Qui Summaga n. 84, 2011

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Che cosa state cercando? Che cosa state cercando? Questa la domanda al centro della settimana agostana che ha contraddistinto la Giornata Mondiale della Gioventù (la GMG 2011) svoltasi a Madrid. Molti giovani, anche delle nostre parrocchie, con lo zaino in spalla e tanto entusiasmo, hanno voluto vivere questa particolare esperienza. Ne ho incontrati alcuni e ho chiesto loro se hanno trovato quanto cercavano, se hanno davvero portato a casa “qualcosa”. Una serie di risposte che hanno focalizzato il senso ed il significato del “credere oggi”, ma soprattutto una volontà di camminare insieme per tentare di raggiungere “un porto sicuro”. Temi indubbiamente impegnativi che partono da alcuni presupposti che proprio nella capitale spagnola sono stati più volte esplicitati, non solo dal Papa e dai numerosi vescovi presenti, ma anche da altri autorevoli esponenti del pensiero cattolico. Non possiamo accettare, è stato detto, che Dio venga confinato nella sfera individuale, come se non centrasse con tutto l’uomo, sia nella sfera privata che in quella pubblica. E’ chiaro dunque che la trincea del cambiamento è rappresentata dalla “cultura”, perché lo stesso approccio al mistero di Dio è l’elemento che genera e qualifica la cultura stessa. “Tenere il cuore aperto alla verità”, come diceva S. Agostino, deve significare essere disponibili a farsi giudicare dalla verità, soprattutto quando ci dice di cambiare i nostri comportamenti o si è tentati di seguire la via più comoda. Più semplicemente, come ha esplicitato il card. Bagnasco, essere aperti alla verità è un atto di intelligenza e di cuore. Ecco allora la necessità di capire, come hanno sottolineato

gli stessi giovani, da dove partire e verso quale mèta andare, perché altrimenti si corre il rischio di essere una sorta di vagabondi, naufraghi della vita, che tirano a campare vivendo alla giornata. Veniamo messi ogni giorno di fronte alle nostre responsabilità, ha affermato un capo scout. Ogni giorno, nella vita pratica, siamo tutti chiamati ad agire, a fare una scelta di campo, quindi anche davanti alla “possibilità di Dio” non è pensabile appellarsi solo alla propria coscienza, perché, così facendo, significherebbe muoversi come Dio non esistesse. Cercare Dio, significa essere cercatori di gioia, così molte volte si è espresso il card. Tettamanzi. Come non essere d’accordo se si guarda alla straordinaria stagione dell’esistenza giovanile, ricolma certo di domande, di attese, di sogni e di progetti, ma anche di sfide e di inquietudini che spesso finiscono per essere subite perché imposte da altri, che in pratica detengono la leva dei “poteri”. Davvero tanti oggi hanno privilegi esagerati, ma i diritti contano più dei privilegi ed è proprio sui diritti fondamentali che ci giochiamo - tutti il futuro. L’invito che è stato lanciato a Madrid ai giovani di tutto il mondo è quello di coltivare non solo la propria intelligenza ma anche la propria libertà. Anche la fede esige la libertà, perché chiede, come dice un mio amico prete (non più giovane), di essere educata ed esercitata, di essere custodita ed usata bene, appunto come un “bel dono”. Ascoltare per educarci alla corresponsabilità, questo il motto del piano pastorale 2011-2012 della nostra diocesi di Concordia-Pordenone che interpella credenti e non nella costruzione della città terrena. Un invito rivolto dun7

que a tutti, in particolare a quanti ricoprono posti di responsabilità, perché i nostri paesi e le nostre comunità non hanno solo bisogno di strade, di servizi e di piazze, ma soprattutto di qualcuno che prepari una stanza in cui sia possibile mangiare assieme. Città, parrocchie ed associazioni di volontariato, così intese, non diventano distanti, estranee o peggio piegate l’una sull’altra, ma con ruoli distinti dovranno collaborare in un costante rapporto dialettico e costruttivo. Rimane però un interrogativo di fondo: perché dopo il sacramento della confermazione la stragrande maggioranza dei giovani sembra volatilizzarsi e lascia, di fatto, la pratica cristiana? Questione annosa e risposte difficili da dare, anche da parte degli stessi “addetti ai lavori”, gerarchia ecclesiale compresa. Quale allora la vera sfida? Se i giovani, come detto,non sono dei viandanti, come raggiungere quanti non entrano mai in una chiesa, quanti sfidano il proprio destino in assurde sfide notturne, chi è solo o chi è convinto di bastarsi da solo? Cosa stanno cercando? La fede e la religione rappresentano ancora degli strumenti validi per uscire da una monotonia di vita che alla fine rende schiavi? Da Madrid, sentendo anche le testimonianze di chi ho incontrato, pare proprio sia possibile perché siamo pellegrini verso un destino che ci è stato promesso e preparato. Basta sapersi mettere concretamente in ascolto ed agire con la sapienza del cuore,perché è radicalmente diverso camminare verso una mèta dove siamo attesi ed amati, ha ribadito papa Benedetto, dal percepirsi al mondo senza vederne una ragione. Gigi Villotta 25 ottobre 2011 (S.Crispino)


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