CREMASCO Il
PICCOLO
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ANNO III • NUMERO 5 • SABATO 1 FEBBRAIO 2014
NO TAV E FOIBE L’assessore comunale alla Cultura ha messo in fibrillazione la politica di casa nostra
IL CICLONE «VAILATI» IN COMUNE IL PUNTO DI VISTA
Partono le riforme: è una rivoluzione
A PAGINA 9
di Enrico Tupone tuponee@alice.it
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hi si aspettava che il viaggio delle riforme si fermasse come sempre alle prime difficoltà sarà sicuramente deluso dal vedere come, in poco tempo e grazie a Renzi ed all’accordo con Berlusconi, abbiano visto la luce non solo la riforma elettorale ma anche il superamento del bicameralismo (Senato federale) e la modifica del Titolo V della Costituzione (con la limitazione della competenza delle regioni). Da qualsiasi parte si guardi ciò che è successo non si può disconoscere che si tratta di un avvenimento epocale per la nostra democrazia bloccata, un avvenimento che per la prima volta da vent’anni a questa parte rimette in marcia il convoglio delle riforme. Naturalmente la riforma elettorale nasce da un compromesso e come tutti i compromessi si presta a letture differenti. Chi si aspettava che le nuova legge elettorale restituisse ai cittadini una volta per tutte il diritto di scegliere i propri rappresentanti, chi sperava che fosse una legge svincolata dagli interessi contingenti dei singoli partiti o chi voleva che il compromesso non venisse raggiunto con un leader condannato in via definitiva e decaduto, è probabilmente deluso. Ma resta il fatto che Berlusconi è il leader della destra italiana ed attraverso di lui passano gli accordi per qualsiasi tipo di riforma. E non è che tutto ciò venga fatto per compiacerlo ma si fa solo per provare a cambiare, a voltare pagina, a obbligare l’avversario a sottoscrivere un patto per poi cercare di sconfiggerlo nelle urne. Non voglio santificare Renzi ne voglio attribuire ai suoi atti più importanza di quanto non abbiano ma devo riconoscere che da quando il PD è nelle sue mani si è messo in moto il treno del cambiamento facendo ritrovare speranza a coloro che come me aspettano una stagione di riforme, una stagione di cambiamenti, una nuova primavera per l’Italia.
IL SINDACO: «PERCHÉ HO DETTO SÌ AL REGISTRO DELLE UNIONI CIVILI» A PAGINA 10
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I violenti? Non compresi, ma isolati
l problema non è Paola Vailati: Rifondazione non si è mai dissociata dai No Tav violenti. E il problema non è neppure Stefania Bonaldi che non è informata dei fatti. Dice: «Bisognerebbe recarsi in Val di Susa…». Ci sono stato dal 2006 al 2009. Ho intervistato tutti i sindaci che c’erano allora, partecipando anche alle assemblee pubbliche, per scrivere articoli su vari giornali della Mondadori. Vi ho trascorso almeno due mesi in tre anni. Partendo da Chiomonte dove, allora, sindaco era un certo Renzo Augusto Pinard, 51 anni, autotrasportatore. Poi sono stato a Bussoleno, Sant’Antonino, Sant’Ambroglio, Avagliana. A Sant’Antonino, ho parlato più volte l’ormai celebre Antonio Ferrentino, insegnante, leader storico dei «No Tav», di Rifondazione. E da lì sempre più giù, a Rivalta con una maestra come primo cittadino, poi a Orbassano, un ingegnere come sindaco, e ancora interviste e incontri con assessori provinciali, regionali. Infine Mario Virano, architetto torinese. Negli anni ‘70, durante le giunte Pci-Psi a Torino, Virano veniva chiamato «il vescovo rosso» per la sua capacità di mediare. Convinto da sempre che le infrastrutture possono essere un’opportunità per i territori che vengono coinvolti. La sua storia inizia da leader del movimento studentesco alla facoltà di Architettura, poi si avvicina al Pci. Diventa responsabile dei Trasporti della federazione comunista torinese, e nel settore viene reputato uno degli esperti nazionali. La sua parola d’ordine: «Si va avanti, assemblea dopo assemblea». E così è stato fino ad oggi per quanto riguarda la Tav. Non si può fare una colpa alla Bonaldi. Non ha memoria storica; troppo giovane. E neppure vale la pena ricordare alcuni convincimenti sulla Tav. Da Prodi a Bersani, da Chiamparino a D’Alema, alla Bresso: «La Tav rappresenta il futuro produttivo del Piemonte e dell'Italia» Poi c’è un certo Fassino, oggi sindaco di Torino. Da metà degli Anni 70 e per un decennio, i più bui degli anni di piombo, Fassino è stato il responsabile delle fabbriche e della lotta al terrorismo del Pci. Gli hanno chiesto poco fa: c’è un parallelo tra la violenza dei No Tav con gli anni di piombo? La risposta: «C’è un elemento di affinità. L’affinità sta nei metodi, nelle pratiche, nelle parole d’ordine, nella logica: tutto è come allora. Serve una reazione netta. Non sono ammesse ambiguità, equivoci, neutralità. È necessario decidere da che parte stare e io penso che una persona che si dice democratica, anche se non è d’accordo con la Tav, ha il dovere di rifiutare la violenza e di contrastare chi la pratica». E’ questo il concetto sul quale non si discute. Dai tempi di Berlinguer: i violenti, si diceva allora, vanno isolati, non capiti. Nessuna solidarietà, nessun «Soccorso rosso» con relativi soldi raccolti per la difesa legale (e chi ha orecchie per intendere…), nessuna solidarietà «con i compagni che sbagliano…» (altre vecchi ricordi per intendere…). Ora, a leggere oggi alcune dichiarazioni di dirigenti cremaschi del Pd, sembra che questa non sia più la linea di demarcazione. Pur di difendere quest’amministrazione, si cede a qualsiasi compromesso?. Mentre però si perdona chi solidarizza con la violenza No Tav, la Boldrini, presidente della Camera, più a sinistra del Pd, di fronte alla violenza dei grillini, accusa: «Volenze. Insulti. Turpiloquio. Minacce. Aggressioni. Atti intollerabili in un Paese civile». E i No Tav che stanno minacciando di morte giornalisti, deputati del Pd torinese, poliziotti invece, «vanno capiti e compresi»? Incredibile!
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