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La Linea Hercules offre soluzioni per il trasporto e la distribuzione di energia elettrica a bassa, media e alta potenza nei settori industriale, commerciale e terziario.
I condotti a sbarre in alluminio o rame di alta qualità e dal design innovativo garantiscono elevata resistenza meccanica e alla corrosione per un’installazione facile e veloce Le soluzioni sono tutte conformi alle normative CEI EN 61439-6, che certificano le qualità Made in Italy.
di Chiara Tagliaferri
I NEL MEZZO SCORRE IL FIUME
In ogni processo di apprendimento tradizionale arriva un momento in cui il libro non basta più. La conoscenza trasmessa in forma lineare, attraverso testi e lezioni frontali, fatica a restituire la complessità e la dinamicità del reale. È da questa suggestione che voglio partire, per riproporre il concetto di Extended Learning. Un concetto non nuovo, ma che sta tornando alla ribalta grazie all’uso combinato di XR e AI. Un approccio che potremmo definire eracliteo e che, in un incessante scorrere tra risorse digitali e umane, supera i confini della didattica convenzionale, integrando esperienze immersive, tecnologie avanzate e interazioni umane. Un alleato che accompagna il cambiamento, un nuovo mix di strumenti fondamentale per favorire l’apprendimento in un momento di così rapida evoluzione.
Immaginate un tecnico alle prime armi, chiamato a gestire un impianto industriale. La teoria non riesce più ad imprimere il suo giusto effetto, e allora entra in scena la XR, Extended Reality (insieme di VR (realtà virtuale), AR (aumentata) e MR (mista). Attraverso simulazioni immersive, il discente può interagire con scenari complessi in totale sicurezza, sperimentando procedure critiche senza rischi reali. Con un visore, il tecnico si ritrova dentro l’impianto, ma senza rischi: può sbagliare, ripetere, provare ancora. Può affrontare un incendio simulato, ascoltare il crepitio delle fiamme, sentire il battito accelerare. È un’esperienza che non si dimentica, perché il corpo impara insieme alla mente. Accanto alla XR, l’Intelligenza Artificiale
(AI) agisce come un sistema di tutoring adattivo, silenzioso e vigile alla stregua di un maestro invisibile. Osserva, analizza, suggerisce. Non giudica, ma accompagna. Se il tecnico esita, l’AI lo guida; se sbaglia, gli mostra la strada giusta. E non si ferma lì: non si limita a correggere errori: anticipa criticità, suggerisce strategie e costruisce un’esperienza formativa su misura, riducendo il fenomeno del skill obsolescence in contesti ad alta variabilità tecnologica.
Mi piace definirlo come la possibilità di avere un mentore che conosce i punti deboli dell’operatore e li aiuta a trasformarli in forza. Non mera tecnologia ma un paradigma per l’apprendimento continuo nell’era digitale, un modello che favorisce l’engagement cognitivo ed emotivo, una nuova grammatica del sapere. Un approccio procedurale che accompagnerà il nostro futuro sicuramente ma, se ci pensate, è anche un ritorno alle origini. Un ritorno a quella fase evolutiva in cui si imparava facendo le cose e si scopriva il mondo toccandolo…e cosa c’è di male a tornare un po’ bambini in un’epoca in cui le competenze invecchiano alla velocità della luce!
Ormai sappiamo bene che il modello formativo tradizionale sta mostrando i suoi limiti, ma rendere questo modello fondamentale di una nuova “costruzione” di extended learning può rappresentare una scelta strategica per generare un cambiamento significativo. È come qualsiasi viaggio cambierà chi lo compie, rendendolo un nuovo mezzo con il quale il nostro fiume tecnologico si trasforma ed evolve.
SOMMARIO
6 Imprese, Mercato, Formazione
PANORAMA
12 Tecnologia dalle aziende
DOSSIER BARRIERE DI SICUREZZA E CATENE PORTACAVI
22 Sicurezza e continuità: barriere e catene portacavi per l’industria delle macchine utensili
STORIA DI COPERTINA
44 Tork: pulizia che produce valore
L’INTERVISTA
48 La rotta dell’industria italiana di macchine utensili
SPECIALE
50 La sicurezza sul lavoro nell’industria manifatturiera
RICERCA E INNOVAZIONE
52 OT Cybersecurity: la nuova frontiera digitale dell’industria
IN FABBRICA
56 Produzione di alluminio più sostenibile
AUTOMAZIONE
60 Soluzioni sempre più complete per i fluidi
MECCATRONICA
64 Assemblaggio, l’unione fa la forza
FIERE
68 Eventi fieristici in Italia e nel mondo
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CALEIDOSCOPIO
IMPRESE, MERCATO, FORMAZIONE
NOMINE
ANTONINO SQUILLACE NUOVO PRESIDENTE AITEM
Il professor Antonino Squillace, ordinario di Tecnologie e Sistemi di Lavorazioni presso il Dipartimento di Ingegneria Chimica, dei Materiali e della Produzione Industriale dell’Università degli Studi di Napoli Federico II è stato eletto Presidente della Associazione Italiana delle Tecnologie Manifatturiere, AITeM.
AITeM è un’associazione riconosciuta rivolta al mondo accademico e industriale, con una particolare attenzione ai giovani in formazione. Promuove lo studio, lo sviluppo di conoscenza e l’applicazione delle tecnologie e dei sistemi di lavorazione nei suoi differenti aspetti: dalla caratterizzazione dei materiali alla loro trasformazione, dalla gestione e controllo dei processi di produzione sino alla gestione della qualità e della salvaguardia dell’ambiente nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.
L’associazione promuove numerosi eventi e azioni orientate alla diffusione della conoscenza in campo
manifatturiero, in autonomia e in collaborazione con partner nazionali e internazionali. È articolata in sezioni, promuove le attività di una propria Academy per la formazione di professionalità di livello avanzato di tipo accademico e industriale, e organizza numerosi eventi a tema, tra cui spicca il Manuthon®, kermesse per i giovani innovatori del paese.Nel corso della annuale assemblea svoltasi a Bari lo scorso 11 settembre in occasione del convegno nazionale della associazione, il prof. Squillace è stato eletto all’unanimità Presidente per il biennio 2025/2027, succedendo al prof. Luca Settineri, anch’egli ordinario di Tecnologie e Sistemi di Lavorazioni, del Politecnico di Torino. Insieme al presidente si è insediato anche il nuovo Consiglio Direttivo che consta di 12 componenti, di cui 10 di estrazione accademica e due di estrazione industriale.
Antonino Squillace (a destra) posa con Luca Settineri al quale è succeduto alla guida di AITeM
VALVOLE E RUBINETTI ITALIANI: UN COMPARTO STRATEGICO DA 10 MILIARDI DI EURO
Le valvole e i rubinetti sono componenti essenziali per energia, industria, infrastrutture e uso domestico. L’Italia, con circa 500 imprese e 30mila addetti, si conferma tra le eccellenze mondiali del settore: secondo mercato in Europa dopo la Germania e tra i primi sei al mondo insieme a Corea, Giappone, Cina, Usa e Germania. I dati dell’Ufficio Statistica di Anima Confindustria, presentati a Milano dal presidente Avr Sandro Bonomi, evidenziano nel 2024 un fatturato di 9,55 miliardi di euro (+1,8% sul 2023), con l’export come principale motore (63% dei ricavi). Nel primo semestre 2025 le esportazioni hanno superato i 3 miliardi di euro, segnando +4,6% sull’anno precedente. Gli Stati Uniti restano il primo mercato (343 milioni, +19,4%), seguiti da Germania (272 milioni, +1,9%) e Arabia Saudita (271 milioni, +13,3%), mentre la Cina rallenta (186 milioni, –4,4%). Come illustrato anche da Marco Fortis (Fondazione Edison), il settore si è classificato all’ottavo posto in Italia per saldo commerciale 2024 (5,3 miliardi), davanti a comparti di grande peso come farmaceutica di base e componentistica auto. Dall’assemblea Avr emergono opportunità e criticità. Tra le prime, l’accordo UE–Mercosur, che eliminerà progressivamente i dazi su oltre il 90% dei prodotti industriali, aprendo spazi per rafforzare la presenza in Sud America e diversificare i flussi export. Sul fronte dei rischi pesa invece l’incertezza sui dazi USA, che potrebbe limitare la competitività sul principale mercato di destinazione. A questo si sommano burocrazia, carenza di tecnici qualificati, volatilità normativa, rafforzamento dell’euro, aumento del prezzo del rame e, soprattutto, il costo dell’energia tra i più alti d’Europa. «Il nostro settore è un’eccellenza mondiale, ma servono condizioni competitive per crescere» ha dichiarato Bonomi, sottolineando la necessità di un sostegno concreto da parte delle istituzioni per un comparto «che vale quasi 10 miliardi ed è strategico per il Sistema Paese». L’assemblea Avr ha riunito a Milano istituzioni, economisti, analisti e 12 associazioni internazionali, dando vita al Milano White Paper su idrogeno, nucleare ed energia. Cinque panel tematici hanno affrontato i nodi chiave per il futuro della filiera: capitale umano, transizione energetica, idrogeno e nucleare, regolazione su acqua e chimica, sostenibilità e compliance. Al centro, anche il nuovo nucleare italiano — che sarà presentato alla World Nuclear Exhibition di Parigi — e il ruolo strategico delle valvole nella filiera dell’idrogeno. All’incontro hanno partecipato eurodeputati e parlamentari italiani della Commissione Energia, intervenuti sulle politiche industriali ed energetiche a supporto del comparto.
Da sinistra Marco Fortis, Greta Cristini e Sandro Bonomi durante l’assemblea dei soci Avr dello scorso ottobre
MERCATO
ROTTAMI, SETTEMBRE IN STALLO: DOMANDA DEBOLE E INCERTEZZA DEL MERCATO (+ LOGO ASSOFERMET)
Dopo mesi di progressiva flessione, il mercato dei rottami ha vissuto a settembre una fase di stallo caratterizzata da prezzi deboli, scambi ridotti e forte incertezza negli operatori. È quanto emerge dalla nota mensile di Assofermet Rottami del 6 ottobre 2025, che fotografa un comparto rallentato dalla scarsa domanda siderurgica e da un contesto macroeconomico sfavorevole.
Nel rottame ferroso, la domanda delle acciaierie è rimasta bassa sia in Italia sia in Europa, mentre l’offerta – pur ridotta nei volumi e soprattutto nelle qualità migliori – ha comunque superato gli acquisti, spingendo i prezzi a ribassi tra 5 e 20 euro. A pesare sono i costi energetici elevati e le normative ambientali sempre più stringenti, che rendono per molti produttori più conveniente approvvigionarsi di semilavorati da Paesi extra-UE. Intanto la raccolta presso gli impianti continua con volumi inferiori del 20-25% rispetto al 2024. Il sentiment per ottobre resta negativo, con il rischio che variabili geopolitiche e regolatorie influiscano ulteriormente sulle quotazioni.
Dinamica analoga per il mercato internazionale: scambi ridotti e prezzi deboli in Europa e Asia, con la sola eccezione della Turchia che nell’ultima settimana di settembre ha registrato un improvviso rialzo di 10 dollari. Negli Stati Uniti si prevede invece un nuovo calo di 10-20 dollari a tonnellata. Il quadro resta frenato dalla domanda fiacca di prodotti finiti e da un cambio euro/dollaro poco favorevole all’export europeo. Sul fronte del rottame inox, settembre ha interrotto la discesa dei mesi precedenti entrando in una fase di stabilità tesa: domanda bassa, scambi limitati, operatori prudenti e una leggera spinta al rialzo solo a fine mese, dovuta alla minor disponibilità di materiale. Il potenziale di acquisto internazionale rimane limitato e gli operatori mantengono un atteggiamento attendista, rallentando ulteriormente la fluidità degli scambi.
Situazione complessa anche per ghise e ferroleghe, con prezzi in calo a causa del rafforzamento dell’euro, della debolezza della domanda e dei ritardi logistici in Europa. Il comparto resta condizionato da fattori esterni come costo dell’energia, crisi della domanda tedesca e sovrapproduzione cinese.
Nel complesso, il mercato dei rottami entra nel trimestre autunnale con prudenza e prospettive ancora poco leggibili: la domanda non riparte, la disponibilità di materiale resta altalenante e gli operatori, in attesa di segnali più chiari, continuano a muoversi con estrema cautela.
Macchine utensili: ordini stabili nel terzo trimestre
Nel terzo trimestre 2025 il mercato delle macchine utensili italiane ha registrato una sostanziale stabilità. Secondo i dati del Centro Studi di Ucimu-Sistemi per Produrre, l’indice degli ordini è cresciuto dell’1,1% rispetto allo stesso periodo del 2024, attestandosi a quota 53,3 (base 2021 = 100). Il risultato riflette l’andamento opposto di mercato interno ed export: in Italia gli ordinativi sono aumentati del
12,4% (indice a 15,4), mentre oltreconfine si è registrata una flessione del 7,7% (indice a 87,1).
Il presidente di Ucimu, Riccardo Rosa, ha spiegato che, nonostante il segno positivo del mercato domestico, la domanda interna resta ancora troppo debole per compensare il rallentamento estero. A pesare sono vari fattori: la crisi tedesca, l’instabilità geopolitica e gli effetti della transizione elettrica dell’automotive, che sta riducendo gli investimenti dei grandi costruttori europei, tradizionalmente primo sbocco per la filiera italiana delle macchine utensili.
Rosa ha evidenziato come i settori alternativi non siano in grado, al momento, di assorbire il calo dell’automotive. Per evitare il rischio di un indebolimento strutturale della manifattura europea, il presidente invita le istituzioni UE a valutare tempi più realistici per la transizione, considerando soluzioni tecnologiche e di propulsione diverse, in grado di garantire basse emissioni senza sacrificare produzione e occupazione.
Anche sul fronte internazionale permangono le criticità: negli Stati Uniti, i dazi e l’incertezza della politica commerciale americana stanno creando ritardi nelle consegne e rallentamenti sull’export italiano, con effetti sul mercato globale delle macchine utensili.
Sul piano interno, le imprese guardano ora agli strumenti di politica industriale per il biennio 2026-2027. «Serve una misura unica, semplice e stabile», ha sintetizzato Rosa, che indica nel credito d’imposta lo strumento più efficace, chiedendo allo stesso tempo incentivi che premino la produzione Made in EU e sostegni adeguati agli investimenti in digitale e intelligenza artificiale. L’obiettivo, sottolinea, è favorire l’ammodernamento degli impianti, evitando i ritardi che avevano frenato Transizione 5.0.
Il settore, conclude Ucimu, chiude dunque il terzo trimestre con una tenuta complessiva, ma resta esposto a variabili esterne e a un contesto internazionale instabile. La ripresa strutturale dipenderà dalla capacità del sistema industriale europeo di ritrovare stabilità e dalla rapidità con cui il governo italiano metterà a disposizione strumenti concreti per sostenere innovazione e competitività.
FORMAZIONE
L’ELETTRONICA NELLE SCUOLE MEDIE
Di fronte alla crescente difficoltà nel reperire periti e ingegneri elettronici, Lovato Electric, storica azienda bergamasca attiva nell’automazione industriale, ed Eutron, realtà del gruppo Vandewiele specializzata in sistemi elettronici, avevano avviato un progetto di orientamento tecnico rivolto agli studenti delle scuole medie, con l’obiettivo di avvicinare i ragazzi al mondo dell’elettronica e incentivarli a scegliere in futuro gli Istituti Tecnici Industriali del territorio.
Dopo le collaborazioni già attive con scuole superiori, ITS e università, le due aziende avevano deciso di intervenire “a monte”, incontrando gli studenti delle scuole medie della provincia di Bergamo. Nel mese di ottobre Lovato Electric aveva coinvolto le scuole di Gorle, Torre Boldone, Villa di Serio e Redona, mentre a novembre Eutron aveva portato il progetto negli istituti di Pradalunga, Nembro e Albino. Durante le visite, tecnici e ingegneri avevano
raccontato la propria esperienza professionale e guidato gli studenti in semplici attività ed esercitazioni basate sulla presentazione interattiva Alla scoperta dell’elettronica, pensata per introdurre in modo immediato e coinvolgente i principi della tecnologia, dei circuiti e della programmazione con schede Arduino. L’iniziativa puntava a stimolare curiosità e consapevolezza sulle opportunità offerte dai mestieri tecnici, oggi sempre più richiesti dalle imprese del territorio. Il progetto si inseriva nel percorso di promozione delle discipline STEM portato avanti dalle due aziende, a conferma dell’impegno nel diffondere la cultura tecnica tra le nuove generazioni e nel contribuire alla formazione dei futuri professionisti del settore industriale.
Lovato Electric ed Eutron hanno deciso di avvicinare gli studenti delle scuole medie al mondo dell’elettronica e incentivarli a scegliere in futuro gli Istituti Tecnici
NOMINE
CAMBIO AL VERTICE FINANZIARIO
Il Gruppo Mewa ha nominato, con effetto dal 1° ottobre 2025, Waldemar Feldbusch nuovo Chief Financial Officer. L’ingresso nel Consiglio di Direzione amplia l’organo strategico con l’area Finance & Compliance. In Mewa dal 2017, Feldbusch ha guidato fino a oggi le attività finanziarie dopo esperienze in Deutsche Bank e nel private equity. Subentra al CEO Bernhard Niklewitz, che finora aveva mantenuto ad interim la responsabilità finanziaria. Il Consiglio di Sorveglianza ha spiegato che la nuova struttura rafforza funzioni chiave come finanza, controlling e compliance, in linea con la crescita internazionale del Gruppo. Mewa, fondata nel 1908 e attiva nei servizi tessili per il B2B, opera in 26 Paesi con oltre 200.000 clienti.
PARTNERSHIP
SOLUZIONE AUTOMATIZZATE PER E-COMMERCE
Interroll e IMA E-Commerce hanno avviato una partnership per integrare le tecnologie di movimentazione Interroll nelle soluzioni automatizzate della nuova divisione del Gruppo IMA dedicata al settore e-commerce. L’obiettivo è aumentare efficienza e rapidità nei processi di imballaggio in un mercato in forte crescita.
«Dobbiamo raggiungere l’eccellenza per rispondere alla domanda dell’e-commerce, per questo abbiamo scelto Interroll», ha dichiarato Simone Capponcelli, Sales Manager & Division Coordinator di IMA E-Commerce.
Dal canto suo, Maurizio Catino, Chief Sales Officer Interroll Group, ha evidenziato «una visione industriale condivisa e tecnologie pensate per una movimentazione rapida e precisa».
La collaborazione punta allo sviluppo congiunto di nuove soluzioni per l’automazione intralogistica, con benefici attesi in velocità, precisione e continuità operativa.
Industriali del territorio bergamasco
Waldemar Feldbusch nuovo CFO di Mewa Group
Interroll e IMA E-Commerce insieme per uno sviluppo industriale sempre più efficiente
PRECISIONE SVIZZERA PER LA TORNITURA
Nell’attuale momento storico coniugare digitalizzazione, produttività, flessibilità e innovazione è la vera sfida per l’industria manifatturiera occidentale per il futuro. L’innovazione ha un costo, ma spesso offre ottimi risultati. Tornos Italia, filiale del costruttore elvetico di Mountier, ha sede a Rho, in provincia di Milano, ospita uno showroom permanente di circa 1.000 m². Qui è possibile toccare con mano i modelli per ciascuna linea di prodotto Tornos. dalle fantine mobili ai plurimandrini. Un ambiente tecnologico aperto e dinamico, adatto per confrontare soluzioni e identificare quella più adatta alle proprie necessità. In occasione dell’open house che si è svolta lo scorso ottobre, la filiale italiana è stata visitata da 260 persone che hanno approfondito con i tecnici Tornos, caratteristiche e prestazioni dei sistemi per produrre esposti. Tornos Italia non è solo una filiale commerciale, ma una struttura completa al servizio degli utilizzatori: dalla consulenza prevendita all’assistenza, fino al supporto formativo. All’evento di Tornos Italia erano presenti alcuni partner che citiamo: Renishaw, Solidcam, Iemca, Vero project, Febametal e Bellini lubrificanti. Swiss DT 7 e DT 10 rappresentano le più recenti innovazioni 2025 firmate Tornos e sono specificamente progettate per offrire soluzioni tecnologiche all’avanguardia, coniugando affidabilità, scalabilità ed efficienza nella tornitura di precisione. 7 e 10 rappresentano il diametro del passaggio barra in millimetri. Questi centri di tornitura, a 6 assi, sono compatti e supportano fino a 33 utensili compresi 8 utensili motorizzati. I sistemi sono migliorati dal comando numerico completo, consentono regolazioni efficaci e precise direttamente mediante l’interfaccia CNC Fanuc, aumentando così il comfort operativo e la facilità d’uso in caso di lavorazioni complesse in spazi ridotti, anche per lotti ridotti. I tempi ciclo possono essere ridotti fino al 10%, favorendo un sensibile incremento della produttività. Alcuni dati tecnici che caratterizzano DT 7: diametro passaggio barra 7 mm; numero di utensili massimo 33 di cui 8 motorizzati; potenza del mandrino e contromandrino 4 kW; lunghezza del pezzo standard con boccola rotante 185 mm.
La gamma Swiss XT, invece, è un abbinamento di design compatto e versatilità di lavorazione ad alte prestazioni. Le dimensioni del sistema produttivo monomandrino sono di 3.300x1.440x2.242 mm, offre tre sistemi di utensili indipendenti e opzioni di assi personalizzabili per soddisfare tutte le esigenze di precisione. Il modello XT 32 ha un diametro del passaggio barra di 32 mm e il mandrino raggiunge una velocità massima di 8.000 giri/min, la potenza è pari a 10,5 kW. L’area di lavoro di Swiss XT rende bene la concretezza del centro di tornitura: qui si coniuga precisione e versatilità. Con opzioni per 8 o 9 assi lineari, fino a 40 utensili e tre sistemi di utensili indipendenti, permettono di produrre anche i progetti più impegnativi. Dalle attività complesse a 5 assi alle operazioni di alta produttività, questa macchina è progettata per adattarsi a ogni esigenza. Le principali applicazioni di Swiss XT sono nel comparto medicale e dentale, elettronica e automotive. MultiSwiss è una linea di prodotti che colma il divario tra i centri di tornitura multimandrino e quelli monomandrino. “Oltre alla stessa facilità di programmazione e di operatività di un tornio monomandrino – commenta Daniele Piovan, di Tornos Italia -, MultiSwiss è anche cinque volte più produttivo e permette di migliorare sensibilmente la qualità della produzione”. Questa macchina permette di eseguire la lavorazione di semilavorati con un nuovo metodo. La gamma viene proposta in tre diametri: 16, 32 mm in versione 6 mandrini e 26 mm in versione 8 mandrini. Veri e propri centri di lavoro, queste macchine sono in grado di ricevere molteplici utensili, permettendo di eseguire le operazioni più avanzate. Nel dettaglio segnaliamo che MultiSwiss 8x26 permette di effettuare operazioni complesse. Ciascuna di queste può ricevere 4 utensili ciascuna. Nel caso di pezzi più semplici il numero di postazioni incrementate permette di eseguire operazioni di sgrossatura in grado di aumentare lo stato di efficienza. Il contromandrino, montato su due assi, consente di lavorare in totale autonomia con 4 utensili di cui due rotanti. Le principali applicazioni di questo multimandrino sono l’industria automotive, medicale e in tutti quei comparti dove è necessaria la miniaturizzazione e precisione.
Alcuni momenti dell’open house Tornos nella sede di Rho (MI)
50 ANNI NEL MONDO DELLA TECNOLOGIA DEL VUOTO
Non solo un anniversario, ma una festa condivisa. Vuototecnica ha celebrato i suoi 50 anni di storia con una serata di gala che ha riunito collaboratori, clienti, partner e amici, in un’atmosfera di emozione e gratitudine.
Dopo l’aperitivo di benvenuto, i saluti iniziali sono stati affidati a
Davide Bosi, sales manager dell’azienda, che ha aperto la serata con uno sguardo rivolto al futuro: “La celebrazione di questi 50 anni non rappresenta un punto di arrivo, ma una tappa del nostro continuo percorso di innovazione e crescita. Le solide radici che abbiamo costruito ci permettono di guardare avanti con fiducia e determinazione: c’è ancora molto da fare, nuove sfide da affrontare e obiettivi ambiziosi da raggiungere.”
La serata è proseguita con la proiezione di un video emozionale e una tavola rotonda che ha visto protagonisti il fondatore e Presidente Giuliano Bosi, l’ing. Marco Campanari, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, e il prof. Marco Sorelli, coautore della monografia dedicata all’azienda.
Al termine del talk, Campanari ha consegnato un riconoscimento a Giuliano Bosi, che ha ricambiato con una copia del libro “Echi e ricordi di un cuore che non ha mai battuto a vuoto”, che narra la sua storia e quella dell’azienda dalle sue origini. Nel suo intervento, il presidente Bosi ha emozionato i presenti: “Sento che questo non è solo un anniversario aziendale, ma una celebrazione della famiglia, dei valori e della tenacia che ci hanno portato fin qua.” Ha aggiunto: “Vuototecnica ha saputo superare crisi, innovare e crescere, restando fedele ai principi che io e Nadia [sua moglie] abbiamo sempre voluto trasmettere: onestà, dedizione e rispetto per chi lavora con noi e per noi. Questi valori sono il nostro vero patrimonio e sono orgoglioso di vedere che i miei figli Daniela e Davide li abbiano fatti propri, guidando l’azienda con passione e visione.” La cena di gala è stata arricchita da momenti simbolici: la consegna di riconoscimenti a due collaboratori per i 25 anni di attività e l’omaggio a tre imprenditori partner di lunga data. A tutti gli ospiti è stata donata la monografia accompagnata da una clessidra, simboli del tempo che passa e del valore che resta. Il gran finale con il buffet di dolci, il taglio della torta e i fuochi d’artificio ha suggellato una serata indimenticabile, celebrando un’impresa che guarda al futuro con la stessa passione che l’ha guidata dal 1975.
Il taglio della torta: Vuototecnica festeggia 50 anni
Un momento della serata di festeggiamenti Vuototecnica
TECNOLOGIA DALLE AZIENDE
Robot per la gestione combinata di
pallet e pezzi grezzi
Erowa presenta Robot Six, una soluzione pensata per un un mercato in continua evoluzione, caratterizzato da esigenze sempre più sofisticate, efficienza e flessibilità sono fattori decisivi per il successo a lungo termine delle aziende manifatturiere. Un sistema di automazione in grado di combinare la gestione di macchine di produzione con pallet portapezzi e la movimentazione automatizzata dei pezzi rappresenta una soluzione potente per incrementare produttività e qualità. Con l’ampliamento mirato del sistema modulare Erowa Robot Six, arricchito da un magazzino a cassetti e da una stazione di avvitatura automatica, nasce un vero e proprio sistema di movimentazione mista. Robot Six garantisce così una movimentazione precisa e un processo di produzione completamente automatizzato, efficiente e senza interruzioni. Il sistema di presa è dotato di un attacco standard Erowa per il montaggio di pinze intercambiabili per la movimentazione dei pallet, di una pinza servoassistita per pezzi grezzi/semilavorati e di un dispositivo di apertura cassetti. La configurazione personalizzata della griglia dei cassetti consente di integrare, in base alle esigenze, soluzioni dedicate sia per pezzi grezzi sia per semilavorati. Ogni cassetto può essere equipaggiato con una griglia differente, così da garantire la massima capacità e flessibilità nella gestione di pezzi di diversa tipologia.
Robot Six garantisce così una movimentazione precisa e un processo di produzione completamente automatizzato, efficiente e senza interruzioni
Soluzioni innovative per riparare batterie e sistemi e-drive dei veicoli elettrici
La gamma Loctite® di Henkel Adhesive Technologies si arricchisce di nuove soluzioni per la manutenzione dei veicoli elettrici, pensate in particolare per riparare il sistema batteria e il sistema e-drive. I nuovi prodotti per la riparazione dei veicoli elettrici si distinguono per l’elevato livello di sicurezza e affidabilità, sono facili da utilizzare perché applicabili con pochi e veloci passaggi, riducendo i tempi di attesa e aumentando la produttività in officina.
Sono corredati da istruzioni dettagliate e un’assistenza specializzata in grado di rispondere a tutte le esigenze di manutenzione relative alla mobilità elettrica.
La batteria rappresenta il cuore di ogni veicolo elettrico ed è fondamentale mantenerne l’integrità e l’efficienza. Riparare, anziché sostituire, una batteria difettosa può generare un risparmio fino al 77% sui costi e una riduzione del 91% delle emissioni di CO₂.
Le nuove soluzioni Henkel per la manutenzione dei sistemi batteria comprendono:
• il thermal gap filler Loctite® TFX 3010;
• un’ampia scelta di guarnizioni liquide Loctite.
Il sistema e-drive, ovvero il motore elettrico, sopporta elevati stress meccanici e lavora in condizioni ambientali difficili. La velocità di rotazione, che può arrivare fino a 20.000 giri/min., rappresenta la causa principale dell’usura dei cuscinetti e delle forti vibrazioni che possono comportare l’allentamento dei bulloni.
La gamma Henkel per il sistema e-drive si compone di:
• bloccanti Loctite;
• guarnizioni liquide Loctite;
• frenafiletti Loctite.
La gamma Loctite per eMobility
Precisione CNC a servizio della robotica cognitiva
Nel panorama dell’Intelligenza Artificiale applicata al settore della robotica, l’Italia si conferma tra i paesi più all’avanguardia, grazie a una serie di imprese che coniugano nel migliore dei modi ricerca, innovazione ed elevata capacità produttiva. È il caso, ad esempio, di Oversonic Robotics, azienda italiana che progetta e realizza robot umanoidi cognitivi come RoBee, l’unico robot umanoide certificato per il settore industriale e quello medico-sanitario, che rappresentano un nuovo modello per l’Industria 5.0. Per la produzione dei componenti meccanici CNC in alluminio 6082 necessari alla costruzione delle sue soluzioni, la società ha scelto di affidarsi a Weerg, il primo service online di manifattura in Italia specializzato nei settori della stampa 3D e delle lavorazioni CNC.
