbanizzazione e la necessità di affrontare le stesse attraverso la pianificazione urbana e azioni intersettoriali, in linea con le raccomandazioni del WHO, bisogna arrivare a tracciare una roadmap per promuovere azioni concrete e strategie governative riguardo ai rischi per la salute dei cittadini relativamente al maggiore impatto relativa all’urbanizzazione. Una roadmap che prenda in esame come l’urbanizzazione porti a una maggiore esposizione dei cittadini a fattori ambientali (ad esempio l’inquinamento dell’aria, acqua, i servizi igienici, lo smaltimento delle acque reflue e dei rifiuti, ecc.) e fattori di rischio per la salute. Una roadmap che individui in ogni singola realtà cittadina le azioni da promuovere per evitare disparità e consentire a ogni cittadino di godere una vita in salute. L’Italia oggi può essere in prima linea nello studio delle dinamiche correlate alla salute nei riguardi dell’urbanizzazione se Governo, Sindaci, Università, Aziende Sanitarie, Industrie e esperti sapranno interagire attraverso forme virtuose e non virtuali,

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INTRODUZIONE

DIEGO FERONE Presidente Comitato Scientifico Genova Cities Changing Diabetes

I numerosi dati in nostro possesso suggeriscono la necessità di intervenire nel contesto urbano per facilitare l’adozione di stili di vita adeguati e per garantire l’accessibilità a trattamenti appropriati, favorendo la medicina di prossimità. È inoltre necessario agire in modo proattivo per raggiungere le fasce di popolazione anziana e quelle a maggior rischio di fragilità con interventi educativi, preventivi e di diagnosi precoce. L’Università sarà centrale in questo progetto di studio per condividere informazioni e conoscenze per combattere il diabete e ridurne la curva di crescita in stretta collaborazione con le Istituzioni amministrative e sanitarie, le società scientifiche e le associazioni di cittadinanza. L’adesione al programma Cities Changing Diabetes

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è il primo passo verso la preparazione di una vera e propria carta della salute per la città metropolitana, che può essere trasformata in proposte politiche concrete per l’adozione di stili di vita che rendano i cittadini meno vulnerabili al diabete, una malattia con gravi ricadute non solo fisiche ma anche psicosociali ed economiche.


Urban Diabetes Declaration Adesione della Città di Genova all’UDD Massimo Nicolò Vice Sindaco di Genova, Comitato Promotore Genova Cities Changing Diabetes

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L’ingresso di Genova a novembre del 2020 nel programma di studio internazionale Cities Changing Diabetes con la firma dell’Urban Diabetes Declaration da parte del Sindaco Marco Bucci, sancisce l’impegno della nostra amministrazione comunale per accelerare la prevenzione del diabete di tipo 2

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e delle sue complicanze, in linea con gli obiettivi del progetto globale e nel rispetto dei cinque principi guida:

cisionali in maniera trasversale rispetto a tutti gli ambiti e deve essere guidata da obiettivi comuni a tutte le politiche.

1) investire nella promozione della salute e del benessere a lungo termine. Le città esprimono un grande potenziale nel diventare ambienti promotori di salute. Tale obiettivo richiede un cambio di visione che consideri la prevenzione del diabete, e delle sue complicanze, come un investimento a lungo termine piuttosto che un costo a breve terminemine.

4) coinvolgere attivamente le comunità per garantire soluzioni sanitarie sostenibili Il livello di salute è determinato in massima parte al di fuori il settore della cura sanitaria, in particolare all’interno delle comunità dove le persone conducono la propria vita quotidiana. Le azioni per la salute dovrebbero spingersi oltre il livello individuale per includere lo scenario di comunità dove norme sociali possano dare forma a comportamenti virtuosi.

2) agire sui determinanti sociali e culturali e lottare per l’equità nella salute I determinanti sociali e culturali sono cause alla radice della definizione delle opportunità di stili di vita sani per i cittadini. Combattere per una saluta equa è essenziale per garantire opportunità di salute per tutti 3) integrare la salute in tutte le politiche La salute è legata alle agende delle altre politiche pubbliche, incluse quelle sociali, occupazionali, abitative e ambientali. Al fine di migliorare la salute e il benessere dei cittadini, la salute deve essere integrata nei processi de-

5) creare soluzioni in partnership tra i settori. La salute è una responsabilità condivisa. Creare soluzioni sostenibili richiede che tutti i componenti della società siano consapevoli dell’impatto sulla salute delle loro azioni. Accordare le competenze e condividere le risorse e le reti sono prerequisiti per dare vita a soluzioni innovative, efficaci e sostenibili Genova si va ad aggiungere a più di 40 metropoli nel mondo e ad altre città italiane come Roma, Mi-


THE URBAN DIABETES DECLARATION lano, Bari, Bologna, Torino e Napoli, ponendo così l’Italia in prima linea nella lotta al diabete urbano come Paese leader nella rete Cities Changing Diabetes. La città e il contesto urbano hanno un impatto determinante sul modo in cui, i propri abitanti, vivono, si spostano, lavorano, mangiano. Tutti questi fattori agiscono in una qualche misura sull’aumento della patologia diabetica. Chi amministra la nostra splendida città è da sempre in prima linea nella sfida a questa patologia e nel garantire salute e benessere ai propri cittadini.

THE DIABETES CHALLENGE Diabetes is rising at an alarming rate around the world. Given the devastating human and economic cost of diabetes and its complications, individuals, communities, healthcare systems and societies are being put under unsustainable pressure. More than half of the world’s population lives in cities. Cities are engines of economic growth and innovation. Yet some of the drivers of their prosperity also lead to widening health inequalities. Urban environments significantly impact how people live, travel, play, work and eat — factors that, in combination, affect the rise in diabetes. This puts cities on the front line of the diabetes challenge. City leaders’ closeness to the lives of their citizens and their ability to drive change puts city leaders in a prime position to tackle the challenge and bend the curve on diabetes.

The city of Torino recognises the need to accelerate city action to prevent diabetes and its complications. There is great potential to improve health and well-being, combat health inequalities, reduce long-term costs, and ensure productivity and growth in our cities. As a partner city in Cities Changing Diabetes, city Torino is committed to five principles to guide the actions we deliver to respond to the diabetes challenge. We will: INVEST IN THE PROMOTION OF HEALTH AND WELL-BEING Cities have great potential to be health-promoting environments. This will require a shift towards viewing the prevention of diabetes and its complications as a long-term investment rather than a short-term cost. Therefore, we must prioritise health-promoting policies and actions to improve health and well-being for all.

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ADDRESS SOCIAL AND CULTURAL DETERMINANTS AND STRIVE FOR HEALTH EQUITY Social and cultural determinants are root causes that shape citizens’ opportunities for healthy living. Striving for health equity is essential in order to provide healthy opportunities for all. Therefore, we must address social and cultural determinants in order to make the healthy choice the easier choice.

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INTEGRATE HEALTH INTO ALL POLICIES Health is linked to other policy agendas, including social, employment, housing and environmental policies. To improve the health and well-being of citizens, health must be integrated into decision-making processes across departments and be driven by shared policy goals. Therefore, we must coordinate action across departments to integrate health into all policies.

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ENGAGE COMMUNITIES TO ENSURE SUSTAINABLE HEALTH SOLUTIONS Health is largely created outside the healthcare sector, namely in community settings where people live their everyday lives. Health actions should move beyond the individual level to include the community settings where social norms that shape behaviour are created. Therefore, we must actively engage communities in order to strengthen social cohesion and drive sustainable health-promoting actions.

5

CREATE SOLUTIONS IN PARTNERSHIP ACROSS SECTORS Health is a shared responsibility. Creating sustainable solutions demands that all members of society acknowledge the health impact of their actions. Combining competences and pooling resources and networks are prerequisites to creating innovative, effective and sustainable solutions. Therefore, we must work together to share the responsibility for creating solutions, as no single entity can solve the challenge alone.

