Madre Anna Fontana, originaria di Poleo, missionaria da vent’anni in Mozambico, è stata eletta vicaria generale delle Orsoline del Sacro Cuore di Maria. “Svolgiamo la nostra missione attraverso l’educazione, la cultura, e le opere sociali e pastorali – spiega - con particolare attenzione alla promozione umana e cristiana della donna”.


Schio: Ripetitori per tutti - p.8 ◆ A scuola di politica - p.12 Thiene: Missionland aiuta gli ultimi della terra - p.6 ◆ Ora i vigili hanno la bodycam - p.26 Periodico di informazione dell’Alto Vicentino anno XI n. 103 - settembre 2022

Una di Schio è la “numero due” delle

suora
Orsoline
Diciamo che, benché ormai “fuori dal giro” da una buona ventina d’anni, Angela Cappellari meritava un addio un po’ più partecipato. Resta la constatazione generale, un po’ amara, che ormai è sufficiente il pas saggio di una generazione per far sbiadire le tracce di quel che le persone hanno fat to per il bene di una comunità. Panta rei, tutto scorre, oggi più che mai. Soprattutto scorrono le dita sullo smartphone, a scrol lare i post e i tweet. Così alla caducità degli uomini si accompagna la caducità della memoria. Serve dolersene? Forse no. Ma l’ultimo saluto ad Angela Cappellari rende ancora più evidente un dato di fatto: chi decide di dedicare tempo ed energie a un qualche impegno pubblico – che sia politi co, culturale, di volontariato o altro – deve farlo per una sua personale spinta, convin zione e necessità. Senza pensare che la gente a distanza di qualche lustro ne conservi memoria. Sic transit gloria mundi.
Supplemento mensile di Lira&Lira e La Piazza Direttore Stefano Tomasoni Redazione Anna Bianchini Elia CamillaMirellaOmarCucovazDalMasoDalZottoMantella Grafica e impaginazione Alessandro Berno Per inviare testi e foto: schiothienemese@gmail.com Per le inserzioni pubblicitarie Pubblistudio tel. 0445 575688 SchioThieneMese Periodico di informazione dell’Alto Vicentino Di mese in mese
E così sono arrivate anche queste elezioni. Al di là dell’esito, una volta passate resterà un panorama politico inevitabilmente di verso, probabilmente ancora più lacerato di prima e prevedibilmente ancora una volta di bassa qualità. Ma due parole vale la pe na spenderle per prendere atto definitivamente di una realtà nuova dal punto di vista della comunicazione politica: le campagne elettorali ormai si fanno quasi totalmente sui social, e per il resto ancora attraverso ti vù e giornali. Ma a prevalere sono le presenze e i post su facebook, le foto e le “storie” su instagram, i messaggi su twitter e i vi deo su tik-tok. Può non piacere, considerato che i social sono più che altro veicolo di fa ke news e insulti, ma tocca “mettersela via”. Siamo nella società del “posta e fuggi”, della battuta (spesso della sciocchezza) messa in linea ogni ora, con la quale raggiungere mi lioni di follower in un attimo.

A proposito di memoria e di manifesti elettorali
Stefano Tomasoni
C
* * *
hi ha la fortuna di arrivare a quasi cent’anni, inevitabilmente ha fatto in tempo a veder “andare avanti” buo na parte della sua cerchia di parenti, amici, conoscenti ed estimatori. Angela Cappel lari – la “signora del teatro” che ha avuto il merito di aver portato la grande prosa a Schio e aver gettato le basi culturali per il successivo recupero del Civico - ha avuto questa fortuna. Se n’è andata sul finire di agosto, alla bell’età di 94 anni, da poco com piuti. Lucida fino alla fine: un mese e mezzo prima aveva chiamato per avere il contatto di un ex assessore cui voleva chiedere L’etàun’informazione.avanzata,dunque, l’ha vista sopravvi vere a molti che l’avevano conosciuta e apprezzata nel corso della sua lunga attività di organizzatrice e animatrice delle stagio ni teatrali scledensi, tra gli anni Settanta e gli anni Novanta. Questa constatazione anagrafica, tuttavia, non basta a rendere spiegabile e giustificabile la scarsa parte cipazione con la quale la città ha dato l’ultimo saluto a un personaggio così significativo per una lunga stagione della vita pubblica cittadina. Al funerale in Duomo, momento di addio ufficiale, era presente in tutto una cinquantina di persone che un po’ si perdevano nella vastità della chie sa. Erano quasi tutte signore di una certa età, probabilmente amiche legate al tempo dell’impegno teatrale o a quello della gui da della sezione scledense della Lega per la lotta contro il tumore. Sottotono, a dir poco, la presenza delle istituzioni: l’attuale am ministrazione comunale era rappresentata dal presidente del consiglio comunale, e forse si poteva fare di più, ma nemmeno si sono visti vertici delle precedenti ammini strazioni, che pure con Angela Cappellari avevano lavorato in modo diretto. Né ci è parso di aver visto i vertici della Fondazio ne Teatro Civico.
è la legge che ancora obbliga i Co muni a posizionare i pannelli, sarebbe il caso che tutti i sindaci facessero una sorta di “petizione” collettiva a chi di dovere per chiedere di essere sollevati da questo spre co di risorse, in termini di ore e ore di lavoro degli operai comunali chiamati a mettere e togliere i pannellamenti. Che non sono soltanto inutili, ma a volte anche fastidio si se non pericolosi, come quelli qui nella foto, accanto al muro dello stadio di calcio
Di mese in mese

Altre volte abbiamo segnalato lo stato di degrado delle bandiere (di solito quelle di Italia e di Europa) affisse sulle faccia te di alcuni luoghi pubblici, ma questo scempio, nell’edificio dove ha sede l’Inps di fronte al Teatro Civico di Schio, batte Insomma,tutti. le bandiere o sono tenute in buono stato in modo che svolgano la loro funzione, quella di rappresentare con di gnità un paese o un’istituzione, o è meglio toglierle per evitare che ottengano l’effetto opposto, altro che dignità.
Lo Schiocco
Il messaggio nascosto
A meno che, in questo caso, non si trat ti di un messaggio subliminale. Magari con questi stracci all’Inps vogliono far

di via Roma a Schio. Non solo restringono lo spazio del marciapiede, ma soprattutto tolgono alle auto la visuale di chi arriva, magari in bicicletta, al passaggio pedonale. Dunque, basta. Nessuno usa più da alme
Questo per dire che è ora di prendere definitivamente atto di una cosa: i buoni vecchi pannelli di metallo che vengono allestiti un mese prima di ogni elezione non servono più a niente, perché la pubblicità elettorale cartacea costa un botto rispet to a una campagna concentrata sui social. Dunque, si può tranquillamente smetterla di installare queste decine e decine di pan nelli metallici che vanno a rovinare il “panorama” urbano di vie, strade e marciapiedi. Anche perché poi spesso passa un altro mese, o anche due-tre, prima che i pannel li vengano rimossi. Queste elezioni hanno reso evidente che la pubblicità attraverso i vecchi manifesti elettorali non la fa più Datonessuno.che
no vent’anni le cabine telefoniche, che infatti sono pressoché sparite. Nessuno usa più i fax, le cassette musicali, i VHS. Le co se cambiano. Possono andare in pensione anche i pannelli elettorali. ◆
capire fin dall’ingresso l’aria che tira. Della serie: “lasciate ogni speranza voi ch’entrate, ché la pensione ve la dimen ticate”. [S.T.]
Iniziamo col presentare la congregazione delle Orsoline del Sacro Cuore di Maria.
Insieme ad alcune suore Orsoline della comunità del Sacro Cuore.
Suor Anna, è scledense la nuova vicaria generale delle Orsoline
Per quanto riguarda il lato culturale, particolarmente importante è il centro di documentazione e studi “Presenza Donna”, che ospitiamo a Vicenza nella nostra ca sa generalizia, che gestisce una biblioteca specializzata sui temi del femminile e coinvolge religiosi e laici nell’organizzazio
ne di attività culturali per promuovere la partecipazione delle donne alla missione della Chiesa e alla costruzione della società civile”.

Ci parli del Mozambico.
D
“Si tratta di uno dei paesi più poveri del mondo, dove la maggior parte delle perso ne è analfabeta e vive di espedienti che a stento consentono di consumare più di un pasto al giorno. Questa situazione è la con seguenza di una storia nazionale insanguinata da ripetuti conflitti, culminati in una guerra civile decennale, conclusa nel ‘92 grazie alla mediazione della Comunità di Sant’Egidio. Per aiutare alla rinascita del paese attraverso la formazione dei giova ni, la Cei si è impegnata nella fondazione dell’Università cattolica del Mozambico, inizialmente con sede a Lampula e Beira e oggi diffusa in tutte le regioni”.
Copertina
Madre Anna Fontana, originaria di Poleo, missionaria da vent’anni in Mozambico, è stata eletta vicaria generale delle Orsoline del Sacro Cuore di Maria. “Svolgiamo la nostra missione attraverso l’educazione, la cultura, e le opere sociali e pastorali – spiega - con particolare attenzione alla promozione umana e cristiana della donna”.
Suor Anna Fontana seduta sul tronco di un baobab. Sotto, in un’attività di formazione con i giovani delle comunità rurali. In copertina, ritiro con adolescenti e giovani della parrocchia del Sacro Cuore a Beira.

a vent’anni la scledense madre Anna Fontana è missionaria in Mozambico, paese finito al centro delle cronache nazionali per il recente attacco jihadista costato la vita alla suora combo niana Maria De Coppi. Originaria di Poleo e da poco eletta vicaria generale delle Orsoli ne del Sacro Cuore di Maria, suor Anna non nasconde la preoccupazione per il degene rare della situazione nel paese centrafricano insanguinato dal terrorismo, ma con coraggio ispirato dalla fede intende portare avanti l’impegno che lei e la sua congrega zione profondono a favore delle popolazioni locali, in particolare dei giovani e delle donne.
“La famiglia religiosa di cui faccio parte è stata fondata a Breganze nel 1907 da madre Giovanna Meneghini, ispirata dal carisma di Sant’Angela Merici, che nel Cinquecen to pose le basi dell’Ordine delle Orsoline, dedito in particolare all’educazione delle fanciulle. Oggi la congregazione delle Or soline del Sacro Cuore di Maria conta 108 suore che fanno riferimento a 13 comunità in Italia (tra cui una a Schio, nella parroc chia del Sacro Cuore), Brasile e Mozambico. Svolgiamo la nostra missione attraverso l’educazione, la cultura, e le opere sociali e pastorali, con particolare attenzione alla promozione umana e cristiana della don na”.
“Nelle parrocchie in cui siamo inserite siamo attive nella pastorale e nelle istituzioni educative di ogni ordine e grado. A livello sociale abbiamo un’attenzione speciale per le madri, le giovani e i minori in stato di difficoltà e fragilità. In particolare nel la nostra comunità di Caserta siamo impegnate nel contrasto della tratta di esseri umani e in aiuto delle sue vittime, che so no per la maggior parte donne.
Elia Cucovaz
[4] ◆ Schio
“Ora torno in Mozambico per organizzare i passaggi di consegne, poiché il mio nuovo incarico in futuro mi terrà probabilmente lontana da quella missione”.
Può farci qualche esempio?
Tuttavia le cronache recenti ci hanno drammaticamente fatto capire che la realtà mozambicana è tutt’altro che in miglioramento… “Non si può nascondere che la situazione è preoccupante per la degenerazione a cui stiamo assistendo. Il dramma di Suor Maria, una donna che ha dato la vita al popolo del Mozambico, purtroppo non è un fatto isolato. Il primo attentato terro ristico nel Nord del Paese risale al 2017 e da allora gli attacchi si stanno ripetendo,
Camminando con Bakhita
Suor Anna, prima a sinistra, con il gruppo Tabita, un progetto di microcredito per potenziare le donne povere di Beira

