La proposta di don Guidolin: “Un premio della Concordia” - p.6 ◆ Ti porto in centro senza pensieri - p.8
Matilde Sella
“La pacificazione è ancora lontana”
La presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime dell’Eccidio commenta positivamente lo spirito delle manifestazioni organizzate dal Comune per l’anniversario del 7 luglio e per i vent’anni del Patto di concordia civica, ma resta pessimista sulle prospettive di un superamento delle divisioni ideologiche.
Così l’emporio solidale combatte lo spreco
Da tre anni, all’interno delle ex scuola Marconi, è attivo “Il Cedro”, uno degli empori solidali della rete creata dall’associazione “Da spreco a risorsa”. Una realtà partita da Villaverla e allargatasi a Schio e a Thiene. Una realtà che interviene per sostenere chi si trova in situazioni di fragilità.
QHo sognato che Jeff Bezos si sposava al Tretto
Stefano Tomasoni
ualche notte fa ho sognato che Jeff Bezos veniva a sposarsi al Tretto. E grazie tante, mi ero appena sorbito mio malgrado dosi da cavallo di servizi televisivi, articoli di giornale e book fotografici sulle nozze veneziane tra il magnate (con l’accento sulla seconda a) di Amazon e questa tal Lauren Sanchez (una che, ha assicurato l’amica del cuore, ha sposato Jeffino suo per vero amore, mica per quello che pensano le malelingue).
A dirla tutta, Bezos e la gentile consorte si sono imbucati nel sogno che avevo in corso senza nemmeno aver ricevuto l’invito. Io in effetti ero lì che stavo sognando tutt’altro. Un mezzo incubo, a dir la verità. C’era
Supplemento mensile di Lira&Lira
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Salvini che si preparava a tagliare il nastro del nuovo sovrasottopasso di viale dell’Industria, un’opera faraonica voluta dallo stesso ministro per saltare una volta per tutte il famigerato passaggio a livello dei Cementi. Come funzionava? Bè, dunque, se ricordo bene c’era la strada che cominciava a scendere dopo Brusamarello e passava sotto la ferrovia con un tunnel a pagamento (1 euro), sbucava dopo l’ex hotel Eden, faceva subito un’improvvisa ampia curva e tornava indietro salendo sopra i binari con un cavalcavia che ruotava a mo’ di ellisse, passando in mezzo al parcheggio di Nico/ Brico con dei piloni alti venti metri e riscendendo in strada dalle parti di Manfron. Tipo un rollercoaster di Gardaland, per intendersi. Roba grossa. Che vi devo dire, nel sogno Salvini si vantava di aver trovato questa soluzione per eliminare il nodo del passaggio a livello, diceva che aveva deciso di lasciar perdere il ponte sullo Stretto perché il sovrasottopasso di Schio era più importante e alla fine aveva anche creato millemila posti di lavoro. “Da oggi qui potranno passare auto, camion, moto, motorini, scooter, apecar, autobus, camper, monopattini, biciclette…”.
È stato lì, mentre Salvini snocciolava il suo elenco, che il sogno si dev’essere stufato ed è passato ad altro. Sicché puff… di punto in bianco niente più sovrasottopasso, ma Bezos che arriva a Schio con al fianco l’amata Sanchita.
Un arrivo spettacolare, neanche a dire. Immaginate un grande elicottero blu con una specie di sorriso disegnato sul muso che volteggia sopra la città. Nel sogno l’eliporto per l’atterraggio era stato allestito in piazza Statuto, dove per l’occasione erano state tolte le auto (ma soltanto per qualche ora, era stato assicurato alle banche e ai negozi) e la fontana era stata sostituita con una piattaforma appunto per elicotteri. Bezos e la futura sposa sono atterrati, appena scesi lui ha notato che la piazza era tutta segnata in terra da curiose tracce ad angolo color “blu Amazon” e ha ringraziato la sindaca,
che era lì ad accoglierlo con la fascia tricolore, per quell’originale e cortese segno di benvenuto.
Jeffone stava per salire su un macchinone scuro quando è spuntato dal nulla Paolone Prosdocimi in bicicletta, ha eluso con due prodigiose schinche le guardie del corpo e si è lanciato su Bezos, che in meno di due secondi si è ritrovato con in mano un taccuino e una penna. Quando le guardie del corpo sono saltate addosso a Paolone lui aveva già in mano l’autografo e sorrideva più felice ancora della Sanchita. Poi l’auto del multi-ultra-iper-extramiliardario, con a bordo la sposina e la sindaca, scortata da sei pattuglie della polizia è partita con destinazione lo Schio Hotel, ma chissà perché nel sogno si è ritrovata a passare davanti alla Fabbrica Alta, e lì Bezos ha detto alla sindaca: “Pittoresco questo edificio, lo compro e ci faccio un magazzino Amazon, quanti soldi volete?”. La Cri ha intuito il momento e ha sparato 150 milioni di euro: il magnate (sempre con l’accento sulla seconda a) ha esclamato “oookay!”. Strada facendo si è comperato anche il villino Rossi (“quanto volete?”, “40 milioni”, “oookay!”) e l’asilo Rossi (“70 milioni”, “oookay!”).
Poi il sogno si è preso un’altra licenza viabilistica e i The Bezos sono passati per via Vicenza, dove, dopo la “rotonda del food”, Jeffone si è trovato circondato dagli stabilimenti della “A.MAZZON”. Ha strabuzzato gli occhi e ha detto: “Oh shit! Really? Non sapevo che qui già esiste mio magazzino, allora non serve più palazzone di mattoni comprato prima. Voi però fatto errore, avete messo due Z e sbagliato logo”. E lì per fortuna la sindaca è riuscita a spiegargli il quo pro quo e l’ha convinto a lasciar perdere la “A.MAZZON” e a tenersi la Fabbrica Alta.
A quel punto, Bezos per andare in albergo si è ritrovato a passare necessariamente per viale dell’Industria e a salire e scendere per il sovrasottopasso, mentre Salvini era ancora lì che elencava mezzi di trasporto, con
SchioMese
Periodico di informazione dell’Alto Vicentino
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la gente intorno che applaudiva entusiasta perché il Barba aveva appena battuto il suo record di 56 voci. “Beautiful, questo rollercoaster!” ha esclamato Bezos; “30 milioni” ci ha provato la sindaca, “oookay baby!”. Fuori dall’albergo, c’era già una marea di vip ad attendere l’arrivo dei futuri sposi, con Paolone Prosdocimi che aveva riempito un quaderno di autografi e a quel punto aveva avuto un mancamento, con Marco Fiori che gli aveva fatto portare un uovo sbattuto.
