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VENERDI’ 14 OTTOBRE 2011 • Supplemento settimanale al n° 39 de “Il Piccolo Giornale”
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L’ASSESSORE E’ FAVOREVOLE ALLE PRIMARIE NEL CENTRODESTRA
BORGHETTI: «VOGLIO FARE IL SINDACO»
Ribatte alle critiche, pur in tono dimesso. Litigi nella maggioranza? «Questioni caratteriali». La giunta? «Coesa». Bruttomesso? «Poco scaltro». Opere non fatte? «Non è del tutto vero». Lo strappo con la Lega? «Barbati sbaglia, ma chi decide le alleanze non sta a Crema» LA POLEMICA
Se ascoltavano subito la gente
E’
di Renato Ancorotti rancorotti@gmail.com
tutto uno sbattere di porte. Gente che se ne va dalla maggioranza o che si disimpegna. C’è da meravigliarsi? Io no di certo, anche perché sono stato il primo, da assessore alla Cultura, ad avere detto «basta». Quali sono i motivi di questo fuggi-fuggi? Le ragioni sono tante. Alcune le ho ritrovate in un’intervista che avevo rilasciato all’«Opinione», quando erano trascorsi pochi mesi, sette in tutto, dalla vittoria del centrodestra a Crema. Mi ricordo che, per colpa di quell’intervista, fui chiamato traditore della causa. Anche da alcuni di coloro che oggi stanno manifestando il loro malessere. Meglio tardi che mai. Rileggendo quelle mie riflessioni di allora, assolutamente buoniste rispetto a quelle di oggi, molto più velenose, mi sono accorto che se nel gennaio 2008 - sembra passata una vita - ci fossimo fermati a fare una seria riflessione su dove stavamo già precipitando, ne avrebbe beneficiato sicuramente il centrodestra,ma soprattutto la città. Ormai i cremaschi guardano con fastidio alle lotte intestine dentro la maggioranza e alle promesse non mantenute. Dicevo, a quei tempi, che se fossimo andati alle elezioni, la gente ci avrebbe mandato a casa. Forse perché era così tanta l’attesa di un governo di centrodestra che, dopo sette mesi, i cremaschi erano già delusi per i risultati che non arrivavano. Al cronista che mi chiedeva quale potesse essere «il male oscuro» che sembrava attanagliare la maggioranza, rispondevo: «Nessun male oscuro. La colpa è, secondo me, della troppa superficialità». La politica dell’annuncio, ma non dei fatti. Così è stato per tutti questi anni. E, comunque, questa amministrazione le somme non le ha mai volute tirare davvero. Quasi da subito la gente si è chiesta: «Perché li abbiamo votati?». Questi amministratori non hanno mai voluto ascoltare i cittadini, altrimenti avrebbero capito da subito che li stavano già mandando a casa.
A
di Tiziano Guerini
nch’io voglio fare il sindaco di Crema». Alla domanda sulle possibili primarie per il centrodestra, Maurizio Borghetti, uno degli assessori “forti” della giunta Bruttomesso, risponde senza esitazione: «Sono favorevole alle primarie di coalizione e, se si faranno, fra i candidati ci sarà anche il mio nome». E’ chiaro, a questo punto, che Borghetti crede possibile che il centrodestra possa rivincere le elezioni il prossimo anno. Ma con i litigi nella maggioranza che hanno caratterizzato questi anni, con le grandi opere promesse e non attuate, come potranno i cittadini votare ancora per voi? «Le difficoltà sono innegabili, ma sono in gran parte dovute a questioni direi caratteriali. Questo può aver causato una cattiva impressione nell’opinione pubblica, ma non ha impedito alla giunta di proseguire nel governo della città con buona coesione al proprio interno». Il sindaco Bruttomesso si è spesso trovato in difficoltà sia con i propri consiglieri sia con alcuni esponenti della giunta. «In giunta abbiamo sempre cercato di non esasperare le posizioni diverse che a volte emergevano. Il sindaco qualche imprudenza, specialmente nei rapporti con la stampa, l’ha avuta: con una maggiore scaltrezza politica avrebbe potuto evitare qualche tensione di troppo. Soprattutto deve accettare il ruolo dei partiti, e quindi dei responsabili politici». I rapporti fra giunta e consiglieri di maggioranza sono al minimo storico. «Il gruppo del Pdl ha voluto prendere troppo di petto alcune situazioni critiche, in particolare con alcuni consiglieri; forse sarebbe bastato prendere qualche informazione
Maurizio Borghetti, assessore