E la vostra missione?
sempre più violenti, e interessano aree sempre più a sud. I miliziani uccidono in modo brutale e incendiano i villaggi. Gli abitanti quindi scappano: ad oggi si con tano già un milione di profughi. Famiglie che devono abbandonare tutto quel poco che hanno e ricostruirsi da zero, tra stenti indicibili e senza nessuna sicurezza per il futuro. Bambini e bambine che non an dranno a scuola e che dunque perdono l’unica opportunità di riscatto sociale. Siamo molto preoccupati, ma non tanto per noi, bensì soprattutto per quelle genti inermi che rischiano di essere trascinate in una spirale di violenza di cui non si vede la fi ne”.
“Proprio a Beira nel 2000 abbiamo fondato la nostra prima comunità con l’obiettivo primario di contribuire all’insegnamento e alla pastorale universitaria e io, che so no laureata in lingue, mi sono trasferita lì come docente di inglese. Vista la situazio ne di estremo bisogno della comunità locale, aggravata nel 2019 da un ciclone che ha distrutto il 90% della città e dei dintor ni, abbiamo avviato progetti a favore della popolazione con il sostegno delle nostre comunità italiane, delle parrocchie in cui operiamo (tra cui l’Unità Pastorale Santa Bakita di Schio) e anche in collaborazione con enti e istituzioni internazionali. Tra questi ci sono borse di studio, attività di sostegno scolastico dei bambini più picco li, aiuto alle famiglie più fragili e alle madri in difficoltà, corsi di formazione per le donne utili all’apprendimento di un me stiere, microcredito finalizzato all’avvio di piccole attività, lavori molto semplici, ma che possono essere l’inizio di un percorso di crescita personale oltre che un contribu to importante all’economia familiare. A livello culturale, inoltre, lavoriamo sulla trasmissione di temi come l’equità di genere, i cambiamenti climatici…”.
“La mia partenza dall’Italia, dove ho partecipato al capitolo della congregazione in cui sono stata eletta vicaria della superio ra generale, madre Maria Luisa Bertuzzo, è prevista per l’inizio di ottobre. Torno in
“Il nord del Mozambico è una regione ricchissima di materie prime, in cui il controllo del territorio da parte del governo centrale è praticamente assente. Le popo lazioni sono vittima di enormi ingiustizie sociali, schiacciate tra gli enormi interessi economici delle multinazionali straniere e la corruzione della classe politica locale. Le questioni religiose spesso sono un pretesto piegato a fini ben diversi e troppi giovani senza istruzione, mezzi e prospettive di ventano facile preda dei discorsi d’odio dei terroristi e si arruolano come miliziani”. In tutto questo, lei ha comunque deciso di tornare in Mozambico.
Sappiamo che questi assassini si autoproclamano combattenti dell’Islam. Le motivazioni alla base di questi attacchi sono dunque reli giose?
Mozambico per portare avanti quanto ini ziato e, probabilmente, organizzare i passaggi di consegne, poiché il mio nuovo incarico, in futuro, mi terrà probabilmente lontana da quella missione”. Che cosa significa, oggi, scegliere di consacrare la propria a Dio?
Copertina
“Spero che in futuro venga riscoperto l’originale rapporto di Gesù stesso con le donne quale ci è tramandato dagli stessi vangeli. Come c’erano i discepoli maschi, c’erano anche discepole femmine. Il primo annun cio della resurrezione, del resto, è stato dato proprio a delle donne. Spero che si possa ri tornare a questa condizione in cui entrambi i generi camminano uno a fianco all’altro e fanno sentire le loro voci laddove ci sono spazi di decisione, in una dimensione anche più vicina e sororale della chiesa, co me Gesù stesso la voleva”. ◆
È in programma sabato 1 ottobre la 23a edizione di “Camminando con Bakhita”, la tradizionale marcia-pellegrinaggio che ogni anno a inizio autunno si svol ge tra Vicenza e Schio, in un percorso di 29 chilometri che impegna per l’intera giornata tante persone che si mettono in cammino nel ricordo di Madre Mo
Laretta.marcia
è in collaborazione con l’Asso ciazione Marcia delle Primule di Schio. Il ritrovo di partenza è alle 7.45 al piaz zale autostazione delle corriere in Piazzale Divisione Aqui a Schio: in pullman si raggiungerà Santa Bertilla a Vicenza, da dove appunto alle 9.30 inizierà il pel legrinaggio. All’arrivo a Schio è prevista una messa in Duomo alle 18.30 e la chiu sura della manifestazione alle 20.
“L’8 settembre scorso ho festeggiato 40 anni di professione religiosa, ma l’essere una suora è una scelta che si sente e si rinnova giorno dopo giorno. È un percorso di vita che ho intrapreso dall’età di 21 anni e che fin da subito ho interpretato come un met termi al servizio di Cristo e del prossimo. Essere suora significa porsi nella condizio ne di essere veramente sorella di ciascuna persona che il signore ci fa incontrare. Per ché, in un certo senso, solo rinunciando a tutto si può davvero guardare chi ci sta di fronte senza il filtro dell’interesse”. Il ruolo delle donne è un tema molto attuale all’interno della Chiesa ed è un elemento che caratterizza il carisma delle Orsoline. A questo riguardo qual è il suo auspicio?
Schio ◆ [5]
L’
tavamo in Africa mezzi revisionati ed equipaggiati per affrontare i lunghi viaggitra deserti e villaggi isolati. Nel 1990 ero in un villaggio e non c’era un presidio sanitario.

Qui Roberto Maculan
“Per l’Africa abbiamo realizzato ospedali all’interno di camper e roulotte. Con sala parto, chirurgia, presidio medico. Abbiamo realizzato pozzi e piscine e insegnato alle donne a coltivare i prodotti locali per ven derli. Siamo andati in Sicilia per gli sbarchi dei profughi, a Lesbo per i migranti e in Al bania dove c’è stato un terremoto potente e non esiste un sistema sanitario. Nel centro Italia devastato dal terremoto siamo anda ti a spalare la neve che isolava paesi e aveva sepolto gli animali al pascolo. Le nostre roulottes sono un capolavoro: recuperiamo mezzi da buttare e li adattiamo con nuova tecnologia.Ora stiamo lavorando per i pro fughi della rotta balcanica, che non hanno nulla, estate e inverno vivono all’addiaccio, tra siccità e gelo. Per loro abbiamo realizza to anche docce portatili”.
in alcuni momenti delle sue missioni umanitarie in Africa
ultima missione è stata riportare nell’est Europa un bimbo di due anni perché potesse morire tra le braccia dei genitori. Uno dei tanti viag gi che Roberto Maculan, presidente e fondatore di Missionland, compie per aiutare persone in difficoltà o portare ospedali co struiti all’interno di roulotte.
“Certo. Stiamo parlando di persone che vengono via dal loro paese per guerre e povertà. Vengono via perché stanno male, perché non hanno futuro. Ma vorrebbero stare bene e avere un futuro a casa loro, con le loro famiglie, i loro cari, i loro odori, i loro cibi, i loro animali”.
Ci sono emergenze che le stanno più a cuore? “No.Quando ci sono di mezzo bambini la sensibilità è maggiore, ma se qualcuno ha bi sogno a me non interessa sapere se è un bandito o un brav’uomo: io sono lì per aiutare”. Una soddisfazione in particolare?
“Quello che per me e per alcuni è un lavoro semplice e immediato, ad altri cambia la vita. Mettiamo le nostre conoscenze a servizio di chi ne ha bisogno”.
Solo Africa?
[6] ◆ Thiene
“Tante, ho sempre avuto a che fare con persone in grave stato di bisogno. Quello che per me, per noi, è poco, per loro è stato tan tissimo. Nel primo dispensario che ho costruito in Africa sono nati 4.800 bambini in 10 anni”.


“Le dogane, la burocrazia internazionale. Uno sguardo sbagliato, una parola in più:n ei paesi “difficili” tutto può mandare all’aria progetti importanti.
Quali sono le difficoltà maggiori?
Missionland aiuta gli ultimi della terra
Con generosità. Non solo economicamente, con cibo e prodotti per le missioni. Con il Cfp di Trissino abbiamo realizzato un dispositivo per realizzare un disinfettan te potente per sterilizzare gli oggetti dove non c’è acqua potabile”.
“No. Salvare anche un solo bambino vale tutto il lavoro che ho fatto e che farò. E comunque ne abbiamo salvati ben più di uno”. ◆
Cosa succederà a Missionland dopo di lei?
Nel 1990 ha dato vita all’associazione uma nitaria che viaggia nel mondo a regalare solidarietà. Africa, la rotta balcanica, Lam pedusa, Amatrice, l’Albania e l’Ucraina in guerra. Classe 1958, residente a Carrè, Ma culan ha fondato Missionland “per una pazza idea” sbocciata in Finlandia e messa a punto nel deserto africano. Maculan, che cos’è Missionland?

“Siamo una squadra che porta un po’ di benessere dove è difficile arrivare, contribuiamo allo sviluppo delle popolazioni che hanno poche risorse. Nei primi viaggi por
“Assolutamente no. La solidarietà non ha confini e ci sono esigenze diverse. Man canza di cibo, acqua, igiene, ospedali, mezzi di trasporto. Disagi e problemi dovuti a emergenze per terremoti, alluvioni, profu ghi, siccità, povertà”.
“Ci sono ottime basi perché Missionland vada avanti. Abbiamo riferimenti di carat tere internazionale, persone competenti e appassionate”.
Lei ha sempre detto che le piace il concetto di “aiutarli a casa loro”.
e nelle foto sotto,
Sono un edile, mi hanno chiesto di aiutarli a costruire un dispensario con il legno de gli alberi. Il contratto per i lavori l’ho firmato con una impronta digitale, sputando nell’inchiostro vecchio per ravvivarlo”.
Trent’anni fa Roberto Maculan ha dato vita a Missionland, associazione umanitaria che viaggia nel mondo a regalare solidarietà. Africa, la rotta balcanica, Lampedusa, Amatrice, l’Albania e l’Ucraina in guerra.
Attualità
Come risponde il vicentino aMissionland?
Solidarietà prima di tutto, ok. Ma servono competenze… “Sono abituato a viaggiare con i pezzi di ricambio dei mezzi, a costruire mezzi nuovi. Quello che per me e per alcuni è un lavoro semplice e immediato, ad altri cambia la vita. Mettiamo le nostre conoscenze a ser vizio di chi ne ha bisogno”. Faccia qualche esempio.
Anna Bianchini
Quando pensa alla fatica dei suoi viaggi non le viene da dire “ho fatto abbastanza adesso mi fermo”?

n via Parafitta a Magrè nel corso dell’estate è improvvisamente sorto un enorme pilone con in cima un cilindrone metallico che ha fatto storcere il naso, e de stato una certa inevitabile preoccupazione in alcuni residenti della zona. Si tratta di un ripetitore Iliad per la telefonia mo bile 4G, dalle fattezze quasi avveniristiche. Un’installazione che ha portato qualcuno, sui social, a puntare il dito contro il Comu ne, nella convinzione che sia l’ente locale a dare il nulla osta a queste strutture. Una cosa analoga era successa tempo fa a Gia venale quando l’installazione di un ripetitore aveva sollevato alcuni timori legati alla vicinanza con l’asilo, timori poi fuga ti dalle rilevazioni sulle emissioni. Che in Italia, almeno fino a oggi, hanno rispettato limiti che sono i più bassi in Europa, fissati a 6 volt/metro, quando ad esempio in Ger mania sono di 61 volt/metro. Giusto precisare anche che la copertura dei ripetitori di telefonia è “a ombrello”, il che significa che è proprio chi sta più sotto all’impianto che ha il minore impatto in termini di on de Tuttoelettromagnetiche.bene,dunque?Magari finora sì, ma pare che sul tema ci si possa attendere in futuro tempi meno tranquillizzanti, per via delle novità inserite nel Decreto Con correnza di fresca approvazione. Già oggi i
Attualità
Tutti questi camper in fila sono stati fotografati nell’area del Camper Club Schio attigua alla Caserma Cella a inizio settembre, in occasione di un ritrovo per percorrere la Strada delle 52 Gallerie. Chi gestisce l’area ci ha detto, con soddisfa zione, che durante l’estate di camperisti ne sono transitati proprio parecchi: vuoi vedere che ci stiamo facendo conosce re? Merito del passaparola, di chi ama la sua città e la fa scoprire agli amici, an che dei social. Eppure non siamo su tiktok-(tak), evidentemente in questo caso è superfluo. [M.D.Z.]