Adesso però non chiedetemi se poi Bezos si è davvero sposato con l’amata Sanchita tra le agresti colline del Tretto. Immagino di sì, che diamine, vorrete mica che avesse speso più di 300 milioni di euro per comprarsi mezza Schio per poi non sposarsi? Ma il sogno purtroppo si è interrotto sul più bello. Si stava tutti aspettando fuori dall’hotel che la coppia uscisse per salire finalmente su in altopiano, quando è passato Salvini che se n’era appena andato dal sovrasottopasso, ha visto quella folla, ha chiesto i nomi di tutti i presenti a Marco Fiori e si è messo a leggere l’elenco in pubblico. A quel punto il sogno non ce l’ha fatta più a reggere ed è svanito. Come dargli torto? ◆
Lo Schiocco Di mese
(Non è più) vietato attraversare i binari
Adesso c’è anche il fai-da-te nell’attraversamento dei binari. Sembra proprio che all’altezza del vecchio passaggio a livello di via Fogazzaro qualcuno abbia pensato bene di regalarsi un nuovo accesso pedonale per attraversare la ferrovia in allegria. Come si vede (speriamo) dalle foto, dal lato di Porta Venezia sono state forzate le griglie (provvisorie al limite del ridicolo) che separano la strada dalla ferrovia ed è stata tagliata la rete accanto alla vecchia casetta gialla del controllore. Forse è il ca-
so di installare barriere un po’ più serie di un paio di griglie e di una retina. Altrimenti invece che eliminare il passaggio a livello di viale dell’Industria bisognerà pensare a come ripristinare quello di via Fogazzaro. [S.T.]
SCopertina
Stefano Tomasoni
e Dio vuole, è passato anche l’ottantesimo dell’Eccidio, che quest’anno si portava dietro il ventesimo della firma del “Patto di concordia civica” tra Comune, associazione dei familiari delle vittime, Anpi e Avl. Domenica 6 luglio, nella giornata temuta per le solite manifestazioni di estrema destra e estrema sinistra, non è successo niente di particolare. La consueta cerimonia con la posa della corona di fiori fuori dalla biblioteca da parte dei nostalgici in camicia nera, e in piazza la solita contromanifestazione da parte di movimenti di estrema sinistra, con fiaccolata di fumo rosso e striscioni a rivendicare la volontà di non arrivare mai a una pacificazione. Il tutto condito con l’altrettanto consueto schieramento di polizia e Digos a tener separate le due parti. Uno spettacolo di cui probabilmente non si riuscirà a fare mai a meno.
Nel frattempo nelle settimane precedenti l’occasione del doppio anniversario tondo, ottantesimo e ventesimo, ha prodotto una serie di nuove polemiche politiche che non hanno contribuito a rasserenare il clima. L’amministrazione comunale ha promosso in modo diretto dei momenti di conciliazione interessanti, tra cui il concerto del 4 luglio in duomo dedicato alla memoria di tutti i caduti scledensi della seconda guerra mondiale. Nel complesso, però, il problema della contrapposizione ideologica sull’Eccidio, in città, fatica enormemente a essere superato. Ne sembra convinta anche Matilde Sella, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime dell’eccidio.
Cosa si può dire, dottoressa Sella, a bilancio di questo doppio anniversario? Si potrà mai arrivare a una reale pacificazione, senza se e senza ma?
“Probabilmente no. Vent’anni fa era impossibile pensare di coinvolgere anche la destra nella pacificazione. Adesso sarebbe giusto che ci fosse una partecipazione più ampia. Ma ormai il Patto è stato scritto in quel certo modo”.
Cioè in che modo?
“Il testo del Patto è molto schematizzato, c’è scritto che si celebrerà pubblicamente con tutti quelli che vorranno pacificamente condividere, ma anche che si vuole che non vi sia né a luglio né mai alcuna manifestazione di stampo nazifascista. Questo è giusto. D’altronde, però, non si può evitare che negli anniversari arrivino persone di estrema destra per la manifestazione di deposizione della corona di fiori alle ex
Matilde Sella
“La pacificazione purtroppo resta ancora lontana”
La presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime dell’Eccidio commenta positivamente lo spirito delle manifestazioni organizzate dal Comune per l’anniversario del 7 luglio e per i vent’anni del Patto di concordia civica, ma resta pessimista sulle prospettive di un superamento delle divisioni ideologiche. “Non si capisce perché si faccia sempre un passo avanti e uno indietro”.
carceri. Io non ci vado, e come associazione abbiamo chiesto tante volte al prefetto di impedire questa manifestazione, ma ci ha sempre detto che non è possibile, perché se non si crea disordine non si può fare”. E quindi come si può procedere, secondo lei? “Lasciandoli fare. Restano nel loro cantuccio davanti alla biblioteca, poi se ne vanno. Finisce lì. Invece vanno in piazza quelli di estrema sinistra, ognuno fa la sua mani-
festazione, come se stesse succedendo un cataclisma. Non ti curar di loro ma guarda e passa, questo dovremmo fare. Io ogni anno in quel giorno me ne vado da Schio, non voglio vedere questa situazione”. C’è stato però un periodo, anni fa, in cui la cerimonia di deposizione della corona era diventata un po’ una provocazione, con accenti più apertamente fascisteggianti di oggi. Noi il mese scorso abbiamo proposto che tutti facciano un
passo indietro con le rispettive manifestazioni o cerimonie, trovando un momento per ricordare tutti i morti della guerra.
“Sì, ma mi pare una cosa impossibile. Quello che mi è piaciuto molto è che il Comune quest’anno ha promosso il concerto che si è svolto in duomo il 4 luglio e che ha voluto ricordare tutti i morti di Schio del periodo bellico. Questa è stata davvero una bella cosa, si è fatta parlare la musica, origine di tutte le virtù. Ma è una strada che incontra ancora dei muri, da una parte e dall’altra. È stato un concerto pacificatore, con parole che hanno compreso anche i nostri morti. Ed è stato bellissimo anche il discorso di don Carlo alla fine della messa del 7 luglio, ha lanciato una proposta molto bella, che a me personalmente ha dato gioia, anche se mi rendo conto che sarà difficile attuarla”.
Lei ha detto che il Patto è nato su basi che in quel momento la destra faceva fatica ad accettare. È venuto il momento di mettere mano a quel documento?
“La destra di un tempo faticava ad assecondare quel documento, quella di adesso penso che lo potrebbe fare. Anche la Meloni ha superato questa cosa del saluto romano. Si va avanti. È l’estrema destra che non accetterà mai. Del resto anche all’estrema sinistra ci sono ancora quelli che cavalcano slogan come massa puchi”.
Ma il testo del Patto potrebbe essere rivisto con presupposti tali da riuscire a trovare un’adesione più completa?
“Mah, bisognerà parlarsi, vedere se questo è possibile. Non lo so. Vedendo un’Anpi così rigida, non so se sarà possibile”. Nel complesso, sembra tendenzialmente pessimista…
“Sì, sono abbastanza pessimista. Non si capisce perché si faccia sempre un passo avanti e uno indietro”.
La proposta della cittadinanza onoraria a Anna Vescovi ha finito col creare uno screzio ormai non più sanabile. La stessa Vescovi, del resto, è andata all’attacco dell’amministrazione comunale con parole piuttosto dure, ricevendo repliche altrettanto secche.
“Lei aveva questa speranza di avere la concessione della cittadinanza onoraria. Il sindaco aveva detto che per concederla sarebbe stata necessaria l’unanimità del consiglio comunale. Non so che dire, mi dispiace. Dico soltanto che questi sono i vent’anni del Patto e gli ottant’anni dell’Eccidio, ricordiamoci di quei morti, perché che non si ripeta più una cosa del genere. Quello che in questi anni è cresciuta è stata la pietà, e questo è importante. Prima erano dei morti che vagavano, oggi sono dei morti anche della città di Schio, che si è ricordata di loro”.