Le macchine di fresatura e tornitura a 5 assi Hermle C45 vengono impiegate da Weerg sia per lo sviluppo di prototipi che per la produzione in serie di lotti, lavorando materiali come l’alluminio, l’acciaio, l’ottone, il rame e numerosi tecnopolimeri. Grazie al controllo simultaneo di cinque assi di movimento, le macchine permettono di realizzare pezzi complessi e geometrie molto avanzate in un unico setup, ottimizzare la produttività eliminando la necessità di più passaggi o riposizionamenti, ma anche di garantire tolleranze estremamente strette e finiture superficiali di altissima qualità. Weerg si differenzia inoltre da tutti gli altri service online per il supporto gratuito fornito dai tecnici specializzati che operano in azienda. Gli operatori dell’azienda, infatti, oltre a controllare i file ricevuti e contattare il cliente in caso di errori, possono fornire il proprio supporto nella scelta del materiale più adeguato a ogni tipo di esigenza. Un elemento che, unito alla precisione assoluta che caratterizza le lavorazioni CNC di Weerg, alla scalabilità immediata, alla consegna puntuale e tracciata, e alla produzione 100% italiana, ha permesso a Oversonic Robotics di rispettare tutte le scadenze di sviluppo e di integrare le componenti CNC Weerg nei propri robot umanoidi senza alcuna revisione o ritardo.
di fresatura e tornitura a
di prototipi che per la produzione in serie di lotti
Testa angolare indexata
Alberti Umberto ha presenta la nuova versione della testa angolare indexata, nata per eseguire lavorazioni su più direzioni, in altri termini, per poter ruotare e posizionare il portautensile della testa su 360° in modo automatico. Rispetto alla precedente versione, quella presentata in fiera ha l’integrazione con l’encoder della macchina, solitamente destinato alla funzione di cambio utensile, ma in questo caso utilizzato anche per il posizionamento angolare della testa. Tutte le fasi operative – dall’indexaggio alla verifica del corretto posizionamento – sono infatti monitorate in tempo reale attraverso un sistema intelligente di sensori interni, che rilevano la posizione dei cinematismi, e un trasmettitore esterno, che invia i dati a una centralina ricevente.
Soluzioni di controllo PC-based
Beckhoff Automation presenta l’intera gamma di soluzioni di controllo PC-based per il settore delle macchine utensili. In particolare, una nuova soluzione HMI basata sul web per macchine CNC per simulare la lavorazione dei pezzi utilizzando dati in tempo reale, completamente integrata nel noto ecosistema HMI TwinCAT. Offre un facile accesso a progetti HMI all’avanguardia, pur mantenendo la massima flessibilità. Altri punti salienti sono stati i panel PC e i panel PC della gamma NEXT a costi ottimizzati, nonché il sistema di automazione senza quadro elettrico MX-System di Beckhoff. Beckhoff continuerà a impegnarsi nella fornitura di soluzioni di automazione basate sull’intelligenza artificiale, ad esempio con il TwinCAT co-agent, che porta l’ingegneria di controllo a un livello superiore, integrando senza problemi tecnologie all’avanguardia direttamente nei progetti TwinCAT.
Le macchine
5 assi Hermle C45 vengono impiegate da Weerg sia per lo sviluppo
La nuova testa angolare indexata integrata con l’encoder della macchina utensile
Beckhoff Automation ha presentato una nuova soluzione HMI basata sul web per macchine CNC
Centro di lavoro multifunzionale
Frutto della sinergia tra le competenze delle filiali italiane Emco, Emco Mecof ed Emco Famup, Umill 1000 rappresenta un’evoluzione tecnica logica del collaudato modello Umill 750. Il progetto è stato sviluppato come risposta concreta alle esigenze del mercato in termini di elevata produttività, flessibilità applicativa e facile integrazione nelle linee di produzione automatizzate. La struttura a portale altamente rigida, realizzata in ghisa e acciaio saldato, garantisce un’eccellente stabilità termica e consente di eseguire operazioni combinate di tornitura e fresatura su un’unica macchina. Grazie alle guide a rulli da 55 mm sugli assi X e Y e agli azionamenti diretti sugli assi lineari, oltre ai motori torque sugli assi A e C, questo centro di lavoro universale assicura una lavorazione precisa anche con pezzi complessi. Gli ampi campi di lavoro (900 mm in X, 1.000 mm in Y e 700 mm in Z), la grande corsa di rotazione dell’asse A (+/- 125°) e una capacità di carico fino a 1.000 kg completano il profilo della macchina.
L’elettromandrino con 15.000 giri/min e una coppia massima di 138 Nm, per una potenza di 38 kW, con interfaccia HSK-A63 di serie, consente un’asportazione di truciolo efficace e finiture superficiali di alta qualità.
Il magazzino utensili dell’UMILL 1000 è equipaggiato di serie con 30 postazioni, espandibili a 60 o 90 a seconda delle esigenze, con cambio rapido e gestione random per ottimizzare i tempi e aumentare l’autonomia operativa. Altri tipi di magazzino sono disponibili su richiesta.
Nonostante gli ampi campi di lavoro, il design rimane modulare e compatto, permettendo di lavorare in un solo bloccaggio pezzi complessi con diametro fino a 1.000 mm, altezza fino a 600 mm e peso massimo di 1.000 kg. Il design ergonomico e le numerose opzioni di personalizzazione dell’Umill 1000 consentono una facile integrazione di sistemi automatizzati, una gestione ottimale dell’evacuazione truciolo e una manutenzione agevole – fattori essenziali negli ambienti produttivi intensivi delle aziende orientate al futuro.
Grazie alle righe ottiche di serie sugli assi lineari e ai sistemi di misura diretta sugli assi rotativi, Umill1000 garantisce tolleranze minime e un’eccellente qualità superficiale. Gli azionamenti diretti sugli assi X e Y consentono elevate accelerazioni (6 m/s²) e velocità di avanzamento rapide (50 m/min), assicurando la massima precisione e dinamica di movimento. Umill 1000 è disponibile con le più recenti tecnologie di controllo Siemens (Sinumerik ONE) o Heidenhain (TNC7). Il pannello di controllo, ergonomico, inclinabile e orientabile in avanti, garantisce condizioni di lavoro ottimali per l’operatore.
Per informazioni: www.emco-world.com
Teste di fresatura a due assi
Technai presenta alcuni modelli di teste di fresatura a due assi.
TCH-30 N è la taglia “L” della gamma e permette di integrare un mandrino con corpo fino a 315mm di diametro e coppia nel range tra 200 e 300 Nm
TCH-30 N copre un ampio campo di lavorazioni sia di sgrossatura che di finitura ed è adatta ai settori di meccanica generale, stampi, turbine, aeronautica.
Il progetto integra le ultime funzionalità comuni all’intera linea di prodotto, in particolare:
• flessibilità nella scelta dell’elettromandrino da montare;
• precisione geometrica e accuratezza di posizionamento superiori, con registrazione semplice e intuitiva della geometria degli assi;
• nuovi encoder assoluti EnDat 2.2;
• potenti dispositivi di bloccaggio idraulico per gli assi, esenti da distorsioni;
• facilità di manutenzione e affidabilità operativa.
simultanei
TCH-30 N è la taglia L di teste di fresatura a due assi di Technai
Fresatrici a portale
Soraluce presenta in anteprima mondiale la nuova testa a forcella, l’ultima innovazione nella lavorazione a 5 assi. Questa testa di nuova generazione stabilisce nuovi standard in termini di flessibilità operativa, precisione e stabilità.
Progettata per offrire prestazioni eccezionali su geometrie complesse, la testa si integra perfettamente con le macchine della Dynamic Line. Sviluppata per soddisfare le esigenze dei settori aerospaziale e stampi, consente una lavorazione precisa, stabile ed efficiente anche su contorni intricati e superfici difficili da raggiungere.
Dispone di una configurazione a 5 assi con motori torque a trasmissione diretta, per movimenti fluidi, senza giochi. Il design completamente raffreddato a liquido assicura la stabilità termica, mentre gli encoder ottici ad alta precisione garantiscono un feedback accurato sulla posizione angolare, anche in lavorazioni prolungate ad alta velocità.
Con potenza fino a 100 kW e velocità del mandrino fino a 30.000 rpm, è adatta sia a lavorazioni gravose che ad alta velocità. Sono disponibili anche elettromandrini ad alta frequenza per applicazioni su materiali specifici.
Progettata per garantire prestazioni meccaniche elevate e massima stabilità termica, la nuova testa tipo forcella amplia la versatilità operativa, consentendo di lavorare con sicurezza materiali complessi come titanio e leghe di nichel.
Offrono capacità di taglio ad alta velocità, precisione eccezionale e capacità di lavorazione su larga scala, supportate dall’esperienza consolidata dell’azienda e da tecnologie all’avanguardia. Le macchine raggiungono velocità degli assi fino a 60.000 mm/min e accelerazioni di 4 m/s². Le teste a 5 assi, innovative, possono raggiungere velocità di rotazione del mandrino fino a 30.000 rpm per una lavorazione rapida e precisa.La precisione è ulteriormente garantita da sistemi di stabilità termica, cinematiche calibrate e tecniche avanzate di finitura ad alta velocità, offrendo qualità superficiale eccezionale senza compromessi sulla precisione.
Con teste di fresatura fino a 73 kW di potenza e 2.000 Nm di coppia, e tecnologie intelligenti di smorzamento come DAS+ e DWS, la linea Dynamic garantisce lavorazioni affidabili ad alte prestazioni anche nelle condizioni più impegnative.
NUTENZIONE DI VEIC
Cabine di saldatura laser
Tecnopiù presenta una nuova cabina di saldatura laser TP Weld che, grazie a innovative tecnologie e all’impiego di materiali di alta qualità, offrono una protezione totale per questa tipologia di saldatura. Le cabine Tecnopiù sono la soluzione ideale per ogni realtà produttiva che desidera abbinare efficienza, flessibilità e massima sicurezza. Sono progettate seguendo i più rigorosi standard internazionali e sono certificate CE, garantendo conformità e affidabilità. Le cabine sono verniciate con polveri epossidiche che assicurano una durata e resistenza eccezionali nel tempo. Ogni dettaglio è studiato per offrire una protezione impareggiabile durante i processi di saldatura laser. Disponibili in diverse dimensioni, le cabine TPWeld sono modulari e scalabili. Questo significa che è possibile personalizzarle e aumentarne le dimensioni semplicemente aggiungendo nuovi pannelli, adattandosi perfettamente alle esigenze specifiche del cliente e della produzione. Principali caratteristiche tecniche di TP Weld:
• Quadro elettrico con controllo a bassissima tensione.
• Lampada di segnalazione.
• Kit illuminazione con lampada a LED.
• Alimentazione cabina tramite spina fissa 5 poli 32°, trifase + neutro + terra.
• Finestra di ispezione dalle dimensioni di 200x300x3,30mm, con vetro AC Green specifico per laser.
• Dispositivo di interblocco per l’apertura della porta, per garantire la massima sicurezza durante l’operatività.
• Lamiera verniciata in RAL 7011 come standard. A richiesta, è disponibile la verniciatura con colori dell’intera gamma RAL.
• Marcatura CE secondo le normative CEI EN 60825-4 Ed. 2007 e CEI EN 60204-1 Ed. 2018.
La nuova testa a forcella Soraluce che si integra perfettamente con le macchine della Dynamic Line
Tp weld: La nuova cabina di saldatura laser TP Weld di Tecnopiù
PANORAMA
Presse elettromeccaniche
Nuove presse elettromeccaniche da 75 e 100 tonnellate ampliano la gamma di Fervi, azienda modenese punto di riferimento nella fornitura di macchine utensili, utensileria e attrezzature professionali per il settore MRO (Maintenance, Repair, and Operations) e il fai-da-te evoluto.
I nuovi modelli elettromeccanici da 75 tonnellate (Art. P001/75EP230V e P001/75EP400V) e 100 tonnellate (Art. P001/100EP230V e P001/100EP400V) saranno disponibili nelle versioni con motore 230V o 400V. Queste nuove soluzioni sono progettate per garantire potenza, precisione e affidabilità in una vasta gamma di applicazioni nei processi produttivi dei settori meccanico, automotive, elettronico e manifatturiero.
Le presse sono dotate di comando a leva azionabile con una sola mano, assicurando praticità e sicurezza durante l’utilizzo. La struttura in acciaio, robusta e compatta, unita a un’area di lavoro ampia — fino a 820 x 690 mm per il modello da 100 tonnellate - le rende ideali per applicazioni intensive e per lavorazioni di componenti di varie dimensioni.
Completano l’elenco dei vantaggi: il motore elettrico ad alta efficienza, il pistone carrellato, i sistemi di sicurezza integrati, la verniciatura a polvere e il piano regolabile con sollevamento a catene che consente di adattare la macchina a diverse tipologie di operazioni.
Con questa nuova linea, Fervi consolida la propria posizione sul mercato, offrendo soluzioni avanzate, per un’industria sempre più orientata all’efficienza ma, allo stesso tempo, robuste e progettate per durare nel tempo.
Per informazioni: www.fervi.com
Maschio a rullare per acciai fino 40 HRc
Ehrz è l’innovativo maschio a macchina a rullare di Yamawa che definisce nuovi standard applicativi nella filettatura di acciai di media durezza, in tutte le lavorazioni che richiedono filetti più precisi e con finitura superficiale elevata senza le problematiche legate alla produzione di trucioli. Parte della serie Z-Pro di maschi ad alte prestazioni, Ehrz è un maschio estremamente evoluto, progettato per realizzare filettature per deformazione in acciai con durezza fino a 40 HRC e acciaio inossidabile.Yamawa ha studiato per il maschio Ehrz un esclusivo profilo dei lobi che, combinato allo speciale rivestimento, massimizza i vantaggi del trattamento superficiale. Il momento torcente si riduce notevolmente garantendo una lunga vita utensile e filettature precise. Le gole, leggermente più ampie rispetto ai convenzionali maschi a rullare, consentono maggiore adduzione di lubrificante con conseguente miglioramento della lubrificazione e miglior raffreddamento dell’utensile; nel complesso, è migliore la resistenza all’usura. Grazie al substrato ottimizzato, in HSS-Co, combinato al rivestimento sviluppato da Yamawa, gli Ehrz assicurano prestazioni eccezionali nella rullatura di acciai di media durezza fino a 40 HRC e di acciai inossidabili. Test condotti in officina mostrano in modo chiaro l’efficienza di questo nuovo prodotto. Ad esempio, nella filettatura di un 42CrMo4 temprato con durezza 40 HRC, il momento torcente misurato per Ehrz è risultato notevolmente più basso rispetto a quello di un maschio a rullare convenzionale nelle stesse condizioni applicative. Mentre nel prodotto convenzionale i primi segni di usura compaiono dopo 900 fori, l’innovativo maschio Yamawa è ancora in grado di lavorare dopo 1600 fori.Ehrz è già disponibile a stock con filettatura metrica nei diametri M3÷M16 e MF8x1÷MF16x1.5.
Per informazioni: www.yamawa.eu
Ehrz è un maschio estremamente evoluto, progettato per realizzare filettature per deformazione in acciai con durezza fino a 40 HRC e acciaio
Nuove presse elettromeccaniche da 75 e 100 tonnellate ampliano la gamma di Fervi
Automazioni avanzate su misura
In occasione di EMO 2025, Mitsubishi Electric ha presentato le sue soluzioni di automazione avanzate e su misura, progettate per rispondere perfettamente alle esigenze specifiche di ogni cliente, ponendo l’attenzione su concetti di macchina capaci di armonizzare prestazioni tecniche d’eccellenza e redditività economica. Grazie alla perfetta integrazione dei sistemi CNC con soluzioni robotiche opzionali, l’azienda ha permesso ai produttori di macchine utensili di implementare strategie di produzione altamente produttive ed eccezionalmente efficienti in termini di costi. Tra i punti salienti della presenza in fiera, Mitsubishi Electric ha valorizzato la partnership con Anderson Europe, che ha presentato ProSys ADV+, una fresatrice multiasse ad alta precisione costruita su una base in granito naturale e progettata per un’ampia gamma di applicazioni di microlavorazione. ProSys ADV+ ha offerto grande flessibilità grazie alla rapida conversione da tre a cinque assi, mentre gli azionamenti diretti su tutti gli assi hanno garantito un’accuratezza dei contorni superiore e una precisione di lavorazione costante. Per massimizzare il potenziale di automazione, la macchina ha integrato un robot Melfa verticale RV-7FRM di Mitsubishi Electric, che ha operato in modo asincrono rispetto al processo di lavorazione gestendo utensili e pezzi tramite pallet e trasferendoli in maniera fluida tra il magazzino ProTool integrato e l’area di lavoro. Il controllo diretto dal sistema CNC tramite la funzione DRC ha assicurato un funzionamento intuitivo e una perfetta integrazione nel sistema. Mitsubishi Electric ha inoltre presentato la sua ampia gamma di sistemi HMI, progettati per migliorare significativamente l’usabilità dei CNC attraverso la riduzione della complessità, l’aumento della flessibilità e il miglioramento della stabilità dei processi, garantendo un funzionamento efficiente anche in contesti produttivi con risorse umane limitate. L’azienda ha continuato a guidare l’innovazione nell’automazione, enfatizzando la facilità d’uso e lo sviluppo di interfacce scalabili su misura per applicazioni specifiche e, attraverso tecnologie flessibili e concetti orientati al futuro, ha supportato i clienti nella realizzazione di sistemi di automazione efficienti e intelligenti, pronti ad affrontare le sfide di domani.
Per informazioni: https://it.mitsubishielectric.com
Rivettatrici: nuovo catalogo
Rivit arricchisce i propri strumenti di vendita con una nuova brochure interamente dedicata alle rivettatrici oleopneumatiche e a batteria, pensata per rendere la scelta dell’utensile più semplice, rapida e precisa. All’interno della guida, si trovano rivettatrici per rivetti a strappo e inserti filettati, messe a confronto attraverso schemi chiari e intuitivi: una panoramica completa che permette, in pochi passaggi, di individuare la soluzione più adatta alle proprie esigenze operative. Disponibile in versione italiana o inglese, la nuova brochure si presenta come uno strumento pratico e leggero da consultare, pensato per guidare il cliente in ogni fase del processo di scelta.
La gamma proposta da Rivit copre rivettatrici oleopneumatiche, a batteria e sistemi automatici, tutti disponibili in pronta consegna e in promozione fino a fine 2025. Un’offerta ampia e completa che consolida il ruolo di Rivit come punto di riferimento per il mondo del fissaggio professionale.
Con questa nuova pubblicazione, Rivit ribadisce il proprio impegno nel fornire strumenti efficaci e aggiornati per migliorare l’esperienza d’acquisto e supportare i propri clienti grazie agli oltre 50 anni di esperienza nel settore.
Per informazioni: www.rivit.it
DRC_Direct Robot Control di Mitsibishi Electric
Rivit arricchisce i propri strumenti di vendita con una nuova brochure interamente dedicata alle rivettatrici oleopneumatiche e a batteria
PANORAMA
Rettificatrici
Rosa Ermando, eccellenza italiana nel campo della rettifica e conosciuta nel mondo per i brand Rosa GrindTech e Favretto GrindTech, è tornata a EMO Hannover 2025 ribadendo il proprio impegno nel semplificare il lavoro dei clienti e trasformare le sfide quotidiane in soluzioni concrete, accessibili e sostenibili. La strategia dell’azienda si è sviluppata su tre pilastri: presenza globale, intelligenza digitale e continuità.
La dimensione internazionale ha permesso a Rosa Ermando di intercettare esigenze diverse e trasformarle in valore, mantenendo al tempo stesso un’identità locale capace di adattare l’esperienza globale alle necessità dei singoli clienti. Una rete di partnership in Europa, Stati Uniti, Canada, Messico, India e Cina ha garantito interlocutori qualificati in grado di facilitare dialogo e personalizzazioni.
Parallelamente, l’azienda ha puntato su macchine più intelligenti e indipendenti, sviluppando GrindTech-Service+, un insieme di soluzioni digitali pensate per supportare l’operatore e ridurre la complessità d’uso. I sistemi integrabili sulle rettificatrici Rosa GrindTech e Favretto GrindTech hanno analizzato i dati macchina anticipando anomalie, assicurando retrocompatibilità e creando un patrimonio digitale utile alla manutenzione e alla gestione. All’interno della stessa piattaforma è stata introdotta una soluzione per il monitoraggio del costo energetico di ogni ciclo, così da individuare la strategia più efficiente e sostenibile. Sensori scalabili e poco invasivi hanno reso il sistema adatto sia a macchine nuove sia esistenti. In ottica di continuità, l’azienda ha valorizzato anche revisione e retrofit, estendendo la vita utile delle rettificatrici.A EMO 2025 sono state presentate tre soluzioni rappresentative della visione GrindTech – Rosa GrindTech Steel, Rosa GrindTech Silver e Favretto GrindTech MR80 – progettate per garantire precisione, affidabilità e flessibilità in diversi settori. L’azienda ha infine offerto ai clienti la possibilità di scegliere tra CNC Siemens o Fanuc, assicurando la massima libertà nella configurazione degli impianti.
Per informazioni: www.rosa.it
Robot industriale a 6 assi
Yaskawa annuncia l’introduzione del nuovo robot industriale a 6 assi Motoman GP10, un modello che arricchisce e consolida la rinomata serie GP (General Purpose), celebre per la sua versatilità, velocità e precisione. I robot a 6 assi Motoman Yaskawa della serie GP si distinguono da sempre per la loro compattezza, l’alta ripetibilità e l’ampia gamma applicativa, con modelli che spaziano da 4 a 600 kg di carico utile. Il nuovo GP10 si inserisce perfettamente in questa filosofia, offrendo una capacità di carico fino a 10 kg e uno sbraccio di 1.101 mm.
Inoltre, questo robot è stato progettato per eccellere in compiti che richiedono una grande accuratezza, come l’assemblaggio, la movimentazione generale, l’asservimento di macchine utensili CNC e il packaging. La sua elevata ripetibilità di ±0,015 mm garantisce risultati costanti e affidabili in ogni ciclo di lavoro. Come per gli altri modelli della serie GP, anche nel caso di Motoman GP10 l’ingombro ridotto e il braccio sottile riducono lo spazio d’installazione, aumentando la flessibilità. Questo design compatto si combina con elevate prestazioni di movimento, frutto di un servoazionamento ad alta inerzia di nuova concezione. Un elemento chiave del GP10 è l’integrazione avanzata: è dotato di un cavo Ethernet integrato (compatibile con Cat6A) che semplifica il collegamento di strumenti smart come pinze intelligenti e sistemi di visione, eliminando la necessità di pacchetti multimediali esterni. I cavi multimediali sono integrati all’interno del braccio, dall’ AX 1 al AX 4. Il robot è compatibile con i controller Motoman YRC1000 o YRC1000micro. Per chi si avvicina per la prima volta alla robotica, lo Smart Pendant offre un’interfaccia intuitiva, mentre il teach pendant tradizionale fornisce opzioni di programmazione avanzate per gli utenti esperti. Con un grado di protezione IP67, Motoman GP10 è costruito per resistere agli ambienti di produzione più gravosi, rendendolo una soluzione robusta e affidabile per un’ampia gamma di settori.
Per informazioni: www.yaskawa.it
A EMO 2025 sono state presentate tre soluzioni rappresentative della visione GrindTech – Rosa GrindTech Steel, Rosa GrindTech Silver e Favretto GrindTech MR80
Yaskawa annuncia l’introduzione del nuovo robot industriale a 6 assi Motoman GP10, un modello
Precisione di una macchina utensile e agilità di un robot
La strategia di Danobat è sempre stata fondata sulla diversificazione tecnologica, di mercato e di settore, sostenuta da un forte impegno nell’innovazione. L’ingresso nel campo della robotica rappresenta un’evoluzione naturale nel percorso dell’azienda come costruttore di soluzioni avanzate per macchine utensili. Da un lato, i clienti richiedono sempre più sistemi produttivi flessibili e adattabili. Dall’altro, combinando la profonda competenza di Danobat nelle macchine ad alta precisione con lo sviluppo di architetture a braccio articolato, è emersa un’opportunità chiara: superare le prestazioni dei robot industriali convenzionali. Con questa visione, Danobat ha sviluppato un approccio unico che integra la rigidità e la precisione delle macchine utensili con la versatilità della robotica, aprendo nuove possibilità nell’automazione avanzata e nella produzione intelligente. La gamma di robot dBOT, con una capacità di carico massimo di 700 kg e una portata operativa di 3,5 m, rappresenta una vera svolta nella produzione avanzata. Il suo design permette di eseguire operazioni precedentemente fuori dalla portata dei robot industriali convenzionali, combinando precisione, ripetibilità e dinamica in un’unica soluzione.
Grazie alla capacità di seguire traiettorie complesse con fino a tre volte la precisione delle soluzioni attuali, dBOT apre nuovi orizzonti sia nella lavorazione ad alta complessità e nella produzione additiva, raggiungendo livelli di accuratezza finora impensabili in ambito robotico.
dBOT Danobat apre nuovi orizzonti sia nella lavorazione ad alta complessità e nella produzione additiva
Nuovo telaio per il trasporto e il montaggio
delle catene portacavi preassemblate
igus ha sviluppato eco-rack readychain, un innovativo telaio per il trasporto e il montaggio delle catene portacavi preassemblate
Alla luce del crescente volume di traffico di camion sulle strade di tutta Europa, l’ottimizzazione dello spazio di carico sta diventando una questione cruciale. Partendo da questa premessa, igus ha sviluppato eco-rack readychain, un innovativo telaio per il trasporto e il montaggio delle catene portacavi preassemblate. Costituito da pannelli multiplex in legno di betulla, si distingue dai classici telai metallici perché può essere smontato senza richiedere l’utilizzo di attrezzi. Inoltre, durante il viaggio di ritorno, permette di risparmiare fino all’88% del volume di trasporto originale, riducendo di conseguenza i costi e le emissioni di CO₂. L’ecorack è disponibile fin da subito per i clienti del servizio readychain offerto da igus.
Sono ormai diventati uno spettacolo comune sulle autostrade di tutta Europa convogli di autocarri che intasano la corsia di destra per diversi chilometri. Uno scenario che ha anche importanti ricadute ambientali. Non stupisce, quindi, che ogni azienda consideri lo spazio di trasporto degli autocarri come una risorsa preziosa, da sfruttare al meglio per ridurre il numero e il volume delle consegne. Ed è proprio con questo scopo che igus ha sviluppato l’eco-rack readychain, il nuovo tipo di telaio di trasporto “a rendere” che può essere utilizzato per ridurre il volume e i costi di consegna su gomma delle catene portacavi preassemblate.
Per la presentazione ufficiale di questa innovativa soluzione, igus ha scelto EMO 2025, la principale fiera internazionale dedicata alle macchine utensili e ai centri CNC. Proprio questo settore, infatti, rappresenta ad oggi uno dei principali ambiti di utilizzo delle soluzioni readychain preassemblate firmate dallo specialista delle motion plastics.
Unità di filtrazione centralizzata per nebbie oleose
Grazie alla sua modularità, Zefiro, presentato da Losma a EMO 2025, è l’unità filtrante ideale per tutte le lavorazioni meccaniche. La sua configurazione, il livello di filtrazione da raggiungere e le volumetrie da trattare dell’impianto, sono tutte componenti modulabili, a seconda delle esigenze del cliente. I filtri in nano-fibra sintetica consentono di raggiungere un grado di efficienza di filtrazione F9 – efficienza ISO ePM1 dell’80% (secondo normativa ISO 16890). Mentre, aggiungendo un Filtro HEPA H13 opzionale, si riesce a raggiungere una filtrazione assoluta, pari al 99,95% (secondo norma EN 1822). Zefiro è attualmente disponibile in due taglie di grandezza, con portate da 4.000 e da 6.000 m3/h ed è dotato di serie di un manometro che rileva l’intasamento dei filtri. Questa unità di filtrazione ha in dotazione la seguente sequenza dei filtri:
• separatore di gocce in PVC lavabile;
• G2 metallico, cella metallica lavabile con media filtrante in maglia d’alluminio. Efficienza ISO Coarse del 30% secondo normativa ISO 16890;
• G4 sintetico, cella filtrante lavabile in poliestere con efficienza ISO Coarse dell’80% secondo normativa ISO 16890;
• F9 in nanofibre sintetiche con efficienza ISO ePM1 dell’80% secondo normativa ISO 16890;
• filtro Hepa H13 in microfibra di vetro, in grado di garantire un’efficienza di filtrazione fino al 99,95%, secondo norma EN 1822
Grazie al suo assetto verticale, Zefiro è componibile e modulabile in base alle necessità di portata e grado di filtrazione che l’impianto devo raggiungere. L’ufficio tecnico di Losma, è in grado di customizzare la macchina in base alle reali e misurate esigenze del cliente. Se accessoriato con alcuni strumenti opzionali che Losma mette a disposizione, Zefiro è già predisposto per essere configurato in pieno dentro le logiche di Industry 4.0 e 5.0.
Nuovo soffietto per macchine utensili
PEI presenta il nuovo soffietto con lamelle Unique Steel Cover EVO, caratterizzato da un pacco chiuso ridotto del 40% rispetto ai soffietti tradizionali. Questa soluzione rappresenta un’evoluzione significativa in termini di efficienza e compattezza, rispondendo alle crescenti esigenze del mercato in termini di ottimizzazione degli spazi e delle performance operative. Il pubblico di EMO ha accolto la novità con grande interesse, mostrando particolare apprezzamento per l’innovazione tecnica e per la capacità di adattarsi alle necessità produttive contemporanee.
Particolarmente adatto alle configurazioni di scudi X-Y, Unique Steel Cover EVO offre un’eccellente resistenza ai trucioli con un ingombro minimo: a pacco chiuso misura il 40% in meno rispetto ai soffietti tradizionali, risultando il prodotto più adatto ad applicazioni con spazi particolarmente ridotti.
Il nuovo soffietto ha inoltre un’anima green: è costruito con materiali riciclabili al 90%, senza l’utilizzo di colle e solventi e, grazie alla sua leggerezza, consente un notevole risparmio energetico durante la movimentazione.