Stefano Tomasoni
cora di peggio: il Decreto Concorrenza, che di fatto è una richiesta dell’Unione europea legata al Pnrr, prevede che le onde elettro magnetiche emesse possano arrivare a 61 volt/metro invece di 6, di fatto si allinea ai livelli Insomma,europei”.c’èda aspettarsi meno voce in capitolo per i Comuni e limiti più alti, per quanto entro gli standard continentali. D’altra parte, vogliamo essere sempre più velocemente connessi per poter postare le foto delle vacanze, degli amici e degli spaghetti alle cozze. Quindi, volere o vola re, servono i ripetitori. Che, per carità, non saranno un problema per la salute, però –specie in futuro con le novità di legge an ticipate da Orsi – a non averli vicino uno dormirebbe più sereno. Poi magari col te lefonino in tasca a contatto con certe parti delicate.
Ripetitori per tutti
margini di manovra dei Comuni in tema di ripetitori sono molto stretti, quantomeno da quando nei primi anni duemila la leg ge Gasparri ha dettato le nuove norme in materia, molto più “lasche” a favore degli installatori. Ed entro l’anno gli uffici comu nali avranno ancora meno voce in capitolo. Il perché lo spiega il sindaco Valter Orsi. “Il nostro comune da anni è dotato di uno studio per l’installazione di stazioni ra dio-base, fatto per evitare interventi massivi e discrezionali da parte delle società di telecomunicazione – spiega -. Una società specializzata da noi incaricata ha indivi duato le aree che, con l’installazione di un singolo ripetitore, possono garantire il ser vizio richiesto dagli operatori: questo passaggio non può essere impugnato proprio perché la dislocazione che abbiamo indica to garantisce appunto il servizio. Questo ci ha consentito di delimitare il territorio di sponibile per le installazioni: le compagnie fanno la richiesta di installazione, che noi non possiamo rifiutare, ma avendo fissato le zone in cui si può intervenire ci consen te di avere la situazione sotto controllo. Tra l’altro il nostro piano prevede che in ogni zona possa individuata possa essere inseri to un solo palo, e la compagnia che ha chiesto l’autorizzazione è obbligata a ospitare eventuali altre antenne, la cui somma di emissione comunque non può essere su periore ai 6 volt/metro di legge”. Questo fino a oggi. Adesso però la situazio ne è destinata a cambiare, e non in meglio. “Nel Decreto Concorrenza, approvato in luglio peraltro da tutti i partiti, sono stati tolti tutti i poteri programmatori delle am ministrazioni comunali per l’installazione di stazioni radio-base, così d’ora in poi le compagnie possono metterle dove voglio no – dice Orsi -. Su questo io ho fatto una forte battaglia, sensibilizzando i parlamen tari e portando il tema in Provincia, ma il decreto è andato avanti per la sua strada. Non è nemmeno tutto, perché ora vengo no azzerati tutti i canoni dovuti ai Comuni, che erano stati prestabiliti da un accordo tra Anci e compagnie telefoniche: da 8 mi la euro all’anno si riducono a 800. E c’è an-
I
Il ripetitore di fresca costruzione in via Parafitta a Magrè
[8] ◆ Schio
Quest’estate a Magrè i residenti di via Parafitta si sono ritrovati con un enorme pilone vicino casa, un ripetitore dalla forma avveniristica. Con il sindaco Orsi facciamo il punto sul tema dell’installazione di queste strutture per la telefonia mobile. E le novità in arrivo per legge non sono proprio simpatiche.
L’invasione dei camper

E quegli alberi tagliati? Maculan: “Il verde urbano cresce”
“Il verde di un bosco ha i suoi ritmi e un equilibrio autonomo e naturale, il verde urbano è un verde diverso – osserva l’as sessore -, che richiede costante attenzione e soprattutto un’adeguata progettazione prospettica che deve contemplare una moltitudine di aspetti. Le piante crescono e con esse crescono gli ingombri, e a volte errate progettazioni passate portano venti o trent’anni dopo a situazioni molto com plesse legate o alla mancanza di spazio fisico o all’interferenza vera e propria o al patimento di quegli esemplari che non si trovano in contesto adatto. Oltre a ciò spes so ci si dimentica che anche le piante come tutti gli esseri viventi hanno un ciclo naturale di vita. Quelle del filare lungo il vialetto in oggetto, ad esempio, erano mol to vecchie, e ciò porta a depauperamento naturale che necessita di un intervento di sostituzione con esemplari giovani: lasciar fare alla natura equivale in città a generare degrado per quelli che sono i canoni este tici urbani tanto voluti da ognuno di noi cittadini. Altre volte poi si interviene per ragioni di sicurezza e questa causa vince su tutto, facendo si che si debba, seppur ra ramente, intervenire anche drasticamente, rimuovendo esemplari giovani o comun
In entrambi i casi non si trattava di albe ri particolarmente grandi o di pregio, ma è comprensibile che la sparizione di un fi lare di una quindicina di alberi lungo una passeggiata molto amata possa raccoglie re qualche protesta e porre qualche domanda. Anche perché, contrariamente al solito, stavolta dal Comune non sono ar rivate comunicazioni preventive sull’operazione, tali da spiegarne le motivazioni e “preparare” il terreno a un intervento vi sivamente non banale. Così anche a noi, a vedere il vialetto del parco in questione, è sorta spontanea la domanda: perché è sta to necessario tagliare di punto in bianco tutto intero uno dei due lati del vialetto? Abbiamo girato la domanda, e i dubbi e le perplessità arrivate via mail, all’assessore all’ambiente, Alessandro Maculan. “Assicuro che l’ufficio agisce con estremo riguardo e con grande cautela quando si tratta di dover optare per la rimozione di patrimonio arboreo, la sensibilità dei fun zionari del settore ambiente è elevatissima in merito – dice Maculan -. Anzi, talvolta si arriva a incassare denunce e portare avanti cause per evitare l’abbattimento con pri vati o altro che chiedono la rimozione di piante infastidenti le loro proprietà o per ché considerate pericolose o per altre ragioni ancora. L’idea che si vada perdendo alberi, almeno per quanto riguarda Schio, è una leggenda metropolitana, in quanto il bilancio finale tra quanto viene annual mente piantato e quanto viene rimosso è costantemente positivo: le integrazio ni/nuove piantumazioni sono sempre in quantità maggiore e lo dimostra il conti nuo crescere del verde pubblico”.
que in salute, perché rappresentano un rischio per l’incolumità di persone, veicoli o Suabitazioni”.unpunto anche Maculan concorda, quello che riguarda l’importanza di infor mare in modo esaustivo su ogni intervento di questo tipo. Cosa che, nel caso dei filare dell’ex parco della “Nave” non è avvenuta. “Concordo pienamente sul fatto che serve molta comunicazione, di solito viene pre vista ogni volta che si interviene con un consueto comunicato e canali social, ma meglio ancora servirebbe molta più infor mazione profonda riguardo a questi aspetti, che sfuggono a volte dall’immaginario collettivo. Risulta comunque sempre molto difficile arrivare alle persone con la giusta informazione perché da una parte o dall’al tra ci si ritrova davanti a scene di integralismo illogico da chi vorrebbe tagliare tutto per comodità e ‘pulizia’, fino a chi lasce rebbe fino all’ultima pianta marcire e cadere sulla strada pubblica per seguirne il ciclo naturale. Nessuna di queste posizio ni è percorribile e rispettosa di interessi e necessità plurime. Il punto di incontro tra queste due posizioni non c’è, ma nel mezzo come sempre c’è il buon senso, che è quello che si cerca di applicare”. ◆
Stefano Tomasoni
[10] ◆ Schio Attualità
È comprensibile, però, che il taglio di al beri all’interno di una zona urbana che fa parte dell’immaginario collettivo, susciti più reazioni rispetto al taglio di qualche decina di alberi in collina o in un’area bo schiva.

n filare di alberi tagliati da un giorno all’altro, lungo il percorso ciclopedonale che domina l’ex parco “del la Nave” lungo il Leogra. E poi anche una serie di alberi tolti lungo il curvone della De Pretto, lato binari della ferrovia. Sono i due interventi più vistosi di rimozione di piante registrati nelle ultime settimane. L’eliminazione del filare sul vialetto dell’ex parco “della Nave”, in particolare, ha pro dotto segnalazioni e critiche giunte al nostro mensile da alcuni cittadini.
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L’eliminazione di un filare di alberi sul vialetto dell’ex parco “della Nave” ha prodotto critiche da alcuni cittadini. L’assessore Maculan spiega l’intervento e assicura: “L’idea che si vada perdendo alberi è una leggenda metropolitana: il bilancio tra quanto viene annualmente piantato e quanto viene rimosso è sempre positivo”.

“I partecipanti alla scuola possono provenire dalle esperienze più diverse, ma anche non avere alcuna affiliazione politica: nella gestione quotidiana del bene comune servono le buone idee di tutti, a prescindere dalle appartenenze”.
Attualità
Lacredibili”.scuola
U
I temi che trattiamo sono utili a chiunque si approcci all’amministrazione locale e tra gli studenti c’è sempre anche qualche giovane consigliere comunale – continua Schiavo -. Il contesto locale è diverso da quello nazionale: nella gestione quotidia na del bene comune servono le buone idee di tutti, a prescindere dalle appartenenze”. La prima edizione ha visto i partecipanti, alla fine delle lezioni, elaborare due pro getti legati agli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda ONU 2030. Il primo ha propo sto di lavorare per arricchire e trasformare la narrazione delle professionalità nell’o rientamento scolastico, superando le differenze di genere e lavorando con il tessuto imprenditoriale ed educativo locale perché i ragazzi e le ragazze possano essere più consapevoli delle loro scelte senza pregiu dizi di sorta. “È stato un progetto apprezzato anche dai consigli comunali, a cui poi lo abbiamo proposto. Il consiglio comunale di Schio lo ha calendarizzato nell’ordine del giorno di una delle ultime sedute e si è im pegnato a promuovere un diverso approccio all’orientamento degli studenti”.

è a numero chiuso. Vengono ac colti i primi venticinque iscritti, dal momento che il taglio delle lezioni è laboratoriale e che si lavora per creare una discussione il più partecipata possibile, che va a concretizzarsi, nella lezione fina le, in un progetto condiviso che viene poi presentato ai consigli comunali della zona. “Gli incontri vengono tenuti da relatori esperti in ambiti che toccano da vicino gli interessi politici dei più giovani e le pro spettive future del nostro territorio – spiega Schiavo -. Parliamo di ambiente, impresa, lavoro, sviluppo locale, comunicazione politica, progettazione europea e Pede montana sociale. Nella discussione siamo aiutati da relatori esperti che ci permet tono di declinare questi temi nel contesto locale e che ci fanno capire come passare dall’idea alla sua concretizzazione tenendo conto delle specificità dell’Alto Vicentino”. Pur essendo nata in seno al centro-sini stra locale, la scuola non ha colore politico e molti dei relatori sono tecnici che colla borano con le amministrazioni locali. “I partecipanti alla scuola possono prove nire dalle esperienze più diverse, ma anche non avere alcuna affiliazione politica.
Il secondo progetto propone un censi mento delle unità immobiliari inutilizzate (abitazioni, capannoni sfitti, depositi...) per avere una fotografia precisa dei volu mi vuoti, utile per una pianificazione territoriale che riqualifichi l’esistente senza consumo di suolo. “L’idea dei partecipanti alla scuola è quella di avviare, in parallelo a
A scuola di politica
na scuola di politica per i giovani dai 16 ai 35 anni. Un fitto calen dario di appuntamenti, giunto quest’anno alla seconda edizione, pensato per i ragaz zi e le ragazze che desiderano avvicinarsi all’amministrazione della cosa pubblica lo cale – da tecnici o da politici – o che sono semplicemente incuriositi dal capire come si gestisce una comunità dal punto di vista delle istituzioni più vicine ai cittadini. È l’Officina sociopolitica Alto Vicentino, un’i niziativa unica e piuttosto coraggiosa, visti i tempi di disaffezione alla partecipazione civica. In questi giorni inizia il secondo ci clo di “L’Officinaappuntamenti.sociopolitica è gestita da un gruppo di giovani del territorio - spiega Be nedetta Schiavo, tra gli organizzatori della proposta - ed è itinerante, nel senso che gli incontri, che si tengono ogni due sabato mattina da settembre a dicembre, vengono

