Attualità

Corte di giustizia dell’UE (CGUE) Lussemburgo
Corte di giustizia dell’UE (CGUE) Lussemburgo
«Ai buonisti »
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«Se la Svizzera rinuncia alla sua neutralità, perde la sua sovranità»
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«Patto pandemico dell'OMS: il parlamento
frena il Consiglio federale»
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ISSN 2234-9723
Redazione Pro Svizzera
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LEGATI
Con un testamento si stabilisce cosa si vuole che accada ai propri risparmi, ai propri titoli e ai propri beni immobili. Se apprezzate Pro Svizzera, sostenete il nostro lavoro per preservare una Svizzera libera e neutrale. Grazie di cuore!
Il 1° agosto abbiamo festeggiato il 733° compleanno della nostra Confederazione. Insieme a tre giovani membri di Pro Svizzera - provenienti dal Ticino, dalla Svizzera romanda e dalla Svizzera tedesca - ho lanciato un messaggio di saluto sulle nostre piattaforme di social media e sul nostro sito web per celebrare questo anniversario che ci riempie di orgoglio.
Noi quattro abbiamo «filmato» i nostri messaggi senza concordare chi avrebbe detto cosa e come. Sono rimasto impressionato e compiaciuto dall'accordo che è emerso con parole e pensieri diversi. Questo mi dà fiducia.
A proposito: è possibile vedere i video su www. proschweiz.ch.
I nostri padri fondatori del 1291 si unirono e giurarono, nella malizia di quei tempi minacciosi, di difendere insieme i valori fondamentali della nostra Svizzera contro gli aggressori stranieri: libertà, sovranità, propria giurisdizione e abolizione dei balivi che si arricchivano alle spalle dell'allora Svizzera. È difficile da credere, ma anche se per secoli ce la siamo cavata egregiamente con l'eredità dei nostri antenati, oggi gli stessi pilastri fondamentali della nostra coesistenza nazionale sono di nuovo in discussione, con la differenza che adesso il pericolo non viene solo dall'esterno (leggi UE), ma purtroppo anche dall'interno: un numero non trascurabile di Svizzeri e, non da ultimo, di politici cerca la propria salvezza in uno stretto legame istituzionale con l'UE e forse addirittura in una piena integrazione nell'UE. Ciò è tanto più sorprendente se si considera che la lenta disintegrazione economica dell'UE, e della Germania in particolare, è visibile e percepibile da tutti quotidianamente e che ora anche all'interno dell'UE si stanno formando gruppi che vogliono eliminare il Mo-
loch burocratico di Bruxelles. Ciononostante, gli euroturbo non si danno per vinti e vogliono imporci questo ingannevole «nuovo accordo-quadro». Ancora prima dei negoziati veri e propri, la Berna federale e l' UE di Bruxelles si sono già accordate - senza partecipazione del sovrano - su ciò che ci aspetta, in un cosiddetto «Common Understanding». La Svizzera deve obbedire e pagare, l'UE comanda. Vale quindi la pena di essere consapevoli dei nostri punti di forza e delle opportunità di successo della Svizzera - nel senso di una guida al successo - che difficilmente potrebbero essere realizzati se fossimo integrati nell'UE. Se prendiamo a cuore questi punti nello spirito dei nostri padri fondatori e dei nostri antenati e se coltiviamo e difendiamo con coraggio i nostri punti di forza straordinari, nulla potrà ostacolare il continuo successo della Svizzera in futuro. Continuiamo a coltivare questa «Swissness» in modo disciplinato e non ascoltiamo gli invidiosi e i detrattori in patria e all'estero. Non si tratta di pensieri obsoleti tolti dalla naftalina. I nostri tre giovani membri ne sono la dimostrazione.
La libertà è un bene prezioso. Opponiamoci a qualsiasi forma di restrizione della libertà, sia che si tratti di un'eccessiva estensione dei diritti delle minoranze, di una messa sotto tutela linguistica o digitale, di un'iperregolamentazione o di un'eccessiva e non necessaria ingerenza dello Stato!