Losma presenta Zefiro, l’unità filtrante ideale per tutte le lavorazioni meccaniche
Foto Unique Steel Cover EVO: Il nuovo soffietto con lamelle
Unique Steel Cover EVO di PEI
BARRIERE E CATENE PORTACAVI
DALLA SICUREZZA DELL’OPERATORE ALLA CONTINUITÀ
DEL PROCESSO: TECNOLOGIE
COMPLEMENTARI PER LA FABBRICA
DEL FUTURO
IIn un contesto manifatturiero sempre più automatizzato e interconnesso, la protezione delle persone e la continuità operativa degli impianti sono due facce della stessa medaglia. La sicurezza delle macchine utensili e la corretta gestione dei cavi in movimento rappresentano elementi essenziali per garantire prestazioni elevate, efficienza energetica e riduzione dei fermi impianto.
Tra le soluzioni più diffuse si distinguono due famiglie tecnologiche complementari: da un lato le barriere e protezioni di sicurezza, che salvaguardano l’operatore e delimitano le zone di rischio; dall’altro le catene portacavi, che assicurano l’integrità e la funzionalità dei sistemi di alimentazione e la trasmissione del movimento. Entrambe condividono una comune evoluzione verso l’intelligenza integrata, la modularità e la sostenibilità, principi cardine della moderna industria 4.0.
Barriere di sicurezza: dalla protezione alla produttività
Nell’industria delle macchine utensili, la sicurezza non dipende da un’unica tecnologia ma da un insieme di dispositivi complementari. Le barriere fotoelettriche, le barriere ottiche multiraggio e le protezioni
perimetrali modulari costituiscono i principali sistemi per garantire la protezione dell’operatore e il controllo dell’accesso alle aree di rischio. La scelta della soluzione più adatta varia in funzione della tipologia di macchina, della frequenza di intervento dell’operatore e del livello di rischio da mitigare.
Le barriere ottiche e fotoelettriche sono ideali quando è richiesta un’interazione frequente con la macchina: grazie ai raggi infrarossi, creano un campo di protezione continuo che arresta automaticamente il movimento pericoloso in caso di intrusione. Le protezioni perimetrali, invece, forniscono una difesa fisica costante, impedendo l’accesso non autorizzato e delimitando l’area di lavoro con strutture resistenti, modulari e conformi alle norme vigenti. In molti casi, queste tecnologie vengono combinate per ottenere una sicurezza multilivello, in grado di garantire protezione, ergonomia e continuità operativa.
Funzioni avanzate e intelligenza integrata
Le barriere fotoelettriche di ultima generazione integrano logiche evolute come muting, blanking e cascading, che permettono di adat-
tare il comportamento del sistema alle condizioni operative. Il muting consente il passaggio controllato dei materiali senza disattivare la protezione; il blanking esclude singoli raggi in presenza di elementi fissi; il cascading collega più dispositivi per coprire aree estese riducendo cablaggi e ingombri. Queste funzioni rendono le barriere più “collaborative”, capaci di conciliare sicurezza e produttività.
La tendenza più recente è quella verso la sicurezza intelligente, con sensori in grado di distinguere automaticamente persone e materiali in movimento e di comunicare dati diagnostici tramite IO-Link, NFC o interfacce RS-485. In questo modo, la sicurezza si trasforma in una funzione predittiva: il sistema non solo protegge, ma supporta la manutenzione, segnalando anomalie o usura prima che si traducano in fermo impianto.
Robustezza, integrazione e sicurezza funzionale
La componente meccanica resta determinante anche per le barriere elettroniche, progettate per operare in ambienti gravosi con gradi di protezione fino a IP67G e IP69K, resistenza agli urti fino a 50 g e totale assenza di “dead space”. Profili compatti e supporti regolabili ne semplificano l’integrazione a bordo macchina, anche in spazi ridotti o su linee robotizzate complesse. La solidità costruttiva e la stabilità ottica assicurano funzionamento affidabile anche in presenza di vibrazioni, polveri o agenti contaminanti, contribuendo a ridurre i fermi non programmati. Le barriere fotoelettriche e ottiche, classificate tra i dispositivi di protezione elettrosensibili (ESPE), sono conformi alla EN/IEC 61496 e ai livelli di sicurezza funzionale PL (EN ISO 13849-1) e SIL (EN/IEC 62061). Questi standard ne consentono l’integrazione diretta nei sistemi di controllo macchina, garantendo risposta immediata e affidabilità coerente con la valutazione del rischio. La sicurezza è oggi una funzione di sistema: dispositivi ottici, controlli logici, protezioni fisiche e formazione del personale operano in sinergia per creare ambienti produttivi più sicuri ed efficienti. Le barriere fotoelettriche diventano così componenti intelligenti di un ecosistema integrato, capace di coniugare sicurezza, produttività e sostenibilità.
Protezioni perimetrali: sicurezza strutturale e modularità
Le protezioni perimetrali completano il sistema di sicurezza offrendo una barriera fisica resistente e adattabile ai diversi layout industriali. Realizzate con pannelli in rete metallica o lamiera, montanti e sistemi di fissaggio rapidi, consentono di delimitare in modo permanente le aree a rischio, garantendo una protezione continua contro l’accesso non autorizzato. La loro modularità permette di modificare e ampliare le strutture direttamente in opera, mentre la visibilità offerta dalle maglie a geometria ottimizzata consente di controllare agevolmente il processo produttivo.
La conformità alla EN ISO 14120, norma di riferimento per i requisiti costruttivi delle protezioni fisse e mobili, assicura resistenza agli urti e durata nel tempo anche in ambienti difficili, caratterizzati da umidità o presenza di agenti chimici. Le protezioni perimetrali si integrano con le soluzioni elettroniche – come barriere ottiche, sensori o interruttori di sicurezza sulle porte – dando vita a sistemi coordinati che uniscono protezione fisica e controllo elettronico. Questo approccio modulare e integrato consente di garantire un livello di sicurezza elevato senza compromettere ergonomia e accessibilità, rispondendo alle esigenze di un’industria sempre più automatizzata
e conforme ai più recenti standard europei.
Catene portacavi: continuità e sostenibilità nel movimento
Le catene portacavi hanno la funzione di guidare e proteggere cavi e tubazioni che si muovono in sincronia con assi, robot o carrelli, evitando torsioni, abrasioni e rotture. In un impianto di lavorazione meccanica, dove i movimenti sono continui e ripetuti milioni di volte, queste componenti garantiscono la trasmissione sicura dell’energia e dei dati, mantenendo inalterate le prestazioni del sistema.
Design modulare e materiali evoluti
Le catene moderne sono progettate per unire robustezza, silenziosità e facilità di installazione. Le strutture modulari in poliammide, alluminio o acciaio inox permettono di adattarsi a ogni applicazione: lineare, circolare o combinata. Sistemi a rulli, cuscinetti ammortizzanti e collegamenti rinforzati riducono vibrazioni, attriti e rumore, aumentando la durata utile e la stabilità della corsa anche su tratte di centinaia di metri. L’attenzione alla sostenibilità ha introdotto l’uso crescente di materiali riciclati e processi produttivi a basso impatto ambientale: oggi oltre il 40% delle catene high-performance può essere realizzato con polimeri riciclati, riciclabili a fine vita al 100%.
Manutenzione intelligente
Un altro fronte di innovazione riguarda la manutenzione. Indicatori di stato meccanici o sensori integrati consentono di verificare a colpo d’occhio il grado di usura della catena e pianificare interventi mirati. Soluzioni basate su codici colore o sistemi smart di monitoraggio riducono i fermi imprevisti e semplificano la gestione delle risorse, democratizzando il concetto di manutenzione predittiva. La diagnostica distribuita – anche senza elettronica – rende accessibile la manutenzione intelligente anche alle piccole e medie imprese, garantendo continuità produttiva e riduzione dei costi operativi.
Digitalizzazione e configurazione personalizzata
Nell’ottica della servitizzazione, i principali fornitori offrono sistemi portacavi integrati “plug & play”, comprensivi di catene, cavi e connettori, pronti all’installazione e collaudati. Configuratori digitali online consentono di selezionare in pochi passaggi i componenti ottimali, simulare movimenti e ricevere layout personalizzati. Questa evoluzione trasforma la catena portacavi da semplice elemento meccanico a componente ingegnerizzato, parte di un ecosistema connesso che unisce progettazione, servizio e sostenibilità.
Un’industria sicura è un’industria efficiente
Barriere di sicurezza e catene portacavi sono elementi complementari di un’unica visione industriale: impianti capaci di coniugare protezione, efficienza e sostenibilità. Le prime tutelano le persone, le seconde assicurano la continuità dei sistemi. Entrambe evolvono verso soluzioni intelligenti e modulari, in linea con i principi dell’Industria 4.0 e della produzione sostenibile. Nel mondo delle macchine utensili, dove precisione e affidabilità sono essenziali, queste tecnologie costituiscono la base della fabbrica del futuro: più sicura, connessa e competitiva. Nel dossier che segue, alcune delle principali aziende del settore presentano le proprie soluzioni innovative per la sicurezza e la gestione del movimento.
DOSSIER
BARRIERE E CATENE PORTACAVI
IGUS
EC.WLC:
L’INNOVAZIONE CHE SEMPLIFICA LA MANUTENZIONE
E GUARDA ALLA SOSTENIBILITÀ
DAGLI STABILIMENTI IGUS ALLE FABBRICHE DI TUTTO IL MONDO, LE MOTION PLASTICS DEL PRODUTTORE TEDESCO SI CONFERMANO MOTORE D’INNOVAZIONE PER UN’INDUSTRIA PIÙ EFFICIENTE, SICURA E SOSTENIBILE GRAZIE ALLE SOLUZIONI “ZERO LUBRIFICAZIONE”.
NNel 2025 igus stabilisce un nuovo record con la presentazione di 277 novità motion plastics esenti da lubrificazione, sviluppate all’insegna del motto “GO ZERO Lubrication”. Dai materiali PTFE-free alla prima serie completa di catene portacavi in materiale riciclato, fino a un inedito sistema di certificazione per le camere bianche secche, l’azienda tedesca conferma la propria leadership nel coniugare innovazione, efficienza e sostenibilità.
A questo ampio panorama di soluzioni si aggiunge oggi una novità assoluta: l’indicatore di stato EC.WLC, una tecnologia che rappresenta un passo in avanti nel monitoraggio intelligente delle catene portacavi, semplificando la manutenzione e migliorando la continuità
operativa degli impianti.
Un indicatore “a vista” che rivoluziona la manutenzione Il nuovo indicatore di stato EC.WLC consente di monitorare a colpo d’occhio le condizioni delle catene portacavi della serie E4Q, segnalando la durata d’esercizio residua attraverso i colori del semaforo.
La sua peculiarità risiede nella totale assenza di elettronica, software o alimentazione esterna: un sistema puramente meccanico, che rende la manutenzione pianificabile, trasparente ed economica, riducendo al minimo la complessità operativa.
L’indicatore è installato direttamente al centro della corsa, sul traversino della catena, ossia nel punto in cui il componente poggia e subisce il maggiore attrito durante il funzionamento.
Questa posizione garantisce un monitoraggio preciso e costante dello stato di usura, rendendo possibile una manutenzione basata sulle reali condizioni operative piuttosto che su intervalli prefissati.
La catena portacavi modulare E4Q è uno dei prodotti di punta dell’azienda: robusta, silenziosa e priva di utensili per il montaggio, rappresenta un vero “tuttofare” nell’ingegneria meccanica. È impiegata in applicazioni dinamiche con carichi elevati, in particolare per corse comprese tra 6 e 35 metri, e trova impiego in macchine utensili, sistemi a portale, impianti di lavorazione del legno, magazzini automatizzati e linee di saldatura
Grazie a EC.WLC, i manutentori possono controllare lo stato della catena con un semplice sguardo:
• verde, indica condizioni ottimali;
• giallo, segnala l’inizio dell’usura;
• rosso, richiede un intervento immediato.
Un’ulteriore indicazione visiva è data dalla distanza progressivamente ridotta tra i traversini, che rende evidente lo stato di usura anche con uno sguardo.
In questo modo è possibile pianificare gli interventi di manutenzione, evitare fermi macchina imprevisti e ottimizzare l’impiego delle risorse, garantendo al contempo maggiore affidabilità e continuità produttiva.
“Per il personale addetto alla manutenzione, l’indicatore meccanico EC.WLC si traduce in una notevole riduzione del carico di lavoro quotidiano: invece di regolari ispezioni visive, o di complessi sistemi digitali, è sufficiente una rapida occhiata al sistema”, spiega Richard Habering, responsabile della Business Unit igus® smart plastics. “Volevamo proporre una soluzione che funzionasse semplicemente, senza interfacce, senza cavo o senza dover formare il personale. EC.WLC è esattamente questo: una risposta intelligente ma molto semplice alla domanda su come rendere la manutenzione più intelligente ed economica”.
L’indicatore non si limita alla sola serie E4Q, ma è disponibile
anche per i modelli E4.1, E2/000 ed E2.1, estendendo la possibilità di implementare un controllo visivo immediato a una vasta gamma di applicazioni industriali
In questo modo, igus rende accessibile a tutte le imprese una forma evoluta di manutenzione predittiva, alla portata di ogni contesto produttivo. Il nuovo indicatore si integra pienamente nella filosofia delle smart plastics, la linea di componenti intelligenti sviluppata per ridurre sprechi, aumentare la disponibilità delle macchine e prolungarne la vita utile. Una tecnologia semplice, robusta e sostenibile che offre i vantaggi dell’Industria 4.0 senza la complessità dei sistemi digitali, in coerenza con la visione di igus di un’innovazione concreta e orientata al valore.
277 novità per l’industria del futuro
L’introduzione di EC.WLC si inserisce nel quadro più ampio delle centinaia di innovazioni presentate da igus nel corso del 2025, che testimoniano la capacità dell’azienda di coniugare sostenibilità e performance.
Tra le soluzioni più rilevanti figurano le versioni senza PTFE dei materiali iglidur G, X e H, che mantengono le prestazioni a un prezzo competitivo, e la riconversione della serie E2.1 interamente realizzata in plastica riciclata post-consumo, derivata da reti da pesca e vecchie catene portacavi recuperate tramite il programma “Chainge”, con una riduzione dell’impronta di CO₂ fino all’80%
Con l’igus Mobile Shore Power Outlet (iMSPO), l’azienda ha inoltre sviluppato una presa mobile per l’alimentazione elettrica da terra di navi portacontainer e da crociera, già impiegata nei porti di Amburgo, Rotterdam e Singapore che figura tra i nominati dell’Hermes Award. igus sta, inoltre, promuovendo soluzioni innovative per le camere bianche secche - le cosiddette dry room - che stanno diventando sempre più importanti nella produzione di batterie. Insieme al Fraunhofer IPA, l’azienda ha sviluppato un nuovo tipo di certificazione che conferma l’idoneità delle catene portacavi igus per la camera bianca nei test a lungo termine, assicurandone la resistenza fino a oltre 15 milioni di doppie corse con emissioni di particelle minime e costanti. Soluzioni che dimostrano come la sostenibilità, per igus, non sia un valore aggiunto ma un principio progettuale, integrato in ogni fase dello sviluppo.
L’innovazione si premia: aperte le iscrizioni al vector award 2026
A completare il quadro dell’innovazione igus c’è l’annuncio della decima edizione del vector award, il concorso internazionale che celebra i migliori progetti realizzati con le catene portacavi e cavi flessibili.
Le candidature per il vector award 2026 sono ufficialmente aperte e potranno essere presentate entro il 30 gennaio 2026
DOSSIER
BARRIERE E CATENE PORTACAVI
KABELSCHLEPP
La nuova TKHP è stata progettata per un a guida dei cavi affidabile ed efficiente in applicazioni heavy-duty, con lunghezze di corsa fino a 1 500 m in ambienti gravosi.
La serie è disponibile in tre varianti: a scorrimento, a rotolamento (R) e a rotolamento con rulli ammortizzanti (RSD).
Immagine: TSUBAKI KABELSCHLEPP
SERIE
TKHP “THE GRIZZLY”: NUOVE CATENE PORTACAVI HIGH-PERFORMANCE
SOLIDE, RESISTENTI E STRAORDINARIAMENTE DUREVOLI: LE NUOVE CATENE PORTACAVI
TKHP DI KABELSCHLEPP TRAGGONO ISPIRAZIONE DALLA FORZA DEGLI ORSI GRIZZLY. COME L’ORSO CHE AFFRONTA CON TENACIA ANCHE GLI AMBIENTI PIÙ OSTILI, LE CATENE
DELLA SERIE TKHP GARANTISCONO POTENZA, ROBUSTEZZA E LUNGA DURATA SENZA COMPROMESSI.
LLa nuova serie TKHP - HP sta per “High Performance” - è stata progettata per la guida di cavi affidabile ed efficiente in applicazioni heavy-duty per corse sino 1500 metri di lunghezza in condizioni estreme. “Le aree di applicazione includono gru portuali e trasporto di materiali sfusi. La catena portacavi può assorbire un alto livello di forza. Sono altamente durevoli e resistenti allo sporco e i loro speciali elementi di design proteggono i cavi inseriti in ambienti complessi”, afferma Peter Pütz, Vice President Marketing & Innovation presso TSUBAKI KABELSCHLEPP. La serie TKHP è disponibile in tre varianti: scorrevole, a rotolamento (R) e a rotolamento con cuscinetti ammortizzanti (RSD). Con una altezza interna di 58 mm (TKHP 85) o di 92 mm (TKHP 90) e larghezze variabili con passo a incrementi di 1 mm, la serie può essere flessibilmente adattata a quasi tutte le situazioni di installazione. In base al tipo di catena, possono essere implementati carichi aggiunti massimi da 30 a 100 kg per metro della catena così come per lunghezze di corsa tra 100 m (senza pattini di scorrimento) e 1500 m. Le varianti con pattini di scorrimento permettono velocità fino a 10 m/s e una accelerazione fino a 50 m/s2.
Progettazione: robuste sino all’ultimo particolare
Le prestazioni della TKHP si basano su un concetto di progettazione intelligente. L’asse longitudinale posizionato simmetricamente, ad esempio, garantisce una trasmissione ottimale della forza nel sistema portacavi e una riduzione delle torsioni che si verificano nel punto di rotazione del portacavi.
Il sistema di corsa incapsulato, il contorno esterno autopulente e il collegamento perno-foro rinforzato soddisfano i massimi requisiti in termini di robustezza. Anche le solide bande laterali con maglie imbullonate e uno speciale design a doppia forcella e linguetta supportano la robustezza della serie TKHP.
“La nuova serie TKHP pone particolare attenzione alla durabilità”, sottolinea Peter Pütz.
“Ottimizziamo questo aspetto con i materiali giusti, numerose funzioni intelligenti nel design del portacavi e un concetto di servizio sostenibile per il prodotto. Tra gli aspetti progettuali figurano l’ammortizzazione antiusura nel sistema di corsa e traversini apribili in alluminio, delicati sui cavi e resistenti all’acqua marina”.
I portacavi della nuova serie TKHP di KABELSCHLEPP combinano tutto ciò di cui ha bisogno un’applicazione in un ambiente difficile: massima robustezza, requisiti minimi di manutenzione e vita di servizio estremamente lunga.
Immagine: TSUBAKI KABELSCHLEPP
La scorrevolezza dei portacavi è favorita gli innovativi rulli ammortizzanti utilizzati nei modelli TKHP 85-RSD e TKHP 90-RSD. L’ammortizzazione riduce del 50% il carico meccanico quando la catena portacavi si muove sui rulli.
Immagine: TSUBAKI KABELSCHLEPP
Le “scanalature di presa” sulle superifici di corsa sono un altro dettaglio intelligente della serie TKHP. Queste garantiscono una presa ottimale dei rulli anche in ambienti con polveri sottili, come ad esempio negli impianti di produzione di cemento o carbone.
Immagine: TSUBAKI KABELSCHLEPP
I perni di cui sono dotati tutti i tipi di portacavi assicurano una superficie di scorrimento quasi continua, contribuendo al regolare funzionamento del sistema.
Immagine: TSUBAKI KABELSCHLEPP
Innovativo sistema di ammortizzazione a rulli: per una corsa lineare ottimale
Grazie al profilo esterno ottimizzato per i poligoni, uno stop integrato e a superfici di corsa praticamente prive di fessure, i portacavi non hanno solo un’altissima resistenza, ma sono anche particolarmente silenziosi. Il passo corto, da 85 o 90 mm, permette una riduzione delle emissioni acustiche. La scorrevolezza dei portacavi è favorita anche dall’innovativo sistema di ammortizzazione a rulli utilizzato nei modelli TKHP 85-RSD e TKHP 90-RSD. L’ammortizzazione riduce fino al 50% il carico meccanico quando il carrello si muove sui rulli. Ciò riduce non solo il rumore, ma anche l’usura. “I rulli ammortizzanti sono un game changer - senza parti meccaniche aggiuntive come bulloni o molle,” Peter Pütz spiega uno dei punti di forza delle nuove catene portacavi. “Ciò riduce la complessità e aumenta l’affidabilità”. Le “scanalature di presa” sulle superfici di corsa sono un ulteriore dettaglio intelligente. Queste assicurano una presa ottimale dei rulli anche in ambienti con polvere sottile, ad esempio in impianti per cemento o carbone. Questo elimina l’usura unilaterale causata da rulli bloccati.
Potente e sostenibile: la combinazione perfetta
In aggiunta alle sue prestazioni, la sostenibilità è un altro fattore per lo sviluppo della serie TKHP. Le catene portacavi sono attualmente prodotte con un contenuto di più del 40% di materiale riciclato, questa cifra è destinata ad aumentare nel futuro. I materiali riciclati provengono da fonti di riciclaggio monomateriale. Inoltre, i processi di produzione presso lo stabilimento KABELSCHLEPP di Wenden-Gerlingen, incentrati sull’efficienza energetica, materiali di alta qualità e un concetto di assistenza completo supportano le prestazioni ambientali della serie TKHP. “Perché il prodotto più sostenibile è quello che dura più a lungo”, sottolinea Peter Pütz. Le versioni scorrevoli della serie TKHP riducono l’energia necessaria per la movimentazione del portacavi fino al 70%, richiedono di conseguenza guide più piccole e producono un’abrasione del materiale significativamente inferiore: un vantaggio per l’ambiente e per il bilancio. Ultimo ma non meno importante, i portacavi possono essere riciclati al 100% alla fine del loro ciclo di vita grazie all’utilizzo di materiali standard definiti.
Integrazione e manutenzione: il più semplice possibile
La gamma completa di accessori (canali, elementi fermacavi, raccordi, cavi, ecc.) e il condition monitoring system sono disponibili all’interno del portfolio TSUBAKI KABELSCHLEPP.
Immagine: TSUBAKI KABELSCHLEPP
TSUBAKI KABELSCHLEPP ha dato molta importanza alla facilità operativa e di manutenzione durante lo sviluppo della serie TKHP. I portacavi si aprono verso l’interno e verso l’esterno, il che facilita notevolmente l’installazione e la manutenzione. Un altro vantaggio: le varianti con cuscinetti possono essere semplicemente inserite nei canali di guida esistenti e sono quindi facili da adattare - un grande vantaggio per i progetti di ammodernamento. Un altro punto di forza della serie TKHP è l’ampia gamma di accessori che TSUBAKI KABELSCHLEPP offre agli utenti in combinazione con i supporti cavi: canali guida, fermacavi, raccordi e persino un condition monitoring system - tutto da un unico fornitore e coordinato in modo ottimale. Inoltre, la struttura modulare del sistema di portacavi consente soluzioni flessibili per (quasi) tutte le esigenze individuali dei clienti. “L’ispirazione per la nostra serie TKHP nasce da un chiaro bisogno”, spiega Peter Pütz. “Volevamo sviluppare un portacavi che funzionasse in modo sicuro anche nelle condizioni più difficili. Durante l’implementazione, abbiamo continuato a perfezionare questa idea finché alla fine abbiamo avuto il TKHP, un portacavi che non solo offre una serie di caratteristiche innovative, ma combina anche tutte le caratteristiche vincenti dei nostri sistemi esistenti”.
BARRIERE E CATENE PORTACAVI DOSSIER
CATENE PORTACAVI:
EFFICIENZA, AFFIDABILITÀ E INTEGRAZIONE PER UN’INDUSTRIA SEMPRE PIÙ CONNESSA
LE CATENE PORTACAVI LAPP SVOLGONO UNA FUNZIONE FONDAMENTALE: GESTIRE E PROTEGGERE IN MODO AFFIDABILE CAVI DI ALIMENTAZIONE, CAVI DATI E TUBAZIONI IDRAULICHE O PNEUMATICHE IN APPLICAZIONI DINAMICHE CON MILIONI DI CICLI DI FLESSIONE
L’L’industria 4.0 spinge la manifattura verso sistemi sempre più dinamici, complessi e interconnessi. In questo scenario, le catene portacavi non sono più semplici accessori meccanici, ma componenti vitali che garantiscono l’affidabilità, la sicurezza e l’efficienza dei sistemi di movimentazione. Lapp - leader nello sviluppo e produzione di soluzioni integrate nella tecnologia di connessione e cablaggio - risponde a questa evoluzione con un approccio integrato che trasforma il cablaggio in un servizio “pronto all’uso” ad alto valore aggiunto.
L’Importanza delle catene portacavi
L’automazione, l’incremento della velocità operativa e le esigenze di flessibilità delle linee produttive hanno elevato il ruolo delle catene portacavi a elemento critico in ogni sistema di movimentazione. Le catene portacavi Lapp svolgono una funzione fondamentale: gestire e proteggere in modo affidabile cavi di alimentazione, cavi dati e tubazioni idrauliche o pneumatiche in applicazioni dinamiche con milioni di cicli di flessione.
In ambienti gravosi, caratterizzati da situazioni ambientali difficili come temperature estreme, presenza di agenti chimici, o elevate solleci-
tazioni meccaniche, una gestione inadeguata del cablaggio può tradursi rapidamente in fermi macchina onerosi e in una drastica riduzione della vita utile dei cavi. Per questo, le aziende molto spesso non sono più alla ricerca della catena o cavo singolo, ma di sistemi integrati che includono servizi di consulenza, progettazione, personalizzazione e supporto continuo.
Lapp Harnessing Solutions: la servitizzazione del cablaggio
In linea con il paradigma della servitizzazione – oggi uno dei principali driver di trasformazione per l’industria manifatturiera – Lapp ha sviluppato Lapp Harnessing Solutions. Questa proposta concretizza i principi della servitizzazione, trasformando il cablaggio in una soluzione costruita su misura e pronta all’integrazione nei moderni sistemi produttivi.
Scegliere Lapp Harnessing Solutions significa abbandonare la complessità della gestione multi-fornitore e contare su un unico partner. Gli esperti Lapp affiancano il cliente in ogni fase, dall’analisi preliminare all’elaborazione dei disegni CAD, dalla scelta ottimale dei prodotti e gestione completa del progetto al collaudo finale, garantendo un sistema
ÖLFLEX® CONNECT CHAIN: sistemi portacavi ad alte prestazioni
Al centro della gestione del movimento dinamico si colloca ÖLFLEX® CONNECT CHAIN. Questi sistemi integrati sono progettati per fornire soluzioni robuste, flessibili e pronte all’uso per progetti personalizzati, sia in complessi sistemi di movimentazione che all’interno di robot, anche in ambienti gravosi.
Le catene portacavi Lapp sono pensate per prestazioni durature, gestendo tutti gli elementi critici in movimento e massimizzando l’operatività. L’affidabilità è garantita dall’elevata qualità di ciascun elemento assemblato e dai rigorosi collaudi, assicurando funzionalità e minima manutenzione.
Lapp offre una gamma completa e versatile di catene portacavi, progettate per coprire le esigenze di tutti i settori industriali:
plug&play efficiente, che riduce gli errori di posa, ottimizza i tempi di installazione e massimizza la produttività.
Questa soluzione trasversale, capace di adattarsi alle esigenze di tutti i settori industriali, si declina in tre famiglie principali:
• ÖLFLEX® CONNECT CABLES: sistemi precablati custom per il bordo macchina.
• ÖLFLEX® CONNECT SERVO: cablaggi per servomotori in accordo con i principali standard di mercato, progettati ad hoc con tecnologie innovative, a garanzia della massima qualità e schermatura.
• ÖLFLEX® CONNECT CHAIN: sistemi integrati ready-to-use con catene, cablaggi e tubazioni.
• Catene portacavi in nylon (poliammide PA6): autoportanti, per applicazioni sliding o con movimenti circolari, sono ideali per utilizzi standard e disponibili in versioni aperte o chiuse.
• Catene portacavi in acciaio: realizzate in acciaio galvanizzato o inox, possono essere autoportanti, per applicazioni sliding o con movimenti circolari. Sono ideali per condizioni ambientali gravose e disponibili in versioni aperte o chiuse.
• Catene portacavi combinate: realizzate con materiali combinati (es. fascette in nylon e morsetti in metallo), possono essere autoportanti, per applicazioni sliding o con movimenti circolari. La combinazione di nylon, alluminio e parti in acciaio permette a queste catene di sopportare condizioni ambientali gravose e ne aumenta la resistenza, per una maggiore durata nel tempo. Sono disponibili in versioni aperte o chiuse.
• Catene portacavi rotanti: sono adatte per la movimentazione su più assi, per i robot e per macchine con una gestione complessa non lineare. Permettono di guidare i cavi in movimento lineare, circolare, di flessione ripetuta e torsione. La catena è chiusa, ma è possibile aprire i coperchietti per inserire i cavi, guaine e tubi.
Progettazione su misura: il configuratore digitale
Per accompagnare i clienti nella scelta della soluzione ottimale, Lapp ha sviluppato il suo configuratore di catene portacavi. Disponibile sul sito, questo servizio permette ai clienti di progettare la propria catena in pochi e semplici passaggi:
1. Scelta dei cavi, tra oltre 1.000 cavi di controllo, comando e trasmissione dati della gamma Lapp.
2. Selezione della catena, tra più di 2.000 nel portafoglio Lapp.
3. Progettazione del layout, in base alle specifiche esigenze di spazio e movimento.
Questo servizio, a portata di click, è un’ulteriore prova di come Lapp abbia integrato i principi della digitalizzazione e della servitizzazione, trasformando un componente complesso come la catena portacavi in una soluzione ingegnerizzata, personalizzata e pronta all’integrazione, per un’industria 4.0 efficiente, sostenibile e sicura.