CITY OF TORINO

Chiara Appendino, Mayor of Torino

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Dati Socio Demografici

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Genova è stretta fra il mare e la montagna sospesa tra l’azzurro del mare ed il verde delle colline: la mancanza di spazio è perciò una condizione con la quale ha sempre dovuto fare i conti. Genova è una città storica, una città multietnica: una città medioevale, con un tessuto urbano di matrice araba e a stretto contatto con il porto. Chi osserva la città dall’alto ha l’immediata percezione dell’abbraccio con il quale il centro abitato avvolge il porto. Uno stretto rapporto lega quindi Genova al suo mare. Genova, coi suoi IX Municipi è una città policentrica, che non ha subito l’effetto “periferia” della maggior parte delle città Metropolitane. Il territorio è fortemente urbanizzato. Si tratta di un insediamento complesso nato per successive aggregazioni alla città storica di centri dotati di una individualità ben definita. Genova, come altre aree europee di antica industrializzazione, ha visto, nell'arco degli ultimi anni, cambiare radicalmente il tessuto produttivo della città, e in generale del territorio, quindi anche il tipo di professionalità dei lavoratori. Genova presenta una nuova immagine, quella di una città polimorfa sempre basata sulle tradizionali attività portuali, industriali, commerciali, ma con un interesse crescente verso l’alta tecnologia e le attività legate al turismo come ulteriori possibilità di sviluppo economico.

,“Lo sviluppo fisico di Genova in rapporto alle trasformazioni economiche” Gabrielli Bruno

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DATI SOCIO - DEMOGRAFICI CITTA METROPOLITANA DI GENOVA . Città Metropolitana di Genova

La Città metropolitana di Genova copre un’area di 1834 km2 e include 67 comuni. La popolazione residente al 31.12.2020 è pari 823.000 abitanti. Nella sola città di Genova i residenti sono 566.410 Nella Città Metropolitana dI Genova vivono 420.856 famiglie, con un numero medio di 1,97 membri per famiglia La speranza di vita alla nascita per Regione Liguria è pari a 83,1 calcolata nel 2019 (fonte ISTAT); il dato è in linea con quello nazionale pari a 83,2 anni. Le donne hanno una aspettativa di vita di 85,4 anni; superiore rispetto a quella degli uomini che è pari a 80,8 anni. I dati di Genova rispecchiano la situazione regionale, con una aspettativa di vita alla nascita totale pari a 83,1 anni; 81 nei maschi e 85,4 nelle femmine (fonte ISTAT 2019).

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Andamento demografico della popolazione residente nella citta metropolitana di Genova dal 2001 al 2020.

Il Comune di Genova ha attivato dal 2019 una sperimentazione per "misurare" la città attraverso le celle telefoniche: A fronte di 566.000 residenti risultano invece 646.788 abitanti abituali, vantando un aumento di oltre 81 mila persone rispetto al 2019, nonostante la pandemia. In effetti il tema di chi è domiciliato in città o di chi la vive quotidianamente da pendolare esiste ed è per questo motivo che anche Istat ha avviato dal 2016 uno studio sperimentale, basato su fonti e metodi nuovi, per stimare la popolazione diurna nelle aree urbane. "Nel 2018 è stata stimata fosse di 649 mila abitanti, quindi circa 80 mila in più rispetto alla popolazione residente censita in quell'anno: l'85% di questi sono lavoratori, il resto sono studenti. Il 35% è composto da abitanti della provincia di Genova, la maggior parte ha una mobilità di medio-lungo raggio" Tutto coincide anche secondo i dati della "piramide delle età", dato che la fascia di popolazione più ampia ha tra i 45 e i 69 anni.

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INDICATORI DEMOGRAFICI .

Il grafico a lato, detto Piramide delle Età, rappresenta la distribuzione della popolazione residente nella città metropolitana di Genova per età, sesso e stato civile al 1° gennaio 2021. La popolazione è riportata per classi quinquennali di età sull’asse Y, mentre sull’asse X sono riportati due grafici a barre a specchio con i maschi (a sinistra) e le femmine (a destra). I diversi colori evidenziano la distribuzione della popolazione per stato civile: celibi e nubili, coniugati, vedovi e divorziati.

Popolazione per età, sesso e stato civile - 2021 Città metrolitana di Genova - Dati ISTAT 1o gennaio2021 . Elaborazione TUTTITALIA.IT

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.

Indice di vecchiaia 1o gennaio 2011

232,5

2012

237,2

2013

238,7

2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021

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Indice di vecchiaia Rappresenta il grado di invecchiamento di una popolazione. È il rapporto percentuale tra il numero degli ultrassessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni. Ad esempio, nel 2021 l’indice di vecchiaia per la città metropolitana di Genova dice che ci sono 263,1 anziani ogni 100 giovani. I.

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239,7 242,7 246,7 250,3 253,3 258,9 263,8 263,1


Indice di struttura della popolazione attiva 1o gennaio 2011 2012

146,0 150,2

2013

155,3

2014

155,4

2015

159,7

2016

162,8

2017

164,2

2018

Indice di struttura della popolazione attiva Rappresenta il grado di invecchiamento della popolazione in età lavorativa. È il rapporto percentuale tra la parte di popolazione in età lavorativa più anziana (40-64 anni) e quella più giovane (1539 anni).

164,7

2019

164,3

2020

163,6

2021

.

161,5

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Cittadini stranieri 2021 - Città Metropolitana di Genova . Popolazione straniera residente nella città metropolitana di Genova al 1° gennaio 2021. I dati tengono conto dei risultati del Censimento permanente della popolazione. Sono considerati cittadini stranieri le persone di cittadinanza non italiana aventi dimora abituale in Italia.

Gli stranieri residenti nella città metropolitana di Genova al 1° gennaio 2021 sono 77.977 e rappresentano il 9,5% della popolazione residente.

La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dall’Ecuador con il 18,2% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dall’Albania (12,2%) e dalla Romania (10,9%)

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Genova ai primi posti in Italia per acquisti “green” Applicazione dei criteri ambientali minimi (CAM) nell’acquisto di beni e servizi da parte dei Comuni Capoluogo. Anni 2017-2019, numero medio annuale di categorie di beni e servizi acquisiti Bologna

11,0

1,0

Venezia

8,0

1,3

Genova

7,0

Bari

2,3

6,7

Torino

6,0

Firenze Palermo

5,3

0,3

Roma

4,3

0,3

Reggio C.

2,7 3,3

Milano

Senza applicazione di CAM

4,3 Con applicazione di CAM

3,3

Napoli 2,0

Cagliari

Messina

0,7 1,7 1,3 0,7

nord

1,8

Catania

Centro

6,2

Mezzogiorno Capoluoghi c.m. Altri Capoluoghi

5,0

0,8

4,3

2,3

Italia

4,4

2,1 0

Fonte: ISTAT, Dati ambientali nelle città

5

Il rapporto dell’Istat si focalizza su una serie di indicatori dell’ambiente urbano. Una panoramica dalla quale, in linea generale, emerge un forte divario tra Nord e Sud del Paese. Per quello che riguarda il trasporto pubblico locale, la principale criticità consiste proprio nei forti squilibri territoriali. In molte città d’Italia, inoltre, circolano ancora molti autobus particolarmente vecchi e inquinanti: il 34,8% dei mezzi ha più di 10 anni. Genova presenta ancora una sostanziosa quota di autobus classe euro 4 o inferiore, ma, allo stesso tempo, anche una notevole percentuale di mezzi euro 6 o elettrici. Considerando che i dati Istat sono relativi al 2019, e tenendo conto dei nuovi bus elettrici introdotti recentemente, è plausibile che, a oggi, la situazione abbia registrato ulteriori progressi.

4,8

2,5 1,9 2,1

Secondo l’ultimo rapporto Ambiente Urbano dell’Istat, il capoluogo ligure si piazza al terzo posto, dopo Bologna e Venezia, per l’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) nell’acquisto di beni e servizi effettuati tra 2017 e 2019. L’applicazione dei CAM, imposta dal Codice degli appalti alle amministrazioni pubbliche, ha l’obiettivo di incentivare le economie circolari locali e lo sviluppo del mercato sostenibile attraverso la leva della domanda pubblica, prolungando la durata del ciclo di vita dei prodotti e minimizzando il loro impatto ambientale.

7,0

0,7

.

