Musicare 1/2017

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ouverture tracce

di Filippo Lovato

NON MANCA LA FIRMA VENETA NELLA LETTURA BAROCCA DI VIVALDI DI SOL GABETTA

ALLA RI-SCOPERTA DI SAINT-SAËNS COL QUARTETTO DI CREMONA

autore A. Vivaldi titolo CD Il Progetto Vivaldi interpreti Sol Gabetta (violoncello), Sonatori de la Gioiosa Marca etichetta CD RCA Red Seal, 88697131692, DDD, 2007

autore C. Saint-Saëns titolo CD Piano Quintet, String Quartet n. 1 interpreti Andrea Lucchesini (piano), Quartetto di Cremona etichetta CD Audite 97.728, DDD, 2016

Il talento di Sol Gabetta si squaderna in un’ampia discografia che sorvola il classicismo, il romanticismo e il Novecento. Le incursioni nel barocco e nella filologia sono documentate dal Progetto Vivaldi, in tutto tre CD dedicati principalmente ai concerti per violoncello del Prete Rosso. Non un’esecuzione integrale, perché dei 27 lavori rimasti non ne vengono affrontati che una decina. Il primo disco del Progetto coinvolge i Sonatori de la Gioiosa Marca che Gabetta, nel booklet, ringrazia per averla guidata in un nuovo mondo fatto di corde di budello, archetto barocco e fraseggio limpido. Il bel suono ambrato del Guadagnini del 1759 imbracciato dalla violoncellista fa il resto. La tracklist raccoglie cinque concerti con violoncello solista (RV410, 418, 424, 413 e 401) e due concerti originariamente per violino (RV 356 e l’Inverno dalle Quattro Stagioni) trascritti da Walter Vestidello per cello solista. I Sonatori e Sol Gabetta, tecnicamente impeccabili, articolano con gusto, e filano brillanti nei passaggi di bravura. Ma non ne viene sacrificata la cantabilità del violoncello, correttamente dosata per non affondare in cavate anacronistiche. Una bella registrazione, di colori fascinosamente bruniti. ●

Camille Saint-Saëns fu un bambino prodigio e un musicista estremamente dotato. Di lui Berlioz disse che l’unica esperienza che gli mancava era il fallimento. Eppure di tanto talento non è rimasto neppur tanto in repertorio. Ben venga quindi il recente ciclo di concerti del Centre de Musique romantique française di Palazzetto Bru Zane a Venezia che ha proposto un ragionato approfondimento dell’opera di Saint-Saëns. Nell’ambito dell’iniziativa rientra anche questo CD che accoppia un lavoro della giovinezza come il Quintetto con pianoforte in La minore op. 14 e uno della maturità come il primo Quartetto per archi in Mi minore op. 112. Se la prima partitura è più brillante e appassionata, la seconda è più meditativa e complessa e, in alcuni passaggi, contraddice il pregiudizio che vuole il francese devoto a un immobile conservatorismo. L’interpretazione di Lucchesini e del Quartetto di Cremona (Cristiano Gualco, Paolo Andreoli, violini; Simone Gramaglia, viola; Giovanni Scaglione, violoncello) è di alto livello. Andrea Lumachi al contrabbasso li affianca nel Presto del Quintetto. Lettura tesissima e nitida, di dinamiche attentamente controllate, molto equilibrata, con il piano ben integrato nell’ispirata conversazione degli archi. ●

ouverture audioVisivi

di Marco Bellano

SOL GABETTA ED IL SUO GUADAGNINI SOTTO UN’ALTRA LUCE: COLORATA https://www.youtube.com/watch?v=qWUDu1FpSIU Il violoncello di Sol Gabetta, un Guadagnini del 1759, per una volta attira l’attenzione non solo per la maestria dell’esecutrice, o per il suo più prosaico valore materiale (oltre 1,5 milioni di euro): in un video prodotto dai BBC Proms, lo strumento fa anche le veci di un inedito schermo, sul quale vengono proiettate colorate geometrie di luce, intese a visualizzare ciò che la Sol Gabetta musica dovrebbe esprimere. Si tratta di un esperimento che non ha certo ambizione di imporsi come nuova consuetudine nelle sale da concerto, visto il complicato armamentario tecnologico che pretende. Le forme, le trame, i pulviscoli di luce che appaiono sullo strumento catturano ipnoticamente l’occhio e, vista la loro carica di novità, lo sviano dall’interprete. In sé, comunque, l’idea della visualizzazione della musica non è affatto rivoluzionaria; anche senza chiamare in causa i casi celebri di Fantasia (1940) o di Allegro non troppo (1977) di Bruno Bozzetto, si potrebbe partire sin dal clavier à lumières di Skrjabin, passando per le avanguardie storiche tedesche e arrivando infine agli algoritmi che, nelle interfacce di certi lettori di file musicali, trasformano le frequenze sonore in disegni mobili. Fatto sta che si tratta di un desiderio antico, realizzatosi già molte volte. Forse però, in questo caso, non si tratta tanto di “vedere la musica”, ma di farla vedere; se in sala da concerto un simile ritrovato avrebbe poco senso di essere, dato che le proiezioni sarebbero apprezzabili solo dalle prime file, nel mondo di internet l’espediente diventa sicura “calamita” ottica per contatti e visualizzazioni. E allora, comunque sia, si tratta di un’idea vincente: la curiosità dell’occhio può infatti attirare a sé anche le orecchie di chi, altrimenti, non avrebbe mai conosciuto il Concerto per violoncello e orchestra di Sir Edward Elgar. ●

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