in più per evitare malintesi o contrasti. Con il senno di poi penso che sarebbe stato meglio che qualche esponente di partito invece di entrare in giunta avrebbe fatto meglio ad occuparsi del gruppo consiliare: avremmo evitato tanti problemi». Se si fanno alcuni nomi di consiglieri critici - Federico Pesadori, Fulvio Lorenzetti e per taluni aspetti lo stesso Alberto Caizzi - si nota che si tratta di persone che vengono dalla sua stessa esperienza politica in Alleanza Nazionale. Nessuna responsabilità politica al riguardo? «Rispetto a Pesadori senz’altro: ho insistito molto per la sua candidatura nonostante avesse assunto un ruolo critico nei miei confronti e fosse, allora, in minoranza nel partito. Qualcuno non ha capito che entrando nel Pdl bisognava accettare il nuovo gioco ed essere collaborativi e non continuare a fare i battitori liberi». Tornando all’impegno di giunta, come ha vissuto Borghetti il cambio di delega a metà tornata amministrativa con quella del collega Capetti? «Posso dire di averci guadagnato in capacità operativa: i Servizi sociali sono molto condizionati da leggi e
regolamenti che a volte impediscono decisioni locali che pur si vorrebbero prendere; al contrario le deleghe al turismo, al commercio, allo sport, ai trasporti permettono una azione amministrativa più incisiva e personale». Come immaginate di presentarvi all’opinione pubblica avendo disatteso alcune promesse? Sottopasso e sovrappasso alla ferrovia, area ex Stalloni, le nuove caserme… l’elenco sarebbe lungo. «Non sono state disattese del tutto. Il sottopasso è in corso di realizzazione e, a parte qualche inconveniente, dovrebbe essere terminato per la prossima primavera. Sull’area ex Stalloni c’è stata qualche incomprensione anche all’interno della maggioranza che ha ritardato le possibili scelte, ma ora si può dire che il colloquio con la Regione, proprietaria dell’area, è ripreso. Per le nuove caserme abbiamo aperto un colloquio con il ministero dell’Interno e qualche speranza rimane… Per il sovrappasso, sapevamo di avviare un processo lungo, ma contiamo di portare progetto e copertura finanziaria presto in consiglio comunale». Rimane il tema dell’alleanza fra Pdl e Lega. Senza un’alleanza elettorale, tutto per il centrodestra diventa più difficile; i segnali al riguardo non sono incoraggianti. «Le posizioni assunte a Crema dalla Lega, e dal suo segretario Angelo Barbati, non le condivido e non le capisco perché non portano vantaggi a nessuno, non alla maggioranza ma nemmeno alla Lega. Per esempio: il segretario della Lega ha voluto un Convegno sulle aziende partecipate e in quella sede invece di esporre idee e programmi specifici, si è limitato a fare il presentatore. E poi dico la futura alleanza elettorale tra Pdl e Lega non sarà decisa a Crema, ma a livello politico superiore».
L’OSPITE
Le trame di Tremonti di Enrico Tupone tuponee@alice.it
I
l fatto che il Governo sia stato battuto alla Camera sul disegno di legge per l’assestamento di Bilancio è un fatto grave ed evidenzia una crisi sostanziale dell’esecutivo, ampliata dall’assenza durante la votazione del Ministro Tremonti. In effetti sembra che Tremonti brilli ormai più per le sue assenze che non per le sue presenze. Una notazione personale: lunedì ero a Roma per un importante convegno internazionale organizzato dall’ABI rappresentata dal Vice Presidente Rosa, dall’Associazione fra le Banche Estere in Italia rappresentata dal sottoscritto, dall’Agenzia delle Entrate rappresentata dal direttore Befera e dall’OCSE, l’organismo che definisce le norme fiscali europee a cui fanno riferimento gli organismi dei vari paesi, convegno che prevedeva una introduzione di Tremonti; ebbene il Ministro non si è visto neppure in questa occasione. Risulta particolarmente difficile credere che le recenti assenze siano casuali mentre cresce la sensazione che siano volutamente cercate per prendere le distanze dal governo Berlusconi e per crearsi una piattaforma che gli consenta di accreditarsi come possibile futuro primo ministro. Le capacità di Tremonti sono note in materia fiscale mentre sono in dubbio le sue attitudini ad essere non solo ministro delle Finanze ma anche dell’economia stante la quasi totale assenza di interventi a sostegno della struttura produttiva del paese. Questa concentrazione di poteri sicuramente non giova all’Italia e le prospettive di vedere anche il suo delfino Grilli a capo della Banca d’Italia, nonostante la contrarietà del mondo della finanza e dell’economia, lasciano immaginare scenari pericolosi. Penso che al nostro Paese siano ormai chiari i pericoli che un’eccessiva concentrazione di poteri in poche mani può creare e non vorremmo che all’eccesso di potere berlusconiano si sostituisca alla fine quello tremontiano.