La Prima Mossa

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MERCOLEDÌ 22 FEBBRAIO 2012

IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE

ECONOMIA & FINANZA 25

Ecco i giovani che fecero l’impresa Come il sogno si trasforma in lavoro Botteghe artigiane, start-up, aziende virtuali: tre storie toscane in vetrina NON È VERO che non vogliono lavorare, che cercano il posto fisso e non amano rischiare. Ci sono generazioni di giovani che non si perdono un bando di concorso, un’occasione di finanziamento, uno stage in grandi o piccole aziende,

un contributo per avviare un’attività. E’ la «meglio gioventù» e non è certo una prerogativa solo toscana o dell’Italia di Mezzo. Ma è quella che noi vogliamo far salire alla ribalta, additare come buon esempio, esaltare per farla diven-

tare un modello da seguire. Tutte le settimane cercheremo storie di giovani che hanno fatto l’impresa, che si sono affrancati da qualunque etichetta offensiva, frutto dell’eloquio di un ministro o della fantasia di un regista, e

che hanno dimostrato di poter fare affari. O crearsi un lavoro in proprio, senza aspettare segnali dal cielo o da qualcun altro. Sono tanti i giovani imprenditori, molti self-made young. E un bel pezzo di futuro è loro.

LAURA CONTEMORI, «BOTTEGA CREATIVA»

«Dai pupazzi per mio figlio alla vendita di emozioni»

ALESSANDRO LORI, SOCIO DI KKT

«L’idea nata a Montreal Ora cresce nell’incubatore» FORNIRE consulenze e prodotti software tecnologicamente avanzati in grado di migliorare le performance di aziende ed enti. Ecco l’obiettivo dello spin off Kkt, che ha sede all’interno dell’Incubatore dell’università di Firenze, Ne parliamo con uno dei tre soci, l’ingegner Alessandro Lori, 30 anni. Com’è nata l’idea?

«Tutto è iniziato 5 anni fa. Io e Mirko Maischberger, soci dello spin off insieme al professor Fabio Schoen, cullavamo il sogno di creare un’azienda di questo tipo. In seguito, gli studi hanno portato me nella Silicon Valley e Mirko a Montreal. E proprio a Montreal pensammo che le nostre alternative erano due: o rimanere all’estero oppure tornare a casa per sviluppare l’idea che ci frullava nella testa. Ha prevalso la seconda ipotesi».

sa?

«Poco, i tempi tecnici. Era l’ottobre 2010 quando per la prima volta siamo andati all’Incubatore. Abbiamo fatto un master in Business administration. E poi ci sono stati messi a disposizione dei consulenti, che ci hanno aiutato a stilare un business plan. A luglio 2011 siamo andati dal notaio. E abbiamo costituito la società». Quali difficoltà hai incontrato?

«La difficoltà maggiore è rappresentata dal cambio di mentalità. Da ricercatori ci siamo trasformati in imprenditori. Se prima ragionavamo sui numeri, adesso dobbiamo farlo in un’ottica aziendale».

Com’è nata l’idea di aprire un’attività?

«Ho iniziato a cucire pupazzi per mio figlio, che oggi ha 5 anni. Volevo realizzare degli oggetti particolari. E’ partito tutto come un hobby. Ho visto che le cose che creavo erano apprezzate dalle mie amiche. Facevo il grafico pubblicitario, ma con la crisi il lavoro non c’era. Un giorno ho visto il fondo nel quale ho creato il mio laboratorio. Me lo sono immaginato già arredato, è stato un attimo: ho deciso di licenziarmi e di cambiare lavoro». Come ha fatto fronte all’investimento iniziale?

«Ho utilizzato una parte della liquidazione. Le spese non sono state molte. Tutto quello che c’è in negozio è fatto da me».

Quanto tempo c’è voluto per avviare l’impresa?

«Poco. In due mesi ho aperto. A giugno ho visto il fondo, a luglio è iniziata la mia nuova avventura». Quali difficoltà ha incontrato?

«In realtà non ho dovuto affrontare grossi problemi». Chi o cosa ti è stato più utile nella fase di start up?

«Sicuramente essere iscritta a un’associazione di categoria. La Cna mi ha dato una grossa mano nella fase iniziale, sbrigando al posto mio tutte le pratiche burocratiche». I prossimi obiettivi?

