Il PIccolo del Cremasco

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VENERDI’ 11 NOVEMBRE 2011 • Supplemento settimanale al n° 43 de “Il Piccolo Giornale”

MA IN CITTÀ SONO IN MOLTI A NON CREDERCI

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TORAZZI: «LA LEGA CORRE DA SOLA»

Per Agostino Alloni (Pd), «i leghisti vogliono alzare il prezzo dell’alleanza con il Pdl. A Pizzighettone e Soresina, alla fine l’alleanza Pdl-Lega si è fatta alle condizioni del Carroccio». Emilio Pini (Pdl): «Se vogliono passare 5 anni all’opposizione, questa è la strada» IL PUNTO DI VISTA

Quale libertà di licenziare...

I

di Daniele Tarenzi info@tarenzicar.it

n un momento di particolare difficoltà economico-finanziaria ma anche sociale per il nostro Paese, si impongono scelte difficili da parte della politica. A volte si tratta di cambiamenti veramente complessi da affrontare; altre volte si tratta più di eliminare alcuni luoghi comuni o vecchie abitudini sulle quali si è depositata col tempo la polvere della pigrizia mentale. Voglio dire che a volte su talune questioni le reazioni sono più di stampo ideologico e non attinenti con la realtà. E’ il caso della polemica montata con il famoso “articolo 8” considerato e presentato come “libertà di licenziare”. Dal punto di vista del piccolo-medio imprenditore la questione assume tutto un altro significato che sarebbe sbagliato non tenere in considerazione nei suoi termini generali. Qual è quell’imprenditore che dopo aver impegnato tempo e denaro per “formare” i propri operai, a renderli esperti professionalmente nel lavoro spesso molto specifico e di “nicchia”, che se ne libera con facilità? Sarebbe uno sciocco, perché andrebbe contro i propri interessi, oltre che a quelli del proprio dipendente. Il licenziamento anche di un solo operaio è invece un vero dramma per il datore di lavoro, non solo per gli aspetti umani che coinvolge - in una piccola azienda ci si conosce tutti alla perfezione - ma anche per i negativi risvolti produttivi che causa. Altro che licenziamento facile! Si parli piuttosto di casi eccezionali dovuti alla assoluta irrimediabilmente necessità di non pregiudicare del tutto un'attività lavorativa che deve continuare a dare impiego e a produrre ricchezza per il bene dei cittadini e del Paese.

L

di Tiziano Guerini

a scelta è fatta! Per quanto ci riguarda in modo irrevocabile: la Lega si presenterà alle prossime elezioni amministrative a Crema con una propria lista e un proprio candidato sindaco». Sentiamo al telefono l’onorevole Alberto Torazzi da Roma dove si accinge a partecipare al voto della Camera dei deputati che segnerà un’ultima difficoltà per il governo nazionale. Ma se a Roma le elezioni anticipate sono solo una previsione, per Crema il voto in primavera è certo. La volontà di sottolineare la propria autonomia da parte della Lega era nell’aria, ma ora è l’ufficialità dei principali esponenti del partito ad esprimersi in questo senso. Perché una decisione tanto netta? «Questi ultimi anni di governo della città» chiarisce Alberto Torazzi, «specialmente negli ultimi tempi, hanno dimostrato che fra il Pdl e la Lega esistono due filosofie diverse di interpretare il ruolo di maggioranza. Per la Lega l’obiettivo era il cambiamento per corrispondere meglio alle esigenze dei cittadini; l’atteggiamento più conservatore del Pdl è parso, in alcuni suoi importanti esponenti, voler interpretare il ruolo di maggioranza più come la volontà di rispondere agli interessi di partito piuttosto che a quelli dei cittadini». «Il primato della politica, come lo intendiamo noi» continua Torazzi, «significa considerare il partito come strumento e interprete dei bisogni e delle aspettative della gente; per il Pdl spesso non è stato così». La decisione di presentare una propria lista e un proprio candidato sindaco potrebbe favorire lo schieramento opposto, quello di centrosinistra. E’ stata valutata questa evenienza? «Indubbia-