BARRIERE
PORTACAVI
FOCUSED ON “YELLOW”
DAL COLORE SIMBOLO DELLA SICUREZZA A UNA STRATEGIA GLOBALE: CON LA DIVISIONE SAFETY, LEUZE UNISCE INNOVAZIONE SENSORISTICA E PROTEZIONE INTELLIGENTE PER MACCHINE E IMPIANTI INDUSTRIALI.
NNel contesto dell’automazione industriale, il tema della sicurezza degli operatori rappresenta una priorità assoluta. Il colore giallo, universalmente riconosciuto come sinonimo di sicurezza sul lavoro, diventa per Leuze il filo conduttore di una strategia aziendale sempre più focalizzata sulla Sicurezza.
In qualità di sviluppatore e fornitore di sensori, soluzioni e servizi di sicurezza lungo l’intero ciclo di vita delle macchine, Leuze ha consolidato la propria competenza in questo ambito con la creazione di una divisione dedicata alla sicurezza.
Da pioniere della sensoristica, Leuze ha segnato importanti traguardi nel settore, come lo sviluppo del primo sensore di sicurezza. Oggi, il suo portafoglio prodotti include una gamma completa di Laser Scanner, cortine e barriere di Sicurezza nonché di servizi e soluzioni, ora riuniti nella divisione Safety, che adotta lo slogan: “Safety at Leuze”. Nel corso dei decenni, i Sensor People hanno accumulato un vasto
know-how sulle normative di sicurezza e un’approfondita esperienza applicativa, diventando un partner affidabile per soluzioni su misura. Il cuore dell’offerta Leuze risiede nella progettazione di concetti di sicurezza qualificati e mirati.
La gamma di barriere fotoelettriche multiraggio di sicurezza
Le barriere di sicurezza sono dispositivi sviluppati per prevenire l’accesso non monitorato a zone pericolose, evitare rischi derivanti da macchine in movimento e proteggere gli operatori da urti e punti di schiacciamento.
Le barriere fotoelettriche multiraggio MLD 300 e MLD 500 rappresentano una soluzione molto efficiente per la protezione perimetrale di macchine e impianti. I dispositivi Leuze sono disponibili in versioni trasmettitore-ricevitore a 2, 3 e 4 raggi per distanze fino a 70 m, oppure come sistemi transceiver a 2 o 3 raggi per applicazioni a corto
raggio fino a 8 m, offrono flessibilità e prestazioni elevate in numerosi contesti industriali.
I principali vantaggi per il cliente derivano da una progettazione orientata alla praticità d’uso, alla rapidità d’installazione e alla massima affidabilità operativa:
• Allineamento rapido e intuitivo
Pratici supporti girevoli e di serraggio consentono un facile allineamento dei dispositivi MLD. Grazie al laser di allineamento integrato, l’allineamento avviene in modo semplice e veloce anche in caso di grandi distanze e protezioni perimetrali su più lati.
• Visibilità immediata dello stato
L’indicatore luminoso multicolore integrato permette una facile lettura dello stato delle uscite OSSD in qualsiasi momento. All’occorrenza vengono visualizzate anche le richieste di reset.
• Montaggio indipendente
Le colonne di fissaggio DC e UDC consentono di installare le barriere fotoelettriche multiraggio di sicurezza MLD in modo semplice e indipendente. Speciali supporti consentono un montaggio semplice e un allineamento veloce dei dispositivi. Gli elementi a molla presenti nella base delle colonne attutiscono gli urti meccanici e riportano le colonne automaticamente alla posizione iniziale facendo in modo che non siano necessari interventi di regolazione e riparazione.
• Configurazione semplice e senza errori
Tutte le impostazioni sul dispositivo sono parametrizzabili tramite l’assegnazione dei pin. Questo consente un risparmio in termini di tempo e costi per la messa in opera e assicura una configurazione senza errori. La sostituzione dei dispositivi può essere eseguita in maniera semplice via Plug and Play, senza necessità di una riconfigurazione.
Efficienza e funzionalità: il valore aggiunto del muting
Le barriere fotoelettriche multiraggio di sicurezza con funzione di muting integrata provvedono ad eseguire una protezione permanente degli operatori (protezione di accesso) pur non ostacolando il trasporto del materiale.
Le funzioni opzionali come il dispositivo laser di allineamento e la lampada di muting integrati, le staffe di montaggio per un semplice fissaggio e regolazione completano la gamma prodotti.
Questa serie di tipo 4 può essere impiegata sia come protezione di accesso sia in caso di applicazioni con muting. Tramite diverse tipologie di funzioni (MLD 510, 520, 530, 535) è possibile selezionare sempre il modello ottimale. Non è necessaria alcuna parametrizzazione via PC o DIP-Switch.
Le funzioni di muting integrate consentono una facile installazione delle protezioni di accesso sui percorsi di trasporto, inoltre i pratici supporti girevoli e di serraggio per un’installazione e un allineamento rapidi.
Applicazioni d’uso
Protezione di accesso su più lati
Richiesta: Durante il funzionamento della macchina occorre proteggere l’accesso alla zona di lavoro. Per il trasporto del materiale in entrata e in uscita e occorre poter raggiungere la macchina su più lati.
Soluzione: Le barriere fotoelettriche multiraggio di sicurezza MLD 300/500, in combinazione con le colonne portaspecchio UMC, garan-
tiscono l’accesso alla macchina su più lati e per tratti lunghi fino a 70 m. Grazie al dispositivo laser di allineamento integrato, l’installazione avviene in modo semplice e veloce.
Protezione di accesso su percorsi di trasporto, con funzione di muting
Richiesta: La protezione di accesso sui percorsi di trasporto deve impedire l’accesso di persone all’area pericolosa e, al contempo, consentire il passaggio del materiale trasportato.
Soluzione: La funzione di muting inibisce il sensore di sicurezza in maniera momentanea e controllata per consentire il passaggio del materiale trasportato. Diverse funzioni di muting sono già integrate nelle barriere fotoelettriche multiraggio di sicurezza MLD:
Con la sua nuova divisione dedicata alla sicurezza, Leuze conferma il proprio impegno verso una protezione intelligente, affidabile e semplice da integrare, rispondendo con efficacia alle crescenti esigenze dell’automazione industriale. Le barriere fotoelettriche multiraggio MLD si confermano come un elemento chiave per garantire sicurezza e continuità operativa, nel pieno rispetto delle normative internazionali.
SMURFIT KAPPA ZEDEK
AGGIORNA LA SUA LINEA DI PRODUZIONE
CON I SERVIZI DI SICUREZZA OMRON
SINERGIA UOMO-MACCHINA: BARRIERE FOTOELETTRICHE, DIAGNOSTICA INTELLIGENTE E FORMAZIONE PER UN NUOVO PARADIGMA DI SICUREZZA INDUSTRIALE, REPLICABILE E IN CONTINUA EVOLUZIONE.
NNel panorama industriale moderno, la sicurezza delle linee produttive rappresenta un valore imprescindibile, non solo per la tutela degli operatori, ma anche per garantire la continuità e l’efficienza dei processi. Smurfit Kappa Zedek, azienda leader nella produzione di imballaggi in cartone ondulato ed espositori di alta qualità, ha fatto della sicurezza un pilastro della propria strategia di innovazione. Con sede a Deventer, nei Paesi Bassi, e parte di un gruppo internazionale, Smurfit Kappa Zedek opera in 36 paesi grazie ai suoi 350 stabilimenti e oltre 48.000 dipendenti.
Nel 2024, l’azienda si è trovata di fronte a una sfida cruciale: aggiornare la sicurezza di una delle sue principali piegatrici-incollatrici, una macchina fondamentale per la produzione, ma ormai datata e non più conforme agli standard normativi più recenti. La filosofia di miglioramento continuo di Smurfit Kappa Zedek ha spinto il team a cercare una soluzione all’avanguardia, capace di integrare le tecnologie più avanzate e di garantire la massima protezione per gli operatori. In questo percorso, la collaborazione con OMRON Industrial Automation si è rivelata decisiva.
La scelta di un partner strategico
OMRON è stata selezionata non solo per la sua ampia gamma di prodotti e servizi, ma soprattutto per la profonda competenza tecnica e la capacità di gestire progetti complessi in ambito di sicurezza. In occasione di un seminario presso Smurfit Kappa Benelux, OMRON ha affrontato questo tema e le sue idee hanno subito incontrato la visione di Smurfit Kappa Zedek, dando il via a una revisione completa della macchina piegatrice-incollatrice. Il processo ha coinvolto una valutazione dettagliata dei rischi, la verifica della conformità alle normative CE e la definizione di un nuovo concetto di sicurezza.
Un elemento chiave del progetto è stato il coinvolgimento diretto degli operatori e dei tecnici di Smurfit Kappa Zedek, sia nella fase di progettazione che in quella di formazione, per garantire che ogni aspetto della nuova struttura rispondesse alle esigenze reali di chi lavora quotidianamente sulla macchina.
La validazione finale, condotta da OMRON, ha certificato la piena conformità della soluzione, accompagnata da una documentazione tecnica completa e da report dettagliati. L’installazione, realizzata in soli
quattro giorni grazie alla sinergia tra OMRON, il suo partner MDE
Automation e il team interno di Smurfit Kappa Zedek, ha permesso di minimizzare i tempi di fermo macchina e di assicurare una transizione rapida e sicura verso il nuovo sistema.
La serie F3SG-SR/PG di OMRON come soluzione su misura
Al centro della nuova architettura di sicurezza si collocano le barriere fotoelettriche OMRON F3SG-SR/PG, una soluzione all-in-one che rappresenta lo stato dell’arte nella protezione delle aree di accesso e delle aperture delle macchine industriali. Queste barriere, integrate perfettamente con il sistema di controllo, garantiscono una protezione affidabile e flessibile, adattandosi a tutte le applicazioni: dalle protezioni perimetrali alle zone di intervento diretto dell’operatore.
La serie F3SG-SR/PG si distingue per la vasta gamma di modelli e altezze di protezione disponibili, che consentono una progettazione semplificata e una facile standardizzazione delle macchine. Il profilo compatto comune facilita l’integrazione anche in spazi ridotti, mentre il design ottico ad alta potenza assicura un rilevamento stabile e affidabile, anche in ambienti industriali difficili. La portata operativa arriva fino a 20 metri per la versione F3SG-SR e fino a 70 metri per la F3SGPG, permettendo la copertura di ampie aree senza compromessi sulla sicurezza.
Un altro punto di forza è la robustezza strutturale, infatti tutte le varianti sono resistenti all’olio (IP67G) e, per gli ambienti più esigenti, sono disponibili modelli lavabili ad alta pressione (IP69K).
Inoltre, la protezione è totale: non esistono “dead space”, ovvero zone non rilevate, anche in caso di collegamento in serie o configurazione a U. Questo significa che la presenza di un operatore viene rilevata ovunque nell’area protetta, eliminando i rischi di accesso non autorizzato durante il funzionamento della macchina.
Innovazione e connettività capaci di creare un impatto operativo
La serie F3SG-SR/PG è progettata per la massima integrazione digitale: la funzione “plug and work” consente una sostituzione rapida grazie alla copia e al ripristino delle impostazioni tramite l’intelligent tap, che include anche il
monitoraggio via Bluetooth®. La comunicazione IO-Link, pronta per l’IoT, permette la raccolta remota dei dati operativi e la gestione avanzata della sicurezza, aprendo la strada a una manutenzione predittiva e a una gestione centralizzata delle linee produttive.
La diagnostica avanzata, con indicatori di stato operativo, permette invece di monitorare in tempo reale la funzionalità delle barriere e di pianificare la manutenzione preventiva, riducendo il rischio di fermi non programmati. Infine, l’installazione di questa soluzione è resa rapida e precisa grazie all’Area Beam Indicator (ABI), che facilita l’allineamento dei fasci anche su lunghe distanze.
In questo modo, non è solo possibile aumentare la sicurezza delle linee, ma anche ottimizzare i processi produttivi, riducendo i tempi di intervento e migliorando la continuità operativa.
Una partnership che guarda al futuro tra sicurezza, efficienza e obiettivi condivisi L’integrazione armoniosa di tutti gli elementi della soluzione OMRON, dalle barriere fotoelettriche ai sistemi di controllo, dai dispositivi di comando ai servizi di analisi, validazione e formazione, ha permesso di trasformare l’esperienza degli operatori di Smurfit Kappa Zedek. Come sottolinea John Spa, l’Operatore Principale di Smurfit Kappa Zedek: “Ora tutti percepiscono i componenti di sicurezza della macchina come molto più affidabili. Le operazioni sono definite da normative precise e la collaborazione tra operatori è facilitata dalla chiarezza delle procedure”.
La partnership tra Smurfit Kappa Zedek e OMRON è un esempio virtuoso di come la collaborazione tra leader di settore possa generare soluzioni su misura, capaci di evolvere nel tempo e di adattarsi alle esigenze di un’industria sempre più orientata alla sicurezza e all’efficienza.
Huib van de Made, Responsabile Sicurezza e Qualità, aggiunge: “Questa collaborazione ci ha permesso di creare un piano d’azione replicabile su altre macchine. Abbiamo già avviato la valutazione della macchina per cartone ondulato e, nel prossimo anno, estenderemo il processo alle macchine di fustellatura. L’aggiornamento continuo della sicurezza, con il supporto di OMRON, è ormai parte integrante della nostra strategia”.
BARRIERE
BARRIERE FOTOELETTRICHE
DI SICUREZZA: TECNOLOGIA ALL’AVANGUARDIA PER LA PROTEZIONE INDUSTRIALE
CON LA SERIE PSENOPT II, PILZ PORTA LA SICUREZZA A UN NUOVO LIVELLO: BARRIERE FOTOELETTRICHE ROBUSTE, FLESSIBILI E FACILI DA INTEGRARE, IDEALI PER AMBIENTI INDUSTRIALI GRAVOSI E PROCESSI ALTAMENTE AUTOMATIZZATI.
PPilz è un punto di riferimento internazionale nell’automazione sicura, grazie a soluzioni integrate e modulari per la protezione delle macchine industriali. Tra i suoi dispositivi elettrosensibili di protezione, le barriere fotoelettriche di sicurezza rivestono un ruolo centrale: monitorano costantemente le zone pericolose e arrestano in modo sicuro il movimento quando il fascio luminoso viene interrotto. Accanto all’hardware, Pilz offre un supporto completo — dalla valutazione del rischio all’integrazione dei sistemi, fino alla formazione specialistica — per garantire una sicurezza realmente funzionale e semplice da implementare.All’interno della gamma, la serie PSENopt II rappresenta la soluzione più avanzata, progettata per assicurare massima affidabilità anche negli ambienti industriali più gravosi, dove sono richieste prestazioni elevate, resistenza meccanica e flessibilità d’impiego.
Barriere fotoelettriche: accesso sicuro al processo produttivo
Le barriere fotoelettriche di sicurezza PSENopt/PSENopt II pro-
teggono l’operatore nelle zone pericolose di un impianto, garantendo un accesso sicuro e controllato al processo produttivo. Installate su varchi o punti di intervento, sono ideali per applicazioni con frequenti operazioni di carico e scarico o attività svolte direttamente nell’area pericolosa.
Basate su raggi infrarossi invisibili, creano un campo di protezione continuo che, se interrotto da una persona o da un oggetto, genera un segnale di arresto immediato della macchina, prevenendo incidenti e danni.
Le soluzioni Pilz si distinguono per la loro versatilità: si adattano a postazioni manuali, sistemi di movimentazione e celle robotizzate, e sono disponibili in diverse varianti e dimensioni per proteggere accessi ciclici, punti di intervento diretti e zone interne allo spazio pericoloso.
Oltre alla protezione di base, integrano funzioni avanzate che aumentano la flessibilità applicativa. Il muting consente il passaggio controllato dei materiali, il blanking esclude singoli raggi in presenza di oggetti fissi e il collegamento in cascata permette di
coordinare più dispositivi, ottimizzando lo spazio e semplificando la gestione del sistema di sicurezza.
PSENopt II: sicurezza ai massimi livelli anche negli ambienti più difficili
Le barriere fotoelettriche di sicurezza PSENopt II rappresentano la soluzione Pilz per chi cerca la massima protezione in condizioni operative impegnative. Progettate per garantire un grado di sicurezza elevatissimo e una grande robustezza meccanica, si distinguono per la resistenza agli urti fino a 50 g, la totale assenza di zone morte e una straordinaria flessibilità di installazione Queste caratteristiche le rendono ideali per un impiego quotidiano in ambienti industriali gravosi, dove polvere, vibrazioni o temperature estreme — fino a –25 °C — potrebbero compromettere le prestazioni di altri dispositivi.
La serie comprende sia le prime barriere fotoelettriche di tipo 3, particolarmente adatte per applicazioni con livello di prestazione fino a PL d, sia le versioni di tipo 4, in grado di raggiungere PL e e soddisfare i requisiti più stringenti in materia di sicurezza funzionale. Grazie al collegamento a 5 poli, le PSENopt II possono essere collegate direttamente ai moduli decentralizzati PDP67, semplificando l’integrazione e riducendo il cablaggio. Inoltre, la codifica dei sensori consente di installare le barriere molto vicine tra loro, senza interferenze reciproche e con la massima libertà nella disposizione fisica.
PSENopt II e PNOZmulti 2: la sinergia perfetta per la sicurezza
L’efficacia della serie PSENopt II si esprime appieno quando viene integrata in una soluzione completa Pilz, che combina le barriere fotoelettriche con i moduli compatti di sicurezza PNOZmulti 2
Questo sistema consente di attivare rapidamente i messaggi diagnostici e di connettersi ai principali ambienti di comunicazione e automazione, garantendo un controllo sicuro e trasparente di tutto l’impianto.
Gli esperti Pilz affiancano il cliente in ogni fase del processo, dall’analisi del rischio alla dichiarazione di conformità, offrendo anche corsi e percorsi formativi dedicati alla sicurezza delle macchine.
L’approccio integrato consente così di semplificare la progettazione e ottimizzare l’intero ciclo di vita dell’impianto.
I moduli compatti PNOZmulti 2, riconosciuti a livello internazionale come standard di sicurezza per numerosi sistemi di automazione, si distinguono per l’architettura modulare, le dimensioni ridotte (solo 22,5 o 45 mm di spessore) e la capacità di monitorare molteplici funzioni di sicurezza fino a PL e secondo EN ISO 13849-1 e SIL CL 3 secondo EN/IEC 62061
Insieme, PSENopt II e PNOZmulti 2 formano una combinazione ideale per garantire sicurezza, produttività e affidabilità in qualsiasi contesto industriale, offrendo un sistema solido, configurabile e conforme ai più elevati standard internazionali.
I vantaggi delle barriere fotoelettriche di sicurezza Pilz
Le barriere fotoelettriche di sicurezza Pilz uniscono protezione e produttività, offrendo una soluzione affidabile e flessibile per ogni contesto industriale. Tra i loro punti di forza spiccano la rapidità di installazione e la semplicità di configurazione, che ne facilitano l’integrazione anche in impianti esistenti. La struttura compatta e i tempi di risposta estremamente brevi consentono di ridurre l’ingombro e di mantenere elevata la continuità operativa.
La possibilità di scegliere tra diverse lunghezze, da 150 a 1.800 mm, e di personalizzare il campo protetto permette di adattare il dispositivo a qualunque geometria o livello di sicurezza richiesto, dalla protezione del dito o della mano fino a quella dell’intero corpo. La diagnostica intuitiva tramite LED offre informazioni chiare sullo stato operativo e sulle cause di arresto, agevolando la manutenzione e riducendo i tempi di fermo macchina.
Dal punto di vista tecnico, le barriere sono disponibili nelle versioni di tipo 2, 3 e 4, conformi alle norme EN/IEC 61496-1/-2, e garantiscono livelli di sicurezza fino a PL e secondo EN ISO 13849-1. In combinazione con i moduli di controllo PNOZmulti 2, offrono una soluzione completa che coniuga efficienza, affidabilità e conformità normativa. Grazie a queste caratteristiche, le barriere fotoelettriche Pilz rappresentano uno strumento essenziale per integrare la sicurezza nel cuore dei processi industriali, assicurando protezione, flessibilità e continuità produttiva.
PROTEZIONI PERIMETRALI SICUREZZA, MODULARITÀ E INNOVAZIONE
CON OLTRE TRENT’ANNI DI ESPERIENZA, PROTEC SVILUPPA SISTEMI DI PROTEZIONE PERIMETRALE CHE UNISCONO RESISTENZA, MODULARITÀ E SEMPLICITÀ D’INSTALLAZIONE, CONTRIBUENDO A GARANTIRE LA SICUREZZA DEGLI OPERATORI NEGLI AMBIENTI INDUSTRIALI.
PProtec è una società del gruppo Fulgard, realtà leader in Italia nel suo campo, un ecosistema di brand per una panoramica di servizi pensati per vivere l’ambiente di lavoro in tutta sicurezza. Da oltre trent’anni Protec lavora con un obiettivo chiaro: proteggere le persone dal rischio di infortuni sul lavoro attraverso sistemi di protezione perimetrale conformi alle normative vigenti e progettati per garantire affidabilità, durata e semplicità d’uso.
Il tema della sicurezza sul lavoro è oggi centrale in ogni settore produttivo: normative sempre più stringenti, automazione crescente e diffusione di macchinari ad alte prestazioni richiedono sistemi di protezione robusti, modulari e in grado di adattarsi a layout complessi. Le protezioni perimetrali rappresentano il primo livello di difesa contro gli infortuni, perché impediscono l’accesso alle aree pericolose, migliorando al contempo la visibilità e la gestione degli impianti.
In questo contesto si colloca l’ampia gamma di soluzioni sviluppate da Protec, che propone due linee principali: Techno (senza telaio)
e Novatek (con telaio). Entrambe condividono i valori del marchio: resistenza, modularità, facilità di installazione e attenzione al design funzionale.
Il sistema TECHNO: resistenza e flessibilità
senza telaio
Il sistema Techno nasce per offrire una protezione perimetrale economica, modulare e altamente resistente, grazie all’impiego di pannelli autoportanti in rete metallica con filo Ø3 o Ø4 mm, combinati con montanti da 40 o 50 mm.
Caratteristiche distintive
• Economicità e modularità: la struttura in rete autoportante riduce i costi senza compromettere la solidità. I pannelli sono disponibili in molteplici altezze e dimensioni, facilmente combinabili in base alle esigenze dell’impianto.
• Resistenza certificata: il sistema ha superato i test secondo la norma
EN ISO 14120, risultando conforme ai requisiti di protezione contro i rischi meccanici. La piastra saldata dei montanti aumenta la resistenza agli urti e consente il fissaggio sicuro a pavimento.
• Antiarrampicamento: la particolare disposizione dei fili verticali e delle greche rende difficile l’appoggio di mani e piedi, aumentando la sicurezza contro accessi non autorizzati.
• Visibilità migliorata: la rete rettangolare 32x67 mm, abbinata alla verniciatura nera antigraffio, assicura una chiara visione dei macchinari all’interno della zona segregata. Questo aspetto favorisce il controllo visivo e riduce la sensazione di separazione tra operatore e impianto.
• Modificabile in opera: i pannelli possono essere adattati direttamente in cantiere con pochi attrezzi, senza necessità di smontaggi complessi.
• Flessibilità d’uso: è possibile creare soluzioni ibride, combinando Techno con sistemi intelaiati Novatek, utilizzando le stesse porte e garantendo continuità estetica e funzionale.
Varianti e accessori
Il sistema Techno è disponibile nella versione Ø3 mm (leggera ed economica) e Ø4 mm (più robusta), anche in versione per ambienti umidi e con altezze fino a oltre 3 metri tramite montanti speciali. Sono inoltre disponibili numerosi accessori: kit Quick Techno per ridurre i tempi di montaggio, viti imperdibili brevettate, kit di livellamento, angoli convessi e profili di protezione per i bordi.
Oltre le barriere: i servizi Protec Oltre alla produzione di protezioni perimetrali, Protec si distingue per un servizio completo e orientato al cliente, da sempre fondato su quattro pilastri: attenzione alle esigenze, qualità elevata, rapidità e innovazione continua. Questi valori hanno reso l’azienda un punto di riferimento nel mercato italiano, capace di offrire soluzioni non solo sicure ed efficienti, ma anche personalizzate in base al contesto operativo.
Un ulteriore plus è rappresentato dalla versione Techno H=1400, pensata per garantire la massima adattabilità in contesti produttivi specifici, mantenendo la stessa solidità strutturale.
Il sistema NOVATEK: robustezza ed eleganza con telaio
La linea Novatek Strong rappresenta la soluzione intelaiata di Protec, progettata per chi deve delimitare aree ad alto rischio e necessita di maggiore resistenza agli urti. Caratteristiche principali
• Robustezza: i pannelli con rete saldata all’interno del telaio offrono rigidità e durata, mentre i montanti sezione 50x50 mm con piastra saldata garantiscono stabilità e resistenza superiore rispetto ai montanti tradizionali.
• Modularità: i pannelli possono essere utilizzati sia come elementi fissi che trasformati in porte a battente o scorrevoli tramite kit dedicati.
• Visibilità e design: la rete 32x67 Ø3 mm abbinata alla colorazione nera migliora la visione dei macchinari all’interno della zona segregata, con un aspetto elegante e moderno.
• Installazione rapida: la posizione dei fori consente il fissaggio a pavimento senza dover spostare il montante, velocizzando le operazioni di montaggio e garantendo precisione.
Il sistema Novatek risponde alle esigenze di chi cerca massima robustezza, modularità e un’estetica curata, rendendolo ideale per ambienti in cui le sollecitazioni meccaniche possono essere particolarmente intense.
La crescita di Protec si è sviluppata all’insegna dell’innovazione tecnologica, del rapporto ideale tra costi e performance e della capacità di proporre soluzioni flessibili sempre nel pieno rispetto delle normative europee.
• Il servizio al cliente coniuga qualità e velocità in ogni fase:
• un software dedicato accelera la formulazione delle offerte, riducendo i tempi di risposta;
• le spedizioni celeri sono rese possibili da un magazzino sempre fornito di materiale finito e verniciato;
• un team di tecnici specializzati è a disposizione per la realizzazione immediata di materiali su misura o per l’applicazione di verniciature personalizzate.
Grazie a questa organizzazione snella ed efficiente, Protec è in grado di garantire al cliente non solo prodotti affidabili e certificati, ma anche un’esperienza di collaborazione rapida, flessibile e di alto livello professionale.
Soluzioni integrate per un futuro più sicuro
La missione di Protec è chiara: garantire la sicurezza delle persone nei luoghi di lavoro attraverso soluzioni tecnologicamente avanzate, robuste e modulari. Le linee Techno e Novatek rappresentano due approcci complementari: la prima privilegia l’economicità, la facilità di montaggio e la flessibilità, la seconda punta su robustezza ed eleganza costruttiva.
Grazie alla sinergia con il gruppo Fulgard, Protec continua a innovare nel campo delle protezioni perimetrali, offrendo non solo prodotti ma un servizio a 360 gradi, in grado di rispondere alle esigenze di un’industria sempre più automatizzata e attenta alla sicurezza.
DOSSIER
BARRIERE E CATENE PORTACAVI
SCHMERSAL
SICUREZZA IN PRIMO PIANO NEL RETROFIT DI UN IMPIANTO PER LA LAVORAZIONE DEL LEGNO
L’INCONTRO TRA ROBOTA, AZIENDA PESARESE DI IMPIANTI PER IL LEGNO, E SCHMERSAL HA DATO VITA A UNA COLLABORAZIONE EFFICACE, CONCRETIZZATA NEL RETROFITTING IMPIANTISTICO DI MOBILPREF, DOVE LE SOLUZIONI DI SICUREZZA E IL SUPPORTO TECNICO SCHMERSAL SONO STATI DETERMINANTI.
NNato nel secondo dopoguerra dall’intraprendenza degli artigiani locali, il distretto del mobile del pesarese è un simbolo del Made in Italy, dove design e qualità si fondono in un’eccellenza riconosciuta a livello mondiale. In questo contesto si inserisce l’incontro tra Robota e Schmersal. Con sede a Cagli (PU), Robota nasce da uno spin-off di tecnici specializzati in automazione industriale che hanno deciso di valorizzare le competenze maturate sul campo. L’azienda è attiva nel retrofitting e nella progettazione di impianti su misura per la lavorazione del legno — sezionatrici, rulliere, sistemi di movimentazione, triturazione e smistamento — con soluzioni personalizzate per il settore dell’arredo. Tra i recenti interventi, Robota ha curato l’ammodernamento impiantistico della Mobilpref SpA di Ancona, azienda storica del mobile nata negli anni ’80 come produttrice di semilavorati e oggi attiva nel mercato nazionale e internazionale con il marchio AboutOffice, dedicato all’arredo per ufficio di fascia medio-alta.
Il progetto di revamping in Mobilpref
Negli ultimi anni Mobilpref ha rinnovato le proprie linee produttive per aumentare flessibilità, qualità e sicurezza. “L’ultimo investimento ha riguardato il reparto di sezionatura”, spiega Mirco Marconi, responsabile tecnico. “Abbiamo installato una nuova macchina di ultima generazione mantenendo il sistema di scarico esistente, ancora molto efficiente”.
Il revamping è stato affidato a Robota, incaricata di integrare il ponte di scarico robotizzato con la nuova sezionatrice. La sicurezza è stata un aspetto cruciale del progetto, gestito con successo grazie alle competenze di Robota e al supporto tecnico mirato di Schmersal.