10

Genova Cities Changing Diabetes

34




DATI EPIDEMIOLOGICI SUL DIABETE DI TIPO 2


Il Diabete in Italia Differenze regionali nella prevalenza del diabete nella popolazione e tra gli anziani. Anni 2000 e 2019, tassi standardizzati per 100 persone Totale popolazione Calabria Sicilia Campania Puglia Molise Basilicata Abruzzo Umbria Sardegna ITALIA LIGURIA Lazio Marche Toscana Veneto Lombardia Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste Piemonte Emilia.romagna Friuli Venezia Giulia Trento Trentino-Alto Adige Bolzano/Bolzen

Persone di 65 anni e oltre Calabria Sicilia Campania Puglia Molise Basilicata Abruzzo Umbria Sardegna ITALIA LIGURIA Lazio Marche Toscana Veneto Lombardia Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste Piemonte Emilia.romagna Friuli Venezia Giulia Trento Trentino-Alto Adige Bolzano/Bolzen

(a) Le regioni e le province autonome sono rappresentate i ordine decrescente del valoredel tasso standardizzato nel 2016 nella popolazione totale (graduatoria decrescente)

. Attualmente la prevalenza del diabete in Italia viene stimata intorno al 6%, con approssimativamente 3,6 Milioni di soggetti che ne sono affetti. Ma da più fonti viene indicato come il sommerso/non diagnosticato raggiunga numeri ben più elevati. I dati più recenti indicano una prevalenza di diabete tipo 2 nella popolazione adulta pari al 7,6%. L’impatto della malattia dal punto di vista clinico, sociale ed economico sul SSN e sui servizi regionali è molto importante, basti pensare che: • 7-8 anni è la riduzione di aspettativa di vita nella persona con diabete non in CONTROLLO GLICEMICO, 60% almeno della mortalità per malattie CV è associata al diabete, il 38% delle persone con diabete ha insufficienza renale (può portare alla dialisi), il 22% delle persone con diabete ha retinopatia, il 3% delle persone con diabete ha problemi agli arti inferiori e piedi • 32% dei soggetti è in età lavorativa (20-64 anni) con prevalenza del 10% fra le persone di 50-69 anni, l’8% del budget SSN è assorbito dal diabete con oltre 9,25 miliardi € (solo costi diretti a cui ne vanno aggiunti 11 di spese indirette), la spesa, desunta dai flussi amministrativi, indica circa 2.800 euro per paziente (il doppio che per i non diabetici) Ben il 90% dei costi è attribuibile a complicanze e comorbilità, mentre solo il 10% è assorbito dalla gestione del problema metabolico. Attraverso questo scenario il diabete rappresenta

Genova Cities Changing Diabetes

38


.

Le differenze geografiche e di genere nel territorio. Anno 2019, tassi grezzi per 100 persone e per 100 persone di + 65 anni Popolazione 8,0 7,6 7,3 6,8 6,8 6,8 6,7 6,6 6,2 6,1

Calabria Molise Sicilia Puglia Abruzzo Umbria Basilicata LIGURIA Campania Sardegna

Sicilia Campania

22,5 20,1 18,3 18,2 17,2 16,9 16,8

Molise Puglia Abruzzo Umbria ITALIA Lazio Basilicata

16,7 16,6 15,6 15,6

Marche Totale

Marche

5,8

Femmine

5,6 5,4 5,2

Lazio Piemonte Emilia.Romagna

Maschi

Friuli Venezia Giulia Lombardia Veneto Trento Bolzano/Bolzen 0,0

2,0

4,0

6,0

LIGURIA Sardegna Emilia.Romagna

15,5 15,5 14,5 13,6 13,3 12,7 10,6 8,3

Toscana Piemonte

5,2 5,1 5,1 4,9 4,2 3,4

Valle d’Aosta/Vallée...

39

25,4 23,2 22,9

Calabria

ITALIA Toscana

chiaramente un esempio paradigmatico di patologia cronica la cui condizione spesso polipatologica, richiede una gestione multi-disciplinare complessa per la quale i percorsi di cura debbono essere rivisti. La recente pandemia ha fatto emergere su tutto ciò in maniera drammatica e ha stimolato in molte regioni una revisione organizzativa della rete assistenziale. Nel diabete di tipo 2 si può agire anche sui fattori modificabili promuovendo corretti stili di vita, una adeguata attività fisica ed una equilibrata alimentazione. Un impiego razionale e non razionato dell’innovazione può cambiare la vita di questi pazienti ed il decorso clinico della malattia, riducendo o addirittura evitando, le temibili complicanze sopra descritte.

Persone di 65 anni e oltre

Lombardia Veneto Valle d’Aosta/Vallée... Friuli Venezia Giulia Trento Bolzano/Bolzen 8,0

10,0

Genova Cities Changing Diabetes

0,0

10,0

20,0

Totale Donne anziane Uomini anziani

30,0

(Data Analysis Board Genova Cities Changing Diabetes)

!


ASSISTITI – Genova Città Metropolitana .

Assistiti 70

59%

60

59%

58%

59%

50 40

31%

30%

30%

30%

30 20

11%

11%

11%

11%

Dati Residenza, ricoveri, prevalenza malattie croniche e decessi suddivisi per piccoli Comuni, per i 9 Comuni più popolosi della Città Metropolitana (Arenzano, Cogoleto, Recco, Rapallo, Chiavari, Sestri Levante, Lavagna, Santa Margherita) il Comune di Genova e la Città Metropolitana nel suo complesso. I dati sono relativi all’anno 2020.

10 0

Piccoli Comuni

Primi 9 Comuni

Genova Metropolitana

Genova Assistiti

Fascia di età 0-14 15-64 over 65

14.942 77.501 38.836

Fascia di età 0-14 15-64 over 65

15.859 79.966 42.531

Fascia di età 0-14 15-64 over 65

67.502 347.605 173.929

Fascia di età 0-14 15-64 over 65

98.303 505.072 255.296

I dati sulle malattie croniche sono calcolati utilizzando la Banca Dati Assistito (BDA) - che integra i codici di esenzione per patologia con il consumo di farmaci e le diagnosi delle schede di dismissione ospedaliera

Con 1 patologia 70 60

48%

50

46%

48%

51%

49%

47%

48%

48%

40 30 20 10

3,%

4%

4%

4%

0

Piccoli Comuni

Primi 9 Comuni

Genova Metropolitana

Genova

Con 1 patologia Fascia di età 0-14 15-64 over 65

914 12.597 12.496

Fascia di età 0-14 15-64 over 65

881 12.151 13.653

Fascia di età 0-14 15-64 over 65

4.236 55.388 53.758

Fascia di età 0-14 15-64 over 65

6.031 80.136 79.907

Genova Cities Changing Diabetes

40


Con 2 patologie 80

malattie croniche, decessi, ricoveri

73%

70%

70

71%

70%

60

Piccoli Comuni

1.439 2.110

Primi 9 Comuni

1.741 2.217

46.738 50 40

29%

30

26%

29%

26%

47.531

20

1%

7.737

Comune di GENOVA

1%

10

9.961 211.734

1%

1%

0

Piccoli Comuni

Primi 9 Comuni

Genova

Con 2 patologie Fascia di età 0-14 15-64 over 65

89 3.429 8.408

Fascia di età 0-14 15-64 over 65

92 3,130 9.122

523 15.420 36.698

Fascia di età 0-14 15-64 over 65

704 21.979 56.228

84%

84%

84%

80 70 60 50 40 30

17%

20 10

0,1%

16%

16%

16% 0,1%

0,1%

0,1%

0

Piccoli Comuni Fascia di età 0-14 15-64 over 65

41

12 1.477 7.316

Primi 9 Comuni Fascia di età 0-14 15-64 over 65

Genova

Con + di 2 patologie Fascia di età 0-14 18 15-64 1.331 7.153 over 65

Genova Cities Changing Diabetes

306.003

10917

Fascia di età 0-14 15-64 over 65

Con più di 2 patologie 83%

10.917 14.288

Genova Metropolitana

Genova Metropolitana

Genova Metropolitana

102 7.106 36.503

Fascia di età 0-14 15-64 over 65

132 9.914 50.973

RICOVERATI

.

DECEDUTI

CON UNA O PIÙ PATOLOGIE CRONICHE


DIABETE – Genova Città Metropolitana .

Diabetici – Anno 2020 Genova Metropolitana diabetici

Genova diabetici

Prevalenza del diabete nella popolazione, suddiviso DT1 e DT2, M/F nel Comune di Genova e nella Città Metropolitana, a Genova. I dati sono relativi all’anno 2020.