«Non ne ho idea. Sono molto creativa, non penso molto al lato commerciale. Probabilmente sono un po’ incosciente. Non sono proiettata verso il futuro. Penso al presente, cercando di far conoscere alla gente gli oggetti che realizzo. Non faccio grandi piani pluriennali. La mia attività, nonostante la crisi, sta andando bene e la mia più grande soddisfazione è vedere che ciò che faccio piace agli altri». mo.pi.

Chi o cosa vi è stato più utile nella fase di start up?

Come è partito l’investimento iniziale?

«La fase di ‘pre-incubazione’ è stata fondamentale. È stato lì che ci hanno aperto gli occhi sulla programmazione dell’attività».

Quanto tempo c’è voluto per avviare l’impre-

«Vogliamo arrivare ad essere un’azienda stabile per poi espanderci anche all’estero. Usciremo dall’Incubatore, cercheremo una sede a Firenze». Elettra Gullè

«Abbiamo buttato nell’azienda tutti i nostri risparmi, tra anni di dottorato e consulenze aziendali. L’investimento complessivo è stato di 21mila euro».

LAURA CONTEMORI ha 31 anni. E’ una persona dalla marcata vena artistica. La sua ‘Bottega Creativa’, a Pistoia, è un laboratorio-negozio, aperto nel luglio scorso, nel quale crea e vende pupazzi e abbigliamento per bambini. Come si legge sul sito internet, è «una vera bottega artigianale dove dal niente si creano emozioni».

ISABELLA CAMBI E ELISA BARBIERI

La fabbrica del cioccolato che va dove c’è il cliente UNO DEI loro lavori più creativi è stato quello di riempire Montelupo Fiorentino di cappelli per promuovere un parrucchiere della zona. Isabella Cambi ed Elisa Barbieri sono due giovani consulenti di comunicazione strategica, che insieme arrivano a 61 anni di età. Il loro originale Chocolate Factory studio (www.chocolatefactorystudio.com) è on-the-go. Non esiste una sede fisica. Sono loro che vanno «dove è necessario». Hanno clienti in tutta Italia. Com’è nata la vostra idea?

«Ai tempi dell’università. Eravamo compagne di studio a Perugia e avevamo un sogno nel cassetto: aprire un’attività tutta nostra. Così, una volta laureate, abbiamo proseguito gli studi all’estero e ci siamo ritrovate per avviare l’attività». Come avete fatto fronte all’investimento iniziale?

I prossimi obiettivi?

«Abbiamo cercato di ridurre il più possibile i costi. Niente ufficio e niente viaggi in prima classe. Poi, il fatto che tutte le spese erano divise a metà ci ha aiutato molto. Anche oggi non

LE TAPPE PER APRIRE UN’AZIENDA

abbiamo una sede e dunque non paghiamo un affitto. Lo studio è il nostro computer portatile». Quanto tempo c’è voluto per avviare l’impresa?

«Circa 6-7 mesi. Ci siamo prese un po’ di tempo per capire come posizionarci sul mercato a livello di comunicazione, abbiamo valutato quello che facevano i nostri concorrenti e ci siamo costruite la nostra identità: il nome, quali servizi offrire, quindi il sito internet, i biglietti da visita, la carta intestata e l’apertura della partita iva…» Quali difficoltà avete incontrato?

«La mentalità italiana. L’essere giovani spesso è sinonimo di inaffidabilità piuttosto che di novità». Chi o cosa vi è stato più utile nella fase di start up?

«Il nostro sostegno reciproco. Nei momenti di difficoltà è stato fondamentale sostenersi a vicenda». I prossimi obiettivi?

«Avendo un background internazionale, vorremmo riuscire ad uscire dai confini italiani». mo.pi.

Raccontateci la vostra storia di giovani imprenditori. Scrivete a: giuseppe.diblasio@lanazione.net

La scelta del settore

Le mosse burocratiche

Le iscrizioni

Analizzare il segmento di mercato in cui si vuole operare, guardare i dati e preparare un business plan. Esaminare i possibili concorrenti e le prospettive del comparto. Focalizzare lo studio sul territorio

In caso di uno studio di professionisti iscritti a un albo, andare dal notaio per l’atto costitutivo e lo statuto. Per le imprese individuali, rivolgersi al Suap (sportello unico attività produttive)

Dopo le eventuali autorizzazioni per avviare l’attività, bisogna iscriversi alla Camera di Commercio, all’Inps, all’Inail e aprire la partita Iva con un’unica domanda on line, attraverso il software ComUnica