Un incontro l’OfficinadiNellaorganizzatoriSchiavo,dall’Officina.realizzatoSottoBenedettatraipromotorieglidell’iniziativa.paginaaccanto,ilgruppogiovanicheanimanosociopolitica [12] ◆ Schio
Camilla Mantella
Prende il via la seconda annata di attività dell’Officina sociopolitica Altovicentino, una “scuola di politica” ma soprattutto di “partecipazione attiva”, rivolta a giovani dai 16 ai 35 anni che desiderano avvicinarsi all’amministrazione della cosa pubblica.
ospitati nei Comuni di Schio, Thiene, Val li del Pasubio e Valdagno. L’Alto Vicentino è un territorio frammentato, è difficile fa re rete e la nostra sfida è quella di creare occasioni di crescita e confronto che siano
questo censimento, uno sportello intercomunale dove i cittadini possano trovare in un unico posto tutte le informazioni utili sulle opportunità e gli sgravi fiscali offerti a chi riconverte volumi non usati o li ri qualifica energeticamente, con un occhio di riguardo alle zone collinari e montane per provare a contrastare lo spopolamento di queste zone”, precisa Schiavo. Attualmente il gruppo di ragazzi che or ganizza la scuola conta una decina di volontari, che si occupano tanto dell’organizzazione degli incontri quanto della promozione degli stessi.
A fine luglio ha sostenuto anche la sele zione per entrare nella graduatoria della Compagnia del Teatro dell’Opera di Roma; è stata esaminata dall’étoile Eleonora Ab bagnato, dal coreografo Mauro Bigonzetti e da altri ballerini della stessa compagnia, che hanno deciso il suo inserimento nel prestigioso elenco: Matilde risulta essere la più giovane dei selezionati.

“Penso che impegnarsi nell’organizzazio ne della scuola sia una forma di restituzione nei confronti di quanto questo territorio mi ha offerto - conclude Benedetta Schiavo -. Alle spalle ho alcune esperienze di associazionismo vissute negli anni del le superiori. Nel periodo universitario le ho interrotte, ma tornata qui a Schio ho senti to l’esigenza di riprenderle da dove le avevo lasciate, stavolta con un taglio più politico e sociale. Da organizzatrice, quindi, devo dire che la progettazione e la gestione del la scuola è un grosso impegno, ma d’altro canto offre delle opportunità di crescita e servizio che ritengo molto importanti. Lo
Lino Breda e Mario Brunello al “Dalla Costa”
“Sto raccogliendo i primi frutti dopo an ni di sacrifici – dice – e ringrazio di cuore chi mi ha sostenuto fin qui, soprattutto la mia famiglia e la mia prima insegnante a Schio, Enrica Marcucci”. Anche dal nostro mensile, un “in bocca al lupo” per il futuro.
Matilde Dal Zotto al Teatro dell’Opera di Roma
◆ [T.F.M.]
E
Attualità
state di successi e riconoscimenti per Matilde Dal Zotto, diciannovenne scledense neodiplomata alla Scuola di Ballo dell’Opera di Roma. Allieva da quando aveva 6 anni di Domus Danza, scuola diretta da Enrica Marcucci, che ha consentito a molti frequentanti di inseri risi presso importanti accademie, Matilde si è trasferita a Roma a soli 14 anni e ha af frontato un percorso alquanto impegnativo, che però l’ha portata a diplomarsi come migliore allieva dopo cinque anni di per manenza nella capitale.

L’ultimo appuntamento per festeggiare il quarantennale del Centro di Cultura “Card. Elia Dalla Costa” è stato fissato per il prossimo 2 ottobre, alle 16, in Duomo, con Mario Brunello (violoncello piccolo) e fratel Lino Breda (meditazioni bibliche). In programma sonate e parti te di Bach.
nuove persone, giovani consiglieri di co muni vicini che si iscrivono insieme. Ci si iscrive alla scuola come atto di cittadinan za attiva, per comprendere di più la realtà in cui si è inseriti, ma anche per conoscere persone e creare reti che poi possono esse re utili nell’attività di amministrazione locale o nella progettazione di iniziative per il Laterritorio”.rispostaè stata incoraggiante. I parti ti tradizionali vivono una fase di profonda crisi e anche i nuovi movimenti non sono stati in grado di creare occasioni di forma zione partecipata rivolta ai più giovani, ma nonostante la poca abitudine alla parteci pazione civica questi ragazzi sono riusciti a mettere insieme una classe di coetanei per interrogarsi sulle prospettive future dei luoghi in cui abitano.
Matilde Dal Zotto il giorno del diploma, con la direttrice Laura Comi e il sovrintendente Francesco Giambrone.

Si consiglia di prenotarsi sul sito www. centroculturadallacosta.it: all’ingresso verrà chiesta un’offerta responsabile da devolvere interamente al programma “Un vaccino per noi”, promosso dai Me dici per l’Africa a favore del Sud Sudan. [M.D.Z.]
Schio ◆ [13]
scorso anno, dato che si trattava della pri ma edizione della scuola, noi organizzatori abbiamo anche ascoltato le varie lezioni e siamo stati al fianco dei partecipanti: in questa veste posso dire che essere studen te dell’Officina sociopolitica è un bel modo per imparare come funzionano le cose a li vello locale e di come sia possibile provare a far partire il cambiamento dal basso, dal “piccolo” dei nostri comuni”. ◆
“Utilizziamo molto i social come vetrina per le nostre attività - prosegue Schiavoma la maggior parte delle iscrizioni avvie ne tramite il passaparola: ragazzi che invitano conoscenti, ex alunni che portano


C
“È la corsa di casa – racconta ancora emo zionato -, c’erano tanta agitazione e tanta carica alla vigilia della gara, mi ‘mangiavo’ dall’ansia nelle ore precedenti alla parten za. Attraversare le Prealpi vicentine di notte è un’emozione che supera la fatica, sono quelle montagne che a Vicenza, da qualsi asi parte alzi lo sguardo, vedi sempre. Non avevo mai vinto prima una gara in vita mia, ho sempre corso solo per il gusto di correre ed è stato tutto nuovo, non ne ero abituato e penso che mai mi abituerò”.
dono entro le 12 ore, e che ha visto donne e uomini accomunati dalla stessa voglia di misurarsi con la fatica e con le asperità dei monti cimentarsi a decine. Il giovane run ner di Zanè queste zone le conosce a menadito, ma non sperava di mettersi in testa e “seminare” gli avversari. La sua vittoria finale è arrivata a sorpresa, e forse il primo a non aspettarselo era proprio lui, visto che la “TdH” rappresenta per Zambon un avve nimento davvero speciale.
Un’edizione, quella 2022, che non è un az zardo definire come speciale per organizzatori e atleti, perché ha ripristinato le tre distanze dei tracciati: dall’Ultra per i più “pazzi” (80 km e spiccioli) alla Marathon (42 km) fino a quella più corta (Half Mara thon di Montefalcone). Restituendo anche qui un pizzico di normalità dopo gli even ti a ranghi ridotti dei due anni precedenti, andando in dietro al 2019 nell’ultima sca lata “Kevin”,pre-covid.ovviamente, ha preso il via nella corsa riservata ai “puri e duri” del trail, che solo i più bravi, temprati e allenati conclu
Cresciuto con lo sguardo verso le monta gne dell’Alto Vicentino, da Thiene – e per una quindicina d’anni a Lugo - e ora da Zanè dove vive, l’ultramaratoneta nostra no si è proposto di recente come una punta di diamante delle corse endurance, che si tratti di trail, skyrunnng o altre definizio ni che dir si voglia. Quelle riservate, per intenderci, ai braveheart capaci di sopportare sforzi prolungati, pendenze spaccagambe e ogni avversità atmosferica pur di arrivare al traguardo. Se poi ci si arriva prima degli altri, come a Zambon è successo in occa sione della mitica Trans d’Havet 2022, tanto meglio.
“Attraversare le Prealpi vicentine di notte è un’emozione che supera la fatica. L’adrenalina e l’entusiasmo ti tengono sveglio un bel po’ anche dopo dieci ore e mezza di fatica. Ho vinto alla mia quinta partecipazione, ci tenevo a far bene e stavolta anche a tirare fuori qualcosa in più”.
Zambon l’ultramaratoneta “Così ho vinto la Trans d’Havet”
[16] ◆ Thiene
grammo da trasportare nello zaino e agli incontri africani tutti da raccontare con uomini, ambienti e animali. È lui, come sopra accennato, il vincitore della Trans d’Havet 2022, la mitica corsa di 80 chilometri svolta in notturna a luglio sulle Piccole Dolomiti con partenza da Pio vene Rocchette (a mezzanotte) e arrivo nel centro storico di Valdagno poco dopo mez zogiorno del sabato, posando i piedi prima su Monte Summano, Novegno, il Pasubio con la Strada delle 52 Gallerie e altri pro montori delle Piccole Dolomiti. Alternando la corsa in salita, dove possibile, e la cam minata rapida dove la pendenza ripida dei sentieri non lo permette.
Alessio Zambon, trentenne thienese (ora vive a Zanè) quest’estate ha vinto a sorpresa la “Trans d’Havet”, una delle gare più prestigiose per gli atleti appassionati delle corse “ultratrail”: 80 chilometri da Piovene a Valdagno salendo e scendendo dai monti.
Ingegnere meccanico per corso di studi, nella vita professionale è insegnante di meccanica all’Istituto Tecnico Luzzatti di Valdagno. Se nel suo percorso universitario ha vissuto in Norvegia, grazie allo sport ha girato parecchi paesi in Europa e al di fuo ri dei confini continentali. Nel suo carnet anche una corsa a fini benefici in Kenya, quattro anni fa, durata cinque giorni con dividendo tutto: dalla fatica per il caldo alle notti in tenda, fino al cibo pesato al
Omar Dal Maso
“Uno stile di vita equilibrato”
Ottanta chilometri da Piovene a Valdagno
orri che ti passa. Il tempo di sicuro, visto che il tema è quello delle estenuanti ultratrail, le corse in quo ta. Alessio Zambon, conosciuto anche come “Kevin”, è un “prof” da pochi giorni tornato in cattedra mettendo a frutto la sua passione per l’insegnamento. Il suo nome quest’estate è salito ben più su delle vette che è abituato a “scalare”, grazie a un’im presa di non poco conto, e proprio a due passi da casa sua.