Vostro Dr. Med. Stephan Rietiker Presidente Pro Svizzera
Conferenze internazionali:
Dr. Christoph Blocher imprenditore, già consigliere federale e ex consigliere nazionale
Le conferenze internazionali come quelle sul Bürgenstock si tengono sempre in luoghi meravigliosi. Questo permette ai partecipanti di godere di un piacevole soggiorno in un lontano albergo di prima classe – comodamente, a spese dei contribuenti.
Il motivo di queste «conferenze» è sempre lo stesso: vogliamo fare qualcosa di buono e dimostrare che siamo brave persone. Ma questo non porta a nulla di buono. L'esperienza ha dimostrato che, se si vuole davvero fare del bene, bisogna lavorare in modo disinteressato per gli altri. Questo può arrivare fino al sacrificio di sé stessi. Penso al soldato svizzero. Egli fa del bene perché protegge - senza distinzioni - le persone dalla guerra, mantiene la pace e l'indipendenza del paese e per questo deve addirittura essere pronto a sacrificare la propria vita. Qui ravvisiamo il problema fondamentale del turismo congressuale e il pericolo della politica: si fa molto solo per apparire belli e buoni. È pura «cura dell'immagine»: la cosa più importante è la propria reputazione. Ma nessuno se ne deve accorgere. Così si racconta una storia diversa e si parla di cose belle. Essere a favore della «pace» migliora l'immagine. Chi vorrebbe essere contrario? In ogni angolo si possono riconoscere i problemi della conferenza sul Bürgenstock. Chiunque
ne riveli il motivo si sente subito dire: «Ah, quindi sei contro la pace! Ah, quindi sei per Putin!». Ma chi vuole la pace deve sopportare questi attacchi. Egli sa che, se si vuole davvero creare la pace tra due contendenti, bisogna ascoltare ambedue le parti, parlare con entrambe. Che piaccia o no. Può essere molto sgradevole. Ma tutti sanno che la pace non si otterrà mai con una mostra in passerella. È necessario un faticoso altruismo. Torniamo al lavoro.
«Se si vuole davvero creare la pace tra due contendenti, bisogna ascoltare ambedue le parti, parlare con entrambe.»
100 anni di
Per voi. Da noi. Per il futuro.
1924
Noi festeggiamo. Voi beneficiate.
Scansionare subito, partecipare e vincere! Oppure su emilfrey.ch/100
Le pietre miliari di una storia di successo.
1926
Spirito pionieristico:
Il 1° ottobre, Emil Frey, meccanico qualificato, apre un‘officina per biciclette e motociclette in Schwingerstrasse 3, Zurigo.
1949
Coraggio:
Costruzione del centro di importazione a Safenwil (AG). Secondo i calcoli di Emil Frey, la strada nazionale che collega Zurigo e Berna verrà in seguito fatta passare da lì.
2012
Tradizione familiare:
Rilancio di Emil Frey Racing con Lorenz Frey-Hilti e quindi la terza generazione. Lo sport motoristico viene nuovamente utilizzato come vetrina dove poter dimostrare le competenze del Gruppo.
Ulteriore evoluzione:
Apertura del primo negozio di moto in Stampfenbachplatz 1 a Zurigo. Inizio dell‘importazione di Swallow Sidecar (poi Jaguar).
1969
Cambio della guardia:
Emil Frey cede ufficialmente la direzione generale del gruppo aziendale al figlio Walter.
2015 Passione:
Apertura del Classic Car Center a Safenwil. Museo e luogo di incontro per gli appassionati di auto d‘epoca.
1935
Filosofia:
Emil Frey scrive una lettera ai suoi clienti che viene seguita ancora oggi e che ancora funge da credo aziendale.
1971
Crescita:
Acquisizione del gruppo di garage Perrot Duval nella Svizzera occidentale. Prima espansione nella Svizzera occidentale.