MERCOLEDÌ 29 FEBBRAIO 2012

ECONOMIA & FINANZA 31

IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE

L’attimo fuggente dei giovani imprenditori «Bisogna cogliere al volo ogni occasione» Dai contributi per aprire ai corner virtuali, come avere certezza del domani COGLIERE l’attimo, sfruttare ogni occasione, seguendo il consiglio di Orazio e di Lorenzo il Magnifico. E’ il distillato filosofico che sta dietro a tutte le storie che sono arrivate alla nostra e-mail, raccontate da lettori, da associazioni di ca-

tegoria, da giovani imprenditori. Sepolte le speranze del posto fisso sotto la lapide di una crisi pesante e di nuove norme sul lavoro, invece di restare precari a vita, i giovani, non solo toscani, cercano di carpire qualunque chance si pari

loro davanti per far germogliare un’idea e per ampliare l’orizzonte del proprio futuro. Ognuna di queste avventure imprenditoriali, coronate o meno da successi di fatturati, comincia con la consapevolezza che nulla sarà più regalato.

Bandi pubblici per contributi ad aprire aziende, spin off universitari, corner virtuali o no dove lanciare prodotti scoperti o sperimentati: questo lo spaccato di una «meglio gioventù» che vuole realizzare la sua impresa: lavorare.

GIACOMO ARZELA’, POLAB

«La mia sfida? Avere le antenne dritte sul mondo» Tommaso Massei · CASCINA

ANDREA GUAZZORA, THUS

«Con i led al fosforo ho acceso il mio futuro» PER AVVIARE un’impresa servono un po’ di soldi da investire. Ma perché tutto quel che si tocca diventi oro, occorre essere dotati di genio e di un pizzico di follia. Lo conferma la storia di Andrea Guazzora, 40 anni, originario di Schio, astrofisico con il pallino dei led. Una passione che lo ha portato a sviluppare una nuova tecnologia, i led a fosforo remoto, di proprietà di Thus Italia, azienda di Altopascio, della quale è titolare dallo scorso settembre. Com’è nata l’idea?

«Mi sono occupato di opotoelettronica e led a partire dal 2003, prima come dipendente, poi come consulente e infine come imprenditore, fondando una società produttrice di lampioni stradali a led a Padova, e poi rilevando la Thus». Come ha fatto fronte all’investimento iniziale?

«La prima società a Padova è stata costituita con un pool di investitori, per questa ho fatto tutto da solo». Quanto tempo c’è voluto?

«Non molto: 5 mesi, ma è bene precisare che per la Thus si tratta di un re-avviamento, in quanto l’impresa esisteva già».

Quali difficoltà ha incontrato?

«La maggiore è la crisi del settore del lighting, che sta attanagliando tutta Europa». Chi o cosa è stato più utile nella fase di start up?

«L’esperienza padovana nel settore è stata la palestra necessaria, che ha messo in luce la validità delle mie intuizioni e la bontà della tecnologia». Che cos’è il led a fosforo remoto?

«E’ un led tradizionale, dal quale viene separato lo strato di fosforo che normalmente gli viene steso sopra, rendendo il nuovo sistema costituito da due moduli spaziati in aria: il led genetico, senza fosfori a contatto, e un supporto esteso quale vetro o policarbonato contenente appunto i fosfori. Con questo sistema si produce una sorgente di luce assolutamente nuova e mai vista prima nel mercato dell’illuminazione». I prossimi obiettivi?

«Raddoppio del fatturato 2011, ampliamento gamma prodotti, avvio della rete commerciale internazionale e di un paio di importanti partnership». mo.pi.

A 31 ANNI si è caricato sulle spalle una responsabilità non da poco: diventare socio dell’unica società privata in Italia a realizzare per le pubbliche amministrazioni (fino ad oggi 400 Comuni e 14 Regioni) i piani per la localizzazione delle antenne di telefonia. In Polab – nata come spinoff del Polo Tecnologico di Navacchio – Giacomo Arzelà, 31 anni, è entrato come stagista. Ma poi non si è fatto scappare l’opportunità, insieme a Matteo Citti di entrare in società coi fondatori Alfio Turco e Benedetto Michelozzi. «Un posto fisso in Italia non è una garanzia sul futuro. Entrare come socio dell’impresa per cui lavoravo vuol dire impegnarsi affinché cresca. E’ una crescita personale e professionale che non ha paragoni e che altri giovani dovrebbero vedere come opportunità».