Lux Aeterna, nel rispetto di tutti i morti
In Duomo si è svolto un concerto voluto dal Comune in ricordo di tutte le vittime della seconda guerra mondiale.
C’è stata molta e raccolta partecipazione per il concerto “Lux Aeterna”, voluto dall’amministrazione comunale in ricordo di tutte le vittime della seconda guerra mondiale. Al-
la serata organizzata nel Duomo cittadino hanno dato il loro appoggio l’Associazione familiari e amici delle vittime dell’eccidio di Schio, l’Anpi e Avl Vicenza. Per una volta la musica ha placato gli animi, ma nei
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Vent’anni dopo la firma del Patto si sarebbe aspettata una situazione diversa da questa? “Sì, molto diversa. Pensavo che ci sarebbero state delle persone più alte, più generose, meno attaccate ancora al farsi vedere come i difensori dei valori dell’antifascismo. Da cosa li difendono, dalla gente che va in chiesa? Neanche la messa ci hanno lasciato fare in pace. Per me è triste. Io ho provato a fare qualcosa, ma quando ci sono persone che fanno di tutto per difendere i massacratori dell’eccidio, diventa difficile”. ◆
giorni a seguire qualche tensione si è registrata. Del resto, sembra proprio che certe ferite a Schio facciano fatica a rimarginarsi, anche dopo ottant’anni.
In apertura di serata l’assessore alla cultura, Marco Gianesini, ha ribadito l’importanza di ricordare ai giovani cos’è la guerra, di cui fortunatamente abbiamo ormai memoria indiretta. “Che gli uomini del male giacciano per sempre nel profondo degli abissi; lasciamoci trasportare dalla musica e dai ricordi di chi non c’è più”, ha chiosato Gianesini prima dell’inizio, dando poi occasione all’Orchestra regionale Filarmonia veneta diretta da Giovanni Costantini e al coro Iter Novum diretto da Serena Peroni, di esibirsi con musiche di Beethoven (Ouverture del “Coriolano”) e di Fauré (Requiem), con un canto gregoriano del X-XII secolo (Lux Aeterna, che ha titolato la serata) e con due brani del concittadino Giovanni Bonato: “Aylan - per ogni piccola vittima innocente” e “Il ritorno - per ogni soldato insepolto”. Pezzi particolarmente toccanti, soprattutto il primo, un’onda sonora che ha accompagnato lo spettatore nel viaggio senza ritorno di un bimbo senza colpe. ◆ [M.D.Z.]
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Nel corso della messa celebrata in Duomo il 7 luglio, promossa dall’amministrazione comunale in memoria delle vittime dell’eccidio di Schio, mons. Carlo Guidolin ha fatto un intervento per sostenere una proposta originale e meritevole, ci sembra, di approfondimento. Riportiamo l’intervento di don Carlo.
Sono ormai 5 anni che sono a Schio e mi trovo a vivere questi giorni particolari del 7 luglio che ripropongono, purtroppo, ogni anno lo stesso copione. Almeno così li ho vissuti in questi anni. Davvero, per uno che viene da fuori, al di là di questa messa sentita di suffragio, tutto il resto che si legge o che si grida o che accade è qualcosa di difficile comprensione, sembra che ci si voglia fare del male da soli. E vi confido che, avendo maturato un po’ di senso civico e sentendomi ormai anche legato a questa città, mi fa male vedere come ogni anno Schio appaia sui giornali come in preda alle “solite beghe” che non fanno altro che allontanare le nuove generazioni da una “passione civica”, prima ancora che politica.
Pensandoci molto, soprattutto in quest’anno per gli 80 anni dall’Eccidio, non vedo vie di uscita da questa “gabbia”, in cui ci ricacciamo ogni annoi, se non nell’intuizione
Detto tra noi
La proposta di don Guidolin: “Un premio della Concordia”
In occasione della messa del 7 luglio in Duomo, mons. Guidolin ha avanzato un’idea che potrebbe avviare un percorso che porti Schio a diventare “città della Concordia”.
espressa e indicata profeticamente nel Patto della Concordia Civica. “Promuovere” la concordia come antidoto alle contrapposte ideologie che leggono e giudicano la storia rimanendo testardamente dentro al proprio recinto e non mettendosi in un dialogo vero. Ma dopo questa confidenza, ecco la mia proposta. Proprio per dar corso al Patto, i sottoscrittori formino un Comitato per la costituzione del Premio Nazionale della Concordia: individuare annualmente un personaggio o una realtà o un fatto che sono espressione nell’oggi della Concordia e a cui attribuire il premio, costruendoci attorno un momento culturale pubblico che faccia conoscere la realtà individuata e premiata, e indicare così il valore della concordia civica alla cittadinanza, in particolare agli studenti.
Si potrebbe osare pensare addirittura di poter giungere, dopo un percorso, a dichiarare Schio “Città della Concordia”.
Non si dica subito “ma prima bisogna trovare la concordia tra noi, prima di indicarla agli altri”. È risaputo che non è ripiegandosi su se stessi che si risolvono spesso le questioni. Impariamo semmai dalle nostre difficoltà e guardiamo oltre i nostri confini e impariamo da chi oggi, o nel recente passato, ha testimoniato il valore della Concordia. Diffondiamo buone pratiche di concordia e usciremo dalla “secche” in cui andiamo a cacciarci – o qualcuno vuole farci andare – ogni anno.
Quanto mi piacerebbe liberare Schio da questa “condanna” di ogni anno! Che Schio possa ogni anno parlare di sé con la propria voce e non con la voce di altri. Così renderemo onore alle vittime dell’Eccidio che, in quanto vittime, non hanno colore se non il colore del sangue che hanno versato, colore uguale a tutte le vittime di ogni eccidio e di ogni tempo.
Don Carlo Guidolin
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Un buon vicinato è certezza di aiuto reciproco e giorni migliori
Caro direttore, per l’anziano che non ha più amici e affetti familiari la grande tristezza, unita a timore, è di sentirsi privo di sostegni quando un malanno gli impedisce di provvedere da se stesso a ciò di cui ha bisogno: i viveri e le spese mediche. C’è, per queste persone, un riferimento telefonico al quale potersi rivolere? Ci vorrebbe anche la sensibilità, fra vicini di casa, di comprendere l’importanza di rendersi disponibili spontaneamente, senza attendere una domanda di aiuto quando si sa che di questo c’è bisogno. La grande diffusione di questi casi di so -
litudine e debolezza chiama in causa un volontariato permanente, al quale tutti si possono dedicare. Quanto dico ho potuto farlo quando le forze c’erano, e sapere di averlo fatto ora mi consola. Il guaio è che i rapporto di vicinato si sono in tanti casi rarefatti, per vari motivi, non ultimo il dominio della tv, che sottrae molte possibilità di incontro e di dialogo, al punto che quando si chiama qualcuno al telefono vien da dire talora: “Scusa, disturbo? Stai guardando la tivù?”. E la vita si immiserisce. In ogni caso è importante costruire un rapporto di buon vicinato,
che riuscendo a fondarsi su un reciproco giusto aire tiene lontane incomprensioni e tensioni, favorendo un clima di serena convivenza, assumendo quasi le sembianze di una famiglia allargata dove ci si può conoscere, parlare, capire, consigliare. Insomma, un buon vicinato sarebbe, per tutti, certezza di giorni migliori e di aiuto reciproco.