Quando si corre in montagna non si ha la percezione di chi si ha dietro le spalle e quanto sia il distacco degli inseguitori, e ol tre a muscoli e fiato serve una mente lucida per saper gestirsi al meglio. “Sono stato
Attualità
bravo forse a non voltarmi mai fino a quasi la fine delle Gallerie, che conosco ormai bene. In un’ansa mi sono girato e non visto nessuno vicino, ma non ci ho più pensa to fino all’arrivo. Ho vinto alla mia quinta partecipazione, la prima nel 2016, ci tene vo a far bene e stavolta anche a tirare fuori qualcosa in più. L’adrenalina e l’entusiasmo ti tengono sveglio un bel po’ anche dopo 10 ore e mezza di fatica e un po’ di festa con gli amici era doverosa”.
Parola ed esempio di Alessio “Kevin” Zam bon, seguìto da diecimila persone su Instagram, dove il biondino di Zanè regala consigli per chi condivide la stessa passione e racconta della sua smisurata passione. ◆
fatto apprezzare la escursioni tra i monti e quindi la passione era già stata seminata. Ho iniziato con il trail nel 2012, durante gli studi universitari. Per un breve perio do ho praticato anche il triathlon, è stata una bella esperienza e per un atleta di en durance porta stimoli importanti. Ho dovuto imparare a nuotare bene e anche ad andare in bicicletta nel modo giusto, par tecipando poi all’evento di Cervia, il primo in Italia di quel genere. Paradossalmente la parte in cui sono andato peggio è stata proprio la corsa”.
Quanto è necessario allenarsi per farsi tro vare pronto in prove così estenuanti, affrontando sforzi sovrumani per chi conduce una vita normale? “Ognuno ha il proprio approccio e trova motivazioni diverse – ri sponde -. Dipende dalla stagione, si possono fare anche due allenamenti al giorno, ma bisogna programmarsi bene, dando il giusto valore al riposo al pari dell’allena mento compensando lo sforzo. Bisogna in altre parole imparare a conoscersi”.
piccolo? Ovvia mente no, ma la corsa è il denominatore comune da sempre per lui.
“Di sicuro non si nasce correndo in monta gna, nel mio caso sono stato per tanti anni un calciatore dilettante. Il ruolo? un terzi no di fascia, là dove si corre di più – dice sorridendo - ma sin da bambino mi hanno
“Più sofferenze che gioie, ma ne vale la pena” Sul piano agonistico dopo il successo “in casa” sulle Prealpi venete Alessio Zambon si è goduto la preparazione in Austria, in vista dell’Ultratrail del Monte Bianco con partenza e arrivo a Chamonix. Una “pas seggiata” da 170 km. Stavolta il traguardo


◆ [17]
“È proprio così – conferma il giovane run ner -, credo che bisogna perseverare per raggiungere obiettivi e sogni, anche se a volte si è un po’ pazzi”.
Attualità
Per atleti di questo livello, naturalmente, serve dedicare un’attenzione meticolosa alla nutrizione, “ma non deve mai diveni re un’ossessione perché sarebbe controproducente – precisa Zambon -, penso sia giusto mantenere uno stile di vita equilibrato e vivere un rapporto con il cibo genuino. Per chi è come me, comunque, il problema vero semmai è non riuscire a mangiare ab bastanza e rimanere senza energie nel corso di una gara. Qui si rischia di avere una crisi e di farsi del Ultramaratonetamale”.finda
Una canzone di Bennato molto cara ad Alessio Zambon (il titolo è “L’isola che non c’è”) recita il verso “dritti fino al mattino”, e calza a pennello per la Trans d’Havet, con lo start in notturna e tanta tenacia da por tarsi dietro per compiere l’impresa.
è sfumato per lui, ma rimane l’esperienza forte “Stavovissuta.facendo una bella gara nella prima parte, poi al 95° km ho avuto un attacco di vomito. Ho tenuto duro per altri 20 prima di ritirarmi. Pazienza. Concluderò la stagio ne al Lago d’Orta, una Ultratrail da 100 chilometri e 6 mila metri di dislivello, poi sto definendo qualche maratona o mezza su strada in cui gareggiare prima dell’inver no”. Giusto così, per passare il tempo verrebbe da dire.
Thiene
Quando non si arriva in fondo a una corsa preparata a lungo cosa passa per la testa dopo i tanti sacrifici fatti?
“Sono cose che càpitano, i ritiri e gli infor tuni, ma non bisogna farne un dramma. È importante smettere di trovare scuse: che so, le scarpe sbagliate, il dolorino qua e là, la sfortuna. Quando si smette di ragionare così arriva la svolta, è il primo passo per iniziare a costruire qualcosa. Momenti di sofferenza ce ne sono, e sono probabilmente di più ri spetto alle gioie, ma la portata di queste ultime è impareggiabile. Ne vale la pena”.
Attualità
sto però non intendo assolutamente alzare bandiera bianca, quello mai, però ho ini ziato a pensarla diversamente, come una scomoda convivenza, e da quel momento è cambiato tutto”.
“Con il passare del tempo – ha scritto pro prio nel giorno del suo 34° compleannoho capito che è inutile combattere con un avversario così forte e devastante. Con que
I
Non si tratterà di un progetto fine a se stesso o solo di natura simbolica: la vendi ta delle bevande porterà dei benefici concreti al – costosissimo – percorso di cure e di assistenza a cui si sottopone ogni gior no Matteo per contrastare la Sla, che lo co-

Mettendo a frutto ciò che la sofferenza fisica non ha intaccato, la mente. Anche grazie a una citazione che recita “Invece di pensare e lamentarti per quello che non puoi fare a causa di ciò che non hai, pensa a quello che puoi fare grazie a ciò che hai!”. Matteo Fa resin spiega come è arrivato all’idea ormai prossima alla sua realizzazione concreta, ricordando la madre e il suo esempio. “Da quando l’ho persa, ho sempre cercato di ri cordarla imitandola, anche nelle piccole e normali azioni quotidiane. Da quel momen to ho capito che sono i dettagli che possono farti fare la differenza, in ogni ambito. E mi sono imposto come obbiettivo quello di migliorare sempre. Non sarà questa terribile malattia a fermarmi. O meglio, fisicamente purtroppo ci sta riuscendo, ma mentalmen te non può nemmeno competere”. Stralci di un messaggio pubblico accorato e profondo, riportati qui solo in parte, che possono essere presi a prestito come una sorta di bussola per orientarsi tra coloro che vivono situazioni di sofferenza analo ghe. E, per chi vorrà simbolicamente stargli vicino in questo cammino, si potrà farlo anche con un brindisi genuino alzando il boccale in alto. Con Matteo stesso, a chia mare il primo cin-cin: “Ringrazio tutti, anticipatamente, e vi auguro una buona degustazione!”. ◆
“Non sarà questa terribile malattia a fermarmi – ha scritto Faresin sui social –. O meglio, fisicamente purtroppo ci sta riuscendo, ma mentalmente non può nemmeno competere”.
Una birra per combattere la Sla
Omar Dal Maso
l primo brindisi dalla bottiglia o dal boccale di birra sarà dedicato alla mamma che non c’è più, e non importa chi sarà a farlo “fisicamente” per lui. Mat teo Faresin, papà vicentino di 34 anni che ormai da tre e mezzo ha fatto la pessima conoscenza con la Sla, un piccolo grande sogno lo sta per realizzare, frutto della sua inventiva, che la malattia non è riuscita a scalfire pur mettendolo a dura prova ogni giorno a causa degli effetti debilitanti che comporta. Grazie anche all’aiuto offerto da un noto birrificio veneto, una nuova be vanda alcolica di pregio porterà un nome caro a Faresin, che fu calciatore di buon li vello (fu capitano a Cartigliano negli anni della promozione in serie D) ed è artigiano vetraio di professione. Si chiamerà infatti Fa.Bi.65, mix di aromi scelti che sublimerà nel gusto il logo di Faresin Birre nell’eti chetta, in memoria e nel ricordo sempre vivo della madre Fabiola, scomparsa pre maturamente alcuni anni fa.
in lingua inglese che sta per sclerosi laterale miotrofica, la Sla è una malattia dalle origini ancora sconosciu te che colpisce il sistema nervoso e da cui sono affetti circa 3.500 persone in Italia. Tanti, tra questi, sono giovani uomini co me Matteo, che tra la diagnosi di malattia e il manifestarsi dei primi simboli invali danti ha vissuto la gioia di diventare papà e che da allora cerca di vivere appieno ogni istante di vita insieme alla compagna e al bimbo di tre anni frutto del loro amore. A lanciare la novità è stato lo stesso Mat teo, raccontando di sé, del male che lo accompagna, dell’idea “birrafondaia” che ha suscitato migliaia di reazioni positive do po l’annuncio sulle sue pagine social Facebook e Instagram, nel suo caso vere finestre sul mondo utilizzate in maniera utile e consapevole. Proprio da qui, in futuro, saranno illustrate le modalità di acquisto delle bottiglie di birra Faresin per chi vo lesse abbracciare l’iniziativa e sorseggiare una buona birra sapendo cosa c’è dietro, fornendo indirettamente un aiuto in que sto percorso di lotta alla Sla. In cui il 34enne di Breganze ha maturato una filosofia di approccio realistica quanto tenace, sorret to da una forza interiore encomiabile.
Matteo Faresin, giovane papà di 34 anni di Breganze, convive da alcuni anni con la Sla, ma dalla malattia non si è fatto precludere la voglia di inventare; grazie all’aiuto di un birrificio veneto, è nata una particolare birra la cui vendita potrà contribuire al costoso percorso di cura e assistenza.


stringe oggi a sedere in carrozzina e con limitate azioni residue da compiere in au Acronimotonomia.
[18] ◆ Thiene

Milanese di nascita e scledense di adozio ne, è un esempio di “diaspora” all’incontrario: anziché partire da Schio per andare nella grande città, lei si è spostata dalla grande città per arrivare a Schio. Un simile salto di scala, dal macro al micro, può cau sare due tipi di reazione: la chiusura in se stessi e in un mondo tutto proprio, delle se rie “me tapino, che ci faccio qui”; oppure la frenesia del fare e di essere protagoni sti, della serie “ah, se non ci fossi io”. Non c’è dubbio che la reazione della Cappellari sia stata del secondo tipo. Così, la nostra si è trasformata in impresario teatrale all’a matriciana, dividendo le sue giornate tra le cose di casa e l’organizzazione delle stagio ni di prosa scledensi. (...)
C’
Stefano Tomasoni
è chi la chiama “l’Angela”, chi “la Cappellari”, chi “L’Angela Cappellari”. In un modo o nell’al tro c’è sempre l’articolo a precederne il nome. Quando succede una cosa del genere, vuol dire che col soggetto di cui si parla si ha una certa dose di familiarità. E come si fa a non conoscere “la” Cappellari?
Ormai più di un quarto di secolo fa, nel 1996, uscì in libreria un mio libretto intitolato “Raz za di schioti”, con sottotitolo “Quindici piccole biografie non autorizzate di scledensi quasi illu stri”. Erano ritratti veritieri ma trattati sul filo di una leggera scanzonatura. Uno di questi era dedicato ad Angela Cappellari, scomparsa verso la fine di agosto all’età di 94 anni. Quello che se gue è un ampio stralcio tratto da quel capitolo. Un ultimo omaggio a un personaggio che ha se gnato un’epoca, per ciò che ha fatto per la cultura in città. Un’amica davvero geniale del teatro scledense [S.T.]
[20] ◆ Schio Il personaggio
L’amica (geniale) del teatro
Angela Cappellari premiata dalla sezione scledense del Centro italiano femminile

Angela Cappellari (1926-2022)

in città commedie e compagnie tra le più gettonate del panorama italiano. Per diciotto anni, il teatro a Schio è stato “l’Angela”. Gli “Amici del teatro” sono sempre stati, operativamente, un’unica persona. Lei. È sempre riuscita, tra l’altro, a far quadra re i conti a fine stagione. Per i primi anni non ci sono stati problemi; poi, quando gli enti pubblici sono diventati più avari e s’è dovuto arrangiarsi con rimesse statali ma gre e tardive, lei si è adattata alla bisogna, ricorrendo alla tecnica detta “del chimelo faffare”. Che consiste nel far sapere in giro che i finanziamenti per quella benemeri ta attività di cui vi occupate a titolo puramente volontaristico scarseggiano, che tutto dipende sempre e solo da voi e che questa potrebbe essere l’ultima volta che vi ci mettete, perché non siete mica Bab bo Natale. La tecnica “del chimelofaffare” ha funzionato negli ultimi 6-7 anni della gestione teatrale cappellariana: spronati dagli insistenti “basta, basta, mollo tutto” e spaventati dall’ipotesi di una Cappellari libera dal suo passatempo teatrale, alla fi ne gli abbonati sono sempre arrivati docili docili, i contributi pubblici anche e i conti hanno sempre finito con il tornare. E lei, a te che andavi a farle la consueta intervista di fine stagione, ti spiegava candidamente quali erano stati i problemi e cosa avrebbe fatto l’anno dopo. “Tè capì, bambìn?”, chie deva a fine intervista per conferma.
Mettendo a frutto il suo retaggio milanese, per parecchi anni è riuscita ad “aggancia re” il cartellone scledense a quello del teatro S.Babila di Milano, portando ogni anno
Tipetto non sempre facile, “l’Angela”. Ca pace di salire sul palco, prima dell’inizio del primo spettacolo di ogni stagione, per parlare al pubblico come fa una maestra con i suoi scolaretti. Uno potrebbe dire: oh, ma per chi mi hai preso? Invece, pro prio questo suo fare a metà tra la maestra e la mamma, ha contribuito a costruirle intorno il personaggio dell’Angela. Il pub blico dell’Astra, il suo pubblico, le vuole bene quasi come un bambino vuole bene alla sua maestra. Appunto. (...) Non c’è dubbio che senza di lei in questi vent’anni non avremmo avuto il teatro di gran classe a Schio. Da un paio d’an ni ha ceduto onori e oneri alla Fondazione Teatro Civico, guidata da quel Lorenzo Cagna che proprio lei ha introdotto nell’ambiente scledense proponendone il nome al Comune. Sollevata da assilli di bilancio, “la” Cappellari continua co munque a rimanere nel giro e a tirare avanti gli “Amici del teatro”, ben volentie ri ridimensionatisi a una specie di club di reduci con funzioni consultive. E poi, è nel consiglio di amministrazione della Fondazione. Dunque, uscita da una porta, è rientrata dalla finestra. Ora, la “strana coppia” Cappellari-Cagna punta a ripor tare in auge, a spizzichi e bocconi, nientemeno che il Civico. Impresa improba e causa difficile da vincere, ma abbracciata fino in fondo. (...) ◆