Alberto Torazzi

mente, ma è prevalsa la volontà per il nostro partito di interpellare i cittadini in assoluta autonomia, per riceverne un giudizio che noi speriamo positivo, che ci rassicuri sulla validità della nostra posizione ed esprima consenso circa il nostro operato: una sorta di referendum fra l’idea di amministrazione che abbiamo noi e quella che hanno manifestato altri. Dopo questo – se ci sarà un secondo momento elettorale con il ballottaggio fra i candidati a sindaco più votati - forse ci si potrà intendere meglio, con maggior chiarezza di metodi e di obiettivi, con gli altri partiti dello schieramento alternativo al centrosinistra». Molto dipenderà dal candidato sindaco che verrà espresso dalla Lega. Ci sono già indicazioni? «E’ troppo in questo senso presto. Sono al vaglio attualmente diversi nomi, sui quali si esprimeranno alla fine il nostro segretario provinciale con il segretario cittadino, dopo aver consultato i nostri militanti. Per il candidato a sindaco della Lega ci sarà quindi contrariamente ad altri che pensano alle “primarie” - una scelta tutta interna al partito che intende così dimo-

strare la propria diretta sintonia con i cittadini». Appunto, cosa pensano in campo avverso? In casa Pd i giudizi su questa scelta di autonomia della Lega sono di due tipi. Agostino Alloni, consigliere regionale Pd - che sa bene tutti i giochi della politica - esprime anzitutto un giudizio di scetticismo. «La scelta di andare da soli da parte della Lega l’ho già sentita altre volte e si è tradotta solo nella volontà di “alzare il prezzo dell’alleanza” con il Pdl. I casi di Pizzighettone e di Soresina, per rimanere nel nostro territorio, sono chiarissimi: alla fine l’alleanza Lega-Pdl si è fatta alle condizioni della Lega. Il centrosinistra non deve lasciarsi distrarre dai diversivi che verranno messi in atto dal Pdl e dalla Lega, e invece andare avanti col proprio programma e con i propri uomini in sintonia con i cittadini». Ma Agostino Alloni va oltre. «Una cosa emerge chiaramente da tutto l’impegno della Lega di questi ultimi tempi per distinguersi dal Pdl: sa benissimo che di questa amministrazione Bruttomesso i cittadini danno un giudizio negativo e cerca di svincolarsi da un coinvolgimento troppo stretto. E’ quello, tra l’altro, che sta facendo anche nel comune di Cremona pagando il prezzo della propria divisione». Nel Pdl c’è molta cautela nei confronti dei comportamenti critici della Lega e si preferisce sottolineare con realismo che una divisione nel campo del centrodestra significherebbe con ogni probabilità una sconfitta elettorale. A questo dà voce Emilio Pini, consigliere comunale Pdl, quando afferma: «Se la Lega vuole passare all’opposizione i prossimi cinque anni si accomodi: rompere l’alleanza con il Pdl è la strada maestra per raggiungere questo scopo!».

L’OSPITE

La fine della “Commedia all’italiana” di Enrico Tupone tuponee@alice.it

L

a nomina di Mario Monti a Senatore a vita e le ipotesi di maggioranze allargate rappresentano una doverosa accelerazione in una crisi che va avanti da troppo tempo senza i necessari interventi correttivi. Ma questa svolta rappresenta anche la riscoperta di uno stile di comportamento di cui in Italia ci eravamo dimenticati, un comportamento fatto di riservatezza, serietà e cultura, che caratterizzano persone come Monti e Napolitano, punti di riferimento in una situazione confusa in cui sembrano prevalere “nani e ballerine”. Monti è un europeista convinto, slegato da partiti e fazioni, riservato nella sua vita pubblica e privata, convinto che il Paese ha bisogno di riforme che cancellino i privilegi ed altrettanto convinto che si debba puntare sulla crescita diminuendo la pressione fiscale su lavoro ed imprese ed aumentando il carico fiscale sulle rendite finanziarie. L’Italia ha bisogno di ritrovare dignità mettendo a tacere coloro che paragonano il nostro paese alla Grecia, dimenticando che siamo i secondi in Europa per esportazioni, che abbiamo un debito pubblico elevato ma abbiamo un debito privato bassissimo, scordandosi che il risparmio italiano è fra i più alti dell’occidente. Il differenziale dei tassi di interesse sui titoli di stato fra noi e la Germania non ha senso, così come non hanno senso le classifiche delle agenzie di rating su di noi. Di fondo rimane il dubbio che Francia e Germania puntino il dito sull’Italia per coprire i loro non pochi problemi. Serve inoltre ricordare a coloro che imputano all’entrata nell’euro dell’Italia buona parte dei nostri problemi, cosa sarebbe stata la situazione oggi se il nostro debito fosse stato ancora in lire e chi avrebbe comprato un debito pubblico di una moneta così debole e svalutata. Dunque al di là delle indispensabili riforme, ritrovare dignità, rispettabilità, un ruolo per un'Italia ancora decisiva per il futuro dell’Europa, ritrovare l’orgoglio per il nostro paese.


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