Il Piccolo del Cremasco

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VENERDI’ 17 FEBBRAIO 2012 • Supplemento settimanale al n° 7 de “Il Piccolo Giornale”

€ 0,02 Copia Omaggio

CHIUDERÀ LA FAIP DI VAIANO. ED È ALLARME NEL CREMASCO

114 RISCHIANO IL POSTO In difficoltà sono soprattutto le piccole imprese contoterziste: non arrivano gli ordini e ritardano i pagamenti. Firmate 50 casse integrazione in deroga nell'ultimo mese e mezzo. Rimedi? Incentivare l’arrivo di nuove aziende: meno tasse e meno burocrazia IL PUNTO DI VISTA

Sviluppo e lavoro

L’

di Enrico Tupone tuponee@alice.it

avvicinarsi delle elezioni amministrative a Crema richiede uno sforzo collettivo per immaginare quali siano le iniziative ipotizzabili per arrivare ad un contenimento della spesa pubblica e quali siano i mezzi per infondere nuova linfa al tessuto economico locale. Uno sforzo per suggerire a chi sarà chiamato a governare la città proposte non solo nel campo socio assistenziale ma anche e soprattutto nel campo delle iniziative che un ente locale può mettere in cantiere per favorire le imprese esistenti, attirarne delle nuove, contribuire alla creazione di posti di lavoro, individuare le potenzialità del territorio, favorire i giovani che vogliono fare impresa, avvicinare scuola e mondo del lavoro, semplificare gli iter burocratici, tagliare rami di spesa pubblica non essenziali, rivalutare il mondo dell’artigianato e del lavoro artigianale. Uno sforzo che richiede un appello al mondo del lavoro, delle associazioni di categoria, delle professioni, perché mettano a disposizione uomini ed idee per sostenere chi vuole rilanciare una città che può e deve fare di più e meglio, ma anche un appello al mondo femminile troppo assente dalla politica, ma sempre più presente nell’economia e nella finanza perché apporti nuove energie, competenze e, perché no, onestà alla gestione del bene pubblico. Più spazio a chi fa politica per impegno civile e meno spazio a chi fa politica perché non ha trovato altri mezzi di sostentamento, più spazio alle persone capaci e meno spazio ai raccomandati, più spazio al merito e meno alla carriera fatta d’ufficio, più visione strategica e meno visione ristretta al proprio tornaconto, più democrazia e meno inefficienza, più cittadini e meno sudditi. Avviciniamo la politica alla gente ed allontaniamo dalla politica i professionisti dell’aria fritta.

S

di Gionata Agisti

e l'autunno si è dimostrato caldo, sul fronte del lavoro, l'inverno lo sta diventando ancora di più. Che la situazione alla Faip di Vaiano fosse difficile lo si sapeva ma che, da un momento all'altro, l'azienda decidesse addirittura di chiudere lo stabilimento di macchine per la pulizia industriale questo non era preventivato. I sindacati, infatti, sono rimasti di sasso, perché le promesse erano quelle di un progetto in grado di rilanciare la fabbrica. «Lo stabilimento chiuderà entro la fine dell'anno» ci aggiorna Giuseppe Foroni, della Fiom-Cgil, «e 114 persone rischiano di rimanere senza lavoro. La situazione alla Faip è sempre stata critica, perlomeno da tre anni a questa parte. Per almeno la metà dei suoi lavoratori, si sono dovuti utilizzare tutti gli strumenti di cassa integrazione disponibili: ordinaria, straordinaria e in deroga. Il tutto, per fare in modo di riuscire a mantenere un'unità produttiva di 40 lavoratori. Ci abbiamo creduto e abbiamo cercato di costruire una prospettiva seria, per scoprire poi che l'azienda non ha mai lavorato con convinzione a un progetto industriale». Ora, la situazione è la seguente: la cassa integrazione attuale scade il prossimo 31 ottobre, dopodiché potrà essere rinnovata per un altro anno. A beneficiarne, a partire da maggio, saranno anche i 40 dipendenti che ancora lavoravano e i 35 che avevano già deciso di accettare i 18mila

