Il PIccolo del Cremasco

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CREMASCO Il

PICCOLO

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ANNO III • NUMERO 8 • SABATO 22 FEBBRAIO 2014

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CHROMAVIS L’azienda spiega perché non ha rinnovato il contratto a questi interinali e tranquillizza i cremaschi

CONFERMA: 118 A CASA IL PUNTO DI VISTA/2

La sfida di Renzi, le riforme difficili di Enrico Tupone tuponee@alice.it

Il pericolo ”giallo” della clandestinità

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a sfida che Renzi ha lanciato annunciando la riforma elettorale e costituzionale, del lavoro, della pubblica amministrazione e del fisco, si presenta particolarmente difficile per la vastità dei temi da toccare e per la loro complessità, questo a prescindere dalle difficolta politiche che una coalizione che unisce destra e sinistra si porterà appresso. Volendo fare una scelta di priorità mi piacerebbe che si partisse dalla riforma della pubblica amministrazione, intesa come riforma della burocrazia ed avvio di un vero processo di semplificazione, iniziativa che avrebbe sicuramente un impatto notevole sulle imprese e sulla vita dei cittadini. L’Istat ha calcolato che la burocrazia costa a imprese e cittadini circa 31 miliardi di euro all’anno ed una semplificazione avrebbe come effetto indotto la riduzione dei costi dei consulenti esterni, consulenti a cui sono destinati il 94% dei costi amministrativi nel settore del lavoro e previdenza, l'84% nella prevenzione incendi, l'81% nella sicurezza del lavoro, il 77% nel fisco. Altra riforma importante è quella del lavoro e ben vengano le proposte di assunzioni defiscalizzate per i giovani fino a 30 anni, i contratti di inserimento a tutele progressive, la riforma della cassa integrazione, ma soprattutto gli interventi sulle tasse che gravano sul mondo del lavoro la cui diminuzione, dando più soldi a imprese e lavoratori, metterebbe in moto gli investimenti e rilancerebbe i consumi, condizione quest’ultima per l’avvio del risanamento economico. Dunque, meno tasse e più giustizia fiscale, con una riforma che riequilibri la tassazione ed aumenti quella sulle rendite finanziarie ed i beni voluttuari, liberando risorse per un taglio di tasse alle imprese, con un cambio di politica che rimetta lavoro e impresa al centro dell’attenzione. E per finire una riforma elettorale che ci liberi per sempre dai ricatti dei piccoli partiti e dal peso di una macchina politica inefficace, inefficiente e spendacciona. Sto forse sognando o sta sognando Renzi ?

IL PUNTO DI VISTA/2

A PAGINA 9

PISCINA E PARCOMETRI SARANNO AFFIDATI AI PRIVATI. LA POLEMICA A PAGINA 9 Dino Martinazzoli, Stefania Bonaldi, Gianfranco Ervin, Pietro Moro, Giovanni Soffientini

di Opimio Chironi opimioiv@alice.it

l recente sequestro in Casalbuttano di un laboratorio tessile gestito da cinesi con l’impiego di manodopera di connazionali clandestini, impone qualche seria riflessione anche sul futuro dell’oggi fiorente settore della cosmesi, specie per quanto riguarda i contoterzisti. Ricordo benissimo infatti come circa 15 anni fa il fenomeno del proliferare dei laboratori clandestini, insieme alla delocalizzazione, mise in ginocchio a livello locale la maggior parte dei contoterzisti del settore tessile, tanto da indurli a chiudere l’attività. Oggi corriamo lo stesso rischio di vederci schiacciati dalla concorrenza sleale di imprenditori che sfruttano la manodopera clandestina e che non rispettando alcuna delle norme a tutela dei lavoratori e della loro sicurezza. Inoltre, non pagando tasse e contributi, riescono a praticare prezzi e tempi di consegna insostenibili per il produttore super controllato dal fisco e rispettoso delle leggi. Pare infatti che ci siano già laboratori irregolari anche nel nostro settore. E’ necessario che le autorità preposte vigilino con severità e costanza sul rispetto delle regole da parte di tutti e che reprimano il lavoro nero e lo sfruttamento dei clandestini. Per la tutela non solo dei diritti dei lavoratori, ma soprattutto per la salvaguardia di tutto il tessuto economico. E’ nota a tutti la triste vicenda di Prato dove diversi clandestini sono morti nel rogo di un capannone-dormitorio nello scorso dicembre; la vicenda è terminata con 11 arresti, ma c’è da domandarsi quante altre imprese in situazioni analoghe continuino a produrre lauti profitti indisturbate. Ha fatto scalpore qualche mese fa la denuncia di Natuzzi circa il fatto che i suoi lavoratori posti in cassa integrazione lavoravano in nero per ditte destinate a fare concorrenza a prezzi stracciati, copiando i prodotti del marchio «Divani e Divani» rendendo così sempre più impossibile della Natuzzi. La posta in gioco, dal punto di vista economico e sociale, è altissima, come si vede.


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