26% 0,4%

27% 0,4%

I dati sul diabete sono calcolati utilizzando la Banca Dati Assistito (BDA) - che integra codici di esenzione per patologia con il consumo di farmaci e le diagnosi delle schede di dismissione ospedaliera

74%

73%

Totale popolazione diabetca Fascia di età

Genova

117 8.182 22.419

0-14 15-64 over 65

Genova Metropolitana

Genova

Fascia di età

Genova Metropolitana

79%

80

Genova Metropolitana

Genova

163 11.484 32.572

0-14 15-64 over 65 Genova

Genova Metropolitana

80% 73%

72% 70 58%

60

55%

52%

50

45%

43%

40%

40

37%

35% 28%

30 21%

20 10 5%

20%

5%

0

Femmine diabete tipo 1 Fascia di età 0-14 15-64 over 65

59 621 444

Fascia di età 0-14 15-64 over 65

Femmine diabete tipo 2 Fascia di età 76 0-14 840 15-64 685 over 65

Fascia di età 0-14 5 15-64 2.808 over 65 10.719

0%

0%

0%

Maschi diabete tipo 1 5 3.926 15.357

Fascia di età 0-14 15-64 over 65

46 595 384

Fascia di età 0-14 15-64 over 65

Maschi diabete tipo 2 74 863 587

Fascia di età 7 0-14 4.158 15-64 over 65 10.881

Fascia di età 0-14 8 15-64 5.885 over 65 15.943

Genova Metropolitana

0-14

Genova Metropolitana

15-64

Genova Metropolitana

over 65

0%,,"* +%,,"* ,0%(1%.1'&&%0"* -.)&&"*/* /*

Diabetici

!"#"$%&'"()*

163

98.303

"#$%!

2324*

11.484

505.072

&#&%!

5367*

32.572

255.296

$&#%'!

4384*

20% 5%

0%

Fascia

27%

Genova Cities Changing Diabetes

42


PERSONE CON DIABETE E PERCENTUALE HbA1C/anno

I dati a nostra disposizione ci permettono di conoscere gli esami effettuati dagli assistiti selezionati ma non i risultati clinici degli esami stessi.

1,5% 0,5% 4%

16% 45%

33%

0

43

1

2

3

4

>5

Genova Cities Changing Diabetes

.


Mortalita per diabete in Liguria (tasso standardizzato per 100.000 residenti). I dati sono stati ricavati dal sito dell’ISTAT. Causa inziale di morte = Diabete mellito Territorio = provincia di Genova Nr. Decessi = 331 (ogni 100.000 ab) Mortalità per diabete e rischio mortalità associata al livello di istruzione

. I tassi standardizzati di mortalità per diabete mostrano una gradiente geografico a nord-sud e la regione ligure ha uno dei tassi più alti tra le regioni settentrionali. In entrambi i sessi, la mortalità per diabete è associata al livello di istruzione scolastica. Tra gli uomini, il rischio di morte per diabete è del 39% maggiore per i residenti con livello di istruzione scolastica intermedio. Tra le donne, il rischio di morte per diabete è del 65% maggiore nel caso di istruzione intermedia e di quasi 2,5 volte maggiore nel caso di bassa istruzione.

Genova Cities Changing Diabetes

44


.

Sovrappeso e Obesità adulti

Sovrappeso e Obesità Adulti 12,9% 54,96%

49,14%

47,41%

40,99%

38,77% 32,60% 11,60%

Sottopeso/ Normopeso Sovrappeso Obeso

Sottopeso/ Normopeso Maschi

Sovrappeso

12,44%

Obeso

Femmine

1

Le caratteristiche ponderali sono definite in relazione al valore dell’Indice di massa corporea (Body Mass Index o BMI, calcolato come peso in kg diviso altezza in metri elevata al quadrato) in 4 categorie: sottopeso (BMI <18,5), normopeso (BMI 18,5-24,9), sovrappeso (BMI 25,0-29,9) e obeso (BMI ≥ 30),

45

Genova Cities Changing Diabetes

Dati da Portale Passi d’Argento 2016-2019 Sulla base dei dati PASSI d’Argento (sistema di sorveglianza dedicato alla popolazione anziana, di 65 anni e più, che completa il quadro offerto dalla sorveglianza PASSI dedicata agli adulti) relativi al periodo 2016-2019, si stima che in ASL3 (territorio: Genova) l’eccesso ponderale (sovrappeso1 e obesità1) coinvolga il 50,86% di adulti >65 anni di età, (i dati sono relativi a 960 interviste condotte nel periodo 2016-2019) In particolare il 38,77 % è in sovrappeso e il 12,09% presenta obesità, L’eccesso ponderale è maggiore tra il sesso maschile rispetto al sesso femminile e; si riportano di seguito i dati stratificati per categoria ponderale e sesso nella popolazione anziana >65 anni di età,


Dati da Portale Passi 2016-2019

8,35%

.

73,31% 60,57%

24,60%

67,05%

31,82% 17,62% 7,61%

Sottopeso/ Normopeso Sovrappeso Obeso

Sottopeso/ Normopeso Maschi

Sovrappeso Femmine

9,7%

Obeso

Dati da Portale Passi 2016-2019 Sulla base dei dati PASSI relativi al periodo 2016-2019, si stima che in ASL3 (territorio: Genova) l’eccesso ponderale (sovrappeso1 e obesita1) coinvolga il 32,95% di adulti tra i 18 e 69 anni di eta (i dati sono relativi a 1321 interviste condotte nel periodo 2016-2019). In particolare il 24,60 % e in sovrappeso e il 8,35% presenta obesita, L’eccesso ponderale e maggiore tra il sesso maschile rispetto al sesso femminile e; si riportano di seguito i dati stratificati per categoria ponderale e sesso nella popolazione adulta di eta 18-69 anni,

Genova Cities Changing Diabetes

46


Dati da Portale Passi 2017-2020

.

70,27%

9,4% 56,68%

27,39%

34,13

63,57%

20,84% 9,20% 8,89%

Sottopeso/ Normopeso Sovrappeso Obeso

Sottopeso/ Normopeso Maschi

1

Sovrappeso

Obeso

Femmine

Le caratteristiche ponderali sono definite in relazione al valore dell’Indice di massa corporea (Body Mass Index o BMI, calcolato come peso in kg diviso altezza in metri elevata al quadrato) in 4 categorie: sottopeso (BMI <18,5), normopeso (BMI 18,5-24,9), sovrappeso (BMI 25,0-29,9) e obeso (BMI ≥ 30).

47

Genova Cities Changing Diabetes

Si riportano di seguito anche i dati della rilevazione PASSI più aggiornata, periodo 2017-2020 Sulla base dei dati PASSI relativi al periodo 2017-2020, si stima che in ASL3 (territorio: Genova) l’eccesso ponderale (sovrappeso1 e obesità1) coinvolga il 36,43% di adulti tra i 18 e 69 anni di età, (i dati sono relativi a 1179 interviste condotte nel periodo 2017-2020) In particolare il 27,39 % è in sovrappeso e il 9,04% presenta obesità.. L’eccesso ponderale è maggiore tra il sesso maschile rispetto al sesso femminile e; si riportano di seguito i dati stratificati per categoria ponderale e sesso nella popolazione adulta di età1869 anni.


Sovrappeso e obesità 6 – 17 anni .

Sovrappeso, obesità e obesità grave

I dati disponibili per Regione Liguria derivano dall’indagine della sorveglianza nazionale Okkio alla SALUTE 2019 per i bambini delle scuole primarie (6-10 anni) e dallo studio HBSC 2018 (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute in ragazzi in età scolare) per gli adolescenti di età 11-15 anni. Gli esiti sono disponibili quali dati aggregati a livello regionale. Tra i bambini (8-10 anni di età) della Regione Liguria l’1,4% risulta in condizioni di obesità grave, il 6,6% risulta obeso, il 18,1% sovrappeso. Complessivamente il 26% circa dei bambini presenta un eccesso ponderale, comprensivo di sovrappeso e obesità.

Indagine 2019 Campania Calabria Puglia Sicilia Basilicata Abruzzo Molise Lazio Umbria Marche Italia Emilia.romagna Liguria Toscana Friuli Venezia Giulia Piemonte Veneto Sardegna Lombardia PA Trento PA Bolzano Valle Aosta 0

10

20

30

40

50

% Sovrappeso

Obeso

Obeso grave

Genova Cities Changing Diabetes

48


Trend sovrappeso e obesità Liguria - OKkio alla SALUTE

.