Un incarico pieno di sfide
Nel ridisegnare il sistema di automazione e controllo, Robota ha completamente rinnovato la sicurezza della linea, concentrandosi
sulla movimentazione e sullo scarico dei pannelli. La situazione era particolarmente complessa: bisognava trovare una soluzione che, relativamente alle aree di movimentazione e scarico, dove gli spazi erano limitati, consentisse di soddisfare i requisiti funzionali. Nonostante queste difficoltà il progetto è stato portato a termine con successo.
La sicurezza e la praticità dell’alta codifica meccanica
Il livello di sicurezza richiesto ha imposto di equipaggiare tutti i cancelli di accesso all’impianto di sezionatura con interruttori meccanici Schmersal ad alta codifica AZ 17ZI. Schmersal è al momento l’unico produttore al mondo in grado di fornire interruttori di natura meccanica a livello di codifica “alto” secondo lo standard ISO 14119. Utilizzare interruttori meccanici, soprattutto in ambienti particolarmente ostili dal punto di vista operativo e ambientale, rappresenta un plus, poiché rispetto agli interruttori elettronici RFID, questi risultano insensibili alle interferenze elettromagnetiche, oltre ad essere anche più economici. Il concetto dell’alta codifica assicura un alto grado protezione contro le manomissioni. L’interruttore viene fornito assieme all’azionatore corrispondente, specificatamente adattato ad ogni interruttore. In questo modo viene esclusa la possibilità di manipolazione tramite un azionatore sostitutivo. Ciò implica che non sarà mai possibile manomettere la protezione semplicemente inserendo un secondo azionatore a protezione aperta, come avviene ora per i sensori ad azionatore non codificato. Una ulteriore protezione viene assicurata fissando l’azionatore con viti di tipo ‘one-way’, che elimina la possibilità che l’azionatore possa essere svitato e inserito manualmente nell’interruttore a porta aperta.
Il valore aggiunto degli esperti
L’intervento di maggior valore aggiunto ha riguardato le zone di movimentazione e scarico dei pannelli in uscita dalla sezionatrice. L’obiettivo era di mettere in sicurezza due distinte aree operative, ciascuna caratterizzata da rischi differenti e, di conseguenza, da proteggere in base alle logiche di sicurezza più appropriate:
- la prima zona, la più interna dell’impianto, in cui si trova il robot di movimentazione dei pannelli in uscita dalla sezionatrice;
- la seconda zona, a ridosso del perimetro esterno della linea, che funge da polmone di accumulo dei pannelli che il robot impila su una serie di carrelli.
La gestione delle sicurezze viene effettuata con l’ausilio di due coppie di barriere ottiche Schmersal SLC440 che, su un fronte di circa
20 metri, perimetrano le due aree sopra elencate con due logiche differenti. Mentre la barriera interna, quella che sorveglia l’accesso alla zona a maggiore pericolosità (il robot di scarico), è configurata in autoreset, la seconda barriera, che delimita il perimetro esterno della zona di scarico dove l’operatore accede per movimentare i carrelli, è associata a un pulsante di reset.
All’ingresso di un operatore in quest’area, caratterizzata da un livello di rischio minore, l’entrata in funzione della barriera causa il fermo degli organi mobili, in particolare di una navetta di traslazione, e attiva la barriera ottica della seconda area, quella a maggior rischio, dove opera il robot. Ciò fa sì che un ingresso dell’operatore nella zona più interna dell’impianto, dove per l’appunto opera il robot di scarico, causi l’arresto delle operazioni.
Questa soluzione consente all’operatore di entrare nell’area polmone e movimentare i carrelli mentre il robot di scarico continua ad operare. Di contro, quando l’operatore termina le sue operazioni e riarma le fotocellule di sicurezza, la barriera interna si autoresetta, non essendo più necessario gestire la protezione dell’area di scarico in quanto la prima barriera è rientrata in funzione.
Non prodotti, ma soluzioni
Nel progetto Mobilpref, Robota ha scelto PLC di sicurezza Schmersal. Sono stati impiegati tre moduli SRB301MC, configurati in logica OR per gestire le barriere in modo sicuro e immediatamente operativo. Il supporto tecnico di Schmersal — con schemi di cablaggio pronti all’uso e validazione da parte dei consulenti tec.nicum — ha consentito di ridurre i tempi e garantire la conformità normativa. Oggi la collaborazione tra Robota e Schmersal prosegue su nuovi progetti, come vera partnership tecnico-normativa, più che semplice fornitura di prodotti.
BARRIERE
DETEC4 SMART BOX DETECTION:
SICUREZZA INTELLIGENTE PER LE MACCHINE PER L’IMBALLAGGIO
TECNOLOGIA DI IDENTIFICAZIONE SICURA UOMO-MATERIALE PER IL TRASPORTO DI OGGETTI A PARALLELEPIPEDO NELLE LINEE DI PACKAGING, CHE UNISCE MASSIMA PRODUTTIVITÀ, FLESSIBILITÀ E PROTEZIONE AFFIDABILE DELL’OPERATORE.
DDa oltre 75 anni SICK è sinonimo di innovazione nella sensoristica e nella sicurezza industriale. Fondata in Germania nel 1946, l’azienda è oggi uno dei principali player globali nelle tecnologie per l’automazione, con soluzioni che combinano affidabilità, digitalizzazione e sicurezza funzionale per aumentare produttività e continuità operativa.
Nei moderni impianti automatizzati, proteggere gli operatori senza rallentare i processi è una priorità. Per questo SICK sviluppa soluzioni di sicurezza intelligenti e scalabili, capaci di adattarsi a macchine e ambienti diversi garantendo integrazione fluida e manutenzione semplificata.
Le barriere fotoelettriche di sicurezza deTec rappresentano un esempio concreto di questa filosofia: sistemi ottici evoluti che uniscono protezione, efficienza e flessibilità. Con la funzionalità deTec4 Smart Box Detection, SICK introduce un nuovo standard nella discriminazione uomo-materiale, portando l’intelligenza direttamente nel sensore per migliorare sicurezza e produttività nelle macchine per l’imballaggio e nei flussi di trasporto automatizzati.
Barriere fotoelettriche di sicurezza deTec: protezione intelligente e massima disponibilità
Le barriere fotoelettriche di sicurezza deTec di SICK rappresentano una delle soluzioni più avanzate per la protezione di punti pericolosi e accessi nelle macchine e negli impianti automatizzati. Grazie a un sistema ottico ad alte prestazioni, creano un campo di protezione continuo che rileva in modo affidabile la presenza di persone o corpi estranei, garantendo l’arresto sicuro della macchina.
Progettate per adattarsi a una vasta gamma di applicazioni – dall’ingegneria meccanica al packaging, dall’intralogistica all’automotive – le barriere deTec offrono pacchetti di funzioni scalabili, consentendo di combinare sicurezza, produttività e flessibilità in un’unica piattaforma. La gamma include varianti Core, per una protezione efficiente e conveniente, e versioni evolute con funzioni intelligenti come Smart Box Detection e interblocco intelligente del riavvio, che aumentano la disponibilità del sistema.
Grazie all’integrazione di tecnologie moderne come IO-Link
e NFC, deTec semplifica la diagnostica, fornisce dati completi per l’automazione dei processi e consente la manutenzione rapida tramite smartphone e app dedicate. Il design standardizzato e il concetto di connessione flessibile riducono tempi e costi di cablaggio, installazione e configurazione, mentre gli accessori modulari garantiscono un montaggio rapido e preciso.
Per ambienti complessi, sono disponibili varianti con grado di protezione IP69K, modelli resistenti alle sostanze chimiche e versioni ATEX per atmosfere esplosive, oltre a configurazioni specifiche per settori con elevati standard igienici. Con la serie deTec, SICK porta la protezione fotoelettrica a un livello superiore, integrando sicurezza e automazione in un’unica soluzione intelligente, pronta per le sfide della fabbrica del futuro. Con l’introduzione della funzionalità Smart Box Detection, SICK ha ulteriormente esteso le potenzialità delle proprie barriere, portando la discriminazione intelligente tra uomo e materiale direttamente a bordo sensore.
deTec4 Smart Box Detection: sicurezza evoluta per le macchine per l’imballaggio
Le macchine per l’imballaggio nell’area di fine linea, caricatori verticali e laterali o moduli di smistamento possono essere utilizzati in modo ancora più sicuro e semplice, grazie a deTec4 Smart Box
Detection di SICK, il sistema intelligente di protezione accessi.
Con l’aiuto di un’affidabile logica di riconoscimento dei modelli, la soluzione SICK può distinguere in maniera intelligente gli oggetti rettangolari, come i cartoni, dalle persone o parti del corpo nelle aree di ingresso e uscita dei sistemi di imballaggio o degli impianti di trasporto intralogistici. Questo permette un trasporto continuo, senza fermate, di cartoni dentro e fuori dalle macchine recintate. Grazie all’assenza di segnali di processo esterni o sensori di muting, questa soluzione di sicurezza è flessibile e compatta, e consente di ottimizzare la manutenzione con la massima sicurezza per l’operatore, oltre ad un risparmio di costi.
La protezione d’accesso Smart Box Detection è la prima soluzione intelligente per una discriminazione uomo-materiale. È in grado di rilevare oggetti con un profilo rettangolare e con un’altezza di almeno 134 mm quando entrano nel campo protetto della barriera deTec4, che è costantemente attiva. La valutazione dei raggi interrotti nel processo assicura una differenziazione intelligente tra persone e materiale, poiché le persone o le parti del corpo che passano lungo una linea di trasporto o che interferiscono con una macchina hanno una geometria fondamentalmente diversa e creano uno schema di interruzione dei raggi significativamente diverso. Viene così evitato un arresto di sicurezza errato del sistema di trasporto.
Una soluzione di facile integrazione
La soluzione di sicurezza deTec4 Smart Box Detection si caratterizza per la sua semplice integrazione. È, infatti, integrata direttamente nella barriera fotoelettrica di sicurezza deTec4 come funzionalità aggiuntiva e non richiede né segnali supplementari dai sistemi di automazione né sensori di muting durante il funzionamento. Questo significa che può essere adattata e configurata secondo i requisiti dell’applicazione, senza alcuno sforzo aggiuntivo di programmazione, montaggio o cablaggio. Anche la manutenzione è significativamente semplificata grazie al suo design snello. Se durante il funzionamento devono essere rilevati oggetti di diverse altezze e lunghezze, non è necessario apprenderli né adattare la configurazione della soluzione di sicurezza. Questo assicura la massima versatilità e flessibilità, garantendo la massima produttività del sistema.
Sicurezza adattiva e produttività: la nuova frontiera del packaging
L’evoluzione delle barriere di sicurezza intelligenti come la deTec4 Smart Box Detection segna un punto di svolta nell’automazione industriale: non più semplici dispositivi di arresto, ma veri e propri elementi attivi del processo produttivo. Grazie all’elaborazione a bordo sensore e alla logica di riconoscimento integrata, la sicurezza diventa “collaborativa”, capace di adattarsi alle dinamiche reali della macchina e distinguere in modo autonomo tra situazioni di rischio e operazioni legittime.
Nel settore del packaging, dove l’efficienza dei flussi è essenziale, soluzioni di questo tipo consentono di ridurre i tempi di fermo, eliminare errori di arresto e aumentare la disponibilità degli impianti, garantendo al tempo stesso la piena protezione dell’operatore. È questa la direzione verso cui SICK continua a innovare: portare la sicurezza funzionale dentro l’intelligenza di processo, per costruire fabbriche sempre più produttive, sostenibili e sicure.
BARRIERE
DEDICATE ALLA PROTEZIONE DI MANI E DITA
PER LA SICUREZZA DEGLI OPERATORI, WENGLOR OFFRE UN’AMPIA GAMMA DI SOLUZIONI, TRA CUI BARRIERE FOTOELETTRICHE DI TIPO 4 – PLE, DISPONIBILI IN VERSIONE BASE O AVANZATA, CON INTERFACCIA RS485 PER DIAGNOSTICA E CONFIGURAZIONE EFFICIENTI.
NOggi vengono richiesti componenti che, al fine di essere facilmente integrabili a bordo macchina, non solo necessitano di dimensioni il più possibile contenute, ma devono assicurare elevate caratteristiche sia funzionali che di sicurezza.
Un esempio concreto è costituito dalle barriere fotoelettriche di sicurezza wenglor di tipo 4 - PLe che, tra le prime in assoluto al mondo, sono state dotate di una funzione di diagnosi integrata. Espressamente dedicate alla protezione delle dita e della mano, le barriere attraverso una porta RS-485 rendono fruibili tutte le informazioni di funzionamento, consentendo ad esempio di verificare se, quando e quale raggio si sia interrotto, una possibilità che per l’utilizzatore finale si rivela utile in termini ovviamente di sicurezza, ma anche di efficienza e praticità.
Disponibili in due versioni
Robuste e dal design compatto, le barriere wenglor possono essere integrate in sistemi già esistenti o di nuova concezione e sono progettate per essere alloggiate in spazi molto limitati. Offrono una risoluzione per la
protezione delle dita di 14 mm e per la protezione delle mani di 30 mm. Sono disponibili due differenti versioni, che offrono funzionalità di base e avanzate. I modelli base si adattano a tutte le protezioni standard, anche in spazi molto piccoli, e sono configurabili via connessione cablata. In caso di sostituzione non si rende quindi necessario alcun software per l’impostazione della nuova barriera. L’installazione è pressoché di tipo plug-and-play: la luce rossa che emettono, chiaramente visibile, nonché l’indicazione di potenza del segnale rendono molto comoda la sua regolazione.
La versione avanzata è dotata di funzionalità operative supplementari rispetto a quella di base ed è stata pensata per offrire maggiore flessibilità applicativa. Collegabili in cascata per formare configurazioni a barriera più estese, i modelli in versione advanced sono molto adatti per essere applicati in ambienti a elevata criticità. Attivabili direttamente da bordo sensore così come via software, le funzioni di cui dispongono consentono di gestire modalità di calibrazione ulteriori, tra cui il Fix-Blanking, il Floating-Blanking, l ’Auto-Floating-Blanking e la
risoluzione ridotta. Le barriere sono fornite complete di staffe di fissaggio, che ne consentono il montaggio e la regolazione accurata in qualsiasi situazione. Come precedentemente detto, i dispositivi sono dotati di interfaccia RS-485 attraverso cui è possibile non solo gestirne la configurazione, ma anche la diagnostica – ad esempio in caso di failure - e la manutenzione.
La possibilità di interrogare i sensori per analizzarne i dati di funzionamento consente di implementare politiche di manutenzione che non possono che generare un impatto positivo sull’efficienza totale del sistema. La manutenzione, soprattutto sfruttando le tecniche predittive, sta diventando una necessità sempre più sentita per evidenti motivi di convenienza, legati ai risparmi economici che si possono ottenere, alla maggiore disponibilità degli impianti e, quindi, all’efficienza generale.
Barriere reflex per uso universale
Sempre in tema bordo macchina, anche se non espressamente dedicate alla sicurezza degli operatori, wenglor offre le barriere reflex P1MM00, che consentono di intercettare oggetti fino a distanze di 500 mm. Il loro principio di funzionamento si basa sull’analisi dell’intensità del segnale e dell’angolo di incidenza e richiede solo uno sfondo di riferimento: ad esempio il pannello laterale che delimita i sistemi di convogliamento, una protezione collocata sul piano di lavoro ecc.
Non necessitando di elementi catadiottrici per la riflessione del segnale luminoso, le barriere reflex P1MM00 possono essere integrate in maniera flessibile nei più svariati layout delle macchine, assicurando per di più ingombri contenuti. Queste due caratteristiche rispondono alla tendenza attuale orientata alla costruzione di macchine e sistemi
di automazione sempre più compatti, capaci di offrire rapidità di messa in servizio grazie al minor numero di componenti da installare e configurare.
Oltre alle caratteristiche di ergonomia e convenienza economica sopra descritte, la barriera reflex P1MM001 dispone di una funzione intelligente che ricalibra dinamicamente la soglia di commutazione, annullando le influenze esterne dovute a fluttuazioni di temperatura e agenti contaminanti. Ciò assicura la stabilità delle prestazioni e la riduzione dei tempi morti, in quanto non è necessario effettuare interventi di ricalibrazione manuale. Particolare attenzione è stata dedicata alla fruibilità. Una luce rossa ben visibile consente di allineare agevolmente il sensore, il cui set-up viene impostato in maniera molto semplice tramite il tasto di autoapprendimento “teach-in”.
La precisione nella misurazione è così elevata da consentire il riconoscimento di oggetti trasparenti, ad esempio vetro, PET, pellicole o lamine sottili. Per questo motivo i sensori P1MM001 trovano ampio campo di applicazione un po’ in tutti i settori, dalle operazioni di fine linea, ad esempio nelle linee di assemblaggio con pallet e/o componenti assemblati anche parzialmente trasparenti, agli ambiti produttivi più disparati, come l’industria della plastica, del vetro ecc.
1. Tra le soluzioni wenglor dedicate alla sicurezza vi sono le barriere di tipo 4-PLe dedicate alla protezione delle dita e della mano
2. Le barriere fotoelettriche di sicurezza wenglor di tipo 4 - PLe sono tra le prime in assoluto al mondo ad essere state dotate di una funzione di diagnosi integrata
3. wenglor offre anche barriere fotoelettriche dedicate alla protezione del corpo che trovano ampia applicazione in ambiente manifatturiero
4. Le barriere fotoelettriche di sicurezza wenglor rendono fruibili tutte le informazioni di funzionamento attraverso una porta RS-485, consentendo ad esempio di verificare se, quando e quale raggio si sia interrottoLa barriera reflex P1MM001 non necessita di catarifrangente ed è in grado di operare fino a distanze di 500 mm. Trova applicazione in svariati ambiti applicativi grazie alla sua flessibilità e compattezza
PULIZIA CHE PRODUCE VALORE
SOSTENIBILITÀ, PRODUTTIVITÀ E INNOVAZIONE NEI PANNI DI UN MARCHIO CHE UNISCE EFFICIENZA INDUSTRIALE E RESPONSABILITÀ AMBIENTALE di Fabio Chiavieri
SSostenibilità, un impegno concreto
«Per noi la sostenibilità è un obiettivo concreto, non uno slogan» afferma Riccardo Trionfera, Direttore commerciale Professional Hygiene di Essity Italia. Il brand Tork, parte del gruppo svedese Essity, leader mondiale nei prodotti per l’igiene professionale, ha fatto della sostenibilità un principio guida trasversale, che riguarda tanto la produzione quanto l’utilizzo quotidiano dei prodotti. L’obiettivo è chiaro: azzerare le emissioni nette di CO₂ entro il 2050, in linea con gli obiettivi climatici validati dall’iniziativa Science Based Targets.
Un percorso che passa attraverso l’uso di energie rinnovabili – biogas, pannelli solari, elettricità certificata verde – e sistemi avanzati di recupero e riciclo dell’acqua negli stabilimenti europei.
Sul piano dei prodotti, Tork adotta un approccio sistemico chiamato Focus⁴ Sustainability, che analizza ogni soluzione lungo quattro dimensioni: Materials & Packaging, Use & Waste, Carbon, Hygiene for All. Questo modello consente di progettare con una logica circolare: materiali certificati FSC® e TÜV Austria “OK Biobased”, imballaggi interni con almeno il 30% di plastica riciclata post-consumo, confezioni esterne in cartone riciclato al 100% e riduzione del volume di trasporto attraverso ricariche compresse fino al 50%.
Il risultato è una gamma in costante evoluzione: panni Biobased con fibre 100% vegetali, dispenser carbon neutral certified – le cui emissioni residue sono compensate da progetti ambientali ClimatePartner – e soluzioni a erogazione singola, che riducono gli sprechi migliorando al tempo stesso l’igiene.
«Lavoriamo sia sugli stabilimenti sia sui prodotti – precisa Trionfera –. Abbiamo panni più leggeri e resistenti rispetto agli stracci tradizionali: significa meno rifiuti,
Riccardo Trionfera, Direttore commerciale Professional Hygiene di Essity Italia
minori costi di smaltimento e maggiore valore per il cliente.»
Il manifesto globale del brand recita: “We make sustainable hygiene easier”. Non a caso, Essity figura stabilmente tra le aziende più sostenibili al mondo secondo Corporate Knights Global 100.
«La vera sostenibilità – conclude Trionfera – è anche economica e culturale: ridurre sprechi, creare partnership solide e generare valore condiviso. Solo così possiamo parlare di competitività duratura.»
L’efficienza parte dai dettagli
Nel mondo manifatturiero, la produttività si gioca spesso sui dettagli: piccoli gesti quotidiani che, moltiplicati per centinaia di operatori, fanno la differenza tra efficienza e spreco. «Uno dei problemi principali –spiega Trionfera – è che gli operatori devono interrompere il lavoro per reperire prodotti per la pulizia. Il 44% si ferma oltre venti volte per turno e il 74% prende più panni del necessario se non li ha a portata di mano. È
puro spreco di tempo e risorse.»
Le soluzioni Tork Performance®, pensate per essere installate accanto alle postazioni di lavoro, eliminano le perdite di tempo legate agli spostamenti, migliorano l’ordine secondo la metodologia 5S e garantiscono un’erogazione controllata “one-at-a-time”.
Il connubio tra dispenser e panni exelCLEAN® produce risultati tangibili: –35% di tempo di lavoro, –30% di fatica fisica, –40% di consumo di solventi, –80% di riduzione dell’ingombro e dei rifiuti da imballaggio.
Si tratta di un approccio in linea con la filosofia Kaizen, fondata sul miglioramento continuo. Come sottolinea l’esperto Jonas Svanäng: “Talvolta, il miglioramento può nascere da fattori inaspettati”. Nel linguaggio della lean manufacturing, la pulizia quotidiana è un atto di controllo: “Garantendo la pulizia di una macchina è possibile evidenziare meglio i problemi”.
La produttività non è solo un obiettivo tecnico ma un fattore culturale.
«Nell’industria meccanica – prosegue Trionfera – è ancora diffuso l’uso di stracci o pezzame di recupero: si pensa di risparmiare, ma in realtà si aumentano costi e inefficienze. Il nostro compito è aiutare le imprese a vedere la pulizia come parte integrante del processo produttivo.»
Per questo, la formazione gioca un ruolo chiave. I team Tork visitano gli stabilimenti, osservano i flussi, dialogano con i responsabili di manutenzione e qualità, e propongono test pilota mirati a misurare concretamente il miglioramento. “Quando entriamo in un’azienda – spiega Trionfera – non portiamo subito un catalogo, ma una mentalità.”
L’innovazione nei panni e nei dispenser
Tork non è semplicemente un produttore di panni e dispenser, ma un sistema integrato di soluzioni per l’igiene industriale. Dai reparti meccanici ai laboratori farmaceutici, dalle linee di confezionamento alimentare agli ambienti aerospaziali, ogni gamma
è progettata per rispondere a requisiti di resistenza, sicurezza e certificazione.
I panni Tork exelCLEAN®, con fibre rinnovabili fino al 99%, rappresentano la nuova generazione della pulizia industriale: riducono l’uso di solventi, assicurano uniformità di prestazione e tagliano i tempi di manutenzione. Sono certificati per il contatto alimentare a breve termine e conformi ai più severi standard HACCP e antistatici.
I dispenser Tork Performance® offrono la massima versatilità: montaggio a parete, su supporto mobile o magnetico, design ergonomico Easy Handling® per ricariche rapide e sicure, erogazione singola per evitare contaminazioni crociate. La gamma include
anche soluzioni come Tork Reflex®, Tork Matic® e Tork PeakServe®, con dispenser carbon neutral e flaconi in plastica riciclata al 30%.
Dal 2011, Tork ha ridotto del 28% l’impronta di carbonio della linea exelCLEAN®. I dispenser manuali sono garantiti per oltre un milione di erogazioni. “Offriamo anche prodotti certificati per l’aerospaziale e il food contact – precisa Trionfera –. Ogni settore ha esigenze diverse, ma l’obiettivo è sempre lo stesso: rendere la pulizia più semplice, efficiente e sostenibile.”
La pulizia come leva competitiva
La storia di Tork / Essity racconta un
La scelta ideale per le aziende, le persone e il pianeta
modo nuovo di intendere la pulizia industriale: non più un costo accessorio, ma un fattore strategico di efficienza, sostenibilità e valore. In un’epoca in cui la manifattura punta a diventare sempre più circolare e digitalizzata, la capacità di coniugare igiene e produttività si traduce in vantaggio competitivo. Tork lo dimostra con fatti, dati e cultura d’impresa: riduzione degli sprechi, innovazione costante, materiali responsabili e partnership durature con i clienti.
Il marchio Tork offre prodotti e servizi per l’igiene professionale a clienti di tutto il mondo, Horeca, strutture sanitarie a uffici, scuole e aziende. I nostri prodotti comprendono dispenser, asciugamani di carta, carta igienica, sapone, tovaglioli, panni e soluzioni software per la pulizia guidata dai dati. Grazie all’esperienza nel campo dell’igiene, del design funzionale e della sostenibilità, Tork è diventata un leader di mercato. Tork è un marchio globale di Essity e un partner per clienti in oltre 110 paesi. Per maggiori informazioni www.tork.it
LA ROTTA DELL’INDUSTRIA ITALIANA DI MACCHINE UTENSILI
NELL’INTERVISTA POST-EMO 2025 AL PRESIDENTE UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE RICCARDO ROSA EMERGONO LE PRIORITÀ PER IL SETTORE: INNOVAZIONE CONTINUA, SPINTA AI MERCATI ESTERI E VALORIZZAZIONE DEI TALENTI PER RAFFORZARE LA COMPETITIVITÀ DELLA FILIERA ITALIANA
di Fabio Chiavieri
Presidente, partiamo da un bilancio complessivo: come giudica la presenza italiana a EMO Hannover 2025, in termini di partecipazione, visibilità e risultati?
Iniziamo dai numeri. Anche per l’edizione 2025, la delegazione italiana è stata
tra le più numerose. Con 140 imprese presenti, è stata la seconda tra le rappresentanze estere Lo considero, questo, un buon risultato sia in termini di adesione e che di visibilità.
Il momento, soprattutto per la Germania, è difficile ma le aziende italiane, consapevoli che EMO è appuntamento
fondamentale per incontrare operatori internazionali anche extra europei, hanno aderito numerose. La presenza italiana era ben visibile anche grazie a tutta la campagna di promozione del Made by Italians che abbiamo previsto. Le aziende che abbiamo sentito, a caldo, si sono dette moderatamente soddisfatte dei contatti
raccolti e anche molto motivate rispetto alla prossima edizione: EMO Milano 2027, in programma tra due anni, dal 4 all’8 ottobre a fieramilano Rho.
Qual è stato il riscontro del pubblico e degli operatori internazionali verso le aziende italiane?
Come dicevo, le visite e i contatti sono stati giudicati positivi in termini di interesse e qualità, molte le discussioni concrete su progetti legati ad alcuni dei settori che stanno avendo le performance migliori quali, aerospace, difesa, energia.
Tanti i visitatori dal nord Europa, Cina, India e Turchia, a testimoniare la rilevanza internazionale del brand EMO; pochi i visitatori tedeschi.
un certo rallentamento del commercio internazionale.
Nostri partner per il futuro? Gli Stati Uniti frenano un po’ ma restano saldamente il nostro primo mercato di export, la Germania soffre ma, quando la locomotiva tornerà a marciare, sarà fondamentale per il nostro business visto la presenza delle nostre aziende nelle loro catene di fornitura. Vedo bene l’India, il Messico e il Vietnam così come gli Emirati dove più che altro corrono le macchine per deformazione in risposta alle esigenze di infrastrutture.
In che misura l’offerta italiana ha saputo distinguersi sul piano tecnologico rispetto ai principali competitor europei e asiatici?
Il presupposto è sempre la customizzazione. L’offerta italiana dimostra di essere di qualità e con una forte spinta alla personalizzazione del prodotto. Questo ci permette di intercettare clienti che non possono rivolgersi ai nostri competitors che lavorano su grandi numeri e produzioni seriali. Grazie a questo binomio riusciamo a presidiare nicchie super hi-tech.
Quali tendenze tecnologiche emergenti ha colto come più rilevanti per il nostro settore (digitalizzazione, sostenibilità, automazione, AI, additive manufacturing ecc.)?
Sicuramente tutto questo, anche se in misura, e a livelli, differenti. Automazione e robotica sono protagonisti nelle soluzioni di ultima generazione, così come la digitalizzazione è un fenomeno sempre più pervasivo. L’AI comincia ad affermarsi nei sistemi più complessi. I dati sono sempre più importanti, per questo si consolida l’adozione di profili informativi per verificare gli stati macchina, job, energia e qualità; il
dato operativo diventa confrontabile, emergono inoltre Data Spaces e Digital Product Passport (DPP) per energia e emissioni. L’additive manufacturing è sempre più integrato con l’asportazione.
Ritiene che la filiera italiana abbia consolidato la propria reputazione di qualità e innovazione?
Sì, certamente ma non possiamo certo dirci soddisfatti. Dobbiamo sapere che l’innovazione è un processo continuo ed è il principale asset con cui possiamo differenziare la nostra offerta nel panorama internazionale.
Quali segnali arrivano dai mercati esteri in termini di domanda e investimenti?
C’è fiducia nella ripresa o si avvertono ancora elementi di incertezza legati al contesto economico internazionale?
I dati di previsione chiusura 2025, rivisti dal nostro Centro Studi & Cultura di Impresa in settembre, indicano un deciso rallentamento dell’attività di export e così anche la nostra ultima rilevazione dell’indice di macchine utensili, relativa al 3 trimestre, che anticipa quello che accadrà, in termini di produzione nei primi mesi dell’anno prossimo. In generale, la situazione di instabilità geopolitica, dovuta a conflitti e guerra commerciale, ha creato
Qual è oggi la priorità di Ucimu per sostenere la competitività del comparto italiano?
In tema di innovazione direi che fondamentale è l’attività di rappresentanza che dobbiamo continuare a fare, presso le istituzioni e gli organi di governo, per sottolineare l’importanza delle misure a sostegno della competitività della manifattura del paese. Penso a un nuovo piano industriale che accompagni le imprese nel prossimo triennio e dunque non si fermi al prossimo anno.