Non c’è da dimenticare che il pianeta Uomo in ogni età della vita una un denominatore comune: il bisogno di amore. Se solo sapessimo quanto bene si può fare con un semplice pensiero, con un gesto, un sorriso, una parola, diventeremmo tutti capaci di trasmettere questa energia vitale. Luisa Spranzi
Attualità
È sufficiente contattare uno degli esercizi aderenti al servizio che, in convenzione, provvederà a richiedere un’auto con conducente (NCC) per conto del cliente. La convenzione garantisce tempi di risposta rapidi: i primi utenti hanno riportato un tempo d’attesa di circa 15 minuti.
ACamilla Mantella
rrivare in centro a Schio in modo semplice, sicuro e condiviso è ora possibile grazie al nuovo servizio di trasporto a chiamata attivato da Ascom–Confcommercio Schio in collaborazione con l’associazione “Cuore di Schio” e l’amministrazione comunale: una soluzione concreta per incentivare la frequentazione del cuore cittadino, supportare il commercio di vicinato e garantire una mobilità comoda anche nelle fasce serali o festive.
“Zero Pensieri”, questo il nome dell’iniziativa, punta infatti a dare la possibilità agli abitanti dell’Alto Vicentino di raggiungere Schio accompagnati da un servizio di noleggio con conducente.
L’idea favorisce da un lato una mobilità più sostenibile – dal momento che invita gli utenti a suddividere il costo della tratta viaggiando in gruppo – e dall’altro spostamenti in sicurezza, evitando di mettersi alla guida dopo aver bevuto alcolici.
Ma come funziona? È sufficiente contattare uno degli esercizi aderenti al servizio che, in convenzione, provvederà a richiedere un’auto con conducente (NCC) per conto del cliente. La convenzione garantisce tempi di risposta rapidi – i primi utenti hanno riportato un tempo d’attesa di circa 15 minuti, simile a quello di un taxi – e prezzi più convenienti.
Attualmente l’NCC garantisce un paio di pick up e altrettanti drop off, il che significa che se si divide la corsa con un gruppo di amici il conducente è disponibile a recuperare i clienti e a riportarli in un massimo di due punti diversi: per le compagnie significa accordarsi e darsi appuntamento in più di una persona nello stesso posto, perché non viene garantito il recupero “porta a porta” di tutti.
Ti porto in centro senza pensieri
È stata avviata da Ascom un’iniziativa innovativa, “Zero Pensieri”, che punta a dare la possibilità agli abitanti dell’Alto Vicentino di raggiungere Schio accompagnati da un servizio di noleggio con conducente.
La spesa dipende dalla tratta. La tariffa minima va dai 25 euro a tratta per 4 persone a 35 euro per 7 persone in orario diurno e dai 35 euro per 4 persone ai 45 euro per 7 persone in orario notturno o festivo. L’orario diurno va dalle 10 alle 22, quello notturno dalle 22 alle 2 del mattino.
Per fare un esempio concreto, un gruppo di 7 persone che arriva al centro di Schio da un comune contermine per fare aperitivo va a pagare circa 70 euro totali per il servizio di andata e ritorno, che equivalgono a circa 10 euro a testa. Se ci si vuole fermare per la cena e il dopocena, il costo sale di poco per il sovrapprezzo della corsa notturna. Nonostante sia un servizio pensato soprattutto per chi desidera godersi serate in compagnia senza il pensiero di rientrare dopo aver fatto festa, il servizio può essere utile anche a chi non ha la possibilità di muoversi con l’auto e desidera usufruire di orari di arrivo e permanenza in centro più flessibili di quelli previsti dal trasporto pubblico locale, che peraltro, va detto, è piuttosto scarno in termini di numero di corse e disponibilità di mezzi, anche per via della scarsa richiesta da parte dell’utenza. Al momento aderiscono a “Zero Pensieri” circa trenta locali e negozi del centro, ma il
loro numero è in costante aggiornamento. Tra questi il Bar Garibaldi, il Bar Scledum, il Bar ristorante Al Leoncino, il Bar Nazionale, il Bar Fermento, la Pasticceria Sbabo, il Bar Dante, il Bar Angolo 54, il Caffè Roma, il Ristorante enoteca Joja, l’ Osteria Due Spade, la Tartineria Brock, il Bar Il Centello, il Bar Decantis, la Pasticceria La Foietin, il Ristorante Bistro, il Bar Domus Anima, lo Skiosko bar, il Bar Viola, il Bar Lanacotta, il Bar Cristallo, la Galleria Caffè, la Panetteria Gasparini, la Casa del caffè Carraro, il negozio di calzature Xoccato, l’erboristeria di via Sareo, il negozio Orteco e il negozio Casa del Cuoio.
Abbiamo provato a contattare il Bar Garibaldi per fare una prova e ci ha subito spiegato nel dettaglio il servizio, chiarendo modalità di funzionamento, costi e obiettivi del progetto, segno che la rete commerciale è ben informata e coesa e che l’adesione a “Zero Pensieri” è sentita e promossa dagli operatori economici del centro. Anche se Schio non è una città capoluogo, iniziative come questa possono essere segnali importanti della volontà di attrarre più persone sul territorio, con un occhio di riguardo alla sicurezza e alla comodità di una mobilità “on demand”. ◆
ÈAttualità
Stefano Tomasoni
ora di parlare un po’ del nuovo corso dei cestini dei rifiuti. Perché da qualche tempo sembra siano diventati un piccolo problema. Sia per la loro sempre più difficile fruibilità, sia per il decoro cittadino.
Capita sovente di cercare un cestino per gettare qualche piccolo rifiuto (il fazzoletto sporco, il sacchetto della cacca del cane, qualche involucro) e di trovarlo straripante, quindi inutilizzabile. In genere non succede perché l’operatore di Ava ha latitato nello svuotamento, ma perché i cestini ormai sono diventati qualcosa di diverso da punti dove gettare piccoli rifiuti occasionali: sono diventati veri e propri sostituti dei cassonetti per i più menefreghisti, per chi le regole ha deciso di non seguirle, per chi non ha mai integrato tra le sue abitudini quella di usare il bidone familiare del secco e quelli pubblici dell’umido, o per chi pensa così di fregare il Comune che ha ridotto il numero dei conferimenti del secco compresi nelle tariffa fissa annua della Tari. Il risultato di questa serie di motivazioni che porta tanti “furbetti del cestino” a usare i suddetti bussolotti come cassonetti è quello citato: ormai di regola capita di trovare i cestini ingolfati di sacchetti di rifiuti
I quattro alberi di Contrà Bàllare
E i cestini dei rifiuti diventano minicassonetti
I cestini si stanno trasformando in veri e propri sostituiti dei cassonetti per chi ha deciso di non seguire le regole e non usare il bidone del secco e quello dell’umido. Così li si trova sempre più spesso straripanti di sacchetti di rifiuti di varia natura.