Che difficoltà hai incontrato? Chi ti ha aiutato?

Cambia la prospettiva, ma l’essere già inserito in un team di lavoro collaudato, ha permesso di non trovarci impreparati. Da dipendente le responsabilità ed il peso delle scelte sono e meno pesanti, mentre una gestione richiede conoscenze e tempi più articolati. L’essere insediati all’interno del Polo Tecnologico di Navacchio, inoltre, ci ha senza dubbio favorito. I prossimi obiettivi?

Consolidare la posizione di leader nazionale nel nostro settore. Le tecnologie e la normativa sono in rapida evoluzione: ne è un esempio la legge toscana che indica ai Comuni i tempi e le procedure per redigere i Piani delle antenne. E poi sono in cantiere altre iniziative, tra cui un prossimo brevetto su uno strumento ancora non presente sul mercato.

Come è nata l’idea di diventare imprenditore?

L’opportunità di proseguire più dall’interno un progetto nato circa dieci anni prima, mi è sembrata una stimolante sfida. Non sapendo se potesse ricapitarmi una stessa opportunità, l’ho colta con inevitabile timore ma anche con enorme entusiasmo.

FRANCESCA BIANCHI, SCANDICCI

«Abitida sposa low cost Il matrimonio non è un lusso» Lisa Ciardi ANTICIPARE le tendenze nel mercato e credere in un’idea. È il segreto di chi vuole mettersi in proprio e sicuramente quello di Francesca Bianchi, 29 anni, sarta e stilista di Scandicci (Fi), che dopo aver perso il posto sicuro si è inventata un lavoro, captando una domanda in aumento, quella di abiti da sposa low cost. Potendo contare su una professionalità da spendere e avendo notato la crescente richiesta di matrimoni a prezzi ridotti, Francesca ha creato un negozio di abiti on line, DivaMarabuSposaFirenze.com e un sito di consigli per chi vuole un matrimonio a prezzi accessibili labitofalasposa. blogspot.com. «Tutto è nato dopo un periodo di lavoro come dipendente in due grandi marchi di abbigliamento - racconta -. Credevo sarebbe stata la mia strada, ma a causa della crisi mi sono ritrovata a casa. Era il 2010 e ad aggravare la situazione c’era il matrimonio imminente con mio marito». Solo due possibilità: andare

avanti e affrontare le spese della cerimonia nonostante le ristrettezze o non farne di nulla. Ma Francesca ha intuito una terza via: «Ci siamo immersi nell’universo dei matrimoni low cost - racconta - e su Internet ho scoperto un mondo. Per il vestito, in particolare, nei negozi normali era impossibile trovare qualcosa a meno di mille euro. Alla fine, ho conosciuto la titolare di una sartoria di Bologna, Caterina, che oltre a farmi un vestito bellissimo, mi ha incoraggiato a seguire la sua strada». È nato così il negozio virtuale di Francesca. «In due anni, ho servito decine di ragazze dalla Toscana e da altre regioni che continuano a portarmi le amiche. Risparmio sull’assenza di spese per il negozio. Ci si sente, ci si scrive e si fanno poche prove. Per gli accessori poi, occorre usare quelli che ho sul momento, altrimenti il prezzo sale». Stando a queste regole, un abito di Francesca costa in media dai 650 agli 850 euro. «Oggi mi sento realizzata perché faccio il lavoro che amo alle mie regole». Non tutto il male viene per nuocere.

Raccontate la vostra storia di giovani imprenditori Scrivete a: giuseppe.diblasio@lanazione.net

LA SOCIETA’ PIU’ SEMPLICE La novità del decreto

A che punto siamo

A chi rivolgersi

Con le norme sulle liberalizzazioni i giovani under 35 possono costituire una srl semplificata con il capitale minimo di 1 euro, anzichè di 10mila euro, somma minima prevista dal codice civile finora

Il decreto non è stato ancora convertito, sta terminando l’iter in commissione al Senato, poi ci sarà il voto in aula. Ultima modifica, l’atto costitutivo della ssrl sarà autenticato a costo zero dal notaio

Il Conservatore del registro delle imprese della Camera di Commercio consiglia di aspettare la conversione del decreto prima di costituire questo tipo di società. Ci si può rivolgere agli uffici per avere informazioni


