Il Piccolo Giornale di Cremona

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PICCOLO Giornale

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Anno XI • n° 39 • VENERDÌ 15 OTTOBRE 2010

Settimanale • € 0,02 copia omaggio

È FORTE IL RISCHIO DI DIPENDENZA

GIOCO: LA FEBBRE DA VIDEOPOKER

Il racconto di un giovane cremonese: «Non riuscivo proprio a smettere, ho rischiato di finire sul lastrico». Sono sempre più numerosi i giocatori “soggiogati” dal gioco d’azzardo, su internet e non. L’Asl:«E’ una patologia» L’EDITORIALE

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Italia - Serbia: Stupore, rabbia e brutte figure.

N

Collezionare i poster di tutti i giocatori della Vanoli Braga. E’ possibile con il Piccolo, che ha deciso di fare un regalo ai tanti tifosi del Gruppo Triboldi Basket, che da domenica (alle ore 11.45 contro la Montepaschi Siena) gremiranno il PalaRadi per assistere alle gesta dei biancazzurri. Il primo poster è del capitano Marko Milic (verrà distribuito in 2500 copie un’ora del match), sul quale i tifosi potranno farsi fare l’autografo del giocatore. Forza Vanoli Braga! PALAZZO FODRI - PACE FATTA

Nostra intervista a Lonardi: «Sono soddisfatto» ▲

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SICUREZZA SULLE STRADE

Guida in stato di ebbrezza, controlli a tappeto ▲

Calcio - Allo Zini arriva lo Spezia

Trasporto pubblico - Bus

Trasporto pubblico - Treni

Dopo due pareggi la Cremo deve tornare al successo

Contro “portoghesi” e bulli in arrivo i “vigili-controllori”

Milano-CremonaMantova: nuovi orari, vecchi disagi

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on si tratta di fare il solito discorso, un po’ trito, sulla violenza nello sport, da condannare, da reprimere, ma anche da interpretare. Lo spettacolo pauroso andato in scena lo scorso martedì allo stadio Ferraris di Genova, in occasione della partita tra Serbia e Italia, va più in là. Si può senz’altro discutere in termini sociologici e di costume il fatto che gli stadi siano diventati le nuove arene, in cui sfogare ribellioni e violenza repressa. Si può discutere anche dell’uso, assolutamente poco adatto alle circostanze, ma diffuso, di simbologie o gesti che richiamano ad appartenenze politiche; ma ciò che è successo martedì va oltre. Si va allo stadio, anzi si dovrebbe andare allo stadio per assistere alla partita, per condividere gioia e passione sportiva. Abbiamo assistito ad un’orda di figuri come quello rimasto immortalato in una foto, incappucciato, il braccio teso, maglietta con i simboli nazionalisti, che hanno sfidato, provocato, irriso, devastato, assaltato, lanciato fumogeni. Figli delle tigri di Arkan, il massacratore della guerra dei Balcani, qualcuno ha detto. Epigoni della peggior violenza che si sia scatenata in Europa nel secondo dopoguerra. Sono ultranazionalisti, hanno in mente la Grande Serbia, non vogliono l’indipendenza del Kossovo. Non voglio che il loro paese entri nella comunità europea e forse, per questo, sono stati assoldati da chi non ha convenienza che ciò accada. Ha detto Prandelli: “poteva essere una tragedia”. Erano presenti anche un migliaio di bambini delle scuole calcio: che ricordo ne avranno? Il calcio, la società, la politica non possono permettere che chi va allo stadio viva nella paura di una tragedia annunciata. A che servono tornelli, gabbie, tessera del tifoso, forze dell’ordine schierate e sempre a rischio, la massa di denaro pubblico che tutto questo ci costa, se poi, in uno stadio, un martedì sera, può accadere quel che noi, allibiti e pieni di rabbia, abbiamo visto? Se centinaia di teppisti hanno potuto portare dentro bombe carta, fumogeni, petardi, razzi, coltelli e tronchesi? Di chi la responsabilità? Non certo della polizia che si è comportata responsabilmente, evitando il peggio. Daniele Tamburini

Poster di Milic in regalo domenica al PalaRadi

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