Era bella, bella davvero, la fontana di Contrà Bàllare, circondata da quattro maestosi alberi che la ombreggiavano. Da tempo non passavamo da quelle parti e recentemente ci siamo ahimé accorti che tutte e quattro le piante sono state tagliate. Non ne conosciamo le ragioni precise ma, immaginando che qualche ramo di quelli più avanti possa essere caduto sulla carreggiata, quelli più dietro non potevano certo essere pericolosi. Ecco dunque un chiaro esempio di come rovinare l’ambiente per garantire la sicurezza al passaggio dell’uomo. [M.D.Z.]
che dovrebbero essere conferiti o nel secco o nell’umido. Quando straripano, poi, ci sono quelli che arrivano con il loro sacchetto di rifiuti impropri aggiuntivi e lo appoggiano senza problemi direttamente sopra il cestino o lo abbandonano a lato. Cosicché il cestino a quel punto diventa una piccola stazione ecologica.
Qui, però, a essere onesti, tocca segnalare una situazione che rende inevitabile anche a chi scrive ricorrere consapevolmente a un uso improprio dei cestini dei rifiuti. Mettiamo di avere un cane anziano che ha bisogno del pannolino quotidiano o notturno. Che si fa, poi, col pannolino sporco del povero Fido? Abbiamo provato a segnalare la cosa a chi di dovere e a chiedere la chiavetta per accedere ai bidoni stradali bianchi destinati ai pannolini, ma la risposta è stata che sono destinati soltanto ai pannolini di bambini e anziani, niente animali. Il consiglio è stato
quello di usare il bidone del secco privato. E grazie tante… Ora, essendo francamente improponibile conservare pannolini puzzolenti di pipì o di cacca per due mesi nel bidone casalingo del secco, l’unica alternativa diventa quella di chiuderli in un apposito sacchetto e depositarli nei cestini stradali.
Ma, detto questo, il problema è proprio strutturale. Servirebbe trovare qualche soluzione per impedire l’uso dei cestini come cassonetti alternativi. La sola che ci viene in mente, nell’impossibilità di cambiare la testa della gente, è quella di cambiare la forma dei cestini, installando esemplari con aperture più strette, o a griglia, in modo che non possano essere riempiti con interi sacchetti della spesa.
(Ah, e se poi si consentisse l’accesso ai bidoni bianchi anche per i pannolini degli animali domestici, non sarebbe una brutta cosa). ◆
Attualità
L’emporio “Il Cedro” accoglie circa 310 famiglie ogni 15 giorni, provenienti dai comuni di Schio, Santorso, Marano Vicentino, Malo, Torrebelvicino e Valli del Pasubio. Dalla sua apertura ha seguito complessivamente oltre 600 nuclei familiari.
NCamilla Mantella
ell’Alto Vicentino gli empori solidali si stanno affermando come una risposta concreta alle disuguaglianze sociali e alla crescente difficoltà di accesso ai beni di prima necessità. Nati per contrastare lo spreco alimentare e sostenere chi si trova in situazioni di fragilità, questi spazi uniscono dignità, solidarietà e sostenibilità. A guidare il progetto è l’organizzazione “Da Spreco a Risorsa”, presieduta da Christian Sassaro, che ci ha fornito tutti i dati utili per un quadro accurato dell’iniziativa.
Le origini del progetto
Nel 2013 a Villaverla prende avvio un’importante attività di recupero di alimenti in eccedenza promossa dalla cooperativa sociale Verlata, nell’ambito del progetto “Rebus” (Recupero eccedenze beni utilizzabili solidalmente), realizzato dalle Acli di Verona e coordinato dal consorzio Prisma. “L’obiettivo è dare una seconda vita ai beni alimentari inutilizzati, distribuendoli a persone in situazione di difficoltà – spiega Sassaro -. L’iniziativa riscuote da subito molto interesse e viene estesa ad altri comuni dell’Alto Vicentino. La cooperativa Verlata, in convenzione con gli enti locali, diventa il soggetto attuatore della rete che si costituisce nel tempo”.
Nel 2014, per sostenere la rete dal punto di vista giuridico, economico e organizzativo, viene fondata l’associazione “Da spreco a risorsa”, formata da volontari che credono nella possibilità concreta di trasformare lo spreco alimentare in un’occasione di solidarietà.
Nel 2021 – quando nel frattempo il progetto si è strutturato, ha preso il nome di “Empori solidali” ed è entrato a far parte
Così l’emporio solidale combatte lo spreco
Da tre anni, all’interno delle ex scuole Marconi, è attivo “Il Cedro”, uno degli empori solidali della rete creata dall’associazione “Da spreco a risorsa”. Una realtà partita da Villaverla e allargatasi a Schio e a Thiene. Una realtà che interviene per sostenere chi si trova in situazioni di fragilità.
del network regionale degli empori del Veneto - si consolida una collaborazione tra numerosi soggetti del territorio: oltre alla stessa associazione “Da spreco a risorsa”, anche l’istituto salesiano Don Bosco, le Conferenze “San Vincenzo De Paoli”, la Caritas vicariale, il Centro Aiuto alla Vita, l’Ordine francescano secolare, il gruppo sociale e missionario “San Giorgio”, la cooperativa Verlata, i Consumatori uniti italiani, il Masci (Movimento adulti scout cattolici italiani) e le amministrazioni comunali. Tutti riconoscono l’importanza di unire le forze per costruire risposte coordinate e integrate ai bisogni delle famiglie, in quel momento travolte dalla pandemia di Covid-19. La collaborazione tra i vari attori viene formalizzata attraverso la firma di una dichiarazione d’intenti.
Di lì a poco vengono aperti i primi empori solidali: “Il Cedro” a Schio nell’aprile 2022, in via Marconi, e l’ “Olmo” a Thiene in via Rasa a dicembre 2022, anche grazie al contributo di “Only the brave Foundation” che finanzia gli interventi di ristrutturazione degli spazi e l’arredamento. L’intento è creare luoghi in cui le persone possano fare la spesa in autonomia, valorizzando la dignità e la libertà di scelta, riducendo così lo stigma e la vergogna spesso associati
all’aiuto alimentare e costruendo una rete solidale che genera relazioni e coesione sociale.
“Oggi – prosegue Sassaro - il progetto si articola in tre filoni principali: l’Emporio solidale diffuso, con sede a Villaverla, in cui avviene la distribuzione dei carichi consegnati dalle organizzazioni dei produttori ortofrutticoli e la distribuzione delle derrate alimentari in eccedenza grazie a una novantina di associazioni ed enti che ritirano i quantitativi di merce in base alle necessità dei loro assistiti a cui poi li fanno pervenire; l’emporio solidale ‘Il Cedro’ di Schio e l’emporio solidale ‘Olmo’ di Thiene”.
Come
funzionano
gli empori
La distribuzione avviene in modo diffuso. A Villaverla è presente un magazzino refrigerato e un punto di distribuzione che, come si è visto, serve le realtà associative locali, che svolgono una funzione di ascolto eraccolta di richieste di aiuto, si coordinano grazie a momenti periodici di verifica e condividono valori e buone pratiche. A Schio e Thiene, invece, la distribuzione avviene direttamente all’emporio solidale, che funziona come luogo di redistribuzio -
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ne ed equità sociale dove singoli e famiglie che ne hanno necessità possono fare “la spesa”.