Come mostrato nella figura (indagine OKKIO alla Salute 2016 – in corso di stesura il report sull’indagine OKKIO alla Salute 2019), a partire dal 2008 in Liguria si assiste ad una contenuta diminuzione della percentuale di bambini obesi, ma la quota dei bambini sovrappeso rimane sostanzialmente costante.

49

Genova Cities Changing Diabetes


Valutazione del peso in base all’IMC (calcolato su peso ed altezza dichiarati) per età (%) 13 anni

11 anni 90

81

82

. I dati relativi allo studio HBSC mostrano che la maggior parte dei ragazzi (età: 11-15 anni) risulta essere normopeso con percentuale del 82%. I ragazzi sottopeso sono il 2,78%, valore vicino a quello degli obesi che sono il 2,14%. La percentuale di obesità diminuisce con l’aumentare dell’età.

15 anni

83

80 70 60 50

La figura evidenzia le distribuzioni percentuali del campione in relazione alla classe di IMC distinte per età (11, 13 e 15 anni) e per genere

40 0 20 0

13 3

3

13

2

13 3

2

1

0 Sottopeso

Normopeso

Sovrappeso

Obeso

Genova Cities Changing Diabetes

50


Frequenza di sovrappeso e obesità per genere ed età

. Rispetto al genere i maschi hanno una prevalenza di sovrappeso e obesità maggiore delle femmine in tutte le fasce d’età

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Genova Cities Changing Diabetes


Conclusioni Società Scientifiche, Associazioni Pazienti

Genova Cities Changing Diabetes

52


SID

Il diabete è una malattia molto comune la cui incidenza è in continuo aumento.

male svolgere programmi strutturati di attività fisica previene il diabete.

L’eccesso di peso è uno dei principali fattori di rischio di diabete tipo 2, la forma più frequente che comprende circa il 90%dei casi. Le persone in sovrappeso o obese hanno un rischio di diabete fino a 10 volte più alto delle persone normopeso. Inoltre, chi mangia molto e predilige cibi ricchi di zuccheri semplici e di grassi animali ha un rischio maggiore, mentre chi consuma cibi ricchi di fibre (cereali integrali, legumi, vegetali) ha un rischio minore. Una dieta ipocalorica in persone con eccesso di peso e glicemia non ottimale ha dimostrato di essere in grado di prevenire il diabete. Anche la sedentarietà è un importante fattore di rischio di diabete tipo 2. Chi non svolge attività fisica ha un rischio di diabete maggiore rispetto a chi pratica sport. Chi passa molto tempo davanti alla televisione ha un rischio maggiore di chi fa spesso passeggiate. Studi recenti hanno dimostrato che in persone con eccesso di peso e glicemia non otti-

In Italia circa 4 milioni di persone hanno avuto una diagnosi di diabete e accanto a questi si stima che un altro milione e mezzo abbia la malattia senza saperlo. In Liguria parliamo di circa 100.000 persone. Secondo stime autorevoli il numero delle persone con diabete nel 2045 aumenterà fino a raggiungere i 700 milioni di casi nel mondo e, nei prossimi 10 anni rappresenterà in Europa la quarta causa di morte. Tra 10 anni in ogni famiglia italiana potrebbe esserci una persona con diabete o un soggetto prediabetico. Un fardello clinico, sociale, economico che il nostro Sistema Sanitario non può permettersi e che impone scelte precise in termini clinici, sociali, economici e politici con la creazione di network virtuosi tra Società Scientifiche, Università, Istituzioni regionali, cittadine, sanitarie, associazioni pazienti

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Genova Cities Changing Diabetes

e di cittadinanza. Lo scopo è riuscire a realizzare piani di intervento condivisi e in grado di dare una risposta in termini di cura alle persone con diabete, garantendo da un lato la sostenibilità economica del sistema e dall’altro l’accesso omogeneo su tutto il territorio nazionale alle cure e ai trattamenti innovativi. Il programma Cities Changing Diabetes nasce proprio con questo intento, con l’obiettivo di valutare e studiare gli effetti dell’urbanizzazione sulle malattie croniche non trasmissibili come il Diabete implementando azioni concrete per arrestarne la curva di crescita. In particolare può rivelarsi prezioso il contributo della SID (Società Italiana di Diabetologia), costantemente impegnata nella ricerca diabetologica,che ha dato importanti risultati migliorando le strategie di prevenzione, diagnosi e cura del diabete, sia a livello italiano che internazionale. Il Diabete è decisamente una patologia “sociale”, dal momento che, per la sua elevatissima preva-


. lenza, coinvolge di fatto la popolazione intera. Secondo stime autorevoli il numero delle persone con diabete nel 2045 aumenterà fino a raggiungere i 700 milioni di casi nel mondo e, nei prossimi 10 anni rappresenterà in Europa la quarta causa di morte. Si devono poi aggiungere tutte le altre condizioni che, associate al Diabete, rendono questa malattia ancor più grave ed aumentano ulteriormente il nefasto peso di essa in termini di salute e di vulnerabilità clinica, come anche la pandemia COVID-19 ha purtroppo evidenziato. Bisogna considerare i dati disponibili oggi per avere un quadro chiaro di come questa patologia abbia un impatto diffuso nel nostro Paese e nella nostra Regione. Circa 4 milioni con diabete noto, 1,5 milioni che non sanno di averlo e altri 4 milioni con prediabete. Quasi 10 milioni di italiani sono dunque interessati o saranno destinati a fare i conti con questa pato-

logia e a questi vanno aggiunti i loro familiari. In Liguria parliamo di circa 100.000 persone. Tra 10 anni in ogni famiglia italiana vi sarà una persona con diabete o un soggetto prediabetico. Un fardello clinico, sociale, economico che il nostro Sistema Sanitario non può permettersi e che impone scelte precise in termini clinici, sociali, economici e politici con la creazione network virtuosi tra Società Scientifiche, Università, Istituzioni regionali, cittadine, sanitarie associazioni pazienti e di cittadinanza per realizzare piani di intervento condivisi e in grado di dare una risposta in termini di cura alle persone con diabete, garantendo da un lato la sostenibilità del sistema e dall’altro l’accesso omogeneo su tutto il territorio nazionale e regionale alle cure e ai trattamenti innovativi. Il programma Cities Changing Diabetes nasce proprio con questo intento, con l’obiettivo di valutare e studiare gli effetti dell’urbanizzazione sulle malattie croniche non trasmissibili come il Diabete implementando azioni

concrete per arrestarne la curva di crescita. (Paola Ubaldi, Presidente SID Liguria)

Genova Cities Changing Diabetes

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AMD

L’emergenza sanitaria dovuta al COVID-19, ha evidenziato alcune fragilità e le vulnerabilità del sistema sanitario e ci ha mostrato quanto l’ambiente in cui viviamo e le nostre abitudini infulenzino la salute pubblica. Dopo questa esperienza che ci ha profondamente cambiato, assume ancora maggior valore il programma Cities Changing Diabetes, che si avvia a coinvolgere 40 metropoli di tutto il mondo e si propone di evidenziare il rapporto tra urbanizzazione e diabete tipo 2, con lo scopo di promuovere iniziative per salvaguardare la salute dei cittadini e prevenire la malattia. Le città sono chiamate a diventare centri di innovazione nella gestione e nella risposta ai fenomeni epidemiologici in atto. Per questo è fondamentale un approccio multidisciplinare in cui i saperi, a partire da quelle medico e scientifico, possano supportare le scelte di salute pubblica da parte di decisori politici così come dei cittadini stessi.