2018
Espansione:
Sviluppo continuo del Gruppo Emil Frey in Svizzera e in altri Paesi europei.
1948
Radici:
Apertura della concessionaria di automobili di Zürich-Altstetten, tuttora sede del Gruppo Emil Frey.
1978
Sicurezza:
Fondazione del Centro per la sicurezza stradale di Veltheim (ora Driving Center Svizzera).
2024
Anniversario:
L‘azienda familiare è caratterizzata da costanza e assiduità. In 100 anni, si sono succeduti solo due titolari alla guida delmGruppo Emil Frey: il fondatore dell‘azienda Emil e il successore Walter.
Ami Bossard Gartenmann a colloquio con Rémy Wyssmann
Rémy, sono lieta di poterTi intervistare come nuovo membro del Comitato di Pro Svizzera. Tu sei avvocato con un tuo studio legale, sei sposato, hai due figli grandi e vivi nel canton Soletta. Sei stato eletto in Consiglio nazionale per l'UDC il 22 ottobre 2023. Qual è la Tua motivazione?
Quale avvocato autonomo, indipendente e libero professionista con quasi 30 anni di esperienza pratica nella libera concorrenza, mi rendo conto quotidianamente di come i cittadini di questo paese siano sempre più impotenti e indifesi di fronte a una burocrazia amministrativa sempre più potente. La coercizione e la messa sotto tutela della popolazione in tutti i settori della vita, ma anche l'onere fiscale, hanno raggiunto un livello ormai inaccettabile.
In qualità di specialista in diritto della responsabilità civile e delle assicurazioni, Ti sei battuto per la divulgazione dei contratti relativi ai vaccini durante la pandemia di coronavirus. Hai ottenuto una divulgazione parziale da parte dell'Ufficio federale della sanità pubblica. Cosa succederà ora?
Il termine ultimo per presentare una replica alle risposte al ricorso dell'UFSP e di Novavax Inc. è il 12 luglio 2024. Attualmente sto preparando questa risposta.
Tu sei già molto impegnato professionalmente e politicamente. Qual è stato il motivo principale per cui hai voluto entrare a far parte del Comitato di Pro Svizzera? Vorrei che la Svizzera rimanesse indipendente, libera e autonoma. Qualsiasi rinuncia alla sovranità del paese comporta la perdita delle libertà individuali e dell'autodeterminazione finanziaria di ogni singolo cittadino. Il peso già insopportabile della burocrazia, delle tasse e delle imposte diventa ancora più insopportabile con ogni ulteriore collegamento internazionale. Ecco solo alcuni esempi: gli accordi vincolanti con l'UE, il trattato dell'OMS sulle pandemie, le direttive sanitarie internazionali, ecc. Non voglio che i nostri sudati miliardi di tasse vengano spediti in tutto il mondo mentre i nostri cittadini vengono derubati.
Pro Svizzera si è prefissata due compiti principali: impedire l'annessione all'UE e sostenere l'iniziativa sulla neutralità. Quali sono gli ostacoli maggiori in relazione all'UE, quali sono le linee rosse per la Svizzera?
L'immigrazione di massa deve cessare, i controlli alle frontiere devono essere reintrodotti e dobbiamo essere in grado di determinare nuovamente la nostra politica migratoria. Anche la ripresa de facto del diritto dell'UE
«La Svizzera deve finalmente assumere una posizione più assertiva nei confronti di Bruxelles e, se necessario, minacciare di disdire l'Accordo sulla libera circolazione delle persone e l'Accordo di Schengen.»
deve cessare. I giudici stranieri sono un assoluto tabù. La Svizzera deve finalmente assumere una posizione più decisa nei confronti di Bruxelles e, se necessario, minacciare di disdire l'Accordo di libera circolazione delle persone e l'Accordo di Schengen. I burocrati amministrativi nominati a questo scopo, compreso il Consiglio federale, non sono in grado di farlo perché non hanno mai dovuto farsi valere sul mercato e sulla concorrenza e quindi non hanno mai imparato a negoziare. Chi ha vissuto tutta la vita con i soldi dei contribuenti non ha fame e quindi non ha l'impegno necessario.