Il secondo tema ha direttamente a che fare con una delle caratteristiche che più contraddistinguono l’industria italiana di settore, vale a dire la propensione all’export che contribuisce a più della metà della produzione nazionale di settore. Ciò deve spingere l’associazione a sviluppare ancora di più la dimensione di internazionalizzazione perché è sul mercato estero che si trovano, e si troveranno in futuro, le opportunità di business più interessanti.
Quali sono, secondo lei, le sfide principali che attendono le imprese italiane del settore nei prossimi anni?
Lo dico in modo sintetico, innovazione delle nostre soluzioni, internazionalizzazione e sviluppo di nuovi mercati, diversificazione (nuovi) settori di sbocco, disponibilità di figure professionali preparate e motivate per le nostre aziende del futuro: engagement dei giovani.
LA SICUREZZA NELL’INDUSTRIA MANIFATTURIERA
IL MANIFATTURIERO RESTA UN PILASTRO DELL’ECONOMIA ITALIANA: UN LAVORATORE SU CINQUE OPERA NEL SETTORE, CHE GENERA IL 17% DEL VALORE AGGIUNTO NAZIONALE. CRESCONO PRODUZIONE E SICUREZZA, MA I RISCHI RESTANO ELEVATI.
di Mattia Barattolo
Il comparto manifatturiero si conferma come uno dei pilastri dell’economia italiana. Secondo la ricerca
Inail – “Dati Inail aprile 2025”, un lavoratore su cinque opera in un’azienda manifatturiera, settore che da solo contribuisce per circa un terzo al totale della produzione economica nazionale.
I l peso economico della manifattura
Negli ultimi cinque anni (2020-2024) il valore aggiunto generato dalle imprese
manifatturiere è cresciuto del 31,9%, leggermente superiore all’aumento medio dei comparti economici (+30,9%). Il settore rappresenta circa il 17% del valore aggiunto nazionale, trainato dalle attività metallurgiche, dalla fabbricazione di macchinari e dalle industrie alimentari. Le aziende manifatturiere si distinguono anche per una maggiore dimensione media.
Infortuni sul lavoro: dati stabili ma ancora critici
Il settore manifatturiero rimane tra i più
esposti al rischio infortunistico. Nel 2023 sono state denunciate 93.346 pratiche di infortunio, un dato stabile rispetto al 2022 ma inferiore dell’8,7% rispetto al 2019. I casi mortali sono stati 178, con una diminuzione del 25% rispetto al 2019 e del 6,8% rispetto al 2022. Le attività con il maggior numero di infortuni sono: fabbricazione di prodotti in metallo (21%), fabbricazione di macchinari (14,2%), e industria alimentare (11,7%).
Sul piano territoriale, la Lombardia registra il numero più alto di denunce (17.336),
MALATTIE PROFESSIONALI
Anno Denunce totali Variazione vs 2020 % uomini
Settori più colpiti (uomini) Prodotti in metallo · Minerali non metalliferi
Settori più colpiti (donne) Industrie alimentari · Abbigliamento
Malattie più diffuse Sistema osteomuscolare · Sistema nervoso · Orecchio
seguita da Emilia-Romagna (14.292) e Veneto (14.077).
Indicatori di rischio territoriale
Per valutare il rischio infortunistico Inail utilizza due indicatori: indice di frequenza e indice di gravità. L’indice nazionale di frequenza (inabilità permanente) è di 1,01 casi per mille addetti, in calo del 13% rispetto al triennio 2017-2019. Le regioni con i valori più alti sono Calabria (2,53), Basilicata (2,36) e Sardegna (2,01), mentre le più sicure risultano Piemonte (0,68) e Lombardia (0,81).
L’indice di gravità è pari a 0,72 giornate perse per addetto (–37% rispetto al 2017-2019), con valori più alti nelle regioni meridionali.
Malattie professionali: differenze di genere
Le denunce di malattia professionale nel manifatturiero sono passate da 7.689 nel 2020 a 12.724 nel 2023, superando i livelli pre-pandemia (+30%). Dal punto di vista di genere, gli uomini rappresentano circa il 74% delle denunce. Le donne sono più esposte nelle industrie alimentari e nella confezione di articoli di abbigliamento, mentre per gli uomini i settori più colpiti sono la fabbricazione di prodotti in metallo e la lavorazione di minerali non metalliferi. Le malattie più diffuse sono quelle del sistema osteomusco-
lare, seguite da patologie del sistema nervoso e dell’orecchio.
I finanziamenti del Bando Isi 2023
L’Inail sostiene le imprese attraverso i Bandi Isi, che nel 2023 hanno stanziato 508 milioni di euro complessivi, di cui 418
INDICATORI DI RISCHIO TERRITORIALE (2023)
Regione Indice di frequenza (casi/1.000 addetti) Indice di gravità (giornate perse/addetto)
destinati al manifatturiero. Le aziende del comparto hanno presentato quasi 2.200 progetti (36% del totale). L’87% delle richieste proviene da micro e piccole imprese. Quasi la metà dei progetti riguarda la sostituzione di macchinari obsoleti e un terzo la bonifica dell’amianto. I settori più attivi sono il metalmeccanico (28,4%), la lavorazione di pietre ornamentali (23,3%) e la fabbricazione di mobili (15,7%).
Conclusione
La ricerca Inail – “Dati Inail aprile 2025” conferma la centralità della manifattura nell’economia italiana, ma anche la persistenza di elevati rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Le strategie di prevenzione, sostenute dai finanziamenti Isi, rappresentano un pilastro fondamentale per ridurre infortuni e malattie professionali.
OT Cybersecurity: la nuova frontiera digitale dell’industria
VAPT INTELLIGENTE: COME DIGITAL TWIN, AI E AUTOMAZIONE STANNO CAMBIANDO LA DIFESA DEGLI IMPIANTI INDUSTRIALI
di Diego Manzocchi, Lorenzo Manchi – Sinapsi S.r.l.
NNegli ultimi anni, l’industria manifatturiera ha vissuto una profonda trasformazione. Macchine e soluzioni intelligenti, sistemi Scada connessi, sensori e piattaforme IIoT e soluzioni di remote maintenance sono diventati elementi centrali per la produzione. Questa evoluzione porta però con sè un risvolto spesso molto sottovalutato e che riguarda il modo in cui questi sistemi e queste soluzioni comunicano e interagiscono nella rete informatica aziendale, aumentando di fatto la superficie d’attacco. È qui che la cybersecurity applicata ai sistemi OT (Operatinoal Technology) sta diventando un fattore
critico non solo per la protezione dei dati ma soprattutto per la continuità operativa degli impianti. A differenza dell’IT tradizionale, l’OT ha priorità ben diverse. Se nel mondo informatico la riservatezza dell’informazione è il valore più importante, negli impianti industriali a comandare sono la disponibilità dei sistemi di controllo e la sicurezza fisica. Un fermo impianto non è un semplice disagio, esso può causare danni a macchinari, perdita di produzione, sprechi energetici e rischio per gli operatori. Per questo motivo gli approcci tipici della cybersecurity IT non possono essere applicati in modo diretto al
mondo industriale. È necessario adottare un linguaggio diverso e strumenti progettati per gli ambienti di fabbrica.
Sistemi legacy e protocolli deboli
Molti impianti industriali tutt’ora in funzione, sono costruiti su tecnologie che risalgono anche a 20-30 anni fa. PLC, RTU, pannelli HMI e server Scada restano operativi per lunghi cicli di vita, spesso senza la possibilità di applicare patch o aggiornamenti. A questo si aggiunge l’uso diffuso di protocolli non sicuri come Modbus, ideati in un’epoca in cui l’isolamento fisico degli
impianti era condizione sufficiente a garantirne la protezione. Oggi con l’esplosione della connettività industriale, quell’isolamento non esiste più. Infatti, molti impianti sono raggiungibili con VPN, sono integrati con servizi cloud e sono monitorati tramite piattaforme 4.0. Questo espone la rete OT a rischi inimmaginabili: intrusioni da IT verso OT e viceversa, compromissione di gateway edge, attacchi ransomware che paralizzano intere linee produttive. Una buona e consolidata prassi nel mondo IT per mitigare in parte gli attacchi informatici è l’esecuzione periodica di attività di Vulnerability Assessment e Penetration Test (VAPT). Scansioni automatiche, port scan aggressivi, sfruttamento delle vulnerabilità in ambiente controllato è del tutto normale in un’infrastruttura IT. In un impianto industriale, un semplice test che risulti troppo invasivo può mandare in falut un PLC o bloccare una comunicazione tra controllore e sensori/attuatori.
Fare VAPT in ambito OT non è impossibile, è semplicemente diverso
Le tecniche oggi considerate sicure inclu-
dono l’utilizzo di sensori passivi per intercettare il traffico di rete, analizzare i protocolli utilizzati e ricostruendo la topologia dell’impianto senza inviare comandi attivi. Queste analisi passive e non intrusive consentono di identificare vulnerabilità e configurazioni deboli minimizzando i rischi. Altre tecniche includono verifiche offline di firmware e configurazioni. Molti PLC oggi permettono l’esportazione delle logiche di controllo. Analizzarle offline consente di individuare errori, configurazioni insicure e potenziali punti di ingresso per un attacco. Infine, assessment fisici e di campo andando a verificare porte USB aperte, seriali non protetti, switch indusdtriali configurati male e che spesso rappresentano una parte importante della cybersecuirty OT.
Oggi la superficie d’attacco degli impianti industriali si è ampliata oltre i confini dei PLC. I gateway edge, i sensori wireless industriali, le piattaforme IioT in cloud e le soluzioni di manutenzione remota introducono nuove criticità.
Per fare un esempio concreto, un attacco a un dispositivo IioT scarsamente protetto può diventare il punto di ingresso per muoversi
nella rete fino alle componenti OT critiche. Oppure un gatewasy edge non aggiornato può essere sfruttato per intercettare e manipolare i comandi diretti ai PLC.
Cambio di paradigma: cosa la tecnologia rende e renderà possibile Tra le evoluzioni tecnologiche che nei prossimi anni renderanno l’industria ancor più interattiva ed interoperabile, tre di queste rappresentano il cambio di paradigma per l’applicazione di tecniche di VAPT in ambito OT. Queste tecnologie sono: il digital twin, l’IA generativa e le tecniche di test invisibili e non intrusive.
Il digital twin non è solo un modello 3D ma è di fatti una copia virtuale dell’intero processo e quindi può diventare altresì una copia virtuale della rete industriale completa di protocolli, logiche e comportamenti reali. Questo consentirà di eseguire penetration test completi e senza rischi per la produzione oppure sperimentare scenari di attacco e valutare l’impatto di patch e aggiornamenti prima di applicarli in campo. Il digital twin è quindi un ambiente “fantasma” su cui testare qualsiasi modifica prima del rilascio.
L’intelligenza artificiale è già presente in applicazioni di cybersecurity, NGFW (Nex Generation Firewall) e sensori passivi implementano modelli di ML (Machine Learning) per analizzare traffico e protocolli in una rete industriale. Con l’IA generativa, le potenzialità diventano enormi: dall’analisi automatica delle logiche PLC per l’individuazione degli errori o di comportamenti sospetti, la generazione di scenari di attacco, il riconoscimento delle vulnerabilità nei protocolli industriali e suggerimenti di hardening automatizzati per ogni dispositivo. Un sistema “intelligente” può dunque individuare correlazioni che sfuggono ai metodi tradizionali, aumentando la capacità di prevenzione. Infine, tecniche di test invisibili e non intrusive che rappresentano vere e proprie innovazioni. L’analisi del jitter o delle microvariazioni di latenza per scoprire dispositivi nascosti, le scansioni “ombra” non rilevabili dai dispositivi legacy, l’identificaizoni di anomalie hardware tramite sidechannel elettromagnetici e il micro-fuzzing controllato e progttato per PLC e SCADA. Sono tutte tecniche che permettono di valutare la sicurezza di una rete industriale senza interferire con i processi operativi.
Automatizzazione intelligente della VAPT anche per il mondo OT
Accanto a queste evoluzioni tencologiche, stanno emergendo strumenti avanzati in grado di portare nelle reti OT capacità tipiche del penetatrion testing IT ma con un livello di controllo e esicurezza adatto agli impianti industriali. Tra questi strumenti, Sentinel è un esempio significativo. Una piattaforma che integra funzioni di VAPT con moduli automatici e manuali, pensati per analizzare infrastrutture complesse e multi-livello. Sentinel combina motori di scansione capaci di identificare vulnerabilità note (CVE), configurazioni errate, servizi esposti e debolezze nei dispositivi e nelle piattaforme cloud. Queste capacità si orientano verso analisi non intrusive dei dispositivi edge, verifica delle configurazioni di firewall
“Secure
your digital evolution”
aziendali, identificazione di servizi inattesi nelle zone di confine (DMZ). La piattaforma integra moduli di exploit automatizzati che permettono simulazioni di attacchi in contesti protetti come ad esempio su un digital twin per validare la robustezza di gateway e server SCADA o simulare movimenti laterali dall’IT verso l’OT.
Molti impianti adottano portali web, API per monitoraggio e manutenzione remota o configurazione remota dei dispositivi introducendo criticità come SQL-injection o cross-site scripting sempre più diffuse anche nel contesto OT. In ultimo la gestione della cybersecurity industriale rtichiede visibilità continua. Le funzionalità di reporting avanzato, integrazione SIEM e dashboard dedicate rendono possibile inserire la VAPT in un ciclo strutturato di miglioramento della sicurenzza.
In sintesi, strumenti come Sentinel rappresentano la direzione verso cui si muoverà anche la sicurezza OT.
Il ruolo delle norme: NIS2 e IEC 62443
La crescente sensibilizzazione verso la sicurezza OT non è solo una scelta tecnologica ma anche normatica. Direttive come la NIS2 e standard come IEC 62443 puntano a
migliorare e introdurre obblighi di mappatura degli asset, valutazioni periodiche del rischio, implementazioni di controlli minimi di sicurezza e cicli di verifica e miglioramento continuo. Questo spingerà sempre più aziende a integrare attività di VAPT nel ciclo di vita dell’impianto passando da un approccio reattivo ad uno proattivo.
La sicurezza OT sta cambiando volto
La sicurezza OT è entrata in una nuova fase. Non basta più proteggere l’impianto da intrusioni esterne ma occorre conoscere la rete e comprenderne le vulnerabilità dal PLC al gateway edge. La VAPT OT, se condotta con metodo e strumenti dedicati, può diventre una risorsa fondamentate per migliorare l’affidabilità degli impianti e prevenire gli incidenti aumentando così la resilienza dell’azienda. Le tecnologie emergenti, dall’AI ai digital twin, stanno aprendo strada a un futuro in cui i test di sicurezza saranno sempre più accurati, sicuri e predittivi.
L’industria connessa ha bisogno di sicurezza avanzata ed è il momento di ripensare il modo in cui proteggiamo impianti e processi, passando da semplici misure difensive a una vera e propria cultura della sicurettaa attiva e intelligente.
Sinapsi è specializzata in cybersecurity IT/OT e in sistemi di intelligenza artificiale. Offre servizi di penetration test, analisi delle vulnerabilità per la conformità alla normativa NIS2 e sviluppa soluzioni personalizzate per la digitalizzazione. Fornisce formazione in ethical hacking e gestione dei dati. La missione aziendale è garantire un futuro digitale sicuro e intelligente per le aziende, proteggendo i loro asset e ottimizzando i loro processi attraverso l’innovazione e l’evoluzione tecnologica.
PRODUZIONE DI ALLUMINIO PIÙ SOSTENIBILE
STEMIN, AZIENDA BERGAMASCA SPECIALIZZATA NEL RICICLO E NELLA PRODUZIONE DI LEGHE IN ALLUMINIO, HA SCELTO DI AFFIDARSI A SKY-NRG PER LA REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO IN GRADO DI AUMENTARE L’EFFICIENZA PRODUTTIVA E RIDURRE L’IMPRONTA DI CARBONIO. ABBIAMO PARLATO CON OLIVO FOGLIENI, PRESIDENTE DI STEMIN, PER CONOSCERE I DETTAGLI DEL PROGETTO A cura della redazione
Stemin S.p.A. – società del Gruppo Industriale FECS – è un operatore internazionale specializzato nel recupero, trattamento e commercializzazione di rottami metallici e nella produzione di leghe in alluminio secondario e semi-primario. Fondata nel 1999 e con sede a Comun Nuovo (BG), ha costruito negli anni una posizione di leadership grazie a innovazione, economia circolare e sostenibilità, diventando il cuore industriale di una filiera completamente integrata. Con circa il 16% dell’alluminio secondario circolante in Italia, l’azienda è un attore strategico per l’intero comparto nazionale ed europeo e protagonista dei consorzi RICREA e CIAL.
Nel 2024 Stemin ha ottenuto le certificazioni ISO per la Carbon Footprint applicate alle fonderie di lingotti, confermando un percorso ESG concreto. Nel 2025 questo cammino si è rafforzato con un investimento significativo: la realizzazione di un parco fotovoltaico da 2.412 kWp su una delle nuove aree acquisite, con cui l’azienda può ora autoprodurre circa il 60% del proprio fabbisogno energetico, riducendo in
modo sostanziale le emissioni di CO2 e contribuendo agli obiettivi Net Zero fissati dall’Unione Europea per il 2050.
La scelta del fotovoltaico e l’incontro con SKY-NRG
La decisione di investire in un impianto fotovoltaico è stata guidata da una duplice esigenza: ridurre l’impronta carbonica della
produzione di alluminio e stabilizzare i costi energetici in un contesto di crescente volatilità. Per un’azienda che fornisce ai propri clienti leghe certificate con dichiarazione di Carbon Footprint conforme alla norma ISO 14067:2018, la disponibilità di energia rinnovabile è diventata un pilastro strategico, non solo tecnologico. Per realizzare il progetto, Stemin ha scelto di affidarsi a SKY-NRG, tra i più esperti operatori italiani del settore. Dal 2007, l’azienda con sede a Castiglione delle Stiviere (MN) progetta, realizza e gestisce impianti fotovoltaici chiavi in mano per il settore industriale, commerciale e agricolo. Con oltre 4.200 impianti realizzati e un organico di più di cento professionisti, SKY-NRG si distingue per la competenza tecnica, la gestione integrata come EPC (Engineering, Procurement, Construction) e l’adozione delle tecnologie più avanzate per progettazione, monitoraggio e manutenzione. “Per noi la sostenibilità non è uno slogan, ma un percorso concreto – sottolinea Olivo Foglieni. Sapevamo che il fotovoltaico era la scelta giusta, ma era fondamentale affidarci a un partner con l’esperienza neces-
Olivo Foglieni, Presidente Stemin
saria per accompagnarci dall’inizio alla fine del progetto. In SKY-NRG abbiamo trovato competenza, affidabilità e la capacità di proporre una soluzione su misura per le nostre esigenze.”
Un impianto su misura nel territorio bergamasco
Il parco fotovoltaico a terra installato
presso le aree produttive Stemin nel bergamasco è stato dimensionato per garantire la massima efficienza e un’integrazione ottimale con i processi di fusione e trasformazione dell’alluminio.
L’esperienza di SKY-NRG ha permesso di gestire l’intero iter – dallo studio di fattibilità al collaudo – assicurando tempi certi e continuità operativa. L’utilizzo di rilievi
con droni, software di simulazione avanzati e sistemi di monitoraggio remoto consente oggi di massimizzare la resa e programmare interventi di manutenzione predittiva, minimizzando i rischi di fermo impianto. Per Stemin, collaborare con un operatore altamente strutturato ha significato poter contare su un unico interlocutore per tutte le fasi, dalla progettazione al servizio post-
installazione, con vantaggi tangibili in termini di efficienza e affidabilità.
Il valore di un alluminio green per il mercato
L’autoproduzione di circa il 60% del fabbisogno energetico tramite fotovoltaico riduce in modo diretto la Carbon Footprint associata ai lingotti e alle leghe prodotte da Stemin.
Ogni lega può essere fornita con dichiarazione di impatto ambientale certificata, consentendo ai clienti di integrare questi
materiali all’interno di supply chain sostenibili e in linea con i criteri ESG.
Il mercato internazionale dell’alluminio sta premiando sempre di più i produttori capaci di dimostrare trasparenza e riduzione delle emissioni lungo il ciclo di vita.
Il riciclo, che richiede solo il 5% dell’energia rispetto alla produzione primaria, è già un vantaggio competitivo intrinseco; ma l’impiego di energia rinnovabile come il fotovoltaico rende il materiale ancora più attraente per settori chiave come l’automotive, l’edilizia e il design. In questo
quadro, le norme ISO sulla Carbon Footprint, il meccanismo europeo CBAM e, più in generale, le politiche del Green Deal europeo, spingono sempre più i clienti a preferire l’alluminio “green”.
“Il nostro obiettivo è garantire ai clienti non solo leghe di alta qualità, ma anche materiali che rispondano alle loro aspettative in termini di sostenibilità – aggiunge Foglieni –. L’impianto fotovoltaico rafforza la coerenza del nostro modello produttivo e ci permette di competere in mercati sempre più attenti all’impronta ambientale.”
Una collaborazione che guarda al futuro
“Con SKY-NRG abbiamo trovato un partner competente e affidabile, capace di accompagnarci in tutte le fasi del progetto – conclude Olivo Foglieni –. L’impianto fotovoltaico non è solo un investimento energetico, ma un passo ulteriore nel nostro percorso verso un alluminio sempre più sostenibile e competitivo. Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti e della collaborazione instaurata.”
SOLUZONI SEMPRE PIÙ COMPLETE PER I FLUIDI
AIGNEP HA AMPLIATO E INTEGRATO IN MODO SIGNIFICATIVO LA SUA PROPOSTA DI CILINDRI, ELETTROVALVOLE E ACCESSORI PER AUTOMAZIONE GRAZIE ALL’ACQUISIZIONE DELLA BUSINESS UNIT PNEUMATICA DI UNIVER, IN LINEA CON LA STRATEGIA DI SVILUPPO CONTINUO DELLE CINQUE LINEE DI PRODOTTO PRESENTI NELL’OFFERTA DELL’AZIENDA
Luca Rossi
L’acquisizione della Business Unit pneumatica di Univer, specializzata in componenti per l’automazione industriale, rappresenta un nuovo tassello nel percorso di crescita e consolidamento di Aignep. Questa operazione strategica permette all’azienda bresciana di ampliare la propria gamma di prodotti per la pneumatica e l’automazione industriale,
e al contempo di consolidarne la presenza sul mercato e rafforzare la competitività del Gruppo. La gamma di tecnologie Univer per il comparto automazione consente, infatti, ad Aignep di ampliare notevolmente la propria offerta di elettrovalvole, cilindri e accessori per questo ambito, andando a proporsi anche a utilizzatori in nuovi settori applicativi nell’industria pesante, come acciaierie e lavorazione del legno, combinando la rico-
nosciuta robustezza e affidabilità dei prodotti Univer con la solidità che il mercato oggi associa al nome Aignep. Contemporaneamente, l’azienda continua a investire nello sviluppo di tutte e cinque le linee di prodotto in cui oggi è strutturata la sua offerta - raccorderia e connessioni, distribuzione dell’aria compressa, valvole per i fluidi, innesti automatici e automazione -, rafforzando in parallelo la propria presenza
nel mondo con filiali e magazzini in punti strategici nei principali mercati globali.
Acquisizione di Univer
Nel luglio scorso Aignep ha completato l’acquisizione della Business Unit pneumatica di Univer, specializzata nella produzione di cilindri, elettrovalvole e accessori per il comparto automazione. L’azienda ha, infatti, deciso di cogliere l’opportunità che le si presentava per completare la propria gamma di prodotto introducendo una serie di tecnologie già affermate e apprezzate sul mercato per prestazioni e solidità. Con un’operazione non prevista ma perfettamente in linea con il piano industriale di continua crescita dell’offerta tecnologica, che permette ad Aignep di risparmiare anni di ricerca e sviluppo che altrimenti un tale ampliamento avrebbe richiesto. Perfezionando quindi ulteriormente l’evoluzione, che molte aziende nella pneumatica stanno compiendo verso l’integrazione di soluzioni elettriche. “Rilevare la parte di tecnologie per automazione di Univer ci consente di arricchire e completare in maniera molto importante la nostra offerta - spiega Graziano Bugatti, CEO di Aignep -. Al nostro interno avevamo già iniziato a produrre delle elettrovalvole in bus, a cui ora aggiungiamo l’ampio catalogo di Univer, che comprende anche elettrovalvole ISO in tre diverse grandezze. Queste includono le elettrovalvole normate ISO e DIN e altre elettrovalvole miste, molto robuste, che trovano largo impiego in ambienti industriali molto sporchi come acciaierie o nel legno. Univer ha poi una famiglia di valvole ad otturatore per aria compressa e vuoto, che vanno da 1/8” fino a 1”1/2, molto robuste e che sono utilizzate anche dove occorre una grossa forza di aria in pochissimo tempo, come nella pulizia dei filtri”. Complementare è quindi anche la gamma di cilindri di Univer, che ai cilindri senza stelo che Aignep già in parte costruiva affianca cilindri telescopici, cilindri compatti e cilindri ovali anti-rotazione.
Nuovi settori applicativi
L’ampliamento dei prodotti consentirà ad Aignep di andare a servire nuovi settori applicativi. Graziano Bugatti rivela come sia rimasto piacevolmente colpito dalla reazione positiva del mercato alla notizia
dell’integrazione di Univer, con moltissimi utilizzatori storici che, messa in stand-by la fornitura in seguito alle difficoltà che l’azienda aveva avuto a causa del crollo del suo business legato all’auto, si sono dichiarati ben intenzionate a tornare ad acquistare il prodotto Univer, riconosciuto come un buon prodotto. “Questo ci permette di andare anche in quei settori nei quali oggi siamo poco presenti - specifica Bugatti -, come acciaierie, industria pesante e anche automotive, laddove vengono richieste le elettrovalvole normate per avere la sicu-
rezza di trovare ricambistica con facilità”. L’acquisizione della parte di automazione di Univer, che impiega circa 25 persone, ha portato alla creazione di una società ad hoc, che opererà come società indipendente con il nome di Univer Automation member of Aignep. Il percorso di integrazione, a livello commerciale e di organizzazione, è già stato avviato, con interessanti sinergie su quei clienti già in comune a cui sarà ora possibile proporre entrambe le linee delle due aziende. Entro il prossimo anno e mezzo vi è quindi l’intenzione di spostare la sede dal vecchio stabile dove si trova a Milano con l’obiettivo di riorganizzare e ottimizzare la produzione, mantenendo questa a Milano, unendo la parte di progettazione nell’ufficio di Agrate che Aignep ha aperto da qualche anno per occuparsi dello sviluppo delle elettrovalvole, e unificare le spedizioni di tutti i prodotti da un’unica sede logistica Aignep a Bione.
Cinque linee di prodotto
L’ingresso di Univer espande quindi in modo importante l’offerta Aignep, che oggi è strutturata e diversificata in cinque linee di prodotto: raccorderia e connessioni, distribuzione dell’aria compressa, valvole fluidity, giunti automatici e tecnologie per automazione. L’azienda prosegue quindi nel suo piano di crescita che prevede di investire nello sviluppo continuo di tutte le
Graziano Bugatti, CEO di Aignep
Vista interna dello stabilimento di Bione.
linee, sia per ampliare la gamma esistente sia per introdurre nuovi prodotti e apportare modifiche atte a entrare in nuovi comparti. Come è ad esempio avvenuto con la raccorderia, che oggi Aignep propone anche ai costruttori di macchine del caffè e nel vending grazie ad alcuni accorgimenti in termini di materiali che hanno permesso di ottenere le necessarie certificazioni per l’industria alimentare. “Abbiamo investito nella nostra struttura per poter garantire gli stessi livelli di ricerca e sviluppo per tutte e cinque le nostre linee di prodotto - dice quindi Bugatti -. Un altro investimento che abbiamo fatto in questi anni ha poi riguardato una revisione della nostra politica commerciale in Italia. Qui siamo passati dall’appoggiarci a rivenditori multimarca all’avere personale alle vendite assunto, come funzionari commerciali dipendenti di Aignep. Il nostro è infatti un prodotto altamente tecnologico, che non è possibile vendere semplicemente mostrando un catalogo. Necessita invece di personale nostro opportunamente formato da noi, che non solo conosce la tecnologia ma è anche in grado di accompagnare il distributore presso l’utilizzatore finale spiegando le soluzioni e le applicazioni del prodotto. Un cambiamento che ci ha portato a crescere anche in Italia, dove abbiamo proprio visto cambiare il cliente stesso, che ha iniziato a vederci con ottica diversa”. A cambiare è stato anche il rapporto con il distributo-
AUTOMAZIONE
re, che se prima poteva vedere il venditore multimarca come un potenziale concorrente, ora è molto più ben disposto ad aprire le porte ad Aignep per andare insieme presso le aziende finali. Diverso è quindi anche il dialogo che si instaura con gli utilizzatori, che porta a specifiche richieste di customizzazione del prodotto, anche per nuove applicazioni. Implementando la personalizzazione dei prodotti che oggi rappresenta circa il 10% del lavoro in Aignep. Una serie di investimenti che ha portato Aignep a crescere e guadagnare nuove quote di mercato, mantenendo i livelli di fatturato negli ultimi anni, caratterizzati per tutti da una contrazione, con la prospettiva di tornare a una crescita in positivo in questo 2025.