La cooperativa sociale Verlata mette inoltre a disposizione un mezzo per il trasporto a temperatura controllata e il personale per il recupero e la logistica dei prodotti. “A monte, gli alimenti provengono dalla grande distribuzione, da produttori locali, dalle mense scolastiche, ma anche da raccolte nelle parrocchie, nei supermercati, nelle scuole e da donazioni di singoli cittadini – dice Sassaro -. Grazie a un contributo di Fondazione Cariverona, l’associazione “Da spreco a risorsa” può anche acquistare periodicamente generi alimentari di prima necessità da distribuire nei diversi sportelli”.
Nel corso degli anni si è costituita una rete coesa di soggetti che si sostengono a vicenda, si confrontano sui casi, armonizzano gli interventi evitando la duplicazione degli aiuti. Questo ha permesso di ottimizzare le risorse, intercettare più famiglie e costruire percorsi più efficaci e duraturi di uscita dalla povertà.
“Gli empori solidali di Schio e Thiene sono spazi accoglienti, funzionali e ben organizzati, dove le famiglie possono scegliere in autonomia i prodotti di cui hanno bisogno – riprende il presidente Sassaro -. L’accesso agli empori, regolamentato, avviene tramite una tessera punti, rilasciata in base a un colloquio effettuato dagli operatori dei servizi sociali comunali, degli sportelli di ascolto delle singole parrocchie e delle associazioni partner o direttamente del centro di ascolto ospitato all’interno dell’emporio “Il Cedro”. Ogni prodotto sugli scaffali ha un valore in punti e ogni persona può fare la spesa tenendo conto del proprio budget mensile. Non si usano soldi: il sistema è pensato per promuovere l’autonomia, la responsabilizzazione e la possibilità di scegliere secondo i propri gusti e le proprie abitudini culturali e alimentari.
Negli empori si trovano generi alimentari, prodotti per l’igiene della casa e della persona, pannolini, latte in polvere e altri articoli per l’infanzia. Accanto alla distribuzione di beni materiali, sono presenti anche servizi di ascolto e orientamento: uno sportello CAF/patronato, un servizio di counseling per il supporto psicologico, uno spazio per bambini, aree relax per le famiglie e, prossimamente, sportelli dedicati alla promozione dell’occupazione e alla prevenzione della violenza di genere.
I numeri di Schio e Thiene
Attualmente l’emporio “Il Cedro” accoglie circa 310 famiglie ogni 15 giorni, provenienti dai comuni di Schio, Santorso, Marano Vicentino, Malo, Torrebelvicino e Valli del Pasubio. Dalla sua apertura ha seguito complessivamente oltre 600 nuclei familiari. L’emporio “Olmo”, invece, serve 286 famiglie residenti nei comuni di Thiene, Zanè, Zugliano, Lugo, Fara e Calvene. Dall’apertura ha sostenuto oltre 500 nuclei. 180 sono i volontari impegnati nei tre empori solidali, ognuno con competenze e ruoli diversi, ma tutti fondamentali. Nel 2024, anche grazie al loro contributo, sono stati recuperati e redistribuiti circa 21 mila quintali di alimenti.
La maggior parte delle famiglie aiutate dagli empori solidali sono nuclei con figli:famiglie dove spesso lavora un solo componente che percepisce uno stipendio basso, ha bambini e ragazzi a carico e la necessità di pagare l’affitto.
Gli assistiti sono persone che vanno dai 18 ai 64 anni di età – senza contare i fi -
gli minorenni. Poche invece le persone più anziane, probabilmente perché hanno difficoltà negli spostamenti o vengono attivati servizi di pasti a domicilio. Circa il 60% sono persone di origine straniera che non hanno sul territorio rete familiare o sociale, mentre circa il 40% sono di origine italiana, anche se quest’ultima percentuale è in aumento rispetto alla prima.
“Il Cedro” e “Olmo” non sono soltanto luoghi di aiuto, ma veri e propri spazi comunitari in cui si costruiscono relazioni, si promuove la cittadinanza attiva e si sviluppa un senso di appartenenza.
“Oltre al servizio di assistenza alimentare, il progetto vuole anche stimolare una riflessione più ampia sullo spreco e sulla necessità di adottare stili di vita più sostenibili e consapevoli – spiega Sassaro -. Per questo, gli empori collaborano con le scuole del territorio per promuovere percorsi di educazione alla cittadinanza e alla solidarietà e ospitano regolarmente studenti in alternanza scuola-lavoro e giovani in servizio civile. Dal prossimo anno gli assistiti oltre al valore in punteggio dei prodotti sugli scaffali troveranno anche il valore medio economico del prodotto e a fine spesa potranno avere la possibilità di avere un resoconto sul valore economico in euro delle spese ricevute in donazione: questo aiuterà chi si trova in difficoltà a capire il reale aiuto che viene erogato e permetterà alle amministrazioni comunali di comprendere il grande sforzo e supporto economico che gli empori solidali offrono ai propri territori”. ◆
L’Attualità
Mirella Dal Zotto
Unione montana Pasubio Alto Vicentino è stata impegnata in questi mesi a raccogliere la disponibilità di privati disposti a cedere, al prezzo simbolico di 1 euro, edifici disabitati e inagibili nelle contrade di collina e montagna, per metterli a disposizione di persone che si impegnassero a ristrutturarli e a portarvi la residenza entro tempi e modalità stabiliti da un apposito bando. Il termine per segnalare l’interesse è stato prorogato dal 30 giugno al 15 settembre. Abbiamo chiesto al presidente Mosè Squarzon di farci il punto della situazione.
Si tratta di un’iniziativa proposta a livello nazionale, ma quali sono state le motivazioni che hanno spinto anche l’Unione montana ad accoglierla?
“Ci siamo proposti come “ente facilitatore” tra i proprietari di immobili e i potenziali nuovi residenti interessati a investire e stabilirsi nel territorio montano. L’obiettivo è rivitalizzare gli immobili abbandonati e attrarre nuove persone nelle nostre comunità. L’iniziativa “Case a 1 euro” nasce dal più ampio progetto “Green community”, che si prefigge la missione di recuperare il patrimonio edilizio in stato di degrado. L’obiettivo è contrastare lo spopolamento delle nostre aree montane, cercando di conciliare le esigenze dei proprietari con fabbricati in abbandono o a rischio crollo e il desiderio di nuovi abitanti di investire in luoghi immersi nella natura.
Ci spiega i motivi per cui potrebbe essere un’occasione appetibile da entrambe le parti?