MERCOLEDÌ 7 MARZO 2012

IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE

ECONOMIA & FINANZA 23

Amicizie e fortuna, i segreti per il futuro I giovani sognano ancora il posto fisso Sondaggio Demopolis-La Nazione sul lavoro ai tempi della crisi L’ITALIA del 2012 non sembra essere un Paese per giovani. La transizione verso il mondo adulto, trovare un impiego, realizzarsi nella vita, di questi tempi è un cimento non privo di ostacoli. L’indagine condotta dall’Istituto Nazionale

di Ricerche Demopolis fra i giovani lettori under 40 del quotidiano online “laNazione.it” lo racconta. L’indagine demoscopica, diretta da Pietro Vento con la collaborazione di Maria Sabrina Titone e Giusy Montalbano, è stato realizza-

ta da Demopolis in esclusiva per La Nazione. I dati sono stati rilevati in un sondaggio condotto - dal 22 febbraio al 4 marzo 2012 - con metodologia cawi tra i giovani navigatori del sito lanazione.it. Al campione demoscopico in rientro

(860 giovani di età compresa tra i 18 ed i 39 anni) è stata applicata una ponderazione sulle variabili di quota in relazione al genere, alla fascia di età ed all’area di residenza. Supervisione della rilevazione online di Marco Tabacchi.

GIULIA BIAGI E BRUNA BERTACCINI

«Valmon dà le pagelle a dieci università italiane» Elettra Gullè · FIRENZE

IL SONDAGGIO

Ente pubblico o società privata purché ci sia la busta paga NAVIGANTI senza timone alla ricerca di un posto di lavoro. E’ la fotografia della situazione in cui si trovano i giovani toscani, come appare da un sondaggio dell’Istituto Demopolis tra i lettori under 40 de La Nazione. La necessità di orientamento e informazione è il primo dato che emerge: il 66% degli intervistati ha confessato di non conoscere i settori con maggiori possibilità di inserimento lavorativo nella propria regione. Al classico passaparola, che si conferma come principale strumento di ricerca di un posto, se ne affiancano di nuovi. Non sempre ortodossi, tra l’altro, perché oltre all’invio dei curricula, l’iscrizione ai centri per l’impiego e la ricerca attraverso la rete internet, nelle credenze dei ragazzi serve altro per inserirsi presto e bene nel mondo del lavoro. OLTRE un intervistato su due ha infatti confessato di contare sull’appoggio di amicizie e conoscenze, a discapito della fiducia che una volta si riponeva più volentieri nei percorsi di stage e nei servizi di orientamento proposti da scuole e università. I numeri parlano chiaro: il 70% dei

giovani che hanno partecipato al sondaggio concordano sul fatto che serva conoscere persone che contano, o godere di un appoggio politico. Solo in seconda battuta arrivano la fortuna (51% di citazioni) e l’appoggio familiare (31%). Purtroppo in questo momento storico, è indubbio che nell’immaginario collettivo le virtù del merito abbiano la peggio. Nonostante tutte le parole spese e gli sforzi veri o presunti del Governo per riqualificarle. Infatti, il 45% degli intervistati, meno di 1 su 2, sostiene che serva essere preparati professionalmente e culturalmente. IL POSTO FISSO rimane comunque una priorità, forse proprio per le difficoltà che si percepiscono nella realizzazione occupazionale. Secondo l’indagine di Demopolis, solo il 18% dei giovani che hanno partecipato al sondaggio preferirebbero lavorare in proprio, mentre il 42% vorrebbe lavorare alle dipendenze nel settore pubblico e il 35% nel comparto privato, ma sempre alle dipendenze. Il sondaggio conferma una volta di più quanto sia difficile oggi trovare la bussola e scegliere la strada da percorrere in tempi di precarietà.

UN’AZIENDA nata per richiesta del mercato. È originale la storia di Valmon Srl, spin-off dell’Università di Firenze che sviluppa, produce e commercializza sistemi informativi statistici di supporto alla valutazione e al monitoraggio delle politiche accademiche. Valmon è nata tre anni fa dal gruppo di ricerca d’Ateneo, che fa parte del dipartimento di statistica. «In un secondo momento è stato avviato l’iter per il riconoscimento come spin-off universitario», spiegano Giulia Biagi, 27enne dottoranda, e il ricercatore Bruno Bertaccini. Valmon, oltre ad offrire collaborazioni agli studenti e ai dottori di ricerca, dà lavoro a tre persone. Com’è nata l’idea?