Che valore dai alla neutralità? Sei favorevole all'ancoraggio dei princìpi della neutralità svizzera nella Costituzione federale?
Senza neutralità non c'è sovranità, senza sovranità non c'è libertà. Senza libertà, niente prosperità. Il secolare modello di successo della Svizzera è la migliore prova che dobbiamo rimanere neutrali e liberi.
Grazie mille per l'interessante intervista e per il Tuo impegno a favore di Pro Svizzera! I migliori auguri per il futuro.
Si all’Iniziativa sulla neutralità
«Se la Svizzera rinuncia alla sua neutralità, perde la sua sovranità»
Egregio signor Beutler, Lei ha scritto finora dieci romanzi polizieschi di successo. Sono basati su eventi realmente accaduti. Lei tematizza le lamentele e vuole smuovere le acque con l'obiettivo di creare più giustizia. Lei è un membro del PS. In una lettera dei lettori, lei si schiera chiaramente a favore dell'iniziativa per la neutralità. Una Svizzera neutrale può creare giustizia?
La neutralità non è direttamente collegata alla giustizia. Tuttavia, può essere un mezzo per raggiungerla. In un conflitto come la guerra in Ucraina, entrambe le parti sostengono di essere nel giusto. Solo chi ascolta entrambe le parti può contribuire alla creazione di giustizia. La Svizzera neutrale ha già dimostrato più volte di essere in grado di risolvere i conflitti. Si tratta di prevenire ulteriori sofferenze. Ogni vittima di guerra, sia essa un civile o un soldato, è una vittima di troppo. Morire in modo violento è sempre ingiusto.
Comportarsi in modo «neutrale» è considerato immorale in certi ambienti? Lei come la pensa?
Sì, questo sta accadendo attualmente in relazione alla guerra in Ucraina. Le persone vengono messe alla gogna
come «apologeti di Putin». Ma che cosa significa in realtà «apologeta di Putin»? Non mi è ancora stata fornita una definizione convincente. Non sono un sostenitore di Putin. È uno dei responsabili di questa guerra, ma è lungi dall'essere l'unico. Bisogna parlare con lui come con Selensky. In questo contesto, mi chiedo come si possa concepire l'idea di convocare una «conferenza di pace» sul Bürgenstock escludendo Putin. Non ci vedo nulla né di morale né di immorale. Piuttosto, ci vedo della stupidità.
Nella riunione del 26 giugno 2024, il Consiglio federale ha deciso di raccomandare al popolo e ai cantoni di respingere l'iniziativa per la neutralità. Se l'iniziativa per la neutralità venisse accettata, il Consiglio federale non potrebbe più partecipare alle sanzioni imposte dall'UE e dagli USA contro la Russia. Anche la crescente cooperazione militare con la NATO dovrebbe essere interrotta. Il Consiglio federale vuole continuare mantenere una politica di neutralità flessibile. Cosa ne pensa di questa decisione?
Considero questa decisione disonesta, vile e ipocrita. Perché la maggioranza del nostro governo nazionale non ammette che in realtà è contraria alla neutralità e che vede il suo obiettivo finale nell'adesione alla NATO? Il Consiglio federale accetta che la popolazione non abbia più voce in capitolo quando si tratta di inviare i nostri giovani uomini e donne in un altro paese per partecipare a una guerra? Il Consiglio federale si sbaglia se crede di poter vendere il suo NO alle Svizzere e agli Svizzeri definendolo come una politica flessibile di neutralità. Se la Svizzera rinuncia alla sua neutralità, perde la sua sovranità. Dovrebbe abolire la democrazia diretta e, in ultima analisi, diventerebbe il retrobottega delle nazioni tedesca, francese e italiana.