“Spesso la detenzione di questi beni comporta non solo responsabilità legate alla sicurezza, ma anche oneri fiscali e vincoli
Case a un euro nelle contrade
Sta cominciando a dare buoni risultati l’iniziativa dell’Unione montana di raccogliere la disponibilità di privati disposti a cedere, al prezzo simbolico di 1 euro, edifici disabitati e inagibili nelle contrade di collina e montagna, per metterli a disposizione di persone che si impegnassero a ristrutturarli e a portarvi la residenza.
burocratici significativi. Aderendo al progetto diamo la possibilità di liberarsi da gravami, cedendo l’immobile e chiudendo così una situazione spesso complessa e costosa. In questo modo, si trasformano delle passività in opportunità, sia per i proprietari che per la comunità, che vedrà riqualificato il proprio territorio. Chi mette a disposizione le case deve sapere che lo fa per il bene comune”.
Come Unione montana avete identificato ruderi adatti allo scopo?
“Abbiamo adottato un approccio metodico e preciso, utilizzando i dati dei fabbricati presenti negli uffici tributi dei nostri Comuni e incrociandoli con i risultati del volo LiDaR (Light Detection and Ranging), effettuato sull’intera superficie dell’Unione Montana”.
Qual è stata finora la risposta?
“ Inizialmente, l’iniziativa ha generato un’ondata di entusiasmo, Finora sono arrivate richieste da parte di famiglie tedesche (che si trasferirebbero anche con i loro animali e sarebbero disposte a creare agriturismi o b&b), inglesi e rumene. Abbiamo la sensazione di essere solo all’inizio: attualmente, tra italiani e stranieri abbiamo raccolto un centinaio di disponibilità. Ci siamo resi conto, peraltro, che l’informazione non era stata pienamente compresa da tutti. Molti, forse, pensavano che fossero disponibili risorse pubbliche, ma queste riguardano solo la schedatura urbanistico-edilizia dei fabbricati che saranno posti ‘in vetrina’, al resto deve pensare il privato. Per
chiarire ogni dubbio abbiamo organizzato una serie di incontri informativi in tutti i territori: abbiamo già incontrato i cittadini di Torrebelvicino, di Valli del Pasubio, di Recoaro, di Piovene Rocchette e incontreremo quelli di Schio. È fondamentale far capire che chi aderisce a questo progetto non è un venditore nel senso tradizionale del termine; si tratta piuttosto di cittadini che desiderano contribuire attivamente al rinnovamento del territorio attraverso la cessione volontaria delle proprie proprietà”.
Ci sono zone dell’Unione montana che hanno registrato maggiori disponibilità da parte dei privati?
“Devo dire che finora la vallata dell’Agno ha risposto con maggiore entusiasmo. Il recupero delle zone montane disabitate non è affatto semplice e il problema di fondo risiede nella carenza di servizi e comodità, a cui la gente oggi è abituata. Vivere in contesti dove la natura è ancora predominante richiede un adattamento a ritmi ben diversi da quelli della pianura e chi è disposto a investire in simili contesti deve esserne consapevole e ambire a una vita semplice e a contatto con la natura. In altri luoghi d’Italia, dove ci sono stati investimenti significativi anche da parte delle amministrazioni pubbliche, si sta assistendo a una buona dinamicità del mercato immobiliare e a una conseguente occupazione di fabbricati che erano rimasti abbandonati per lungo tempo. È una strada in salita, ma da percorrere”. ◆
Spettacoli
SMirella Dal Zotto
chio si prepara ad accendere i ri fl ettori sulla prima edizione dell’International Scledum Film Festival, in programma all’inizio di agosto nell’anfiteatro di Palazzo Toaldi Capra. Si tratta di un evento innovativo e ambizioso, ideato e diretto dal regista e autore Alessandro Carrieri, presidente dell’associazione culturale “Stanza Perfetta”, promotrice e organizzatrice della manifestazione. Al suo fianco, nella direzione organizzativa, il vicepresidente Filippo Dorigato, attore, produttore e imprenditore scledense, e il Comune di Schio, che ha accolto con entusiasmo l’iniziativa, sostenendola logisticamente ed economicamente. “L’idea è nata dall’esigenza di voler promuovere un festival non banale e sopratutto legato al territorio - spiega Carrieri -. È stato automatico pensare al settore del costume, che si lega perfettamente alla tradizione tessile di Schio, e non essendoci un festival che evidenzia l’importanza proprio del costume nel rendere iconico un film, io e Dorigato abbiamo pensato che potesse essere un’idea
Un Festival tra cinema e costume
Nasce l’International Scledum Film Festival, in programma a inizio agosto. Un nuovo evento che punta a valorizzare il ruolo dei costumi nel mondo del cinema. “Puntiamo a portare professionisti che lavorano dietro le quinte e nomi noti del panorama cinematografico italiano”.
vincente, perché può diventare nel tempo un punto di riferimento per il settore”. Il festival nasce infatti con una visione chiara e affascinante, per dimostrare come l’abito possa diventare parte dell’identità di un personaggio, contribuendo a rendere un film immortale. Ricordate il celebre vestito luccicante di Marilyn Monroe, la tuta gialla di Uma Thurman, il completo bianco di John Travolta? Il costume diventa cinema, e il cinema diventa memoria collettiva. “Schio ha molte potenzialità – prosegue Carrieri – e il Festival può diventare un motivo di richiamo. Con costanza e impegno da parte di tutti coloro che verranno coinvolti, può crescere e aiutare a illuminare le meraviglie di questi luoghi. Puntiamo a portare professionisti che lavorano dietro le quinte e nomi noti del panorama cinematografico italiano. Arriveranno, fra gli altri, le attrici Donatella Finocchiaro e Valeria Solarino (premiate con il David di Donatello); i registi Stefano Nicolao e Raffaella Riva; il produttore Lucio Scarpa. Sono solo alcuni nomi del panorama
In bicicletta a Roma per il Giubileo
Un sodalizio lungo 25 anni, che vede al centro la comune passione per la bicicletta, i viaggi a pedali e la voglia di misurarsi ancora con le gambe e soprattutto con lo spirito: sono stati questi gli ingredienti dell’impresa che una ventina di appassionati ciclisti scledensi ha intrapreso, partendo da Schio il 14 giugno scorso e arrivando a Roma il 20. Il gruppo, negli anni dal 2000 in poi, ha raggiunto in bici le tre città gemellate con Schio (Landshut, Kaposvar, Pétange), ha percorso gli Alti Tauri in Austria e pedalato nei parchi fluviali tedeschi, raggiungendo pure Amatrice dopo il terremoto.
Le adesioni per il viaggio del Giubileo a Roma sono state 21 e la quota rosa ha sfiorato
la metà. I partecipanti, di età compresa tra i 12 e i 79 anni, erano muniti di navigatori, sensori di rilevamento auto, luci segnaletiche ricaricabili, specchietti retrovisori, caschi con luci lampeggianti e abbigliamento specializzato: per l’occasione è stata realizzata una maglia da ciclista con un logo che ricorda i 25 anni di pedalate in compagnia.
Prima tappa, obbligatoria e sotto casa, il Santuario Giubilare delle Canossiane, dove è stato apposto il timbro sulla credenziale dei PAPI (Pellegrini A Pedali Intrepidi) e acquisita la benedizione di Santa Bakhita. Per coerenza, anche l’arrivo a Roma ha visto il gruppo approdare a un Istituto Canossiano, dopo aver raggiunto però la parrocchia di
cinematografico italiano, saranno presenti anche costumisti e documentaristi; suggerisco di frequentare questo festival durante tutti gli eventi, perché le tante persone che lavorano dietro la macchina da presa hanno storie ed esperienze da raccontare che saranno formative e arricchenti”. Ad aprire ufficialmente la kermesse sarà la sfilata della stilista Zizi Abusala, libica di origine e tedesca di adozione, fondatrice di un brand che è anche simbolo di autodeterminazione femminile. Una donna che, attraverso la moda, ha conquistato la propria indipendenza, diventando un modello per migliaia di donne arabe.