Rafforzarsi nel mondo
Sul fronte internazionale, Aignep nell’ultimo anno ha aperto due nuove filiali, in Vietnam e Messico, ora in fase di start-up, come spiega Bugatti: “Il Vietnam è un mercato ancora piccolo, ma che promette di essere il mercato del futuro. Questa apertura porta a due i nostri presidi nell’area, insieme alla sede che già avevamo in Cina. In Messico eravamo invece presenti con un distributore, ma abbiamo ritenuto che le opportunità di crescita che il Paese offre necessitassero una nostra presenza in loco per essere colte, investendo per creare un magazzino fornito di una maggiore varietà di nostri prodotti. Il Messico funge infatti da sempre da
fabbrica degli Stati Uniti, e qui si trovano utilizzatori un po’ in tutti i settori, dall’automotive alla componentistica, packaging e alimentare”. Parlando di Stati Uniti, Aignep ha aperto un nuovo magazzino anche a Las Vegas, per affiancare le attività della sua sede statunitense a Nashville e garantire maggior vicinanza per servire le realtà sulla costa pacifica. La politica dei dazi ha quindi colpito l’azienda, per la quale gli USA sono un mercato importante, il che sta facendo valutare l’opportunità di incrementare la produzione e lo sviluppo di alcuni prodotti localmente. Aignep è poi presente in Brasile e Colombia: qui, in particolare, Aignep Latam serve anche tutti i Paesi dell’area che tra loro hanno interscambi a zero costo doganale, come Costa Rica e Cile. “Un altro Paese molto importante che stiamo infine valutando per una possibile futura nuova apertura è l’India - aggiunge Bugatti -. Qui abbiamo una nostra persona incaricata di sondare e studiare le dinamiche del mercato, per capire quali sono le opportunità che il Paese ci offre prima di adire a questo passo ulteriore”.
Crescita solida e continua
In Europa, Aignep è infine gi à presente e operativa in tutti i Paesi più importanti, con filiali in Spagna, Francia, Svizzera e Germania. “In Germania, in particolare, per il 2025-2026 stiamo pensando di rafforzare la nostra sede con l’ingresso di
Una panoramica dei prodotti Univer.
nuove risorse, per avere più personale alle vendite sul territorio. Questo dopo esserci concentrati in passato sull’organizzazione del magazzino, secondo una linea che ci permette di essere il più celeri possibile nella distribuzione e nel soddisfare le richieste, dal momento che seguire tutto dall’Italia diventa difficile. Una strategia che, laddove è stata implementata, abbiamo visto che ci sta facendo crescere”.
Uno sviluppo che ha portato oggi il mercato estero a valere più del 70% del fatturato complessivo di Aignep. Per il futuro, Bugatti spiega infine che l’obiettivo è continuare a espandere l’offerta su tutte le cinque linee di prodotto, con l’integrazione di nuovi prodotti sul finire del 2026 e di nuove applicazioni.
La costante strategia di investimenti ponderati, fatti con grande pragmatismo e a piccoli passi portata avanti negli ultimi 20 o 30 anni, ha quindi fatto sì che oggi Aignep, dall’essere una delle tante aziende attive nel settore della pneumatica, sia cresciuta a tal punto da essere percepita dal mercato come una realtà a pari livello con le più importanti del comparto, apprezzata e riconosciuta proprio in virtù della sua solidità e per la volontà di continuare a crescere in modo dinamico, portando
continua innovazione. Una solidità che in futuro, a patto che il mercato si stabilizzi, dovrebbe quindi portare a una crescita che Bugatti stima in circa il 5-6% ogni due anni, grazie alla quantità di nuovi prodotti messi a catalogo e alla spinta importante che verrà dall’integrazione di Univer. “Un altro importante progetto riguarda infine l’ampliamento della nostra sede a Bione, con la costruzione di un nuovo capannone - dice in conclusione Bugatti -: in termini di spazi di produzione, siamo infatti di nuovo arrivati al limite e abbiamo la necessità di allargarci.
Il terreno è già stato acquistato, e il progetto è già pronto, al momento tutto è però fermo in attesa di risolvere una serie di questioni burocratiche con la sovrintendenza della Provincia.
La nuova struttura ci consentir à non solo di aumentare la nostra capacit à produttiva, ma anche di ottimizzare le produzioni che gi à abbiamo, con macchine che attualmente sono dislocate tra quattro diversi capannoni, costringendoci a spostarci da uno all’altro più volte al giorno magari per prendere solo pochi pezzi. Ragioni che ci fanno sperare di poter presto avviare l’investimento per il nuovo insediamento”.
La zona imballi e il magazzino verticale.
BAI, EL-SY E PM IMPIANTI SONO TRE AZIENDE
SPECIALIZZATE NELLA PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE DI MACCHINE PER ASSEMBLAGGIO E AUTOMAZIONE ROBOTICA
CHE, GRAZIE ALLA
COLLABORAZIONE CON FESTO E
ALL’IMPLEMENTAZIONE
DELLE SUE SOLUZIONI, SONO RIUSCITE A DARE RISPOSTE ALLE RICHIESTE APPLICATIVI DEI COMMITTENTI
Elena Castello
ASSEMBLAGGIO, L’UNIONE FA LA FORZA
Tre aziende che operano nel settore delle macchine per assemblaggio, grazie alla collaborazione con Festo hanno permesso di sviluppare applicazioni che rispondessero alle esigenze del committente. è il caso di: EL-SY, specializzata nella progettazione e realizzazione di linee di assemblaggio per vari settori, tra cui automotive, food and beverage, e componentistica elettronica; PM Impianti, specializzata nella progettazione e realizzazione
di macchine automatiche per l’assemblaggio, il controllo e il collaudo in vari settori industriali; BAI, azienda nell’automazione robotica che dalla rubinetteria si è espansa nei mercati dell’automotive, del farmaceutico e dell’alimentare.
Impianti robotici custom
BAI è un’azienda nell’automazione robotica, con una storia di oltre 40 anni. “Ci occupiamo di automazione robotica dal 1979, realizzando impianti speciali customizzati
come abiti su misura - racconta Lorenzo Barison, fondatore e responsabile dell’azienda -. Questo approccio ha consentito a Bai di rispondere in modo mirato alle richieste di una clientela variegata, garantendo soluzioni perfettamente adattabili alle necessità di ciascun cliente”.
Inizialmente specializzati nel settore della rubinetteria sanitaria, BAI ha saputo ampliare i propri orizzonti. “Le crisi del settore ci hanno indotto a esplorare anche altri mercati, come l’automotive, il farmaceutico e l’alimentare. Questa strategia
ci ha permesso di rimanere competitivi e di affrontare nuove sfide”, spiega Barison. La capacità di adattarsi a diverse richieste ha consolidato la posizione di BAI nel panorama dell’automazione, rendendola un attore versatile e reattivo.
Nel settore della rubinetteria, il design delle macchine di assemblaggio e collaudo è cruciale. “Le nostre macchine devono essere curate esteticamente, poiché operiamo in realtà importanti. La riconoscibilità del brand è fondamentale”, sottolinea Barison. La collaborazione con Festo ha quindi giocato un ruolo chiave; “il supporto agli uffici tecnici è stato molto apprezzato per quanto riguarda dimensionamento delle soluzioni e calcolo. Grazie a questa collaborazione, è stato possibile implementare soluzioni automatizzate che rispondono alle necessità dei clienti, garantendo un alto livello di qualità e prestazioni”, aggiunge.
Oggi, BAI è in grado di offrire soluzioni chiavi in mano per la produzione intensiva, come nel caso della macchina per la produzione di pulsanti push-pull. “Questa macchina deve garantire una produzione di 1.200 pezzi all’ora e durare nel tempo. Abbiamo impianti realizzati dal 1995 che sono ancora in funzione - afferma Barison -. Sicuramente l’integrazione di componenti di alta qualità ha permesso di elevare gli standard delle nostre soluzioni. In particolare, la tecnologia Festo - tra cui assi lineari Elgd, motori Emmt-ST e azionamenti Cmmt –contribuisce a migliorare l’efficienza operativa e la precisione, assicurando anche appeal visivo”.
Movimentazione nell’e-mobility
EL-SY, fondata nel 1985, è specializzata nella progettazione e realizzazione di linee di assemblaggio per vari settori, tra cui automotive, food and beverage, e componentistica elettronica. L’innovazione è il motore che guida EL-SY nel suo percorso. “Riteniamo che sia lo strumento migliore per affrontare le sfide sempre più complesse del mondo dell’automazione”, sottolinea Matteo Salvoni, responsabile tecnico dell’ufficio acquisti. L’azienda si impegna a sviluppare macchinari rispondendo alle crescenti richieste del mercato, senza compromettere la sicurezza e la sostenibilità. “Siamo costantemente attenti all’impatto della digitalizzazione sulle nostre operazioni e sulla
Grazie alla collaborazione con Festo, oggi BAI è in grado di offrire soluzioni chiavi in mano per la produzione intensiva.
sicurezza degli impianti”, aggiunge Maurizio Casalegno, project manager assistant. In un contesto di continua innovazione, la collaborazione con partner strategici diventa cruciale per massimizzare l’efficacia delle soluzioni proposte, creando sinergie che portano a risultati tangibili. La partnership tra EL-SY e Festo ha avuto inizio negli anni ‘80 e si è evoluta nel tempo, diventando un elemento fondamentale per entrambe le aziende. Nel 2021, EL-SY e Festo hanno unito le forze per realizzare un’applicazione. “Festo ha sempre supportato le nostre esigenze, aiutandoci a superare le sfide quotidiane”, Vincenzo Ruffa, project manager di EL-SY. Un esempio è la recente applicazione per la movimentazione di parti di motori elettrici, come rotori e statori, utilizzati nel settore automotive. “Le nostre necessità principali erano la precisione nella ripetibilità dei punti di presa e posizionamento, la velocità nel processo e la robustezza dei componenti”, spiega Casalegno. Grazie alla vasta gamma di soluzioni Festo, l’azienda è riuscita a selezionare le soluzioni più adatte, combinando motori, riduttori e assi elettrici in modo efficace. “Abbiamo condiviso con Festo le nostre necessità specifiche e abbiamo trovato un’ottima disponibilità ad ascoltare e adattare le soluzioni proposte. Questo tipo di supporto reciproco è cruciale per il nostro successo”, afferma Salvoni. La sinergia tra EL-SY e Festo consente di affrontare in modo proattivo le sfide del mercato, facilitando lo sviluppo di applicazioni che non solo soddisfano le esigenze attuali, ma anticipano anche le tendenze future. In un contesto di crescente competitività, EL-SY continua a investire nell’innovazione e nella collaborazione con partner affidabili come Festo. “La nostra esperienza e le competenze acquisite in quasi 40 anni ci permettono di affrontare le sfide del futuro con sicurezza”, conclude Ruffa.
Dal controllo al collaudo
PM Impianti, fondata nel 1996, è specializzata nella progettazione e realizzazione di macchine automatiche per l’assemblaggio, il controllo e il collaudo in vari settori industriali. “Eleviamo la produttività dei nostri clienti con le nostre soluzioni di assemblaggio: precisione, efficienza e innovazione,” afferma Massimo Motta, titolare di PM Impianti. Il percorso di PM
La partnership tra EL-SY e Festo ha avuto inizio negli anni ‘80 e si è evoluta nel tempo.
Impianti è caratterizzato da un costante impegno per l’innovazione, supportato da una stretta collaborazione con i clienti. “Oltre ad analizzare le tendenze di mercato e le tecnologie emergenti, il nostro approccio prevede la collaborazione con centri di ricerca e fornitori come Festo, che ci permettono di rimanere all’avanguardia,” spiega Motta. In quest’ottica, la sostenibilità è un aspetto fondamentale che guida la progettazione delle macchine, rendendole sempre più efficienti dal punto di vista energetico e contribuendo a ridurre l’impatto ambientale. “Per ottimizzare qualità ed efficienza, integriamo tecnologie digitali e avanzate come l’Intelligenza Artificiale, che ci consente di monitorare in tempo reale le performance degli impianti,” continua Motta. Tuttavia, l’efficienza non può prescindere dalla sicurezza, che rappresenta un’altra priorità fondamentale per PM Impianti. “Il design delle macchine include caratteristiche di sicurezza integrata, come sensori e dispositivi di arresto d’emergenza, per garantire un ambiente di lavoro conforme alle normative vigenti”. La sinergia tra PM Impianti e Festo è nata dall’esigenza di clienti tedeschi che, riconoscendo la qualità e l’affidabilità di Festo, hanno scelto di includere i suoi componenti nei loro capitolati. “Affrontiamo le esigenze di mercato studiando, in collaborazione con i tecnici di Festo, le richieste dei clienti,” afferma Motta. Questa collaborazione ha portato allo sviluppo di applicazioni come una macchina semiautomatica per la produzione di tubi doccia. “La macchina assemblava il tubo di portata dell’acqua per i soffioni doccia, con un design che prevedeva spazi ristretti e un’alta concentrazione di componentistica elettronica e pneumatica,” spiega Motta. Le specifiche del settore richiedono una sempre maggiore velocità di produzione e miniaturizzazione per ottimizzare gli spazi. L’applicazione realizzata con Festo ha incluso componenti come assi Elgd, motori Emmt-AS, azionamenti Cmmt-AS e Cmmt-ST, oltre alle valvole Vtux integrate al sistema CPXAP-A. “Queste soluzioni ci hanno permesso di realizzare assemblaggi con un alto grado di precisione e ripetibilità,” sottolinea Motta. “Inoltre, la flessibilità dei componenti Festo consente di integrarli facilmente con altri sistemi e tecnologie, garantendo così un’ottimizzazione complessiva dei processi produttivi”, conclude.
Il percorso di PM Impianti è caratterizzato da un costante impegno per l’innovazione, supportato da una stretta collaborazione con i clienti.
30 ANNI DI INNOVAZIONE NELLA PRESSOFUSIONE
Dal 13 al 15 gennaio 2026, il Centro Esposizioni di Norimberga ospiterà Euroguss 2026, la fiera internazionale dedicata alla pressofusione di alluminio, magnesio e zinco. Da oltre 30 anni, EUROGUSS offre una panoramica completa sugli sviluppi e sul potenziale di questa tecnologia, affermandosi come la piattaforma di riferimento mondiale per il settore.
“Quello che nel 1996 iniziò con circa 100 espositori a Sindelfingen è oggi una piattaforma internazionale per l’innovazione lungo l’intera catena del valore della pressofusione”, afferma Christopher Boss,
Executive Director di Euroguss. “Nel celebrare il 30° anniversario, non vogliamo solo onorare il passato, ma guardare consapevolmente avanti, con fiducia nelle capacità del nostro comparto anche in tempi difficili. Perché la tradizione da sola non basta a garantire il futuro”.
I numeri dell’ultima edizione parlano chiaro: nel 2024, oltre 14.300 visitatori professionali, quasi la metà provenienti dall’estero, hanno visitato 641 espositori da 33 Paesi. Nel 2026, oltre 600 aziende animeranno i 6 padiglioni dedicati, confermando il ruolo strategico di Norimberga come cuore pulsante dell’industria della pressofusione europea.
Euroguss, nata come fiera di riferimento per il comparto automotive, oggi abbraccia settori in forte evoluzione: meccanica e macchine utensili, aerospazio, energia, medicale, e-mobility, e persino beni di consumo e lifestyle come e-bike o articoli per la casa. Una testimonianza di quanto la pressofusione sia ormai una tecnologia chiave per la società moderna e per la transizione industriale. Oltre alla ricca area espositiva, la fiera propone un programma tecnico-scientifico di primo livello. Il Congresso Tedesco della Pressofusione, giunto alla sua 25ª edizione, approfondirà materiali, processi e applicazioni emergenti. Nello Speaker’s Corner, i cui relatori saranno gli espositori, la ricerca incontra la pratica, con dibattiti
su temi attuali come decarbonizzazione, digitalizzazione e sfide geopolitiche. Euroguss è il luogo ideale per confrontarsi apertamente su temi importantissimi quali ad esempio l’aumento dei costi energetici e la crescente attenzione alla sostenibilità, e la fiera è LA piattaforma per sviluppare solu-
zioni comuni e presentare innovazioni a un pubblico internazionale qualificato. Torneranno anche la European Die Casting Competition, che premierà componenti realizzati in alluminio, magnesio e zinco con nuove categorie applicative, e l’EUROGUSS Talent Award, che valorizza tesi
e progetti dedicati a materiali, sostenibilità, digitalizzazione e intelligenza artificiale. Novità di spicco sarà il Rheocasting Pavilion, area tematica dedicata ai processi di pressofusione in stato semi-solido: una tecnologia che consente di ottenere componenti più resistenti, meno porosi e con superfici di qualità superiore. Con un tasso di soddisfazione oltre il 90 % tra espositori e visitatori, Euroguss si conferma il punto d’incontro internazionale leader per la pressofusione, dove innovazione, confronto e business si intrecciano in un clima di collaborazione e fiducia nel futuro. Per le aziende italiane Norimberga rappresenta un’occasione unica per affermarsi sul mercato europeo, scoprire nuove tendenze e stringere relazioni di valore.
Per scaricare il biglietto gratuito per visitare Euroguss 2026 basta inserire il codice EU26IT sul sito www.euroguss.de e andare alla sezione “Visit” e cliccare su “Redeem your voucher now”
A STOCCARDA, IL FUTURO DELLA LAMIERA
Nel mese di ottobre 2025, i principali protagonisti della lavorazione della lamiera e delle tecnologie di giunzione si sono ritrovati a Stoccarda in occasione di Blechexpo/Schweisstec. L’evento autunnale, svoltosi dal 21 al 24 ottobre, ha rappresentato ancora una volta una tappa fondamentale per il settore, con nove padiglioni espositivi pieni, le entusiasmanti innovazioni candidate al “best Award 2025”, un programma collaterale di grande richiamo e il Career Friday.“Eravamo entrati nel rettilineo finale,” aveva dichiarato in precedenza Georg Knauer, project manager di Blechexpo/Schweisstec presso l’ente fieristico P. E. Schall. “Ben oltre mille espositori avevano già prenotato il loro spazio espositivo e continuavamo a ricevere nuove richieste ogni giorno. Blechexpo/Schweisstec 2025 avrebbe costruito ancora una volta sul proprio successo consolidato, dimostrando la sua grande rilevanza a livello mondiale grazie all’alto grado di internazionalità.” E così è stato: anche nel 2025 il settore ha vissuto un evento pionieristico per il futuro della lavorazione della lamiera con la 17ª edizione della fiera internazionale Blechexpo e la 10ª edizione della fiera Schweisstec dedicate alle tecnologie di giunzione.
La manifestazione ha unito due tecnologie produttive chiave e, grazie alla struttura
tematica chiara, i visitatori specializzati hanno potuto scoprire in un unico luogo sistemi capaci di coprire l’intera catena del valore. I temi affrontati sono spaziati dalla lavorazione termica e meccanica della lamiera, con le relative periferiche come controllori e software, fino alle soluzioni per la movimentazione, l’alimentazione e l’assicurazione della qualità.
Per offrire ai visitatori una panoramica efficiente e completa, gli organizzatori hanno proposto un layout ben definito dei padiglioni: la lavorazione di lamiere, tubi e profili è stata collocata nei padiglioni 1, 3, 5 e 7; i padiglioni 4 e 6 sono stati dedicati alle tecnologie di stampaggio; il taglio, la giunzione e i sistemi di fissaggio sono stati presentati nel padiglione 9; il padiglione 8 ha ospitato le tecnologie di pressatura e formatura; infine, i servizi per acciaio e metalli e le tecnologie di finitura delle superfici sono stati trattati nel padiglione 10.
“best Award 2025”: soluzioni orientate al futuro Grande è stata l’attesa per i risultati del concorso “best Award”, ormai tradizione consolidata del programma collaterale di Blechexpo/Schweisstec. Anche nel 2025 questo motore di innovazione ha stabilito nuovi standard in termini di progresso, trasformazione e futuro, in cinque categorie: lavorazione di lamiere, tubi e profili; tec-
nologie di pressatura e formatura; tecnologie di stampaggio; tecnologie di taglio, giunzione e fissaggio; servizi per acciaio e metalli e tecnologie di finitura superficiale. Una giuria indipendente di esperti ha selezionato i vincitori di ciascuna categoria e ha consegnato i premi al termine del primo giorno di fiera, il 21 ottobre 2025 alle ore 16.
Relazioni tecniche e Career Day: nuova ispirazione
I temi di Blechexpo/Schweisstec 2025 sono stati chiaramente orientati al futuro, con l’obiettivo di offrire soluzioni pratiche alle sfide del settore. Alla conferenza stampa di apertura, rinomati esperti hanno discusso il tema “Intelligenza Artificiale nella lavorazione della lamiera: fino a che punto supporta automazione e catena di processo?”. Durante i quattro giorni della manifestazione, un forum di presentazioni quotidiane ha offerto una piattaforma ideale per il trasferimento diretto di conoscenze e il networking personale. Infine, il Career Friday del 24 ottobre 2025 è stato dedicato a spunti, contatti e opportunità di carriera: con lo slogan “Shape Your Dreams, Metal Your Future”, espositori e organizzatori hanno invitato studenti, insegnanti, rappresentanti universitari e giovani professionisti a scoprire le tecnologie e le opportunità del futuro nella lavorazione della lamiera.
A&T 2026, l’innovazione industriale torna a Torino
Quando: 11–13 febbraio 2026
Dove: Oval, Lingotto Fiere – Torino Informazioni : www.aetevent.com
Evoluzione dell’automazione, cultura della misura e fabbrica digitale: A&T 2026 torna a Torino come momento-chiave di incontro tra tecnologia e industria reale. La ventesima edizione riunirà community tecniche, responsabili di produzione, qualità e R&D attorno a casi d’uso e soluzioni pronte all’implementazione in officina e in linea, con un focus concreto su affidabilità dei processi, testing e integrazione dati lungo la catena del valore. L’impostazione, da sempre orientata al “problem solving”, rende la manifestazione un hub dove vedere dal vivo sistemi di automazione, controllo e collaudo, strumenti di metrologia, software per la gestione della qualità e piattaforme per la manifattura data-driven, inclusi i tasselli più attuali di AI industriale e analisi predittiva. Il format alterna area espositiva e contenuti ad alto tasso applicativo: demo operative, workshop e tavole rotonde che mettono a confronto imprese, integratori e mondo della ricerca per accorciare il time-to-value dei progetti. Per le PMI, A&T è un acceleratore di roadmap 4.0/5.0: permette di comparare tecnologie, stimare ROI e incontrare partner su temi come digitalizzazione dei reparti, tracciabilità, sicurezza funzionale e sostenibilità dei processi. La collocazione torinese, nel cuore di uno dei distretti mani fatturieri più avanzati del Paese, favorisce la presenza di filiere – dall’automotive al machinery – e la convergenza tra esigenze operative e innovazione di prodotto.
L’edizione 2026 conferma l’Oval del Lingotto Fiere come sede: un’unica grande hall che agevola percorsi tematici e visite mirate, mantenendo l’impronta “pratica” che distingue A&T nel calendario fieristico italiano. Per chi pianifica la partecipazione, il sito ufficiale mette a disposizione le informazioni per la visita e la registrazione.
Fornitore Offresi 2026: la subfornitura meccanica protagonista a Erba
Quando: 19-21 febbraio 2026
Dove: Lariofiere – Erba (CO)
Informazioni: www.fornitoreoffresi.com
In scena a Lariofiere (Erba, provincia di Como), Fornitore Offresi è il salone internazionale dedicato alla subfornitura meccanica che dà visibilità alle imprese specializzate in lavorazioni meccaniche, componentistica e servizi tecnici avanzati. L’evento, strutturato su tre giornate, mette in collegamento diretto gli attori della filiera metalmeccanica: da chi cerca partner qualificati per esternalizzare processi alle aziende che propongono soluzioni tecniche di tornitura, fresatura, taglio laser, carpenteria e trattamenti superficiali. Nel contesto fieristico, le imprese espositrici hanno l’opportunità di mostrare capacità, tecnologie e “saper fare” settoriale, mentre i visitatori professionali (acquirenti, responsabili produzione, tecnici) possono accedere a un ricco calendario di incontri B2B, momenti formativi e networking. Una mission chiara anima Fornitore Offresi: valorizzare le imprese subfornitrici, favorire l’aggregazione tra aziende complementari, stimolare la crescita del giro d’affari e sostenere l’innovazione tecnologica del comparto metalmeccanico. La manifestazione si rivolge in particolare a quelle PMI che operano nella meccanica conto terzi, nei servizi e manufatti tecnici, offrendo loro un palcoscenico per consolidare la propria reputazione, intercettare nuovi clienti e stringere alleanze industriali. Durante le edizioni passate, molte imprese hanno utilizzato la fiera per valutare potenziali collaborazioni, acquisire conoscenze sugli standard di qualità e confrontarsi con competitor e fornitori esteri. Un ulteriore vantaggio di Fornitore Offresi è la collocazione geografica strategica: nel territorio lariano, a cavallo tra Como e Lecco, luogo ben servito da infrastrutture stradali e ferroviarie, che favorisce l’accessibilità per operatori da Lombardia, Piemonte e regioni limitrofe.
SamuExpo 2026: l’evento biennale che unisce metallo,
Quando: 5–7 febbraio 2026
Dove: Pordenone Fiere
Informazioni: www.samuexpo.com
plastica e subfornitura
SamuExpo è l’appuntamento biennale internazionale che riunisce innovazione e tecnologie nei settori della meccanica, della lavorazione plastica, della subfornitura e dell’industria digitale. L’edizione del 2026 si configura come un crocevia di offerte specialistiche: quattro saloni distinti – SamuMetal, SamuPlast, SubTech e l’area tematica Fabbrica 4.0 – che operano in sinergia per dare una visione completa del percorso produttivo. SamuMetal è il fulcro relativo alle tecnologie per la lavorazione del metallo: macchine utensili, sistemi di taglio, automazione, deformazione e robotica, rivolto a costruttori e utilizzatori finali. SamuPlast presenta macchinari e tecnologie per la plastica: estrusione, stampaggio, finiture, materiali e soluzioni per la lavorazione polimerica. SubTech concentra l’attenzione sulla subfornitura meccanica: trattamenti superficiali, lavorazioni conto terzi, componentistica meccanica specializzata. Infine l’area Fabbrica 4.0 è dedicata alle tecnologie abilitanti della smart factory: additive manufacturing, realtà aumentata, simulazione, IoT industriale, digital twin e soluzioni integrate per l’efficienza produttiva. La mattina del 5 febbraio si apriranno le porte a operatori italiani e internazionali, che avranno l’occasione di esplorare le ultime novità tecnologiche, partecipare a workshop e incontri B2B e valutare partner e soluzioni da implementare nei cicli produttivi. A ogni edizione, SamuExpo richiama migliaia di visitatori tecnici e centinaia di espositori: nell’edizione precedente il visitatore ha superato i 17.000 e gli espositori erano circa 773. L’impostazione “a saloni multipli” favorisce visite mirate: chi opera nel mondo plastica può concentrarsi su SamuPlast, chi nella meccanica su SamuMetal e SubTech, ma è possibile esplorare aree trasversali grazie alla presenza dell’area digitale, che favorisce il dialogo tra mondi tecnologici diversi. Geograficamente, Pordenone rappresenta un punto strategico per le filiere italiane dell’Adriatico-Nord Est e un ponte verso i mercati dell’Europa centro-orientale. La capacità di attrarre aziende dall’estero e favorire la contaminazione tecnologica è un punto di forza consolidato. In vista del 2026, molte aziende hanno già confermato la loro presenza espositiva, anticipando tecnologie e temi innovativi nei cataloghi dei saloni. SamuExpo 2026 si propone dunque come una piattaforma operativa e strategica: non solo vetrina tecnologica, ma laboratorio di connessioni industriali tra domanda e offerta.
di Carlo Marchisio / Industrial Automation Consultan
www.linkedin.com/in/carlomarchisio/
FEDERMANAGER: LA CASA COMUNE PER CHI GUIDA I PROCESSI PRODUTTIVI
Si è svolta a Roma, il 29 ottobre, l’Assemblea Nazionale di Federmanager, dal titolo “Orizzonti industriali - l’Italia che produce il futuro”. L’evento ha celebrato ottant’anni di storia dell’associazione, nata nel 1945 come Associazione Nazionale Dirigenti di Aziende Industriali, trasformata nel 1946 in Federazione e divenuta, nel 2000, l’attuale Federmanager. Con circa 180.000 manager, quadri apicali e alte professionalità, sia in servizio sia in pensione, Federmanager è oggi l’associazione maggiormente rappresentativa del mondo della dirigenza industriale. Essa gestisce gli aspetti contrattuali, istituzionali, sociali, professionali e culturali della categoria. La sua presenza è solidamente radicata sul territorio nazionale attraverso una rete di 55 sedi che si occupano di rappresentanza istituzionale locale, servizi agli associati, consulenza contrattuale, legale, fiscale e previdenziale, oltre a promuovere iniziative di natura formativa, culturale e di networking. Federmanager rappresenta in modo esclusivo il management delle aziende produttrici di beni e servizi. Durante l’assemblea, il presidente Valter Quercioli ha affermato che Federmanager “è la casa comune di chi guida persone e processi produttivi, di chi mette in gioco competenze e coraggio per costruire il futuro, di chi ogni giorno prende decisioni con etica, osservanza delle leggi e responsabilità sociale”. Oggi più che mai - ha sotto-
lineato Quercioli - si avverte la forte necessità di rimettere l’uomo al centro. L’Umanesimo che aprì al Rinascimento affermò con forza il valore unico dell’uomo e generò quel progresso culturale che portò alla grande stagione delle scoperte e delle invenzioni. In questa prospettiva, Federmanager ritiene che le competenze necessarie non debbano essere solo STEM (scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche, matematiche), ma debbano evolvere verso le STEAM, dove la “A” di Arts richiama proprio quell’umanesimo senza il quale la tecnica non crea valore per l’uomo, ma può al contrario generare problematiche complesse sul piano etico. Il vero manager non guida soltanto processi produttivi e aziendali: ha il compito di promuovere i valori alti della cultura organizzativa, avendo innanzitutto cura delle persone. Questo è il tratto distintivo che Federmanager rivendica con orgoglio. Anche su questo fronte, l’associazione è in prima
linea: nel medio e lungo periodo, sarà infatti l’equilibrio tra umanesimo e innovazione tecnologica a rappresentare un vantaggio competitivo per le imprese e per il Paese. Il presidente Quercioli ha inoltre sottolineato che si tratta di “temi fondamentali per la categoria”, ribadendo un principio essenziale per Federmanager: “senza etica, ogni ricerca di maggiore produttività e competitività è vana”. Ogni decisione economica ha infatti anche una dimensione etica, poiché ogni scelta di investimento o di allocazione dei costi ha un impatto sulle persone, sui territori, sull’ambiente, e non soltanto sugli azionisti. Federmanager non è solo una sigla di rappresentanza: è una rete viva, fatta di persone, di storie professionali e di famiglie che ogni giorno si impegnano per il Paese. Senza il loro lavoro quotidiano e appassionato, la Federazione non avrebbe raggiunto, in modo così solido e operativo, i livelli nazionali che oggi la contraddistinguono.