L'iniziativa è nata perché i critici della neutralità si sono organizzati. Questi gruppi sostengono che un impegno alla neutralità non è più al passo con i tempi. Ora sarà il popolo a votare. La risposta può essere solo SÌ o NO. Non c'è una soluzione intermedia. Come possiamo convincere la popolazione a votare a favore dell'iniziativa sulla neutralità?
Bisogna far capire alla popolazione che dal 12 settembre 1848, data di nascita della nuova Confederazione elvetica, non abbiamo più vissuto una guerra. Questo non sarebbe stato possibile senza la nostra neutralità. Dovremmo sempre esaminare la neutralità, non per abbandonarla, ma per adattarla alle circostanze attuali. La neutralità non è solo nell'interesse della Svizzera, ma anche di altri paesi, soprattutto europei. Attualmente siamo l'unico paese neutrale del nostro continente. Della
mediazione della Svizzera, detta anche «buoni uffici», possono e devono beneficiare anche le persone che non hanno un passaporto svizzero.
Egregio signor Beutler, La ringraziamo per il colloquio.
Le domande sono poste da Ami Bossard Gartenmann.
Peter Beutler
Nato nel 1942, laureato in filosofia, diplomato in chimica, è membro del PS dal 1962, è stato presidente della sezione PS di Meggen dal 1982 al 2002, deputato nel Gran Consiglio lucernese dal 1995 al 2007 e consigliere comunale di Beatenberg dal 2015 al 2018. È anche uno scrittore di successo.
Il Quadro europeo di valutazione dell'innovazione 2024 della Commissione europea classifica la Svizzera come il paese più innovativo d'Europa. In questo rapporto, la Commissione europea ha messo a confronto i 27 paesi dell'UE e altri undici Stati europei. Dietro la Svizzera, si collocano Svezia, Paesi Bassi e Norvegia, quali ulteriori «leader dell'innovazione».
La Svizzera ha ottenuto il punteggio più alto nella classifica delle piazze più attrattive. Negli istituti di ricerca lavorano molti dottorandi stranieri. I ricercatori svizzeri lavorano a stretto contatto con scienziati di altri paesi e con il settore privato.
[Fonte: Netzwoche.ch, 11.07.24]
La
Questa classifica è pubblicata annualmente dall'istituto di management IMD di Losanna. Dietro Singapore, la Svizzera si è piazzata al secondo posto nella classifica globale dei paesi più competitivi. La Svizzera è migliorata di un posto rispetto al 2023. Qui vengono valutate le prestazioni economiche, l'efficienza del governo, l'efficienza delle imprese e delle infrastrutture. La stabilità politica, il sistema educativo con formazione professionale e la forza delle PMI hanno contribuito a questo eccellente risultato.
[Fonte: www.handelszeitung.ch, 18.06.2024]
La Svizzera è rappresentata nel Consiglio d'Europa da una delegazione di 12 parlamentari. Lei è uno di questi. Il 26 giugno 2024, l'ex Consigliere federale Alain Berset è stato eletto Segretario generale del Consiglio d'Europa. Questa candidatura della Svizzera ha suscitato polemiche nel periodo precedente l'elezione, in particolare nell'UE. Perché gli ambienti dell'UE hanno cercato di impedire l'elezione di Alain Berset?
In primo luogo, avrei preferito vedere qualcuno come Christoph Blocher o Ueli Maurer in questo ruolo. Oppure Toni Brunner, Adrian Amstutz, Stephan Rietiker o Walter Wobmann. Ma non erano disponibili. Oltre a Berset, i candidati erano un fantoccio estone dell'UE e della NATO e lo storico commissario europeo per gli Affari giuridici Didier Reynders. Il belga è un impareggiabile euroturbo e un nemico della democrazia diretta. Con queste persone, l'UE ha voluto esercitare sul Consiglio d'Europa (relativamente indipendente) un potere ancora maggiore di quello che comunque già detiene.
