CREMASCO Il
PICCOLO
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ANNO II • NUMERO 49 • SABATO 21 DICEMBRE 2013
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TARES - Più penalizzate le famiglie numerose e le imprese. Come si difendono Rifondazione, Sel e Pd
LA STANGATA SUI RIFIUTI, E’ RABBIA IL PUNTO DI VISTA/1
Un ricatto... Napolitano
S
di Enrico Tupone tuponee@alice.it
e mai ci fosse qualcuno che dovrebbe vergognarsi in questa situazione di stallo in cui si trova l’Italia questi sono sicuramente coloro che siedono in parlamento per la pervicacia con cui non raggiungono un accordo sulla riforma elettorale. Napolitano ha detto «che solo le riforme danno stabilità a governi che soffrono di una fragilita endemica» riaffermando ancora una volta l’importanza che riveste a suo dire la riforma elettorale, tanto da costringerlo sia ad accettare un altro incarico sia a minacciare di andarsene prima del tempo se non si trova l’accordo per la riforma. Mi preme qui riportare la parole del Presidente delle Repubblica che ha affermato: «La nostra fase difficile e sofferta non ha però mancato di rafforzare la convinzione, in una parte sempre più larga dell’opinione pubblica, che fra i doveri delle istituzioni vi sia quello di garantire alla nazione stabilità politica e governabilità». Ora non mi sembra che ciò stia avvenendo, non mi sembra che i partiti siano impegnati a trovare un accordo, non vedo il parlamento in seduta straordinaria per deliberare le tanto attese riforme, non vedo i vari segretari sudare le classiche sette camice per arrivare ad un accordo. Neppure il povero Letta riesce a mettere d’accordo i partiti che lo sostengono e che si sono impegnati davanti a Napolitano a varare quel minimo di riforme necessarie, tanto da far pensare che anche Letta prima o poi dovrà passare la mano se continua nell’ingrato compito di tassare gli italiani. Mattarellum o Porcellum o in qualsiasi altro modo si chiamerà la nuova legge elettorale ci auguriamo che sappia dare a questo paese quella stabilita di governo che da sempre rappresenta un punto debole del nostro sistema democratico.
GLI AUGURI NATALIZI DEL VESCOVO A PAGINA 11
IL PUNTO DI VISTA/2
Giù le tasse, o Letta a casa di Renato Ancorotti rancorotti@gmail.it
R
ingrazio il signor Luciano Sanella per essere un assiduo lettore dei miei articoli su questo giornale e per la stima nei miei confronti «sia come moderno e capace imprenditore che come cittadino che si è messo a disposizione della città». Troppo buono. Il signor Sanella, però, mi biasima perché muovo «critiche ingenerose e talvolta gratuite al Pd», e non a Forza Italia. Sanella si ricorderà, come tanti altri a Crema, che critiche al Pdl locale (Forza Italia esiste solo da poche settimane) non le ho mai risparmiate. Il Pd ha presentato alle sue primarie tre candidati di buon standing. Che, nel portare avanti ognuno le proprie idee senza esclusione di colpi, hanno dato maggiore visibilità al Partito Democratico. Penso che questa esperienza servirà anche a Forza Italia perché oggi, in questo partito, mancano candidati condivisibili, nuovi e di alto profilo. E sono convinto che Berlusconi - il quale rimane il nostro presidente - stia pensando di mettere al più presto in campo personaggi che possano diventare «i Renzi» del centrodestra. Come vede, signor Sanella, non sto criticando il Pd. Io ho criticato, e continuo a criticare, la vecchia nomenclatura di questo partito che sta ponendo ancora oggi ostacoli alle nuove leve. Con Renzi e la nuova generazione di economisti che si è portato al seguito (invisa alle Camusso e ai Landini) penso si possa ragionare e discutere, e in tanti casi fare insieme le cose, se sono condivisibili. Io non sono, per esempio, ideologicamente contrario al premier Letta. Ma se non concretizzerà le riforme che ha annunciato, dovrà andare a casa. Non possiamo tenerlo a palazzo Chigi, a dispetto dei santi. Se, infatti, non abbasserà le tasse e il costo del lavoro per incrementare investimenti e consumi, si faccia da parte perché, signor Sanella, le vorrei ricordare - anche se non ce n’è bisogno - che le aziende producono beni da vendere. In caso contrario è il declino. Per tutti.