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AMD sta lavorando da tempo per una diabetologia moderna e innovativa. Dal 2018 è partito un progetto nazionale di telemedicina che ha visto una accelerazione durante la pandemia ed ora è una realtà consolidata. Poter scegliere, insieme al paziente ed in base alle necessità cliniche, se la visita deve essere fatta in presenza nell’ambulatorio del medico o a distanza, senza quindi dover obbligare a spostamenti evitabili, è un grande vantaggio condiviso per il medico, per il singolo malato e per il sistema urbano. La cura del diabete non è fatta solo di farmaci ma si basa anche sul corretto stile di vita, che è il cardine anche per la prevenzione non solo del diabete ma anche di molte altre malattie croniche. In questo contesto l’attività fisica è fondamentale. Le nostre città, e Genova in particolare, non sempre ci facilitano nello svolgere attività fisica sia per gli spostamenti quotidiani che per diletto. Problema che

si amplifica per le persone anziane, che spesso rischiano di essere tagliate fuori dalle possibilità di movimento e di socializzazione. I medici diabetologi, coadiuvati da medici dello sport ed esperti in scienze motorie, hanno organizzato proprio per questa fascia di popolazione delle sessioni di attività fisica adattata, cioè un tipo di esercizio fisico modulato in base alle eventuali problematiche fisiche dei partecipanti. Queste attività, se possibile svolte all’aria aperta nella bella stagione, possono essere organizzate in maniera capillare nelle varie zone della città e contribuire non solo al miglioramento della salute fisica, ma anche ad una ripresa della socializzazione. Uno spazio pubblico dimenticato che ritorna in uso può diventare linfa vitale per la salute pubblica e per la città intera (Marilena Falivene, Presidente AMD Liguria)


SIEDP . La forma di diabete più frequente nella popolazione pediatrica è il tipo 1, un tempo definito “insulino dipendente” e caratterizzato da una progressiva riduzione della funzione beta cellulare su base autoimmune Negli ultimi decenni in realtà stanno aumentando in maniera preoccupante anche le diagnosi pediatriche di diabete di tipo2, un tempo forma esclusiva dell’adulto. Naturalmente è nota la difficoltà nella prevenzione primaria del diabete di tipo 1, se non attraverso campagne informative sui sintomi di esordio quale quella conosciuta come “campagna di Parma” e più volte ripresa dalla SIEDP attraverso poster educativi. Molto più pregnante è il ruolo pediatrico nella prevenzione del diabete di tipo 2, Infatti l’andamento epidemico dell’obesità in età evolutiva, che vede a 9 anni un bambino su dieci obeso e 2 su dieci sovrappeso deve essere fonte di preoc-

cupazione e di immediata presa in carico da parte di tutte le forze di cui la pediatria dispone. In Liguria, complessivamente il 26% circa dei bambini e adolescenti, nella fascia di età 8 – 15 anni, presenta un eccesso ponderale, comprensivo di sovrappeso e obesità. Nei bambini/adolescenti obesi italiani la prevalenza di prediabete è più del 5%. Adolescenti che mantengono la condizione di eccesso ponderale da giovani adulti hanno un rischio tre volte più elevato di sviluppare il diabete tipo 2 rispetto agli adolescenti non obesi. L’elevata prevalenza dell’obesità, in particolare delle forme più gravi, e le persistenti difficoltà incontrate tuttora nell’ottenere risultati clinici rilevanti nel trattamento dell’obesità anche in bambini e adolescenti suggeriscono che nei prossimi anni si potrà verosimilmente assistere ad un abbassamento dell’età di esordio del diabete tipo 2 nella popolazione oltre che ad un aumento dell’incidenza della malattia. Quindi il ruolo del pe-

diatra nella prevenzione dell’obesità infantile e di tutte le complicanze ad essa correlate è fondamentale , a partire dai primi mesi di vita del bambino e questo ruolo preventivo è quello inteso da tutta la SIEDP. (Alberto Gaiero, Presidente SIEDP Liguria)

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SIMG

I dati in nostro possesso sulla patologia diabetica richiamano continuamente all’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce del DM2 e ci ricordano che se la diagnosi della malattia viene ritardata il paziente rischia gravi e costose complicanze micro-/macro-vascolari. Questo non è più accettabile alla luce delle nuove possibilità terapeutiche che finalmente oggi anche i Medici di Medicina Generale hanno a disposizione e possono prescrivere autonomamente: farmaci ipoglicemizzanti con solide evidenze circa la loro capacità di migliorare il compenso glico-metabolico, di ridurre il peso e l’incidenza di eventi cardiovascolari. La Medicina Generale da anni ha a disposizione software estrattivi evoluti che permettono una reale presa in carico dei pazienti diabetici ed anche grazie a questi strumenti ha dato e potrà dare sempre di più il suo contributo al miglioramento dell’assistenza diabetologica in Italia. Naturalmente

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l’utilizzo di questi strumenti non è limitato ai diabetici ma ha una ricaduta favorevole nei confronti di tutti i pazienti cronici. Le malattie croniche rappresentano infatti oltre il 70% dell’intero carico lavorativo di un MMG. La gestione del diabete tipo 2 passa da un cambiamento organizzativo radicale rispetto a quanto fatto sino ad oggi. Bisogna coinvolgere la maggioranza degli specialisti e MMG in un processo di rinnovamento culturale sulla gestione delle cronicità definendo e condividendo le buone pratiche cliniche per la corretta gestione del paziente cronico in carico al MMG, sia diagnostiche che terapeutiche, con particolare attenzione all’ aderenza e persistenza dei trattamenti. In conclusione per vincere questa sfida bisognerà necessariamente cambiare l’attuale organizzazione delle cure del territorio garantendo la nascita di

una Medicina Generale moderna, efficiente, ben organizzata con software dedicati e dotazione di risorse economiche ed umane di altissimo livello, che, come tutti auspichiamo, potrà essere realizzata con la collaborazione tra gli spoke costituiti dalle Medicine di Gruppo della Medicina Generale e le Case di Comunità ( per la verità ancora in attesa di una precisa definizione pratica..) per poter ambire finalmente a quell’assistenza di prossimità che una patologia cronica come il diabete necessita ora più che mai. (GIUSEPPE NOBERASCO, Presidente SIMG Liguria)


ASSOCIAZIONE PAZIENTI

Le associazioni pazienti e di cittadinanza hanno una missione: devono rappresentare le persone con diabete davanti alle istituzioni locali e regionali per garantire uguale accesso a tutte le soluzioni terapeutiche e stesse possibilità di cura nel pieno rispetto del Diritto alla Salute come enunciato nel Manifesto dei Diritti e dei Doveri della persona con diabete.

L’Atlas di Genova Cities Changing Diabetes ha portato in evidenza che la centralità della persona con diabete e appropriatezza delle cure, sono due grandi temi che nelle malattie croniche diventano prioritari, se non decisivi. Le cure appropriate sono la condizione essenziale per permettere alla persona con diabete di vivere in salute ed alla pari dei suoi coetanei non diabetici

Le associazioni di persone con diabete e i loro rappresentanti, svolgono un ruolo sempre più rilevante nel sistema delle politiche sanitarie e sociali del nostro paese, A loro vengono richieste conoscenze aggiornate, abilità organizzative, capacità relazionali.

Per questo grazie anche al programma Genova Cities Changing Diabetes, il diabete deve mantenere la centralità nelle agende degli amministratori locali, al fine di implementare costantemente l’attenzione sulle azioni che possano contribuire ad un corretto stile di vita per tutti i cittadini.

Le Associazioni devono quindi formarsi per essere competenti. Una persona con diabete informata e motivata è il primo passo affinchè poi segua con dedizione e convinzione la cura

(MICHELE NANNEI, Presidente Comitato Sociale Cities Changing Diabetes)

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Profili

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HEALTH CITY INSTITUTE

Health City Institute (HCI) è un “Health Tank” indipendente, apartitico e no profit, nato come risposta civica all’urgente necessità di studiare i determinanti della salute nelle città. L’Health City Institute è costituito da un gruppo di professionisti che si sono distinti nel proprio campo di appartenenza e che lavorano a titolo puramente personale e pro bono per fare proposte attuali, pratiche e d’impatto che permettano di individuare le priorità sulle quali agire in tema di salute nelle città. L’Health City Institute vuole aggregare persone di massima integrità e motivate da una forte passione civica provenienti dai mondi delle professioni, dell’industria, della finanza, dell’imprenditoria, dell’innovazione, della consulenza, dell’accademia, della pubblica amministrazione, della magistratura, della cultura, della scienza e dei media, mettendo queste competenze al sevizio del Paese, delle Istituzioni e dei Comuni.

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Alle Istituzioni Health City Insitute offre: un confronto con competenze diversificate (orizzontali, verticali e di sistema) ed accesso a best practices comparate e globali; una controparte professionale animata da senso civico, credibile ed indipendente disposta a lavorare su specifici progetti e azioni mirati alla promozione della salute nel nostro Paese. Health City Institute offre alle migliori energie intellettuali del Paese un’efficace piattaforma d’impatto sullo studio dei determinanti della salute nella città e conta su un network di persone a livello internazionale, nelle 14 città metropolitane e nelle maggiori città italiane.