Roland Rino Büchel
Consigliere nazionale UDC di Oberriet, SG
La Corte europea dei diritti dell'uomo CEDU ha recentemente condannato la Svizzera per una presunta insufficienza della sua politica climatica. Il Consiglio d'Europa influenzerà ora sempre più la politica svizzera?
Tra i 47 giudici ci sono figure piuttosto «singolari». Alcuni di loro si reputano, nella loro funzione giudiziaria, più in alto del buon Dio. Ergo, questi signori e signore non hanno alcun riguardo per le decisioni di democrazia diretta nel nostro paese.
Ci sono voci che chiedono la nostra uscita dal Consiglio d'Europa. Lei cosa ne pensa?
In particolare, si dovrebbe prendere in considerazione il ritiro dalla sempre più perversa Convenzione sui diritti dell'uomo. Lentamente, anche al di fuori di Pro Svizzera e dell'UDC, si sta cominciando a pensarci. Un esempio: sia il Consiglio degli Stati che il Consiglio nazionale non vogliono conformarsi alla scandalosa sentenza della CEDU. Questa decisione del parlamento è un chiaro segnale per il Consiglio federale. Sono curioso di vedere cosa diranno i nostri sette saggi al riguardo. Ma anche di vedere se i volubili parlamentari del centro e del PLR «insorgeranno» davvero se dall'estero ci dovesse essere un vero clamore.
«Avrei preferito vedere in questo ruolo qualcuno come Christoph Blocher o Ueli Maurer. Oppure Toni Brunner, Adrian Amstutz, Stephan Rietiker, Walter Wobmann.»
Come generalmente previsto (vedi Attualità 4: «Scivolone a sinistra - solo nel Regno Unito?»), Keir Starmer e il suo partito laburista hanno vinto le elezioni britanniche con un netto margine. Con 411 (+211) dei 650 collegi elettorali, il Labour ha ottenuto il secondo miglior risultato della sua storia. I conservatori, invece, hanno ottenuto 121 seggi (-251), il numero più basso dal 1832. Il terzo partito più numeroso è quello dei Liberaldemocratici (72), seguito dal Partito nazionale scozzese (SNP, 9), dallo Sinn Fein (7), dal Reform UK (ex Brexit Party) (5) e da partiti minori.
In termini percentuali, tuttavia, i laburisti hanno ottenuto solo un piccolo incremento, passando dal 32,1% al 33,7% (cfr. grafico I). A causa della minore affluenza alle urne, i voti per i laburisti sono stati addirittura 560.000 in meno rispetto al 2019. In effetti, bisogna guardare indietro di esattamente 100 anni per trovare un governo con una quota di elettori ancora più bassa (Ramsay MacDonald, Labour). Anche Keir Starmer non ha brillato nel suo collegio elettorale di Londra: è stato rieletto solo con circa la metà dei voti del 2019. Un risultato brillante è tutt'altra cosa.
È stata quindi soprattutto una sconfitta dei conservatori. Nel sistema britannico «First Past the Post», vince il candidato che riceve il maggior numero di voti nella rispettiva circoscrizione elettorale; è sufficiente la maggioranza semplice al primo e unico scrutinio. E poiché oltre 7 milioni di elettori conservatori hanno disertato le urne o hanno cambiato partito, i laburisti hanno conquistato un numero enorme di seggi senza guadagnare realmente in voti. I dati relativi alla circoscrizione elettorale dell'ex Primo Ministro Elizabeth Truss ne sono
un buon esempio (Grafico II). Si può anche notare che i laburisti avrebbero probabilmente vinto meno seggi se i conservatori e il Reform UK non si fossero combattuti a vicenda.
Nigel Farage ha vinto il suo collegio elettorale con un netto margine e il suo Reform UK ha ottenuto 4 milioni di voti, più dei liberaldemocratici (3,5 milioni). Questo fa di Reform UK la terza forza del Paese in termini di quota di elettori (Labour 9,7 milioni, Conservatori 6,8 milioni).