La sua formula era “più soci, più spettacoli”: di una logicità disarmante; gli Amici del Teatro ai tempi d’oro sono arrivati a contare mille abbonati! A metà degli anni Novanta, quando ha visto che il numero dei soci aveva subito una flessione, anche per le neonate stagioni di Thiene e Val dagno, ha chiesto aiuto all’Assindustria, alle banche e al Comune, intuendo per prima, e suggerendo caldamente all’am ministrazione locale, la necessità di costituire una Fondazione pubblico-priva-
Schio ◆ [21]
Qui Angela Cappellari in un momento di attività organizzativa. Qui sopra una giovane Angela Cappellari con il marito Alberto e, a destra, mentre riceve la medaglia d’argento del Comune dal sindaco Dalla Via.
Il personaggio
Gli scledensi che hanno seguito le varie stagioni hanno imparato a farsi una co scienza critica, tanto che molti attori sono tornati volentieri in città, davanti a un pubblico partecipe e preparato. La “signora del teatro”, ci piace chiamarla così perché la definizione calza a pennello, supportata dall’amato marito Alberto, riusciva a redi gere locandine che qualitativamente non avevano nulla da invidiare a importanti realtà di città ben più grandi, come la sua amata Milano (era nata a Melzo l’8 agosto del 1928). Aveva lavorato in pubblicità (suo lo spot “mare d’amare”, ripreso anche oggi in varie forme) e alla Doxa ed era una don na di cultura: sapeva bene cosa dare al pubblico e, da brava milanese, anche per non annoiarsi in una città di provincia che ave va amato fin da subito, ha messo in piedi un’organizzazione che ha portato il nome di Schio in tutta Italia.
A

Ha portato il nome di Schio in Italia
ta per proseguire con le stagioni e per tentare un recupero del Civico, in cui al lora credevano in ben pochi. Ma Angela era tipo da grandi imprese e ha fatto di tutto per invitare a Schio Lorenzo Cagna, giovane direttore artistico milanese, che accettò per primo la sfida, promuovendo nuove stagioni e il restauro del Ridotto. Poi è arrivata Annalisa Carrara, che An gela stimava molto, che ha portato avanti la Fondazione connotandola così come è ora; gli “Amici del Teatro”, come associa zione, proseguivano l’attività partecipando a quanto messo in cartellone a Schio e girando per il nord in cerca di novità, magari da proporre.
ngela Castelli Cappellari, scomparsa di recente, ha animato il teatro scledense, è stata presidente per molti anni della sezione cittadina della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori e segretaria per vent’anni del Centro per i Diritti del Malato. Un volontariato a tutto tondo, il suo, uno di quei volontariati su cui spesso poggiano molti Comuni, che devo no ricordare sempre l’apporto dato da cittadini come lei.

Mirella Dal Zotto
Angela è stata attiva soprattutto nel teatro e raccontare quello che Schio le deve in que sto settore è relativamente semplice: tutto, o quasi. Fino alla fine degli anni Settanta la nostra città era presa dal boom economico e alla cultura era riservato un ruolo mar ginale; il Teatro Civico era in abbandono e compagnie professionistiche non se ne ve devano. Angela Cappellari, con i suoi Amici del Teatro, ha portato in città per più di vent’anni compagnie di giro nazionale. Ac canto a lei, negli anni Ottanta, Antonio Balzani e Piero Bertoncini si sono occupati del teatro amatoriale, che a Schio vantava una notevole tradizione. Quindi dobbiamo la ri nascita teatrale di Schio a due persone che purtroppo ci hanno lasciato. Con loro, e qui parliamo di Angela in quanto recentemen te scomparsa, si è registrata una rinascita culturale nella sua più alta forma: il teatro.
Angela ha partecipato alle stagioni organizzate in città fino a un paio di anni fa: curva nel corpo, ma mai nello spirito, se deva su una poltrona speciale che gli organizzatori le procuravano per la sua schiena Permalandata.quarant’anni abbiamo goduto della sua amicizia e a lei dobbiamo la passione per il teatro e quel minimo di capacità che ci permette di giudicare un lavoro. Quando una persona ci ha fatto crescere, dire che ci mancherà è poco. Grazie, Angela! ◆
Angela Cappellari (1926-2022)


“La nostra associazione nasce tanto per va lorizzare il patrimonio culturale e turistico di Schio e dintorni quanto per mettere a sistema tutte quelle realtà e associazioni presenti sul territorio scledense che, unen do le forze, possono progettare azioni più efficaci per il contesto in cui ci troviamo”, spiega Laura Grigolo, tra i nuovi fondatori. Gli iscritti all’associazione sono una cin quantina, equamente divisi tra maschi e femmine. Hanno un’età media attorno ai 50-60 anni, sono residenti a Schio e spesso sono persone che hanno già esperienze di volontariato alle spalle.
[22] ◆ Schio
“Al momento il gruppo lavora principal mente in supporto a eventi e manifestazioni organizzati da terzi, anche se abbiamo già iniziato a proporre appuntamenti creati direttamente da noi - continua Mau ro Zattara, anche lui tra i promotori della nuova Pro Loco -. A gennaio 2020 eravamo stati i responsabili della preparazione del la colazione e del pranzo per tutti i partecipanti ai campionati italiani di ciclocross presso il centro natatorio di Schio, ma di lì a un mese abbiamo dovuto totalmente rivedere il calendario degli appuntamen ti a causa della pandemia. Nel frangente drammatico del lockdown abbiamo colla borato per recapitare porta a porta fogli informativi e mascherine per i residenti del comune assieme ad altre associazioni di volontari, mentre tra aprile e maggio 2021, su input dell’assessorato ai servizi sociali,
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“Con il tempo ci auguriamo di poter diven tare una realtà aggregatrice per tutte quelle esperienze di volontariato dedicate al territorio che non hanno una casa comu ne – dice Zattara -. Nel frattempo abbiamo completato l’iter per poter essere iscritti al registro unico del Terzo Settore come Pro Loco Schio APS, un percorso utile per poter collaborare con le amministrazioni locali e per ottenere una riconoscibilità organizza tiva. Al di là degli aspetti più istituzionali, siamo sempre alla ricerca di nuove risor se: accogliamo ben volentieri nel nostro gruppo chiunque abbia voglia di metter si in gioco e di dedicare un po’ del proprio tempo libero al vivacizzare la comunità in cui viviamo”. ◆
abbiamo aperto e gestito uno sportello alle Barchesse di Palazzo Fogazzaro per aiutare le persone anziane a prenotare il vaccino anti Covid. Inoltre abbiamo attivato un ser vizio telefonico di prima informazione, che ha funzionato h24 fino a novembre 2021”. Con la ripresa degli eventi in presenza a partire dall’estate 2021, la Pro Loco ha po tuto dedicarsi ad attività in linea con la sua vocazione di promozione turistica e animazione territoriale. “Negli ultimi me si abbiamo prestato servizio in più occasioni - spiega Laura Grigolo -. Abbiamo collaborato all’animazione della celebrazione storica dell’insorgenza scledense a luglio, abbiamo offerto supporto logistico all’asso ciazione Cuore di Schio, abbiamo preparato il rinfresco per l’evento dedicato alle auto e moto d’epoca organizzato dal Consorzio Val Leogra e abbiamo gestito un nostro picco lo stand durante la ‘Montagna in Città’. In occasione del Natale 2021 abbiamo abbelli to con luminarie cinque punti di ingresso a Schio e curato, garantendo risposte pun tuali a oltre 100 bambini, la cassettina postale della casetta di Babbo Natale in piaz-
L’associazione “Pro Loco” è nata nel 2018 con l’obiettivo di promuovere e animare il territorio. Per ora i circa 60 volontari lavorano a supporto a eventi e manifestazioni organizzati da terzi, ma hanno già iniziato a proporre appuntamenti in proprio.
al dicembre del 2018 è attiva in città l’associazione Pro Loco. Co me suggerisce il nome stesso, tipico di tante realtà simili in tutta Italia, lo sco po principale dell’organizzazione è quello di promuovere e animare il territorio. Un gruppo simile esisteva a Schio anche alcu ni decenni fa, ma con il tempo aveva perso slancio, finendo con lo scomparire.
A tutta “Pro Loco”
Attualità
non ha ancora una sede pro pria e gli appuntamenti a cui contribuisce sono momenti importanti per poter racco gliere finanziamenti e potersi dotare così al più presto di strutture e mezzi utili per sviluppare le proprie attività. Il prossimo appuntamento in programma è venerdì 21 ottobre presso il Teatro Civico, per una de gustazione di prodotti del territorio in occasione dell’anniversario del gemellaggio con la città di Landshut.
Camilla Mantella
za Rossi, dove i più piccoli hanno potuto imbucare le letterine con i loro desideri. A maggio 2022 abbiamo organizzato la Festa di Primavera e il Festival di Letteratura per ragazzi, quest’ultimo partecipato da oltre 2500 persone, di tutte le età, che hanno pre so parte ai vari laboratori organizzati. Inoltre siamo stati tra i promotori del Carnevale L’associazioneestivo”.

Con la ripresa degli eventi in presenza, già dallo scorso anno la Pro Loco ha potuto tornare a dedicarsi ad attività in linea con la sua vocazione di promozione turistica e animazione territoriale.


Questo significa essere un cantautore “puro”, come è stato definito dalla critica.
“C’è il nuovo spettacolo teatrale-musicale con mia moglie, che credo debutterà entro fine anno. Ha avuto bisogno di una scrit tura lenta, perché quando si toccano corde umane profonde servono correttezza e de licatezza. È anche questo il lavoro dell’artista: scendere nei luoghi inesplorati dell’umano per renderli visibili e farli diventare patrimonio di tutti”. ◆
[24] ◆ Schio Spettacoli
Come nascono le sue canzoni?