euro, messi a disposizione dal gruppo industriale come incentivo all'esodo. «Abbiamo già inviato una lettera all'amministrazione provinciale perché convochi un tavolo urgente, così da trovare una soluzione a questa nuova emergenza e vedere cosa si può fare relativamente all'area ora occupata dalla Faip. Noi crediamo che non ci si possa permettere di perdere altri 114 lavoratori, in un territorio già martoriato come il nostro. Per evitarlo, pensiamo che sia necessario, prima di tutto, tentare di ricollocare i lavoratori presso gli altri sta-

bilimenti del gruppo, quindi investire perché nuove aziende si insedino nella zona, anche non manifatturiere, facendo pagare loro meno tasse e alleggerendo le procedure burocratiche e, in vista di ciò, favorire un percorso di riqualificazione degli stessi lavoratori». Se questa è la situazione per la Faip, per quanto riguarda il Cremasco in generale, il territorio vede la tenuta di aziende che hanno investito in tecnologia, come la Marsilli di Castelleone, che non conosce difficoltà, e la Faster di Rivolta d'Adda,

che sta reagendo abbastanza bene alla crisi. Tutte le altre pagano difficoltà a livello produttivo; difficoltà che erano riuscite a tamponare nei primi due trimestri del 2011. Da parte loro, la richiesta di cassa aumenta e le prospettive di licenziamento si fanno concrete. Per non parlare delle piccole e piccolissime aziende, che ovviamente faticano più delle altre a reggere la difficilissima congiuntura. Lo conferma anche Omar Cattaneo, della Fim-Cisl: «La Fim ha firmato 50 casse integrazione in deroga solo nell'ultimo mese e mezzo. Le piccole aziende sono per lo più contoterziste e si trovano a fronteggiare grossi problemi: gli ordini non arrivano, cominciano a ritardare i pagamenti. Si rischia il collasso del sistema». Tra le altre aziende delle stesse dimensioni della Faip, ci sono la Koch di Bagnolo Cremasco e la Ametek di Ripalta Cremasca. «Quest'ultima è messa molto meglio delle altre» commenta Cattaneo. «Preoccupa un po' di più la Koch, ma nulla di paragonabile alla Faip. L'azienda ha dovuto ricorrere alla cassa integrazione lo scorso dicembre ma stiamo gestendo il problema, senza che si corrano rischi di debacle immediata. Al momento, la situazione vede coinvolti tutti i 180 dipendenti, che devono alternarsi nella rotazione. L'azienda ha promesso che farà il possibile per non arrivare al licenziamento, esplorando tutte le soluzioni alternative. Del resto, le sue opportunità di ripresa sono concrete e anche le commesse ricevute per il 2012 fanno ben sperare».

Come favorire l’accesso al credito delle aziende e a tassi competitivi Gli artigiani lamentano di avere gravi difficoltà di accesso al credito. Non solo: sono sempre di più le micro e piccole aziende alle quali le banche hanno ordinato il rientro sui fidi con il rischio della loro chiusura. L’unico scoglio al quale gli artigiani possono ancora aggrappassi sono i Confidi che, tuttavia, sono andati in difficoltà e hanno bisogno di essere ripatrimonializzati. Il momento, quindi, è drammatico perché la finanza è il carburante di un’impresa. Se manca,

l’azienda chiude. Su questi temi si è aperto una importante tavola rotonda in casa della Libera artigiani di Crema. Attorno al tavolo, il vertice dell’associazione con il presidente Giuseppe Capellini e il segretario Giuseppe Zucchetti, i rappresentanti di Artfidi, e i responsabili della Popolare di Crema, di Banca Cremasca, della Banca dell’Adda e del Cremasco e di Intesa Sanpaolo. Ecco che cosa si sono detti. Servizio a pagina 16


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