Ci si rese presto conto che per il dialogo con il mondo esterno era necessario costituire una società. Di qui l’idea della Srl, che opera da tre anni con buoni risultati. Come avete fatto fronte all’investimento iniziale?

te insieme. Nel 2007 non avevamo scelta: o dicevamo di no, oppure fondavamo l’impresa». Quali difficoltà avete incontrato?

Nessuna. Abbiamo la fortuna di poter trasferire all’esterno il nostro know how universitario. I vostri progetti?

Il nostro fiore all’occhiello è il sistema informativo statistico per la valutazione della didattica, utilizzato in dieci Atenei, che permette di elaborare automaticamente i questionari elettronici degli studenti. Stiamo poi cercando di diffondere il nostro sistema di erogazione dei test d’accesso, che quest’anno verrà utilizzato anche per un’attività di orientamento degli studenti di alcuni istituti superiori di Firenze. Abbiamo sviluppato un sistema informativo statistico per la direzione abbonamenti Rai». L’Ateneo cosa ci guadagna?

«Partecipa agli eventuali utili. E poi gode delle licenze gratuite per l’accesso a tutti i nostri sistemi informativi».

«Non c’è stato un investimento iniziale; la società è nata dalle richieste del mercato. È stato grazie alle prime commesse che abbiamo potuto investire nell’azienda». Quanto tempo c’è voluto per avviare l’impresa?

Le richieste da parte delle aziende e degli Atenei sono arrivate in gran numero, e tut-

DEIANIRA ROSAMILIA, FUCECCHIO

«Dalla partita doppia alle fiere Porto in giro i sapori toscani» Johara Camilletti DEIANIRA Rosamilia, di Fucecchio, ha 26 anni ed ogni settimana il suo banco itinerante di prodotti tipici toscani la porta sulle piazze di tutta Italia. Così, grazie ad un’attività ereditata dai genitori ed un pizzico d’inventiva questa giovane ha reinventato un mestiere. Come è nata la tua attività? E’ il lavoro che hai sempre voluto fare?

«Ho studiato per diventare ragioniera e dopo il diploma ho lavorato quattro anni nel settore; tuttavia il mio lavoro non mi dava soddisfazioni perché sentivo il bisogno di un contatto umano maggiore. A quei tempi aiutavo i miei genitori con il loro furgone che vendeva hot dog e patatine prevalentemente fuori dagli stadi. Navigando su internet ho notato la grande quantità di fiere di prodotti tipici delle varie regioni: così è nato il banco «Tentazioni toscane». Ho aperto una partita Iva tutta mia ed ho ampliato l’attività familiare».

Quali sono gli orari del tuo mestiere?

«Lavoro tre giorni a settimana (venerdì, sabato e domenica) ed nei giorni di festa dalle 7 di mattina alle 8 di sera. Il sacrificio maggiore è lo spostamento: a volte arrivo a percorrere 500 km per partecipare ad una fiera. Durante la settimana mi occupo di ordinare la merce: noi acquistiamo direttamente dal produttore e vogliamo la garanzia che i maiali siano nati, cresciuti e lavorati in Italia». Quali prodotti sono maggiormente apprezzati?

«Finocchiona, porchetta, pane toscano, salame e prosciutto salato vanno a ruba. Vendiamo anche Chianti, Brunello, Vin santo, ricciarelli e panforte. I nostri prodotti sono molto amati nelle altre regioni, soprattutto in Liguria. Inoltre di noi toscani vengono apprezzati soprattutto la simpatia ed il calore, calore che personalmente non ho perso grazie a questo mestiere che mi mette in contatto con il pubblico e che mi ha donato nuovo entusiasmo».

Raccontate la vostra storia di giovani imprenditori Scrivete a: giuseppe.diblasio@lanazione.net

I BANDI PER APRIRE UN’IMPRESA I contributi di avviamento

I requisiti

Come fare domanda

I giovani che hanno intenzione di iniziare un’attività imprenditoriale in Toscana possono usufruire di un premio di primo insediamento, che va dai 20.000 ai 40.000 euro secondo l’importo degli investimenti

Per accedere al premio il giovane deve avere tra i 18 e i 40 anni, deve insediarsi per la prima volta a capo di un’azienda agricola e deve ottenere la qualifica di imprenditore agricolo professionale.

Per partecipare alla graduatoria sui fondi disponibili, la domanda per il Pacchetto Giovani («Domanda di aiuto») deve essere presentata via web entro le 13 del 31 marzo. Informazioni su www.giovanisi.it.


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