ISTAT

L’Istituto nazionale di statistica è un ente di ricerca pubblico. È presente nel Paese dal 1926 ed è il principale produttore di statistica ufficiale a supporto dei cittadini e dei decisori pubblici. L’organizzazione dell’Istituto è stata ridisegnata con il Decreto del Presidente della Repubblica n. 166 del 7 settembre 2010. Gli organi di governo sono il Presidente - che è nominato con decreto del Presidente della Repubblica e ha la rappresentanza legale dell’Istituto – e il Consiglio, che ha funzioni di indirizzo, programmazione e controllo. Il Comstat esercita le funzioni direttive dell’Istat nei confronti degli uffici di statistica del Sistan, il Sistema statistico nazionale, mentre il Collegio dei revisori accerta la regolare tenuta della contabilità. L’Istituto svolge un ruolo di indirizzo, coordinamento, promozione e assistenza tecnica alle attività statistiche degli enti e degli uffici che fanno parte del Sistan. L’Istat fa parte del Sistema Statistico Europeo e collabora con gli altri soggetti del sistema statistico internazionale.

La missione dell’Istituto nazionale di statistica è quella di servire la collettività attraverso la produzione e la comunicazione di informazioni statistiche, analisi e previsioni di elevata qualità in ambito economico, sociale e ambientale. Dei 948 progetti previsti dal Programma statistico nazionale per l’anno 2012, 390 sono stati assegnati alla diretta responsabilità dell’Istat, articolati in: 168 statistiche da indagine, 28 statistiche da fonte amministrativa, 112 elaborazioni, 69 studi progettuali e 13 sistemi informativi statistici. La percentuale dei progetti realizzati dall’Istituto è stata dell’82,3%. I dati prodotti sono diffusi attraverso il sito web istat.it, dove sono disponibili comunicati stampa e banche dati. Il principale accesso ai dati è I.Stat, il datawarehouse dell’Istituto, all’interno del quale le informazioni sono organizzate per temi, presentate in tavole multidimensionali e corredate da metadati. L’accesso al datawarehouse è libero e gratuito.

L’Istat offre i contenuti diffusi in formati aperti, per cui grafici, dati, informazioni, widget sono riutilizzabili e incorporabili dagli utenti su altri siti. In questo modo è possibile riprodurre, distribuire, trasmettere e adattare liberamente dati e analisi dell’Istat, anche a scopi commerciali, con la sola condizione che venga citata la fonte (licenza creative commons). L’apertura di canali Istat sui social network più conosciuti (Twitter, YouTube, SlideShare) garantisce inoltre la diffusione tempestiva e virale dei contenuti Istat sul web. FONTE: http://www.istat.it/it/informazioni/per-i-giornalisti/informazioni

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FONDAZIONE CENSIS

Il Censis, Centro Studi Investimenti Sociali, è un istituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964. A partire dal 1973 è diventato una Fondazione riconosciuta con Dpr n. 712 dell’11 ottobre 1973. Il Censis svolge da oltre cinquant’anni una costante e articolata attività di ricerca, consulenza e assistenza tecnica in campo socio-economico. Tale attività si è sviluppata nel corso degli anni attraverso la realizzazione di studi sul sociale, l’economia e l’evoluzione territoriale, programmi d’intervento e iniziative culturali nei settori vitali della realtà sociale: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti economici, i media e la comunicazione, il governo pubblico, la sicurezza e la cittadinanza.

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Il lavoro di ricerca viene svolto prevalentemente attraverso incarichi da parte di ministeri, amministrazioni regionali, provinciali, comunali, camere di commercio, associazioni imprenditoriali e professionali, istituti di credito, aziende private, gestori di reti, organismi internazionali, nonché nell’ambito dei programmi dell’Unione europea. L’annuale «Rapporto sulla situazione sociale del Paese», redatto dal Censis sin dal 1967, viene considerato il più qualificato e completo strumento di interpretazione della realtà italiana.


CORESEARCH

Il Center for Outcomes Research and Clinical Epidemiology (CORESEARCH) è un istituto di ricerca con sede a Pescara, fondato da un team di ricercatori con oltre 25 anni di esperienza nel campo dell’epidemiologia clinica delle malattie croniche e nell’applicazione di tecniche statistiche avanzate alla ricerca biomedica. Le principali aree di competenza comprendono: disegno, conduzione ed analisi di sperimentazioni cliniche controllate e studi osservazionali, conduzione di revisioni sistematiche e metanalisi, valutazione della qualità della cura e della qualità della vita, analisi di grandi database amministrativi e di real world data, con attenzione ai risultati clinici, sociali ed economici, creazione di registri di patologia. I diversi approcci metodologici vengono utilizzati per lo studio di farmaci, dispositivi biomedicali, strategie assistenziali, telecare/telemedicina e

per valutazioni di epidemiologia clinica e salute pubblica. In CORESEARCH si integrano molteplici background specialistici derivanti da percorsi di studio in Medicina, Farmacia e Farmacologia, Biotecnologie, Statistica, Informatica. La multidisciplinarietà caratterizza le attività del gruppo che si distingue per la capacità di tradurre la complessità di sofisticati approcci metodologico-statistici in messaggi di immediata fruibilità dal punto di vista clinico. Le attività si articolano in tre aree principali: Servizi, Formazione, Ricerca. I ricercatori e gli esperti di CORESEARCH sono autori di oltre 250 articoli pubblicati in riviste scientifiche internazionali indicizzate, fra le quali The Lancet, JAMA, Annals of Internal Medicine, BMJ, Archives of Internal Medicine, Diabetes Care, Diabetologia, Journal of National Cancer

Institute, Journal of Clinical Oncology. CORESEARCH opera come Clinical Research Organization (CRO, DM 15/11/2011) ed è inserito nel network europeo per la ricerca non profit Ecrin/Ita-Crin. CONTATTI Center for Outcomes Research and Clinical Epidemiology s.r.l. Codice Fiscale e Partita Iva IT02113130682 Direttore: Dott. Antonio Nicolucci Recapiti: Indirizzo: Via, Vecellio, 2 65124 Pescara (Pe) Telefono: +39 085 9047114 Fax: +39 085 9047113 E-mail: core@coresearch.it PEC: core2015@legalmail.it

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BHAVE

BHAVE è la start up nata per portare innovazione nel settore della Salute, nei processi di decision making e nel marketing strategico, attraverso l’osservazione e l’analisi predittiva dei comportamenti delle persone, dei medici e degli stakeholder, sfruttando le incredibili potenzialità dell’Intelligenza Artificiale e del Machine Learning per integrare ed elaborare big e small data, richiamando le teorie più accreditate sul mutamento sociale e riprendendo le riflessioni più fertili del dibattito contemporaneo sulla metodologia delle scienze con il fine di costruire una cornice teorica, tecnica e scientifica di riferimento in grado di proiettare le decisioni sanitarie, aziendali e strategiche nel futuro.

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IBDO Foundation

Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation nasce come modello di moderno Think Tank sul diabete nella certezza che questa patologia oggi debba essere affrontata attraverso un confronto continuo sulle tematiche cliniche, sociali, economiche e politico-sanitarie.

mata a far parte, quale membro istituzionale, di importanti gruppi internazionali che si occupano di salute pubblica, come la European Public Health Association, al pari dei Ministeri della Salute dei Paesi europei, compreso quello italiano, e di importanti enti di ricerca internazionali.

Il confronto strutturato, l’analisi e il monitoraggio continuo dei dati permettono di valutare una varietà di indicatori per giungere a individuare strategie a breve, medio e lungo termine in grado di determinare reali cambiamenti gestionali.

L’ambizione è rendere l’Observatory un modello di partnership intersettoriale tra Istituzioni, Società Scientifiche, Associazioni di Pazienti, Università e tutti gli interlocutori coinvolti nella lotta al diabete, per creare uno strumento che dia organicità e sistematicità alle numerose iniziative intraprese sul diabete.