Tuttavia, poiché ha ottenuto solo 5 seggi, Nigel Farage chiede ora un cambiamento del sistema elettorale in direzione di una rappresentanza più proporzionale. Come il nuovo sistema elettorale dovrebbe configurarsi non è ancora chiaro per il momento. Ricordiamo che il popolo britannico aveva già respinto una modifica del sistema elettorale nel 2011.
La politica UE del governo Starmer potrebbe orientarsi a un riavvicinamento. Sebbene i laburisti non vogliano apparentemente rientrare nel mercato interno dell'UE, si parla di una dichiarazione congiunta con l'UE sulla sicurezza, che dovrebbe riguardare i settori della difesa, dell'energia, del cambiamento climatico, delle pandemie e dell'immigrazione. Il primo viaggio ufficiale del nuovo ministro degli Esteri Lammy è stato in Germania (non negli USA). Keir Starmer aveva sostenuto nel 2019 una seconda votazione sulla Brexit e praticamente tutti i 117 ministri del nuovo governo erano favorevoli alla permanenza nell'UE (con l'eccezione del voltagabbana conservatore Wakeford). Tuttavia, c'è ancora poco di concreto. Poco di concreto c'è stato anche nelle brevi 6 settimane di campagna elettorale!
Totale dei voti espressi per partito nella circoscrizione South West Norfolk dell'ex
Primo Ministro Elizabeth Truss, nel confronto tra il 2024 e il 2019. Il seggio va al candidato laburista, con una maggioranza di 630 voti.
La NATO apre a Ginevra un ufficio di collegamento multilaterale per sviluppare la cooperazione con le organizzazioni internazionali e non governative che vi hanno sede. Dopo New York e Vienna, la NATO intende rafforzare la cooperazione con le organizzazioni internazionali anche a Ginevra.
La Svizzera consente l’apertura dell’ufficio di collegamento nell’ambito del suo ruolo di Stato ospite.
La Svizzera ha ricevuto la richiesta ufficiale di apertura di un ufficio di collegamento da parte della NATO alla fine del 2023. Non appena il Consiglio federale ha approvato l’apertura dell’ufficio, il DFAE ha ricevuto l’incarico di definire i passi successivi in collaborazione con la NATO. [Comunicato stampa DFAE, 15.07.2024]
«Sebbene i laburisti non vogliano apparentemente rientrare nel mercato interno dell'UE, si parla di una dichiarazione congiunta con l'UE sulla sicurezza, che dovrebbe riguardare i settori della difesa, dell'energia, del cambiamento climatico, delle pandemie e dell'immigrazione.»
Attualmente stiamo osservando in politica principalmente due drastici sviluppi indesiderati: da un lato, la tendenza a una sempre maggiore regolamentazione e alla messa sotto tutela da parte dello Stato. La responsabilità individuale dei cittadini viene ignorata e le autorità vogliono più potere. Un esempio sintomatico ne è stata la pandemia di coronavirus. Da allora, sempre più norme vengono emanate a livello internazionale, fuori dal controllo democratico e senza la possibilità per i cittadini di influenzarle. Entrambe le cose sono puro veleno per una democrazia. Deve essere una priorità assoluta combattere questo malcostume del nostro tempo.
Dopo la pandemia di coronavirus, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) vuole avere più influenza politica. È stato quindi abbozzato un «accordo sulle pandemie». Questo accordo, che dovrebbe avere priorità sulle leggi nazionali, propugna il diritto fondamentale alla «migliore salute possibile». Ciò che a prima vista sembra geniale, è invece pericoloso: in futuro, il governo e le autorità saranno responsabili della salute di tutti. Dovranno assicurarsi che tutti si comportino correttamente, che mangino cibi sani e che evitino prodotti nocivi. Una tota-
Consigliere nazionale, membro della Commissione delle istituzioni politiche, Zurigo
le messa sotto tutela. L'accordo si spinge oltre: secondo l'OMS, le autorità dovrebbero influenzare la comunicazione pubblica, invalidare le voci critiche e combattere «l'informazione falsa o fuorviante o la disinformazione». Queste misure sono adatte agli Stati autocratici, ma sono incompatibili con una democrazia, nella quale proprio le opinioni critiche sono importanti. L'esperienza in questo senso durante la pandemia parla chiaro. Un altro punto: la democrazia diretta della Svizzera permette ai cittadini votanti di avere voce in capitolo nelle decisioni su questioni sostanziali. Una serie di competenze spetta ai cantoni, soprattutto in materia di politica sanitaria. Con il patto pandemico dell'OMS, essi non avrebbero più molto da dire. Un altro argomento a favore del fatto che i negoziati sarebbero dovuti essere interrotti da tempo, è che il patto pandemico non è compatibile con il nostro sistema statale.