Sono in programma proiezioni di cortometraggi selezionati, omaggi e tributi a grandi nomi del cinema, talk, incontri, masterclass. Il festival gode del sostegno di Ascom Schio e di CNA, Confindustria e Confartigianato. Tra i partner figurano le associazioni culturali Schio Teatro 80 e Progetto Ophélie, che punteranno particolarmente l’attenzione sulla figura di Ernest Hemingway a Schio. ◆
San Pietro e aver ricevuto il meritato “Testimonium”, il documento rilasciato a quanti si sono recati nella città eterna nell’anno giubilare, compiendo almeno 100 km a piedi o 200 in bicicletta. Traguardo raggiunto, anche stavolta. ◆ [M.D.Z.]
Donatella Finocchiaro e Valeria Solarino
Spettacoli
TMirella Dal Zotto
empo di bilanci per la Fondazione Teatro Civico, che quest’anno ha puntato particolarmente sul coinvolgimento dei giovani. Cinque le rassegne in cartellone (prosa, musica, danza, spettacoli per le famiglie e per le scuole), 60 gli appuntamenti, 9 i percorsi educativi e 250 le ore di laboratorio.
Le presenze sono state 25 mila (del resto già raggiunte nella scorsa edizione) e 220 le giornate di apertura fra Civico, Astra e Calendoli (10% in più rispetto alla stagione precedente), suddivise tra spettacoli della
Fondazione da 25 mila presenze
I numeri con cui si è chiusa la stagione della Fondazione Teatro Civico confermano il totale delle presenze dell’anno scorso e registrano un +20% in quelle della stagione teatrale principale.
Fondazione, progetti speciali per i cittadini, eventi organizzati da esterni.
“Schio Grande Teatro” ha ospitato 180 artisti, con un’attenzione particolare per gli under 35, risultati essere il 56% degli artisti in scena. È stato registrato il tutto esaurito in 10 appuntamenti della stagione, con un’occupazione media della sala dell’82%.
In totale gli spettacoli del cartellone hanno superato le 12 mila presenze (+20% rispetto alla precedente stagione); 660 sono stati gli abbonati, in linea con il numero della stagione precedente; un dato importante riguarda il pubblico più giovane, con un aumento del 20% delle Campus Card sottoscritte dagli under 19.
Confermata l’attenzione per la danza, con 4 spettacoli e una performance urbana in doppia replica.
“Civico da Favola”, pensato per le famiglie, ha portato a teatro 1500 spettatori in 6 spettacoli. “Teatro Scuola” ha fatto registrare la presenza di 6500 studenti dai 3 ai 19 anni, con 27 appuntamenti.
VISTO
DAL CASTELLO / 25
Sono emersi dati interessanti anche dai questionari di gradimento: il 75% degli spettatori ha assegnato 4 o 5 su 5 come voto al programma.
Il laboratorio “Campus Lab – officina delle Arti” ha offerto 250 ore di laboratorio, favorendo occasioni di crescita per 400 giovani under 20, con 7 percorsi differenziati.
“Dance Well, ricerca e movimento per il Parkinson”, ciclo di incontri aperti a tutti, ha coinvolto 70 cittadini dai 30 ai 92 anni.
“UN-DUST, Diversity friendly cultural spaces”, realizzato nell’ambito del programma Ersamus+ e cofinanziato dall’Unione Europea, ha ospitato al Civico per una decina di giorni 24 ragazzi tra i 18 e i 25 anni provenienti da Serbia, Slovenia e Italia. Infine, oltre 500 persone hanno scoperto la storia, i retroscena e i segreti del nostro teatro storico, con la guida dello staff e della squadra tecnica.
Dai dati si evince chiaramente che il teatro, in tutte le sue varie forme, è il catalizzatore culturale della città. ◆
Come (non) farsi rubare il taccuino al mercato
IMariano Castello
o ho sempre pensato di essere bastanza scantà fora, no un baucoto come se ne vedono bastansetta anche in giro per Schio. Se uno mi diceva: “No tignere el tacuin dadrio, che i te lo frega” rispondevo: “Va là, dighe che i prova” e questo non perché pensassi che a Schio non ci potessero essere ladri, ma per un’acritica fiducia nella mia destrezza. E dopo: “Te sentirè ben se i te mete la man nel dadrio, o no?” “Eh, ma sti qua i ga na manina…”.
Aveva ragione questo qua: è capitato al mercato del sabato, penso in via Nova il 21 giugno scorso. Pensavo una cosa e invece era un’altra. Sentito niente: era vero il discorso della manina. Ci ho rimesso 80 euro, per questo bel gusto. Mi hanno detto che nello stesso giorno è capitata la stessa cosa anche a un altro, che ci ha rimesso settanta e forse anche a un terzo: ma in questo caso i prota-
gonisti sono piuttosto reticenti per il timore di essere considerati baucoti. Ho rifatto il giro delle botteghe e dei banchi sui quali mi ero fermato e ho domandato se per caso avessero trovato par terra un tacuin. “No, nessuno aveva trovato taccuini”. E la patente e il bancomat, osti bisognava bloccarlo subito, se no mi portano via tutto. Il numero: qual è il numero per bloccarlo? Mi pareva di averlo scritto da qualche parte… “E la denuncia? Hai fatto la denuncia ai Caramba?” “No, gnanca pènsà, mi”. “Bisogna, se no sì eh…”. Sono cose che fanno venire l’ansia. E allora corri in via Maraschin a fare la denuncia. Per la verità sono stato anche fortunato pur nella sfortuna. Il mio taccuino è stato trovato dalla moglie di un mio ex collega della Lanerossi, Carlo Bocchi (non ricordo il nome della moglie) che è andato su internet e anche alla libreria Bortoloso, che alla fine gli ha dato il mio numero di telefono. Ringrazio Bocchi e anche la libreria Bortoloso.
Naturalmente, come ho detto, i soldi non c’erano più, ma c’erano tutte le schede e le tessere sulle quali ormai la nostra vita si regge. Guai a perderle!
Non so se a Schio esista un’organizzazione di ladroni, che opera nei momenti di affollamento, perché allora Schio sarebbe una piccola Venezia.
Questa esperienza mi permette di fare ai miei concittadini una raccomandazione: non tenete i taccuini dietro, soprattutto se andate al mercato, tenetelo davanti, perché io credo che il davanti delle persone sia più sensibile del didietro a eventuali manine e poi davanti vedete questa manina che si muove, o no?
Mah io ormai non ho più fiducia nella mia destrezza e quanto alla vista, sono mezzo orbo. Credo di dover giungere alla fine a questa amara conclusione: “Meglio perdere un po’ di fiducia in se stessi, piuttosto che farsi fregare il taccuino al mercato”. ◆