La IBDO Foundation ritiene che una roadmap per individuare le priorità di intervento sul diabete può essere tracciata solo attraverso l’analisi e l’integrazione delle quattro aree strutturali – clinica, sociale, economica e politica – su cui si basa il moderno approccio all’Healthcare Landscape. Per tali motivi, la IBDO Foundation è stata chia-

È il primo osservatorio sul diabete a livello mondiale che vede il coinvolgimento di Università, Istituzioni Governative e Parlamentari, Società Scientifiche e Industria. L’obiettivo dichiarato è promuovere “un progetto unitario” che identifichi – a beneficio degli attori dello scenario “diabete” e della pubblica opinione e attraverso l’analisi dei dati e la valutazione delle attività intraprese – tutto quanto viene compiuto per meglio pianificare i futuri interventi.

Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation, ha l’ambizione di affrontare in modo concreto la sfida che una malattia in rapida espansione come il diabete pone all’Italia e al mondo intero: arrestare la progressione “pandemica” del diabete.

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ISTITUTO PER LA COMPETITIVITA’ I-COM

L’Istituto per la competitività (I-com) è un’associazione senza finalità di lucro, fondata nel 2005 da un gruppo di giovani studiosi, professionisti e manager, per promuovere temi e analisi sulla competitività in chiave innovativa, all’interno del quadro politico-economico europeo ed internazionale. L’I-com intende influenzare il dibattito pubblico sul futuro del sistema Italia, sulla base di una competenza multidisciplinare, rafforzata da un comitato scientifico di alto profilo, e grazie a una varietà di strumenti di analisi e divulgazione. In particolare, l’analisi promossa si caratterizza sotto due profili: 1) analizzare secondo un elenco certamente non esaustivo ma sufficientemente ampio il contributo marginale di rilevanti fattori di competitività alla crescita (o non-crescita) italiana 2) esaminare i singoli fattori di competitività (energia, comunicazioni, finanza, istituzioni e innovazione) in una prospettiva integrata

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A questo riguardo, l’I-com si propone di combinare rigore analitico e autonomia assoluta dagli schieramenti politici con la possibilità di assumere una posizione specifica su singoli temi e di utilizzare strumenti di divulgazione accessibili non solo agli addetti ai lavori ma più generalmente a un pubblico informato. Per perseguire gli scopi associativi, l’I-com potrà svolgere, su sua iniziativa o su richiesta dei soci, le seguenti attività: – organizzare e promuovere convegni, seminari, corsi di formazione, dibattiti ed incontri aperti al pubblico o riservati ai soci sulla competitività del sistema italiano in campo europeo e/o internazionale contribuire al dibattito pubblico con idee e proposte di policy, attraverso position papers, proposte di legge e commenti a fatti e provvedimenti nazionali e internazionali – pubblicare collane di libri e quaderni e una collana di working papers sui temi della competitività aperta a contributi esterni e vagliata da un comi-

tato editoriale ad hoc – elaborare e pubblicare newsletter, materiale multimediale e altre pubblicazioni a circolazione interna ed anche esterna, con l’obiettivo di accrescere la conoscenza culturale e scientifica dei propri soci – sostenere la ricerca e gli studi sulla competitività del sistema italiano, europeo e straniero, anche attraverso il collegamento e la collaborazione con Enti universitari e altri Istituti di ricerca – organizzare iniziative per la formazione e la specializzazione di tutti coloro che operano nei campi economico, politico e sociale – organizzare ed eventualmente produrre iniziative formative che sfocino in manifestazioni aperte al pubblico in collaborazione con Enti pubblici o privati, Scuole, Università, Accademie o altre realtà che si occupino di cultura ed istruzione, per lo studio e l’approfondimento della competitività del sistema italiano



PARTNERS E COMITATI

Cities Changing Diabetes Global Partners University College of London Steno Diabetes Center, Copenhagen Novo Nordisk C40 EAT Foundation

Cities Changing Diabetes National Partners ANCI Health City Institute C14+ Istat Coresearch Fondazione Censis ICom Bhave

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Genova Cities Changing Diabetes Partners Comune di Genova Genova Città Metropolitana ANCI Liguria Università di Genova Regione Liguria Azienda Ligure Sanitaria (A.Li.Sa) ASL 3 Genovese IRCCS Policlinico Ospedale San Martino Ente Ospedaliero Ospedali Galliera IRCCS G. Gaslini AMD Liguria SID Liguria SIEDP Liguria SIMG Liguria OSDI Liguria FAND Liguria ADG Liguria Cittadinanzattiva Liguria Associazione Vince Genova Comitato Macula


Comitato promotore Chairs Marco Bucci, Sindaco di Genova, Città Metropolitana e Presidente ANCI Liguria Giovanni Toti, Presidente Regione Liguria e Assessore alla Sanità Federico Delfino, Magnifico Rettore Università di Genova Roberto Pella, Vice Presidente Vicario ANCI Andrea Lenzi, Presidente Health City Institute e Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie, le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri Membri Massimo Nicolò, Vice Sindaco, Assessore alla Salute e ai Servizi Demografici Barbara Grosso, Assessore alle Politiche Culturali, Istruzione e politiche per i Giovani Matteo Campora, Assessore ai Trasporti, Mobilità Integrata, Ambiente, Energia Simonetta Cenci, Assessore all’Urbanistica e Progetti di Riqualificazione Paola Bordilli, Assessore al Commercio, Artigianato, Tutela e Sviluppo Vallate, Centro Storico Pietro Piciocchi, Assessore al Bilancio, Lavori Pubblici, Manutenzioni, Verde Pubblico

Giorgio Viale, Assessore alle Pari Opportunità e relativi diritti Stefano Anzalone, Consigliere Delegato per esecuzione Grandi Eventi Sportivi Vittorio Ottonello, Consigliere Delegato rapporti con CONI, CIP, enti e federazioni sportive Pierluigi Vinai, Direttore Generale ANCI Liguria Luigi Carlo Bottaro, Direttore Generale ASL 3 Genovese e Presidente FederSanità ANCI Liguria Filippo Ansaldi, Direttore Generale Azienda Ligure Sanitaria ALISA Renato Botti, Direttore Generale IRCCS G.Gaslini Genova Renato Botti – Direttore Generale IRCCS G.Gaslini Genova Salvatore Giuffrida – Direttore Generale IRCCS Ospedale Policlinico San Martino Genova Adriano Lagostena – Direttore Generale E.O. Ospedali Galliera Genova

Comitato esecutivo Chair Luciano Grasso, Consulente Comune in ambito Sanitario e Presidente Associazione Vince Genova

Membri Angelo De Pascale – Presidente eletto SID Liguria Marilena Falivene – Presidente AMD Liguria Alberto Gaiero – Presidente SIEDP Liguria Danila Guida – Presidente OSDI Liguria e Piemonte Giuseppe Noberasco – Presidente SIMG Liguria Paolo Tanganelli – Garante anziani del Comune di Genova Paola Ubaldi – Presidente SID Liguria

Comitato scientifico Chairs Diego Ferone, Direttore Clinica Endocrinologica e del Dipartimento Medicina Interna dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, Università di Genova Francesco Dotta, Centro Studi e Ricerche Health City Institute Members Giancarlo Icardi, Direttore UO Igiene IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, Università di Genova Mohamad Maghnie, Direttore Clinica Pediatrica ed Endocrinologia IRCCS G. Gaslini Genova

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Alberto Pilotto, Direttore UOC Geriatria E.O. Ospedali Galliera Roberto Pontremoli, Direttore UO Clinica Medicina Interna 2, IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, Università di Genova

Comitato data Analysis Chairs Enrico Torre, Direttore SC Diabetologia e Malattie Metaboliche ASL 3 Genovese Antonio Nicolucci, Center for Outcomes Research and Clinical Epidemiology CORESEARCH

Members Arianna Cesarone, Diabetologia e Malattie Metaboliche ASL 3 Genovese Eleonora Monti, Diabetologia e Malattie Metaboliche ASL 3 Genovese Alberto Rebora, Diabetologia e Malattie Metaboliche ASL 3 Genovese

Comitato sociale Chair Michele Nannei Presidente AVAD Chiavari, Consiglio Direttivo FAND Members Giuseppe Boriello, ADG Liguria

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Marta Brusoni, Associazione Vince Genova Rita Hervatin, Tribunale del Malato Cittadinanzattiva Liguria Massimo Ligustro, Comitato Macula Carlo Mosci, Associazione Vince Genova Graziano Mussi, As.Li.Dia Camogli Mauro Santucci, Cittadinanzattiva Liguria


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