Una corsa in solitaria dell'Ufficio federale della sanità pubblica
L'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) è di opinione diversa: sull'andamento dei negoziati è rimasto a lungo in silenzio. Il Consiglio federale non ha ritenuto necessario presentare il progetto di legge al parlamento.
Solo dopo innumerevoli interventi parlamentari le cose hanno cominciato a muoversi. Le commissioni degli affari esteri e della sanità di entrambe le camere hanno tenuto delle audizioni. I rappresentanti responsabili delle autorità hanno dovuto riferire.
Un'ulteriore pressione è stata esercitata dalla petizione di «Pro Svizzera», che ha raccolto oltre 37.000 firme. La petizione chiedeva al parlamento di adottare misure atte a garantire che la proposta di legge fosse sottoposta all'Assemblea federale. Solo così un referendum è possibile. Il parlamento ha accolto la richiesta: sia il Consiglio nazionale che la commissione del Consiglio degli Stati hanno appoggiato la mozione 22.3546, che chiede proprio questo. Il Consiglio degli Stati deciderà sulla mozione nella sessione autunnale di settembre. Ci sono buone probabilità che la mozione venga adottata.
L'impegno vale la pena!
Ancora una volta lo vediamo: la difesa della democrazia diretta vale la pena. Delle organizzazioni come «Pro Svizzera» sono più importanti che mai. Restiamo sul pezzo
e facciamo in modo che la Svizzera non aderisca mai all'accordo sulle pandemie! Tra l'altro, l'accordo non è stato adottato all'Assemblea Mondiale della Sanità di Ginevra a maggio, come inizialmente previsto. Gli Stati membri dell'OMS non sono riusciti a raggiungere un accordo. Tuttavia, il principale punto di scontro non sono stati tanto i contenuti, quanto e soprattutto le questioni finanziarie. Anche questo la dice lunga.
«La democrazia diretta della Svizzera permette ai cittadini votanti di avere voce in capitolo nelle decisioni su questioni sostanziali. Una serie di competenze spetta ai cantoni, soprattutto in materia di politica sanitaria.»
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A che punto sono i negoziati con l’UE?
Messaggi di Pro Svizzera in occasione della Festa federale 2024:
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Nella NZZ del 23 luglio 24, il consigliere federale Jans ha invitato i lettori a riflettere: «Il 1° agosto si avvicina. È una buona occasione per riflettere sulla Svizzera e sul suo ruolo in Europa e nel mondo. In questo giorno, spesso ci chiediamo cosa rende la Svizzera la nostra patria. Ma si potrebbe anche ribaltare la domanda: dov'è la patria della Svizzera? Lo scrittore Peter von Matt ha detto una volta al riguardo: "La patria della Svizzera è l'Europa"». Che fast food intellettuale da parte del DFGP. Probabilmente riscaldato brevemente nel forno a microonde di sinistra dell'UE, dal capo della comunicazione del DFGP - ex giornalista della SRF - Oliver Washington. Sapevate che la Svizzera si trova in Europa e che l'UE non è la stessa cosa dell'Europa? Bene. Per questo la Svizzera non fa parte dell'UE. Riusciranno i due signori a uscirne? L'elaborato processo di pensiero è roba solo per «gourmet elvetici».
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