il Piccolo del Cremasco

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ANNO II • NUMERO 45 • SABATO 23 NOVEMBRE 2013

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L’idea di Renato Ancorotti. Finanziamento regionale. Inizio dei corsi a gennaio 2014. Posti di lavoro

TECNICI IN COSMESI, LA SCUOLA IL PUNTO DI VISTA/1

Pd, due pesi e due misure

di Renato Ancorotti rancorotti@gmail.it

I

l voto di non sfiducia alla Cancellieri sta dividendo il Pd. Perché non è ancora del tutto chiarito il rapporto tra il ministro e la famiglia Ligresti. Così come è noto ormai a tutti che il figlio della Cancellieri, Piergiorgio Peluso, secondo notizie di stampa, avrebbe ricevuto una liquidazione di 3,6 milioni di euro da Fondiaria Sai della famiglia Ligresti dopo un anno di lavoro, cioè lo stipendio di 125 operai. Facciamo una scommessa: se al posto della Cancellieri ci fosse stato Berlusconi, quale sarebbe stato il voto del Pd? Hanno ragione, quindi, i militanti del partito democratico che si chiedono: «Ma a chi rispondono i nostri parlamentari? Al partito o agli elettori». La risposta è semplice: questo Pd è figlio del Pci per il quale gli ideali doveva piegarsi a un’ideologia flessibile: valida cioè non in assoluto, ma a seconda del momento e delle situazioni. Berlusconi colpevole per avere telefonato in questura a Milano nel caso Ruby, la Cancellieri innocente per avere telefonato a casa Ligresti. Ma le contraddizioni nel Pd, che rischieranno di esplodere a breve, non stanno solo nel caso Cancellieri. I democratici non sanno più che cosa sono. Un tempo i comunisti italiani si ritenevano migliori dei socialdemocratici che avevano ripudiato il marxismo-leninismo. Nella pratica il Pci, soprattutto in Emilia Romagna e in Toscana, si comportava come i socialdemocratici tedeschi, mantenendo però il centralismo democratico e l’orrore per le correnti. Oggi siamo arrivati al punto di avere un governo neo-democristiano sostenuto dai «vecchi comunisti» alla D’Alema e Bersani. GIUSEPPE BORTOLUSSI AL SAN DOMENICO

«La colpa è di una spesa pubblica insostenibile» ▲

a pagina 10

I REVISORI DEI CONTI HANNO FATTO LE PULCI AL BILANCIO DEL COMUNE

IL PUNTO DI VISTA/2

Perché il «Nuovo Centrodestra»

I

di Massimiliano Salini Presidente della Provincia

n questo clima di travagliata fase politica, la novità più evidente è la nascita del Nuovo Centrodestra, guidato da Angelino Alfano. Chi si aspettava che l'evoluzione del Pdl in Forza Italia fosse un passaggio quasi automatico, deciso e gestito centralmente e subìto da una schiera di politici cui non sarebbe spettato altro che il ruolo di meri esecutori, si sbagliava. Il Nuovo Centrodestra, come già il nome spiega chiaramente, si pone come partito che intende portare avanti l'aspirazione più autentica con cui è nato vent'anni fa il centrodestra italiano, e cioè quello di fare uscire dal ghetto l'aspirazione politica dei liberali. Non c'è evidentemente alcuna intenzione di perseguire politiche cosiddette ''neo-centriste'', ma al contrario l'obiettivo è quello di riportare al centro del dibattito l'elemento più innovativo della proposta politica fatta da Berlusconi nel '94. Una novità, inutile negarlo, che si è andata perdendo negli anni, vuoi per la virulenza della battaglia giudiziaria mossa contro l'ex premier, vuoi per l'inconsistenza politica di diversi rappresentanti del centrodestra. La neonata forza politica ha di fronte a sé una sfida importante: non chiudersi nella riserva indiana, in cui ancora oggi sono relegati i liberali in Italia, ma aprirsi ad una vera cultura di governo, capace di incidere sulla tanto attesa riforma in senso liberale dello Stato italiano. Si tratta di accettare fino in fondo una vera e propria battaglia culturale e al tempo stesso di dimostrare di essere in grado di fare sintesi per giungere a risultati concreti. Da questo punto di vista, anche il sostegno al governo Letta dovrà essere concepito dal Nuovo Centrodestra in un'ottica di sempre più forte stimolo a mettere in atto quelle riforme, senza le quali viene meno la stessa ragion d'essere di questo Governo. Le ultime e più incisive proposte in termini di abbattimento del patrimonio pubblico tramite privatizzazioni e dismissioni sono un segnale positivo. Non bisogna dunque sbattere le porte in faccia al Governo, ma agire perché esso porti a termine in maniera rapida ed efficace le riforme necessarie.


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