5.0
Design
EDITORIALE
73 Federmanager: la casa comune per chi guida i processi produttivi
CASE STUDY
80 PLM, il partner insostituibile per l’organizzazione aziendale
FOCUS
84 Robot nelle fabbriche: domanda raddoppiata in 10 anni
n. 3 Novembre/Dicembre 2025
Supplemento a Meccanica&Automazione di Novembre/Dicembre 2025 www.innovareweb.it
Redazione Direttore Responsabile
Giorgio Albonetti
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Grafica e Fotolito Fabio Castiglioni
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Testata associata
AUTOMOTIVE: AI PER AUMENTARE L’EFFICIENZA DEI PROCESSI
Secondo l’ultima analisi di Bain & Company, l’adozione dell’intelligenza artificiale nel settore automotive non solo potrà migliorare l’efficienza, generando per i costruttori un risparmio dei costi fino al 10% nei prossimi tre anni e fino al 30% entro il 2030
L’Intelligenza Artificiale e le tecnologie digitali stanno plasmando l’economia dell’industria automotive. Nell’ultima analisi pubblicata da Bain & Company, “Technology Is Radically Reshaping Auto Economics”, i 300 manager del settore intervistati e attivi nel Nord America e in Europa si aspettano che l’utilizzo di queste tecnologie avanzate possa portare a un risparmio per i costruttori pari al 10% entro i prossimi tre anni e del 30% entro il 2030. “L’efficienza è da sempre un tema estremamente rilevante per rimanere competitivi nell’industria dell’auto”, afferma Gianluca Di Loreto, Partner e responsabile italiano automotive di Bain & Company. “Uno dei punti cruciali nell’evoluzione di questo mercato ed essenziale per raggiungere tale obiettivo, è un processo di sviluppo più veloce e intelligente, nel quale l’AI gioca un ruolo cruciale”.
L’80% dei manager nell’industria, intervistati nell’analisi di Bain & Company, ritiene che, entro il prossimo decennio, l’intelligenza artificiale sarà in grado di generare e ottimizzare i concept dei veicoli. Oltre l’80% prevede che le simulazioni basate su AI miglioreranno dinamicamente i piani di produzione in tempo reale. Inoltre, più di due terzi degli intervistati immaginano stabilimenti alimentati da robot umanoidi, in grado di operare 24 ore su 24 con un intervento umano minimo.
In Europa e in Italia questo è un tema cruciale, dove i cicli di Ricerca e Sviluppo dei costruttori europei si dimostrano più lunghi e laboriosi rispetto ai diretti concorrenti asiatici. Se i maggiori player europei impiegano fino a 54 mesi – oltre 4 anni – dall’ideazione al lancio del prodotto, i costruttori asiatici spendono la metà del tempo –dai 24 ai 30 mesi – rispettando il time to market prefissato. I tradizionali costruttori occidentali, inoltre, tendono ad eccedere persino le tempistiche più pessimistiche, alimentando ritardi e allontanandosi sempre più dalle previsioni di uscita sul mercato.
La collaborazione digitale tra OEM e fornitori sta già consentendo di ridurre i tempi di sviluppo dei veicoli di oltre il 40%. I leader del settore puntano ora a raggiungere un time to market di appena 24 mesi. Le Case automobilistiche non stanno solo modificando i modelli, ma anche il modo in cui le auto vengono costruite. In futuro, invece di possedere e gestire direttamente gli stabilimenti, molte aziende potrebbero affidare la produzione a fornitori esterni specializzati — proprio come fa Apple, che progetta i suoi prodotti ma li fa materialmente costruire da un’altra azienda (Foxconn). Secondo il sondaggio citato, più dell’80% degli esperti del settore pensa che questo sarà il modello dominante entro il 2035.
AUMENTO DEGLI ATTACCHI INFORMATICI NEL SETTORE MANIFATTURIERO
Uno studio globale condotto da Telstra e Omdia ha rilevato che l’80% delle aziende manifatturiere ha registrato un aumento significativo degli incidenti o delle violazioni della sicurezza lo scorso anno, mentre solo il 45% è adeguatamente preparato in termini di sicurezza informatica
Secondo lo stesso studio, i produttori colpiti da un attacco informatico hanno segnalato problemi che hanno comportato costi compresi tra 200.000 e 2 milioni di dollari per ogni incidente. Secondo il rapporto di Dragos del febbraio 2025, gli attacchi ransomware ai settori industriali sono aumentati dell’87% su base annua, con il settore manifatturiero che rappresenta il 69% di tutti gli incidenti. Pertanto, in questo settore che è stato il più colpito per quattro anni consecutivi secondo l’IBM X-Force 2025 Threat Intelligence Index, la sicurezza industriale è senza dubbio diventata una preoccupazione fondamentale.
Il collegamento tra IT e OT nel settore manifatturiero
ha introdotto nuove sfide in materia di sicurezza. Sebbene gli approcci tradizionali alla sicurezza possano affrontare molte di queste questioni, l’evoluzione del panorama delle minacce ha creato la necessità di misure di sicurezza informatica robuste integrate direttamente nei prodotti di automazione stessi. “Con la crescente dipendenza dalla connettività IoT, compresa la comunicazione Machine-to-Machine e le interfacce uomo-macchina, i componenti centrali dei sistemi di automazione industriale, ovvero i controllori, devono ora fungere da guardiani fondamentali della sicurezza delle informazioni”, ha affermato Daniel Sperlich,
Gianluca Di Loreto_ Bain: Gianluca Di Loreto, Partner e responsabile italiano automotive di Bain & Company
Strategic Product Manager per i controllori nella regione EMEA presso Mitsubishi Electric. “I nostri ultimi controllori MX sono stati sviluppati per soddisfare questi requisiti di sicurezza in continua evoluzione, mantenendo al contempo la precisione e l’affidabilità essenziali per le operazioni di produzione”.
DDoS e ransomware: doppia minaccia alla continuità della produzione
Le minacce che gravano sul settore manifatturiero vanno oltre il ransomware. Gli attacchi Distributed Denial of Service (DDoS) sono diventati una preoccupazione significativa: un rapporto di Zayo Group rivela che il settore manifatturiero ha registrato un aumento del 257% nella portata degli attacchi tra il 2023 e il 2024. Questi attacchi prendono di mira i sistemi di produzione e possono causare notevoli interruzioni operative.
“Il settore manifatturiero sta affrontando una serie di minacce”, ha spiegato Daniel Sperlich. “Il ransomware prende di mira direttamente la proprietà intellettuale e i dati operativi, mentre gli attacchi DDoS mirano a interrompere la produzione sovraccaricando l’infrastruttura di rete. Entrambi possono causare costosi tempi di inattività che i produttori semplicemente non possono permettersi”. L’impatto finanziario di questi attacchi è notevole. Secondo il rapporto del Gruppo
Fabio Lovati Deep Blue Test HARTU: Il cuore della sperimentazione
Hartu è stato un braccio robotico con soft gripper, capace di manipolare ortaggi delicati e irregolari regolando la forza di presa
Zayo, un tipico attacco DDoS dura 39 minuti e costa alle aziende circa 5.350 euro al minuto, con perdite medie di quasi 210.000 euro per incidente. Per le operazioni di produzione con programmi di produzione just-in-time e catene di approvvigionamento complesse, anche brevi interruzioni possono avere effetti a cascata su tutto il processo di produzione.
Sicurezza senza interruzioni: il ruolo fondamentale del controller
Una sfida fondamentale nella sicurezza informatica nel settore manifatturiero è mantenere la sicurezza senza compromettere la disponibilità. Come indica la ricerca di Omdia, il maggiore impatto finanziario degli incidenti informatici si verifica quando questi influenzano i sistemi di controllo della produzione. “Le operazioni di produzione non consentono tempi di inattività come le infrastrutture IT tradizionali”, ha osservato Sperlich. “L’applicazione di patch di sicurezza informatica di routine o la risposta agli incidenti semplicemente non sono opzioni praticabili in molti ambienti di produzione. La sicurezza deve essere integrata nell’architettura fondamentale dei sistemi industriali”.
security-updates: I produttori colpiti da un attacco informatico hanno segnalato problemi che hanno comportato costi compresi tra 200.000 e 2 milioni di dollari
News aziende
25 ANNI DI CRESCITA E VISIONE
In un panorama lavorativo sempre più volatile, celebrare 25 anni nella stessa azienda rappresenta un traguardo eccezionale, che oltrepassa la semplice “carriera” per diventare un autentico percorso di vita. È la storia di Marco Capaccioli, Managing Director di Murrelektronik Italia, che ha guidato l’azienda attraverso una profonda trasformazione, diventandone protagonista.
Quando Capaccioli entra in Murrelektronik nel 2000, la filiale italiana era poco più di un ufficio con tre persone, un brand sconosciuto e un fatturato minimo. La sfida era ambiziosa: costruire un brand e una rete commerciale senza risorse significative. Con metodo e visione, Capaccioli ha creato la prima rete di vendita tramite agenzie, coprendo rapidamente oltre il 70% del territorio. Parallelamente, Murrelektronik anticipava le tendenze dell’automazione industriale introducendo soluzioni per la decentralizzazione.
Fin dall’inizio, l’approccio di Capaccioli non si è limitato alla vendita di prodotti, ma ha puntato a posizionare Murrelektronik come consulente e partner per soluzioni personalizzate e sostenibili. Questo si è tradotto in ini-
Capaccioli Managing Director di Murrelektronik 2025
ziative come i Connectivity Days, incontri diretti con i decision maker per analizzare le problematiche reali degli impianti e proporre un confronto costruttivo.
Il vero motore: la rete di vendita
Nel corso degli anni, la struttura commerciale è evoluta: dalle agenzie ai venditori diretti, fino all’attuale team di SAE (System Application Engineer), figure formate per affiancare il cliente nelle scelte tecnologiche. Capaccioli sottolinea: “La forza di Murrelektronik è sempre stata la rete di vendita, ma non una rete qualsiasi: una rete di persone formate, motivate, pronte a diventare consulenti. Oggi è fondamentale saper costruire soluzioni su misura in modo da valorizzare realmente il proprio know-how nelle aziende”.
Dai primi fieldbus IO-Link, l’azienda è arrivata ai rivoluzionari progetti contraddistinti dallo zero cabinet, ovvero la decentralizzazione senza più armadi elettrici. La trasformazione, però, è stata anche umana e relazionale. Guardando al futuro, la filiale italiana, oggi forte di quasi 50 persone e una nuova sede di 1.200 m² inaugurata nel 2021, punta su figure strategiche, digital marketing e key account management per monitorare settori in forte espansione (intralogistica, packaging, F&B).
Formazione e Academy: conoscenza condivisa
La formazione costante è un pilastro aziendale, non solo per lo sviluppo personale dei collaboratori (con onboarding intensivo e aggiornamenti tecnici), ma come strumento di condivisione del sapere con l’esterno. La Murrelektronik Academy è nata per offrire una formazione neutrale e trasversale a clienti, system integrator, scuole e università.
L’obiettivo non è la vetrina di prodotto, ma la diffusione di cultura tecnica, supportando anche le PMI, “colonna vertebrale dell’industria italiana”. Capaccioli ribadisce: “La mission non è solo vendere tecnologia, ma renderla comprensibile e applicabile. L’obiettivo è contribuire alla crescita sostenendo il settore a livello sistemico.”
Un futuro costruito sul valore umano e tecnologico
Marco Capaccioli riassume il suo percorso in tre fasi, “tre vite parallele” vissute in azienda, fatte di persone, sfide e cambiamento di prospettive.
Con gratitudine per la fiducia ricevuta, conclude con la consapevolezza che “il cambiamento non arriva da solo ma va cercato, vissuto, costruito insieme”. La sua storia dimostra che “restare non equivale a fermarsi, ma accompagnare l’evoluzione, costruendo il valore umano oltre a quello professionale”.
Marco
AI INTEGRATA PER L’ASSISTENZA IN TEMPO REALE
La nuova release di Spac Automazione 2026, la soluzione CAD per la progettazione elettrica pensata per l’automazione industriale, rappresenta un passo avanti significativo rispetto alle versioni precedenti e introduce, per la prima volta, l’intelligenza artificiale nel processo di progettazione elettrica.
Tra le novità spicca Spac AI Chat Assistant, un supporto intelligente integrato nel software. Questa innovazione si affianca a una serie di funzionalità potenziate che rendono il software ancora più intuitivo e performante, consolidando il ruolo di SPAC Automazione come punto di riferimento nel settore CAD per l’automazione industriale.
Supporto intelligente sempre disponibile
Una delle principali novità di Spac Automazione 2026 è S AI Chat Assistant, un sistema di assistenza virtuale che si basa sul modello linguistico ChatGPT.
Integrato direttamente nel software, è disponibile 24 ore su 24 per tutti gli utenti con contratto di aggiornamento attivo e consente di:
• ottenere spiegazioni chiare e puntuali sui comandi;
• risolvere problematiche operative senza dover interrompere il flusso di lavoro;
• accedere a suggerimenti e best practice in qualsiasi momento.
Grazie a Spac AI Chat Assistant, i progettisti possono ridurre i tempi di attesa per l’assistenza, incrementare la propria autonomia e velocizzare la gestione di dubbi e problematiche comuni, senza la necessità di consultare
manuali o risorse esterne.
Le altre novità di Spac Automazione 2026
Oltre all’integrazione dell’intelligenza artificiale, la nuova versione propone numerose funzionalità che migliorano la precisione, l’efficienza e la semplicità di utilizzo:
• Utility controllo disegno potenziata;
• Autosalvataggio Spac;
• Aiuti per la generazione di nuovi simboli 3D;
• Novità nella gestione del quadro.
La release 2026 introduce una gestione più completa che consente di:
• visualizzare nel dettaglio le informazioni dei componenti;
• creare sottoquadri;
• definire Box Quadri per raggruppare oggetti e componenti collegati.
• strutturazione dell’impianto secondo la norma CEI EN 81346-1
Spac Automazione supporta ora una modalità di lavoro basata sulla struttura dell’impianto specificando: funzione, ubicazione e quadro.
Questi elementi possono essere utilizzati singolarmente o combinati, garantendo ordine e tracciabilità anche nei progetti più articolati:
• simbolo di ubicazione;
• link diretto alle videoguide;
• disegno schema con modalità bus.
Spac Automazione 2026
è la nuova soluzione CAD per la progettazione elettrica pensata per l’automazione industriale
PLM, IL PARTNER INSOSTITUIBILE PER L’ORGANIZZAZIONE AZIENDALE
Nel settore dell’automazione, Leonardo ha adottato Windchill di PTC come piattaforma PLM per gestire prodotti complessi e cicli di sviluppo sempre più rapidi. Il caso dimostra come un PLM evoluto migliori time-to-market, qualità, collaborazione, tracciabilità, gestione costi e innovazione
Oggi il PLM (Product Lifecycle Management) è fondamentale perché le aziende devono gestire prodotti sempre più complessi, in cicli di sviluppo sempre più brevi e con un numero crescente di normative e requisiti di qualità da rispettare.
Per soddisfare – e a volte anticipare – le necessità di clienti e mercati è necessario che le piattaforme software PLM, oltre che performanti, evolvano costantemente. Un software come Windchill, la piattaforma di PTC per la gestione del ciclo di vita del prodotto, è la soluzione ideale che, come il caso di Leonardo insegna, per aziende che gestiscono progetti impegnativi consente di ottenere benefici tangibili in termini di:
• riduzione del time-to-market;
• integrazione e collaborazione;
• qualità e tracciabilità;
• riduzione di errori e rilavorazioni;
• gestione delle varianti;
• controllo dei costi;
• scalabilità e innovazione.
Da PDM a PLM
La scelta tra PDM e PLM rappresenta un punto cruciale per ogni azienda. Mentre il campo d’azione del primo è circoscritto alla progettazione e al controllo dei relativi dati, il secondo abbraccia l’intero ciclo di vita di un prodotto, dalla sua ideazione alla dismissione.
Non è sbagliato dunque considerare il PDM una parte – pur rilevante – del PLM. Con Windchill, PTC agevola la fase di scelta degli utenti poiché incorpora nativamente un sistema PDM sviluppato in modo specifico per supportare l’implementazione del PLM su scala aziendale.
Tra i punti di forza di Windchill, l’architettura flessibile risulta particolarmente apprezzata dagli utenti di ogni settore e dimensione. In questo modo è possibile procedere in maniera graduale, utilizzando dapprima le funzionalità PDM per poi, successivamente, “migrare” alla modalità PLM senza soluzione di continuità.
Un prodotto, tante varianti
All’interno di Leonardo, realtà attiva nei settori aerospaziale, della difesa e della sicurezza, opera la business unit Leonardo Automation, che progetta e realizza sistemi di smistamento pacchi, corrispondenza e bagagli che trovano applicazione in aeroporti, centri di meccanizzazione postale o, ancora, corrieri e grandi centri di spedizioni per corrispondenza. Il cuore del sistema è il sorter, mediante la cui “intelligenza” vengono gestiti gli smistamenti e identificati i tracciati sui nastri di trasporto.
Come spiega Luca Guaitoli, Project Manager PLM della business unit Leonardo Automation, non si tratta di macchine preassemblate da inserire nell’ambiente operativo del cliente in modalità standard: ogni progetto fa storia a sé, anche perché spesse volte Leonardo Automation opera come system integrator nel caso in cui vadano integrate specifiche tecnologie di fornitori terzi che il cliente desidera avere nei suoi impianti.
L’inefficienza dei silos di dati
In passato il percorso di digitalizzazione di Leonardo Automation aveva seguito una strada non perfettamente lineare: il reparto di progettazione, oltre a Creo di PTC, utilizza altri strumenti CAD, ad esempio per la parte elettrica e la BIM Methodology (Building Information Modeling) divenuta un requisito fondamentale per il mercato. La presenza di isole di progettazione separate comportava spesso inesattezze nella riconciliazione dei dati, con perdite di tempo e rischi di incappare in pericolosi errori. Il PDM era affidato a un applicativo ormai datato e, benché il PLM Windchill, il software per la gestione del ciclo di vita del prodotto di PTC, fosse già presente in azienda, veniva utilizzato pressoché unicamente come repository CAD.
Un tale approccio mostrava diverse criticità, come la necessità di scambiare i file di dati manualmente, quasi sempre via e-mail, tra i diversi reparti a causa dell’assenza di una unica fonte di verità.
L’approccio olistico del PLM
Per Leonardo Automation la necessità di incrementare in efficienza per mantenere, e anzi aumentare, la competitività sul mercato si era fatta ad un certo punto sempre più pressante. L’unità di business ha così deciso di avviare un ambizioso progetto, puntando a innovare il processo di
sviluppo del prodotto mediante un approccio che favorisse l’integrazione e la centralizzazione dei dati. L’obiettivo era quello di ridurre, e poi azzerare, i documenti - e quindi i dati - circolanti fuori dal sistema, mantenendo traccia completa di tutte le informazioni in un unico database.
La decisione è stata di approcciare la problematica in maniera olistica, affidando a un’unica piattaforma la gestione complessiva dei dati.
La scelta è caduta su Windchill di PTC. Un team di progetto, coadiuvato - oltre che da Luca Guaitoli - da un team di consulenti Accenture, ha portato a uno studio accurato che, a gennaio 2024, si è concretizzato nell’avvio della prima fase di implementazione.
Da Windchill benefici subito evidenti
Oggi in Leonardo Automation a Windchill è affidato il compito di tenere traccia non solo del ciclo di vita dei singoli componenti, ma degli interi progetti e dei relativi sottoinsiemi. Oltre alla consistenza delle informazioni, Windchill offre un altro beneficio non meno importante: la possibilità di recuperare, all’occorrenza modificare e, quindi, riutilizzare gli elementi progettati in precedenza, con notevoli vantaggi in termini di flessibilità e time to market.
Windchill è anche - per così dire - un motore che consente di coordinare efficacemente le varie attività interdipartimentali, comprese quelle di procurement, ad esempio per avere certezza di quali componenti ordinare ai fornitori.
A tal proposito, l’utilizzo di Windchill come SSOT (Single Source Of Truth) ha permesso, dopo la EBOM la distinta base di progettazione, di implementare la MBOM, ovvero la distinta base di produzione. La differenza è sostanziale, poiché una MBOM colma il divario tra i requisiti ingegneristici e la costruzione in officina, mettendo in tal modo a disposizione del team di produzione le specifiche costruttive esatte.
Meno silos, più integrazione
Tra i principali approcci che minano la continuità dei dati c’è la compartimentazione; al contrario, il PLM rappresenta l’anello di congiunzione tra tutti i reparti.
Prima dell’adozione di un PLM aziendale, nella business unit di Leonardo alcuni dati risultavano duplicati e veniva compromessa l’efficienza operativa.
Windchill ha introdotto il concetto di “fonte unica della verità”, centralizzando la gestione dei dati in modo che tutti i dipartimenti – dall’ufficio acquisti alla produzione – possano accedere a informazioni consistenti e sempre aggiornate. Questo approccio ha eliminato il problema dei silos, ovvero dei dati dispersi in sistemi non comunicanti tra loro o archiviati in formati non strutturati.
Organizzazione prima ancora che tecnica
La collaborazione di PTC si è rivelata molto preziosa,
anche attraverso il servizio di Customer Success Management che affianca il cliente con uno specialista per facilitare l’adozione e l’utilizzo delle soluzioni come Windchill, nonché con l’applicazione della metodologia “Digital Transformation Value Roadmap” che ha permesso di identificare chiaramente le priorità di implementazione, bilanciando i requisiti tecnici con le aspettative sul ROI.
All’interno di Leonardo Automation, i reparti maggiormente coinvolti in questo importante passaggio sono stati l’ingegneria e la produzione. Si tratta complessivamente di oltre 200 persone che, oltre che coordinate, sono state progressivamente coinvolte e accompagnate verso il cambiamento.
riori step che devono essere ancora avviati, l’obiettivo di incrementare l’efficienza è stato raggiunto già al primo stadio di implementazione di Windchill. Progettare e realizzare impianti complessi, di grandi dimensioni, richiede controllo e visibilità a 360 gradi, con un approccio integrato che solo un PLM può garantire.
Fin da subito la business unit ha organizzato insieme a PTC dei workshop per valutare le potenzialità degli strumenti e la loro capacità di risolvere alcuni dei problemi quotidiani che gli utenti affrontano. Tale attività si è rivelata molto utile, perché ha permesso di coinvolgere in modo proattivo gli utilizzatori, incrementando così il loro livello di sintonia con la piattaforma. Ciò ha anche consentito di far percepire a tutti fin da subito il notevole valore dell’implementazione tecnica, che è stata realizzata con la consulenza e i servizi di sviluppo forniti da Accenture.
Mai più senza PLM
Nonostante il progetto PLM preveda una serie di ulte-
Attualmente permangono ancora alcune aree da coprire coon il PLM; il service, ad esempio, costituisce il prossimo tassello da inserire nell’architettura della piattaforma. La possibilità futura di disporre di una Service BOM consentirà di efficientare anche le attività service, a tutto beneficio dell’accuratezza, tempestività di intervento e soddisfazione del cliente.
Windchill consente di monitorare l’intero ciclo di vita del prodotto mantenendo la consistenza di tutti i dati associati ai progetti, all’occorrenza anche permettendo di prendere decisioni in modo informato, ad esempio nel caso si debbano ri-schedulare alcune attività o si decida di esternalizzare alcune fasi a progetto già in corso.
In definitiva, l’integrazione garantita da Windchill assicura a Leonardo Automation un vantaggio competitivo enorme, perché centralizza e integra tutti i dati di prodotto, migliora la collaborazione tra reparti, riduce errori e duplicazioni, accelera lo sviluppo e assicura tracciabilità e conformità lungo tutto il ciclo di vita del prodotto.
ROBOT NELLE FABBRICHE: DOMANDA RADDOPPIATA IN 10 ANNI
Pubblicato il rapporto World Robotics 2025 della
Federazione Internazionale di Robotica
Le nuove statistiche di World Robotics 2025 sui robot industriali hanno mostrato che nel 2024 sono stati installati 542.000 robot, più del doppio rispetto a 10 anni fa. Le installazioni annuali hanno superato le 500.000 unità per il quarto anno consecutivo. L’Asia ha rappresentato il 74% delle nuove installazioni nel 2024, rispetto al 16% dell’Europa e al 9% delle Americhe.
“Le nuove statistiche di World Robotics mostrano che il 2024 è stato il secondo anno con il più alto numero di installazioni di robot industriali nella storia, solo il 2% in meno rispetto al record storico di due anni fa”, afferma Takayuki Ito, presidente della Federazione Internazionale di Robotica. “La transizione di molti settori verso l’era digitale e automatizzata è stata caratterizzata da un enorme aumento della domanda. Il numero totale di robot industriali in uso in tutto il mondo era pari a 4.664.000 unità nel 2024, con un aumento del 9% rispetto all’anno precedente”.
Asia, Europe and the Americas - overview China is by far the world’s largest market in 2024, representing 54% of global deployments. The latest figures show that 295,000 industrial robots have been installed - the highest annual total on record. For the first time, Chinese manufacturers have sold more than foreign suppliers in their home country. Their domestic market share
climbed to 57% last year, up from about 28% over the past decade. China’s operational robot stock exceeded the 2 million mark in 2024, the largest of any country. As robotics in China is opening up new markets, there is no indication that robot demand in China will decrease. There is still a lot of potential in Chinese manufacturing for 10% growth on average each year until 2028.
Japan maintained its position as the second-largest market for industrial robots, with 44,500 units installed in 2024 – a slight 4% decrease. The country’s operational stock rose by 3%, with 450,500 units now in use. Demand for robots will grow slightly by lower single-digit rates in 2025. It will then accelerate to a medium single-digit rate on average in the next few years.
The market in the Republic of Korea installed 30,600 units in 2024 – down 3%. Annual installations had been trending sideways of around 31,000 units since 2019. The country is the fourth largest robot market in the world in terms of annual installations in 2024, after the United States, Japan, and China.
India continues to grow with a record of 9,100 units installed in 2024 – up 7%. The automotive industry was the strongest driver with a market share of 45%. In terms of annual installations, India ranks sixth worldwide, one place up behind Germany.
La situazione in Europa
Nel 2024 le installazioni di robot industriali in Europa sono diminuite dell’8% attestandosi a 85.000 unità, comunque il secondo dato più alto mai registrato nella storia. L’80% di tutte le installazioni di robot in Europa
ha avuto luogo nell’Unione Europea (67.800 unità). La domanda di robot in Europa ha beneficiato della tendenza al nearshoring. Il tasso di crescita medio annuo dal 2019 al 2024 è stato del +3%. La Germania è il più grande mercato di robot in Europa e il quinto al mondo. Le installazioni sono diminuite del 5% a 26.982 unità nel 2024, il secondo miglior risultato mai registrato dopo l’anno record del 2023.
Ciò rappresenta una quota di mercato del 32% del totale annuale in Europa. Il numero di installazioni in Italia, il secondo mercato europeo, è sceso del 16% a 8.783 unità. La Spagna è ora al terzo posto (5.100 unità), con una forte domanda da parte dell’industria automobilistica. La Francia (4.900 unità) è scesa al quarto posto, con un calo del 24%. Nel Regno Unito, le installazioni di robot industriali sono diminuite del 35% a 2.500
unità nel 2024. Il numero record di 3.800 unità nel 2023 è stato un picco eccezionale, determinato dal programma di crediti d’imposta “super-deduzione”, terminato dopo il primo trimestre del 2023. Il numero di installazioni ha registrato un andamento laterale con una certa ciclicità nell’ultimo decennio. Le installazioni di robot nel Regno Unito si collocano al 19° posto a livello mondiale nel 2024.
Americhe, stabilmente oltre le 50mila unità
Le installazioni di robot nelle Americhe hanno superato le 50.000 unità per il quarto anno consecutivo: nel 2024 ne sono state installate 50.100, con un calo del 10% rispetto al livello raggiunto nel 2023.
Gli Stati Uniti, il più grande mercato regionale, hanno rappresentato il 68% delle installazioni nelle Americhe
Comau
nel 2024. Le installazioni di robot sono diminuite del 9% a 34.200 unità. Gli Stati Uniti importano la maggior parte dei loro robot dal Giappone e dall’Europa, con pochi fornitori nazionali. Tuttavia, esistono numerosi integratori di sistemi robotici nazionali che implementano soluzioni di automazione robotica.
Le installazioni totali in Messico hanno raggiunto
le 5.600 unità nel 2024, con un calo del 4%. L’industria automobilistica è rimasta il principale cliente dei robot industriali in Messico, rappresentando il 63% delle installazioni nel 2024.
In Canada, le installazioni di robot sono diminuite del 12% a 3.800 unità. I dati relativi alle installazioni in Canada dipendono in larga misura dai cicli di investimento nel settore automobilistico. La quota dell’industria automobilistica era del 47% nel 2024.
Prospettive
L’OCSE e il FMI prevedono una crescita globale compresa tra il 2,9% e il 3,0% nel 2025 e tra il 2,9% e il 3,1% nel 2026. Tuttavia, le tensioni geopolitiche, i conflitti violenti nell’Europa orientale e nel Medio Oriente e le perturbazioni commerciali stanno esercitando un impatto negativo sull’economia globale.
Il settore della robotica non è immune alle condizioni macroeconomiche globali, ma non vi sono indicazioni che il trend di crescita complessivo a lungo termine possa arrestarsi nel breve termine. Sebbene le tendenze regionali varino in modo sostanziale, la traiettoria globale complessiva rimane positiva. A livello globale, si prevede che le installazioni di robot cresceranno del 6% fino a raggiungere le 575.000 unità nel 2025. Entro il 2028, verrà superata la soglia delle 700.000 unità.
(fonte: www.ifr.org)
Mitsubishi Electric
Fanuc
n.5 settembre 2025 www.meccanica-automazione.com
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