“Cerco di togliere il più possibile la mia presunzione, le mie umane debolezze, per non disturbare ciò che la Musica mi sugge risce; cerco di non imbattermi in quella situazione sgradevolissima in cui “l’artista” si mette al posto della Musica”.
“Non ho una ricetta precisa, arrivano e basta; cerco di dare loro un testo degno su qualche tema che mi riguarda e a cui tengo particolarmente. Sono sempre stato attento al prossimo; con l’arrivo dei miei tre figli, poi, ho capito meglio chi sia l’altro e che significato ha nella mia vita. Quelli che definiamo “ultimi” o “sfortunati”, per me hanno il senso più profondo di ciò che chiamiamo vivere”.
Il rapporto con le radici e con la montagna è molto forte.
Lei è nei social ma non è molto favorevole a festival, talk show, talent: il successo “facile” brucia gli artisti veri?
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In questo periodo è attivo con più progetti. “Sì, con un disco, un documentario, un tour e uno spettacolo di teatro-musica. Il disco “Passaggi” (Soyuz) è stato co-prodotto e ar rangiato da Claudio Corradini, figura importante nel panorama musicale italiano, che è improvvisamente scomparso nel lu glio 2021, appena finito proprio questo disco. Nel lavoro sono presenti arrangiamenti e suoni di Franco Battiato, consegnati a Claudio tempo fa dicendogli “troverai di sicuro il disco giusto dove usarli”: è un onore che sia stato il mio. Rai3 quest’an no ha scelto la canzone “Na stela alpina” come colonna sonora per il documentario “Una storia imprevista”, dedicato ai profu ghi della Grande Guerra. Con “Mi rifugio in tour” da 15 anni salgo nei “miei” monti portando le canzoni nei rifugi durante l’e state e questo appuntamento non si è fermato nemmeno nel periodo del Covid; è un’idea nata nel 2008 e a quel tempo c’era no solo i “Suoni delle Dolomiti”, in Trentino, che avevano un progetto simile mentre oggi, per fortuna, di musica in montagna ce n’è in abbondanza. L’ultimo l’impegno è con il teatro: con mia moglie Eleonora stiamo portando in giro vari spettacoli te
Progetti futuri?
La Carmen di Nuovo Trio d’archi a S.Francesco
“Vivo da sempre a Santorso, ai piedi del Monte Summano – dice – e penso che ognuno di noi sia in un determinato luogo per un motivo. Ho sempre trovato risposte alle mie domande più profonde nelle co se semplici e nella Musica (ci suggerisce la scrittura con la maiuscola iniziale), che mi ha scelto come un suo strumento. Rac conto le cose vere, parlo di uomini senza maschera che hanno molto da insegnare attraverso l’umiltà, cerco di dare voce agli ultimi, che conoscono bene, a mio parere, cos’è la felicità e quali sono le cose che dav vero contano”.
L’associazione Ludus Soni, in collaborazione con il Comune, ha organizzato per settembre due concerti di musica da ca mera: dopo l’esibizione, a inizio mese, di due giovani talenti, Anastasia Skripnik al violino e Andrea Miazzon al pianofor te, lungamente applauditi dai presenti a S. Francesco, sabato 24, alle 20.30, nella stessa chiesa dalla perfetta acustica, si potrà ascoltare il trio d’archi “Poikilia”, con Paolo Martino Del Marco al violino, Cecilia Adele Bonato alla viola e Tazio Brunetta al violoncello. Ingresso libero con prenotazione obbligatoria a Ludus Soni. [M.D.Z.]
“L’amore per la montagna arriva da mio papà: ho una foto in cui lui e io eravamo in cima al Pasubio, avevo solo due anni. La montagna mi insegna la verticalità in tut to, anche con la Musica: nel suo zaino metto solo le parole che servono, senza usarne in più. “Cantaltura”, mi ha chiamato Giu seppe Cesaro, scrittore e severo critico musicale: definizione che mi calza a pennello”.

Mirella Dal Zotto
Sua moglie è compagna di vita e di lavoro. “Il nostro matrimonio va oltre la cerimonia religiosa e la casa dove viviamo: con lei la cima a cui tendere è la stessa e proviamo, insieme, a salire. Ho inoltre la fortuna di avere una sorella, Irene, che è una di quelle rare imprenditrici che credono nella cultu ra e che mi aiuta tanto”.
Davide cantautorePeron,puro
“I social sono un mezzo utile, importantissimo oggi, ma dipende sempre da cosa ognuno vuol mettere in piazza. Dei festival, concorsi, talent ho una mia idea ben pre cisa: credo che le competizioni siano fatte per i cavalli e non per gli artisti. L’arte non ha bisogno di questi riconoscimenti e la Musica è, per fortuna, oltre l’umano. An ch’io ho affrontato concorsi nazionali, negli anni 1997 e 1998; in tutti quelli a cui ho partecipato sono sempre arrivato in finale e ho anche vinto, per questo mi permetto di dire che affascinano e ammaliano, ma bruciano subito”.
ome ogni estate, è andato per rifugi a cantare ciò che ha den tro. Davide Peron è un poeta della musica e sta raccogliendo entusiastici consensi di pubblico e critica a livello nazionale. Le sue canzoni profumano di sentimenti, legati alle persone e alla sua terra.
atrali-musicali e quest’estate è andato in scena soprattutto “Fòla de raìsa – raccon to di radice”, che ci ha visti protagonisti in tanti paesi; abbiamo avuto l’aiuto di Raf faella Calgaro che ha raccolto le storie tramandate solo oralmente nei nostri luoghi e le abbiamo raccontate come si faceva nei filò di un tempo, in dialogo con alcune mie canzoni e con musiche antiche, che ho ar rangiato per lo spettacolo”.

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Schio Grande Teatro, la stagione è alle porte

Bene il “Brick Lane Festival” al Molo 517
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lin, Fabrizio Favale / Le Supplici, Carrozzeria Orfeo, Compagnia Atir, Maurizio Donadoni, Compagnia Piccolo Canto. La campagna abbonamenti partirà il pros simo 4 ottobre.
C’è soddisfazione, fra gli organizzatori del Molo 517, per la prima edizione del Brick Lane Festival, tenutosi nel parco della Fabbrica Alta a inizio settembre. Sabato 3 è stato dedicato alla musica, con ben undici band indi, fra cui Tre Al legri Ragazzi Morti e Cor Veleno, mentre la domenica ha visto l’esibizione di ar tisti di strada e clown. Più pubblico nel giorno festivo, con molti bimbi impe gnati anche nei giochi organizzati per loro. Uno dei luoghi simbolo di Schio è stato ben valorizzato da musica e ar te di strada, che in città mancava da un po’. [M.D.Z.]
Schio ◆ [25]

Protagonisti saranno: Michele Serra, Daniel Pennac, Giacomo Poretti, Mario Brunello, Paolo Fresu, Ascanio Celestini, Giuliana Musso, Mirko Artuso, Stivalaccio Teatro, Lorenzo Maragoni, Alessandro Ful
a stagione 2022/2023 di Schio Grande Teatro, rea lizzata dalla Fondazione Teatro Civico in collaborazione con il Comune di Schio, acco glierà gli spettatori con un programma di 20 appuntamenti che si svilupperanno a partire dal 12 novembre per concluder si il 2 maggio. La programmazione si snoda attraverso alcuni percorsi: le proposte lega te alla letteratura in scena, con artisti del calibro di Daniel Pennac e Michele Serra; il focus su tre grandi protagonisti del No vecento come Luigi Meneghello, Giacomo Matteotti e Pier Paolo Pasolini; il lavoro tra classico e contemporaneo di tre delle più apprezzate compagnie: Atir, Stivalaccio Te atro e Carrozzeria Orfeo. La stagione Schio Musica, quest’anno curata in collaborazione con Asolo Musica, vedrà arrivare artisti del
Spettacoli
calibro di Mario Brunello e Pa olo Fresu e tre giovani virtuosi talenti. Gli appassionati potran no festeggiare l’arrivo del nuovo anno con il Concerto di Capo danno dell’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta. Gli appun tamenti con il teatro popolare si compongono di tre proposte di grande qualità: il teatro musicale della compagnia Piccolo Canto, l’intelligente co micità di Alessandro Fullin e la poesia contemporanea di Lorenzo Maragoni. Alla stagione teatrale si affiancheranno i progetti di comunità, le proposte per le scuo le, le residenze artistiche e le visite guidate.
operatori il cui uso è ancora solo facolta tivo, ma fortemente consigliato – spiega Scarpellini -. Nel primo mese dall’introdu zione devo dire che ormai quasi tutti gli agenti li stanno utilizzando perché sono perfettamente consapevoli della validità di questo strumento tecnologico, in quan to permette di documentare tutta l’attività di polizia giudiziaria, in situazioni anche Attivabilidelicate”. manualmente da chi le indossa sul taschino della divisa d’ordinanza, so no posizionate quindi “ad altezza uomo” e pronte a conservare su sopporto digitale quanto ripreso ma, attenzione, solo in ca so di eventi critici. Vale a dire quando necessario e non sistematicamente, tanto da prevedere una cancellazione periodica au tomatica dei file qualora non costituiscano elementi utili ad indagini. Tra le “skills” spicca una modalità di salvataggio “a ritro so” nei due minuti precedenti alla pressione del pulsante di attivazione, un’opzione intelligente che permette di recuperare dei frame video altrimenti perduti, ad esempio di fronte a un’aggressione o a un incidente.
[26] ◆ Thiene
“Si tratta di congegni a disposizione degli
I dati raccolti riguardano audio, video e fo to delle persone riprese, data e ora della registrazione e coordinate Gps, che una volta scaricati sui supporti hardware in centra le saranno in seguito disponibili su diversi livelli di accessibilità e sicurezza. Nelle prime settimane di “prova sul campo”, si sono subito rivelate preziose in un episo dio di cronaca.
Qui e sotto due immagini della presentazione delle bodycam, a sinistra si vede l’apparecchio sul petto di un agente
“La bodycam è stata importante – rivela il comandante - per un intervento vicino alla stazione ferroviaria di Thiene, un’ag gressione tra soggetti privati. In quella circostanza ha permesso di visualizzare dinamiche del contendere, lesioni riporta te, dichiarazioni verbali e l’identificazione certa dei protagonisti, questo in particolare un fattore importante. Il materiale raccolto sarà utile alla Procura e in eventuali dibat titi in Tribunale, anche a distanza di anni”. Un primo minibilancio per le... minitele camere? “Mi auguro che in futuro subentri l’obbligatorietà per le forze di polizia locale in tutta Italia, noi con i comuni consorzia ti siamo felici di essere stati tra i primi in assoluto”. ◆

Le telecamere sono pensate per riprendere gli scenari di azione sia in modalità video che audio, i filmati digitali potranno poi essere acquisiti come elementi di prova in sede di giustizia.
Ora i vigili hanno la bodycam
ppuntate” sul petto degli agenti, valgono come e più di un distintivo per scoraggiare i ma lintenzionati. E, quando non bastano a dissuaderli dal compiere azioni illecite, consentono almeno di documentarle, e usarle in seguito contro di loro. Sono già entrate nella dotazione tecnologica della polizia locale Nord Est Vicentino le 42 bodycam assegnate al consorzio. Entrate in funzio ne intorno a Ferragosto, le minitelecamere in un mese sono diventate uno strumento imprescindibile degli operatori guidati dal comandante Giovanni Scarpellini. Insieme a lui, sono stati i sindaci del territorio – e i sindacati di categoria – a volere fortemente l’introduzione del dispositivo di registra zione in presa diretta, equipaggiando gli agenti per primi in provincia di Vicenza. Costate appena 36 mila euro – per metà co perti da un fondo della Regione Veneto –, hanno subito conquistato il favore dei di pendenti del comando di via Rasa delle sedi periferiche di Sandrigo e Cavazzale. Le telecamere sono pensate per riprendere gli scenari di azione sia in modalità video che audio, i filmati digitali potranno poi essere acquisiti come elementi di prova in sede di giustizia.
Gli agenti di polizia locale del consorzio Nord Est vicentino sono stati dotati di minitelecamere da ”appuntare” sul petto e azionare nelle attività di azione. Scarpellini: “Uno strumento utile perché permette di documentare tutta l’attività di polizia giudiziaria, in situazioni anche delicate”.

“Su questi software sfruttiamo la tecnolo gia e l’esperienza acquisita negli Stati Uniti – continua Scarpellini -, dove in questa settore sono molto avanti nella sperimen tazione di strumenti simili. A noi non resta che applicarli, calandoli nella realtà nor mativa italiana. E ponendo l’accento sulla funzione deterrente: oltre a rappresentare
“A
uno strumento per la ricostruzione ogget tiva dei fatti, la bodycam ben visibile si è già dimostrata utile per calmare gli animi quando si interviene in situazioni nottur ne con persone magari che hanno esagerato con l’alcol: abbiamo già avuto riscontro che il led lampeggiante della telecamera scoraggia spesso gli atti inconsulti”.
Omar Dal Maso
Attualità

Per finire, anche la Biblioteca civica, da qualche anno, ha un espositore in bella vi sta nella saletta dei prestiti, con una buona scelta di libri da prendere o lasciare libera mente. Chissà, forse il segreto del successo di questa forma di scambio nata oltre un decennio fa sta proprio in questo avverbio: liberamente.

al bar o al caffè è un’abi tudine antica e consolidata che si è diffusa anche a Schio. Al Caffè Garibaldi i proprie tari mettono un testo su ogni tavolino e i clienti possono leggerne qualche pagina in tutta tranquillità. “È una coccola in più
Il caffè La Cicara, aperto in via Carducci ot to anni fa, fin da subito si è fatto notare per un accogliente angolino con una comoda poltrona e un tavolino pieno di libri. “Vo levo ricreare l’atmosfera di casa - dice la proprietaria -. I libri regalano subito una sensazione di calore, di conforto. Non si possono prendere liberamente, ma si può mettere un segnalibro e continuare a leg gere al caffè successivo”.
Elisa Franchetti
l’intento di regalare un po’ di serenità ai pazienti proprio grazie alla lettura. L’attività è stata sospesa a causa dell’emergenza Covid, ma lo scambio libri è rimasto sem pre operativo con un “va e vieni” di volumi ragguardevole. È impossibile quantificare il numero di libri che in questi anni sono stati presi dal tavolino o portati, ma si par la di alcune buone migliaia. I libri in genere provengono da donazioni, da amici che condividono l’idea o, più prosaicamente, da persone che vogliono liberare qualche scaf fale a Leggerecasa.ilgiornale
mati in una cesta o in uno scatolone; alla fermata della Contrada Nogaree è appeso un vero e proprio scaffale. Una volta giunti a Sant’Ulderico, ci si può fermare agli Ali mentari Dalla Vecchia, dove c’è uno scaffale di libri da prendere liberamente. Se poi il giro del Tretto finisce a San Rocco, nell’o monima trattoria si può mangiare, bere e godersi il panorama leggendo qualche pagina di uno dei tanti libri in evidenza nell’espositore all’interno.
Libri in libertà anche sulle colline del


na presente in quella città e anche per gli ungheresi interessati allo studio della lin gua italiana.
i sono vari luoghi in città dove si possono prendere e lasciare libri; il primo è stato l’Albero dei Libri nel parco Donatori di Sangue, davanti a Sant’Antonio. Nato da un’idea della profes soressa Gianna Costa nel 2011, attualmente è in restauro, ma tornerà presto nella sua sede originale. “L’albero non ha mai subi to atti vandalici o sfregi volontari – dice Costa – e questo fa onore a tutti i cittadini scledensi, soprattutto tenendo conto che lo scambio è sempre molto attivo, con più di mille libri all’anno che passano sugli scaf fali contenuti nel tronco”.
Ma che bel via vai di libri
C
Dopo il 2011 sono nati altri luoghi simili, come il “Tavolino dei Libri Liberi” che si trova dal 2015 all’ospedale di Santorso, vi cino alle macchine per i pagamenti automatici. Ad avere l’idea, in quel caso, sono stati i Tessitori di Voce, volontari che pre stano servizio nei reparti dell’ospedale con
– dicono - e c’è chi mette un segnalibro per continuare la lettura al prossimo caffè”. Si possono invece prendere liberamente i libri in bella mostra sullo scaffale allesti to al Bounty Bar, in Piazza Almerico. “Mi è sempre piaciuto leggere - spiega Danie la, la proprietaria - e all’inizio mi portavo dei libri da casa per leggerli io, nelle pause di lavoro”. Ma le passioni non si possono nascondere e presto il bar è diventato un punto di scambio libri molto attivo. Mol ti dei volumi che sono arrivati hanno trovato nuova vita e sono serviti a formare la biblioteca del Convento dei Cappuccini di Budapest, allestita per la comunità italia
Lungo la strada che passa per Santa Maria del Pornaro e unisce Schio a Sant’Ulderico, i libri sono disseminati nelle costruzioni di legno delle fermate dell’autobus, siste
Si sono diffusi in città (e in contrada) i punti in cui di “libero scambio” di libri. Tutto è cominciato nel 2011 con l’Albero dei Libri al parco Donatori sangue, ma ora ci sono locali pubblici in centro dove si possono prendere e lasciare libri, c’è un angolo dedicato in ospedale, e c’è quasi un itinerario suggestivo tra le colline del Tretto.
Cultura
Lo spazio libri al Bounty Bar
La bacheca in Contra’ Bonati
Tretto: a Santa Maria del Pornaro, Paola e Giampaolo hanno costruito una deliziosa casetta per i libri, con annessa panchina, accanto alla loro abitazione, all’imbocco della strada che porta alla contrada Bona ti. “Viaggiando in Italia e all’estero - dicono - abbiamo visto tanti esempi di luoghi ori ginali dove lasciare libri per la curiosità e il diletto di chiunque. Così abbiamo pensato di provare; all’inizio, i volumi li mettevamo noi, ma adesso il giro va da sé”.
◆
E se invece di un caffè si preferisce un li bro con una fresca birra spumeggiante, l’indirizzo è i Due Mori, in via Pasubio, con un piccolo scaffale per prendere o lasciare qualche volume.
La mensola dei libri in Contra’ Nogare
[28] ◆ Schio

definitivamente un buco nero, nella di sponibilità di sbandati, barboni e piccola Sedelinquenza.lecosenon cambiano, finirà che con verrà davvero spostare la fermata ai Cementi, dopodiché buttar giù tutto e farla finita, usando lo spazio per fare una bella rotonda che consenta quel cambio di via bilità atteso in zona da tempo.
Emilio Fornasa
bile, vile soppressione e la città di Vicenza, con una scelta ben lontana da quella ope rata a Schio, lo ricorderà in una delle sue piazze più belle e importanti, a lui dedica ta, al termine di Corso Palladio tra il Teatro Olimpico e il Palazzo Chiericati, come degna Invece,cornice.“sicstantibus rebus”, in linea con questo nostro passato recente, nel 2024 noi torneremo ancora agli onori della crona ca, anche straniera, per leggere della stravagante celebrazione del centenario effettuata nientemeno che da sopra il già nominato cassonetto, in aperta campagna, di Giacomo Matteotti come pure del ruo lo di quell’altra Schio, lontana nel tempo e ancor più nello spirito, durante il Venten nio, tale da meritare la Medaglia d’Argento della Resistenza. Senza la sciagurata azio ne di quella notte, pure compiuta da giovani italiani figli del Ventennio, sarebbe stata d’oro. Qualcuno si accorgerà di que sta mia ben triste riflessione, magari dopo qualche centinaio di passaggi accanto a questa malinconica targa, solo per comu nicare un diverso modo di sentire?
Per inviare lettere e contributi a SchioMese, scrivere a: schiothienemese@gmail.com
Detto tra noi
Si prega di inviare i testi soltanto via posta elettronica e di contenere la lunghezza: testi troppo lunghi non potranno essere pubblicati a prescindere dai contenuti.
La foto mostra un angolo della stazione di Schio, accanto al distributore di snack e bibite, occupato da, diciamo così, mate riali di ogni tipo accatastati da qualche sbandato. A scattarla è stato Alex Cioni, consigliere comunale di Schio Città Ca poluogo: “Il degrado in cui versa la stazione dei treni è indecente – ha scritto -. L’area esterna come l’interno dell’immobile è veramente uno schifo tra sporcizia e ve ri e propri cumuli di rifiuti abbandonati”. Effettivamente lo spettacolo dentro e fuori dalla stazione è spesso sconfortante. Tanti anni fa si gridò allo scandalo quan do le Ferrovie chiusero la biglietteria, più di recente è subentrata la rassegnazio ne quando anche l’edicolante ha chiuso baracca e burattini. Senza più neanche l’ultimo presidio, la stazione è diventata

Il degrado in stazione
Quella sperduta viuzza di campagna dedicata a Giacomo Matteotti
Anche a Schio, in effetti, ci sono vie centrali dedicate a personaggi ormai poco sconosciuti e vie periferiche dedicate a gente ben più autore vole e memorabile. È il frutto dei tempi e delle sensibilità degli amministratori che nel corso dei decenni hanno deciso le intitolazioni. È evi dente, ad esempio, che Schio ha storicamente privilegiato l’intitolazione di vie e piazze a per sonaggi locali: con le immancabili eccezioni di Mazzini, Cavour, Garibaldi e Marconi in cen tro storico si trova poco di caratura “nazionale”. Così capita che anche uno statista del calibro di Alcide De Gasperi sia relegato in una piccola via secondaria del Quartiere Operaio. E oggi, con le vie importanti assegnate da decen ni, a voler dare lustro a un nome meritevole del recente passato non restano che vie di recente urbanizzazione, sempre ai margini dell’abitato. Il caso di via Matteotti appare effettivamente rimarchevole. Tutto quel che si vuole, ma dedicare a un personaggio di quel calibro uno “strosolo” di campagna appare decisamente ir riguardoso. Meglio niente, piuttosto. Non sappiamo quando sia successo e chi abbia avallato la cosa, ma andrebbe messa una toppa. Cam biare il nome a una via è sempre arduo, perché chi lì ci abita ha delle ricadute discretamente fastidiose nella vita pratica quotidiana, però certe volte sarebbe davvero necessario. [S.T.]
Sono nato a pochi chilometri da qui nell’a prile del ‘45 e non andavo ancora a scuola quando iniziai a conoscere, probabilmente non visto, dalla viva voce dei più anziani, episodi del ventennio di sofferenza mora le e sopraffazione fisica da cui erano appena usciti. La scelta scledense di dedicare al nome di Giacomo Matteotti, tra i più coraggiosi ed eroici che l’Italia abbia avuto nella sua storia, proprio questa via che si direbbe cercata lucidamente, non a caso, perché la più remota e meno abitata di tutto il suo territorio, ha creato ìn que sto modo una incredibile e al contempo monumentale “Pietra d’Inciampo”, tuttora visibile a chiunque passi di lì. Chi c’è a riflettere che se il generoso, eroi co coraggio del trentanovenne Giacomo Matteotti, nella sua denuncia già nel ‘24 in Parlamento, avesse avuto il seguito che avrebbe dovuto avere, la nostra città si sa rebbe risparmiata il Ventennio e non sarebbe ancora oggi ricordata purtroppo per l’orribile strage della notte del 6/7 luglio 1945? L’Italia e il mondo non avrebbero attraversato quella sterminata, immensa tragedia che ha avuto origine dal fascismo e dalle altre forme di prepotenza estrema, comunque si chiamino, da esso scaturite. Nel 2024 ricorrerà il centenario dell’esecra
Percorro spesso la provinciale che collega la pianura alla città di Schio e, ancora in aperta campagna e a diversi chilometri dal centro abitato, a destra una cavedagna solitaria conduce dopo qualche centina io di metri a due sperduti numeri civici. All’imbocco di essa una palina metallica regge una targa con il nome, corretta mente inciso, di un certo… Giacomo MatPerteotti.questa strada transitano tutti i gior ni migliaia di veicoli e ciò ormai da molti anni, per un numero complessivo di pas saggi a sei zeri, ma questa targa sperduta e posta accanto a un cassonetto, è sem pre lì insultante e anche ignorata da tutti, nessuno batte ciglio: tutti tirano dritto. La Storia è maestra di vita ma da questo test che più plateale e penoso non po trebbe risultare, si direbbe che proprio vero non è. Si tratta d’ignoranza o d’in differenza? Escluderei la prima e circa la seconda, Elie Wiesel, Premio Nobel per la Pace, scriveva che il contrario dell’amore non è l’odio ma l’indifferenza. Questa pa rola, riportata con enormi caratteri cubitali sulla parete a lato del famigerato “Binario 21”, investe il visitatore che scenda nel sotterraneo della Stazione Centrale di Milano.

